scarica il pdf - Avvocato penalista Milano

Transcript

scarica il pdf - Avvocato penalista Milano
Carate 4
MARTEDÌ 24 FEBBRAIO 2015
Giornale di Carate
IL CASO Il 31 marzo a Milano l’udienza per discutere l’opposizione alla richiesta di archiviazione
Paternità rubata, il Pm gli nega la prova del Dna
Un 39enne imprenditore ha fatto causa all’ex fidanzata e all’ex di lei per attestazione di falsa paternità. La donna prima di lasciarlo
dopo un litigio sarebbe rimasta incinta durante la loro relazione: «Assurdo negare a un minore il diritto al proprio papà biologico»
(fgm) Ha fatto causa alla ex e all’ex
compagno di lei perchè avrebbero
falsificato l’atto civile di nascita di
quella che ritiene essere sua figlia
negandogli, di fatto, il diritto alla
paternità.
Archiviata dalla Procura, però, la
vicenda giudiziaria potrebbe essere
riaperta. O almeno così spera lui un
imprenditore nel settore dell’impiantistica, residente in città, 39 anni compiuti lo scorso 26 gennaio. Il
prossimo 31 marzo a Milano è già
stata fissata l’udienza camerale per
discutere nel merito l’opposizione
alla richiesta del Pm presentata dal
suo legale che ha chiesto anche la
disposizione della prova del Dna
fino ad oggi invece negata.
Felicemente fidanzato, l’imprenditore caratese aveva vissuto prima
una intensa relazione di circa un
anno con la donna, classe 1975,
prima che un feroce litigio li portasse a troncare la storia. Lui si era
preso una pausa; lei, nel frattempo,
non ne aveva voluto più sapere ed
era tornata fra le braccia dal suo ex
che aveva lasciato.
«Della gravidanza della donna
durante la relazione con il mio assistito abbiamo prodotto prove,
sms, mail e persino una serie di
testimoni che erano al corrente del
suo stato interessante - spiega l’avvocato Francesco D’Andria, il legale dell’imprenditore - Prima del
litigio che li ha allontanati, avevano
scoperto che lei era in dolce attesa:
la prova è nei tanti messaggi che i
due si scambiavano legati alle difficoltà della compagna ad avere figli
e ai rapporti che si erano concentrati
ovviamente nei periodi di maggiore
fertilità della donna». Nel 2012 viene
alla luce alla clinica Mangiagalli di
Milano la bambina. A riconoscerla
però è l’ex compagno dalla quale
era tornata e che, all’anagrafe, presenta dichiarazione di nascita dan-
BATTAGLIA LEGALE
L’avvocato Francesco D’Andria
do alla piccola il suo cognome.
«Abbiamo avviato un' azione civile e un'azione penale - precisa
l’avvocato D’Andria - una per il
riconoscimento di paternità e l’altra
per falsa attestazione di paternità. Il
colpo di scena arriva con la Procura
che, nonostante le prove da noi
prodotte, ha deciso di archiviare il
caso ritenendolo di natura civilistica. Non condividiamo questa impostazione. Riteniamo che chi ha
sbagliato debba essere punito perché questo padre, e la stessa bambina, hanno diritto ad avere giustizia
sia in sede civile che in sede penale». Per la Procura, insomma, la
«notizia di reato» non avrebbe fondamento perché «basata solo sulle
dichiarazioni del denunciante».
«Solitamente ci si trova di fronte a
padri che fuggono, qui c’è un uomo
che invece grida la sua paternità commenta il legale - Ho fiducia che
la Giustizia gli restituisca la propria
bimba: perché è anche un diritto del
minore quello di avere il suo papà
biologico».
© RIPRODUZIONE RISERVATA
QUERELLE L’azienda deve 71mila euro di indennizzo per l’occupazione abusiva del terreno di via Rivera
Il sindaco diffida la «Imr»: «Paghi e liberi l’area»
(fgm) Dopo mesi di solleciti rimasti lettera
morta, è arrivata perentoria la richiesta del
sindaco: liberare entro tre mesi l’area e
pagare entro dieci giorni la somma di 71 mila
euro quale indennizzo per l’occupazione
abusiva del terreno.
La diffida è arrivata a mezzo di raccomandata recapitata giovedì alla «Imr» (Industrie Metallvakuum Ranger), azienda oggi
di proprietà della famiglia Galmarini e leader
mondiale nello stampaggio di componenti in
plastica per l’industria automobilistica.
La società, con sede in via Rivera, nonostante i ripetuti richiami dell’Amministrazione comunale iniziati la scorsa estate
non ha infatti ancora ottemperato al pagamento annuale della somma stabilita a
titolo di indennizzo per l’occupazione dell’area per il periodo intercorso dall’11 aprile
2013 al 10 aprile 2014. Lo aveva fatto per
l’annualità precedente dopo che una sentenza del Tar (dell’aprile 2012) aveva stabilito
la proprietà comunale del terreno in questione. Di qui la diffida del primo cittadino
che, non trovando riscontro alle istanze, si è
visto costretto a chiedere alla «Imr» di
liberare il terreno entro il termine di 90 giorni
e pagare il dovuto. L’area che si affaccia su via
Lombardia è considerata però strategica per
l’azienda per la movimentazione dei materiali e dei container e per l’accesso dei
veicoli. Su quel terreno - è bene ricordarlo un Piano di lottizzo, presentato dalla precedente proprietà (la famiglia Rossini) prevede la realizzazione di un posteggio a uso
pubblico che non è mai però stato realizzato.
In una situazione di stallo e con la mannaia
della diffida recapitata giovedì il timore - per
i lavoratori - è che la società possa pensare a
davvero a un trasferimento della produzione
lasciando per strada centinaia di famiglie.
«Prendo atto che l’azione posta in essere
dai vertici dell’azienda di fronte alla richiesta
di quanto dovuto e abbondantemente scaduto sia stata quella di trasferire la lettera di
diffida alle organizzazioni sindacali e al
giornale - taglia corto il sindaco Francesco
Paoletti - Ciò contrasta con la riservatezza
con la quale l’Amministrazione comunale in
questi mesi ha gestito la vicenda e può solo
confermare quanto contenuto nella raccomandata e cioè l’inadempienza della Imr. Per
ogni considerazione in merito alle conseguenze non può valere che un richiamo
alle responsabilità dirette di chi le conduce...
L’unico elemento sicuro è quello della certezza del diritto: e chi viola, in questa
situazione, non sono di certo il sindaco o
l’Amministrazione comunale».
LUTTO Cordoglio in città
Muore a 50 anni
Addio al «Piero»
(vem) E' spirato nella notte tra domenica
e lunedì l’altro all’età di 50 anni Piero
Fumagalli. «La sua giovane vita - ha
detto nell’omelia l’ex prevosto don Sandro Bianchi - è stata una vita crocifissa
dalla malattia. Aveva lucida conoscenza
di un percorso che lo stava portando
verso la consumazione finale ma sapeva
nutrire in
cuore ed
esprimere il
suo abbandono tra le
braccia di
Dio». «Era un
ragazzo d’oro
- dice la madre Mariuccia - non ha
mai parlato
male di nessuno. Tre anni fa la scoperta del male, la prima
operazione e
poi un peregrinare continuo tra ospedali, specialisti tra Milano e Lecco». «E'
stato molto sfortunato - aggiunge il
fratello Marco nato come lui il 21 ottobre di sei anni dopo - Si è trovato
disoccupato dopo oltre 20 anni di lavoro
alla Core di Verano e la stessa cosa gli è
successa poi con la ditta Calcagno di
Carate sempre per chiusura dell’attività». Piero riposa ora accanto al papà
Sandro, autista, morto nel 2009. La
famiglia ha voluto ringraziare i dottori
Gianfranco Giaccon e Francesca Filiali dell’Oncologia di Carate.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Viale Sicilia 102 - 20900 Monza (MB)
Tel. 039 2054062 Fax 039 2054791
www.ducatimonza.it