Israele a Roma per attaccare l`Iran

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Israele a Roma per attaccare l`Iran
Israele a Roma per attaccare l’Iran
Giovedì 03 Novembre 2011 17:16
di Michele Giorgio
Sulle pagine degli esteri dei giornali di tutto il mondo ieri c’era il rilancio della colonizzazione
israeliana come risposta del governo Netanyahu all’accettazione della Palestina tra i membri
Unesco. Non sorprende. E’ un tema di eccezionale importanza. Ha però nascosto il clima di
guerra imminente che ormai si respira nella regione. Netanyahu e il ministro della difesa Ehud
Barak hanno deciso di attaccare militarmente l’Iran.
Lo scrivono da giorni i quotidiani locali che ieri hanno anche riferito una notizia che riguarda
molto da vicino l’Italia. L’aviazione israeliana sta completando l’addestramento per un attacco
da portare ad un obiettivo a grande distanza (le centrali iraniane?) usando anche la base Nato
di Decimomannu (Sardegna). L’ultima fase dell’esercitazione in Italia, scriveva ieri Haaretz, si è
svolta la scorsa settimana, con il convolgimento di sei squadroni di cacciabombardieri e ha
riguardato il combattimento, il rifornimento in volo e il monitoraggio delle stazioni radar.
Notizie che non fanno altro che accreditare le indiscrezioni sulla preparazione dell’attacco alle
centrali iraniane chiesto con forza da Netanyahu con l’appoggio di Barak. I due partner di
guerra stanno facendo tutto il possibile per raggiungere la maggioranza in seno al gabinetto di
sicurezza (sette ministri), necessaria per dare il via libera al raid aereo. Nei siti nucleari iraniani,
secondo Israele e Stati Uniti, Tehran intenderebbe produrre non solo energia atomica ma anche
quanto serve per assemblare ordigni atomici.
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L’Iran ha sempre respinto questa accusa e ha esortato la comunità internazionale a svolgere
indagini in Israele, l’unico paese della regione che possiede segretamente, secondo esperti
internazionali, almeno 200 bombe atomiche. Tra i ministri che appoggiano Netanyahu c’è anche
quello degli esteri e leader ultranazionalista Avigdor Lieberman che ieri ha denunciato l’Iran
come «il principale pericolo per la stabilità dell’ordine mondiale». «Il mondo - ha aggiunto
Lieberman - deve prendere decisioni e far rispettare le sanzioni contro la banca centrale
iraniana. La comunità internazionale deve interrompere gli acquisti di petrolio dall’Iran».
Non siamo ancora all’ultimatum ma poco ci manca. Il rapporto dell’Agenzia internazionale per
l’energia atomica (Aiea), che verrà reso noto l’8 novembre, sarà decisivo per le scelte di Israele.
Almeno questo è quanto lasciano capire gli stessi leader politici israeliani. Quanto gli Stati Uniti
in questa fase siano sulla stessa lunghezza d’onda di Netanyahu e Barak è difficile decifrarlo.
Barack Obama però non ha mai escluso l’opzione dell’uso della forza contro Tehran e il
segretario alla difesa Leon Panetta sull’argomento è molto meno prudente del suo
predecessore Robert Gates. Washington però non vuole attacchi a sorpresa e Panetta, durante
il suo recente viaggio in Medio Oriente, ha ottenuto dal governo Netanyahu ampie
assicurazioni. Vuol dire che i due paesi attaccheranno insieme, magari con la collaborazione di
qualche alleato arabo? L’ipotesi non è infondata.
Che la guerra si sia fatta più vicina lo dice anche la resistenza più debole che oppongono
all’attacco i comandanti delle Forze Armate e dei servizi segreti, ossia coloro che, secondo
quanto aveva riferito venerdì scorso su Yediot Ahronot uno dei giornalisti israeliani più noti,
Nahum Barnea, più di altri si sono schierati con forza contro le intenzioni di Netanyahu. Ora
cominciano a cedere sotto le pressioni del premier dopo aver sottolineato per mesi le
conseguenze devastanti che avrebbe il raid contro le centrali iraniane, peraltro inutile perché
servirebbe a rinviare di poco i programmi di Tehran.
In Iran, naturalmente, seguono con attenzione ciò che si discute in Israele e nella Repubblica
islamica non manca chi lancia avvertimenti pesanti come macigni. Il capo di stato maggiore,
generale Hassan Firouzabadi, ieri ha minacciato di «far rimpiangere un simile errore» a Israele
e messo in guardia anche Washington. «Se il regime sionista (Israele) ci attaccherà, saranno
colpiti anche gli Stati Uniti», ha detto. L’Iran appare in grado di rispondere ad un blitz delle forze
aeree israeliane con il lancio di decine, forse di centinaia di missili balistici verso il territorio dello
Stato ebraico. Tehran inoltre potrebbe sferrare un’offensiva contro gli alleati arabi degli Stati
Uniti mettendo a ferro e fuoco l’intero Medio Oriente. Ha anche la possibilità di bloccare lo
Stretto di Hormuz paralizzando il trasporto marittimo del greggio con effetti devastanti per le
economie occidentali.
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Fonte: Nena news
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