Amore tradimento - Filosofia dell`Eros
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Amore tradimento - Filosofia dell`Eros
Amore e tradimento e Amore e matrimonio Analisi di due capitoli de Le cose dell'amore di Umberto Galimberti Umberto Galimberti è professore di Filosofia della Storia e Psicologia Dinamica all'università di Venezia. In questo libro analizza l'amore nelle sue varie sfaccettature, confrontandolo con le diverse epoche storiche e in relazione a eventi politici, culturali, sociali significativi. Ogni paragrafo del libro si apre con una citazione di autori che hanno approfondito il tema dell'amore sia nella letteratura, sia nella filosofia, sia nella psicologia. Per quanto riguarda il metodo adottato, Galimberti prende spunto da opere, fonti o documenti e, attraverso un'attenta analisi dei testi e lo studio dell'etimologia di parole-chiave, sviluppa una sua tesi. Galimberti usa un linguaggio chiaro, comprensibile, ma inserisce comunque dei termini specifici dell'ambito trattato. Amore e tradimento Il lato oscuro dell'amore e la conoscenza di sé “Tradire. Parola grossa. Che significa tradimento? Di un uomo si dice che ha tradito il paese, gli amici, l'innamorata. In realtà l'unica cosa che l'uomo può tradire è la sua coscienza” J. CONRAD, Con gli occhi dell'Occidente (1911), p. 23 Galimberti parte dal presupposto che non c'è amore senza possibilità di tradimento e non c'è tradimento se non in un rapporto d'amore; infatti ci tradiscono solo quelli su cui abbiamo investito il nostro amore e non ci tradiscono i nemici e nemmeno gli estranei. Galimberti dice: “Il tradimento appartiene all'amore, come il giorno alla notte”: essi sono due opposti ma sono strettamente legati, tanto che uno non può stare senza l'altro. Quindi non c'è vero amore dove ci possiamo fidare ciecamente, dove siamo sempre al sicuro, compresi e contenti, dove non possiamo essere feriti e delusi. Infatti dappertutto c'è tradimento; anche nella Bibbia in cui si narra dell'episodio di Adamo cacciato dal Paradiso terrestre o di Gesù che viene tradito da Giuda. Questo perché anche la Bibbia ci vuole insegnare che nella fiducia incondizionata non c'è coscienza del bene e del male e per conoscere veramente il male bisogna incontrarlo nella fiducia originaria dove non ne sospetteremmo la presenza. Proprio il dubbio nasce dal doppio di ogni realtà, dalla scoperta, cioè, del suo lato più oscuro. Ma è importante sottolineare che non è la coscienza che ha dubbi, ma è il dubbio, generato dalla scoperta di un duplice aspetto della realtà, che suscita la coscienza. Per questo il tradimento, inteso come una lacerazione della fiducia, segna la nascita della coscienza e ci fa allontanare dalla beatitudine tipica dei bambini, che non conoscono il male. Galimberti parte la sua analisi dal saggio “Il tradimento”, contenuto in “Puer aeternis” in cui James Hillman analizza le possibili reazioni al tradimento. La prima più comune è la vendetta, che è solo una risposta emotiva che salda il conto ma non emancipa la coscienza, perché se è immediata serve solo a scaricare la tensione se invece è meditata respinge la coscienza ed è propensa all'astiosità e alla crudeltà. La seconda reazione è la negazione: infatti quando in un rapporto uno dei due subisce una delusione, molto spesso tende a negare il valore dell'amato, prima idealizzato. Quindi dopo il tradimento, il tradito riesce a vedere anche la parte oscura e ombrosa dell'altro e anzi lo identifica interamente in quell'aspetto, passando da due eccessi: prima provava un amore cieco e idealizzante per l'altro e poi un odio cieco. Una reazione più forte della negazione è il cinismo, per cui la persona tradita non solo nega il valore dell'altro, ma pensa anche che l'amore sia sempre una delusione e che sia una cosa solo per gli ingenui. La quarta reazione è il tradimento di sé, che porta il tradito a pensare che i valori emotivi più profondi e le esperienze d'amore provate siano cose ridicole, negative e spregevoli, quasi da sbeffeggiare. Ma la reazione più pericolosa è la scelta paranoide che mettiamo in atto per proteggerci dall'eventualità di essere nuovamente traditi. Perciò adottiamo ingenue liturgie come dichiarazioni di fedeltà eterna o prove di devozione, ma accorgiamo che questi atteggiamenti riguardano più l'ambito del potere che quello amoroso; infatti se l'altro cerca di soddisfare questi requisiti , si sta allontanando dall'amore, poiché amore e tradimento attingono dalla stessa fonte. Ma se non cadiamo in queste pericolose reazioni, possiamo scoprire che il tradimento può avere anche un aspetto creativo ed evolutivo per la coscienza, adottando il perdono. Infatti riconoscendo il tradimento e andando oltre, perdonando, si sottrae all'amore l'aspetto più infantile, cioè l'incapacità di amare se si scopre l'aspetto oscuro e misterioso dell'altro. Scrive Hillman: “Senza l'esperienza del tradimento, né fiducia né perdono acquisterebbero piena realtà. Il tradimento è il lato oscuro dell'una e dell'altro, ciò che conferisce loro significato, ciò che li rende possibili.”. Ma poiché per Galimberti il perdono è una pratica insincera, è meglio adottare un atteggiamento di reciproco riconoscimento, per cui chi ha tradito non deve giustificare il suo gesto, altrimenti rischia di misconoscere il fatto o di attenuarne la gravità, ma deve lasciare il tradimento intatto, nella sua cruda realtà, affinché l'individuo tradito possa dare una spiegazione da sé all'accaduto e possa passare, quindi, dalla fiducia originaria alla coscienza adulta, che riconoscerà il fatto che il bene sia sempre intrecciato al male o come disse Nietzsche: “Sotto ogni virtù c'è il vizio che l'ha originata”. Quindi, per Galimberti il rincorrersi e il tradirsi, che fa parte della relazione amorosa, deriva dal fatto che quando ci rapportiamo con l'altro non vogliamo annullarci completamente nell'altro, ma vogliamo salvaguardare la nostra individualità. Infatti quando parliamo di amore intendiamo una relazione e non una fusione o un possesso. Per questo motivo ogni tanto sentiamo il bisogno di uscire dal “noi” della relazione amorosa, per sapere chi siamo senza l'altro. Così chi tradisce non tradisce il “tu” ma il “noi”e infatti la colpa del traditore, per il tradito, è essere diventato diverso e di non muoversi più in sintonia, ma da solo. Ma si deve accettare il cambiamento dell'altro, che ha fatto esperienza fuori dal “noi”, perché proprio questo mutamento ci induce a ridefinirci e a ridefinire la relazione. In conclusione Galimberti riscatta i traditori, poiché dice che in ogni tradimento c'è un segno di verità e di autenticità e che, in realtà, tradire significa svincolarsi da un'appartenenza per creare uno spazio identitario non protetto dalla fiducia in condizionata, quindi più vero e autentico. Per questo il tradimento può essere considerato il lato oscuro dell'amore, quello che gli conferisce il vero significato e che lo rende possibile. Amore e matrimonio L'amore-azione che confligge con l'amore-passione “Una vita che mi è alleata per tutta la vita: ecco il miracolo del matrimonio. Una vita che vuole il mio bene quanto il suo, perché si confonde col suo: e se non fosse per tutta la vita sarebbe ancora una minaccia, quella minaccia che sempre è latente nei piaceri che ci procura una “relazione amorosa”. Ma quanti uomini conoscono la differenza tra un'ossessione che si subisce e un destino che si sceglie? D. DE ROUGEMONT, L'amore e l'Occidente (1939), pp. 367-368 Comunemente con il termine matrimonio intendiamo una vita a due, ma questo termine può avere varie accezioni e le più comuni sono: una combinazione di forze per sopperire alla propria debolezza, una fuga alla solitudine, un aiuto reciproco, un'ascesa sociale, un anticamera alla separazione, un espediente per sentirsi normali. Ma per molti scegliere una persona per tutta la vita significa scommettere senza avere certezze o buone ragioni, poiché nelle cose d'amore la ragione non c'entra. Questo è vero soprattutto oggi che il matrimonio non si fonda più tanto sulle ragioni di censo, di rango, economiche, religiose o sociali, ma rappresenta il trionfo dell'individualismo. Infatti secondo la concezione moderna, l'amore ha fondamento solo nell'individuo che lo vive, in base alla sua personale idea di felicità. Quindi nell'amore così come nel matrimonio, non hanno più influenza le norme della tradizione, le leggi dello Stato, le norme del diritto o i precetti della Chiesa, perché questi non controllano direttamente l'intimità e quindi incentivano la spontaneità e la sincerità del sentimento. Il sociologo Ulrich Beck dice che “oggi più che mai il matrimonio è fondato su basi immateriali”, cioè che l'amore oggi rivendica una sua realtà non regolata da leggi o istituzioni. Si può quindi parlare sia di autonomia dell'amore sia di autofondazione, poiché l'amore non riconosce altra autorità se non la decisione soggettiva o la scelta personale. Infatti oggi nel matrimonio c'è il rifiuto del calcolo, dell'interesse, del tornaconto in favore dell'autenticità del sentimento. Galimberti sottolinea il fatto che oggi l'amore viene assolutizzato e slegato da ogni connotazione sociale, giuridica e religiosa e viene considerato come un'assoluta promessa di felicità o come lo definisce Galimberti “una guerra senza frontiere le cui armi sono quelle dell'intimità”. La tendenza fondamentale del nostro tempo è raggiungere la propria felicità, misurata sull'intensità della passione. Quindi per accedere al matrimonio bisogna avere una buona capacità di sopportare la noia, infatti anche se è possibile che la passione porti all'infelicità, si suppone sempre che questa infelicità sia più esaltante della noia quotidiana e più elettrizzante della “piccola felicità” del matrimonio. Per Galimberti l'uomo moderno o, che chiama “uomo della passione”, vive nell'eterno dilemma di scegliere fra la noia rassegnata del matrimonio o l'insicurezza della passione. Infatti l'uomo moderno vorrebbe l'amore romantico ma con imprevisti, rischi eccitanti, gioie languide. Ma per Galimberti l'amore-passione non è mai stato davvero un'esperienza ma è stato per prima cosa una faccenda letteraria che successivamente ha influenzato la religione, la filosofia, le scienze umane e attualmente viene usato massicciamente nelle onde mediatiche, nella musica e nella pubblicità. Quindi se l'amore-passione vive di ostacoli, eccitamenti, spasmi, congedi, l'amore del matrimonio vive di consuetudini e di vicinanza quotidiana. Galimberti sottolinea il fatto che nel mondo moderno c'è nostalgia di passione e quindi ci si avvicina al matrimonio solo nella prospettiva che ci sia la possibilità di divorzio. Infatti tutti chiedono che il divorzio sia più facile da ottenere, invece per Galimberti si dovrebbe rendere più difficile il matrimonio. Ma nella nostra cultura del consumo nulla è durevole e quindi la libertà non è più la scelta di una linea d'azione ma è la scelta di mantenersi aperta la libertà di scegliere. Infatti tutto può essere indossato e scartato come un abito, anche il matrimonio. Quindi l'illusione di una libertà di scelta si traduce in un astensionismo dalla scelta perché i rapporti personali seguono lo schema dei prodotti di consumo: la scelta non implica più impegni e conseguenze definitive, in quanto il matrimonio come qualsiasi altro bene di consumo può essere scartato in ogni momento non appena vengono offerte delle opportunità più vantaggiose. In conclusione, Galimberti contrappone all'amore-passione che alimenta una visione romantica e mistica dell'amore, come una sorta di evasione dal mondo per raggiungere la felicità assoluta, l'amore-azione, che fonda il matrimonio e che attraverso la fedeltà crea un rapporto amoroso irrevocabile. Galimberti introduce una nuova concezione dell'amore: non più come uno stato ma come un atto che non divinizza il desiderio e non si aspetta un misterioso accrescimento di gioia, ma costruisce nuovi scenari d'amore. Quindi Galimberti individua come causa dell'attuale crisi del matrimonio la concezione dell'amore legata a quella di passione che viene divinizzata. A questa idea non si deve contrapporre la moderazione o il contenimento, su cui insistono tutte le morali, soprattutto quella cattolica, ma la concezione di amore-azione, che non si accontenta di una felicità passiva ma la crea continuamente. Chiara Costa