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Da 2 8 a n n i il mensile senese di critica e attualità sportiva - Spedizione in A.P. 70% - Art. 2 comma 20/D - L. 662/96 - Filiale di Siena w w w . m e s e s p o r t . i t
2,00 €
n. 265
dicembre 2010
Virtus
sessant’anni
sessant
e non li dimostra
il
‘sei
sei giorni’
della verità
Siena
alla
Mens Sana
devastante!
devastant
Semplicemente
editoriale 1
n. 265 - dicembre 2010 - anno XXVIII
detto fra noi
Sia chiaro, quella sorta di schizofrenia che
sempre più spesso stimola la … manipolazione del calendario di serie B non avrà
alcun peso sull’esito finale del campionato, però non si può negare che la decisione di posticipare la partita di Torino è
apparsa come minimo irrispettosa nei confronti di una società che non nasconde con
sterili bizantinismi le sue ambizioni. E che
meriterebbe quindi un minimo di rispetto,
se non proprio di tutela.
Insomma un autentico scempio al buonsenso in disprezzo dell’impegno ravvicinato col Vicenza già calendarizzato per
tre giorni dopo, cioè a distanza di appena
72 ore e che l’analogo impegno serale dei
veneti contro il Frosinone non ha di certo
mitigato. Perché nel nostro caso il mal comune non solo non è … mezzo gaudio, ma
non è gaudio affatto. Da tutto ciò ne deriva che se c’erano due squadre che dovevano giocare nel giorno e nell’ora canonica (sabato alle 15), erano proprio quelle
chiamate a fare gli straordinari a metà settimana.
Ora è vero che a pensar male si fa peccato,
ma se qualcuno volesse insinuare che non
è proprio il massimo della regolarità mettere la seconda in classifica di fronte a tre
impegni consecutivi (di cui due in trasferta) nello spazio di sei giorni, chi lo potrebbe contraddire? Va da sé che le somme si tireranno a conclusione
del trittico Torino-Vicenza-Ascoli, del quale peraltro non potremo dar conto ai nostri lettori come avremmo voluto a causa degli incompatibili tempi
di uscita legati alla festività dell’8 dicembre.
A questi motivi di rammarico, nella circostanza se n’è aggiunto un altro non meno opinabile: quello di costringere molti senesi che abitualmente –
ed in numero sempre maggiore - seguono sia il Siena che la Mens Sana, a dover scegliere fra il Palaestra e il divano di casa (fatti salvi i soliti … eroi
in missione permanente). Sì, perché fra i biancoverdi impegnati in un match di alto richiamo contro Milano e i bianconeri in tv, molti senesi hanno
finito per scegliere il più sano… pranzo domenicale in famiglia, visto che la sovrapposizione dei due big match ne escludeva di fatto uno.
Tutto questo a beneficio di chi? Forse delle casse delle società, che volentieri sono costrette a chinarsi ai voleri della tv senza fiatare. Di certo
non dei tifosi delle due sponde, che già pregustavano uno spot a tutto vantaggio di Siena e delle sue più alte espressioni sportive, tanto più giustificato dopo l’assordante successo della Mps sull’Armani ed il prezioso punto conquistato dai bianconeri a Torino…
A proposito di realtà del territorio, siamo felici di festeggiare in questo numero i 60 anni di vita di una società entrata di diritto fra le eccellenze
sportive della nostra città, la Virtus, e lo facciamo con un inserto speciale interamente a colori che forse non basterrà ad illustrarne tutti i meriti
acquisiti dal 1950 ad oggi, ma a rinverdirli certamente sì. •
Direttore
Mario Ciani
Direttore responsabile
Paolo Corbini
Edito e stampato presso
Arti Grafiche Ticci
Loc. Pian dei Mori 278 - Sovicille (Si)
Tel. 05.77.34.92.22
Fax 05.77.34.93.66
Hanno collaborato a questo numero:
Duccio Balestracci, Roberto Barzanti, Franco Becci, Massimo Bianchi, Mauro Bindi, Elena Borri, Giancarlo Brocci,
Andrea Bruschettini, Guido Carli, Mario Ciani, Chiara Cicali, Claudio Colii, Vincenzo Coli, Stefano Fini, Fabio Francioni,
Emilio Giannelli, Daniele Giannini, Antonio Gigli, Mario Lisi, Luca Luchini, Stefano Maggi, Mauro Mancini Proietti,
Augusto Mattioli, Roberto Morrocchi, Simone Neri, Francesco Oporti, Giulia Parri, Gigi Rossetti, Andrea Sbardellati,
Senio Sensi, Rudi Simonelli, Antonio Tasso, Matteo Tasso, Francesco Vannoni.
Fotografie di Paolo Lazzeroni e Augusto Mattioli
Collaborazione fotografica: Andrea Bruschettini, Bernard Chazine, Foto Studio Donati.
[email protected]
Autorizzazione del Tribunale di Siena n. 430 del 27.01.1983
Progetto grafico ed impaginazione: Bernard Chazine
mariociani
calcio 3
È INIZIATA CON UN BUON PUNTO A TORINO,
MA SENZA SQUILLI, LA SETTIMANA
CHE DOVREBBE RIPORTARE I BIANCONERI
SULLA SCIA DEL NOVARA
Una 'sei giorni'
che neanche Maspes...
L’esercizio non è fra i più agevoli, eppure ci
dev’essere un modo per limitare questi nostri periodici approfondimenti alla prestazione col Torino senza tener conto di quella infrasettimanale
di Vicenza. La più ovvia è di non tenerne conto tout
court, anche se l’impegno coi veneti rischia di diventare una sorta di spartiacque in questa fase della
stagione in cui i bianconeri non sanno più vincere
(da due turni) ma neanche perdere (da cinque).
La verità, andando a ritroso, è che nelle ultime
prove non hanno offerto prestazioni tali da metterci al riparo da eventuali indesiderate sorprese.
Parafrasando quello che ha detto lo stesso Mezzaroma dopo il pareggio coi granata, a questa squadra troppo spesso sembra che manchi il cuore
(sembra, perché poi magari non è vero), ma questa è la sensazione che offre. Ed una squadra che
non ha grinta, determinazione, che sia o no una corazzata, come si sente dire abbastanza gratuitamente in giro, non è destinata ad andare molto lontano. In questo senso le lezioni subite da Empoli
e Sassuolo, non tanto per le sconfitte in sé quanto
per le circostanze in cui sono maturate, dovrebbero aver insegnato qualcosa. Ad esempio, muoversi sul campo sulle ‘punte’ è sicuramente un
tratto distintivo della squadra di Conte e forse proprio per questo gode di tanti favori. Soltanto che
poi ti capita gente che raddoppia o che pressa alto
e allora non si trova di meglio che liberarsi della
palla con un lancio lungo il più delle volte destinato agli avversari. E sì che al Siena di quest’anno
giocatori in grado di saltare l’uomo e creare superiorità numerica non mancano, e spesso anzi sono
stati letali. Ma trattandosi di un atteggiamento tattico monocorde, una volta prese le misure gli avversari che hanno i mezzi per farlo riescono a chiudere tutti gli spazi. Ovviamente noi ci limitiamo a
segnalare quello che vediamo, sta poi al tecnico
trovare le giuste contromisure. L’importante è che
sia chiara una cosa: non basta autoconvincersi di
essere i più forti (anche se chi scende in campo per
la verità non l’ha mai detto), prima bisogna dimostrarlo coi fatti.
Intanto prendiamo atto che a Torino è andato
in rete l’undicesimo giocatore bianconero, Brienza
appunto, cioè una squadra intera. Dettaglio né casuale né marginale nel contesto di gruppo, che non
dispone evidentemente di sole prime donne, ma
anche di validi gregari. Come si è sempre sostenuto, del resto.
Ritornando al big match con il Novara invece,
spiace solo aver dovuto registrare l’ennesimo gol
preso a tempo scaduto, al di là della irresistibilità
dell’azione, a conferma che allora è una sorta di
psicosi collettiva quella che condiziona tutto il reparto arretrato. Con questo senza voler assolvere
né il centrocampo né gli esterni chiamati a dare
una mano anche in copertura, fermo restando che
l’azione del pareggio è stata sì agevolata dal mancato intervento dell’arbitro a metà campo, ma anche dalla fretta dei bianconeri di lanciare la palla
in avanti anziché giocarla per un compagno e gestirla. Per il resto la Robur ha dimostrato, pur reggendo il confronto con la capolista, di non disporre
ancora della sua fluidità di gioco e soprattutto del
suo cinismo.
Circa le gare col Portogruaro e nel derby col
Grosseto, al di là di qualche inevitabile smagliatura evidenziata in occasione del potenziale 2-3
dei veneti e dei rischi corsi in fase di possesso palla
coi maremmani, restano i gol di ottima fattura firmati nelle due gare da Reginaldo e Immobile e più
in generale la capacità di andare a rete da parte dei
bianconeri (ben 13, compresi quelli col Sassuolo,
in quattro gare), oltre alla tendenza a subirne almeno uno a partita (ed è successo 11 volte su 17
gare). Le cause? Forse distrazioni occasionali, o
più semplicemente eccesso di confidenza, l’importante è che non si tratti di presunzione, anche
se certe leziosità sotto porta si potrebbero evitare.
Intanto speriamo che dalla partita recuperata a Vicenza siano emerse indicazioni confortanti anche
in questo senso, posto che l’Ascoli, prossimo avversario, da quando in panchina è arrivato Castori
non è più la squadra che dalla 6.a alla 12.a aveva
conquistato la miseria di un punto.
Intanto il tour de force, cui è stata sottoposta
la Robur in questi ultimi sei giorni, sarà servito di
certo a Conte per farsi un’idea definitiva di ciò che
ha bisogno in vista della riapertura del mercato, posto che Perinetti prima dovrà pensare a vendere.
Il fatto che si finisca sempre per sottolineare
più i difetti che i pregi è normale. Ma non per questo la squadra ha bisogno di grandi investimenti.
Più che di nomi però è meglio parlare di ruoli (diciamo un centrale difensivo che dia certe garanzie
di esperienza e un interditore in più a centrocampo?), purchè si tratti di elementi in grado di
fare davvero la differenza. •
4 lucaluchini
calcio
I BIANCONERI SOFFRONO LA DETERMINAZIONE DEGLI AVVERSARI
CHE ORMAI SANNO DOVE E COME COLPIRE
No grinta, no party
Il campionato sta iniziando ad offrire le
sue prime indicazioni, soltanto parziali, però,
perché il cammino da percorrere è ancora
lungo, sia per chi adesso sembra inarrestabile,
sia per chi accusa preoccupanti debacle. Se,
dunque, è difficile dare in questa fase del torneo giudizi sul ruolino di marcia di molte formazioni, ancora più arduo pare cercare di classificare il nostro Siena che alterna ottime
esibizioni a prestazioni meno confortanti. Partiamo, allora, subito dalla classifica, perché
alla fine del campionato quello che conterà
saranno i punti conquistati.
La formazione di Conte veleggia nelle
zone alte della graduatoria sin dall’inizio del
campionato e, fatta eccezione per il Novara,
le dirette concorrenti nella lotta per la promozione non hanno per ora convinto molto. Anzi
alcune accusano difficoltà ben maggiori di
quelle incontrate dal Siena.
Tutto bene, dunque? Forse, perché in realtà
non tutto sembra sempre filare liscio in casa
bianconera. Nella speranza che alla fine il valore del collettivo messo a disposizione di
Conte possa emergere, forse una chiave di lettura abbastanza attendibile per analizzare pregi
e difetti dei nostri “eroi” può esserci offerta dai
due scontri diretti consecutivi avuti con Novara
e Torino, vale a dire la grande “sorpresa” (anche se in realtà tale non è) e la nobile decaduta
che da tempo cerca di ritrovare il suo legittimo
posto nell’élite del calcio italiano.
Nella gara con l’attuale capoclassifica il
Siena ha giocato molto bene e, anche se alla
fine il pari pare abbastanza giusto, può recriminare su una certa dose di sfortuna (palo clamoroso a portiere battuto) e sul fatto di essere
stato raggiunto soltanto nel finale, complice anche un fallo ai danni di Terzi non rilevato dal
direttore di gara. In questo frangente, però, gli
uomini di Conte hanno dimostrato di non essere ancora una grande squadra non riuscendo
a gestire i minuti finali con la tranquillità che
dovrebbe ostentare una formazione che vanta
nelle proprie fila giocatori di classe ed esperienza. In pieno recupero, quando la vittoria
sembrava ormai raggiunta, i bianconeri sono
riusciti a sprecare ben due punizioni a loro favore innescando pericolosi contropiedi degli
avversari. La prima volta tutto è andato bene,
la seconda siamo stati pesantemente puniti non
soltanto dalla decisione arbitrale, ma anche da
un’azione corale bellissima, difficile da vedere
anche sui campi di serie A.
Sarebbe troppo semplicistico a tale proposito fare riferimento alla clamorosa sconfitta di Modena con il Sassuolo, perché riteniamo ciò che accaduto in quella gara
irripetibile, anche se tutti i bianconeri, mister
incluso, hanno una loro parte di colpa. È opportuno invece rilevare che la mancanza di
tranquillità e di sagacia tattica hanno contribuito a far gettare al vento una grande occasione per dare una positiva, sia pure parziale,
svolta al campionato. In quell’occasione, inoltre, tutto l’ambiente ha forse calcato troppo
sulle responsabilità arbitrali, facendo passare
sottotraccia gli errori compiuti dai nostri giocatori. Se è giusto che il presidente si sia fatto
sentire nelle sedi appropriate (anche se questi
interventi quasi mai servono davvero a qualcosa), creare un clima di vittimismo può essere negativo ed alimentare comportamenti
dei giocatori (vedi Larrondo a Torino) che possono risultare molto penalizzanti per il cammino futuro della squadra. A prescindere dall’errore finale, comunque, il Siena ha giocato
bene, dimostrando nello scontro con la capolista di essere un’ottima squadra.
Ben diverso dovrebbe essere il nostro giudizio analizzando la trasferta di Torino quando
i granata, che fino ad oggi non hanno quasi
mai pienamente convinto, pur privi di pedine
molto importanti (bomber Bianchi su tutti),
hanno giganteggiato sia sul piano fisico che
su quello del gioco, facendo apparire il Siena
“piccolo piccolo” ed a grande disagio in tutti
i settori del campo. Il reparto bianconero che
ha sofferto maggiormente, comunque, è stato
il centrocampo, sovrastato dal Torino, mai in
grado di innescare le punte e di fare quelli affondi sulle fasce che spesso rappresentano
l’arma vincente della squadra di Conte.
Una giornata nata storta, o gli avversari
avevano nelle gambe maggior velocità (quella
che sembra mettere in crisi i vari Vergassola,
Codrea, Carobbio) ed erano motivati da una
“cattiveria” agonistica superiore a quella dei
senesi? Forse sono valide ambedue le ipotesi.
Resta il fatto che la prestazione dei bianconeri
è stata davvero brutta e che il pareggio conseguito, contrariamente a quanto avvenuto
con il Novara, è un risultato molto positivo e
non meritato.
Come si vede, a distanza di soli sette giorni,
contro due formazioni con le quali quasi sicuramente ci troveremo a lottare anche nel finale
del torneo, i bianconeri hanno offerto prestazioni contrastanti, alternando ottime cose a preoccupanti amnesie che non possono lasciarci
tranquilli. Inoltre nel nostro caso, a differenza
della maggior parte delle altre compagini,
quando le cose non vanno bene non si tratta mai
di problemi relativi a singoli giocatori, ma è
l’intero collettivo che non gira, anche se quasi
sempre tutto sembra dipendere dal rendimento
del centrocampo. Senza voler drammatizzare,
anzi confermando di aver spesso visto un ottimo Siena quando quasi tutti gli altri stanno
peggio di noi ed hanno minori alternative tecnico-tattiche, forse un importante intervento sul
mercato di gennaio nel settore nevralgico del
campo potrebbe dare alla Robur gli equilibri
necessari per raggiungere con maggior tranquillità l’obiettivo della promozione. •
UNA SQUADRA CON QUALCHE VIZIODI TROPPO
[A
UNO “SCIOPERO”
TRA VIRGOLETTE
Mentre scriviamo non si sa ancora se
lo “sciopero” minacciato per le partite
della serie A di domenica sarà sospeso
o meno.
Qualunque sia la decisione finale, alcune considerazioni di carattere generale vanno bene: per questa volta o per
le altre a venire.
Intanto quando i lavoratori in genere,
scioperano, viene loro trattenuta una
parte di stipendio: nel caso dei calciatori questo non avviene e quindi si evidenzia la prima anomalia.
Se qualche giocatore, o più d’uno
(…e ce ne sono), non concorda con lo
“sciopero”… affari loro: in campo non si
va. Quindi viene meno una regola costituzionale per cui l’ adesione ad uno
sciopero è libera: nel caso dei calciatori
non lo è.
È vero che anche i calciatori sono prestatori d’opera e quindi in quanto tali
deve essere previsto anche per loro il
diritto alla astensione dal lavoro, ma –
senza peccare di qualunquismo – ci
sembra che tali lavoratori abbiano
molte garanzie e poche incertezze. Almeno sulla attualità; magari circa il loro
futuro dovranno pensarci in anticipo,
ma qui si entra nelle problematiche personali che sono assoluta prerogativa
dei singoli. I quali ben sanno che anche
quelli più bravi e meglio retribuiti (e non
sempre le due cose vanno assieme)
dopo 10/12 anni di attività dovranno o
rimanere nell’ambiente in una delle diverse cariche – ma c’è abbondanza in
ogni ruolo – o trovarsi una attività diversa impiegando i soldi guadagnati.
Giusto che anche i calciatori lottino
per migliori condizioni di lavoro sul
piano delle garanzie, ma anche le Società hanno da rispettare qualche regola capestro: ci sono i fuori rosa da pagare; anche il Siena onora qualche
contratto in tal senso che quando fu stipulato apparve davvero grottesco. L’attuale proprietario deve far fronte alle
“imperizie” altrui. E sono soldini, tanti.
Allora senza allinearsi al coro di coloro che si scandalizzano per lo “sciopero” dei grandi ricchi (non tutti lo sono),
ci sembra di capire che il rapporto è
squilibrato a danno del datore di lavoro
e a giuste rivendicazioni dei tesserati
dovrebbero far riscontro altre richieste
da parte del datore di lavoro. Che non
T U T T O C A M P O ] di Senio Sensi
diretta allo stadio”. Già, ma quelli non
contano niente perché con i soldi della
bigliettazione ci si paga a fatica il giardiniere del campo.
Ecco se i giocatori, attori che vivono
– anche – per l’applauso del pubblico,
facessero uno sciopero (stavolta senza
virgolette) per la vergogna delle partite
in ore impossibili, noi e tanti altri saremmo a dimostrare con loro.
SIAMO DAVVERO
BIANCO E NERI
può scioperare… E allora si risolve tutto
con il buon senso. Dove lo vendono?
ANDIAMO NEL QATAR
Sarà l’anno 2022 quando il Mondiale
di Calcio si svolgerà nello Stato del Qatar; Penisola protesa per circa 200 Km.
(pensate che enormità…) nel Golfo persico. Pochi anni fa la popolazione non
superava il milione di unità. Territorio
desertico e roccioso, ha un clima molto
arido con forti escursioni termiche.
Nel “concorso” bandito dai padroni del
calcio mondiale, il Qatar ha sconfitto colossi mondiali come l’America e l’Inghilterra. Obama sembra si sia incavolato di brutto!
La domanda è: perché si va a rifinire
lì? La risposta, ufficiale, è: perché ci
sono tanti soldi! Semplice no.
Inutile dire, questi sono coerenti: la
vergogna dello “spezzatino” delle partite in quattro giorni alla settimana ha la
stessa logica. Se poi qualcuno si lamenta di giocare a mezzogiorno e
mezzo è un ingrato! Che diamine “spalmare” le partite vuol dire avere più abbonati pronti a versare il canone delle
pay tv e quindi il cerchio si chiude: più
spettatori sul divano e più soldi alle tv;
di conseguenza più soldi alle Società.
L’equazione non quadra solo se entra
in gioco una componente che dovrebbe
essere fondamentale: gli spettatori “in
Nel senso che i nostri ragazzi hanno
due facce. Quella casalinga (bianca) e
quella in trasferta (nera).
Fatte due eccezioni (Piacenza e Portogruaro) in trasferta il volto della nostra squadra si modifica. E perdiamo
punti incredibili: i peggiori quelli lasciati
a Sassuolo, ma anche a Pescara, a
Trieste…
È che, almeno noi, non sappiamo perché i “nostri” lontano dal Franchi appaiono impauriti, nervosi, fisicamente deboli e tatticamente inadeguati. A Empoli
come a Torino non siamo mai entrati in
partita; o almeno lo abbiamo fatto
troppo tardi.
Più che un problema di condizione è
la scarsa autostima che attanaglia le
gambe dei bianco e neri. E se le gambe
non girano i rifornimenti alle punte sono
scarsi, i passaggi imprecisi, i ripiegamenti lenti, i contropiede insignificanti.
È una strana malattia che rischia di
costarci cara, specie se chi ci precede
macina gioco tra le mura di casa e fuori.
Nessuno ce ne voglia, ma con squadre che corrono, come il Torino, che
hanno fame di punti e di gol, la nostra
lacuna si mostra sempre la stessa: il
centrocampo che non regge botta! I due
centrali se non sono supportati dai laterali alti vanno in barca specie se l’avversario gioca con 4 o 5 giocatori in
quella zona del campo. Qui si torna al
modulo del quale sembra non si possa
né si debba parlare perché, si dice, non
si aiuta la squadra. La pensiamo diversamente e lo abbiamo detto più volte:
in trasferta occorre avere un centrocampo più folto e più combattivo; non è
una fisima di molti di noi, ma l’evidenza
dovuta ai fatti. Per amor di patria ora ci
tacciamo e speriamo di recuperare baldanza e sicurezza. Ma si avvicina la fine
del girone di andata e fra poco si conta
davvero il fieno in cascina… •
5
L’Italia è un Paese davvero strano, dal momento che la stragrande maggioranza dei suoi abitanti dimostra ogni giorno di più
quanto sia capace di assuefarsi veramente a tutto: talk show rissosi,
demenziali reality, gossip televisivi spacciati per informazione, politici impresentabili...
Eppure quei pochi grammi di plastica burocraticamente battezzati “tessera del tifoso” hanno avuto l’insolito potere di scatenare reazioni e proteste che in nazioni un tantino più serie sarebbero state riservate a ben altro.
Sull’argomento si impongono perciò alcune riflessioni, ovviamente con qualche concessione al faceto come lo spessore della vicenda, del resto, non può che suggerire.
C’era dunque una volta in cui allo stadio si andava come a qualsiasi altro spettacolo, si acquistava il biglietto e ci si accomodava
in tribuna, magari spalla a spalla con i sostenitori avversari. Per
questo i miei ricordi d’infanzia sono pieni delle immagini di scaramucce e scazzottate in piena regola che di lì a poco si accendevano al Rastrello tra i sostenitori bianconeri ed i loro omologhi provenienti ora da Livorno, ora da Pisa, da Arezzo o da Perugia. Ma,
a parte che tutto finiva alla svelta così com’era cominciato, bisogna dire che il più delle volte non si andava mai oltre salaci sfottò,
altrimenti non sarei nemmeno qui a raccontare di quando, sul finire
degli anni Sessanta, in gita con lo Juventus Club di Siena, potei assistere pressoché indisturbato (salvo qualche epiteto del tipo “falsi
toscani!”) ad un Fiorentina – Juve addirittura dal centro della curva
Fiesole, cosa adesso improponibile senza correre il rischio di ritrovarsi di colpo sdraiati sull’erba di una delle due aree di rigore,
probabilmente la più lontana!
Oggi invece, nel legittimo intento di arginare violenze sempre
più all’ordine del giorno, si è dovuto escogitare il ricorso alla cosiddetta tessera del tifoso quasi come ad una sorta di certificato di
buona condotta sportiva da fa valere per sottoscrivere abbonamenti
e seguire in trasferta i propri beniamini. Non stupisce dunque che
contro di essa si siano per primi scagliati tutti coloro che scambiano
lo stadio per una personale palestra in cui scaricare tensioni, consumare vendette, mostrare i muscoli e quant’altro venga in mente
di fare a personaggi verso i quali madre natura non è stata evidentemente molto generosa dal collo in su...
Ma altre ragionevoli obiezioni sono venute anche da parte di
coloro che, in fondo, non hanno nulla da temere dall’introduzione
di quest’ennesima card nel nostro portafogli. Indubbiamente il legislatore, che come spesso accade non sempre ha l’esatto polso
della situazione di ciò di cui si sta occupando, non aveva messo in
conto il negativo effetto psicologico su chi
si è sentito in qualche modo considerato
come potenziale pericolo pubblico o, peggio, sospettato di chi sa quali nefandezze e
per questo schedato. Da qui al rischio di
far nascere una certa disaffezione verso lo
stadio il passo può essere breve, specie se
si pensa alla quantità ed alla qualità dell’offerta televisiva; insomma, siccome non
è bello sentirsi pirandellianamente considerati diversi da quello che in effetti si è,
c’è da comprendere chi può aver pensato
di risolvere il problema alla radice e di risparmiarsi tornelli, identificazioni e perquisizioni, per giunta senza garanzie di poter trascorrere una serata tranquilla.
Sì, perché la tanto contestata tessera
non pare aver sortito gli effetti sperati, visto che anche chi non ce l’ha riesce ad andare ugualmente in trasferta procurandosi
il prezioso tagliando d’ingresso al di fuori
del circuito riservato al tifo organizzato,
magari vantandosene anche. Ma, così facendo e come ormai si verifica con preoccupante frequenza anche sugli spalti dell’Artemio
Franchi Montepaschi Arena, si è finito per tornare all’antica e pericolosissima commistione tra tifoserie, confermando il vecchio
detto secondo il quale un rimedio non azzeccato può rivelarsi peggiore del male.
A questo punto però va anche detto quanto in questa vicenda
l’A.C. Siena si sia distinta ancora una volta per lungimiranza e correttezza perché, mentre diverse Società perseverano ambiguamente
nel non recidere del tutto i rapporti con le frange più turbolente del
tifo, i dirigenti della Robur
hanno sposato immediatamente
il progetto della tessera del tifoso
e sono stati capaci di trasformare
questo discusso (e abbastanza
inutile) strumento in un attestato
di fedeltà di cui poter andare
fieri. Meriti, tuttavia, mai amplificati dai mezzi d’informazione quanto sarebbe stato opportuno.
Per questo, la sera della partitissima Siena–Novara, ha dato
parecchio fastidio sentire in diretta TV gli apprezzamenti di
Mario Mattioli, legnoso conduttore di “90° Minuto”, ben spalleggiato dall’opinionista di
turno, l’ex fantasista della Lazio
Vincenzo D’Amico, che non hanno trovato di meglio, per dire male
della Robur a tutti i costi, che dilungarsi a commentare negativamente il fatto che a quell’incontro di cartello avessero assistito
“solo” seimilaottocento spettatori. Come se in questi tempi di crisi
le partite della serie cadetta, anche in città ed in piazze calcistiche
ben più blasonate della nostra, richiamassero folle oceaniche!
Tanto è vero che a Trieste hanno pensato di risolvere il problema delle tribune desolatamente vuote popolandole con gigantografie di spettatori che hanno però, per ovvi motivi, l’inconveniente di non fare tifo. Alla RAI suggeriamo di adottare lo stesso
sistema al posto di taluni presentatori o sedicenti opinionisti e, in
questo caso, il fatto che alle foto a grandezza naturale di Mario Mattioli e di Vincenzo D’Amico manchi la favella sarebbe tutt’altro che
un difetto. •
7
E se il
rimedio
fosse
peggiore
del male?
lisi
■ mario
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L’INCIDENZA DEI FATTORI
[ FEBBRE
Senza fortuna non si arriva a nulla
nella vita. Potrai impegnarti quanto
vuoi, studiare, capire, soffrire, ma se
non viene in aiuto la Fortuna, la famigerata Dea bendata, la tua mèta più
grande non potrai mai raggiungerla.
Così è anche (e soprattutto) nello sport
e nel calcio in particolare. Non stiamo
parlando, intendete bene, di merito,
quello c’entra fino a un certo punto. Vogliamo spostare l’obiettivo sul fattore F
(o c... come dice qualcuno) e che il merito e l’impegno sono solo fattori complementari. Gli esempi sono infiniti. Andando a ritroso nel tempo, pensate che
l’Inter spendacciona di Moratti avrebbe
vinto quello che ha vinto se non fosse
scoppiato calciopoli? Forse sì, vista la
rosa nerazzurra, ma forse...anche no. Il
Milan infallibile di questo campionato
sarebbe primo solitario con i vari Ibra e
Robinho, se il suo padrone non avesse
deciso, una settimana prima della fine
del calciomercato, di allargare i cordoni
della borsa? L’Argentina avrebbe vinto
il mondiale del 1986 se l’arbitro non
avesse convalidato la rete di mano di
Maratona nei quarti contro l’Inghilterra?
Potremmo riempire un libro con queste
vicende, ma è meglio fermarsi qui e tornare all’attualità bianconera. Contro la
capolista Novara il Siena gioca bene,
ma a pochi secondi dal fischio finale,
complice un mancato intervento arbitrale, i piemontesi pareggiano. Contro
il Torino, nei soliti fatali attimi finali, il
Siena pareggia una gara che l’aveva vista giustamente in svantaggio. La morale, se c’è, è che a nulla si arriva senza
il fato, la fortuna, il c..o.
Non cadiamo, però, nella solita facile
superficialità. È ovvio che senza l’impegno non potrebbe comunque arrivare a certi traguardi, è scontato affermare che la Dea bendata ti potrà
aiutare una, due, tre volte, ma poi dovrai cavartela da solo. “Aiutati che il ciel
t’aiuta” direbbe qualcuno. Fatto sta che
essa esiste e dobbiamo farci i conti. Il
Siena di questo campionato si è presentato al via con una rosa invidiata da
tutte le altre società, ha subito vinto e
sta viaggiando seconda in classifica.
Qualcuno afferma che il gioco dei bianconeri potrà anche essere redditizio,
ma che senza la fortuna (e ci risiamo),
vista la scarsa spettacolarità, non saremmo ai vertici della classifica dopo
più un terzo di campionato. Nella valutazione complessiva, però, non possiamo dimenticarci che proprio questo
essere considerati “l’Inter” o “il Milan”
A LT A ] di Antonio Gigli
della serie cadetta spinge gli avversari,
al di là del proprio valore tecnico, a offrire il meglio di sé nelle gare contro i
bianconeri. Lo stesso Siena disastroso
dello scorso anno giocò la sua miglior
partita contro l’Inter del mostro Mourinho. Il Sassuolo ne è l’esempio più clamoroso. La prestazione magistrale contro il Siena non si è ripetuta e da allora
i modenesi devono ancora rivincere tra
le mura amiche. La Triestina, dopo il pareggio interno contro il Siena, ha ottenuto un solo punto in casa. Per fronteggiare il Siena spento e fuori forma
visto a Torino, c’è voluto il Toro migliore
della stagione.
Le scorie dell’inopinata retrocessione
sono ancora dentro di noi ed è normale
vedere il bicchiere sempre mezzo vuoto
invece che mezzo pieno, ma dobbiamo
sforzarci di capire dove siamo, dobbiamo entrare nella mentalità della categoria e capire che le caratteristiche
degli ultimi sette tornei sono cambiate
drasticamente, che i valori in campo si
sono ribaltati completamente, da inseguitori siamo diventati la preda da sbranare, il potente da sconfiggere. Il disfattismo che ad ogni passo sbagliato,
anche minimo, qualche tifoso bianconero esprime è, seppur lecito, oltremodo dannoso sia per la squadra che
per tutto l’ambiente.
Accontentiamoci per quanto visto e
ottenuto finora, che è un bell’...accontentarsi. Poi vedremo. •
mauromanciniproietti
calcio 9
SOTTO L'ESPERTA GUIDA DI SERGIO MARCOCCI,
LA SEZIONE SENESE DELL'A.I.A. SEGUE CON
ATTENZIONE LE NUOVE LEVE ARBITRALI
Per dare un
erede a Trefoloni
Che il pianeta calcio non finisse mai di stupire ci
eravamo abituati da tempo, ma certo la questione dello
sciopero generale dei calciatori, a prescindere dal suo
effettivo svolgimento, mancava sinceramente all’ appello. A sentire gli interpreti tutti bravi e tutti innocenti. Rebus sic stantibus sarà allora vero come sosteneva un tempo Ennio Flaiano che, scava scava “la
categoria arbitrale rimanga l’ unica accusabile di tutto
in un Paese di perfetti innocenti”. È certo tuttavia che
in un momento di assoluta incertezza come lo si sta
vivendo in questo periodo storico rimanga invece
quanto mai essenziale rimettere al centro dell’ ordinamento, e quindi anche dell’ ordinamento sportivo,
la centralità delle regole certe, e quindi di conseguenza
quei soggetti che quelle regole sono chiamati a farle
rispettare, gli arbitri appunto. E questo pur commettendo e ammettendo quegli inevitabili errori così imprendiscibilmente legati ad una inevitabile dimensione
umana dei loro interpreti. Ed è proprio parlando di una
dimensione umana e di arbitri che il discorso non può
non cadere su una figura decisamente poco visibile
quasi sconosciuta ma che da oltre un decennio sta portando avanti un lavoro strepitoso nell’ ambito della sezione arbitrale Artemio Franchi di Siena. Parliamo di
Sergio Marcocci, il suo attuale Presidente, che pur tra
le comprensibili difficoltà sta gestendo e portando
avanti un gruppo fatto di 160 associati. Molto schivo,
taciturno, apparentemente distratto, quasi sempre sotto
le righe, è riuscito invece a cogliere quasi sempre l’
essenza delle cose e a costruire intorno a se un gruppo
di collaboratori che da anni lo seguono con dedizione
e passione facendo della Sezione di Siena una non
sempre ben conosciuta splendida realtà del panorama
sportivo senese. Una capacità che non è mai andata disgiunta dalle sue profonde doti umane che ha sempre
contrassegnato il suo lavoro in uno spirito di puro e
semplice volontariato e quindi lontano anni luce dai
riflettori e dagli ingaggi straordinari a cui ci hanno abituato certi protagonisti del pianeta calcio.
Un lavoro dunque di squadra all’ interno della sezione ove la menzione di qualcuno a scapito di altri
costituirebbe una sicura mancanza anche se appare
condivisibile ed impossibile non citare associati come
Roberta Rosi, Alessandro Mecacci e Tommaso Amadeo, per il semplice fatto di essere all’ interno della
squadra coloro che sono chiamati a gestire l’ ordinaria amministrazione della Sezione e quindi la parte
maggiormente impegnativa la cui riuscita non sarebbe
possibile senza il proficuo lavoro del Consiglio tutto
e della Dirigenza.
Un lavoro i cui risultati come è giusto che sia in un
ambito sportivo, sono appunto sul campo nell’ ambito
del quale ai diversi livelli vi è ad oggi un buon numero
di giovani arbitri ed assistenti arbitrali che si stanno mettendo in mostra e da cui ci si attende nel medio periodo
buone notizie ed ulteriore lustro per Siena.
Anche qui la specifica menzione di qualcuno finisce inevitabilmente per fare torto ad altri, ma
anche qui appare giustificabile per i
livelli raggiunti citare arbitri come
Roberto Rizzo al suo terzo anno in
seno alla Can D, il quale proprio
dopo gli splendidi risultati ottenuti
nell’ultima stagione risulta sicuramente tra i maggiori papabili per un
posto tra i professionisti del calcio,
o ancora come Fausto Rugini che
già al suo secondo anno in Can D e
con una bella stagione alle spalle,
sta parimenti mettendo in evidenza
qualità che potrebbero aprirgli, in un
futuro non così lontano, palcoscenici di livello nazionale.
Come non menzionare poi tra gli
Assistenti arbitrali la vera e propria
lieta sorpresa ricevuta da Mario Giordano che, appena neo promosso nella
Divisione Pro, ha ricevuto dopo poco
più di due mesi di campionato il più alto riconoscimento
possibile dal suo Commissario Tecnico Stefano Farina,
che lo ha fatto debuttare in Prima Divisione a Como in
Como-Bassano o anche qui autentiche promesse come
Vittorio Del Tufo e Francesco Gnarra anche loro al
primo anno in Can D.
Ma detto questo non staremmo a parlare di uno
strepitoso lavoro che nel più perfetto silenzio sta portando avanti il Presidente Marcocci e tutta la sua squadra, se non si evidenziasse come qui a Siena (a differenza di tante altre realtà ove dietro gli arbitri di punta
vi sia poi il deserto) abbiamo un ulteriore nutrito
gruppo di giovani arbitri di ampie prospettive a livello
di Eccellenza come Francesco Braccagni, Alessio
D’Amato Daniele Gozzi, Davide Meocci, Andrea Zingarelli e Sante Selicato o ancora a livello di Promozione come Federico Fontani, Costin Spataru e Federico Stanghellini.
Ma se a livello di direzione organizzativa della
Sezione vi è la mano del suo Presidente e della sua
Squadra, sempre sul campo vi è poi senz’ altro, e senza
nulla togliere ad altri che stanno svolgendo egregiamente il loro lavoro di preparatori atletici, la mano sicura di colui che ad oggi può definirsi chi in tutta la
storia della Sezione Artemio Franchi l’ ha maggiormente rappresentata in Italia ed in Europa: Matteo Trefoloni. Uscito a seguito di spontanee dimissioni (non
richieste) per motivi personali noti a pochissimi, ha
forse compiuto uno dei più nobili gesti che si potessero fare e la cui eleganza e dignità gli sono valsi l’
ammirazione ed il plauso dei massimi vertici dell’AIA.
Nemmeno il tempo di respirare, ed era lì tra i suoi giovani arbitri al campo Scuola a trascinarli e motivarli
confermandosi ai loro occhi come un perfetto esempio da seguire in termini di rettitudine e spirito di dedizione alla Sezione che l’ha cresciuto sotto la guida
di un indimenticabile Loris Guiggiani. È lui ad oggi
la vera anima di uno spirito associativo che sta coinvolgendo tanti giovani arbitri e tanti altri che stanno
ultimato il corso arbitri che uscirà in dicembre con 30
nuove giovani leve.
E proprio su Trefoloni conta oggi la Sezione di
Siena in una futura chiave dirigenziale in seno all’AIA
laddove già oggi la Sezione vanta non pochi incarichi
quali Simone Mancini. nominato Presidente nazionale
della Commissione Informatica , Riccardo Ioseffi
quale componente del Gruppo Ispettivo Nazionale
(SIN) e last but not least Vincenzo Fiorenza che, sebbene vice presidente del settore tecnico nazionale dell’Aia, riesce a trovare il tempo per svolgere la sua preziosa funzione di tutor per i giovani fischietti senesi
maggiormente in vista.
Questo senza voler dimenticare l’ ottimo lavoro
che sta svolgendo presso il Comitato Regionale toscano Giancarlo Biagiotti, quale responsabile degli
assistenti arbitrali.
Un lavoro veramente egregio ed il cui merito va
ascritto a tutti. Ed è ’ tanto vero che proprio qualche
addetto ai lavori, richiesto di una valutazione sulla
propria Sezione, ha recentemente affermando, parafrasando, “Abbiamo un bel gruppo che vive in armonia. non corriamo il Palio, ma siamo quasi una Contrada...” Tutto vero, rimarrebbe soltanto da aggiungere
che forse non porteranno a casa il cencio, ma di sicuro
nel loro piccolo stanno portando tanta aria nuova in
un mondo sportivo che ne ha sicuramente bisogno. •
Da sinistra
Roberto Rizzo,
Fausto Rugini,
Matteo Trefoloni
e
Mario Giordano
PARTITA DIGITALE
[ F U O R I G I O C O ] di Roberto Barzanti
LA RIVOLUZIONE DIGITALE sommata all’informatica ha cambiato il nostro
modo di vivere e più ancora quello dei
nostri ragazzi in direzioni assai più penetranti e incisive di quanto siamo disposti a credere.Vediamo e ricordiamo
– vedono e (poco) ricordano – secondo canoni ben diversi da quelli anche soltanto tipici di una decina d’anni
fa. Spazi e movimenti, per non dire dei
suoni, non sono più gli stessi. La ‘digital generation’ è sempre più abituata
a vedere e ascoltare, e magari una musica non direttamente correlata a ciò
che sta guardando. Non è portata a far
uso d’una sintassi complessa e economizza progressivamente il patrimonio lessicale. Il tatto e l’olfatto non
hanno più il ruolo d’una volta.
“Non a caso – ha fatto notare lo psichiatra Vittorino Andreoli – la generazione digitale sembra aver rinunciato alla relazione interpersonale a
vantaggio di quella digitale che è visiva e auditiva”.
Dunque la generazione dell’audiovisivo, potremmo dire in sintesi. E tutta
calata nel presente, nell’istantaneità.
Semmai è attratta dalla replica, nel
continuo presente dove si sente immersa, di uno spettacolo, di un gesto,
di una canzone. Il senso della profondità del tempo o dei tortuosi svolgimenti della storia vengono meno a favore di una percezione immediata e
ripetibile a piacere di quanto ora e qui
abbiamo visto. Queste considerazioni, malamente riassunte, mi sono tornate in mente rileggendo un apologo
di fulminante chiarezza inserito a mo’
di esempio da Romano Bilenchi in una
sua testimonianza su Federigo Tozzi.
Posso trascriverlo integralmente:
“Un mio amico – scriveva lo scrittore
di Colle Val d’Elsa – porta per la prima
volta un nipotino di cinque anni a vedere una partita di calcio. La squadra
per cui tifano marca un goal. Il pallone
viene rimesso al centro del campo. Il
bambino, che ha sempre visto le par-
tite in televisione, non si raccapezza
in quello che sta per accadere e domanda allo zio: ‘Perché non ce lo
fanno rivedere?’”.
A furia di stare incollati davanti ad
uno schermo si appiattisce la realtà.
Il virtuale si sostituisce alla rugosa
imprevedibilità delle cose. Si attutiscono i rumori. La luce diventa artificiale e regolabile a comando. I movimenti sono assimilati a quelli d’un
gioco che si può attivare all’infinito. Il
‘replay’ è a portata di mano. Davanti
a me che seguivo Siena-Novara un
giovanotto trasmetteva via Facebook
foto e commenti. Così l’incontro si
sminuzzava, minuto dopo minuto, in
una serie di frammenti ricomponibili
– e replicabili, impaginabili – a piacere. La relazione ossessiva con lo
schermo sostituiva quanto stava accadendo. E lui avrebbe potuto rivedere l’azione che aveva prodotto il
goal trasferendola in una dimensione
visiva, sottratta al tempo. •
11
12 calcio
I BIANCONERI EMULANO...
IN PEGGIO GLI AZZURRI DELL'AZTECA,
PERDENDO DUE VOLTE PER 3-4 IN DIECI MESI
AUTOFFICINA
E PUNTO VENDITA
Baccinetti
Purchè l'eccezione Mauro & C.
non diventi regola
s.n.c.
Nell’immaginario collettivo dei tifosi azzurri, la madre di tutte le partite è storicamente
una: quella del rocambolesco 4-3 rifilato dall’Italia alla Germania nella semifinale di
Coppa del Mondo 1970 all’Azteca di Città del
Messico. Non tanto, e non solo, per l’esito di
quell’incontro, quanto per la sequenza dei gol
che lo caratterizzarono: azzurri avanti all’8°
con Boninsegna (1-0), pareggio al 92° di
Schnellinger (1-1) e conseguente ricorso ai
supplementari segnati da una serie di emozioni tutte condensate nello spazio di 17 minuti: al 94° Muller(1-2), al 98° Burgnich (22), al 104° Riva (3-2), al 110° di nuovo Muller
(3-3), al 111° Rivera per il definitivo 4-3.
Roba da pazzi.
Un’immagine di
Italia-Germania
Evidentemente però non così eccezionale,
se è vero che la stessa Robur ha vissuto questa
identica esperienza addirittura due volte quest’anno nello spazio di appena 296 giorni e purtroppo sempre nel ruolo dei tedeschi, cioè dei
vinti: contro l’Inter a San Siro il 9 gennaio scorso
e a Modena contro il Sassuolo il 1° novembre.
Non è nostra intenzione rigirare il coltello
nella piaga, ma pensiamo che per quanto
brutte queste esperienze non vadano mai rimosse, se non altro perché possono offrire
sempre un’occasione di riflessione.
Con l’Inter, dunque: al 18’ Maccarone
porta in vantaggio i bianconeri su una squadra guidata da un tecnico (Mourinho) che non
perde in casa dal 2002 per un totale, allora, di
153 gare (1-0). Raggiunto da Milito al 24’ (11) e superato da Sneijder al 36’ (1-2), l’undici
di Malesani si riporta comunque in parità un
minuto dopo con Ekdal, al suo primo e unico
gol stagionale (2-2). Squadre negli spogliatoi e tutto da rifare.
Nel ruolo di primo tenore alla Scala del
calcio, Maccarone però non ci sta a steccare
sul più bello e al 20’ della ripresa riporta in
vantaggio il Siena sulla capolista (3-2). Nessuno si illude che sia già fatta, ma la disinvoltura con la quale i bianconeri tengono il
campo di fronte alla grande Inter ci fa sperare
e…sognare. Almeno fino al 43’, quando una
rasoiata su calcio di punizione del solito Sneijder (c’era, non c’era… chissà), sigla un devastante (per noi) 3 a 3. Il sogno si sgonfia, però
uscire dal Meazza con un punto è sempre meglio che niente. Il peggio invece deve ancora
arrivare sotto forma di una fin troppo facile penetrazione di Samuel che ribalta definitivamente il risultato e fa 3-4.
Passano dieci mesi, e la storia si ripete a
Modena contro il… Sassuolo, l’ex squadra sorpresa del campionato scorso e dopo undici turni
ancora miseramente ultimo. Pronti via e Bruno
insacca subito di testa (1-0). Reginando non ci
dorme sopra, e dopo 2’ pareggia (1-1): sono trascorsi giusto 360 secondi dal fischio d’inizio.
Al 19° il Sassuolo usufruisce di un discutibile
calcio di rigore e Bruno concede il bis (2-1).
Ma per la serie ‘vietato annoiarsi’, dopo due
minuti anche Calaiò va su dischetto e rimette
in parità il mach (2-2). Non contento, l’Arciere
non vuole essere da meno del suo pari ruolo avversario e al 37’ porta per la prima volta avanti
il Siena (2-3, con un gol segnato ogni 7’4” !).
Ora il punteggio si fa più rispettoso dei reali valori in campo, e i bianconeri devono preoccuparsi ‘solo’ di amministrare il vantaggio. Ad un
certo punto però succede che cominciano a rinculare, l’avversario prende baldanzosamente
le redini del gioco e la squadra di Conte non riesce più a superare la propria metà campo. Per
fortuna l’assalto dei locali è tanto inoffensivo
quanto insistente, quando Novelli, nel primo
dei cinque minuti di extra time, riporta i locali
in parità (3-3) e poi sullo slancio vanno addirittura a vincere al 50’ con un colpo ravvicinato
di Masucci con lo stesso clamoroso punteggio
dell’Italia sul Messico e dell’Inter al Meazza,
La morale? Nel calcio ci può stare di tutto
(infatti è successo…), però di certe lezioni bisogna fare tesoro. Prima di tutto diffidando delle
squadre che sulla carta appaiono palesemente
inferiori e poi sul campo non lo danno a vedere.
Un errore di valutazione (o di presunzione?) che
il Siena non può permettersi un’altra volta. Almeno non di queste proporzioni. •
Via Pescaia 64/66
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chiaracicali
calcio 13
RIVOLUZIONE A METÀ IN SENO
AL SETTORE GIOVANILE AVVIATO
A RIPETERE LA BELLA STAGIONE SCORSA
Siamo andati a conoscere ed intervistare
,quasi a conclusione dei rispettivi gironi, il responsabile del settore giovanile bianconero Ippedico, anche lui un “regalo” portato da Bari dal
Direttore Sportivo e responsabile di tutta l’area
tecnica Giorgio Perinetti, con esperienza di ben
nove anni nelle giovanili del Bari.
Ippedico ha deciso di seguire il D.S. e per la
fiducia data e ricevuta nel periodo di collaborazione nella città pugliese e per la mancanza di
una figura di sua ‘emanazione’, di una persona
che lui conosceva bene e che poteva gestire il
settore giovanile secondo strategie e direttive
che fossero molto vicine al suo modo di pensare, secondo le logiche di questo settore.
Arrivato a Siena a metà luglio, l’obbiettivo
impostosi era quello, almeno per il primo anno,
di prendere visione e consentire a riprendere il
lavoro del settore giovanile che era rimasto un
po’ in stand-by, valutare gli organici, riorganizzare le strutture per quanto riguarda i campi di
allenamento, il problema della logistica, far ripartire l’attività delle squadre più grandi (Primavera e Allievi) e consentire una normalità di
lavoro anche alle squadre più piccole (giovanissimi, esordienti, pulcini).
“L’obbiettivo – ci spiega Ippedico – non
vuole essere quello del risultato sportivo sul
campo, anche quello certamente, ma di cercare
di creare un prodotto di qualità, di far maturare
più ragazzi sui quali puntare e renderli idonei a
raggiungere le squadre più importanti del Siena,
nella scala dei valori, oppure per un mercato
che ci vede ultimamente sempre più protagonisti, vedi l’operazione con la Juventus per Giannetti e con l’Inter per Mannini”.
“Oltre a questo, se vogliamo migliorare la
stessa qualità tecnica dei singoli, pensare di
adeguarli ad un livello standard di qualità che
li renda vicini ad altri ragazzi magari di altre
nazioni, sono convinto che bisogna far emergere il ragazzo, quello che della propria qualità
ed espressione del proprio modo di giocare deve
essere libero più possibile, senza pressioni e
l’ansia del risultato, della giocata, creiamo un
meccanismo che non aiuta la ricerca di migliorare questi ragazzi sotto il profilo tecnico”
In questo primo anno di lavoro, Ippedico ha
inteso confermare comunque le scelte programmatiche dello scorso anno, partendo dalla
conferma di quasi tutti i tecnici.
Analizziamo quindi le singole squadre par-
tendo da quella Primavera, squadra, ci dice Ippedico, che ancora lui non riesce a decifrare; una
squadra che con le compagini di rango è sempre stata sul ‘pezzo’, dimostrando di potersela
giocare con tutti, dando prova anche di buone
prestazioni al di là del risultato, nonostante che
il girone Sud è risaputo essere un campionato più
fisico che tecnico.
A parte la prima partita persa a Roma e
quella a Grosseto, il gruppo appare concentrato, con atteggiamenti e approccio alle gare
sempre ad alti livelli; ad ora un bilancio estremamente positivo insomma: dopo la gara interna con il Lecce, i baby bianconeri sono quinti
in classifica, ma il pensiero è già rivolto a febbraio, quando la squadra
senese prenderà parte al
Torneo di Viareggio. L’allenatore è Michele Mignani, glorioso capitano
della Robur in serie B e in
serie A, il vice Alessandro
Signorini, preparatore atletico Lorenzo Spina, allenatore dei portieri Corrado
Ciolli.
Gli Allievi Nazionali
sono un gruppo composto
da due fasce d’età : quelli
del ’94 e del ‘95, non partecipando quest’ultimi al
torneo regionale; un gruppo numericamente molto
numeroso, con grande disciplina e attenzione da
parte di tutti, ma con 3-4 elementi molto interessanti, nonostante la giovane età. Buoni finora
i risultati, vista la terza posizione in classifica
dietro solo a Livorno ed Empoli, con il girone di
andata quasi terminato e scontri diretti già affrontati; durante la sosta natalizia questa squadra
parteciperà ad un torneo a Francavilla a Mare assieme a compagini quali Parma, Chievo e Lazio.
L’allenatore è Colonnello, con importanti trascorsi in serie A, collaboratore tecnico Ariaga,
preparatore atletico Roberto Maffei e preparatore
dei portieri Rossano Berti. Dunque staff nuovo,
ma che lavora bene grazie. Grazie anche all’esperienza e sintonia fra tutti i componenti.
I Giovanissimi Nazionali sono un gruppo un
po’ rivisitato, dato la ‘perdita’ di tre elementi che
a giugno sono passati alla Fiorentina, squadra
Sboccia
in anticipo
la Primavera
bianconera
comunque nuova ma che è riuscita a tenere il
passo dei ‘mostri sacri’ del proprio girone, Fiorentina e Roma. Durante la pausa natalizia parteciperanno, dal 3 al 6 gennaio, al torneo di Bastia Umbra. L’allenatore è Valeriano Recchi,
preparatore atletico Fabio Sois e quello dei portieri Paolo Pechini.
Ci sono poi altre due
squadre di Giovanissimi,
quella dei ’97 allenata da
mister Pelati, che partecipa
al campionato regionale e
composta da ragazzi tutti
di Siena e provincia, anche
per esprimere la territorialità che a questi livelli è più
importante del risultato.
Loro, sempre nel periodo
dal 3 al 6 gennaio, parteciperanno a Roma al torneo
organizzato dalla società
Torre Teste, storico ed importante settore giovanile
romano, società affiliata al
Siena.
I giovanissimi B, quelli
del ’98, partecipano invece
al torneo regionale, arduo e
selettivo che comunque consente di adeguare,
con un po’ di anticipo, la forza di questi ragazzi;
campionato che sta rispondendo alle aspettative
iniziali, rispettando ‘l’impegno’ di tenere impiegati tutti i ragazzi. Alenatore Gasperini.
Sia per questa squadra che per le altre due,
cioè gli Esordienti ed i Pulcini, viene adottato un
sistema comune di didattica e di allenamenti, risentendo delle stesse idee e tipologia di allenamento. ‘Coordinatore’ e supervisore tecnico, per
quanto riguarda dinamica, didattica ed approccio
al gioco, è Ruggero Radice, anche lui ex bandiera
bianconera ed ex compagno di Michele Mignani
nella gloriosa Robur di serie B. •
In alto, la squadra Primavera al completo. Sotto
Lorenzo Checchi in azione.
gigirossetti
calcio 15
DOPO UN PERIODO DI ...TURBOLENZE, GIGI TOSCANO ALZA BANDIERA BIANCA E SI DIMETTE DA
PRESIDENTE DEL G.S. SAN MINIATO
“Inascoltati i miei appelli”
Sul ponte del Gruppo Sportivo San Miniato sventola bandiera bianca, quella del presidente Gigi Toscano che, costretto a passare
la mano, saluta e ringrazia.
Presidente, l’avventura è davvero finita?
“Sì, dopo sette anni e poco più l’avventura
è finita. Ho assunto la presidenza del G.S. San
Miniato il 15 settembre 2003 per volontà dell’allora presidente Aldighiero Fini (all’epoca
presidente anche della Banca Toscana). Le
motivazioni furono giustificate, in quanto Fini
non aveva più il tempo necessario per seguire
assiduamente l’attività sportiva del Gruppo
che in quel momento versava in brutte acque
con oltre 300.000 euro di debiti”.
“Le possibilità per uscire da quel tunnel
erano tre: ridurre drasticamente l’attività,
chiudere, oppure rinnovare in parte la dirigenza con un soggetto che potesse seguire e
vigilare quotidianamente sull’attività amministrativa della Società.”
Perché proprio Lei?
“Perché già con la Mens Sana, negli anni
‘80, avevo avuto esperienze del genere con la
Polisportiva ed essendo a quella data già pensionato, avevo ed ho avuto il tempo necessario in questi sette anni di seguire passo dopo
passo e a tempo pieno, l’attività del Gruppo
Sportivo (dedicandomi soprattutto alla parte
amministrativa) e così facendo, grazie ad alcuni sponsor procurati dallo stesso ex presidente e dal sottoscritto, ero riuscito in poco
tempo quasi a ripianare il bilancio della Società, pur avendo nel frattempo trasformato,
realizzato e rinnovato, a spese principalmente
del Gruppo Sportivo, ed in misura minore con
il contributo della Fondazione MPS, gli impianti di calcio, come l’ex campo da tennis,
quello di calciotto e due volte quello di calcetto (di cui la seconda a totale carico del San
Miniato), acquistato un nuovo pulmino, costruito nuovi edifici adibiti ad uffici, due nuovi
spogliatoi, ed installato un impianto fotovoltaico per la produzione di energia elettrica.”
“Adesso purtroppo, venendo meno qualsiasi tipo di contributo, essenziale per svolgere una dignitosa attività sociale e sportiva,
pur avendo la Società assolto fino ad oggi un
ruolo molto importante nell’attività calcistica
giovanile, provinciale e regionale, nonostante
da mesi abbia fatto presente agli esponenti
istituzionali la precaria situazione finanziaria
(al di là di qualche timida promessa verbale
fine a se stessa), il 24 settembre scorso ho deciso di mettere per scritto e formalizzare una
richiesta d’aiuto di un tangibile sostegno
(consegnata a mano alle loro sedi), ma non
avendo ricevuto a distanza di oltre due mesi
nessun cenno di risposta, né scritta, come si
usa fare fra persone normali, né tantomeno telefonica, non avendo più mezzi personali, mi
sono trovato, mio malgrado, costretto ad alzare bandiera bianca e rinunciare alla guida
del G.S. San Miniato.”
Questa decisione è la conseguenza di un
momento, anche se lungo?
“No! Questa spiacevole amara decisione
non è un gesto estemporaneo è una decisione
maturata dopo un’attenta e riflessiva analisi
fatta a mente fredda da chi, sin dal primo
giorno, ha amministrato con estrema oculatezza e lungimiranza e che, al di là dei molti
sacrifici personali, ha gestito con il cuore una
Società che da sempre è stata il fiore all’occhiello della città e delle sue Istituzioni”.
“Non voglio entrare nel merito di come
vengono distribuiti contributi e sponsorizzazioni varie a tutti livelli, in quanto non di mia
competenza, certamente in questa città si potrebbe fare molto di più per far sopravvivere
gruppi sportivi che svolgono sopratutto una
seria ed intensa attività sociale, i quali tolgono dalla strada centinaia di giovani con il
compito, sopratutto, di distrarli da facili de-
viazioni (sempre più di moda in questi ultimi
tempi) ed allo stesso tempo quello di far stare
tranquilli e sereni i rispettivi familiari, compito che una Società come il San Miniato, assieme ad altri Gruppi Sportivi, locali hanno
sempre svolto fin dalla loro nascita.”
C’è un uovo di Colombo?
“A mio avviso basterebbe poco per farli
sopravvivere dignitosamente: basterebbe girare a queste Società solo l’1% di quanto
viene erogato dalla Banca e le sue partecipate in pubblicità e sponsorizzazioni varie.
Per quel che riguarda i contributi ricevuti dal
San Miniato da parte della Fondazione, mi
preme sottolineare come questi siano serviti
di fatto ad arricchire il patrimonio comunale,
in quanto sono stati concessi per il 30-40%
per realizzare opere edilizie, compreso l’impianto fotovoltaico, la cui proprietà rimarrà
solo ed esclusivamente al Comune di Siena.
Tutti qui dunque i motivi per i quali ho dovuto
passare la mano.”
Che futuro attende ora il San Miniato?
“Sono certo che proseguirà la propria attività sugli impianti realizzati dallo stesso, anche dopo la scadenza della concessione da
parte dell’amministrazione comunale, in virtù
della normativa fatta propria, a suo tempo,
dalla Giunta e dal Consiglio della nostra
splendida città”.
“Con l’occasione mi preme ringraziare
tutti coloro che in questi sette anni hanno volontariamente collaborato e sostenuto finanziariamente con varie forme di pubblicità e
sponsorizzazioni la Società San Miniato e che
grazie a loro ed ai ragazzi, compresi i familiari, mi hanno consentito di gestirla al meglio e di togliermi molte soddisfazioni sportive, non ultima quella di partecipare al
Campionato Allievi Regionali d’élite, che significa essere fra le 16 migliori società di settore giovanile della Toscana.”
E la possibilità di collaborazione con
l’A.C. Siena a che punto è?
“Non so più che cosa pensare. Posso confermare che dopo sette mesi di continui rinvii, ad oggi non è stato trovato ancora dalla
controparte il tempo per sottoscrivere una
bozza di accordo; certamente non per volontà
del sottoscritto e del G.S. San Miniato, come
viene sostenuto gratuitamente e forse ad arte
da alcune malelingue; anzi, il San Miniato ha
più volte trasmesso alla controparte dati anche riservati, come bilanci, preventivi ed altro materiale afferente alla causa. E sfido
chiunque ad affermare il contrario”. •
16
Stralcio dell’intervento del prof. Stefano Maggi, docente di storia
delle comunicazioni e del territorio dell'Università di Siena al convegno
organizzato presso l’università senese dal Cirap, ‘Centro di ricerca sull’amministrazione pubblica’ dal titolo ‘Sport e società nell’Italia del Novecento’. Oggetto della relazione ‘la storia dell’automobilismo dalle origini, strettamente legata alla storia dello sport’. Il convegno è stato
promosso dal prof. Saverio Battente.
in
Come all’inizio dell’Ottocento le ruote in ferro e il motore a vapore
avevano permesso l’affermarsi del treno, pneumatico e motore a combustione interna furono le innovazioni che consentirono “agli automobili” – come si diceva all’inizio – di
diffondersi sulle strade.
Nel 1891 René Panhard ed
Emile Levassor crearono un’automobile con telaio tubolare, su licenza Daimler-Maybach, e avviarono la costruzione artigianale di
vetture in fabbrica.
Nel 1892 Rudolf Diesel brevettò il motore che avrebbe preso il
suo nome. Tale motore aveva il vantaggio di funzionare con petrolio
non raffinato, che aveva un costo
inferiore rispetto alla benzina.
Come il treno era venuto dall’Inghilterra della rivoluzione industriale, all’inizio le “vetture automobili” arrivarono dalla Francia della Belle époque. La prima corsa fu la
Parigi-Rouen del 1894, vinta da un’automobile a vapore alla velocità media di 22 km/h. Nel 1895 venne organizzata la Parigi-Bordeaux e ritorno di 1180 km. Alla partenza si presentarono 21 vetture con tre diversi tipi di trazione: a vapore, con motore a scoppio e con motore
elettrico. In Italia aprì la serie delle competizioni una corsa Torino-Asti
del 1895, che fu un successo mondano.
Fin dall’inizio, l’affermazione dell’auto si intrecciò con quella dello
sport. I motori aumentarono sempre più la cilindrata per raggiungere maggiori velocità, ma divennero più piccoli di dimensioni per l’aumentato rendimento, con maggiori rapporti di compressione. Velocità significava competizione: da qui un forte impulso alla promozione sportiva.
La tabella seguente mostra la rapida evoluzione del primato di velocità dell’automobile sul chilometro lanciato:
1898: 63 km/h
1899: 66 km/h
1902: 124 km/h
1905: 175 km/h
1909: 202 km/h
1910: 211 km/h
1922: 215 km/h
1927: 307 km/h
principio
u
fl‘auto
Immagini tratte
dall’Enciclopedia
Italiana
Scriveva Filippo Tommaso Marinetti nel 1909 nel Manifesto dei futuristi:“Noi affermiamo che la magnificenza del mondo si è arricchita
di una bellezza nuova: la bellezza della velocità. Un automobile da
corsa col suo cofano adorno di grossi tubi simili a serpenti dall’alito esplosivo... Noi vogliamo inneggiare all’uomo che tiene il volante…”.
L’auto rimase a lungo appannaggio di una ristretta cerchia di ricchi
appassionati che potevano permettersi sia l’investimento iniziale sia i
costosi ricambi, ma rappresentò a inizio Novecento il principale “veicolo della modernità”, per la sollecita affermazione nell’immaginario
collettivo e per la rapida crescita di fabbriche nelle principali città. Anche la stampa specifica ebbe una precoce affermazione: nel maggio
1901 uscì a Milano «L’Auto. Rivista quindicinale illustrata dell’automobilismo in Italia e all’estero». Nel gennaio 1902 uscì «La Stampa Sportiva. Automobilismo ciclismo ippica atletica scherma», supplemento domenicale del quotidiano «La Stampa».
Nel maggio 1906 si tenne l’edizione inaugurale della Targa Florio,
promossa dall’imprenditore navale Florio e destinata a richiamare piloti
famosi da tutta Europa sulle strade sterrate della Sicilia. La corsa più famosa, la Mille Miglia su strada, fu istituita nel 1927 con itinerario Brescia-Roma e ritorno. La Mille Miglia si svolse per l’ultima volta nel 1957,
poi vennero vietate “le gare motoristiche di velocità su strada”.
Da allora l’automobilismo ha continuato a crescere con le corse nei
circuiti, soprattutto con la Formula 1, nata nel 1948, con il termine “formula” che fa riferimento alle regole di costruzione cui macchine e piloti
devono adeguarsi. •
andreabruschettini
atletica leggera 17
Anticipato già nello scorso numero, il bilancio
della stagione 2010 dell’atletica leggera senese
non può che approdare a un definitivo riassunto.
In passato tra novembre e dicembre l’attività
tendeva a fermarsi, negli ultimi anni invece abbiamo visto nascere una nuova coda di programma agonistico – o forse faremmo meglio a
chiamarlo anticipo sulla nuova annata –, con le
prime campestri del settore assoluto nazionale,
e dallo scorso anno il Gran Prix Toscano di cross.
Con l’eccezione di Maurizio Cito, che ha gareggiato in Piemonte nella prima campestre del
circuito nazionale che si chiuderà a marzo (per
lui una non esaltante 34^ posizione), gli altri atleti
hanno pensato solo a riprendere con intensità gli
allenamenti specifici del periodo invernale.
È il momento in cui si “carica”, ovvero si passano ore ed ore a incrementare costantemente la
mole di lavoro di quantità in pista/pedana e in
palestra, per creare la giusta base di resistenza
allo sforzo che più in là, in prossimità delle competizioni, sarà trasformata in qualità tecnica.
Mentre loro faticano, noi possiamo adagiarci, ricordando le migliori cose viste in questo 2010.
Saltano immediatamente alla memoria i tre
record provinciali assoluti conquistati da alcuni
giovanissimi, che stanno rimettendo a posto le
graduatorie all-time senesi. In ordine cronologico,
prima in giugno il 44”48 con cui il ventunenne
Filippo Costanti si è impossessato del record sui
400m; poi, pochi giorni dopo, il 5,99m di Alice
D’Auria nel salto in lungo, misura che le è valsa
anche la medaglia d’argento agli italiani under
20; infine il 12”13 della diciassettenne valdelsana Irene Siragusa nei 100m, bronzo ai campionati nazionali allievi.
Per rimanere a livello toscano, non sono mancati tre titoli toscani assoluti, tutti conquistati dalle
ragazze dell’Atletica 2005 di Colle Val d’Elsa:
la stessa Siragusa nei 100m, Chiara Giachi nei
3000 siepi e Serena Tronnolone nel giavellotto.
Passando ai settori giovanili, il conto di successi e medaglie diverrebbe un periglioso esercizio di stile contabile. Bastino qui ricordare due
importanti titoli toscani della TerreCablate Uisp
Atletica Siena, ovvero i 200m juniores conquistati
da Lorenzo Centini e gli 800m – sempre juniores
- di Riccardo Fratarcangeli. Citarne due per citarne tutti? In un certo senso sì, perché questi due
ragazzi hanno mostrato continui progressi nel
corso della stagione, elevandosi per qualità sopra agli altri pari età, con Centini che ha mostrato di essere quattrocentista di rango correndo
in 49”32; mentre il secondo è stato la scoperta
dell’anno, arrivando sul doppio giro di pista a siglare – pur ancora a corto di specifico allenamento - un notevole 1’58” 36.
Anche la stagione indoor aveva riservato piacevoli notizie per i colori atletici senesi, con molti
dei nomi già menzionati in grado di salire su podi
regionali o mettersi in luce a livello nazionale
(Costanti quinto sui 400m promesse).
Ma se guardiamo al marzo scorso, possiamo
già scorgere con certezza un risultato che diceva
molto sul futuro dell’annata di Chiara Bazzoni.
Siglare sui 400m 53”90 indoor, conquistando l’argento agli italiani assoluti, ha significato la posa di un primo mattoncino (di metallo
Grazie alla passione e all'impegno di tecnici, dirigenti
e genitori, il futuro dell'atletica senese non è a rischio
Ripar tiamo
dalle cer tezze
In primo piano, Filippo Costanti
pesante, a scanso di equivoci) che ha permesso
di gettare un ponte lungo fino a Barcellona, sede
del suo record italiano in staffetta (3’25”71) e del
quarto posto europeo.
Par ovvio vedere in questa talentuosa velocista di Bettolle l’apice del movimento dell’atletica
senese nel corso del 2010, perché Chiara ha
scritto un’importante pagina sportiva nazionale.
Nuove sfide l’attendono per il 2011 (se la federazione deciderà di partecipare, l’Italia è una
delle sei nazioni che ha diritto a prendere parte
alla staffetta 4x400m dei prossimi europei indoor
di Parigi – Bercy), ma i risultati di Chiara Bazzoni del 2010 non saranno dimenticati presto.
Così come la memoria non ci tradirà pensando ad Elisa Palmieri, che ad Ascoli –seguita
dall’esperto occhio di Nicola Silvaggi- continua
a crescere nel martello, dopo la partecipazione
alle Universiadi 2009: il bronzo agli italiani invernali ed estivi 2010; campionessa italiana universitaria, e un nuovo personale portato a
66,84m.
Dovremmo poi affiancare a questi bei nomi,
anche quelli di altri “emigranti” di lusso: il mezzofondista Maurizio Cito vincitore del primo
Gran Prix toscano di cross e nuovamente primo
– dopo il 2009 - nel Gran Prix Montepaschi; i
quattrocentisti Domitilla Bindi ed Emanuele Magi;
ancora il poco ricordato mezzofondista Emanuele Fadda (come Cito tesserato per l’Atletica
Castello di Firenze) capace di arrivare a 8’50”61
nei 3000m e 15’45”63 nei 5000m; le senesissime portacolori del CUS Sassari Elena Calzeroni
e Cristina Fornacelli, e vari altri che con differenti
risultati vestono maglie di società fuori provincia.
Scavando ancora, a voler essere onesti, i successi di tutti questi individui hanno poi una radice
comune, rintracciabile nei gruppi CAS, Esordienti, fino a salire su verso le categorie ragazzi
e cadetti (under 16), che le società d’atletica senesi curano da anni.
Un polo che si sta rafforzando in Val d’Elsa
(Olimpia Colle, Libertas Valdelsa, UP Poggibonsese, APD San Gimignano e Atletica 2005) e la
grande attività su Siena della Terre Cablate Uisp
Atletica Siena, sono le certezze del movimento
dell’atletica leggera a livello locale, dove confluiscono passione e impegno di tecnici, dirigenti
e genitori che “investono” su questo sport. Grazie anche al supporto delle istituzioni l’attività va
avanti, consci che mai nulla nell’organizzazione
di questo sport può essere dato per scontato. •
elenaborri
polisportiva 19
Appuntamento sabato 11 dicembre
Gli agonisti in passerella
Come ogni anno Mens Sana 1871 si appresta ad affrontare una nuova stagione agonistica presentando
tutti i propri atleti all’intera città: sabato 11 Dicembre alle ore 18:00, all’interno di un rinnovato Palazzetto
Giannelli e alla presenza degli sponsors Banca del Chianti Fiorentino e Monteriggioni Credito Cooperativo e
I.C.T. Logistica spa, l’intera famiglia biancoverde sfilerà per la 140^ volta al completo delle
sue diciotto sezioni. Quindi sarà la volta dei saluti dei rappresentanti delle Istituzioni Locali e
del Presidente Piero Ricci, recentemente insignito dal Coni della Stella di bronzo al merito
sportivo. Insieme a lui, a ricevere una targa, anche l’istruttrice Sara Fattorini, per l’impegno e
la dedizione con la quale ha diffuso il valore
dello sport. Seguiranno le consegne delle cinture ai karateka, e i premi alle due eccellenze
mensanine Giulia Leni, bronzo agli Europei
GAF di Birmingham 2010, e Luigi Allegrini, guanto d’oro 2009 e componente della Nazionale Italiana.•
Siena, 20 Aprile 1228. Davanti al Notaio Ildebrandino, Filippo Brunichi giura “non delapiderò a scacchi i soldi che ho avuto in prestito da
Dietavita Ponzi”.
È questa la più antica testimonianza del ‘Nobil Giuoco’ nella nostra città. Ai primi del Quattrocento gli scacchi si trovarono ancora coinvolti
negli anatemi contro le Vanità, stavolta di San
Bernadino. Quest’ultimo, in una sua predica asseriva infatti che uno dei suoi frati, Matteo da Cecilia, aveva bruciato “duomila settecento tavolieri in uno dì a Barzelona, che v’erano di molti
che erano d’avorio, e anche molti scachieri, e
convertì molte anime.”
Nel corso della storia alterne vicende, durante le quali a momenti bui si sono contrapposte più di una age d’or: nel 1876 il primo circolo
ufficiale, fondato dal purista e accademico Luigi
Mussini, quindi i recenti anni Settanta con la réunion in Via del Petriccio sull’onda dell’entusiasmo suscitato dai duelli all’ultimo sangue tra Fischer e Spassky. Nel 2002 l’ingresso in Mens
Sana, con la creazione di una Sezione che sì
dava man forte al primo emistichio del motto giovenaliano, ma al contempo contravveniva ad un
caposaldo della Polisportiva, se come ebbe a definirli Marchel Duchamp “gli scacchi sono uno
sport, uno sport violento”.
In biancoverde gli scacchisti senesi hanno
conquistato più di un titolo (brillante la loro performance d’esordio ai Nazionali 2007 di Palermo) e molti nuovi adepti. Ma senza ombra di
dubbio il traguardo apicale è stato raggiunto quest’anno, con l’affidamento alla sezione mensanina in tandem con la FIS, dell’organizzazione
delle fasi finali del Campionato Italiano Assoluto;
e poco importa se nessun senese nell’occasione
vestirà la maglia azzurra, in silenzio potremo ammirare esempi di rara arguzia e intelligenza, affascinanti fino all’ipnosi.
Dodici i campioni desiderosi di cucire sulla
propria maglia lo scudetto 2010. Il fenomeno diciottenne Fabiano Caruana, il più giovane del
gruppo, che nella classifica mondiale occupa il
trentesimo posto assoluto e nel proprio palmares
può già vantare tre titoli italiani. Il campione in
L'or ganizzazione delle finali del Campionato Italiano
Assoluto, rilancia l'interesse per gli scacchi in città
La mossa vincente
della Mens Sana
carica, Lexy Ortega e il trevigiano Michele Godena. E poi Carlo Garcia-Palermo, che da ragazzo ha sconfitto nientemeno che Bobby Fischer. E ancora un altro giovane rampante, il
bergamasco Sabino Brunello che tre anni fa inflisse a Caruana una dura sconfitta. Quanti finora citati possiedono il titolo di Grande Maestro: ma gli altri non sono certo disposti a fare la
parte dei comprimari, a cominciare dal trevigiano Alessandro Bonafede, campione italiano
Under 20 in carica e maestro FIDE, e i Maestri
Internazionali Carlo D’Amore, nella vita psichiatra, ed ancora i trevigiani Danil Dvirny e Daniele Genocchio, il leccese Pierluigi Piscopo, infine i fratelli Denis e Axel Rombaldoni,
rispettivamente di 21 e 18 anni, di Pesaro.
“Anche se nessun senese rientra nella
rosa degli ammessi al Campionato Italiano, è si-
curamente un grande onore poter ospitare una
manifestazione così importante” ha dichiarato
un orgoglioso Alessandro Patelli, direttore della
sezione mensanina. “Tanto più che in questo momento gli scacchi italiani godono di un momento
favoloso: per anni relegati nella bassa classifica
mondiale, stanno pian piano risalendo tra le
prime dieci formazioni, segno che la disciplina
è in forte crescita. Anche Siena, nel proprio piccolo, sta facendo molto per la divulgazione del
gioco, basti pensare che, oltre alle quotidiana
attività della sezione, solo nella scuola Cecco
Angiolieri 35 bambini hanno deciso di accostarvisi durante il doposcuola. Davvero una
grande soddisfazione per noi che coltiviamo
questa passione da anni”.
E chissà, forse è proprio a Siena che si nasconde il nuovo Caruana... •
20
Se avete l’abitudine di seguire lo sport in televisione, vi sarete
resi conto di quanto l’effetto mediatico ricerchi, in maniera quasi
ossessiva, l’immediatezza del singolo particolare attraverso cui sviscerare l’evento da ogni angolazione e ‘vivisezionarlo’ in qualsiasi
attimo. L’ultima frontiera di un ‘ ‘onnipotenza catodica’ (per così
dire) che ha portato nelle nostre case tutte le partite del mondiale
sudafricano, viste dalla panchina.
La pretesa era quella di farci sedere accanto all’allenatore, di
invitarci quasi (senza guardare la partita) a ‘leggere’ l’andamento
dell’incontro gustandoci i commissari tecnici ‘tarantolati’, messi
uno a fianco all’altro, come le
espressioni complementari di
opposti stati d’animo, sommatorie del risultato.
Elucubrazioni. Forse. Eppure questa idea un po’ bizzarra
ci spiega molto sull’importanza
e soprattutto l’efficacia comunicativa dei gesti, delle espressioni, degli sguardi e più in generale di un linguaggio del
corpo che, nel mezzo al rumo■ francescovannoni
roso e disordinato contesto di
una partita, ‘parla’ l’unico tono
chiaro (o comunque meglio
comprensibile) negli istanti dove avvicinarsi è pressoché impossibile.
La gravosità del compito tocca appunto agli allenatori. In ‘cattedra’ per tutta la settimana, il sabato o la domenica sembrano quasi
insegnanti preoccupati che i loro ragazzi sappiano mandare a memoria la didattica studiata in allenamento. Altrimenti i richiami ci
sono per tutti, titolari o riserve. Tutto il mondo è paese, intendiamoci. Ma la particolarità che salta agli occhi, sulla quale i ‘condottieri’ delle nostre benamate non fanno certo eccezione, è la profonda e preclara diversità che esiste, fra
calcio e basket, nel modo di recepire e
–diremo – (sempre che il termine non
appaia improprio)- accogliere indicazioni, suggerimenti e, naturalmente, decisioni di ogni tipo, adottate nel corso
di una partita, in base alle esigenze tattiche di un determinato frangente, alle
convinzioni personali del mister o a
quelle maturate nella testa del coach.
Chiamarsi, nel caso specifico, Antonio Conte o Simone Pianigiani (anche
se è doveroso precisare che il ragionamento impone tutta una serie di piccole
e grandi responsabilità che, per svariati
motivi, difficilmente vengono accettate
senza batter ciglio da chi ne vive gli effetti. Di fronte ai microfoni passa tutto:
nel dopo gara il ‘rispetto per le scelte’
è un refrain accomodante di chi già
pensa al prossimo impegno.
Soprattutto se – e il discorso può valere sia per i tecnici che per
i giocatori – si ha la fortuna e il privilegio di essere parte di un progetto importante, costruito e proteso verso l’obiettivo finale.
Ma guardate in campo: qualche smorfia, alcuni che sbuffano e
c’è anche chi esce con passo lento o a capo chino quando vede la
lavagna elettronica ‘illuminata’ dal proprio numero di maglia. Il tecnico va dritto per la sua strada; a volte (sempre più spesso…) ci
vanno anche i giocatori quando, uscendo dal terreno di gioco, scuotono la testa o rifiutano una stretta di mano e scendono frettolosamente negli spogliatoi per non incrociare niente e nessuno, a voler palesare la più totale contrarietà.
‘sfere
emotive’
emo
ive’
di
calciatori
ecestisti
le
Lo spirito di osservazione
o più semplicemente l’occhio
attento di uno sportivo poliedrico capace di cogliere dettagliatamente i caratteri peculiari
di questa o quella disciplina,
dovrebbe consentire a molti di
individuare e interpretare il diverso tenore di certi atteggiamenti estrapolati dentro gli
stessi contesti. Vi è mai capitato ad esempio di notare certe
reazioni su un parquet?
A scanso di equivoci occorre precisare che il nostro ragionamento non intende esprimere preferenze, ma vuol provare, al solo scopo di soddisfare la
curiosità, a capire quali siano e in che ‘sfera emotiva ’ si producano
le differenti reazioni di un calciatore e di un cestista, di fronte alle
decisioni del proprio allenatore. Naturalmente ben lungi dalle asserzioni inattaccabili e dalle teorie definitive.
Eppure, se qualcuno non addetto ai lavori ma semplice appassionato, gettasse l’occhio su una panchina di basket, o se, ancora,
la televisione dovesse scegliere un giorno di fare anche per la ‘palla
a spicchi’ il parallelo visivo dell’area tecnica, vedremmo forse gli
stessi coach tarantolati, facce espressive fissate da una foto in mimiche incomprensibili, ma raramente coglieremmo grave disappunto da parte di un componente.
Il ‘cinque’ ai compagni del giocatore sostituito non è quasi mai
puro formalismo. L’attenzione ai rimbrotti di chi ha in mano le redini della squadra sembra corrispondere alla giusta voglia di tornare in partita e provare ad applicarne il rilievo.
Il time-out ne è la prova autentica: la capacità di raccogliersi
che tutto il rospter dimostra in quel ‘minuto’ nel quale si lavora per
cambiare l’inerzia di un incontro o studiare lo schema da proporre
in pochi secondi. Eccolo l’elemento caratterizzante, la peculiarità
più diretta, il vero distinguo. Lo schema. L’espressione di costruzione del gioco.
Pensandoci bene stare in un 4-4-2 o in un 4-3-3 prevede il ruolo
specifico di ogni interprete, ma talvolta la serata di grazia di alcuni
di loro ‘salva’ l’opaca prestazione di altri. Nel calcio di oggi, insomma, gli episodi decidono molto se non tutto.
Per questo, forse, non riesce facile ai più l’esercizio di sana autocritica. Uscire dalla contesa, per molti professionisti delle gesta pedatorie, non diventa motivo di riflessione personale, ma si trasforma
sovente nella motivazione principale dell’esito di una partita. Quasi
come se ognuno si sentisse perno indispensabile dello… ‘schema’
(stavolta inteso nell’accezione del gruppo di gioco e quindi di lavoro). Proprio come nel basket, con la differenza sostanziale che sulle
tavole di un parquet, in mezzo alle difese a uomo o a zona, fra la 13-1, la 3-2 o qualsiasi altra soluzione disegnata sulla lavagnetta, raramente vince il singolo, e ognuno conosce tempi e movimenti di un
sincronismo perfetto. Etica del lavoro e sudore in palestra cementano il collettivo, e non sembra blasfemo pensare che possano favorire una maggior cultura del ruolo e gli annessi equilibri.
Intendiamoci: negare che anche tra i califfi dell’italica pallacanestro ci siano degli ‘scontenti’, sarebbe ipocrisia, ma viene da dire
che scelgano opportunamente forme meno appariscenti o spettacolari dei loro colleghi calciatori.
Alla fine, entro certi limiti, saremmo propensi all’indulgenza:
smorfie, nasi arricciati, sguardi interrogativi fanno parte di una familiarità espressiva, che al di fuori degli eccessi, umanizza la dimensione sportiva come spaccato di vita. A patto che i suoi attori
riconoscano la propria privilegiata condizione e non perdano il virtuoso costume della buona condotta. •
giancarlobrocci
cicloturismo 21
Diventa universale la copertura mediatica sulla corsa gaiolese,
mentre si delinea il calendario di iniziative del 2011
Sull’onda dei successi de “L’Eroica”, ormai
evento mondiale consacrato dalle dirette Rai, dai
suoi record di iscritti, dai suoi 744 stranieri al via e
da una copertura mediatica impressionante (“New
York Times” compreso), il ciclismo ha ormai in Gaiole in Chianti una sua piccola capitale. L’inaugurazione del centro delle Ex Cantine Ricasoli e la loro
destinazione sono un altro preciso segnale lanciato
al mondo sportivo della disponibilità del centro
chiantigiano a proporsi per un ruolo di spicco circa
il futuro di un grande sport come il ciclismo.
Ed il 2011 alle porte è un cantiere di idee, di
manifestazioni, di proposte che troveranno nel cuore
del Chianti una loro sede naturale, in mezzo a
strade, bianche e non, che sembrano fatte apposta
per rilanciare lo sport del pedale.
A Gaiole in Chianti, di certo e come al solito, si
concluderà la terza edizione del “Giro Bio”, ovvero
il Giro d’Italia Under 27; domenica 19 giugno,
dopo un tragitto che, partendo dalla Puglia, risalirà
il nostro Paese toccando un po’ tutte le Regioni meridionali e centrali. Ovviamente l’ultima tappa non
mancherà di riproporre le strade bianche che, proprio grazie a L’Eroica ed alle sue versioni per professionisti, dilettanti e donne, è tornata ad essere
uno scenario del grande ciclismo, sempre più ambito e fotografato.
Lo stesso Giro d’Italia maggiore l’anno scorso
si è avvalso della straordinaria botta d’immagine
derivatagli dalle strade del percorso permanente
de L’Eroica; la tappa di Montalcino, il suo fango,
sono rimasti nell’immaginario collettivo, ritagliando
per le bici spazi impensati anche nei media non specializzati.
L'Eroica,
punto di partenza
per un ciclismo nuovo
Anche quest’anno il Giro renderà omaggio all’idea, con un cammeo nel sud della nostra provincia arrampicandosi per il colle sterrato di Fighine, nel
Comune di San Casciano dei Bagni, la tappa che porterà la carovana rosa da Piombino a Orvieto.
Ma del gruppo che è nato attorno al recupero
del ciclismo eroico si è resa conto anche l’Unione
Ciclistica Internazionale, che gli ha proposto l’organizzazione della Coppa delle Nazioni, ovvero
una prova del mondiale a tappe per gli Under 23;
ora sono note anche le date: si svolgerà dal 19 al
23 aprile, settimana di Pasqua, 5 tappe (4 più
l’Eroica Espoir) riservate alle squadre nazionali di
tutto il mondo. Si svolgerà interamente in Toscana,
tra gli avvenimenti che serviranno ad avvicinare la
nostra Regione ai suoi Mondiali di Ciclismo 2013.
Ma l’intento di realizzare una “Coverciano del
Ciclismo” a Gaiole in Chianti è il fine ultimo delle
tante iniziative intraprese. Lo sport tutto ha bisogno
di ritrovare identità e trasparenze perdute, valori
originari, entusiasmi che l’estrema commercializzazione attuale ha snaturato; ai vertici si produce
del cinema, a volte neanche spettacolare, tutto il resto se non è noia, alla Califano, decade in scimmiottamenti che non hanno né il fascino nè i mezzi
per assomigliare a ciò che propongono le ribalte
maggiori, comandate dal business delle televisioni
e degli sponsor.
Il ciclismo ha risposto in modo sempre più convinto
alle proposte gaiolesi; dal presidente Di Rocco allo
staff medico-scientifico che fa capo al dott. Luigi Simonetto e la FCI tutta, l’idea è in progress. Però la cosa
più bella, il coronamento di un percorso ideale, è arrivata sabato scorso da Salsomaggiore, da una riunione dei Direttori Sportivi del mondo dei Dilettanti.
Alcuni di loro hanno proposto l’estensione del lavoro che viene fatto al Giro Bio, il monitoraggio sulla
salute biologica e morale dei ragazzi, al resto della
stagione; un “bollino verde”, un passaporto biologico, una cartella clinica, che la si chiami come si
vuole, ma di certo hanno ripreso e sviluppato l’idea
che un altro ciclismo è possibile, un ciclismo che tornerà ad essere fatto di fatica vera, di imprese estreme.
E ragazzi che nel terzo millennio scelgono uno
sport di così grande durezza, in modo limpido, torneranno a meritarsi l’appellativo che fu dei Giganti
della Strada: eroici, appunto. •
Un’immagine dell’Eroica 2010, con Cossona sullo sfondo
22 francobecci
associazionismo
Franco Betti
Numerosi titoli individuali ed un prestigioso secondo posto assoluto
su 52 team per la Squadra Piloti Senesi
Storico il 2010,
storiche le auto...
Al termine di ogni stagione
agonistica tutte le Associazioni tirano le somme sui risultati dei propri iscritti ed il
momento delle classifiche finali è sempre pieno di attese
per verificare quanto conseguito nell’anno trascorso. In un
settore come quello automobilistico, con un calendario di impegni che inizia a
marzo e termina a dicembre, già arrivare alla fine
è difficile e nonostante ogni pilota segua i propri
piazzamenti in tempo reale, al momento di vedere
le classifiche che sommano i punteggi delle singole
gare comincia ad aleggiare un clima di suspense
che poi si traduce in gioia per la vittoria o per un ottimo piazzamento.
La Squadra Piloti Senesi anche nel 2010 è riuscita a trasformare la suspense in gioia portando i
piloti che gareggiano sotto i colori del sodalizio senese alla conquista di cinque Titoli Nazionali della
Montagna Autostoriche, di un Titolo Assoluto e in
sette classi nello Challenge Salita Piloti Autostoriche. Nonostante i 50 anni di anzianità che rappresentano l’importante traguardo raggiunto lo
scorso anno, la scuderia senese non presenta segni
di stanchezza o mancanza di determinazione nel
raggiungere obiettivi importanti nell’ambito dello
sport dell’auto e nei Campionati Italiani indetti dalla
Commissione Sportiva Automobilistica Italiana che
rappresentano il più importante traguardo annuale
nell’ambito delle auto storiche. Marco Frenguellotti
con la Abarth 850TC, Antonio Vegni alla guida
della Lancia Fulvia 2C, Giancarlo Chianucci e la sua
Fulvia HF, Franco Betti con la BMW 2002 tii e Paolo
Mancini su Giannini 650 NP hanno conquistato il
Titolo Italiano nelle rispettive classi confermando anche per il 2010 risultati di altissimo prestigio. Il Campionato si svolge su dodici gare in tutto il territorio
nazionale, dal Piemonte alla Sicilia, e fregiarsi di
un titolo nazionale è la splendida conclusione di un
anno di sacrifici.
I risultati non sono mancati neanche nello Challenge Salita Piloti Autostoriche, uno Challenge che
ogni anno vede sempre crescere la sua importanza
e che permette di conquistare un Titolo Assoluto fra
tutti i piloti partecipanti prevedendo una classifica fiPaolo Mancini Giannini
nale che comprende tutti i raggruppamenti in cui sono
divise le vetture storiche in base alla loro anzianità.
E proprio in questa Classifica Assoluta la Squadra Piloti Senesi ha visto Paolo Mancini e Franco Betti per
tutta la stagione darsi una leale battaglia per la conquista dell’ambito Titolo Assoluto, battaglia che li ha
visti giungere a pari merito al termine delle gare previste e solo il regolamento per i casi di ex-equo ha
conferito poi la vittoria a Paolo Mancini. Quindi due
vincitori assoluti che solo le norme regolamentari
hanno portato al primo e secondo posto.
Nello stesso Challenge la vittoria in sette classi
è andata a Marco Frenguellotti nella classe F T850,
Antonio Vegni nella F T1150, Giancarlo Chianuccci
nella G1 GT1300, Franco Betti nella T2000, “Galops” nella TC600, Paolo Mancini nella TC700 e
Alessandro Trentini nella TC1300. Lo Challenge Salita Piloti Autostoriche prevede anche una classifica
per Scuderie e la Squadra Piloti Senesi si posiziona
al secondo posto assoluto su un totale di 52 scuderie partecipanti. Risultato di grande rilievo che dimostra il valore totale dei piloti del sodalizio senese
in campo nazionale.
La Piloti Senesi indice annualmente anche un
proprio Campionato Sociale e nel settore velocità
salita ha registrato il successo di Franco Betti seguito
da Paolo Mancini, Enrico Zucchetti, Marco Frenguellotti, Mario Lorenzetti ed a seguire tutti gli altri
piloti che si sono cimentati nelle cronoscalate. Di
questo Campionato mancano gli ultimi risultati delle
gare del settore Rally, che andranno a concludersi
nel mese di dicembre, e Francesco Cancelli con la
Fiat Abarth Trofeo sta avvicinandosi alla conquista
del successo in questo settore.
Quindi un grazie a tutti i piloti, che sotto i colori
della Squadra Piloti Senesi, hanno gareggiato su
tutto il territorio nazionale per il raggiungimento di
questi importanti risultati partecipando con le loro
vetture e lottando contro il tempo e gli avversari per
raggiungere le posizioni più alte del podio. Un grazie da estendere a tutti coloro che li hanno aiutati e
a tutti coloro che li hanno seguiti per arrivare a conquistare gli splendidi traguardi raggiunti.•
via
Vivaldi
sinfonia
da
una
6o
lunga
anni
I
Stefano Spizzichini
2009
2010
Quando gli anni
II
2010
non pesano
I
primi sessanta anni della Virtus, non
possono passare inosservati agli occhi di chi segue e ama lo sport senese a vario livello.
Gloriosa società sportiva, fondata
nel 1950 da “Don Basket”, l’immortale
Don Armando Perucatti, grande promotore e propugnatore della pallacanestro a Siena nell’immediato dopoguerra, quella rossoblù rappresenta
una vera e propria scuola di vita. Dire
Virtus a Siena, è individuare un chiaro
stile di vita in cui lo sport non è solo
espressione di un sano agonismo che
contribuisce a stimolare alcune capacità quali la costanza nel perseguire
gli obiettivi, il rispetto delle regole o
la tenacia nell’affrontare e superare le
difficoltà, ma un mezzo di trasmissione di valori universali, umani e cristiani, con cui favorire lo sviluppo integrale dell’individuo.
Da quella valle incantata appena
fuori porta Pispini, in fondo a via Vivaldi, sono passati tanti apppassionati
della pallacanestro che portano dentro di sé il ricordo indelebile degli insegnamenti di questo straordinario
Prete, peraltro subito condivisi dal
professor Bruno Casini, altra pietra
miliare del basket senese, e da quanti
in tutti questi anni hanno avuto l’occasione di diffondere i suoi principi,
oggi accolti da tutte le società sportive
senesi.
Ecco perché Mesesport non poteva
trascurare questo importante appuntamento che sarà festeggiato nel
giorno di Santa Lucia in quell’impianto fortemente voluto dal vulcanico ‘Don’, oggi purtroppo inadeguato alle esigenze di una società che
cresce sempre di più.
Buon compleanno quindi alla Virtus per suoi primi 60 anni di vita, con
l’augurio sincero di proseguire il suo
cammino mantenendo ancora alti
quei valori che da sempre la contraddistinguono. Ed in questa lieta occasione il pensiero non può non andare
verso quanti, con il loro impegno e la
loro abnegazione, hanno fatto sì che
oggi la Virtus sia una società conosciuta e stimata a livello nazionale anche, se non soprattutto, per il florido
settore giovanile. E un ricordo particolare va a Luca Finetti, grande allenatore e dirigente virtussino dalle
spiccate doti umane e grande conoscitore della pallacanestro, che ci ha
lasciati prematuramente nei giorni del
Palio di agosto di quest’anno.
Andrea Sbardellati
2009
La capacità
di sognare
N
2008
2008
1975
2010
on c’è stato forse un solo momento, nei sessant’anni di storia della Virtus, in cui il glorioso
sodalizio fondato da Don Perucatti
non abbia dovuto far ricorso alle proprie riserve di fantasia, passione, competenza e tenacia. Riserve pressoché
inesauribili, si direbbe, a giudicare
dalla personalità del fondatore, che
nel corso del tempo troviamo nelle vesti di presidente, di coach e perfino di progettista, oltreché naturalmente di sacerdote. Figura III
improponibile in una contemporaneità caratterizzata da una
esasperante – e spesso artificiosa - parcellizzazione delle
funzioni, Don Perucatti non ha
tralasciato nemmeno di allevare una generazione di tecnici e dirigenti che hanno saputo raccogliere
tanta eredità. Compito difficile quant’altri mai: evitare che una personalità
tanto consistente e pervasiva finisse
per divenire un ostacolo al futuro, un
impedimento al crescere di eredi all’altezza del compito.
Nel frattempo dal palazzetto di Via
Vivaldi transitavano tecnici come Cardaioli, Brenci e il prof. Casini, con risultati importanti soprattutto grazie
alla valorizzazione di un vivaio sempre generoso di talenti. Un vivaio dal
quale provengono anche dirigenti formati nella disciplina del campo come
Fabio Bruttini, presidente dal 1989,
anno a partire dal quale i settori giovanili della Virtus conseguono successi
a ripetizione fino a divenire uno dei
principali riferimenti in ambito nazionale.
Delle signore non si dice mai l’età,
ma di queste sessanta primavere la
Virtus può andar fiera. E del suo segreto: la capacità di sognare.
Massimo Bianchi
Assessore allo sport
Comune di Siena
S
essanta anni sono un bel traguardo, ma è anche l’età, per gli
umani, dove si deve far conto con
una parola che diventa, a seconda del
modo di vivere e di pensare, sogno o
incubo: pensione. Per una società sportiva come la Virtus invece non c’è il dilemma se mettersi a riposo o no, c’è
solo un breve soffermarsi su un sobrio
momento per festeggiare l’evento
(cena al palazzetto Virtus, lunedi 13 dicembre, ore 20.30, con invitati tanti
giocatori, allenatori, dirigenti, tifosi
che hanno fatto la storia della compagine rossoblu) per poi rituffarsi subito
nel vortice delle attività quotidiane.
C’è poco tempo per volgersi verso
il passato, anche se intenso e ricco di
momenti di gloria sportiva, ed anche
la “memoria storica” cui è stato commissionato per l’ennesima volta (trentennale, quarantennale, speciale promozione in B1 alle soglie dei
cinquanta) di tracciare la storia
IV della Virtus e che ligio ha rispolverato appunti, quaderni e
vetusti ritagli relegati in soffitta, sente la voglia di partire
dal presente, da questa magnifica realtà che è la Virtus attuale
per ricercare poi procedendo a
ritroso i momenti più significativi di
questi primi sessant’anni.
La Virtus 2010 vanta una base sociale composta da oltre 300 soci, la
prima squadra (per età media la più
giovane del girone) che per il tredicesimo anno consecutivo milita nella
massima serie dei campionati dilettantistici, circa 150 giovani che svolgono attività nel settore giovanile con
copertura di tutti i campionati, con annate che vedono una doppia partecipazione nelle categorie Eccellenza e
Open. Un movimento giovanile importante da anni ai vertici assoluti, con
partecipazioni plurime alle finali nazionali e due scudetti in bacheca. E per
coloro che non hanno più l’età per le
giovanili la società di piazzetta Don Perucatti offre loro la possibilità di fare
sport e giocare ancora tra le fila della
Maginot che partecipa al campionato
di promozione. Florido e di qualità il
Minibasket con oltre 100 iscritti.
Per gestire questa mole di attività
la società si è data una struttura organizzativa articolata e definita al cui
interno però prevalgono gli elementi
che da sempre sono la forza della Virtus: volontariato entusiasta e ricerca
costante di una partecipazione attiva
alle vicende societarie da parte dei genitori dei ragazzi.
Che ne dice “Professore”, mica
Momenti
Momen
di
gloria
male? Ci riferiamo naturalmente a Don
Armando Perucatti il fondatore della
società, il prete che nel 1950, nell’oratorio di via del Sole, aveva attaccato al
muro due canestri invitando gli attoniti
ragazzi che giocavano a calcio sul terreno non proprio regolare in terra battuta, ad avvicinarsi per apprendere i segreti che avrebbero consentito di
infilare il pallone dentro la retina.
Fatto il doveroso omaggio al personaggio che la Siena cestistica e non
ha forse dimenticato troppo presto (a
proposito, in questo 2010 che se ne
va è passato nel dimenticatoio il ventesimo anniversario della sua scomparsa), facciamo una carrellata su alcuni degli eventi più significativi che
hanno caratterizzato i 60 anni della
Virtus: i campionati conclusisi con la
promozione alla serie superiore.
Anno 1955-56
dalla Promozione alla Serie C
È la prima perla del prof. Perucatti
in panchina. L’anno precedente la
squadra era stata ammessa al campionato di serie C per meriti… di gioventù. Infatti la Federazione aveva accolto la domanda di ammissione per
la bassa età media della squadra: 16
anni e mezzo (e la politica dei giovani
trova continuità anche oggi). Si era
naturalmente, pur lottando onorevolmente, retrocessi, ma l’esperienza
accumulata si rivelerà preziosa. La
squadra infatti conduce la classifica a
lungo e ritorna con pieno merito nella
serie superiore.
Anno 1957-58
dalla Serie C alla Serie B
Secondo anello per Don Perucatti.
Il nucleo che costituisce l’ossatura
della squadra è maturato e sin dall’inizio la formazione senese si propone tra le favorite. La classe di Mulinacci e Campanini, la forza e l’agilità
di Bartali sotto canestro, unita alla dinamicità del play tascabile Muzzi, trascinano la Virtus verso la serie B dopo
aver espugnato il campo della diretta
rivale Affrico Firenze.
Anno 1965-66
dalla Promozione alla Serie D
Dopo un capitombolo, la Virtus decide di risalire ed allestisce una squadra esperta e di qualità e la affida alle
sapienti mani del padre della pallacanestro senese, il prof. Bruno Casini. È
lotta per tutto il torneo in emozionanti testa a testa con Costone e Sam-
montana Empoli. Nell’ultima giornata
il Costone, che guida la graduatoria
con due punti di vantaggio, ospita
l’Empoli; può chiudere il conto, ma sul
campo del ricreatorio è giallo. Con
l’Empoli in vantaggio c’è l’invasione
di uno spettatore che tenta di aggredire l’arbitro Bartolini di Grosseto. Da
quel momento la direzione arbitrale è
tutta a favore dei senesi che vincono
la partita, ma sul referto il direttore di
gara scriverà che per lui la gara è conclusa al momento dell’invasione con
l’Empoli in vantaggio. Partita persa al
Costone e tre squadre in parità. Si va
agli spareggi a Pisa ed il Costone (che
schiera per l’occasione Agnini e Peraro, due ex delle serie superiori) si
classifica al 1° posto, seconda la Virtus
a seguire l’Empoli. C’è una ristrutturazione dei campionati per cui i costoniani vanno addirittura in C mentre la Virtus sale comunque in serie D.
Anno 1968-69
dalla Serie D alla Serie C
La società di via Vivaldi affida alle
mani di coach Pasqualini una squadra
fatta apposta per salire di categoria.
Ai talenti senesi, tra cui spicca un ragazzetto secco come un “Chiodo”,
vengono aggiunti i livornesi Marmeggi e Soriani. E l’obiettivo prefissato non sfugge.
Anno 1977-78
dalla Serie D alla Serie C
Dopo la retrocessione dell’anno
precedente, la Virtus tenta di risalire
con il nucleo senese basato sulla classe
’56 e l’aggiunta del pivot Paolino Neri.
Esordisce in panchina Alfredo Barluc-
chi, ricco di glorie cestistiche acquisite
sul campo. L’ingegnere trasmette ai
ragazzi il suo carisma e la sua professionalità ed è una cavalcata trionfale:
imbattuti si vola in C.
Anno 1979-80
dalla Serie C alla Serie B
Il ritorno alla casa madre di Fabio
Giustarini, che porta la sua esperienza
acquisita nella massima serie, consente al resto della squadra (solito mix
di giovani con Umberto Campanini a
fare da chioccia) di fare un inaspettato
salto di qualità. La formazione rossoblu, sempre sotto la guida di Barlucchi, cresce progressivamente e ad
aprile è pronta per il volatone finale
con Virtus Imola e Montecatini. Il testa a testa si risolve solo all’ultima
giornata e per la Virtus, con pochi
mezzi e senza sponsor, è il paradiso.
Anno 1986-87
dalla Serie D alla Serie C
Al secondo anno sulla panchina virtussina, il vulcanico Roberto Morrocchi centra l’obiettivo. Tutti ragazzi senesi ma la qualità non manca, e per la
grinta ci pensa il coach... Un pizzico di
fortuna nell’ultima giornata con l’Empoli, avanti di due punti in classifica,
che fa harakiri in casa, ma nello spareggio a Lucca gli empolesi vengono
spazzati via: 79-66 (Babucci 21, Marotto 16, Ricci 11).
Anno 1994/95
dalla Serie C alla Serie B2
Dall’inizio degli anni ’90 è il prof.
Marco Collini ad avere le redini della
prima squadra ed al quinto tentativo
c’è il salto di categoria. L’esperienza di Letterio Visigalli è trai- V
nante, il tiro mortifero di Alberto Costantini determinante,
l’atletismo sotto canestro di Fabio Colonnello importante, e
poi ancora tanti ragazzi senesi
a farla da protagonisti. È un
campionato esaltante che si conclude
con un primo passo verso l’Olimpo del
basket.
Anno 1997/98
dalla Serie B2 alla Serie B1
Bruttini-Nch-Pisani-Collini: un team
per realizzare un sogno. Al terzo anno
della frequentazione in B2, l’impresa
di salire nella massima serie dilettantistica riesce. La Virtus domina la
prima fase ma c’è ancora lo scoglio del
gironcino a sei. I senesi sembrano
avere i santi contro e sono sconfitti a
Sant’Antino e a San Giovanni, ma sarà
proprio con i valdarnesi che nell’ultima giornata, in un Palavivaldi gremito, si giocano la promozione. La sinfonia è tutta Virtus che vince 92-71
(Valerio 20, Biganzoli 19, Costantini
11) e sale sul gradino più alto da dove
non ha ancor oggi nessuna intenzione
di scendere.
Fabio Francioni
Glob
lobuli
uli
F
rosso...blù
blù
nel sangue
VI
abio Bruttini, presidentissimo
della Virtus, deve avere ancora
mantenuto la mentalità del giocatore di basket. Che prima di entrare
in campo per giocare si concentra e si
estranea da ciò che lo circonda . Fargli domande prima di un impegno
della sua squadra è davvero un’impresa. Ti risponde con frasi secche,
senza troppi spunti per il cronista. Un
atteggiamento che la dice lunga sul’impegno che Bruttini, 54 anni, senese della Chiocciola, imprenditore
nel settore del legno, tre figli, due maschi ( di cui uno Davide gioca ad alti
livelli) e una femmina, si è preso nel
suo incarico di dirigere la Virtus. Che
dura da ben ventidue anni. Un periodo nel quale la società che fu di Don
‘Basket’ Armando Perucatti, è cresciuta molto uscendo dall’anonimato
delle serie minori per approdare fino
alla serie A dilettanti. Ma imponendosi nel basket italiano anche come
una delle società leader nella cura del
settore giovanile con una politica di
valorizzazione dei giovani di talento.
Una politica che certo Bruttini, figlio
d’arte (suo padre Mario da presidente
della Mens Sana realizzò il palasport
di viale Sclavo) ha attuato con impegno e continuità fino ad oggi. E i risultati si sono visti. La Virtus in ogni
caso è stata presente in maniera consistente nella sua vita sportiva.
”Il primo contatto con questa realtà,
l’ho avuto quando avevo appena dieci
anni, complici alcuni amici che vi giocavano a minibasket. La prima volta che
sono entrato in quel palazzetto sarà
stato il 1966…”.
Ma da giocatore ha iniziato alla
Mens Sana sponsorizzata Sapori arrivando alla prima squadra allenata da
Ezio Cardaioli, (“con il quale non c’era
un gran feeling – come ammette lui
stesso – ma ogni allenatore ha le sue
idee”) nel campionato 1974 /75.
Successivamente è ritornato alla
Virtus come giocatore allenato da
Sandro Finetti, che oggi cura il settore minibasket della società.
“Appese le scarpe al chiodo, ho fatto
il vice allenatore di Alfredo Barlucchi, poi
sono entrato nel consiglio della società e
quindi presidente”. Un ruolo che ha
svolto cercando sempre di andare
avanti e di migliorare “perché se di deve
andare avanti tanto per fare cose è meglio non farle. Meglio farle bene, mi pare”.
Ecco, questo modo di vedere le
cose è stata la spinta per fare arrivare
la Virtus ai livelli attuali. Ventidue anni
di crescita dunque anche se certo non
sono mancati problemi e difficoltà che
con l’esperienza sono stati superati.
Le squadre più significative per il presidente, quelle che a suo parere hanno
segnato la storia della Virtus della sua
lunga gestione “sono state quelle della
promozione dalla C1 alla B2, allenatore
Marco Collini, quella della promozione
in B1 sempre con Collini ( che è stato in
panchina per ben nove anni ndr),
quella del secondo anno della gestione
di Salieri (coach di grande bravura ma
con un caratterino.., ndr) che ha vinto la
Coppa Italia e poi quella del primo anno
di Marcello Billeri”.
In ogni caso per Bruttini la Virtus è
un avventura che ancora continua nonostante i problemi che la società
deve affrontare soprattutto in un periodo di crisi come l’attuale nel quale
occorre utilizzare al meglio le risorse
finanziarie disponibili.
2008
1997/98
VII
1986/87
Augusto Mattioli
1975
1997/98
1970...
1996/97
2010
P
roprio qualche giorno fa, rovistando nei cassetti della mia libreria, mi è capitata fra le mani
la medaglia che commemorava i primi
40 anni della Virtus. Una cerimonia
semplice, allora, con ex giocatori e allenatori che nel campetto di via Follonica, prima, e in via Vivaldi, poi, avevano scritto qualche paginetta del
libro che racconta la storia di questa
gloriosa società. Mi pareva fosse successo appena l’altro ieri…e invece la
telefonata di Fabio Neri, uno che alla
Virtus è nato ed “invecchiato”, mi invitava alla cena del 13 dicembre, Santa
Lucia, per festeggiare il sessantesimo
compleanno della Virtus. Ma come?
Sono passati altri 20 anni?!? Alla Virtus, io Costoniano e ragazzo del
Donvi, e Mensanino per gli incastri
della vita, sono profondamente attaccato per sempre riconoscente.
Qui ho chiuso, nel 1989, la
mia parabola di allenatore. E
VIII l’ho chiusa dopo aver colto uno
dei successi più importanti e significativi della mia carriera di
tecnico fatto in casa.
Certo, resta nella mente la
prima squadretta allenata al Costone, indimenticabili i ragazzi
del 1958 della Mens Sana che sfiorarono il titolo regionale, quelli del ’61
che vinsero l’allora Trofeo Coca Cola e
quelli meravigliosi del 1965 che approdarono alle finali nazionali di categoria cadetti e juniores…ci metto anche le sei panchine in serie A, in viale
Sclavo, nell’era di Ezio Cardaioli e poi
nel passaggio di Tonino Zorzi, ma una
promozione da capo allenatore, seppure dalla D alla C, ha tutto un altro sapore. E lo spareggio di Lucca contro
l’USE Empoli, dinanzi a tanti tifosi arrivati a sostenerci da Siena, resta uno dei
ricordi più belli e nitidi della mia vita
sportiva. E non solo...
Per me quelle stagioni alla Virtus,
prima nelle giovanili e poi in prima
squadra, restano specialissime. Vere e
proprie lezioni di vita.
Vuoi mettere poter vivere, anche
se per poco, fianco a fianco con un
grande educatore, nonché mito della
pallacanestro senese come Don Armando Perucatti? Il Perucatti, il geniale professorino, della società di Via
Vivaldi, è stato il fondatore “unico”,
e nel tempo, presidente, segretario,
economo, allenatore e ..magazziniere, come scrisse l’indimenticabile
“maestro” Bruno Casini nel numero
unico, dato alle stampe nel quarto
decennale della nascita della società
rossoblù.
Una lezione
di
vita
1989/90
1970...
Donbasket - come venne soprannominato - ha il grande merito di aver
costruito, con un cemento dove si mischiavano indomito coraggio, debiti,
incoscienza, lacrime e sangue, il primo
palazzetto a Siena – siamo agli inizi
degli anni sessanta - dedicato alla
palla a spicchi.
Da lui ho imparato diverse cose, sul
piano puramente tecnico, e soprattutto dal punto di vista umano. Mi
colpì il fatto che nei momenti più difficili di una partita non volesse chiedere mai “minuto”. Gli domandai il
perché, muovendogli una velata critica… con un mezzo sorriso mi disse
che il “time out” avrebbe potuto colpire l’animo, la sensibilità e l’orgoglio
dei giocatori. Quella semplice, ma autentica, lezione di filosofia non mi è
forse servita nei momenti più concitati di qualche partita, magari per vincerla, ma l’ho messa a fondamento
della mia piccola storia di educatore,
prima padre e ora nonno. Serve a
poco rimarcare gli errori; meglio sottolineare con sincera partecipazione
una cosa, anche la più piccola, se fatta
bene o male poco importa, ma fatta
con onestà e con impegno.
Alla Virtus c’era, allora, come credo
ci sia ora, tanta passione genuina. Le
casse erano quasi sempre vuote e i dirigenti facevano i salti mortali per far
quadrare i conti. All’inizio di ogni stagione Fabio Neri, il geometra Luciano
Bini, il Mannini, mi ripetevano sempre
la solita solfa. Roberto non c’è una lira;
bisogna fare con quello che abbiamo
in casa. Impossibile fare acquisti, al
massimo qualche prestito a titolo
pressoché gratuito. E meno male che
in casa c’erano giocatori bravi, a volte
matti come cavalli matti, ma balzani
da tre come sono i cavalli del re. E soprattutto uomini di cuore, veri, che,
1996/97
vedi caso, anche dopo, attaccate le
scarpette al chiodo, hanno saputo intessere relazioni sociali importanti, facendosi largo nei più disparati campi.
La stoffa era già buona…ma forse anche il modello Virtus ha lasciato loro
qualcosa da giocarsi sul tavolo che
conta, quello della quotidianità, della
famiglia, della contrada, del mondo
della cultura, nel lavoro…
La Virtus era una famiglia…lo so, si
dice sempre così, anche quando i fratelli sono… coltelli, ma non trovo una
parola che sia la sintesi appropriata di
quella Virtus. Il Bonin, il Bruni, il Rossi,
il Bicchi, il Manasse, e poi il Mattioli, il
Piperno e anche il Francioni che, per
troppo amore, ci metteva in croce sul
Corriere di Siena, il Martinelli, Sandro
Finetti, il Biagini. Assoluta sincerità,
mai un colpo basso e splendida unità
di intenti. Come deve essere in una famiglia che si rispetti.
Ho fatto in tempo a vedere un giovane Presidente muovere i suoi primi
passi alla Virtus e nell’ambiente, a
volte stranamente complesso e problematico, della nostra pallacanestro.
Parlo di Fabio Bruttini. È alla guida
di questa società non so più da quanti
anni. L’ha portata fino ai fasti della A Dilettanti, e lì la tiene, non so con quali capitali. Ha sfiorato anche il grande salto
in A2. Ha messo in bacheca una Coppa
Italia di categoria, ed ha costruito un
settore giovanile di primissimo livello,
vincendo scudetti e sfornando campioncini buoni per tutte le stagioni.
La Virtus vista dal di fuori sembra
una Società diversa da quella che ho
conosciuto io, più organizzata e più
moderna. Tutto giusto, per carità, basta che al suo interno sia ancora viva
la fiammella del focolare, quello intorno al quale si riunisce la famiglia…
Roberto Morrocchi
IX
1988/89
L
a Virtus è sempre stata una società improntata alla formazione
dei giovani, sia sul piano sportivo
che sociale. Numerosi sono gli atleti
che si sono fatti le ossa sotto la guida
di Don Perucatti e degli allenatori che
si sono succeduti alla Virtus a partire
dal campino di Via Follonica fino al palazzetto di via Vivaldi, il primo coperto
nella storia della nostra città. Giocatori come Giorgio Mulinacci, Alessandro Cappelli, Fabio Giustarini sono
tutti cresciuti alla Virtus e per anni
sono stati fra i migliori cestisti senesi.
Negli anni la Virtus ha anche prodotto
squadre di valore. Particolarmente significativa la leva del ’56 (Simone
Gambelli, Badini, Piochi, Monaci,
Franci, Dimitri) che per anni ha costituito il nucleo della prima squadra arrivando fino alla serie B nel 1980. Nel
frattempo l’annata ’53 della sezione
femminile aveva raggiunto le
finali nazionali perdendo con
X onore contro la Geas Sesto San
Giovanni di Mabel Bocchi. Patrizia Capannoli, Sandra Giubbi, Elena Alberico, Elisabetta
Tancredi, erano tra le colonne
portanti di quella squadra affidata per le finali a Giorgio Mulinacci. In campo maschile si ricorda
una finale nazionale cadetti sfiorata
con l’annata ‘68 nella quale spiccavano Puccetti e Bonci mentre la prima
finale nazionale raggiunta è, a livello
Cadetti, con l’annata ‘78 nel 1995 a
San Vincenzo coach Carlo Piperno. I
giocatori più rappresentativi di quella
squadra, che già aveva vinto il titolo
regionale propaganda nel 1991
quando la allenava Mario Bruni, erano
Giacomo Brandini, Alessio Cencioni e
Samuele Farnetani. La Virtus a partire
dalla seconda metà degli anni ottanta
era infatti ripartita con decisione nel
settore giovanile ed in particolare era
stato decisivo l’impulso fornito dal ritorno del prof. Alessandro Finetti, capace di formare gruppi molto competitivi a livello regionale come le
annate 76-77-78-80-81-84-86. Nel
1998, con l’arrivo in B1 della prima
squadra, la Virtus inizia anche ad allargare i propri orizzonti fuori dai confini senesi ed arriva nella propria foresteria Stefano Ratta, mentre in
quella stagione come responsabile
tecnico del settore giovanile c’è Maurizio Lasi. Nel ’99 viene chiamato a sostituire Lasi, approdato nei senior a Fabriano, Umberto Vezzosi e viene
implementata la foresteria con l’arrivo
di due promettenti ragazzi del 1984,
Francesco Amoni e Vincenzo Di Vic-
Il
fiore
occhiello
all’
caro. Vengono così raggiunte le finali
Nazionali cadetti con il gruppo 83-84
nel 2000 a Salsomaggiore e, da quella
stagione, la Virtus riuscirà sempre a
piazzare almeno una squadra alle finali nazionali di categoria. La prima finale assoluta arriva nel 2002 con gli
Juniores (83-84) guidati da Palumbi,
sconfitti a Latina dal Campus Varese.
Nel 2003 a Rimini viene invece vinto il
primo scudetto Juniores con il gruppo
84-85 in finale contro la Pallacanestro
Giovane Varese, anche se la partita più
difficile rimane la semifinale contro la
Virtus Bologna di Belinelli e Vitali.
Amoni. Agosta, Di Viccaro, Coronini,
Daniele e Davide Bruttini, Daviddi,
Gambelli, Bindi, Piccini, Castelluccia,
Spinelli, Seroni e Gialloreto guidati
ancora da Filippo Palumbi e dagli assistenti Tommasi e Cancelli sono gli artefici dello straordinario successo rossoblu. Nel 2004 la Virtus porta alle
finali nazionali tutte e 4 le formazioni
eccellenza, unica in Italia a riuscire nell’impresa, e disputa anche la finalissima under 20 contro la Mens Sana a
Martina Franca. Il derby in finale viene
replicato l’anno dopo a Lignano nella
categoria Juniores 87-88, con il successo della Mens Sana di Pianigiani
sulla Virtus di Piatti che ha comunque
la soddisfazione di vedere Davide
Bruttini premiato come Mvp della manifestazione. Nel 2007 porta alle finali
un gruppo interamente senese ai
quarti di finale negli under 14 (annata
1993 - allenatore Piperno), mentre nel
2008 vengono ottenuti due incredibili
quarti posti con Under 19 (annata 8990 allenatore Vezzosi) e Under 17 (annata 91-92 allenatore Romani), sconfiggendo nei quarti di finale le più
quotate Virtus Bologna e Benetton
Treviso, prima di cedere in semifinale
in entrambi i casi alla Mens Sana, al
termine di due partite tiratissime. Nel
2009, con il gruppo ’94, la Virtus coglie il suo secondo scudetto, il primo
per Vezzosi, vincendo nettamente a
Bormio la finale contro Desio, grazie
soprattutto alle prove di Bianconi, Imbrò, Rovere e Tessitori, ottimamente
supportati dal gruppo dei senesi guidato da capitan Franci. In totale la Virtus ha raggiunto 25 Finali Nazionali
(di cui 24 negli ultimi 10 anni) ma non
bisogna dimenticare che la finalità
principale del settore giovanile è
quella di produrre giocatori. In questo
senso la Virtus può contare oltre 40
propri tesserati che hanno avuto almeno una chiamata nelle nazionali di
categoria, mentre ben 10 elementi
sono arrivati a calcare i parquet dei
campionati professionistici e molti altri invece sono approdati nei campionati di A o B dilettanti, spesso dopo
aver esordito con la maglia della
prima squadra.
Simone Neri
Le nostre finali nazionali
Categoria (annate)
Cadetti (78-79)
Cadetti (83-84)
Cadetti (84-85)
Allievi (86)
Juniores (83-84)
Cadetti (85-86)
Allievi (87)
Juniores (84-85)
Cadetti (86-87)
Under 20 (84-85)
Under 18 (86-87)
Under 16 (88-89)
Under 14 (90)
Under 18 (87-88)
Under 16 (89-90)
Under 18 (88-89)
Under 16 (90-91)
Under 18 (89-90)
Under 16 (91-92)
Under 14 (93)
Under 19 (89-90)
Under 17 (91-92)
Under 15 (94)
Under 19 (90-91)
Under 17 (93-94)
Anno
1995
2000
2001
2001
2002
2002
2002
2003
2003
2004
2004
2004
2004
2005
2005
2006
2006
2007
2007
2007
2008
2008
2009
2009
2010
Luogo
San Vincenzo
Salsomaggiore Terme
Loano
Porto San Giorgio
Latina
Porto San Giorgio
Bormio
Rimini
Biella
Martina Franca
Salsomaggiore Terme
Palermo
Porto San Giorgio
Lignano Sabbiadoro
Martina Franca
Pescara
Martina Franca
Pordenone
Montecatini Terme
Bormio
Venezia
Barletta
Bormio
Salsomaggiore Terme
Vasto
Risultato (V-P)
Primo turno (1-2)
Primo turno (0-3)
Quarti di finale (3-1)
Quarti di finale (2-2)
2° posto (5-1)
Primo turno (1-2)
4° posto (3-3)
Scudetto (6-0)
Quarti di finale (3-1)
2° posto (5-1)
Primo turno (0-3)
Primo turno (1-2)
4° posto (4-2)
2° posto (5-1)
Quarti di finale (2-2)
Quarti di finale (3-1)
Quarti di finale (3-1)
Quarti di finale (3-1)
Primo turno (0-3)
Quarti di finale (2-2)
4° posto (3-4)
4° posto (3-3)
Scudetto (6-0)
Ottavi di Finale (1-3)
3° Posto (4-2)
XI
Una
storia
di sport
e di uo
uomini
mini
1970/71
Serie C
Campanini, Cappelli, Carrara, Fattorini, Franchi, Giustarini, Pascucci, Pianigiani, Taglialatela, Viti.
Allenatore: Prof. Perucatti
1971/72
1950-51
Campionato regionale Juniores
1951-52
Campionato regionale Allievi
1952-53
Campionato regionale Allievi
1953/54
Campionato 1ª Divisione
1954/55
Serie C
XII
Bartali, Bechelli, Bigi, Bonini, Campanini, Dreassi, Leoncini, Marchetti, Montermini, Mulinacci, Muzzi.
Allenatore: Prof. Perucatti
1955/56
Promozione
Bartali, Bechelli, Bigi, Bonini, Campanini, Leoncini, Marchetti, Montermini, Mulinacci,
Muzzi.
Allenatore: Prof. Perucatti
1956/57
1961/62
Serie B
Bartali, Biagini, Brenci, Cappelli, Cardaioli,
Chiereghin, Falaschi, Firmati, Mulinacci, Platania, Putti, Simoni, Taglalatela.
Allenatore: Prof. Cardaioli
1962/63
Serie B
Biagini, Bracci, Cappelli, Casini S., Chiereghin,
Falaschi, Firmati, Mulinacci, Platania, Putti, Simoni, Taglialatela, Ticci.
Allenatore: Brenci
1963/64
Serie B
Biagini, Bracci, Cappelli, Casini S., Chiereghin,
Firmati, Franchi E., Franchi F., Mulinacci, Neri,
Platania, Taglialatela, Ticci.
Allenatore: Prof. Perucatti
1964/65
Serie B
Biagini, Bracci, Cappelli, Casini S., Castellani,
Firmati, Maratia, Mulinacci, Neri, Taglialatela.
Allenatore: Prof. Perucatti
1965/66
Serie C
Promozione
Bartali, Bechelli, Bigi, Bonini, Campanini, Leoncini, Marchetti, Montermini, Mulinacci,
Muzzi.
Allenatore: Prof. Perucatti
Biagini, Cappelli, Casini So, Ferrini, Gorelli, Maratia, Mulinacci, Neri, Ninci, Taglialatela, Venturini.
Allenatore: Prof. Casini
1957/58
1966/67
Serie C
Serie D
Babucci, Bartali, Brenci, Bruni, Busini, Calogero,
Campanini, Donati, Leoncini, Mulinacci, Muzzi,
Putti, Viti.
Allenatore: Prof. Perucatti
Biagini, Capanni, Casini S., Focardi, Franchi,
Francioni, Mazzini, Mulinacci, Neri, Pasqualini,
Piccolomini, Taglialatela.
Allenatore: Ferrarini
1958/59
Serie B
Bartali, Bianciardi, Brenci, Busini, Calogero,
Campanini, Donati, Leoncini, Mulinacci, Muzzi,
Platania, Viti.
Allenatore: Prof. Perucatti
1959/60
1967/68
Serie D
Biagini, Firmati, Focardi, Franchi, Giustarini,
Mazzini, Mulinacci, Neri, Piccolomini, Romei,
Taccioli, Taglialatela, Tenerini.
Allenatore: Ferrarini, poi Pasqualini
1968/69
Serie B
Serie D
Bartali, Bianciardi, Brenci, Campanini, Donati,
Leoncini, Mancini, Mulinacci, Muzzi, Platania,
Putti, Sollazzini, Viti.
Allenatore: Prof. Perucatti
Biagini, Cappelli, Franchi, Giustarini, Marmeggi, Neri, Piccolomini L., Piccolomini N., Piccolomini S., Soriani, Taglialatela.
Allenatore: Pasqualini
1960/61
1969/70
Serie C
Cappelli, Carrara, De Stefano, Fattorini, Franchi, Gabelli, Giubelli, Mannari, Pascucci, Pianigiani, Viti.
Allenatore: Prof. Perucatti
1972/73
Serie C
Bonelli, Cappelli, Carrara, Fattorini, Franchi,
Mannari, Mazzini, Protasi, Romei, Taccioli, Taglialatela, Viti.
Allenatore: Prof. Finetti
1973/74
Serie C
Badini, Bartali, Casprini, Dimitri, Fattorini,
Franci, Gambelli, Monaci Piochi, Tirabosco, Viti.
Allenatore: Prof. Perucatti
1974/75
Serie C
Badini, Bartali, Boccini, Bonucci, Bruttini, Campanini, Dimitri, Franci, Franchi, Lami, Monaci,
Piochi, Viti.
Allenatore: Prof. Finetti
1975/76
Serie C
Bacci, Badini, Bartali, Cappelli, Fattorini, Franci,
Franchi, Gambelli, Lami, Monaci, Piochi, Zani.
Allenatore: Prof. Finetti
1976/77
Serie C
Badini, Bartali, Brutini, Campanini, Cappelli, Dimitri, Franci, Franchi, Gambelli, Lami, Monaci,
Zani.
Allenatore: Prof. Finetti
1977/78
Serie D
Badini, Bartali, Bruttini, Campanini, Franci,
Gambelli, Lami, Monaci, Neri, Piochi, Zani.
Allenatore: Barlucchi
1978/79
Serie C
Badini, Bartali, Bruttini, Campanini, Franci,
Gambelli, Monaci, Neri, Piochi, Turolla, Zani.
Allenatore: Barlucchi
1979/80
Serie C
Badini, Bagnacci, Bartalini, Bindi, Campanini,
Cantagalli, Ceccarelli, Franci, Frati, Gambelli,
Giustarini, Lami, Velli.
Allenatore: Barlucchi
1980/81
Serie B
Serie C
Serie B
Bartali, Biagini, Brenci, Campanini, Cardaioli,
Consorti, Firmati, Leoncini, Mancini, Mulinacci,
Muzzi, Platania, Viti.
Allenatore: Prof. Cardaioli
Biagini, Cappelli, Colonnacchi, Franchi, Giustarini, Marmeggi, Mazzanti, Neri, Pellegrini,
Soriani, Taglialatela, Tilli.
Allenatore: Pasqualini
Badini, Bagnacci, Bartalini, Cantagalli, Ceccarelli, Dimitri, Frati, Gambelli, Monaci, Piochi,
Ricci, Velli.
Allenatore: Barlucchi
1981/82
1991/92
2001/02
Serie C
Serie C
Serie B1
Babucci, Badini, Bagnacci R., Bagnacci S., Bruttini, Cantagalli, Franci, Galoppi, Gambelli,
Lami, Monaci, Piochi, Ricci, Velli.
Allenatore: Barlucchi
Aprea, Borghi, Cantagalli, Chesi Cocchia C., Colonnello, Firmati, Fossati, Locatelli, Morini, Riccucci, Tanganelli.
Allenatore: Prof. Collini
Agosta, Amoni, Bottiroli, Brigo, Bruttini Daniele, Carpineti, Casalvieri, Cattani, Coronini,
Di Viccaro, Esposito, Feliciangeli, Gambelli, Gasparotto, Grobberio, Paoli, Rossi L.
Allenatore: Merletti, Schiavi
1982/83
1992/93
Serie C
Serie C
Babucci, Badini, Bagnacci R., Bagnacci S., Berni,
Bruttini, Cantagalli, D’Angelo, Franci, Frati, Galoppi, Gambelli, Ricci.
Allenatore: Barlucchi
Aprea, Borghi, Bruttini R., Carapelli, Colonello,
Firmati, Fossati, Giustarini, Locatelli, Morini,
Riccucci, Tanganelli.
Allenatore: Prof. Collini
1983/84
1993/94
2002/03
Serie B1
Agosta, Binotto, Brigo, Bruttini Daniele, Coronini, Di Viccaro, Gironi, Masieri, Nocioni, Porcellini, Rossi L., Rossi Pf.
Allenatore: Schiavi, Vezzosi
2003/04
Serie C2
Serie C
Serie B1
Badini, Bruttini, Cantagalli, Ceccherini, Dimitri, Franci, Frati, Galoppi, Gambelli, Massacci,
Monaci, Neri.
Allenatore: Barlucchi
Aprea, Bisconti, Bruttini R., Firmati, Fossati, Giustarini, Locatelli, Tanganelli, Tommasi, Visigalli.
Allenatore: Prof. Collini
Agosta, Alosa, Amoni, Binotto, Brigo, Bruttini
Daniele, Bruttini Davide, Coltellacci, Coronini,
Daviddi, Dell’Agnello, Di Viccaro, Farnetani,
Rossi L., Zecca.
Allenatore: Danna, Vezzosi
1984/85
Serie C2
Bartalini, Cantagalli, Dimitri, Favilli, Ferrini,
Franci, Fratagnoli, Frati, Galoppi, Gambelli, Marotto, Massacci, Neri.
Allenatore: Barlucchi
1985/86
Serie D
Angiolini, Capannoli, Ceccatelli, Dimitri, Favilli,
Galoppi, Gucci, Lazzeroni, Marotto, Massacci,
Ricci, Tanganelli.
Allenatore: Morrocchi
1986/87
Serie D
Babucci, Bonucci, Cannoni, Cantagalli, Ceccatelli, Dimitri, Galoppi, Guasparri, Mannini, Marotto, Martinelli, Ricci, Tanganelli.
Allenatore: Morrocchi
1987/88
Serie C
Babucci, Bonechi, Cannoni, Cantagalli, Ceccatelli, Cocchia C., Dimitri, Firmati, Marotto, Martinelli, Puccetti, Ricci.
Allenatore: Morrocchi
1988/89
Serie C
Cantagalli, Ceccatelli, Cocchia C., Dimitri, Firmati, Giustarini, Lazzeri, Marotto, Ricci, Tanganelli.
Allenatore: Morrocchi
1989/90
Serie C
Anselmi, Bacci, Bonechi, Brogi, Cantagalli, Ceccatelli, Cocchi C., Cocchia P., Firmati, Giustarini, Locatelli, Marotto, Tanganelli.
Allenatore: Morrocchi
1990/91
1994/95
Serie C
Aprea, Bisconti, Bruttini A., Cini, Colonnello,
Costantini, Firmati, Giustarini, Solventi, Tanganelli, Tommasi, Visigalli.
Allenatore: Prof. Collini
1995/96
Serie B2
Aprea, Braccagni, Bruttini A., Cagnazzo, Cencioni, Cini, Colonello, Costantini, Farnetani, Firmati, Solventi, Sulpizio, Tommasi, Visigalli.
Allenatore: Prof. Collini
1996/97
Serie B2
Aprea, Braccagni, Brandini, Cencioni, Costantini, Farnetani, Firmati, Mancini, Reggi, Sulpizio, Valerio, Visigalli.
Allenatore: Prof. Collini
1997/98
2004/05
Serie B1
Amoni, Brigo, Bruttini Davide, Burini, Cutolo D.,
Falossi, Farnetani, Giuri, Macaro, Marconato, Ragionieri, Raschi, Scorrano, Soro, Spinelli.
Allenatore: Vezzosi, Gebbia
2005/06
Serie B1
Alessandri, Amoni, Binetti, Bruttini Davide, Coronini, Cutolo C., Farinon, Gatti, Gattoni, Giuri,
Gori, Macaro, Rullo, Soro, Spinelli.
Allenatore: Piatti, Binetti
2006/07
Serie B1
Amoni, Alessandri, Avanzini, Bacchi, De Min,
Diomede, Mei, Pugi, Rossi E., Raschi, Tomasiello.
Allenatore: Salieri
2007/08
Serie B2
Serie A Dilettanti
Angelini, Aprea, Biganzoli, Braccagni, Cencioni, Costantini, De Raffaele, Firmati, Franchi,
Griffin, Sulpizio, Valerio, Visigalli.
Allenatore: Prof. Collini
Ammannato, Casadei, Dal Fiume, Delli Carri,
De Min, Diomede, Evangelisti, Ferrero, Furlanetto, Puccioni, Terrosi, Tomasiello, Tracchi, Visigalli D., Zambrini.
Allenatore: Salieri
1998/99
Serie B1
Aimaretti, Biganzoli, Braccagni, Cencioni,
Compagni, Galasso, Griffin, Guerrini, Marisi,
Valerio, Valoti, Veneri, Vertaldi.
Allenatore: Prof. Collini
1999/2000
Serie B1
Brandini, Compagni, Corvo, Falco, Firmati,
Gaeta, Galasso, Guerrini, Loriga, Madio, Ratta,
Stama, Valoti, Volpato.
Allenatore: Prof. Collini, Djukic, Zanotti, Lombardi
2000/01
2008/09
Serie A Dilettanti
Alessandri, Bianchi, Casadei, Cournooh, Cuccarolo, De Min, Di Lascio, Diomede, Furlanetto,
Marcante, Setti, Terrosi, Tomasiello, Visigalli D.,
Zambrini.
Allenatore: Billeri
2009/10
Serie A Dilettanti
Altieri, Andreaus, Bianconi, Carenza, Casadei,
Cuccarolo, Derraa, Diomede, Imbrò G., Imbrò
M., Mirone, Portannese, Rovere, Tomasiello.
Allenatore: Billeri
2010/11
Serie C
Serie B1
Serie A Dilettanti
Anselmi, Aprea, Bacci, Billi, Cantagalli, Chesi,
Cocchia P., Firmati, Locatelli, Riccucci, Tanganelli.
Allenatore: Prof. Collini
Bindi, Bonelli, Casalvieri, Compagni, Corvo,
Falco, Fatucchi, Feliciangeli, Madio, Mannion,
Paoli, Rossi, Spampani, Stura, Volpato, Zorzolo.
Allenatore: Lombardi, Zanchi, Merletti
Andreaus, Bernardi, Bianconi, Bozzetto, Casadei, Casagrande, Diomede, Imbrò M., Olleia, Pascolo, Rovere, Spizzichini, Tessitori, Tomasiello.
Allenatore: Billeri
XIII
Chi trova
uno sponsor
trova un amico
N
ell’immediato dopoguerra e per tutti gli anni sessanta nelle serie minori
di basket il concetto di sponsor
non era di casa. Stava ben adagiata Pistoia sul materasso Permaflex e si trova traccia di uno
Smalti Affrico Firenze, ma per il
resto sono solo le ragioni sociali a venire citate sui titoli dei giornali e scritte
sulle maglie. I finanziamenti necessari
per far fare attività alle società cestistiche arrivano, oltre che da qualche ente
pubblico, soprattutto dalle tasche dei
dirigenti che si frugano in tasca per pagare le tasse gara, mettono le macchine per le trasferte (in casa virtussina mitici il maggiolino del prof.
Buccianti, l’alfa romeo del dr.De Sanctis, la spaziosa fiat 1500 di “Baffo” Fanetti e la rischiosissima prinz di Don
Dugar) ed offrono pranzi ai giocatori
che naturalmente non ricevevano nessun tipo di “rimborso spese”. Almeno
alla Virtus per tanti anni è stato così.
È nel decennio successivo, con il lievitare dei costi, che le società sportive
si vedono costrette a cercare altre
fonti di finanziamento e c’è l’avvicinamento all’industria che fiorente,
vede la possibilità di avere un ritorno
pubblicitario su giornali e tv locali.
Sulla maglie virtussine la prima scritta
ad apparire è quella della Raca nel
campionato 74/75. L’industria poggibonsese di cucine componibili sponsorizza la squadra maschile, mentre la
femminile, che partecipa al campionato di B, porta il marchio Europea.
Raca anche la stagione successiva,
mentre le ragazze assaporano il Panforte Il Mangia.
XIV
Nel 76/77 la Virtus passa dalla cucina… al salotto con il marchio Molet
Arredamenti che va sulle maglie delle
squadre maschili e femminili. L’evento
viene bagnato con una retrocessione
per la squadra maschile. Il marchio resta e l’anno successivo grande cavalcata con la promozione dopo un campionato senza sconfitte.
La Virtus rimane senza sponsor nei
tre anni successivi, deve anzi recuperare dei crediti e qui si realizza il capolavoro dell’amministratore Fabio
Neri. La ditta offre a saldo dei mobili,
ma che farne? Fabio riesce a trovare
un acquirente per i mobili che però
paga con… cinquanta quadri, che a
loro volta vengono rivenduti. Per i posteri ne resta uno appeso nella segreteria della società.
Nell’82/83 si va in caravan con
l’Exodus e nell’anno succesivo si trova
molta più sostanza con la Poroton Sils,
laterizi di Torrenieri che rimarrà per
tre anni.
Un anno di vuoto e poi nell’87/88
scende a fianco dei rossoblù la Cras di
Sovicille con impegno triennale. A partire dal 91/92 ecco un marchio legherà
il proprio nome ad un bel pezzo di storia Virtus, compresa la promozione in
B1: l’Nch. La software house ha nel suo
presidente Paolo Ottani un dirigente
che si appassiona al basket e si lega all’ambiente Virtus per ben tredici anni.
A partite dal 2004/05 ecco che arriva
Babbo Monte, prima con il marchio
MPV e poi dal 2007/08 con l’attuale
logo Consum.it, a dare un sostegno
massiccio ed indispensabile per portare avanti le attività Virtus.
F.F.
1975
1990/91
1979
1974
C
ome venne al “Professore”
l’idea di costruire dal niente, inteso soprattutto come zero possibilità finanziare iniziali, un palazzetto dello sport è tutt’ora un mistero.
Quando a suo tempo il cronista ebbe
a chiederglielo la sua risposta fu di una
disarmante semplicità: “I giovani lo
chiedevano, i tempi lo esigevano,
Siena ne era priva.” E così Don Perucatti all’inizio degli anni ’60 si mise all’opera per raggiungere il suo scopo.
Fu steso un progetto, alla cui definizione partecipò attivamente con le
sue eccelse capacità ingegneristiche e
di calcolo, riuscì ad individuare ed acquistare un terreno, laggiù a valle di
via Vivaldi, e poi cominciò a peregrinare con la sua inseparabile borsa
nera nelle sedi ed uffici di enti pubblici, sportivi e di aziende private. La
linea ferroviaria Siena-Roma lo vide
assiduo cliente per anni, ma ecco che
magicamente i lavori partono: si
fanno le fondamenta, la struttura in
cemento armato, le capriate per il sostegno del tetto…
Le difficoltà sono tantissime ma si
va avanti con i lavori interni ed all’inizio del campionato, ottobre 1965, ci
viene giocata la prima partita interna
di campionato (Virtus-San Miniato:
102-60, con Cappelli 40, Ninci 27, Mulinacci 23), pur con temperatura poco
confortevole sugli spalti chiusi lateralmente da teloni di plastica non proprio
ermetici. Gli infissi e le vetrate arriveranno molti mesi dopo. Il palazzetto
c’è, funziona, ospita avvenimenti sportivi di basket, pallavolo, pattinaggio
ma ecco che nel marzo successivo scoppia un fulmine a ciel sereno. “La demolizione del Palazzetto della Virtus
chiesta dal Ministero dei Lavori Pubblici” titola il Giornale del Mattino,
quotidiano dell’epoca. Il Campo di
Siena ci va sul pesante con l’amministrazione senese: “Malgrado i gravi errori del Comune di Siena la Palestra
della Virtus non può essere demolita –
La impreparazione di certi dirigenti ed
uffici comunali alla base del caso”. Per
fortuna gli aspetti burocratici collegati
ad autorizzazioni e permessi non prevalsero e con un po’ di buon senso la
situazione si risolse. E fu così che il Palazzetto Virtus, oltre ad ospitare la
Mens Sana e le altre consorelle senesi,
ebbe anche il suo momento di visibilità internazionale ospitando l’Armata
Rossa, dominatrice in Europa per lungo
tempo, che affrontò una selezione senese. E tra i giganti russi il miglior realizzatore per i bianconeri fu “nano”
Cappelli con 16 punti.
Con il passare degli anni però il pa-
lazzetto ha evidenziato problemi di
capienza per le serie frequentate dalla
Virtus, con la formazione maggiore
costretta ad emigrare a Colle Val
d’Elsa ed al PalaMensSana. Ma da
quest’ anno, con le nuove misure del
campo, si sono ridotti gli spazi laterali
di sicurezza imposti dalla federazione
ed ecco che nemmeno le gare dei
campionati di Eccellenza delle giovanili, per qualche centimetro, non sono
più a norma. Under 19 che già giocano
al Palacostone , per Under 17 e Under
15 deroga per un anno poi stop. Ecco
quindi che esplode forte per la Virtus
il problema impianto sportivo e di ciò
chiediamo a Franco Martinelli, che
nella struttura Virtus è il responsabile
del progetto per il nuovo palazzetto.
“La necessità di una nuova struttura non nasce ora e sin dall’inizio del
nuovo millennio in seno al Consiglio
Virtus ci siamo posti il problema. Ci
vorrebbe veramente il prof. Perucatti
a darci le dritte giuste perché le problematiche di tipo economico, burocratico e progettuale sono molteplici
e non certo di facile soluzione. Sono
anni che con la collaborazione del Comune di Siena cerchiamo di
Chiudere un cerchio che però si riapre in continuazione. Sono andati a
vuoto i tentativi nelle zone di Santa Regina, San Miniato, Vico Alto e Acquacalda. Per non perdere l’opportunità
di effettuare l’intervento con l’attuale
piano urbanistico siamo riusciti a presentare nei tempi e modi previsti una
osservazione che ci permetterà, se
come spero il Comune, inteso anche
come totalità di tutte le forze politiche
cittadine in quanto la Virtus è per sua
natura ente apolitico ma fortemente
radicato sul territorio, ne terrà conto,
di iniziare in modo concreto la realizzazione dell’opera. Tra l’altro l’approvazione dell’osservazione da parte del
Consiglio Comunale ci consentirebbe
di “forzare” con la Federazione Pallacanestro per ottenere le deroghe necessarie per poter svolgere l’attività
giovanile nella vecchia struttura sino
all’entrata in funzione della nuova. Se
tutto ciò non avvenisse, ma non oso
neppure pensarlo, credo che per la Virtus e per Siena tutta ci sarebbe un
grave danno di immagine e si andrebbe soprattutto a penalizzare le attività sociali a favore dei giovani della
nostra città.” di disputare almeno i
campionati giovanili nell’attuale palazzetto, il non farlo equivarrebbe
spingere verso la chiusura le attività di
una delle società di punta del panorama cestistico nazionale.”
F.F.
XV
... ma il palazzetto
non può attendere
danielegiannini
scherma 39
Veramente intensa l’attività della scherma cussina nel mese
di novembre con gli schermitori senesi di tutte le categorie impegnati dall’attività regionale a quella internazionale.
Il CUS ESTRA-CONSUM.IT vede ancora protagonista di
questo periodo la fiorettista Alice Volpi che sale sul podio sia a
Bratislava, in Coppa del Mondo under 20, che nella prima
prova nazionale “Giovani”.
In campo internazionale giovanile il fioretto femminile,
senza considerare le statunitensi che hanno un gruppo in forte
crescita ma che non sono sempre presenti in Europa, è questione
tutta italiana; infatti l’attuale ranking internazionale parla chiaro:
dietro alla Volpi, leader con 214 punti, ci sono le compagne di
nazionale detentrici del titolo europeo, Monaco, 170 punti, Calissi, 132 punti, Straniero, 129 punti.
Anche a Bratislava è stato dominio azzurro con la cussina
al 2° posto, superata solo nell’incontro di finale dalla Calissi
con altre due azzurre sul terzo gradino del podio. Dopo il turno
a girone la fiorettista senese superava nell’ordine l’ungherese
Biro (15/10), l’italiana Palumbo (15/8), la francese Ranvier
(15/12), la tedesca Sauer (15/12) ed in semifinale l’italiana
Mancini (15/14) assalto nel quale, pur colta da crampi, riusciva a contenere l’avversaria aggiudicandosi la vittoria all’ultima stoccata. Alice, pur impossibilitata a muoversi normalmente, saliva in pedana per la finale senza però potersi opporre
alla compagna di nazionale che si aggiudica per 15/4 la vittoria del trofeo.
La cussina, migliorando il 6° posto della passata stagione,
riusciva a guadagnare 14 punti sulla seconda posizione del ranking internazionale.
Sempre a Bratislava prova di Coppa anche per lo spadista Lorenzo Bruttini che per una sola stoccata, 11/12 contro un
altro “azzurrino” Fichera, non accedeva al tabellone da “16”
nel quale però cedevano anche i due italiani rimasti in gara.
Alla fine per l’atleta senese un 29° posto su 195 atleti in gara
che lo colloca ancora lontano dai risultati ottenuti nella passata
stagione e ai quali Lorenzo tornerà sicuramente ad avvicinarsi
visto l’intenso lavoro svolto in palestra in questo ultimo periodo.
In relazione alla vittoria agli Europei Alice Volpi, con le compagne salite insieme a lei sul podio in Russia, è stata chiamata
a prendere parte lo scorso 27 novembre alla manifestazione
“Una stella per Marta” svoltasi a Roma presso il Salone d’Onore
della Caserma “Generale Sante Laria” della Guardia di Finanza, di Piazza Armellini. La manifestazione organizzata dall’Associazione Marta Russo è dedicata alla memoria della ragazza, giovane promessa del fioretto femminile, uccisa nel
1997 all’interno dell’Università della Sapienza di Roma ed a
cui seguì un complesso caso giudiziario, per sensibilizzare la
società sul tema della donazione degli organi. La “sfida”, trasmessa in diretta su Sportitalia, ha visto il Dream Team del fioretto femminile composto da Giovanna Trillini, Valentina Vezzali, Ilaria Salvatori e Margherita Grambassi affrontare e
superare le atlete emergenti del fioretto azzurro.
A La Spezia si è svolta intanto la prima prova nazionale di
qualificazione alla finale del campionato italiano under 20 di
scherma ed il miglior risultato è quello ottenuto nel fioretto dalla
Volpi, terza, superata in semifinale dalla mestrina Sinigallia; la
prova è da considerare sicuramente positiva in relazione ai due
precedenti incontri del tabellone di eliminazione diretta dove
nelle “16” ha battuto la Straniero di Mestre per 15/8 e nelle “8”
superava la frascatana Mancini per 15/7 esprimendo un elevato
livello tecnico-agonistico. Bene anche Irene Crecchi, 18ª, e Sofia Monaci, classe 1996, anche lei approdata al tabellone da
“32” entrambe in linea per la qualificazione al Campionato Italiano riservato alle migliori 36 atlete delle due prove nazionali.
Nel fioretto maschile Luca Murana si classifica al 40° posto mentre il più giovane Bernardo Crecchi non supera il turno a gironi.
Nella spada migliore prestazione per Gaia Fratini 17ª, ma sicuramente sotto alle proprie potenzialità; nei primi turni della diretta usciva Anna Caboni mentre la più giovane Valentina Soldati si fermava nella fase a gironi. Non bene gli spadisti con Luca
Murana 42° e Lorenzo Bruttini 65°, eliminato dopo un turno a
Mentre la neo campionessa europea Under 20 continua a guidare
il ranking internazionale, cresce anche tutta la base cussina
Alice
è in buona compagnia
gironi senza sconfitte; adesso i due cussini dovranno centrare un
piazzamento di rilievo nella seconda prova per poter accedere
al Campionato Italiano dove Bruttini è Campione uscente. Sempre nella spada Bernardo Crecchi si fermava alla prima diretta
mentre Marco Tanfoni non superava il girone.
A livello assoluto si è disputata a Pistoia la prima prova regionale di qualificazione per la spada che a visto la vittoria della
cussina Gaia Fratini sulla pistoiese Pillotti; qualificazione raggiunta anche per Valentina Soldati, 6ª, mentre Eleonora Pieracciani, Anna Carboni e Maddalena Cerretani si fermavano
nel tabellone da “32”. In campo maschile qualificazione raggiunta da Bernardo Crecchi, che si classifica al 7° posto della
prova, e Marco Tanfoni, 16°; chiude invece 22° l’altro cussino
Giovanni Cerretani.
Nel settore under 14 si sono svolte la prima prova nazionale del trofeo “Kinder+Sport”, nelle sedi di Ravenna per la
spada e Calenzano per il fioretto, e la prima prova interregionale che ha visto i giovanissimi schermitori cussini in pedana a
Carrara. Buone le prestazioni generali in campo nazionale in
prove con più di 100 schermitori al via in quasi tutte le categorie e con punte di presenza anche oltre i 150; in quest’ottica
non devono essere sottovalutate quindi anche quelle posizioni
un po’ lontane dal podio ma che per il singolo atleta, in relazione alle proprie esperienze e capacità, possono rappresentare un buon successo personale. Finale ad “8” raggiunta nel
fioretto “Ragazze” da Maddalena Valacchi e Flavia Monaci che
hanno chiuso la prova rispettivamente al 5° e 6° posto (superate dalla Pisano di Rapallo, 9/15, e dalla Bicego di Vicenza,
9/13) confermandosi comunque fra le atlete ai vertici della categoria. Da segnalare i piazzamenti a ridosso della finale con
il 9° posto di Dimitri Tarantino negli “Allievi”, il 12° di Emanuele
Matachione nei “Maschietti” ed il 15° di Lorenzo Toracca nei
“Ragazzi” al quale per una sola stoccata, 14/15 contro il vicentino Filippi, è sfuggito l’accesso alla finale. Nelle “32” delle
“Giovanissime” Vittoria Pennisi, 19ª, mentre gli altri schermitori senesi presenti si fermavano nei turni precedenti di eliminazione diretta: Arianna Armenise, Camilla Bernardini, Mattia
Brogi, Sofia Brogi, Lorenzo Capra, Antonio Dal Maso, Roberto
Fontana, Francesco Lenzini, Silvia Menchiari, Francesco Pacciani e Jago Peloquin.
A Ravenna, nella spada under 14, due i cussini fermati alle
soglie della finale ad “8”: Lorenzo Toracca, 11° nei “Ragazzi”
ed Elena Biagiotti, 12ª nelle “Allieve”. Buona anche la prestazione
di Dimitri Tarantino negli “Allievi” che, dopo un girone iniziale impeccabile che lo posizionava al primo posto del tabellone di eliminazione diretta, veniva fermato dal napoletano Esposito classificandosi al 17° posto. Gli altri cussini in gara non andavano
oltre i primi turni della eliminazione diretta: Lorenzo Capra, Lorenzo Gelli, Silvia Menchiari, Vivian Petrini e Rachele Rosso.
Nella prova interregionale vittoria per Dimitri Tarantino negli “Allievi” di fioretto che si aggiudica il primo posto superando
Valtriani di Pontedera per 15/12. Bene Tarantino anche nella
spada dove ottiene il terzo posto cedendo 14/15 per l’accesso
alla finale. Finali ad “8” raggiunte nelle varie categorie anche
da Sofia Brogi, Emanuele Matachione, Flavia Monaci e Vittoria Pennisi mentre ad un passo dalla finale si fermavano Jago
Peloquin e Lorenzo Toracca. Per tutti gli altri piccoli cussini in
gara solo una buona esperienza: Gioele Abelini, Camilla Bernardini, Elena Biagiotti, Mattia Brogi, Lorenzo Capra, Roberto
Fontana, Gabriele Frullanti, Lorenzo Gelli, Francesco Lenzini,
Silvia Menchiari, Adele Nannetti, Francesco Pacciani, Vivian
Petrini e Maddalena Valacchi.
I giovanissimi schermidori del CUS hanno partecipato ad
Ancona alla 12ª edizione del Trofeo del Conero, gara di fioretto, conquistando l’oro con Emanuele Matachione nella categoria “Maschietti”. Nelle “Prime Lame Maschili” (classe 2001)
argento per Manuel Ceroni, quinto posto per Lorenzo Capra
ed ottavo per Bernardo Barbucci, mentre in quelle femminili Costanza Frambati si è aggiudicata un bel bronzo seguita in sesta posizione dalla compagna di sala Giulia Riviello. La partecipazione cussina si chiudeva con il bronzo conquistato nelle
“Allieve” da Elena Biagiotti.
Chiudiamo con i risultati dei fiorettisti cussini nella seconda
prova del circuito Master (over 40) dove Fabio Miraldi si aggiudica la vittoria sul foggiano Serafino nella categoria “1”
mentre Franco Dei, nella categoria “2”, cede in semifinale a
Danzi di Potenza classificandosi al terzo posto. •
Da sinistra: Giovanna Trillini, Valentina Vezzali,
Margherita Grambassi, Ilaria Salvatori, i genitori di
Marta Russo, Alice Volpi, Stefania Straniero, Beatrice Monaco.
Iena. Un impianto modello dove il Siena si potrà allenare serenamente…Parli come uno spot pubblicitario di Canale Tre. Io,
finché non vedo non credo. Anzi, finché non tocco. Ti do una notizia anch’io: nei prossimi giorni mi recherò a Taverne per calpestare personalmente il campo di gioco e controllare la qualità della
zollatura. Anche la Juventus a Vinovo ha un impianto bellissimo,
ma lì si scaviglia un giocatore al giorno.
Bellagioia. Eeeeh, ora ti metti a fare anche lo iettatore! Non ci
provare nemmeno a dire certe bischerate! Il mese scorso pensando
di fare lo spiritoso dicesti che Rakovic si era ristretto come in quel
film per ragazzi e insinuasti che
i dati ufficiali relativi all’altezza
e al peso sono troppo generosi.
E infatti, hai visto che partita coi
fiocchi ha giocato contro Barcellona? Piuttosto, non vorrei
che le tue gufate fossero responsabili dello stato di salute di
Hairston, fermo da quattro mesi,
povero…
Iena. Beh, intanto non ho
mai affermato che Rakovic non
è un buon giocatore. Ci sa fare
e può migliorare ancora. E poi
se avessi la facoltà di gettare il
malocchio, eventualità improbabile e che oltretutto si scontra
con la mia formazione razionale ed evoluzionista, la utilizzerei contro gli avversari, magari Milano, dico la prima squadra che mi
viene in mente, mica sono un traditore della patria. Piuttosto mi
incuriosiscono i guai fisici di Hairston: mal di schiena, ernia, infortunio a un piede. Roba da terza età, mica da ragazzo di ventitre
anni. Prima che gli venga l’osteoporosi, consiglio alla Mens Sana
di ingaggiare un esorcista.
Bellagioia. Sono d’accordo con te, e forse dovrebbero farlo anche i milanesi. A proposito: hai notato che dopo aver pompato a mille
le prime vittorie e indicato il loro bravo ranking con Siena alle spalle
dell’Olimpia, Corriere della Sera e Gazzetta hanno cominciato a
giustificare le sconfitte in Eurolega e la prima in campionato con le
assenze importanti di Pecherov, Maciulis e Petravicius? Con un piccolo particolare: in realtà Petravicius per quanto in condizioni critiche ha sempre giocato,
e Pecherov è stato sostituito subito con Val der Spiegel. Quei
giornali per minimizzare hanno
anche inventato un’espressione
curiosa, “buona sconfitta”, due
parole che si contraddicono,
come le definiresti tu che hai studiato al classico?
Iena. Ossimoro.
Bellagioia. Ecco. Per quel
che ne so, perdere non ha mai
fatto bene a nessuno. Forse si
stanno rendendo conto che anche quest’anno non ci sarà
trippa per il gatto, e piano
piano cercano di assuefarsi all’idea…
Iena. Frena, frena. Lo vedi come sei? Stai già volando alto.
Prima di staccare i piedi da terra aspetta almeno lo scontro diretto,
poi ne riparleremo.
Bellagioia. Va bene, freno. Ma se vinciamo e mettiamo un colonnino tra noi e loro, nemmeno la tua prudenza pallosa da bastian contrario potrà intimidirmi. Io, intanto ripasso il canto della Verbena… •
41
La
La Iena e il Bellagioia continuano a dirsene di tutti i colori…
È proprio vero, a Natale siamo tutti più buoni. Ne siamo
certi: anche un maligno cronico come la nostra Iena si farà
intenerire dall’atmosfera ispirata ai buoni sentimenti, dalle
strategie filantropiche dei negozianti (non aspettate l’ultimo
giorno a comprare regali, oggi spendete meno…), dall’illuminazione cittadina precoce e inaugurata a suon di grancassa. Sentiamo l’ultima telefonata intercettata con il Bellagioia, che non ha bisogno di sollecitazioni: il calendario
dei puri di cuore è sempre fermo al 25 dicembre.
Iena. Hai visto, caro il mio Bellagioia, che i tuoi timori del mese
scorso erano infondati? Il Siena ha ripreso a correre, anche contro il Novara ha giocato meglio e meritava la vittoria. Questo è il
difetto di voi candidi rimasticatori delle idee altrui, portatori sani
del pensiero positivo: basta un niente, un contrattempo che intralcia la tabella di marcia verso l’immancabile lieto fine, affiorano quei
due o tre episodi che girano storto e andate subito in tilt, la spia
della fiducia vi segna rosso. Avete una concezione sterilmente evenemenziale della vita, una data dietro l’altra, un fatto che s’intruppa
con quello seguente, e non sapete spiegarvi se tutto questo ha un
senso, vi limitate a confidare nella buona sorte e non vi interrogate
su nulla perché avete paura delle risposte. Guardate l’albero e vi allarmate se ha la corteccia bacata, ma non siete capaci di guardare
la foresta, di considerare il contesto. Non sapete distinguere i casi
contingenti e accidentali dalle cause strutturali. E devo ammettere
che la struttura del Siena è robusta, accidenti se lo è. Sì, devo ammetterlo: perfino io sostengo che tornerà subito in A, magari non vincerà il campionato ma figurerà tra le promosse. Del resto, con quella
popo’ di sponsorizzazione che lo sostiene, vorrei anche vedere…
Bellagioia. Intanto a me certe parole non le dici. Evenemenziale sarà tua sorella. Questa cosa degli alberi e della foresta poi
te la potevi risparmiare, è una citazione banale: la volta prossima
dirai che siamo come nani sulle spalle dei giganti. Peggio: citerai
la legge di Murphy, se una cosa può andare male certamente lo farà.
Oppure sosterrai che se tu mi indichi la luna col dito, io guardo il
dito. Eh no, puoi dirmi tutto ma non che sono uno sciocco. E se mi
dichiaro ottimista ho le mie ragioni. Del ritorno della Robur al
buon rendimento io sono sinceramente lieto, al contrario di te che
aspettavi a gloria il tracollo per scatenarti con le solite dietrologie malevole da strapazzo. E poi ti comunico che è stata appena
inaugurata la cittadella dello sport a Taverne d’Arbia, un impianto
modello dove il Siena si potrà allenare serenamente alle porte della
città. Ti pare poco? Però c’è una cosa che m’indigna: come possono sostenere certe forze politiche che è sospetta la tempistica dell’inaugurazione, a pochi mesi dalle elezioni comunali? In un paese
dove si vota in media una volta l’anno si dovrebbe sempre stare
fermi per non sollevare polemiche?
sesta
malattia
del
bambino
Hairston
coli
■ vincenzo
42 augustomattioli
basket
Il ritorno di Portannese rilancia le ambizioni del team di Billeri
vincente nuovamente in trasferta
La Virtus ha messo
la testa a posto?
Una Virtus che lotta e vince. Anche se all’ultimo tuffo. È quella che si è vista a Castelletto Ticino nell’ultimo turno di campionato in
un partita importante per ambedue le squadre
per staccarsi dalle parti basse della classifica.
Una squadra che già negli ultimi impegni
aveva dato dei segnali importanti di crescita
dopo le incertezze dell’inizio di campionato.
Certo la squadra di Marcello Billeri ha vinto ancora una volta in trasferta con uno scarto di
appena tre punti (85 a 82), grazie ad un tiro
da tre di Tomasiello, sempre presente nei momenti che contano, proprio al suono della sirena. Ottantacinque punti segnati (di cui 26 di
Casadei e 17 di Andreaus) sono in ogni caso la
dimostrazione che il gruppo (che secondo
quanto riferiscono le cronache ha avuto un gran
cuore) sta riuscendo, certo ancora con qualche
difficoltà soprattutto nelle fasi finali degli incontri, a creare gioco. Un gruppo che sta crescendo, nel quale è tornato di nuovo Portannese che non si è trovato molto a suo agio in
Lega due a Scafati, allenato dal senese Giulio
Griccioli, e che ha scelto di nuovo la Virtus per
continuare a giocare quest’anno. Un punto di
merito per la società di via Vivaldi che lo scorso
anno ha indubbiamente contribuito a valorizzare il giovane siciliano di Agrigento. Un ritorno
importante sotto il profilo tecnico per la squadra, come si è visto a Castelletto Ticino dove
Portannese, ha dato un buon contributo in
punti. I dirigenti virtussini hanno colto al volo
l’occasione che si è presentata del ritorno di
questo ragazzo (frutto anche del buon rapporto
instaurato lo scorso anno) che certo qualche
differenza la può fare. Già alla Virtus erano
orientati a tornare sul mercato alla ricerca di
un giocatore, nel settore dei piccoli, che garantisse una maggiore imprevedibilità al gioco
della squadra. Una carenza che con l’arrivo del
giocatore si può dire sia stata colmata.
La soddisfazione in via Vivaldi è palpabile
perché la squadra ha ora la struttura, con questo ritocco, di poter competere con le squadre
migliori. “Portannese aveva altre richieste –
sottolinea l’avvocato Pietro Dinoi, direttore generale della società – anche da altre squadre
come Ferentino, Omegna e Agrigento. Lui è
stato incerto se andare ad Agrigento che è casa
sua, poi ha scelto noi. Devo dire che non ci speravamo. La sua presenza è importante perché
rende meno prevedibile il nostro gioco , gli da
una maggiore inventiva, una più consistente
atleticità”.
E in un campionato che tutte le squadra
giocano con il cuore in gola, a causa delle tante
retrocessioni previste, queste sono qualità importanti. Soprattutto nel girone della Virtus
dove giocano squadre ben attrezzate fisicamente e tecnicamente. Una presenza che a Billeri consente tatticamente maggiori rotazioni
in panchina. E questo è un aspetto che consente una maggiore tranquillità.
Il campionato non conosce soste e proprio questa settimana la Virtus sarà impegnata
in casa contro Piacenza che la precede di sei
punti ed è reduce da una larga vittoria contro
Riva del Garda. Un impegno importante per
questa squadra che ha mostrato maggiori difficoltà al palasport che fuori casa. Sarà l’occasione per confermare i segnali di miglioramento che si sono comunque registrati nelle
ultime partite. Anche a Perugia, dove la Virtus
è stata sconfitta da una squadra di vertice.
“Con Piacenza sarà una partita difficile – fa
presente Matteo Mecacci, vice coach – si è una
buona squadra che ha vinto la B2 ed inserito
poi giocatori di livello”. •
guidocarli
calcio 43
La quiete dopo la tempesta: il titolo di
uno dei più celebri canti leopardiani fotografa al meglio la situazione di casa Costone
all’affacciarsi della stagione invernale.
A fare tanto rumore è stata la sconfitta
interna con Foligno, anche per il modo inaspettato in cui è maturata: la Consum.it era
impegnata sul terreno amico del PalaOrlandi ed aveva iniziato l’ultimo quarto di
gioco con ben dieci punti di vantaggio, che,
in una partita a 60 punti, rappresentano un
bel tesoretto. L’incontro aveva sollevato più
di un interrogativo sulla legittimità delle
ambizioni dei gialloverdi: il Costone infatti
ha vinto solo con squadre di caratura inferiore, mentre due delle tre compagini che
lo precedono in classifica, se si eccettua la
corazzata Montecatini ( che deve ancora incrociare le armi con il team di Zanotti ),
sono uscite vittoriose dal confronto, per di
più violando il parquet di Montarioso.
Inoltre la Lucky Wind aveva vinto nonostante la difesa costoniana fosse riuscita
ad arginare il temibile lungo Cempini, miglior realizzatore del campionato, crivellando di triple la retina dei padroni di casa
nell’ultimo quarto di gioco; in quel momento della partita era affiorata tutta la
stanchezza della Consum.it, andata a referto per l’occasione con solo sette uomini,
viste le defezioni dei fratelli Franceschini e
di Solfrizzi, ma più generalmente sfiancata
da una metà del girone d’andata giocata
Il Costone rialza prontamente la testa dopo la sconfitta
col Foligno e torna a pensare in grande
La quiete
dopo la tempesta
senza mai tutti gli effettivi a disposizione.
Al momento dunque le sorti della squadra guidata da Andrea Zanotti e Simone
Cini si sono decisamente risollevate. Prima
di tutto la situazione degli infortunati lascia finalmente intravedere un po’di ottimismo: a Firenze per la prima volta nell’arco del campionato, il coach ha avuto a
disposizione il roster per intero; si è aggregato ai suoi compagni finalmente anche Filippo Franceschini che non aveva ancora esordito in campionato a causa di un
problema alla caviglia che lo tormentava
dal periodo di preparazione.
A riportare poi il sorriso alla dirigenza
della Piaggia ci hanno pensato le due vittorie esterne consecutive ottenute sul
campo di Assisi e, soprattutto, nel derby
contro la Fiorentina Basket. Queste due affermazioni hanno messo in mostra per l’en-
nesima volta il carattere del Costone, che
nella conferma della sua forza non finisce
di stupire: alla fine poco importa che l’attacco sia prolifico al pari di quello di squadre che lottano per salvarsi, fino a che Cessel e compagni avranno voglia di aiutarsi
a vicenda e lottare su ogni pallone.
La classifica colloca ora i gialloverdi in
seconda posizione, al pari di Pontedera e
Foligno, ma con gli umbri che devono ancora osservare il loro turno di riposo. Insomma la Consum.it continua a guardare
dall’alto diverse squadre sulla carta al suo
pari, se non più quotate, e che hanno
messo in campo budget superiori; dove si
arresterà la corsa dei ragazzi di Zanotti non
è possibile prevederlo, ma la scorsa stagione insegna che inseguendo un sogno
con tutte le proprie forze ci si possono togliere grandi soddisfazioni. •
44 francescovannoni
cinque cerchi
La 'Giornata del Dirigente' promossa dal Coni è stata anche l'occasione per un aggiornamento sulle norme legislative
Il linguaggio universale dei valori
La ‘Giornata del Dirigente’ non è soltanto uno
dei principali appuntamenti nella programmazione
annuale del Coni senese, ma costituisce l’occasione
sempre più preziosa per ringraziare tutti coloro i
quali, nelle diverse accezioni di una realtà socioculturale in continuo divenire, svolgono il delicatissimo ruolo di ‘costruttori sportivi’. La formazione individuale e collettiva alla quale la risorsa sport deve
saper adempiere, trova proprio nei dirigenti i primi
appassionati testimoni. Quello dei valori è, infatti,
un linguaggio universale che l’impegno per lo sport
deve saper diffondere in tutte le sue componenti e
a qualsiasi livello: dal mondo federale, agli Enti di
Promozione Sportiva, fino alle Discipline Associate
senza dimenticare le Associazioni Benemerite.
La suggestiva cornice dell’auditorium della
Banca del Chianti Fiorentino e Monteriggioni, partner della manifestazione e rappresentata dal presidente Claudio Corsi, da sempre a fianco del Coni
in una sinergia ormai consolidata di crescita e sviluppo del territorio, ha ospitato, anche quest’anno,
molti addetti ai lavori, espressione della più ampia
e variegata vitalità sportiva, sia in ambito cittadino
che su scala provinciale. “La nostra mission di Banca
Cooperativa – ci invita a promuovere forme di coesione sociale che nello sport e attraverso la convergenza di obiettivi e traguardi stabilita col Coni, trova
le risposte migliori”.
Tra le diverse segnalazioni ricevute, il Coni ha
selezionato oltre quaranta nominativi (l’elenco è
pubblicato integralmente in pagina) e ha conferito
anche alcuni riconoscimenti speciali, come le due
Stelle di Bronzo al Merito Sportivo andate a Claudio Cesarini della Libertas Montalcino e al presidente della Polisportiva Mens Sana 1871 Piero
Ricci; la Palma di Bronzo al Merito Tecnico al maestro di scherma Alberto Carboni e le medaglie di
bronzo al valore atletico che hanno inteso premiare
Chiara Bazzoni relativamente al titolo di Campio-
nessa Italiana di atletica leggera nella staffetta
4x400, David Cournooh, Duccio Doretti, Andrea
Galli e Thomas Ress, Campioni d’Italia con la maglia della Montepaschi.
Il presidente del Comitato Provinciale del Coni
Roberto Montermini, aprendo i lavori, si è soffermato sulla figura del dirigente quale “colonna portante dello sport e ha ribadito l’attenzione e la sensibilità che il massimo organismo sportivo vuol
costantemente prestare all’aggiornamento tecnico e
qualificativo degli operatori sportivi”. “Stare al
passo con i tempi – ha proseguito Montermini – vuol
dire acquisire conoscenze e professionalità il più
possibile adeguate intorno ai temi di maggior rilievo
giuridico, fiscale e legislativo”.
A tal proposito, l’intervento dell’Assessore allo
Sport della Provincia di Siena Marco Saletti - oltre
a ribadire il pieno spirito di collaborazione e progettualità comune che lega da tempo Coni e Amministrazione Provinciale e che si sostanzia nel
grande successo del ‘Bambino sceglie lo Sport’ (e
del concorso grafico correlato che ha recentemente
premiato i migliori elaborati) per un approccio alla
cultura sportiva nella scuola primaria – ha espresso
l’auspicio di poter realizzare in un prossimo futuro
nuove proposte per l’attività motoria nella terza età
al fine di migliorare la qualità psico-fisica dello stile
di vita. Ma soprattutto ha annunciato l’apertura, proprio grazie al proficuo gioco di squadra con il Coni
che coinvolge in uno sforzo d’insieme tutte le istituzioni locali, di uno sportello unico per le società
come struttura centrale di riferimento con alcune fi-
gure professionali, dal fiscalista, al medico sportivo,
all’esperto sulla sicurezza degli impianti.
Patrizia Sideri, dottore commercialista, collaboratrice del Coni e consulente della Provincia di
Siena, oltre che componente del comitato di redazione del network fiscale ‘fiscosport’, ha tenuto un
interessante e dettagliato seminario di aggiornamento su vari argomenti: dal registro delle società
sportive al cinque per mille; dalla compilazione del
modello EAS, concludendo con una panoramica riguardante normative e adempimenti generali che
nell’ultimo periodo hanno integrato e regolato la
materia fiscale.
Ricordando il ruolo fondamentale del Coni, come
ente di certificazione di una determinata attività sportiva, la relatrice ha richiamato l’obbligo inderogabile
dell’iscrizione al Registro delle Società Sportive, pena
la perdita dei requisiti di società sportiva dilettantistica e delle relative agevolazioni tributarie alle quali
lo status dà diritto. Dopo un primo periodo di non facile gestione, soprattutto per quanto attiene le pro-
Federazioni Sportive Nazionali
ACI / CSAI AUTOMOBILCLUB ITALIA /
COMMISSIONE SPORTIVA AUTOMOBILISTICA ITALIANA
AECI AEROCLUB ITALIA
FCI FED. CICLISTICA ITALIANA
FGI FED. GINNASTICA ITALIANA
FBI FED. ITALIANA BOCCE
FIBS FED. ITALIANA BASEBALL SOFTBALL
FIC FED. ITALIANA CANOTTAGGIO
FICR FED. ITALIANA CRONOMETRISTI
FIDAL FED. ITALIANA ATLETICA LEGGERA
FIDS FED. ITALIANA DANZA SPORTIVA
FIG FED. ITALIANA GOLF
FIGC FED. ITALIANA GIUOCO CALCIO
FIGH FED. ITALIANA GIUOCO HANDBALL (PALLAMANO)
FIHP FED. ITALIANA HOCKEY E PATTINAGGIO
FIJLKAM FED. ITALIANA JUDO, LOTTA, KARATE, ARTI MARZIALI
FIN FED. ITALIANA NUOTO
FIP FED. ITALIANA PALLACANESTRO
FIPAV FED. ITALIANA PALLAVOLO
FIPCF FED. ITALIANA PESISTICA E CULTURA FISICA
FIPSAS FED. ITALIANA PESCA SPORTIVA
E ATTIVITÀ SUBACQUEE
FIR FED. ITALIANA RUGBY
FIS FED. ITALIANA SCHERMA
CIP COMITATO ITALIANO PARALIMPICO
FISE FED. ITALIANA SPORT EQUESTRI
FISI FED. ITALIANA SPORT INVERNALI
FIT FED. ITALIANA TENNIS
FITARCO FED. ITALIANA TIRO CON L’ARCO
FITAV FED. ITALIANA TIRO A VOLO
FITET FED. ITALIANA TENNIS TAVOLO
FITRI FED. ITALIANA TRIATHLON
FMI FED. ITALIANA MOTOCICLISTICA
FMSI FED. MEDICO SPORTIVA ITALIANA
FPI FED. PUGILISTICA ITALIANA
UITS UNIONE ITALIANA TIRO A SEGNO
francescovannoni
cinque cerchi 45
Dirigente segnalato
CALLAIOLI ROBERTO
PICCHI MAURO
MARRUCCI PAOLO
FATTORINI SARA
BANDINI FRANCO
MANCINI CECILIE
FERI FEDERICO
MAZZESCHI MAURO
BAGNANI ROBERTO
GRANAI LEONELLA
CARDELLA GIAMPIERO
MARZUCCHI PAOLO
LENZI FABRIZIO
CIBECCHINI PIERO
CENNI GIAMPIERO
MAGLIONI LUCIANO
MARIOTTI RENATO
PICCINELLI FABRIZIO
PAPINI MAURO
TURILLAZZI MAURIZIO
GUIGGIANI ROBERTO
PIGINO GIANCARLO
GIORGI MARIA GABRIELLA
FAILLI STEFANIA
MAGGIORELLI FRANCO
PICCINETTI STEFANO
BIBIANI FABIO
PERICCIOLI GUALTIERO
FERRI MASSIMO
BIONDI MICHELANGELO
MOZZINI GHINO
BOZZO MARCELLO
CASTELLUCCI ADRIANO
GRANDI ANDREA
Discipline Sportive Associate
FASI FED. ARRAMPICATA SPORTIVA ITALIANA
FID FED ITALIANA DAMA
FIPT FED. ITALIANA PALLA TAMBURELLO
FISO FED. ITALIANA SPORT ORIENTAMENTO
FSI FED. ITALIANA SCACCHI
FIWUK FED. ITALIANA WUSHU KUNG FU
Dirigente segnalato
BIANCIARDI GUIDO
FIACCHINI FRANCESCO
CORRIDORI SILVANA
GRASSINI FRANCO
PETROLO MAURO
CASATI MARCO
Enti di Promozione Sportiva
AICS ASSOCIAZIONE ITALIANA CULTURA SPORT
CNS LIBERTAS CENTRO NAZIONALE SPORTIVO LIBERTAS
CSEN CENTRO SPORTIVO EDUCATIVO NAZIONALE
CSI CENTRO SPORTIVO ITALIANO
CUSI CENTRO UNIVERSITARIO SPORTIVO ITALIANO
UISP UNIONE ITALIANA SPORT PER TUTTI
US ACLI UNIONE SPORTIVA ACLI
Dirigente segnalato
MAGGI FABRIZIO
BALDI GUIDO
VALLONE ANTONINO
DOLDO CLAUDIO
MEI CLAUDIO
LORENZINI LUCA
FRANCHINI LORENZO
cedure di trasmissione flussi relative
a iscrizioni o rinnovi, il Registro funziona ora a pieno regime dal sito del
Coni all’indirizzo www.coni.it, ma è
importante proseguire nell’opera di
sensibilizzazione vista la percentuale
di sodalizi sportivi ancora…sconosciuti o comunque non iscritti. Per
quelle società che nell’arco dell’anno
non hanno avuto cambiamenti anagrafici a livello di legali rappresentanti o di organi direttivi, il rinnovo
avviene telematicamente e in via automatica. In caso contrario è necessario ripetere interamente le procedure inviando la dichiarazione
sostitutiva dell’atto di notorietà accompagnata da un documento di riconoscimento alla sede del Coni. Se
si tratta di prima iscrizione, la società
deve regolarizzarsi entro novanta
giorni dalla trasmissione dei flussi da
parte della federazione o ente di promozione sportiva di riferimento. Chi
invece è interessato al rinnovo deve
effettuarlo entro il 31 dicembre dell’anno in corso.
Per ciò che riguarda l’opportunità di accedere al cinque per mille voce sulla quale sembrano in arrivo
novità rilevanti – i requisiti sono quelli
del riconoscimento dell’attività sociale rilevante (incentrata cioè su associati che abbiano età inferiore ai
diciotto anni o superiore ai 60 e vivano condizioni di svantaggio) della
presenza di un settore giovanile e l’effettiva iscrizione al Registro delle Società Sportive. Le società che ne avessero beneficiato per un importo pari
o superiore ai ventimila euro devono
presentare apposito rendiconto. Per
tutti quei sodalizi i quali hanno avuto,
dal cinque per mille, entrate inferiori
esiste comunque l’obbligo di dichiarare, entro un anno dal ricevimento
della somma e in sede bilancio o con
documenti a parte con l’approvazione dell’assemblea dei soci, l’ammontare e la destinazione di spesa
della cifra incassata.
La presentazione del modello
EAS (sempre per via telematica), strumento pensato per censire il mondo
dell’associazionismo non solo sportivo e scaduta a dicembre dello
scorso anno, riguarda tutte quelle entità dilettantistiche che percepiscono
quote associative dai propri affiliati.
Va compilata entro sessanta giorni
dalla costituzione in caso di nuova
società ed entro il 31 marzo del
2011 laddove fossero intervenute
cambiamenti o modifiche negli organismi dirigenziali o nella ragione
sociale dell’attività svolta.
La ‘Giornata del Dirigente’ lancia, in conclusione, un segnale particolarmente importante nel complesso scenario sul quale il mondo
dilettantistico deve confrontarsi.
La ricerca di una sempre maggiore corrispondenza fra le esigenze
della proprie finalità etico-sociali e le
norme legislative che ne regolamentano limiti e dinamiche appare oggi
aspetto non procrastinabile per il futuro stesso dello sport e nell’interesse
di tutti, a tutela di un patrimonio collettivo per la cui salvaguardia la sola
encomiabile passione di molti è fondamento irrinunciabile, ma non più
condizione sufficiente. •
basket
La Mens Sana
è tor nata!
(m a q u a n d o s e n ’e ra a n d a ta ? )
Lester ‘Bo’ Mc Calebb
47
48 maurobindi
basket
Forse è ancora presto per parlare di un nuovo ciclo,
ma i segnali lanciati sia in campionato che in Coppa sono inequivocabili
No, la Mps non è appagata
La tentazione, forte, sarebbe quella di
lasciarsi andare a giudizi troppo prematuri per poter disegnare con eccessivo anticipo gli scenari futuri.
È uno sforzo razionale, che però ci
aiuta a capire quanto di sbagliato ci sarebbe se commentando i risultati di questo ultimo mese della Montepaschi , credessimo che sia possibile fare oggi
valutazioni assolute.
Siena ha impiegato un mese e mezzo
di campionato per collocarsi da sola in
testa della classifica, “ordinaria amministrazione” se volgiamo gli occhi al passato più recente, un’impresa vera e propria se sommandola alla leadership del
girone di Eurolega, facciamo la considerazione che sulla carta dovremmo essere
all’inizio di un nuovo ciclo.
Pianigiani e soci hanno bruciato letteralmente le tappe, hanno chiuso la bocca
a quei tanti che dopo la sconfitta di Varese
non gli volevano nemmeno concedere il
tempo di mettere insieme le varie anime
di un nuovo gruppo, nato e cresciuto sul
solco delle positività di quello precedente.
Se i risultati del campo sono lo specchio di ciò che viene fatto nel corso della
settimana, dobbiamo elogiare il gruppo
perché l’applicazione profusa in allenamento e la voglia di migliorarsi sono un
trait d’union ideale tra passato
e presente e considerato che
l’elemento in comune è lo staff
tecnico è logico che per la proprietà transitiva i meriti dei vari
Pianigiani, Banchi, Baioni e Magro siano enormi, perché non
è facile riuscire a traghettare da
una stagione all’altra e con un
gruppo totalmente diverso
questa continuità di gioco e risultati. .
Senza abbandonarsi all’entusiasmo generato dalle prestazioni della Montepaschi, è logico saper valutare gli aspetti
più concreti di questo momento.
Innanzitutto che la squadra ha già trovato degli equilibri che non sono solamente tattici, la capacità di non farsi condizionare dagli avversari e di imporre il
proprio gioco è una dote oltreché tecnica,
anche mentale, che si acquisisce con la
convinzione in quello che si fa.
È un processo spesso lungo, pieno di
insidie, ma le certezze ancora allo stato
iniziale che dovrebbero caratterizzare
questo gruppo, sono così radicate nel
gioco senese, che si intravede già quella
sicurezza tipica di chi gioca da molto
tempo e che conscio delle proprie caratteristiche sa già come gestire anche le
ipotetiche situazioni di difficoltà.
Lavorare sui propri limiti è senza dubbio il sistema migliore per nasconderli o
renderli quantomeno meno evidenti e in
questo momento Siena riesce a gestire al
maurobindi
basket 49
meglio una situazione tattica che sconta
l’assenza di un giocatore importante in
termini di idea iniziale di sviluppo del progetto, che è Malik Hairston.
Può sembrare paradossale, ma questa
è una premessa importante che deve essere fatta, in una situazione nella quale
tutti i maggiori protagonisti attesi di questo campionato, lamentano a vario titolo
le difficoltà legate ad infortuni ed assenze.
Come possiamo valutare l’inizio della
Montepaschi, senza fare una considerazione che spesso abbiamo fatto o sentito fare circa la difficoltà di chi ricostruendo non è mai riuscito a trovare
quella continuità che fino allo scorso
anno Siena poteva contare come vantaggio sul resto del gruppo?
Nella stagione in corso questo innegabile, quanto meritato vantaggio, è stato
azzerato dall’inevitabile necessità di ripartire da capo, ma se per gli altri analoghe situazioni si sono tramutate in percorsi irti di difficoltà, specie all’inizio, per
Siena si è trattato di un periodo dove si
sono già poste le basi per riuscire ad imprimere al proprio campionato una svolta,
che non può non preoccupare l’intera
concorrenza.
Lo si è fatto giocando ad esempio quest’ultimo periodo con una menomazione
che la storia ci indica come una possibile
forte criticità per la squadra, e cioè l’assenza di Shaun Stonerook.
Il capitano senese è stato ritenuto, a
ragione, uno degli elementi imprescindibili della Montepaschi degli ultimi anni e
la controprova si è verificata raramente
proprio per la sua capacità di andare oltre ai normali problemi di un qualsiasi
professionista del basket. Ma nel momento del suo stop, che ha interrotto una
delle sequenze più lunghe in termini di
presenze consecutive in campo per i colori bianco-verdi, abbiamo constatato
come un gruppo nuovo come quello attuale sia riuscito a sopperirne l’assenza
senza accusare scompensi particolari.
Un valore non da poco riuscire a pescare dentro il proprio organico uomini e
soluzioni che siano in grado di sopperire
anche alle mancanze più pesanti, ma il
merito di tutto ciò sta nella motivazione
che muove ogni singolo protagonista in
maglia Montepaschi, che non si sente minimamente sminuito se davanti a lui c’è
chi gioca di più, ma anzi sfrutta ogni minimo spazio sapendo che il suo compito
è proprio quello di farsi trovare pronto all’occorrenza.
Un segnale che i vari Ress e Carraretto
hanno metabolizzato nel corso di questi
anni e che oggi è un patrimonio di espe-
rienza utilissimo per i nuovi arrivati, specie Aradori e Michelori.
Se da quest’ultimo sono arrivati segnali confortanti, dall’ex Biella non ci limitiamo a valutare semplicemente dei segnali, ma parliamo di reali passi in avanti.
Se offensivamente parlando il miglior
giovane della scorsa stagione sta confermando le sue qualità indubbie di attaccante, fa piacere vedere come il coinvolgimento difensivo e quindi totale della
guardia bresciana lo proponga sempre più
come giocatore di sistema, capace di
prendere il ritmo gara non sull’onda di un
canestro, ma integrandosi alla perfezione
con le necessità della squadra che non
possono prescindere da un uguale impegno su entrambi i fronti di gioco.
Non nascondiamo il piacere di vedere
crescere un giovane prospetto tra le fila
della squadra, perché anche questo è
un’evoluzione del sistema Siena, capace
di proporre nel firmamento del basket
continentale giocatori pescati spesso nel
sommerso, ma criticato perché non in
grado di lanciare nuovi giocatori.
Aradori non è un nome nuovo, ma ad
alti livelli è un giocatore tutto da costruire
e la sensazione di disponibilità che sta
mettendo in evidenza dimostra che le capacità di Pianigiani non si limitano solo
alla gestione formidabile di un gruppo.
Intanto risulta abbastanza strano che
nessuno in estate abbia messo gli occhi
su Bo Mc Calebb. Addirittura il suo ultimo
coach Vujosevic non lo ha voluto a Mosca, eppure le potenzialità che sta mettendo in mostra l’ex play del Partizan Belgrado sono veramente di altissimo livello.
Fisicamente ha pochi uguali, punta il
canestro con una determinazione che non
conosce ostacoli, in difesa è fastidioso
come una mosca, ma all’occorrenza sa essere rimbalzista imprevedibile e pure tiratore da dietro l’arco meno approssimativo di quello che si pensi.
La sua grande volontà di migliorarsi
gli sta facendo fare passi da giganti al tiro
ed anche in termini di leadership, perché
lo vediamo sempre più a suo agio nei
panni di chi deve dettare i tempi del gioco
ed anche di chi deve imbeccare i compagni, tanto che nelle ultime giornate anche
un dato statistico significativo come
quello degli assist ha evidenziato un’impennata importante.
Se a ciò aggiungiamo uno Zisis in
netto miglioramento, ecco che si spiega
la crescita generalizzata del gioco senese,
sempre molto paziente e capace di trovare buone soluzioni anche quando le
prime opzioni di attacco si infrangono
contro la difesa avversaria.
Certamente avere nelle proprie fila giocatori come Kaukenas o il sempre più impressionante Lavrinovic di questo inizio
campionato è un bel vantaggio, ma nel ritorno del buon Rimas non tutti avrebbero
scommesso e sulla schiena di Lavrinovic
qualcuno pensava che i frutti sarebbero
arrivati più tardi nel tempo.
Aggiungiamoci che Rakovic ha fatto
intendere a chiare note che è un giocatore su cui lavorare e che può crescere
molto limando quella irruenza che talvolta
lo caratterizza, oltre a riuscire mentalmente a dare continuità al proprio rendimento, e che fa parte di quel progetto che
per alcuni giocatori è giustamente a livello iniziale.
Ma Siena è regina nella programmazione e nella capacità di gestire le situazioni, è il passo in più che ha Minucci rispetto ai suoi corrispettivi, che intanto, in
attesa del ritorno di Hairston, ha già fatto
intendere che se il giocatore non riuscirà a
recuperare dai suoi problemi, la società tornerà sul mercato, allungando le rotazioni
della squadra in Eurolega e valutando in
campionato l’evoluzione tecnica, consapevole del fatto che Moss fino ad oggi è stato
molto più di un semplice riempitivo.
Se il campionato aveva bisogno di
qualche segnale, Siena glielo ha fatto
avere. •
LA RICREAZIONE È FINITA
[ V I S TA
NON SARÀ FACILE DIMENTICARE Mens
Sana Siena Barcellona del 17 novembre 2010. Non c’è stata nessuna irridente tripla finale di Navarro, non c’è
stato nessun -19 o -25. Sada, ancora
una volta proposto in quintetto, come
due anni fa, questa volta non ha fatto
venire gli incubi al play titolare della
MPS nei primi 10 minuti. Nulla di tutto
questo, anzi lo straordinario 10 su 10
dei primi 7’40” di gara ha confermato la
magica sensazione che si prova nel vedere iniziare bene quelle partite di basket che segnano una stagione. Si è
scritto e discusso su quello che è stata
la più bella vittoria della MPS di Simone
Pianigiani e ho già ricordato il 18 a 2 con
cui la MPS zittì tutti gli 11.000 dell’EUR
nei playoffs 2007. Più recente il 17 giugno scorso, gara 3 delle finali, al Forum
di Assago davanti a 10600 spettatori 10
a 0 in partenza, 32 punti nel primo
quarto ottenuti col 70% dal campo!!! Ci
sono altre partite importanti nella storia
del basket che sono state segnate da
inizi simili, anche considerando l’NBA.
Il 9 su 10 del primo quarto che nel 2002
portò i Lakers a vincere gara 1 a Sacramento in una delle più memorabili
serie di playoffs di quel decennio o al
contrario lo 0 su 10 con cui i Wizards di
Michael Jordan iniziarono nel 2003 la
gara decisiva per accedere alla post
season contro gli Hawks incise profondamente nel finale giocato e perso
punto a punto. Fu una tripla di MJ a rompere il ghiaccio, ma era troppo tardi. Insomma vale ancora molto la regola del
chi ben comincia è a metà dell’opera.
Certo che vedere poi come difende questa Mens Sana resta il grande spettacolo, pur con la nota di sofferenze evidenti a rimbalzo difensivo, a volte
imbarazzante anche a Cholet.
ATLETI
DEL MESE? Bo Mc Calebb e K
Lavrinovic. Clamorosa la riscossa del
primo non appena abbiamo scritto qual-
D A L O N T A N O ] di Rudi Simonelli
cosa sul suo tiro da fuori: la sua sequenza da oltre 6, 75 nel mese di Novembre è la seguente: 2 su 2 contro Caserta, 3 su 4 a Istanbul, 1 su 1 a Cantù,
1 su 2 contro il Barça, 1 su 2 a Siena
contro Biella. Totale 8 su 12 in 6 partite
aggiungendo lo 0 su 1 di Cholet. Certo
potrebbero sembrare pochi due tentativi
a partita, ma quanto basta per far saltare
in aria tutte le teorie difensive che si
erano proposti i Coach avversari.
Lavrinovic invece si propone alla 6ª
di campionato come capocannoniere
della serie A a 19.1 ppg poi a Cholet ne
mette 23 decisivi in una gara a basso
punteggio. Pur con quell’aria vagamente da Clark Kent, Ksistof mi ha dato
ragioni per tornare a chiamarlo il Bob
Morse di Siena, anche se negli ultimi
due anni mi sembra abbia ancora migliorato la consapevolezza di essere
un 5, un pivot. Nell’ottobre del 2007, a
Porto S. Giorgio contro Montegranaro,
giocava in quintetto base come ala
grande (4) al fianco di Eze pivot (5) ma
già pochi mesi dopo a Istanbul nella vittoria che mandò la MPS alle Final Four
Simone lo metteva in partenza come 5
con Shaun Stonerook al fianco come
ala grande. Sebbene centro, quella sera
colpì alla grande dalla distanza (4 su 4
da tre punti)! Oggi è sempre più abile a
sfruttare i suoi oltre 210 cm da sotto canestro, ma sicuramente da post alto potrebbe continuare a colpire con puntualità dai 4/5 metri. Le statistiche
dicono anche che alla quarta giornata
Rimantas Kaukenas era secondo a
19.3. Una novità per la Mens Sana
avere dei capocannonieri, segnale anche questo di un rinnovamento.
ITALIANI - A proposito della partita contro Biella c’è da notare che Pianigiani
ha mandato in campo 2 italiani nel quintetto base. Carraretto e Michelori. Nello
stesso turno la Virtus Bologna ha schierato Poeta e Amoroso, la Scavolini Hackett e Cinciarini, la Lottomatica Datome
e Crosariol, Montegranaro Cavaliero e
Cinciarini. Possono essere momenti importanti per il basket italiano e lo spirito
azzurro visto che il trio americano Bargnani Belinelli Gallinari si sta comportando egregiamente e meriterà l’anno
prossimo agli Euopei un cast di supporto importante. •
51
52
SCRIVO ORA PERCHÈ...
[ TIRI
SCRIVO QUESTO PEZZO – per la prima volta “in carriera”
– a tre ore di distanza dalla mattanza dei milanesi,
una volta mitici “scarpette rosse” ed ora soltanto jeans e maglietta “grigino stazzonato” che però –vista
la firma- dovrebbe fare parecchio ma parecchio fico.
Sarà!... ma a vederli girovagare dopo il disastro in
un Pala-sclavo che, per ora, di… “Estra” ha ( ma è
questione di giorni, credeteci! ) soltanto le folate di
vento gelido dai portelloni, spalancati per permettere
alle centinaia di ragazzini entusiasti di scendere sul
parquet a raccogliere le firme dei Campioni d’Italia
ancora in carica e per niente decisi a smettere di esserlo, l’impressione che si ricava dallo staff “armaniano” è quella di una compagnia di “turisti per caso”,
capitati a metà strada fra il Chianti e le Crete – sprovvisti di bagaglio e conseguenti cambi d’abito – pronti
per un bel fine settimana termale capace di smaltire
le nebbie e la sconfitta di Lubiana ( a proposito: vista
l’ancora splendida signora Gorenc sulle tribune?...
nooo?!? Vi meritate Ilievski!) rilassati dalle cure dell’Antica Querciolaia di Rapolano, mentre invece, qui
da noi (che, sia chiaro: non siamo i favoriti!) chi capita capita: non c’è trippa per gatti!
Figuriamoci attimi di relax per chi vorrebbe succederci!!!...
Scrivo ora, di domenica pomeriggio, perché non
voglio farmi influenzare dai giornali e dagli articoli
del lunedì mattina.
D’altronde, sarei pronto a scommettere su quante
colonne “specializzate” titoleranno domani che “il
sistema Siena” è ancora il più forte… che “i Campioni non mollano”…. che “il basket si vede solo a
Siena” e via discorrendo…
Ma so anche che – e giustamente! - si farà la lista degli infortunati in maglia biancorossa …. Si parlerà di un “progetto febbraio” che ha per obbiettivo
la Coppa Italia…. Si ricorderà ( o non l’avete sentito
l’alto dirigente milanese subito dopo la sirena di fine
gara?) che l’importante è la partita con i turchi del-
l’Efes…. Si rassicureranno le sconfortate schiere
dei tifosi con il fatto che siamo solo all’inizio e che
questa partita … “non conta niente”.
Ecco perché mi sono messo subito a scrivere queste righe: perché mi voglio godere al massimo una
vittoria schiacciante e bellissima che – checchè si
cerchi di dirne – resterà, e come se resterà!, negli annali della pallacanestro nostrana e ci farà sentire ancora di più orgogliosi e partecipi di una realtà che, in
questo principio di secolo, non ha uguali né al di qua
né al di là delle Alpi anzi, dirò di più ( e sputtanatemi
se racconto frottole… ) : dall’Atlantico agli Urali e dal
Mare del Nord alle Alture del Golan non c’è nessuna
società che possa vantare uno sviluppo, una solidità
ed una costanza di risultati pari alla nostra Beneamata in biancoverde targata “BABBONE”!
E le pagine rosee, e quelli che se ne intendono
su, al nord, insisteranno sui nomi che non c’erano,
sugli assenti eccellenti ( quelli della tivvù sono settimane ormai che lo fanno!) e hanno ragione, certi
uomini non si possono regalare ma sarà bene che,
una volta per tutte, ricordino a chi li ascolta o li legge
che sul parquet – almeno nella pallacanestro che
conosciamo noi!- si va comunque in cinque per
volta, gli altri –ahivoi!- devono stare in panca.
E gli infortuni, purtroppo, ci sono e come… Venite
a raccontarlo a noi che , da quando s’è preso, non si
riesce a vederlo una volta sano quello venuto da San
Antonio e che tutti pronosticavano come un “grande”!
Scrivo ora perché domattina sicuramente m’incazzerò e parecchio nel leggere certe “Firme” eccellenti che si rimangeranno tutto quanto di buono
e di meraviglioso hanno scritto sin qui sulla “Milano
da bere”…
Scrivo ora perché non mi va di andare a ricercare
–imbufalito e al tempo stesso …. compassionevole
– tutte quelle colonne spese da coloro che se ne intendono su certi “campioncini incompresi altrove”
che, arrivati all’ombra della Madunina, avrebbero finalmente mostrato di che pasta sono fatti…
Scrivo ora perché non voglio tornare indietro a riascoltarmi i soloni che, all’indomani della (unica)
sconfitta a Varese ( e pensare che c’è ancora un arbitro che sta scontando le conseguenze di un fischio
sciagurato che nemmeno il …capostazione di Sgurgola Marsicana avrebbe emesso! ), avevano già
emesso la sentenza:”Siena scende e Milano – come
previsto- sale”… dove sale? Alla Scala, forse! ….
Ma ve lo ricordate Vezio Benetti, il mitico telecronista di Telegranducato (no, eh?? Avete ragione: me
lo ricordo io perché so’ vecchio e vivo di rimembranze): s’era a Bologna –campo neutro!!!- contro
La Portuale di Livorno.
Duemila livornesi, mille e passa dei nostri. Prima
azione: il “divino”vola in contropiede, arresto e tiro
dalla lunga: padella! “ Due a zerooo! - ulula dallo
schermo il mitico Vezio livornese col mantello - Anche le montagne crollano!!! Forza Rapident!”
Giorgino Bucci, quella sera gliene caricò quasi
trenta e la Mens Sana vinse.
Altri tempi, altri soldi, altri cronisti. Ma in quanti
sarebbero ben contenti di assistere al crollo della
“montagna biancoverde” costruita nel tempo da Pianigiani Minucci Mussari e “città intera”??
L I B E R I ] di AntonioTasso
Scrivo ora perché non ho il tempo di riascoltare
tutti quei gridolini entusiastici di chi, per settimane,
ha sbavato su qualsiasi cosa succedesse in campo
purchè targato Milano….se ne riparlerà a maggio
quando “ragliano i ciuchi” –sentenziava il buon
beppe Ciupi.
Mi dispiace anche – ma mica tanto poi! - per quelli
che sono andati a Milano “per vincere e battere
Siena”… per ora hanno “pisciato di fori” e qualcuno
avrebbe fatto meglio a ricordarsi che le uniche cose
che ha vinto le ha vinte qui da noi….
Contento lui!!!
RITROVARSI A DUEMILA CHILOMETRI DA CASA, in una
città elegantemente abbigliata per il Natale, sotto un
tempo da lupi con la pioggia battente, le mogli giovani e carine che non aspettavano altro che l’occasione dello shopping “occidentale”, e non avere non
dico il cappotto ma nemmeno un impermeabile decente o una cravatta con la quale ripararsi alla meglio il collo o, che ne so, un ombrello…
Non deve esser stato certo un boccon da ghiotti
quello ingollato dai due Presidenti Lituani ( quello
della Società di basket e quello – ben più grosso ed
importante - della più importante Banca baltica,
sponsor della paniera di Vilnius) venuti a Siena “anche” per un incontro con la Banca che, dal 1472, fa
tutt’uno con … “ la più bella delle città!”.
Io che – forte della lingua e delle conoscenze storico artistiche nostrali - li ho accolti nella Rocca dei
Salimbeni e li ho accompagnati nelle “stanze che
contano”, so quanto siano rimasti confusi – quei
simpatici ospiti lituani - a non potersi presentare
nelle vesti migliori al cospetto della storia e dei… discendenti dei Salimbeni.
Tutto quanto avevano messo in valigia per quell’incontro era rimasto sul piazzale di chissà quale
aeroporto tedesco o polacco o lituano e, confuso
sotto la neve che bloccava l’Europa, non c’era verso
di recuperarlo.
Mises eleganti per le dame e cravatte, forse, dai
colori improbabili per i cavalieri: tutto lì, nel bagaglio
congelato sotto mezzo metro di coltre bianca insieme a tutte le mute e l’attrezzatura della squadra!
Ai giocatori l’attrezzatura tecnica – maglie escluse
- gli s’è prestata noi, i presidenti anche per gli incontri “ufficiali” hanno sopperito con le sciarpe della squadra… le signore con i simpatici cappellini e, soprattutto, la bellezza delle nordiche di quelle parti…
L’unico a posto senza problemi di…vestiario?
L’assistente spirituale – il prete, insomma - della
squadra: clergyman impeccabile, pastrano da cappellano e, soprattutto, collare bello alto da prete
d’una volta è stato sempre all’altezza dell’occasione… L’ho scoperto solo un attimo fuori posto:
quando, per un tiro sbagliato, ha mandato – ma
molto soft e, soprattutto, in lituano - a quel paese
Jasikevicius…
Pare che abbiano recuperato tutto due giorni
dopo il loro ritorno a Vilnius..
A me e a Roberto Morrocchi era successo a Barcellona: ma era maggio ed eravamo alle nostre
prime Final Four… altra roba!
Buone Feste a tutti! •
Fermi tutti. Azzeriamo il cronometro e ripartiamo daccapo. Anche Milano, che sembrava imbattibile e che stava marciando come
un treno verso il mito della squadra ammazza campionato, si è fermata. Prima, se n'è incaricata Montegranaro (squadra ostica e "tigliosa", con la proverbiale e consolidata fama di castigamatti del
basket: su quel campo ci ha lasciato le penne più di una plurititolata) che ha imposto uno stop alla rincorsa dei bianco-rossi, a salvare i quali non sono bastate le prodezze di Jabeer (19 punti); di
Hawkins (17 punti) azzittito da Antonutti; di Mordente (15) e Mancinelli (11). Intanto, mentre gli uomini di Bucchi si inchinavano a
quelli di Pillastrini, la
Montepaschi
Mens
Sana asfaltava Teramo.
Poi, a Siena, la favorita
allo scudetto ha dovuto
subire un perentorio
meno 32, di fronte a una
compagine biancoverde
che, all'ora di pranzo del
5 dicembre, non ha praticamente sbagliato
niente e si è imposta,
senza se e senza ma,
conquistando la testa
della classifica.
Insomma, si ricomincia da zero. Ai fini
del risultato finale della
regular season, la sconfitta milanese non avrà,
di per sé, almeno per
ora, alcuna conseguenza pratica: di strada
da fare ce n'è ancora tantissima e tutto fa ritenere che di avvicendamenti in testa alla
classifica potremmo vederne anche altri.
Che questo non sarebbe stato un campionato con sicure predestinate era evidente fin dalle prime "palla a
due" autunnali. L'andamento del campionato lo sta confermando
chiaramente. Milano resta una compagine con la quale si dovranno
fare pesantemente i conti fino all'ultimo minuto del campionato, ma
tutto quel che è successo in sole due giornate ci dice che né per lei
né per nessun'altra la strada sarà un tappeto di rose srotolato in discesa.
La Montepaschi Mens Sana, per parte sua, ha dimostrato con
decisione di non essere disposta a farsi scucire facilmente il tricolore dalle canotte anche se, per difenderlo, dovrà lottare punto a
punto, con le unghie e con i denti, ogni partita. La compagine di
quest'anno non ha quel ritmo da orologio svizzero che aveva la
squadra degli scorsi anni (quando i giocatori li avresti potuti mandare sul parquet a occhi bendati, che tanto si sarebbero trovati lo
stesso a memoria) ma sta ugualmente facendo vedere di essere una
signora squadra (per la cronaca: la seconda frazione di gioco della
partita del 5 è stata, pressoché interamente, giocata dalla panchina.
Vero che nei primi 10 minuti la Mens aveva fatto sfracelli, ma - guardate i parziali - i "panchinari" non hanno ceduto di un centimetro
rispetto agli eccellenti risultati dei titolari. Non è cosa trascurabile...). Il fatto è che, però, le altre squadre del campionato 20102011 si sono attrezzate parecchio meglio di quanto non lo fossero
quelle del campionato scorso. Contro quale squadra, oggi, si potrebbe scendere in campo con la tranquilla certezza di avere già il
risultato in tasca? Varese, alla terza giornata, ha killerato Siena senza
tanti complimenti; Cremona, alla prima giornata, c'è andata per uno
in quattro cartelle dal rimandare a casa i campioni d'Italia sconfitti,
e, infatti, nella serata del ko milanese, ha sculacciato di 14 lunghezze la Lottomatica-Roma; della vicenda di Montegranaro - Armani Jeans s'è appena finito di dire. Non aspettiamoci marce trionfali, perché non ce ne saranno: nemmeno per noi. Ci potranno essere
partite dal risultato rotondo come quelle giocate contro Teramo e
contro a stessa Milano, ma la normalità sarà quella di soffrire punto
a punto e di spuntarla (quando la spunteremo) sputando i polmoni
e tenendo le antenne rizzate fino
all'ultima sirena della partita.
Ne guadagnerà la spettacolarità e se ne avvantaggerà la circolazione di adrenalina che, a
ogni incontro, avrà il suo daffare
per quaranta minuti (salvo tempi
supplementari). Sarà contento
chi, nelle passate stagioni, si annoiava e si lamentava che non ci
fosse il brivido dell'incertezza
■ ducciobalestracci
perché la Mens Sana vinceva
sempre con tutti. E magari ritorneranno al palasport anche quelli che se ne erano allontanati stanchi (dio li perdoni!) della manifesta superiorità della squadra di
casa. E finalmente i colleghi giornalisti sportivi
la faranno finita di frignare lagnandosi di
campionati piatti e
senza sorprese, sui quali
non c'era da dire nulla di
interessante (a proposito: la Mens Sana è tornata in testa alla classifica. Ora, per piacere,
non ricominciate con la
tiritera del campionato
bell'e finito, eh! per piacere, un po' di originalità, per piacere...).
Siamo felici per chi,
dal tremore eccitante
dell'incertezza, trarrà
nuova motivazione per
sostenere e amare i
biancoverdi. Siamo felici per i colleghi dell'informazione nazionale che finalmente
potranno sbizzarrire a
piacere il loro talento
giornalistico.
Per quanto riguarda
chi scrive (e ne chiediamo subito venia)
tutto questo non ha alcun particolare sapore di brivido. Poco sportivamente, adoriamo quelle partite in cui, dopo 10 minuti di gioco,
è già chiaro come va a finire e il risultato è già in cassaforte. Quelle
"brutte", meravigliose, partite in cui,
per varie decine di minuti ci si "annoia". Invece, quest'anno, di annoiarsi, verosimilmente, non ci saranno
molte occasioni. Peccato. •
Non c’è
tempo
per
53
annoiarsi
claudiocoli
basket 55
L’ultima volta che avevamo analizzato il cammino dei biancoverdi in Europa dicevamo che la vera faccia della
Mens Sana si sarebbe vista nelle partite
con Fenerbahce e Barcellona, i due big
match del girone. Ebbene, se a Istanbul
il volto della Mens Sana non è stato
quello delle migliori serate, nella gara
col Barcellona al Palaestra è stato
quasi… angelico. Intensità, difesa e medie immacolate: perfect game, come direbbero in America, per una delle più
belle partite degli ultimi anni. C’è da dire
che il Barcellona non se la passava
bene, e mancava del suo giocatore fondamentale (Navarro), sostituito da un
improbabile Ingles, ma rimanevano
sempre i campioni d’Europa. Sotto canestro i vari Lorbek, N’Dong, Vazquez facevano paura, ma la maggiore agilità e
atipicità dei lunghi senesi ha fatto la differenza, come le prestazioni di Rakovic
e McCalebb, le loro migliori finora con
la canotta biancoverde. Specialmente
quella del play di New Orleans, che ha
dominato su Rubio con un atletismo e
una fisicità sul primo passo squassante.
Le gare successive a Cholet e al Palaestra hanno confermato il positivo trend
mensanino di 6 vinte e una persa e confermato matematicamente il passaggio
alla fase successivo dell’Euroleague.
Con i francesi è stata una partita bruttoccia e tirata, in cui la Mens Sana non
si è sprecata più di tanto lasciando
l’onore e l’onere di deciderla a Lavrinovic, devastante con i suoi 23 punti e 8
rimbalzi, supportato dal solito McCalebb, che per ora è il giocatore con le
cifre migliori (15,4 con un sorprendente
41% da tre, che però non inganni, ha tirato finora solo 5 volte!). In casa con i
lituani è stata più agevole rispetto all’andata. Gli uomini di Pianigiani hanno
dato la scossa alla partita già nel primo
quarto per rimanere poi in controllo. Alla
fine cinque uomini in doppia cifra e
un’altra vittoria confortante.
Ora non rimane che lottare per il
primo posto, prima con il Fenerbahce
che ha il nostro stesso record di vittorie, poi Barcellona dove si dovrà provare a rivincere. La differenza punti
maturata nella prima gara con i gialloblu di Istanbul è stata di 13 punti.
Non sarà un’impresa facile ribaltarla, i
turchi sono tosti e spigolosi, ma con
una prestazione sulla falsariga di
quella con gli spagnoli è possibile superarli e andare a Barcellona col piglio
giusto, e anche al Palau Sant Jordi ci
sarà da battagliare.
Il gruppo C, quello di Siena, ha i
I biancoverdi si affacciano al trittico finale della prima fase
di Euroleague con la concreta possibilità di finire in testa
E se il vero volto
fosse quello
di Coppa?
EUROLEAGUE 2010-2011
Gruppo C
CHOLET BASKET
FENERBAHCE ULKER
LIETUVOS RYTAS
MONTEPASCHI SIENA
CIBONA ZAGREB
REGAL BARCELLONA
4ª giornata (10.11.10)
FENERBAHCE ULKER-MONTEPASCHI SIENA
FC BARCELLONA-LIETUVOS RYTAS
CIBONA ZAGABRIA-CHOLET BASKET
81-68
69-55
71-84
5ª giornata (18.11.10)
CHOLET BASKET-FENERBAHCE ULKER
LIETUVOS RYTAS-CIBONA ZAGABRIA
MONTEPASCHI SIENA-FC BARCELLONA
82-78
90-62
76-67
RITORNO
6ª giornata (24.11.10)
LIETUVOS RYTAS-FENERBAHCE ULKER
CHOLET BASKET-MONTEPASCHI SIENA
CIBONA ZAGABRIA-FC BARCELLONA
75-81
61-70
75-94
7ª giornata (01.12.10)
MONTEPASCHI SIENA-LIETUVOS RYTAS
FENERBAHCE ULKER-CIBONA ZAGABRIA
FC BARCELLONA-CHOLET BASKET
90-72
100-70
76-62
Classifica: Montepaschi e Fenerbahce 12;
Barcellona 10; Cholet 6; Lietuvos 2; Cibona 0.
contorni più definiti, infatti già 3 squadre hanno la matematica certezza di
avanzare alle Top16, negli altri c’è ancora una lotta accesa. Nel gruppo A
l’unico per ora quasi certo è il Maccabi
con 6 vinte una perse, dietro c’è il buglione con Zalgiris, Partizan e Khimki,
le prime due con 4 vinte e 3 perse, la
terza con 3 vinte e 4 perse.Rischia di
più il Caja Laboral Vitoria con 2 sole
vittorie in 7 incontri: sarebbe un eliminazione clamorosa, visto il rendimento negli ultimi tempi degli spagnoli. Stessa situazione nel gruppo B,
con Olympiacos primo con 5 vinte e
due perse, e dietro a spingere, tutte
con 4 vinte in 7 giocate, Real Madrid,
Unicaja e Lottomatica Roma, che stranamente va meglio in coppa che in
campionato. Sembrano tagliate fuori
dalla competizione il Brose e i belgi di
Charleroi. Super incertezza nel girone
D, dove per adesso l’unica sicura di
non andare alle Top 16 è - udite udite!
- il Cska Mosca, che quest’anno ha dato
il meglio (il peggio) di se stessa e ha
centrato una incredibile eliminazione
vincendo una sola partita su 7. I vari
Langdon, Siskauskas e Holden dopo
anni di trionfi hanno finito la benzina,
e sono davvero lontani ormai i tempi
di Messina…In testa al girone ci sono
Panathinaikos e il sorprendente Union
Olimpia, entrambi con 5 vinte e 2
perse, dietro tutte sono ancora in lizza
per passare alla fase successiva: Efes
con 4 vinte e 3 perse e Milano e Valencia con 3 vinte e 4 perse. •
56 matteotasso
basket
Campionato, Coppa e... prole imminente, questi i tre 'fronti' stagionali di Andrea Michelori
La new entry
con la fama di ‘duro’
Andrea Michelori,
durante la partita
con Biella
Che la Montepaschi sia un club vincente
lo dice la collezione impressionante di trofei messi in fila negli ultimi otto anni. Che
poi casa-Mens Sana sia anche un’isola umanamente felice ce lo conferma la frequenza
con la quale la nursery di viale Sclavo va
di stagione in stagione a riempirsi: è toccato, nel tempo, un po’ a tutti i giocatori
biancoverdi diventare papà (pardon,
babbi…e che diamine, parla come mangi!!)
da queste parti e la storia si ripeterà a breve
con il terzogenito (o la terzogenita) di Rimantas e Tanja Kaukenas, mentre a primavera sarà la volta del
primogenito (o la primogenita: confessiamo
di non ambire al premio
Pulitzer nella categoria…gossip) di Andrea e
Ilaria Michelori.
Nell’attesa di veder
lievitare le iscrizioni al
baby parking del PalaEstra, ci concentriamo sull’Andrea Michelori giocatore. Un
duro sul parquet, che
però si scioglie in un
sorriso sincero e solare
allorché accenna alla
sua futura paternità:
“Nascerà nella seconda metà di marzo – racconta felice il centro biancoverde – e tutto il mio, poco,
tempo libero in questo momento lo dedico ovviamente a mia moglie. Posso solo
dire che sono davvero emozionatissimo
dalla situazione che stiamo vivendo in
questi mesi”.
L’Andrea Michelori in canotta è una new
entry in ambito biancoverde. Si è legato ai
tricolori a 32 anni compiuti, saranno trentatre il prossimo 20 febbraio, dopo aver
fatto il giro d’Italia (Milano, Biella, Cantù,
Bologna e Caserta le sue tappe di giocatore professionista) ed aver indossato
poco meno di cinquanta volte la divisa Azzurra fra il 2002 ed il 2006. Quando Ferdinando Minucci lo ha chiamato, non ha
avuto il minimo dubbio: “Il mio sì alla proposta della Mens Sana è stato veloce –
spiega ‘Miche’ –, perché quando ti chiama
Siena non devi star lì a pensarci due volte.
Ero sotto contratto con Caserta, e reduce
da una bellissima stagione, ma potevo
uscirne a fine giugno, cosa che puntualmente ho fatto: una scelta compiuta con
grande volontà, orgoglio e soddisfazione
vista la possibilità che mi si è prospettata
di venire a giocare per il club Campione
d’Italia, quello più vincente degli ultimi
anni nel basket italiano”.
Adesso che ne fai parte, ti sei dato
una spiegazione a quale sia la differenza
tra la Montepaschi ed il resto del panorama italiano?
“Soprattutto c’è un’organizzazione che
altrove è difficile trovare. Qui vige la legge
della professionalità, con un lavoro molto
profondo ed attento fin sui minimi dettagli della struttura tecnica e societaria: ho
avuto diverse esperienze in giro per l’Italia e posso assicurare che lo staff ampio
e dettagliato che può vantare la Montepaschi, con tante specificità diverse tra
loro, molti altri clubs se lo sognano. E rispetto a quelle poche società altrettanto
strutturate, a Siena la distribuzione di ruoli
e compiti fa davvero la differenza”
Squadra nuova e, per te, ruolo nuovo.
Un compito non facilissimo, considerato
che devi sparare tutte le cartucce negli
spazi, per forza di cose contenuti, che ti
vengono riservati in un pacchetto-lunghi
molto variegato…
“Non ho giocato moltissimo nelle
prime settimane, poi la situazione è leggermente cambiata così come il mio impatto sulle partite. I problemi fisici di
Shaun (Stonerook, ndr) mi hanno regalato qualche spazio in più ma al di fuori
di questa situazione imprevista è pure la
densità di appuntamenti tra campionato
e coppa, con due partite a settimana e
magari viaggi lunghi e stancanti, a poterti regalare quelle opportunità per le
quali lavori duro in allenamento. Io mi
sto impegnando al massimo, ho dato e
continuerò a dare sempre il cento per
cento per riuscire ad interpretare questo
ruolo nel migliore dei modi ed a sfruttare
le opportunità che mi verranno date”.
A proposito, come giudichi il work in
progress mensanino di questo scorcio iniziale di stagione?
“Rispetto alle scorse annate, nelle
quali la Mens Sana partiva con un potenziale già costituito per circa l’ottanta per
cento, oggi buona parte delle risorse sono
da sviluppare. Il che rende molto importante questo scorcio iniziale di stagione,
in cui tanto gli allenamenti quanto le singole partite rappresentano ottime occasioni per crescere e migliorare. Credo siano
già evidenti importanti e positivi progressi,
anche se a volte alterniamo cose buone a
cose meno buone, e di sicuro vittorie di
grande spessore come quella in Eurolega
contro il Barcellona rappresentano iniezioni di fiducia notevoli per un gruppo
nuovo e giovane come il nostro”.
Firmeresti per una conferma tricolore in
Italia ed una buona avventura in Europa?
“Teniamo moltissimo alla riconferma
in campionato, che ritengo sia alla nostra
portata seppur in presenza di avversarie
molto forti. Sarà decisivo arrivare in condizioni psico-fisiche ottimali ai playoff e a
quel punto le battaglie saranno durissime:
chi vincerà il titolo, difficilmente riuscirà a
farlo chiudendo la serie di finale sul quattro a zero. In coppa il discorso è chiaramente più complesso, sia perché ci sono
alcune squadre di livello indiscutibilmente
superiore, sia perché per fare strada ci
vuole anche un pizzico di fortuna nei sorteggi e negli accoppiamenti dei turni successivi alla regular season. Comunque sia,
essere avanti in classifica in campionato
ed in Eurolega è particolarmente positivo
per il morale di tutti noi”.
Di tempo libero, già lo hai detto, praticamente non ne hai…
“Faccio il giocatore di basket e sono
contento di questo. Mia moglie, la famiglia, hanno la priorità su tutto il resto, al
massimo riesco ogni tanto ad andare a
cena fuori con qualche amico, anche perché qui da voi si mangia veramente bene.
Altri hobbies? Mi piace leggere ma
quando ti sei allenato o hai giocato due
partite a settimana e magari sei reduce
da una trasferta lunga e stressante, hai
un solo desiderio: andare a dormire e riparlarne il giorno dopo”. •
stefanofini
basket 57
Mentre gli Under 19 proseguono imbattuti in
campionato, tiene banco il crescente interesse
intorno alla nuova 'creatura' biancoverde
‘Basket Ball
Generation’, l'idea
Basket giovanile: un mese, come al solito, pieno di avvenimenti/eventi. Gli Under19 della Montepaschi di coach Giacomo
Baioni con la vittoria (81/46) contro Arezzo
hanno iniziato il percorso di ritorno del proprio campionato, fase regionale, ancora imbattuti mettendo in mostra nella bella prestazione fornita contro il Pino a Firenze un
Ingrosso (24 punti) in evidente crescita e
maturazione oltre ai soliti Monaldi e Severini. Un mese che ci ha offerto anche due
“lampi fotografici” da prima pagina: il debutto in prima squadra di Diego Monaldi,
il giovanissimo playmaker mensanino
(1993) di appena 183 cm, che nella somma
numerica (2+3) dei minuti di gioco offertigli da coach Simone Pianigiani nelle gare
contro Biella e Teramo, non perde tempo a
mostrare tecnica, determinazione e coraggio (5 punti). Non ne dubitavamo vedendo
come il ragazzo ha sempre risposto nelle
partite e nei momenti /gara che contano;
aspetto troppe volte trascurato dagli addetti ai lavori ma fondamentale nella valutazione di giovani prospetti. Un basket giovanile che proprio negli ultimi giorni del
mese ci ha offerto un’altra bella pagina di
sport, non tanto da annoverare nel contesto agonistico quanto in quello della buona
politica sportiva: il BBG Play Day. È stato il
secondo Play day disputato a Siena; un
giorno dedicato alle giocate di tanti bambini, circa ottocento , provenienti da mezza
Italia; l’altra metà avrà l’occasione di vivere
questo giorno magico offerto dalla macchina organizzativa mensanina in altri momenti ed in altre zone dello stivale. Momenti che hanno una tempificazione
ristretta; tanto ristretta che il nostro mensile, in quanto tale, non ha il tempo di riportare in cronaca il successivo Play day
che si disputa a Brindisi l’11 dicembre,
giorno antecedente la gara di campionato
Enel Brindisi-Montepaschi Siena.
Per i giovanissimi amanti del basket la
macchina organizzativa della Montepaschi
denominata “Basket Ball Generation” non
è che una grande astronave itinerante guidata da un “ranocchio” tanto grande
quanto simpatico e piena di giochi, sogni
e campioni. Per il popolo del basket italico
è ben altro anche se in molti, soprattutto
nel contesto cittadino, non hanno ben capito finalità, scopo ed importanza. Più che
una astronave è un veicolo di comunicazione, pertanto astratto, tramite il quale la
Mens Sana Basket vuole aprirsi ed accrescere i propri sostenitori ed estimatori,
esportando fuori dai confini di Siena, fuori
dalla costellazione senese, la propria immagine e di riflesso anche quella dell’Istituto bancario. Ma sarebbe un grande errore
limitare il contenuto e l’importanza di questo “progetto” all’aspetto propagandistico
che nel contesto complessivo del progetto
potrebbe essere addirittura quello secondario. L’ ”astronave” BBG è una macchina
fornita di un occhio bi-funzionale: mostra,
fa vedere nel suo girovagare per l’Italia
quello che è il suo motore organizzativo, la
sua immagine e contemporaneamente
capta, vede e partecipa a quanto avviene
nel basket-out, quello fuori dalle proprie
mura cittadine. Avere un contatto così
stretto e coinvolgente con altre realtà cestistiche a largo raggio, su un ampio territorio, vuol dire prendere conoscenza diretta delle problematiche, dei mutamenti,
delle novità che avvengono in altre realtà
tanto lontane. Un aspetto collaborativo che
risulta anche di stimolo al movimento ovvero alle stesse società, ai giovani impegnati a diventare veri giocatori, ai tecnici
che non devono mai affossarsi nelle proprie idee e nel proprio guscio conoscitivo.
Stimolo perché, ci sembra evidente, società, atleti e tecnici si sentono e sono nell’occhio, nell’obbiettivo bi-funzionale della
più grande società di pallacanestro italiana,
la Mens Sana basket. Il Basket-day, recentemente vissuto a Siena , è una delle tante
iniziative facenti parte del progetto “Basket
Ball Generation” e se anche questa trova
consensi e successo è perché affianca alle
capacità intuitive ed organizzative anche la
componente storica. Infatti nel contesto del
minibasket senese e toscano questo Basketday fa eco al “Torneo Ceccarelli”, storico
evento di minibasket organizzato dalla Polisportiva Mens Sana; un eco logicamente
molto più amplificato ed importante ma che
comunque trova nella tradizione e nel passato la propria origine. Abbiamo detto che
uno dei componenti del successo è da ritenersi la capacità organizzativa ed anche
questa al pari
dell’aspetto storico ha dei nomi
e cognomi; noi,
al momento fra i
tanti, ne vorremmo menzionare e ricordare
un paio: Michele
Catalani e Mario
Flores. Il primo è
responsabile organizzativo proprio del Basketday e fa parte
dello staff tecnico della Mens
Sana
Basket
dalla stagione
2007/08. Tecnico cresciuto
nell’Etruria Pall.
Arezzo dove ha iniziato la sua carriera di
allenatore alla giovane età di 16 anni. Lo
troviamo successivamente istruttore della
rappresentativa toscana 1990 vincitrice del
Torneo delle Regioni e poi osservatore del
Centro Qualificazione Nazionale e collaboratore del settore squadre nazionali per la
regione Toscana. Tecnico di qualità con capacità organizzative e buon conoscitore del
movimento giovanile nazionale. Il secondo.
Mario Flores, è il responsabile tecnico del
BBG, è il realizzatore dei corsi di formazione
ed aggiornamento per allenatori, iniziativa
unica in Italia; quattro meeting tecnici e veri
e propri stage formativi. Flores è un tecnico
di grande esperienza, cresciuto e formatosi
inizialmente in Sardegna, la sua terra, e successivamente a Caserta, nel settore giovanile. Collabora con il settore squadre nazionali e poi è Capo Istruttore del Comitato
Nazionale Allenatori. Nel nuovo millennio fa
numerose altre esperienze, l’ultima delle
quali come dirigente-organizzatore di un
progetto per un gruppo di squadra/basket
in carrozzina. Tecnico unico nel suo genere,
tecnico che ha abbracciato il progetto “Basket Ball Generation” con entusiasmo sin
dal suo nascere; il prossimo clinic da lui organizzato con nuovi argomenti e nuovi relatori si terrà proprio a Brindisi dal 10 al 12
dicembre. •
Un’immagine della manifestazione 2009
svoltasi a Firenze
basket
È il figlio di George, capitano del Barcellona Pozzo di Gotto
guidato dall'ex coach biancoverde Cesare Pancotto
Ryan dà appuntamento
alla Mens Sana
George Bucci: vi dice niente questo nome?
E Ryan Bucci? È il figlio d’arte dell’ex guardia
biancoverde degli anni settanta e ottanta. Lo troviamo a Bologna dopo l’ennesima vittoria in trasferta della sua Barcellona Pozzo di Gotto (terza
da neopromossa) dove viene accolto da un
manto di neve che lo trattiene qualche ora di più,
tanto c’è sempre qualche amico da salutare per
chi si fa voler bene. Poi lo aspettano i 17 gradi
della bella Sicilia e la dolcezza di una bimba e
di una moglie, ma resta spazio per una breve
chiacchierata su questa stagione che finalmente
lo ha lanciato in Legadue, dove sta peraltro tirando col 60% da tre!
Ryan quanto è stato difficile il passaggio
dalla A Dilettanti alla LegaDue?
La differenza si sente, soprattutto a livello fisico. Si gioca contro atleti più potenti, più grossi,
più veloci; tecnicamente le differenze sono minime perché il livello della A Dilettanti è comunque buono. Mi sto abituando, ma c’è ancora da
imparare.
Hai trovato Pancotto, un allenatore con molti
anni di serie A ed un passato a Siena dove
ha lasciato bellissimi ricordi fra i tifosi della
Mens Sana, come ti trovi?
Bene! È un allenatore che ha grande passione, dà molta carica e sa trasmettere un forte
senso di fiducia in noi stessi: un professionista
nel vero senso della parola.
Sebbene il minutaggio sia molto distribuito fra
il roster, Pancotto ti mette sempre in quintetto
base, ti aiuta questo?
Sai quest’anno mi hanno dato certe responsabilità, sono il capitano di questa squadra, una cosa positiva.
Sei al fianco di un playmaker come Jo Crispin che tira e segna tanto, anche 15 tentativi da 3 in una partita, che effetto fa?
È una cosa particolare, è vero. A volte capita
che vai su e giù per il campo senza toccare palla,
ma devo dire che non ho mai visto un play con
un tiro così, ci stiamo adeguando tutti perché
nella nostra squadra funziona, vinciamo e i risultati gli danno ragione, non ci sono problemi.
Pensi che la LegaDue possa aiutare giovani
talenti italiani ad andare verso la nazionale?
Certo. Per esempio da noi c’è Matteo Da
Ros che ha appena compiuto 21 anni e ti posso
garantire che gioca (16.7 minuti a partita, n.d.r)
e molto bene.
Dovrai calcare campi come Venezia, Udine e
Reggio Emilia dove tuo padre ha giocato partite indimenticabili, ha un significato particolare per te?
Sì e no. Mi spiego meglio: fa piacere giocare dove mio papà ha giocato grandi partite,
ho seguito la sua carriera. Ora comunque ho costruito sui miei passi ed è passato del tempo…
Dove vuole arrivare Barcellona Pozzo di
Gotto?
Hanno un programma per arrivare in serie
A in due anni, vedremo se ci riusciremo.
Questo è Ryan, trent’anni il prossimo 18
gennaio, ragazzo sincero, figlio del capocannoniere di tutti i tempi della Mens Sana. E allora la
domanda viene spontanea: riusciremo a vedere
Montepaschi-Barcellona Pozzo di Gotto nella
massima serie?
a cura di Rudi Simonelli
5ªgiornata
BENNET CANTÙ
MONTEPASCHI SIENA
72- 7 5
6ªgiornata
MONTEPASCHI SIENA
ANGELICO BIELLA
101 -81
7ªgiornata
BANCA TERCAS TERAMO
MONTEPASCHI SIENA
57- 9 3
8ªgiornata
MONTEPASCHI SIENA
ARMANI JEANS MILANO
Classifica:
MONTEPASCHI SIENA
ARMANI JEANS MILANO
CIMBERIO VARESE
BENNET CANTU’
VANOLI BRAGA CREMONA
SCAVOLINI SIVIGLIA PESARO
FABI SHOES MONTEGRANARO
CANADIAN SOLAR BOLOGNA
DINAMO SASSARI
ANGELICO BIELLA
BENETTON TREVISO
AIR AVELLINO
LOTTOMATICA ROMA
PEPSI CASERTA
ENEL BRINDISI
BANCA TERCAS TERAMO
9 9 -67
14
12
12
10
10
10
8
8
8
8
8
6
4
4
4
2
59
60 giuliaparri
sport per tutti
Intervista a Martina Rosi, la giocatrice ex Costone tesserata per la Trieste nel torneo di basket Uisp
Una pennellata di rosa
al campionato Amatori
Chissà quanti di voi l si sarebbero “stropicciati
gli occhi” ad assistere alle ultime quattro partite giocate dalla Polisportva Trieste…. Chissà in quanti lo
hanno realmente fatto, ignari della curiosa novità
che ha destato quel certo scalpore, in senso buono,
tra gli spogliatoi delle società che partecipano al
Campionato Uisp Amatori di Basket.
L’esordio di un nuovo tesserato, ecco svelato il
dilemma,. E voi direte: cosa c’è di così strano?
Niente, se non fosse che si tratta di… una giocatrice!
Sì signori, il gentil sesso non ha più timori reverenziali nel rapportarsi agli uomini, e questo ce lo può
ben dire e affermare Martina Rosi, la “coraggiosa”
play-guardia, che dopo un lungo periodo di inattività ha deciso di calcare di nuovo il parquet in questa nuova e singolare esperienza tra gli Amatori.
Come ti è balenata in testa questa idea? Coraggio e spericolatezza, possiamo dire che non ti
mancano…
“Premetto che il mondo della pallacanestro è
sempre stato il mio habitat naturale. Sul parquet mi
sono sempre sentita a casa mia e non importava
cosa ci fosse intorno, uomini o donne, c’erano solo
giocatori. Quando venni a sapere che Duccio Petreni era l’allenatore della Trieste, visto che era stato
il mio coach nelle giovanili del Costone e pure in
serie A2, mi venne spontaneo chiedergli se potevo
allenarmi con loro. È ovvio che non è una cosa che
si vede tutti i giorni, ma se c’è la passione il resto
passa in secondo piano!”
Tanto amore per la palla a spicchi. Ecco la molla
che l’ha fatta decidere e pur di giocare, valeva la
pena misurarsi anche con i ragazzi.
Cresciuta nelle fila del Costone Femminile, dove
ha disputato tutte le giovanili fino all’ arrivo in prima
squadra, la ragazza ha avuto riconoscimenti importanti, come la convocazione per ben due volte
nell’ All Star Game Femminile della Toscana, e la
scelta per le selezioni regionali, per poi interrompere
la carriera in conseguenza di un grave infortunio.
“La mia carriera cestistica ha inizio nel ‘98 nel
minibasket del Costone – ci racconta – e posso dire
di essermi tolta molte soddisfazioni, le maggiori con
il resto della squadra, arrivando anche all’ambito
traguardo della fase dell’interzona. Il culmine l’ho
raggiunto vestendo la maglia della prima squadra
in A2, poi tra problemi fisici e motivi personali è arrivata la sofferta decisione di smettere di giocare.”
Un debutto positivo il suo, aldilà dei punti segnati,
a dimostrazione che può ben figurare in questo contesto. “Sarò sincera – sorride –, misurarmi con i maschi non è mai stato un problema, fin da piccola ero
sempre l’unica bimba in mezzo a tanti e vivaci cittini. Ovviamente quando c’era da giocare a calcio
ero fissa in porta. Inoltre ho frequentato il Sarrocchi
facendo elettronica, e pure lì ero l’unica ragazza in
un ambiente in cui di donne non se ne vedevano
molte in giro. Mi era ricapitato di giocare contro i
ragazzi e non ho mai trovato troppe difficoltà. Dopotutto dove non riesco ad arrivare col fisico cerco
di arrivarci con la tecnica, e se c’è da dare qualche
‘colpo basso’… non mi faccio problemi!”.
Molto emozionata è apparsa all’esordio con la
maglia della Trieste. “Il primo pallone che ho toccato
è finito in tribuna, per me non era solo il debutto in
squadra, ma il ritorno al basket. Provavo un turbinio
di emozioni diverse, ero tesa ma al tempo stesso felicissima di aver finalmente staccato le scarpette dal
chiodo. Dopo il primo pallone perso è
arrivato però il primo canestro e da lì ho
rotto il ghiaccio”.
Voci raccolte dagli avversari di turno
ci raccontano di una giocatrice molto
brava tecnicamente. “Beh, sì, mi sono
resa conto di poter stare tranquillamente
in campo senza demeritare e credo che
questo lo abbiano visto pure i miei avversari”.
Ma come vivono i tuoi compagni di
spogliatoio la presenza di una rappresentanza femminile?
“Sarà che ci conosciamo quasi tutti
da una vita, sarà che qualcuno mi ha vista nascere, altri sono cresciuti con me o
mi hanno cresciuta. Però non vedo alcun
imbarazzo o sfiducia nei miei confronti.
Mi hanno fin da subito accolta come un
nuovo giocatore, senza stare a guardare
se fossi una donna o un uomo..Tanto vi
assicuro che in allenamento volano
ugualmente le ‘mazzolate’!!”.
Sei consapevole che la tua new en-
try potrebbe causare degli squilibri nell’approccio
delle squadre che incontrano la Trieste?
“Immagino che vedere una ragazza nella squadra avversaria può mettere in imbarazzo chi ci gioca
contro, anche solo il dovermi difendere o dover fare
attenzione a dove poggiare le mani… Ma io non mi
faccio nessun problema, perciò se sono gli altri ad
essere in difficoltà... beh peggio per loro. Iio cerco
di giocarmela alla pari con tutti! e se capita un contatto è solo ed esclusivamente per dinamiche di
gioco, non c’è mai malizia....almeno spero!!!”
Concludiamo chiedendoti cosa è per te il basket?
“Il basket per me oltre a essere una grande passione, è uno dei primi grandi amori. Forse l’unico
che non mi farà mai le corna (il che non è poco). E’
una valvola di sfogo, il momento della giornata in
cui libero la mente e mi posso scatenare al Palazzetto inveendo contro Cantù (da questo intuiamo la
sua fede mensanina n.d.r.) e contro gli arbitri, cosa
che purtroppo in partita non mi è concesso!”
E cosa ne pensi dell’emancipazione femminile?
“Credo che per una persona come me il concetto di emancipazione non abbia alcun significato.
Se posso giocarmela alla pari in un campionato di
uomini, non vedo perché nella vita non possa essere lo stesso. Tutto dipende dalle capacità dei singoli e non dal loro sesso.”
Non possiamo che essere d’accordo. Nello
sport non importa il colore della pelle, la razza, l’età
o il sesso. Nello sport conta la magia di divertirsi,
perché come ci suggerisce anche lo slogan della
UISP, lo sport è sport per tutti. •
Sotto, Martina in campo sta per prendere uno sfondamento