Glory Rory Allelujah - La Gazzetta dello Sport

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Glory Rory Allelujah - La Gazzetta dello Sport
ro r y mc il ro y
c o me u n r o c k er
il golfista r ory
mcilroy (n .irl), 22
anni. pro dal 2007,
ha vinto l’u s o pen ’11
(suo primo major).
Glory Rory Allelujah
(dalla lavatrice allo swing)
di Lanfranco Vaccari
A
due anni, ricevette in regalo i
suoi primi b astoni d a golf, i n
plastica. Suo padre, Gerry, lavorava a l b ar d ell’Holywood
Golf Club, a 200 metri da casa,
una di quelle villette a schiera
in m attoni r ossi c he p unteggiano la periferia di Belfast o qualsiasi altra città britannica. Se lo portava appresso e l o lasciava giocare
per terra, nella sala i cui muri sarebbero diventati ,
qualche tempo dopo, la bacheca dove appendere ritagli di giornale e foto sulle imprese di uno di quei rari
fenomeni che vengono riconosciuti solo con il nome:
Jack, Seve, Tiger – e Rory, appunto.
A 4 anni, era passato ai ferri da bambino. Con un
driver accorciato mandava la pallina a u na quarantina di metri. Mentre tirava in campo pratica (è un 2
di handicap), Gerry lo lasciava attorno al green. Michael Bannon, l’unico coach che McIlroy abbia mai
avuto, avrebbe detto più tardi che incoraggiandolo a
imparare il gioco al contrario, dalla buca al tee e non
dal driver al putter, il padre ha fatto la cosa giusta.
A 7 anni, tre in meno di quelli previsti dallo statuto, chiese di essere formalmente ammesso al club.
Il consiglio si riunì e decise di fare un’eccezione: «Era
così bravo c he s arebbe s tato s tupido tenerlo f uori»,
ha raccontato Eddie Harper, responsabile del settosp o rt w e e k
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re giovanile. «Lo convocammo per l’intervista di rito,
lui si presentò in giacca e cravatta e ci assicurò che non
avrebbe dato fastidio a nessuno e che conosceva le regole». Qualche tempo dopo, camminava per le strade
di Holywood con suo padre e incontrarono il macellaio di famiglia, un certo signor Nixon. «Rory, come va
il tuo gioco?», chiese Nixon. «Signor Nixon, sto giocando il miglior golf della mia vita», rispose lui.
A 9 anni, vinse con un margine di 5 colpi il Campionato mondiale under 10 al Doral di Miami, Florida. E il cronista chiuse il servizio della Bbc con queste parole: «Ricordate lo swing e r icordate il nome,
perché Rory McIlroy d i Holywood sta seguendo le
orme del suo eroe, Tiger Woods». Per f inanziare il
suo s viluppo golfistico (coach, a ttrezzatura, v iaggi,
qualsiasi c osa s ervisse), s uo p adre l avorava 100 o re
a settimana: continuava a occuparsi del bar dell’Holywood Golf Club, puliva gli spogliatoi del campo da
rugby e serviva ai tavoli in un pub locale. La madre,
Rosie, faceva il turno di notte alla catena di montaggio dei nastri adesivi alla 3M e di giorno si occupava
della casa. Aveva acconsentito che in giardino fosse
installato un putting green in erba artificiale e sopportava che, per i chip, Rory usasse l’oblò aperto della lavatrice, in cucina, un tappetino in corridoio a 6-7
metri di distanza e delle palline di plastica. «È stato
faticoso, a volte, ma era l’unica cosa da fare», ha detto
Pau c e
a 2 anni aVeVa in mano i bastoni, a 7 diceVa al macellaio: «sto giocando il
miglior golf della mia Vita». tutto sul prodigio nordirlandese, dalle
palline spedite nell’oblò di un elettrodomestico all’uso unico del driVer
per f ina n ziar e l a s ua c r esc it a il p adr e l avor ava 100 o r e
a s et t imana e l a ma dr e f ac eva i t ur ni d i n ot t e in f abbr ic a
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Bel fa St a i Suoi pieDi
La festa di Belfast al suo
campione (nato nella
vicina h olywood): sopra,
una torta celebrativa
e, a sinistra, r ory al Golf
c lub; qui a lato, giovani
fan con mamme fotografe.
t r io n f o a B et HeSDa
Gerry in più occasioni. «Era il nostro unico figlio, era
giusto facessimo il massimo. Non sapevamo che cosa
ne sarebbe venuto. Ma non volevamo che un giorno
ci guardassimo indietro per dire “Cosa sarebbe successo se? Cosa avrebbe potuto essere Rory?”. Insieme
decidemmo di dargli tutte le opportunità possibili».
A 12 anni, scese per la prima volta sotto i 70 colpi in un giro. Prendeva gli score dell’Holywood Golf
Club, cancellava il logo del circolo, sopra ci scriveva
The Open Championship e si esercitava con la firma.
Sognava, di notte ma spesso anche a occhi aperti, il
putt con cui avrebbe battuto Woods sull’ultima buca
di un major. Cominciò a falsificare le giustificazioni
per le assenze: “Rory non potrà venire a scuola la settimana prossima perché deve andare in California a
giocare con Nick Faldo” (l’altro suo idolo, a un certo
punto si soprannominò Rory “Nick Faldo” McIlroy).
John Stevenson, preside della Sullivan Upper School,
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convocò i l p adre, preoccupato c he d ietro l a p assione
per i l golf del ragazzo ci fosse la spinta dei genitori:
«Gerry mi guardò dritto negli occhi e d isse: “Signor
Stevenson, so che cosa sta pensando. Ma non sono io, è
lui”». Allora convocò Rory: «Con quel suo modo di fare
un po’ timido, ma con totale determinazione mi disse:
“Voglio fare il giocatore di golf, sir”. Capii che era nei
suoi geni, nella testa, nel cuore. Da lì in poi cominciai
a coprire le sue assenze. Mai avrei voluto passare alla
storia come l’idiota che tarpò le ali a un fenomeno».
A 15 anni, segnò con un 61 il record al Royal Portrush, l’unico campo nordirlandese su cui si sia mai
giocato un Open Championship, nel 1951. Continuava a prendere lezioni da Bannon, che per affinare il
suo istinto naturale al top del backswing gli gridava
“Draw alto!” o “Fade basso!” e lui doveva disegnare il
colpo a m età movimento (cosa impossibile per i c omuni golfisti, e a nche per più di un professionista).
Jo n athan ern st , Pet er Muh LY, Pet er M ac d iar Mid
l ’esultanza alla buca 18 dopo
il decisivo putt che gli vale l’u s o pen.
Ormai era capace di uscire dai bunker anche con un
ferro 3. Sapeva tutto di Tiger: che al Master 1997, poi
vinto con un margine di 12 colpi, fece 40 sulle prime
9 buche del giovedì; ma anche il racconto, colpo dopo
colpo, con cui l’anno prima, allo U.S. Amateur (con la
formula matchplay), recuperò 5 buche a Steve Scott.
A 1 8 a nni, g iocò i l s uo u ltimo torneo d a d ilettante, l’Open Championship a C arnoustie. Il primo
giorno fu l’unico giocatore a non segnare neppure un
bogey. Chiuse 42° e v inse la Silver Medal, il riconoscimento che va al miglior non professionista (Tiger
l’aveva ottenuto nel 1996). Fece il terzo giro con Arron
Oberholser, a 32 anni un veterano del Pga Tour. Alla
buca 8, un par 3, mancò il green e finì in una valletta
scoscesa. «Ha preso dalla sacca un ferro molto aperto,
il che mi ha parecchio sorpreso», avrebbe raccontato
poi Oberholser. «Io avrei cercato d i buttare la palla
sopra la collina. Lui l’ha fatta volare altissima, attersp o rt w e e k
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rare dolcemente e r otolare f ino a 3 0 cm dalla buca.
Ho pensato: wow, questo non è un colpo da dilettante, è un colpo che fa il miglior giocatore del mondo».
A 20 anni, è andato al Titleist Performance Institute di Carlsbad, California meridionale. Gli hanno f atto t irare c entinaia d i p alline, r iprendendolo
con una telecamera speciale che analizza lo swing e
fa apparire i l c orpo c ome u na serie d i l inee tenute
insieme da puntini illuminati, che segnano le articolazioni. Lì, i tecnici della Titleist (marca di palline che
lo sponsorizza) hanno scoperto una cosa stupefacente.
All’inizio del downswing, la sua anca sinistra ruota
violentemente in senso antiorario, come succede a tutti i g olfisti che fanno grande distanza. Ma poi, e s olo
con il driver, capita una cosa strana, che non si può insegnare: un attimo prima dell’impatto l’anca sinistra
cambia direzione e s i muove in senso orario per poi
ricominciare a ruotare dall’altra parte, in maniera ancora più violenta della prima. Questo spiega perché,
anche se è alto solo 1,75 e pesa appena 73 chili, McIlroy è u no dei giocatori più lunghi del circuito, con
tiri dal tee costantemente attorno ai 300 metri.
A 22 anni, è morto al Masters di Augusta, disintegrandosi alla buca 10, cominciando la domenica con
4 colpi di vantaggio per chiuderla con un 80, 15°. Ma è
resuscitato 70 giorni dopo, dominando lo U.S. Open
sul C ongressional d i B ethesda d al p rimo a ll’ultimo
giorno, battendo o eguagliando 12 record e finendo con
il maggior vantaggio di sempre, 16 colpi. Per uno nato
a Holywood, una storia degna di Hollywood.
© r ipro
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