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Da 2 8 a n n i il mensile senese di critica e attualità sportiva - Spedizione in A.P. 70% - Art. 2 comma 20/D - L. 662/96 - Filiale di Siena w w w . m e s e s p o r t . i t 2,00 € n. 265 dicembre 2010 Virtus sessant’anni sessant e non li dimostra il ‘sei sei giorni’ della verità Siena alla Mens Sana devastante! devastant Semplicemente editoriale 1 n. 265 - dicembre 2010 - anno XXVIII detto fra noi Sia chiaro, quella sorta di schizofrenia che sempre più spesso stimola la … manipolazione del calendario di serie B non avrà alcun peso sull’esito finale del campionato, però non si può negare che la decisione di posticipare la partita di Torino è apparsa come minimo irrispettosa nei confronti di una società che non nasconde con sterili bizantinismi le sue ambizioni. E che meriterebbe quindi un minimo di rispetto, se non proprio di tutela. Insomma un autentico scempio al buonsenso in disprezzo dell’impegno ravvicinato col Vicenza già calendarizzato per tre giorni dopo, cioè a distanza di appena 72 ore e che l’analogo impegno serale dei veneti contro il Frosinone non ha di certo mitigato. Perché nel nostro caso il mal comune non solo non è … mezzo gaudio, ma non è gaudio affatto. Da tutto ciò ne deriva che se c’erano due squadre che dovevano giocare nel giorno e nell’ora canonica (sabato alle 15), erano proprio quelle chiamate a fare gli straordinari a metà settimana. Ora è vero che a pensar male si fa peccato, ma se qualcuno volesse insinuare che non è proprio il massimo della regolarità mettere la seconda in classifica di fronte a tre impegni consecutivi (di cui due in trasferta) nello spazio di sei giorni, chi lo potrebbe contraddire? Va da sé che le somme si tireranno a conclusione del trittico Torino-Vicenza-Ascoli, del quale peraltro non potremo dar conto ai nostri lettori come avremmo voluto a causa degli incompatibili tempi di uscita legati alla festività dell’8 dicembre. A questi motivi di rammarico, nella circostanza se n’è aggiunto un altro non meno opinabile: quello di costringere molti senesi che abitualmente – ed in numero sempre maggiore - seguono sia il Siena che la Mens Sana, a dover scegliere fra il Palaestra e il divano di casa (fatti salvi i soliti … eroi in missione permanente). Sì, perché fra i biancoverdi impegnati in un match di alto richiamo contro Milano e i bianconeri in tv, molti senesi hanno finito per scegliere il più sano… pranzo domenicale in famiglia, visto che la sovrapposizione dei due big match ne escludeva di fatto uno. Tutto questo a beneficio di chi? Forse delle casse delle società, che volentieri sono costrette a chinarsi ai voleri della tv senza fiatare. Di certo non dei tifosi delle due sponde, che già pregustavano uno spot a tutto vantaggio di Siena e delle sue più alte espressioni sportive, tanto più giustificato dopo l’assordante successo della Mps sull’Armani ed il prezioso punto conquistato dai bianconeri a Torino… A proposito di realtà del territorio, siamo felici di festeggiare in questo numero i 60 anni di vita di una società entrata di diritto fra le eccellenze sportive della nostra città, la Virtus, e lo facciamo con un inserto speciale interamente a colori che forse non basterrà ad illustrarne tutti i meriti acquisiti dal 1950 ad oggi, ma a rinverdirli certamente sì. • Direttore Mario Ciani Direttore responsabile Paolo Corbini Edito e stampato presso Arti Grafiche Ticci Loc. Pian dei Mori 278 - Sovicille (Si) Tel. 05.77.34.92.22 Fax 05.77.34.93.66 Hanno collaborato a questo numero: Duccio Balestracci, Roberto Barzanti, Franco Becci, Massimo Bianchi, Mauro Bindi, Elena Borri, Giancarlo Brocci, Andrea Bruschettini, Guido Carli, Mario Ciani, Chiara Cicali, Claudio Colii, Vincenzo Coli, Stefano Fini, Fabio Francioni, Emilio Giannelli, Daniele Giannini, Antonio Gigli, Mario Lisi, Luca Luchini, Stefano Maggi, Mauro Mancini Proietti, Augusto Mattioli, Roberto Morrocchi, Simone Neri, Francesco Oporti, Giulia Parri, Gigi Rossetti, Andrea Sbardellati, Senio Sensi, Rudi Simonelli, Antonio Tasso, Matteo Tasso, Francesco Vannoni. Fotografie di Paolo Lazzeroni e Augusto Mattioli Collaborazione fotografica: Andrea Bruschettini, Bernard Chazine, Foto Studio Donati. [email protected] Autorizzazione del Tribunale di Siena n. 430 del 27.01.1983 Progetto grafico ed impaginazione: Bernard Chazine mariociani calcio 3 È INIZIATA CON UN BUON PUNTO A TORINO, MA SENZA SQUILLI, LA SETTIMANA CHE DOVREBBE RIPORTARE I BIANCONERI SULLA SCIA DEL NOVARA Una 'sei giorni' che neanche Maspes... L’esercizio non è fra i più agevoli, eppure ci dev’essere un modo per limitare questi nostri periodici approfondimenti alla prestazione col Torino senza tener conto di quella infrasettimanale di Vicenza. La più ovvia è di non tenerne conto tout court, anche se l’impegno coi veneti rischia di diventare una sorta di spartiacque in questa fase della stagione in cui i bianconeri non sanno più vincere (da due turni) ma neanche perdere (da cinque). La verità, andando a ritroso, è che nelle ultime prove non hanno offerto prestazioni tali da metterci al riparo da eventuali indesiderate sorprese. Parafrasando quello che ha detto lo stesso Mezzaroma dopo il pareggio coi granata, a questa squadra troppo spesso sembra che manchi il cuore (sembra, perché poi magari non è vero), ma questa è la sensazione che offre. Ed una squadra che non ha grinta, determinazione, che sia o no una corazzata, come si sente dire abbastanza gratuitamente in giro, non è destinata ad andare molto lontano. In questo senso le lezioni subite da Empoli e Sassuolo, non tanto per le sconfitte in sé quanto per le circostanze in cui sono maturate, dovrebbero aver insegnato qualcosa. Ad esempio, muoversi sul campo sulle ‘punte’ è sicuramente un tratto distintivo della squadra di Conte e forse proprio per questo gode di tanti favori. Soltanto che poi ti capita gente che raddoppia o che pressa alto e allora non si trova di meglio che liberarsi della palla con un lancio lungo il più delle volte destinato agli avversari. E sì che al Siena di quest’anno giocatori in grado di saltare l’uomo e creare superiorità numerica non mancano, e spesso anzi sono stati letali. Ma trattandosi di un atteggiamento tattico monocorde, una volta prese le misure gli avversari che hanno i mezzi per farlo riescono a chiudere tutti gli spazi. Ovviamente noi ci limitiamo a segnalare quello che vediamo, sta poi al tecnico trovare le giuste contromisure. L’importante è che sia chiara una cosa: non basta autoconvincersi di essere i più forti (anche se chi scende in campo per la verità non l’ha mai detto), prima bisogna dimostrarlo coi fatti. Intanto prendiamo atto che a Torino è andato in rete l’undicesimo giocatore bianconero, Brienza appunto, cioè una squadra intera. Dettaglio né casuale né marginale nel contesto di gruppo, che non dispone evidentemente di sole prime donne, ma anche di validi gregari. Come si è sempre sostenuto, del resto. Ritornando al big match con il Novara invece, spiace solo aver dovuto registrare l’ennesimo gol preso a tempo scaduto, al di là della irresistibilità dell’azione, a conferma che allora è una sorta di psicosi collettiva quella che condiziona tutto il reparto arretrato. Con questo senza voler assolvere né il centrocampo né gli esterni chiamati a dare una mano anche in copertura, fermo restando che l’azione del pareggio è stata sì agevolata dal mancato intervento dell’arbitro a metà campo, ma anche dalla fretta dei bianconeri di lanciare la palla in avanti anziché giocarla per un compagno e gestirla. Per il resto la Robur ha dimostrato, pur reggendo il confronto con la capolista, di non disporre ancora della sua fluidità di gioco e soprattutto del suo cinismo. Circa le gare col Portogruaro e nel derby col Grosseto, al di là di qualche inevitabile smagliatura evidenziata in occasione del potenziale 2-3 dei veneti e dei rischi corsi in fase di possesso palla coi maremmani, restano i gol di ottima fattura firmati nelle due gare da Reginaldo e Immobile e più in generale la capacità di andare a rete da parte dei bianconeri (ben 13, compresi quelli col Sassuolo, in quattro gare), oltre alla tendenza a subirne almeno uno a partita (ed è successo 11 volte su 17 gare). Le cause? Forse distrazioni occasionali, o più semplicemente eccesso di confidenza, l’importante è che non si tratti di presunzione, anche se certe leziosità sotto porta si potrebbero evitare. Intanto speriamo che dalla partita recuperata a Vicenza siano emerse indicazioni confortanti anche in questo senso, posto che l’Ascoli, prossimo avversario, da quando in panchina è arrivato Castori non è più la squadra che dalla 6.a alla 12.a aveva conquistato la miseria di un punto. Intanto il tour de force, cui è stata sottoposta la Robur in questi ultimi sei giorni, sarà servito di certo a Conte per farsi un’idea definitiva di ciò che ha bisogno in vista della riapertura del mercato, posto che Perinetti prima dovrà pensare a vendere. Il fatto che si finisca sempre per sottolineare più i difetti che i pregi è normale. Ma non per questo la squadra ha bisogno di grandi investimenti. Più che di nomi però è meglio parlare di ruoli (diciamo un centrale difensivo che dia certe garanzie di esperienza e un interditore in più a centrocampo?), purchè si tratti di elementi in grado di fare davvero la differenza. • 4 lucaluchini calcio I BIANCONERI SOFFRONO LA DETERMINAZIONE DEGLI AVVERSARI CHE ORMAI SANNO DOVE E COME COLPIRE No grinta, no party Il campionato sta iniziando ad offrire le sue prime indicazioni, soltanto parziali, però, perché il cammino da percorrere è ancora lungo, sia per chi adesso sembra inarrestabile, sia per chi accusa preoccupanti debacle. Se, dunque, è difficile dare in questa fase del torneo giudizi sul ruolino di marcia di molte formazioni, ancora più arduo pare cercare di classificare il nostro Siena che alterna ottime esibizioni a prestazioni meno confortanti. Partiamo, allora, subito dalla classifica, perché alla fine del campionato quello che conterà saranno i punti conquistati. La formazione di Conte veleggia nelle zone alte della graduatoria sin dall’inizio del campionato e, fatta eccezione per il Novara, le dirette concorrenti nella lotta per la promozione non hanno per ora convinto molto. Anzi alcune accusano difficoltà ben maggiori di quelle incontrate dal Siena. Tutto bene, dunque? Forse, perché in realtà non tutto sembra sempre filare liscio in casa bianconera. Nella speranza che alla fine il valore del collettivo messo a disposizione di Conte possa emergere, forse una chiave di lettura abbastanza attendibile per analizzare pregi e difetti dei nostri “eroi” può esserci offerta dai due scontri diretti consecutivi avuti con Novara e Torino, vale a dire la grande “sorpresa” (anche se in realtà tale non è) e la nobile decaduta che da tempo cerca di ritrovare il suo legittimo posto nell’élite del calcio italiano. Nella gara con l’attuale capoclassifica il Siena ha giocato molto bene e, anche se alla fine il pari pare abbastanza giusto, può recriminare su una certa dose di sfortuna (palo clamoroso a portiere battuto) e sul fatto di essere stato raggiunto soltanto nel finale, complice anche un fallo ai danni di Terzi non rilevato dal direttore di gara. In questo frangente, però, gli uomini di Conte hanno dimostrato di non essere ancora una grande squadra non riuscendo a gestire i minuti finali con la tranquillità che dovrebbe ostentare una formazione che vanta nelle proprie fila giocatori di classe ed esperienza. In pieno recupero, quando la vittoria sembrava ormai raggiunta, i bianconeri sono riusciti a sprecare ben due punizioni a loro favore innescando pericolosi contropiedi degli avversari. La prima volta tutto è andato bene, la seconda siamo stati pesantemente puniti non soltanto dalla decisione arbitrale, ma anche da un’azione corale bellissima, difficile da vedere anche sui campi di serie A. Sarebbe troppo semplicistico a tale proposito fare riferimento alla clamorosa sconfitta di Modena con il Sassuolo, perché riteniamo ciò che accaduto in quella gara irripetibile, anche se tutti i bianconeri, mister incluso, hanno una loro parte di colpa. È opportuno invece rilevare che la mancanza di tranquillità e di sagacia tattica hanno contribuito a far gettare al vento una grande occasione per dare una positiva, sia pure parziale, svolta al campionato. In quell’occasione, inoltre, tutto l’ambiente ha forse calcato troppo sulle responsabilità arbitrali, facendo passare sottotraccia gli errori compiuti dai nostri giocatori. Se è giusto che il presidente si sia fatto sentire nelle sedi appropriate (anche se questi interventi quasi mai servono davvero a qualcosa), creare un clima di vittimismo può essere negativo ed alimentare comportamenti dei giocatori (vedi Larrondo a Torino) che possono risultare molto penalizzanti per il cammino futuro della squadra. A prescindere dall’errore finale, comunque, il Siena ha giocato bene, dimostrando nello scontro con la capolista di essere un’ottima squadra. Ben diverso dovrebbe essere il nostro giudizio analizzando la trasferta di Torino quando i granata, che fino ad oggi non hanno quasi mai pienamente convinto, pur privi di pedine molto importanti (bomber Bianchi su tutti), hanno giganteggiato sia sul piano fisico che su quello del gioco, facendo apparire il Siena “piccolo piccolo” ed a grande disagio in tutti i settori del campo. Il reparto bianconero che ha sofferto maggiormente, comunque, è stato il centrocampo, sovrastato dal Torino, mai in grado di innescare le punte e di fare quelli affondi sulle fasce che spesso rappresentano l’arma vincente della squadra di Conte. Una giornata nata storta, o gli avversari avevano nelle gambe maggior velocità (quella che sembra mettere in crisi i vari Vergassola, Codrea, Carobbio) ed erano motivati da una “cattiveria” agonistica superiore a quella dei senesi? Forse sono valide ambedue le ipotesi. Resta il fatto che la prestazione dei bianconeri è stata davvero brutta e che il pareggio conseguito, contrariamente a quanto avvenuto con il Novara, è un risultato molto positivo e non meritato. Come si vede, a distanza di soli sette giorni, contro due formazioni con le quali quasi sicuramente ci troveremo a lottare anche nel finale del torneo, i bianconeri hanno offerto prestazioni contrastanti, alternando ottime cose a preoccupanti amnesie che non possono lasciarci tranquilli. Inoltre nel nostro caso, a differenza della maggior parte delle altre compagini, quando le cose non vanno bene non si tratta mai di problemi relativi a singoli giocatori, ma è l’intero collettivo che non gira, anche se quasi sempre tutto sembra dipendere dal rendimento del centrocampo. Senza voler drammatizzare, anzi confermando di aver spesso visto un ottimo Siena quando quasi tutti gli altri stanno peggio di noi ed hanno minori alternative tecnico-tattiche, forse un importante intervento sul mercato di gennaio nel settore nevralgico del campo potrebbe dare alla Robur gli equilibri necessari per raggiungere con maggior tranquillità l’obiettivo della promozione. • UNA SQUADRA CON QUALCHE VIZIODI TROPPO [A UNO “SCIOPERO” TRA VIRGOLETTE Mentre scriviamo non si sa ancora se lo “sciopero” minacciato per le partite della serie A di domenica sarà sospeso o meno. Qualunque sia la decisione finale, alcune considerazioni di carattere generale vanno bene: per questa volta o per le altre a venire. Intanto quando i lavoratori in genere, scioperano, viene loro trattenuta una parte di stipendio: nel caso dei calciatori questo non avviene e quindi si evidenzia la prima anomalia. Se qualche giocatore, o più d’uno (…e ce ne sono), non concorda con lo “sciopero”… affari loro: in campo non si va. Quindi viene meno una regola costituzionale per cui l’ adesione ad uno sciopero è libera: nel caso dei calciatori non lo è. È vero che anche i calciatori sono prestatori d’opera e quindi in quanto tali deve essere previsto anche per loro il diritto alla astensione dal lavoro, ma – senza peccare di qualunquismo – ci sembra che tali lavoratori abbiano molte garanzie e poche incertezze. Almeno sulla attualità; magari circa il loro futuro dovranno pensarci in anticipo, ma qui si entra nelle problematiche personali che sono assoluta prerogativa dei singoli. I quali ben sanno che anche quelli più bravi e meglio retribuiti (e non sempre le due cose vanno assieme) dopo 10/12 anni di attività dovranno o rimanere nell’ambiente in una delle diverse cariche – ma c’è abbondanza in ogni ruolo – o trovarsi una attività diversa impiegando i soldi guadagnati. Giusto che anche i calciatori lottino per migliori condizioni di lavoro sul piano delle garanzie, ma anche le Società hanno da rispettare qualche regola capestro: ci sono i fuori rosa da pagare; anche il Siena onora qualche contratto in tal senso che quando fu stipulato apparve davvero grottesco. L’attuale proprietario deve far fronte alle “imperizie” altrui. E sono soldini, tanti. Allora senza allinearsi al coro di coloro che si scandalizzano per lo “sciopero” dei grandi ricchi (non tutti lo sono), ci sembra di capire che il rapporto è squilibrato a danno del datore di lavoro e a giuste rivendicazioni dei tesserati dovrebbero far riscontro altre richieste da parte del datore di lavoro. Che non T U T T O C A M P O ] di Senio Sensi diretta allo stadio”. Già, ma quelli non contano niente perché con i soldi della bigliettazione ci si paga a fatica il giardiniere del campo. Ecco se i giocatori, attori che vivono – anche – per l’applauso del pubblico, facessero uno sciopero (stavolta senza virgolette) per la vergogna delle partite in ore impossibili, noi e tanti altri saremmo a dimostrare con loro. SIAMO DAVVERO BIANCO E NERI può scioperare… E allora si risolve tutto con il buon senso. Dove lo vendono? ANDIAMO NEL QATAR Sarà l’anno 2022 quando il Mondiale di Calcio si svolgerà nello Stato del Qatar; Penisola protesa per circa 200 Km. (pensate che enormità…) nel Golfo persico. Pochi anni fa la popolazione non superava il milione di unità. Territorio desertico e roccioso, ha un clima molto arido con forti escursioni termiche. Nel “concorso” bandito dai padroni del calcio mondiale, il Qatar ha sconfitto colossi mondiali come l’America e l’Inghilterra. Obama sembra si sia incavolato di brutto! La domanda è: perché si va a rifinire lì? La risposta, ufficiale, è: perché ci sono tanti soldi! Semplice no. Inutile dire, questi sono coerenti: la vergogna dello “spezzatino” delle partite in quattro giorni alla settimana ha la stessa logica. Se poi qualcuno si lamenta di giocare a mezzogiorno e mezzo è un ingrato! Che diamine “spalmare” le partite vuol dire avere più abbonati pronti a versare il canone delle pay tv e quindi il cerchio si chiude: più spettatori sul divano e più soldi alle tv; di conseguenza più soldi alle Società. L’equazione non quadra solo se entra in gioco una componente che dovrebbe essere fondamentale: gli spettatori “in Nel senso che i nostri ragazzi hanno due facce. Quella casalinga (bianca) e quella in trasferta (nera). Fatte due eccezioni (Piacenza e Portogruaro) in trasferta il volto della nostra squadra si modifica. E perdiamo punti incredibili: i peggiori quelli lasciati a Sassuolo, ma anche a Pescara, a Trieste… È che, almeno noi, non sappiamo perché i “nostri” lontano dal Franchi appaiono impauriti, nervosi, fisicamente deboli e tatticamente inadeguati. A Empoli come a Torino non siamo mai entrati in partita; o almeno lo abbiamo fatto troppo tardi. Più che un problema di condizione è la scarsa autostima che attanaglia le gambe dei bianco e neri. E se le gambe non girano i rifornimenti alle punte sono scarsi, i passaggi imprecisi, i ripiegamenti lenti, i contropiede insignificanti. È una strana malattia che rischia di costarci cara, specie se chi ci precede macina gioco tra le mura di casa e fuori. Nessuno ce ne voglia, ma con squadre che corrono, come il Torino, che hanno fame di punti e di gol, la nostra lacuna si mostra sempre la stessa: il centrocampo che non regge botta! I due centrali se non sono supportati dai laterali alti vanno in barca specie se l’avversario gioca con 4 o 5 giocatori in quella zona del campo. Qui si torna al modulo del quale sembra non si possa né si debba parlare perché, si dice, non si aiuta la squadra. La pensiamo diversamente e lo abbiamo detto più volte: in trasferta occorre avere un centrocampo più folto e più combattivo; non è una fisima di molti di noi, ma l’evidenza dovuta ai fatti. Per amor di patria ora ci tacciamo e speriamo di recuperare baldanza e sicurezza. Ma si avvicina la fine del girone di andata e fra poco si conta davvero il fieno in cascina… • 5 L’Italia è un Paese davvero strano, dal momento che la stragrande maggioranza dei suoi abitanti dimostra ogni giorno di più quanto sia capace di assuefarsi veramente a tutto: talk show rissosi, demenziali reality, gossip televisivi spacciati per informazione, politici impresentabili... Eppure quei pochi grammi di plastica burocraticamente battezzati “tessera del tifoso” hanno avuto l’insolito potere di scatenare reazioni e proteste che in nazioni un tantino più serie sarebbero state riservate a ben altro. Sull’argomento si impongono perciò alcune riflessioni, ovviamente con qualche concessione al faceto come lo spessore della vicenda, del resto, non può che suggerire. C’era dunque una volta in cui allo stadio si andava come a qualsiasi altro spettacolo, si acquistava il biglietto e ci si accomodava in tribuna, magari spalla a spalla con i sostenitori avversari. Per questo i miei ricordi d’infanzia sono pieni delle immagini di scaramucce e scazzottate in piena regola che di lì a poco si accendevano al Rastrello tra i sostenitori bianconeri ed i loro omologhi provenienti ora da Livorno, ora da Pisa, da Arezzo o da Perugia. Ma, a parte che tutto finiva alla svelta così com’era cominciato, bisogna dire che il più delle volte non si andava mai oltre salaci sfottò, altrimenti non sarei nemmeno qui a raccontare di quando, sul finire degli anni Sessanta, in gita con lo Juventus Club di Siena, potei assistere pressoché indisturbato (salvo qualche epiteto del tipo “falsi toscani!”) ad un Fiorentina – Juve addirittura dal centro della curva Fiesole, cosa adesso improponibile senza correre il rischio di ritrovarsi di colpo sdraiati sull’erba di una delle due aree di rigore, probabilmente la più lontana! Oggi invece, nel legittimo intento di arginare violenze sempre più all’ordine del giorno, si è dovuto escogitare il ricorso alla cosiddetta tessera del tifoso quasi come ad una sorta di certificato di buona condotta sportiva da fa valere per sottoscrivere abbonamenti e seguire in trasferta i propri beniamini. Non stupisce dunque che contro di essa si siano per primi scagliati tutti coloro che scambiano lo stadio per una personale palestra in cui scaricare tensioni, consumare vendette, mostrare i muscoli e quant’altro venga in mente di fare a personaggi verso i quali madre natura non è stata evidentemente molto generosa dal collo in su... Ma altre ragionevoli obiezioni sono venute anche da parte di coloro che, in fondo, non hanno nulla da temere dall’introduzione di quest’ennesima card nel nostro portafogli. Indubbiamente il legislatore, che come spesso accade non sempre ha l’esatto polso della situazione di ciò di cui si sta occupando, non aveva messo in conto il negativo effetto psicologico su chi si è sentito in qualche modo considerato come potenziale pericolo pubblico o, peggio, sospettato di chi sa quali nefandezze e per questo schedato. Da qui al rischio di far nascere una certa disaffezione verso lo stadio il passo può essere breve, specie se si pensa alla quantità ed alla qualità dell’offerta televisiva; insomma, siccome non è bello sentirsi pirandellianamente considerati diversi da quello che in effetti si è, c’è da comprendere chi può aver pensato di risolvere il problema alla radice e di risparmiarsi tornelli, identificazioni e perquisizioni, per giunta senza garanzie di poter trascorrere una serata tranquilla. Sì, perché la tanto contestata tessera non pare aver sortito gli effetti sperati, visto che anche chi non ce l’ha riesce ad andare ugualmente in trasferta procurandosi il prezioso tagliando d’ingresso al di fuori del circuito riservato al tifo organizzato, magari vantandosene anche. Ma, così facendo e come ormai si verifica con preoccupante frequenza anche sugli spalti dell’Artemio Franchi Montepaschi Arena, si è finito per tornare all’antica e pericolosissima commistione tra tifoserie, confermando il vecchio detto secondo il quale un rimedio non azzeccato può rivelarsi peggiore del male. A questo punto però va anche detto quanto in questa vicenda l’A.C. Siena si sia distinta ancora una volta per lungimiranza e correttezza perché, mentre diverse Società perseverano ambiguamente nel non recidere del tutto i rapporti con le frange più turbolente del tifo, i dirigenti della Robur hanno sposato immediatamente il progetto della tessera del tifoso e sono stati capaci di trasformare questo discusso (e abbastanza inutile) strumento in un attestato di fedeltà di cui poter andare fieri. Meriti, tuttavia, mai amplificati dai mezzi d’informazione quanto sarebbe stato opportuno. Per questo, la sera della partitissima Siena–Novara, ha dato parecchio fastidio sentire in diretta TV gli apprezzamenti di Mario Mattioli, legnoso conduttore di “90° Minuto”, ben spalleggiato dall’opinionista di turno, l’ex fantasista della Lazio Vincenzo D’Amico, che non hanno trovato di meglio, per dire male della Robur a tutti i costi, che dilungarsi a commentare negativamente il fatto che a quell’incontro di cartello avessero assistito “solo” seimilaottocento spettatori. Come se in questi tempi di crisi le partite della serie cadetta, anche in città ed in piazze calcistiche ben più blasonate della nostra, richiamassero folle oceaniche! Tanto è vero che a Trieste hanno pensato di risolvere il problema delle tribune desolatamente vuote popolandole con gigantografie di spettatori che hanno però, per ovvi motivi, l’inconveniente di non fare tifo. Alla RAI suggeriamo di adottare lo stesso sistema al posto di taluni presentatori o sedicenti opinionisti e, in questo caso, il fatto che alle foto a grandezza naturale di Mario Mattioli e di Vincenzo D’Amico manchi la favella sarebbe tutt’altro che un difetto. • 7 E se il rimedio fosse peggiore del male? lisi ■ mario 8 L’INCIDENZA DEI FATTORI [ FEBBRE Senza fortuna non si arriva a nulla nella vita. Potrai impegnarti quanto vuoi, studiare, capire, soffrire, ma se non viene in aiuto la Fortuna, la famigerata Dea bendata, la tua mèta più grande non potrai mai raggiungerla. Così è anche (e soprattutto) nello sport e nel calcio in particolare. Non stiamo parlando, intendete bene, di merito, quello c’entra fino a un certo punto. Vogliamo spostare l’obiettivo sul fattore F (o c... come dice qualcuno) e che il merito e l’impegno sono solo fattori complementari. Gli esempi sono infiniti. Andando a ritroso nel tempo, pensate che l’Inter spendacciona di Moratti avrebbe vinto quello che ha vinto se non fosse scoppiato calciopoli? Forse sì, vista la rosa nerazzurra, ma forse...anche no. Il Milan infallibile di questo campionato sarebbe primo solitario con i vari Ibra e Robinho, se il suo padrone non avesse deciso, una settimana prima della fine del calciomercato, di allargare i cordoni della borsa? L’Argentina avrebbe vinto il mondiale del 1986 se l’arbitro non avesse convalidato la rete di mano di Maratona nei quarti contro l’Inghilterra? Potremmo riempire un libro con queste vicende, ma è meglio fermarsi qui e tornare all’attualità bianconera. Contro la capolista Novara il Siena gioca bene, ma a pochi secondi dal fischio finale, complice un mancato intervento arbitrale, i piemontesi pareggiano. Contro il Torino, nei soliti fatali attimi finali, il Siena pareggia una gara che l’aveva vista giustamente in svantaggio. La morale, se c’è, è che a nulla si arriva senza il fato, la fortuna, il c..o. Non cadiamo, però, nella solita facile superficialità. È ovvio che senza l’impegno non potrebbe comunque arrivare a certi traguardi, è scontato affermare che la Dea bendata ti potrà aiutare una, due, tre volte, ma poi dovrai cavartela da solo. “Aiutati che il ciel t’aiuta” direbbe qualcuno. Fatto sta che essa esiste e dobbiamo farci i conti. Il Siena di questo campionato si è presentato al via con una rosa invidiata da tutte le altre società, ha subito vinto e sta viaggiando seconda in classifica. Qualcuno afferma che il gioco dei bianconeri potrà anche essere redditizio, ma che senza la fortuna (e ci risiamo), vista la scarsa spettacolarità, non saremmo ai vertici della classifica dopo più un terzo di campionato. Nella valutazione complessiva, però, non possiamo dimenticarci che proprio questo essere considerati “l’Inter” o “il Milan” A LT A ] di Antonio Gigli della serie cadetta spinge gli avversari, al di là del proprio valore tecnico, a offrire il meglio di sé nelle gare contro i bianconeri. Lo stesso Siena disastroso dello scorso anno giocò la sua miglior partita contro l’Inter del mostro Mourinho. Il Sassuolo ne è l’esempio più clamoroso. La prestazione magistrale contro il Siena non si è ripetuta e da allora i modenesi devono ancora rivincere tra le mura amiche. La Triestina, dopo il pareggio interno contro il Siena, ha ottenuto un solo punto in casa. Per fronteggiare il Siena spento e fuori forma visto a Torino, c’è voluto il Toro migliore della stagione. Le scorie dell’inopinata retrocessione sono ancora dentro di noi ed è normale vedere il bicchiere sempre mezzo vuoto invece che mezzo pieno, ma dobbiamo sforzarci di capire dove siamo, dobbiamo entrare nella mentalità della categoria e capire che le caratteristiche degli ultimi sette tornei sono cambiate drasticamente, che i valori in campo si sono ribaltati completamente, da inseguitori siamo diventati la preda da sbranare, il potente da sconfiggere. Il disfattismo che ad ogni passo sbagliato, anche minimo, qualche tifoso bianconero esprime è, seppur lecito, oltremodo dannoso sia per la squadra che per tutto l’ambiente. Accontentiamoci per quanto visto e ottenuto finora, che è un bell’...accontentarsi. Poi vedremo. • mauromanciniproietti calcio 9 SOTTO L'ESPERTA GUIDA DI SERGIO MARCOCCI, LA SEZIONE SENESE DELL'A.I.A. SEGUE CON ATTENZIONE LE NUOVE LEVE ARBITRALI Per dare un erede a Trefoloni Che il pianeta calcio non finisse mai di stupire ci eravamo abituati da tempo, ma certo la questione dello sciopero generale dei calciatori, a prescindere dal suo effettivo svolgimento, mancava sinceramente all’ appello. A sentire gli interpreti tutti bravi e tutti innocenti. Rebus sic stantibus sarà allora vero come sosteneva un tempo Ennio Flaiano che, scava scava “la categoria arbitrale rimanga l’ unica accusabile di tutto in un Paese di perfetti innocenti”. È certo tuttavia che in un momento di assoluta incertezza come lo si sta vivendo in questo periodo storico rimanga invece quanto mai essenziale rimettere al centro dell’ ordinamento, e quindi anche dell’ ordinamento sportivo, la centralità delle regole certe, e quindi di conseguenza quei soggetti che quelle regole sono chiamati a farle rispettare, gli arbitri appunto. E questo pur commettendo e ammettendo quegli inevitabili errori così imprendiscibilmente legati ad una inevitabile dimensione umana dei loro interpreti. Ed è proprio parlando di una dimensione umana e di arbitri che il discorso non può non cadere su una figura decisamente poco visibile quasi sconosciuta ma che da oltre un decennio sta portando avanti un lavoro strepitoso nell’ ambito della sezione arbitrale Artemio Franchi di Siena. Parliamo di Sergio Marcocci, il suo attuale Presidente, che pur tra le comprensibili difficoltà sta gestendo e portando avanti un gruppo fatto di 160 associati. Molto schivo, taciturno, apparentemente distratto, quasi sempre sotto le righe, è riuscito invece a cogliere quasi sempre l’ essenza delle cose e a costruire intorno a se un gruppo di collaboratori che da anni lo seguono con dedizione e passione facendo della Sezione di Siena una non sempre ben conosciuta splendida realtà del panorama sportivo senese. Una capacità che non è mai andata disgiunta dalle sue profonde doti umane che ha sempre contrassegnato il suo lavoro in uno spirito di puro e semplice volontariato e quindi lontano anni luce dai riflettori e dagli ingaggi straordinari a cui ci hanno abituato certi protagonisti del pianeta calcio. Un lavoro dunque di squadra all’ interno della sezione ove la menzione di qualcuno a scapito di altri costituirebbe una sicura mancanza anche se appare condivisibile ed impossibile non citare associati come Roberta Rosi, Alessandro Mecacci e Tommaso Amadeo, per il semplice fatto di essere all’ interno della squadra coloro che sono chiamati a gestire l’ ordinaria amministrazione della Sezione e quindi la parte maggiormente impegnativa la cui riuscita non sarebbe possibile senza il proficuo lavoro del Consiglio tutto e della Dirigenza. Un lavoro i cui risultati come è giusto che sia in un ambito sportivo, sono appunto sul campo nell’ ambito del quale ai diversi livelli vi è ad oggi un buon numero di giovani arbitri ed assistenti arbitrali che si stanno mettendo in mostra e da cui ci si attende nel medio periodo buone notizie ed ulteriore lustro per Siena. Anche qui la specifica menzione di qualcuno finisce inevitabilmente per fare torto ad altri, ma anche qui appare giustificabile per i livelli raggiunti citare arbitri come Roberto Rizzo al suo terzo anno in seno alla Can D, il quale proprio dopo gli splendidi risultati ottenuti nell’ultima stagione risulta sicuramente tra i maggiori papabili per un posto tra i professionisti del calcio, o ancora come Fausto Rugini che già al suo secondo anno in Can D e con una bella stagione alle spalle, sta parimenti mettendo in evidenza qualità che potrebbero aprirgli, in un futuro non così lontano, palcoscenici di livello nazionale. Come non menzionare poi tra gli Assistenti arbitrali la vera e propria lieta sorpresa ricevuta da Mario Giordano che, appena neo promosso nella Divisione Pro, ha ricevuto dopo poco più di due mesi di campionato il più alto riconoscimento possibile dal suo Commissario Tecnico Stefano Farina, che lo ha fatto debuttare in Prima Divisione a Como in Como-Bassano o anche qui autentiche promesse come Vittorio Del Tufo e Francesco Gnarra anche loro al primo anno in Can D. Ma detto questo non staremmo a parlare di uno strepitoso lavoro che nel più perfetto silenzio sta portando avanti il Presidente Marcocci e tutta la sua squadra, se non si evidenziasse come qui a Siena (a differenza di tante altre realtà ove dietro gli arbitri di punta vi sia poi il deserto) abbiamo un ulteriore nutrito gruppo di giovani arbitri di ampie prospettive a livello di Eccellenza come Francesco Braccagni, Alessio D’Amato Daniele Gozzi, Davide Meocci, Andrea Zingarelli e Sante Selicato o ancora a livello di Promozione come Federico Fontani, Costin Spataru e Federico Stanghellini. Ma se a livello di direzione organizzativa della Sezione vi è la mano del suo Presidente e della sua Squadra, sempre sul campo vi è poi senz’ altro, e senza nulla togliere ad altri che stanno svolgendo egregiamente il loro lavoro di preparatori atletici, la mano sicura di colui che ad oggi può definirsi chi in tutta la storia della Sezione Artemio Franchi l’ ha maggiormente rappresentata in Italia ed in Europa: Matteo Trefoloni. Uscito a seguito di spontanee dimissioni (non richieste) per motivi personali noti a pochissimi, ha forse compiuto uno dei più nobili gesti che si potessero fare e la cui eleganza e dignità gli sono valsi l’ ammirazione ed il plauso dei massimi vertici dell’AIA. Nemmeno il tempo di respirare, ed era lì tra i suoi giovani arbitri al campo Scuola a trascinarli e motivarli confermandosi ai loro occhi come un perfetto esempio da seguire in termini di rettitudine e spirito di dedizione alla Sezione che l’ha cresciuto sotto la guida di un indimenticabile Loris Guiggiani. È lui ad oggi la vera anima di uno spirito associativo che sta coinvolgendo tanti giovani arbitri e tanti altri che stanno ultimato il corso arbitri che uscirà in dicembre con 30 nuove giovani leve. E proprio su Trefoloni conta oggi la Sezione di Siena in una futura chiave dirigenziale in seno all’AIA laddove già oggi la Sezione vanta non pochi incarichi quali Simone Mancini. nominato Presidente nazionale della Commissione Informatica , Riccardo Ioseffi quale componente del Gruppo Ispettivo Nazionale (SIN) e last but not least Vincenzo Fiorenza che, sebbene vice presidente del settore tecnico nazionale dell’Aia, riesce a trovare il tempo per svolgere la sua preziosa funzione di tutor per i giovani fischietti senesi maggiormente in vista. Questo senza voler dimenticare l’ ottimo lavoro che sta svolgendo presso il Comitato Regionale toscano Giancarlo Biagiotti, quale responsabile degli assistenti arbitrali. Un lavoro veramente egregio ed il cui merito va ascritto a tutti. Ed è ’ tanto vero che proprio qualche addetto ai lavori, richiesto di una valutazione sulla propria Sezione, ha recentemente affermando, parafrasando, “Abbiamo un bel gruppo che vive in armonia. non corriamo il Palio, ma siamo quasi una Contrada...” Tutto vero, rimarrebbe soltanto da aggiungere che forse non porteranno a casa il cencio, ma di sicuro nel loro piccolo stanno portando tanta aria nuova in un mondo sportivo che ne ha sicuramente bisogno. • Da sinistra Roberto Rizzo, Fausto Rugini, Matteo Trefoloni e Mario Giordano PARTITA DIGITALE [ F U O R I G I O C O ] di Roberto Barzanti LA RIVOLUZIONE DIGITALE sommata all’informatica ha cambiato il nostro modo di vivere e più ancora quello dei nostri ragazzi in direzioni assai più penetranti e incisive di quanto siamo disposti a credere.Vediamo e ricordiamo – vedono e (poco) ricordano – secondo canoni ben diversi da quelli anche soltanto tipici di una decina d’anni fa. Spazi e movimenti, per non dire dei suoni, non sono più gli stessi. La ‘digital generation’ è sempre più abituata a vedere e ascoltare, e magari una musica non direttamente correlata a ciò che sta guardando. Non è portata a far uso d’una sintassi complessa e economizza progressivamente il patrimonio lessicale. Il tatto e l’olfatto non hanno più il ruolo d’una volta. “Non a caso – ha fatto notare lo psichiatra Vittorino Andreoli – la generazione digitale sembra aver rinunciato alla relazione interpersonale a vantaggio di quella digitale che è visiva e auditiva”. Dunque la generazione dell’audiovisivo, potremmo dire in sintesi. E tutta calata nel presente, nell’istantaneità. Semmai è attratta dalla replica, nel continuo presente dove si sente immersa, di uno spettacolo, di un gesto, di una canzone. Il senso della profondità del tempo o dei tortuosi svolgimenti della storia vengono meno a favore di una percezione immediata e ripetibile a piacere di quanto ora e qui abbiamo visto. Queste considerazioni, malamente riassunte, mi sono tornate in mente rileggendo un apologo di fulminante chiarezza inserito a mo’ di esempio da Romano Bilenchi in una sua testimonianza su Federigo Tozzi. Posso trascriverlo integralmente: “Un mio amico – scriveva lo scrittore di Colle Val d’Elsa – porta per la prima volta un nipotino di cinque anni a vedere una partita di calcio. La squadra per cui tifano marca un goal. Il pallone viene rimesso al centro del campo. Il bambino, che ha sempre visto le par- tite in televisione, non si raccapezza in quello che sta per accadere e domanda allo zio: ‘Perché non ce lo fanno rivedere?’”. A furia di stare incollati davanti ad uno schermo si appiattisce la realtà. Il virtuale si sostituisce alla rugosa imprevedibilità delle cose. Si attutiscono i rumori. La luce diventa artificiale e regolabile a comando. I movimenti sono assimilati a quelli d’un gioco che si può attivare all’infinito. Il ‘replay’ è a portata di mano. Davanti a me che seguivo Siena-Novara un giovanotto trasmetteva via Facebook foto e commenti. Così l’incontro si sminuzzava, minuto dopo minuto, in una serie di frammenti ricomponibili – e replicabili, impaginabili – a piacere. La relazione ossessiva con lo schermo sostituiva quanto stava accadendo. E lui avrebbe potuto rivedere l’azione che aveva prodotto il goal trasferendola in una dimensione visiva, sottratta al tempo. • 11 12 calcio I BIANCONERI EMULANO... IN PEGGIO GLI AZZURRI DELL'AZTECA, PERDENDO DUE VOLTE PER 3-4 IN DIECI MESI AUTOFFICINA E PUNTO VENDITA Baccinetti Purchè l'eccezione Mauro & C. non diventi regola s.n.c. Nell’immaginario collettivo dei tifosi azzurri, la madre di tutte le partite è storicamente una: quella del rocambolesco 4-3 rifilato dall’Italia alla Germania nella semifinale di Coppa del Mondo 1970 all’Azteca di Città del Messico. Non tanto, e non solo, per l’esito di quell’incontro, quanto per la sequenza dei gol che lo caratterizzarono: azzurri avanti all’8° con Boninsegna (1-0), pareggio al 92° di Schnellinger (1-1) e conseguente ricorso ai supplementari segnati da una serie di emozioni tutte condensate nello spazio di 17 minuti: al 94° Muller(1-2), al 98° Burgnich (22), al 104° Riva (3-2), al 110° di nuovo Muller (3-3), al 111° Rivera per il definitivo 4-3. Roba da pazzi. Un’immagine di Italia-Germania Evidentemente però non così eccezionale, se è vero che la stessa Robur ha vissuto questa identica esperienza addirittura due volte quest’anno nello spazio di appena 296 giorni e purtroppo sempre nel ruolo dei tedeschi, cioè dei vinti: contro l’Inter a San Siro il 9 gennaio scorso e a Modena contro il Sassuolo il 1° novembre. Non è nostra intenzione rigirare il coltello nella piaga, ma pensiamo che per quanto brutte queste esperienze non vadano mai rimosse, se non altro perché possono offrire sempre un’occasione di riflessione. Con l’Inter, dunque: al 18’ Maccarone porta in vantaggio i bianconeri su una squadra guidata da un tecnico (Mourinho) che non perde in casa dal 2002 per un totale, allora, di 153 gare (1-0). Raggiunto da Milito al 24’ (11) e superato da Sneijder al 36’ (1-2), l’undici di Malesani si riporta comunque in parità un minuto dopo con Ekdal, al suo primo e unico gol stagionale (2-2). Squadre negli spogliatoi e tutto da rifare. Nel ruolo di primo tenore alla Scala del calcio, Maccarone però non ci sta a steccare sul più bello e al 20’ della ripresa riporta in vantaggio il Siena sulla capolista (3-2). Nessuno si illude che sia già fatta, ma la disinvoltura con la quale i bianconeri tengono il campo di fronte alla grande Inter ci fa sperare e…sognare. Almeno fino al 43’, quando una rasoiata su calcio di punizione del solito Sneijder (c’era, non c’era… chissà), sigla un devastante (per noi) 3 a 3. Il sogno si sgonfia, però uscire dal Meazza con un punto è sempre meglio che niente. Il peggio invece deve ancora arrivare sotto forma di una fin troppo facile penetrazione di Samuel che ribalta definitivamente il risultato e fa 3-4. Passano dieci mesi, e la storia si ripete a Modena contro il… Sassuolo, l’ex squadra sorpresa del campionato scorso e dopo undici turni ancora miseramente ultimo. Pronti via e Bruno insacca subito di testa (1-0). Reginando non ci dorme sopra, e dopo 2’ pareggia (1-1): sono trascorsi giusto 360 secondi dal fischio d’inizio. Al 19° il Sassuolo usufruisce di un discutibile calcio di rigore e Bruno concede il bis (2-1). Ma per la serie ‘vietato annoiarsi’, dopo due minuti anche Calaiò va su dischetto e rimette in parità il mach (2-2). Non contento, l’Arciere non vuole essere da meno del suo pari ruolo avversario e al 37’ porta per la prima volta avanti il Siena (2-3, con un gol segnato ogni 7’4” !). Ora il punteggio si fa più rispettoso dei reali valori in campo, e i bianconeri devono preoccuparsi ‘solo’ di amministrare il vantaggio. Ad un certo punto però succede che cominciano a rinculare, l’avversario prende baldanzosamente le redini del gioco e la squadra di Conte non riesce più a superare la propria metà campo. Per fortuna l’assalto dei locali è tanto inoffensivo quanto insistente, quando Novelli, nel primo dei cinque minuti di extra time, riporta i locali in parità (3-3) e poi sullo slancio vanno addirittura a vincere al 50’ con un colpo ravvicinato di Masucci con lo stesso clamoroso punteggio dell’Italia sul Messico e dell’Inter al Meazza, La morale? Nel calcio ci può stare di tutto (infatti è successo…), però di certe lezioni bisogna fare tesoro. Prima di tutto diffidando delle squadre che sulla carta appaiono palesemente inferiori e poi sul campo non lo danno a vedere. Un errore di valutazione (o di presunzione?) che il Siena non può permettersi un’altra volta. Almeno non di queste proporzioni. • Via Pescaia 64/66 53100 SIENA Tel. 05.77.42.162 Fax 05.77.22.42.73 [email protected] chiaracicali calcio 13 RIVOLUZIONE A METÀ IN SENO AL SETTORE GIOVANILE AVVIATO A RIPETERE LA BELLA STAGIONE SCORSA Siamo andati a conoscere ed intervistare ,quasi a conclusione dei rispettivi gironi, il responsabile del settore giovanile bianconero Ippedico, anche lui un “regalo” portato da Bari dal Direttore Sportivo e responsabile di tutta l’area tecnica Giorgio Perinetti, con esperienza di ben nove anni nelle giovanili del Bari. Ippedico ha deciso di seguire il D.S. e per la fiducia data e ricevuta nel periodo di collaborazione nella città pugliese e per la mancanza di una figura di sua ‘emanazione’, di una persona che lui conosceva bene e che poteva gestire il settore giovanile secondo strategie e direttive che fossero molto vicine al suo modo di pensare, secondo le logiche di questo settore. Arrivato a Siena a metà luglio, l’obbiettivo impostosi era quello, almeno per il primo anno, di prendere visione e consentire a riprendere il lavoro del settore giovanile che era rimasto un po’ in stand-by, valutare gli organici, riorganizzare le strutture per quanto riguarda i campi di allenamento, il problema della logistica, far ripartire l’attività delle squadre più grandi (Primavera e Allievi) e consentire una normalità di lavoro anche alle squadre più piccole (giovanissimi, esordienti, pulcini). “L’obbiettivo – ci spiega Ippedico – non vuole essere quello del risultato sportivo sul campo, anche quello certamente, ma di cercare di creare un prodotto di qualità, di far maturare più ragazzi sui quali puntare e renderli idonei a raggiungere le squadre più importanti del Siena, nella scala dei valori, oppure per un mercato che ci vede ultimamente sempre più protagonisti, vedi l’operazione con la Juventus per Giannetti e con l’Inter per Mannini”. “Oltre a questo, se vogliamo migliorare la stessa qualità tecnica dei singoli, pensare di adeguarli ad un livello standard di qualità che li renda vicini ad altri ragazzi magari di altre nazioni, sono convinto che bisogna far emergere il ragazzo, quello che della propria qualità ed espressione del proprio modo di giocare deve essere libero più possibile, senza pressioni e l’ansia del risultato, della giocata, creiamo un meccanismo che non aiuta la ricerca di migliorare questi ragazzi sotto il profilo tecnico” In questo primo anno di lavoro, Ippedico ha inteso confermare comunque le scelte programmatiche dello scorso anno, partendo dalla conferma di quasi tutti i tecnici. Analizziamo quindi le singole squadre par- tendo da quella Primavera, squadra, ci dice Ippedico, che ancora lui non riesce a decifrare; una squadra che con le compagini di rango è sempre stata sul ‘pezzo’, dimostrando di potersela giocare con tutti, dando prova anche di buone prestazioni al di là del risultato, nonostante che il girone Sud è risaputo essere un campionato più fisico che tecnico. A parte la prima partita persa a Roma e quella a Grosseto, il gruppo appare concentrato, con atteggiamenti e approccio alle gare sempre ad alti livelli; ad ora un bilancio estremamente positivo insomma: dopo la gara interna con il Lecce, i baby bianconeri sono quinti in classifica, ma il pensiero è già rivolto a febbraio, quando la squadra senese prenderà parte al Torneo di Viareggio. L’allenatore è Michele Mignani, glorioso capitano della Robur in serie B e in serie A, il vice Alessandro Signorini, preparatore atletico Lorenzo Spina, allenatore dei portieri Corrado Ciolli. Gli Allievi Nazionali sono un gruppo composto da due fasce d’età : quelli del ’94 e del ‘95, non partecipando quest’ultimi al torneo regionale; un gruppo numericamente molto numeroso, con grande disciplina e attenzione da parte di tutti, ma con 3-4 elementi molto interessanti, nonostante la giovane età. Buoni finora i risultati, vista la terza posizione in classifica dietro solo a Livorno ed Empoli, con il girone di andata quasi terminato e scontri diretti già affrontati; durante la sosta natalizia questa squadra parteciperà ad un torneo a Francavilla a Mare assieme a compagini quali Parma, Chievo e Lazio. L’allenatore è Colonnello, con importanti trascorsi in serie A, collaboratore tecnico Ariaga, preparatore atletico Roberto Maffei e preparatore dei portieri Rossano Berti. Dunque staff nuovo, ma che lavora bene grazie. Grazie anche all’esperienza e sintonia fra tutti i componenti. I Giovanissimi Nazionali sono un gruppo un po’ rivisitato, dato la ‘perdita’ di tre elementi che a giugno sono passati alla Fiorentina, squadra Sboccia in anticipo la Primavera bianconera comunque nuova ma che è riuscita a tenere il passo dei ‘mostri sacri’ del proprio girone, Fiorentina e Roma. Durante la pausa natalizia parteciperanno, dal 3 al 6 gennaio, al torneo di Bastia Umbra. L’allenatore è Valeriano Recchi, preparatore atletico Fabio Sois e quello dei portieri Paolo Pechini. Ci sono poi altre due squadre di Giovanissimi, quella dei ’97 allenata da mister Pelati, che partecipa al campionato regionale e composta da ragazzi tutti di Siena e provincia, anche per esprimere la territorialità che a questi livelli è più importante del risultato. Loro, sempre nel periodo dal 3 al 6 gennaio, parteciperanno a Roma al torneo organizzato dalla società Torre Teste, storico ed importante settore giovanile romano, società affiliata al Siena. I giovanissimi B, quelli del ’98, partecipano invece al torneo regionale, arduo e selettivo che comunque consente di adeguare, con un po’ di anticipo, la forza di questi ragazzi; campionato che sta rispondendo alle aspettative iniziali, rispettando ‘l’impegno’ di tenere impiegati tutti i ragazzi. Alenatore Gasperini. Sia per questa squadra che per le altre due, cioè gli Esordienti ed i Pulcini, viene adottato un sistema comune di didattica e di allenamenti, risentendo delle stesse idee e tipologia di allenamento. ‘Coordinatore’ e supervisore tecnico, per quanto riguarda dinamica, didattica ed approccio al gioco, è Ruggero Radice, anche lui ex bandiera bianconera ed ex compagno di Michele Mignani nella gloriosa Robur di serie B. • In alto, la squadra Primavera al completo. Sotto Lorenzo Checchi in azione. gigirossetti calcio 15 DOPO UN PERIODO DI ...TURBOLENZE, GIGI TOSCANO ALZA BANDIERA BIANCA E SI DIMETTE DA PRESIDENTE DEL G.S. SAN MINIATO “Inascoltati i miei appelli” Sul ponte del Gruppo Sportivo San Miniato sventola bandiera bianca, quella del presidente Gigi Toscano che, costretto a passare la mano, saluta e ringrazia. Presidente, l’avventura è davvero finita? “Sì, dopo sette anni e poco più l’avventura è finita. Ho assunto la presidenza del G.S. San Miniato il 15 settembre 2003 per volontà dell’allora presidente Aldighiero Fini (all’epoca presidente anche della Banca Toscana). Le motivazioni furono giustificate, in quanto Fini non aveva più il tempo necessario per seguire assiduamente l’attività sportiva del Gruppo che in quel momento versava in brutte acque con oltre 300.000 euro di debiti”. “Le possibilità per uscire da quel tunnel erano tre: ridurre drasticamente l’attività, chiudere, oppure rinnovare in parte la dirigenza con un soggetto che potesse seguire e vigilare quotidianamente sull’attività amministrativa della Società.” Perché proprio Lei? “Perché già con la Mens Sana, negli anni ‘80, avevo avuto esperienze del genere con la Polisportiva ed essendo a quella data già pensionato, avevo ed ho avuto il tempo necessario in questi sette anni di seguire passo dopo passo e a tempo pieno, l’attività del Gruppo Sportivo (dedicandomi soprattutto alla parte amministrativa) e così facendo, grazie ad alcuni sponsor procurati dallo stesso ex presidente e dal sottoscritto, ero riuscito in poco tempo quasi a ripianare il bilancio della Società, pur avendo nel frattempo trasformato, realizzato e rinnovato, a spese principalmente del Gruppo Sportivo, ed in misura minore con il contributo della Fondazione MPS, gli impianti di calcio, come l’ex campo da tennis, quello di calciotto e due volte quello di calcetto (di cui la seconda a totale carico del San Miniato), acquistato un nuovo pulmino, costruito nuovi edifici adibiti ad uffici, due nuovi spogliatoi, ed installato un impianto fotovoltaico per la produzione di energia elettrica.” “Adesso purtroppo, venendo meno qualsiasi tipo di contributo, essenziale per svolgere una dignitosa attività sociale e sportiva, pur avendo la Società assolto fino ad oggi un ruolo molto importante nell’attività calcistica giovanile, provinciale e regionale, nonostante da mesi abbia fatto presente agli esponenti istituzionali la precaria situazione finanziaria (al di là di qualche timida promessa verbale fine a se stessa), il 24 settembre scorso ho deciso di mettere per scritto e formalizzare una richiesta d’aiuto di un tangibile sostegno (consegnata a mano alle loro sedi), ma non avendo ricevuto a distanza di oltre due mesi nessun cenno di risposta, né scritta, come si usa fare fra persone normali, né tantomeno telefonica, non avendo più mezzi personali, mi sono trovato, mio malgrado, costretto ad alzare bandiera bianca e rinunciare alla guida del G.S. San Miniato.” Questa decisione è la conseguenza di un momento, anche se lungo? “No! Questa spiacevole amara decisione non è un gesto estemporaneo è una decisione maturata dopo un’attenta e riflessiva analisi fatta a mente fredda da chi, sin dal primo giorno, ha amministrato con estrema oculatezza e lungimiranza e che, al di là dei molti sacrifici personali, ha gestito con il cuore una Società che da sempre è stata il fiore all’occhiello della città e delle sue Istituzioni”. “Non voglio entrare nel merito di come vengono distribuiti contributi e sponsorizzazioni varie a tutti livelli, in quanto non di mia competenza, certamente in questa città si potrebbe fare molto di più per far sopravvivere gruppi sportivi che svolgono sopratutto una seria ed intensa attività sociale, i quali tolgono dalla strada centinaia di giovani con il compito, sopratutto, di distrarli da facili de- viazioni (sempre più di moda in questi ultimi tempi) ed allo stesso tempo quello di far stare tranquilli e sereni i rispettivi familiari, compito che una Società come il San Miniato, assieme ad altri Gruppi Sportivi, locali hanno sempre svolto fin dalla loro nascita.” C’è un uovo di Colombo? “A mio avviso basterebbe poco per farli sopravvivere dignitosamente: basterebbe girare a queste Società solo l’1% di quanto viene erogato dalla Banca e le sue partecipate in pubblicità e sponsorizzazioni varie. Per quel che riguarda i contributi ricevuti dal San Miniato da parte della Fondazione, mi preme sottolineare come questi siano serviti di fatto ad arricchire il patrimonio comunale, in quanto sono stati concessi per il 30-40% per realizzare opere edilizie, compreso l’impianto fotovoltaico, la cui proprietà rimarrà solo ed esclusivamente al Comune di Siena. Tutti qui dunque i motivi per i quali ho dovuto passare la mano.” Che futuro attende ora il San Miniato? “Sono certo che proseguirà la propria attività sugli impianti realizzati dallo stesso, anche dopo la scadenza della concessione da parte dell’amministrazione comunale, in virtù della normativa fatta propria, a suo tempo, dalla Giunta e dal Consiglio della nostra splendida città”. “Con l’occasione mi preme ringraziare tutti coloro che in questi sette anni hanno volontariamente collaborato e sostenuto finanziariamente con varie forme di pubblicità e sponsorizzazioni la Società San Miniato e che grazie a loro ed ai ragazzi, compresi i familiari, mi hanno consentito di gestirla al meglio e di togliermi molte soddisfazioni sportive, non ultima quella di partecipare al Campionato Allievi Regionali d’élite, che significa essere fra le 16 migliori società di settore giovanile della Toscana.” E la possibilità di collaborazione con l’A.C. Siena a che punto è? “Non so più che cosa pensare. Posso confermare che dopo sette mesi di continui rinvii, ad oggi non è stato trovato ancora dalla controparte il tempo per sottoscrivere una bozza di accordo; certamente non per volontà del sottoscritto e del G.S. San Miniato, come viene sostenuto gratuitamente e forse ad arte da alcune malelingue; anzi, il San Miniato ha più volte trasmesso alla controparte dati anche riservati, come bilanci, preventivi ed altro materiale afferente alla causa. E sfido chiunque ad affermare il contrario”. • 16 Stralcio dell’intervento del prof. Stefano Maggi, docente di storia delle comunicazioni e del territorio dell'Università di Siena al convegno organizzato presso l’università senese dal Cirap, ‘Centro di ricerca sull’amministrazione pubblica’ dal titolo ‘Sport e società nell’Italia del Novecento’. Oggetto della relazione ‘la storia dell’automobilismo dalle origini, strettamente legata alla storia dello sport’. Il convegno è stato promosso dal prof. Saverio Battente. in Come all’inizio dell’Ottocento le ruote in ferro e il motore a vapore avevano permesso l’affermarsi del treno, pneumatico e motore a combustione interna furono le innovazioni che consentirono “agli automobili” – come si diceva all’inizio – di diffondersi sulle strade. Nel 1891 René Panhard ed Emile Levassor crearono un’automobile con telaio tubolare, su licenza Daimler-Maybach, e avviarono la costruzione artigianale di vetture in fabbrica. Nel 1892 Rudolf Diesel brevettò il motore che avrebbe preso il suo nome. Tale motore aveva il vantaggio di funzionare con petrolio non raffinato, che aveva un costo inferiore rispetto alla benzina. Come il treno era venuto dall’Inghilterra della rivoluzione industriale, all’inizio le “vetture automobili” arrivarono dalla Francia della Belle époque. La prima corsa fu la Parigi-Rouen del 1894, vinta da un’automobile a vapore alla velocità media di 22 km/h. Nel 1895 venne organizzata la Parigi-Bordeaux e ritorno di 1180 km. Alla partenza si presentarono 21 vetture con tre diversi tipi di trazione: a vapore, con motore a scoppio e con motore elettrico. In Italia aprì la serie delle competizioni una corsa Torino-Asti del 1895, che fu un successo mondano. Fin dall’inizio, l’affermazione dell’auto si intrecciò con quella dello sport. I motori aumentarono sempre più la cilindrata per raggiungere maggiori velocità, ma divennero più piccoli di dimensioni per l’aumentato rendimento, con maggiori rapporti di compressione. Velocità significava competizione: da qui un forte impulso alla promozione sportiva. La tabella seguente mostra la rapida evoluzione del primato di velocità dell’automobile sul chilometro lanciato: 1898: 63 km/h 1899: 66 km/h 1902: 124 km/h 1905: 175 km/h 1909: 202 km/h 1910: 211 km/h 1922: 215 km/h 1927: 307 km/h principio u fl‘auto Immagini tratte dall’Enciclopedia Italiana Scriveva Filippo Tommaso Marinetti nel 1909 nel Manifesto dei futuristi:“Noi affermiamo che la magnificenza del mondo si è arricchita di una bellezza nuova: la bellezza della velocità. Un automobile da corsa col suo cofano adorno di grossi tubi simili a serpenti dall’alito esplosivo... Noi vogliamo inneggiare all’uomo che tiene il volante…”. L’auto rimase a lungo appannaggio di una ristretta cerchia di ricchi appassionati che potevano permettersi sia l’investimento iniziale sia i costosi ricambi, ma rappresentò a inizio Novecento il principale “veicolo della modernità”, per la sollecita affermazione nell’immaginario collettivo e per la rapida crescita di fabbriche nelle principali città. Anche la stampa specifica ebbe una precoce affermazione: nel maggio 1901 uscì a Milano «L’Auto. Rivista quindicinale illustrata dell’automobilismo in Italia e all’estero». Nel gennaio 1902 uscì «La Stampa Sportiva. Automobilismo ciclismo ippica atletica scherma», supplemento domenicale del quotidiano «La Stampa». Nel maggio 1906 si tenne l’edizione inaugurale della Targa Florio, promossa dall’imprenditore navale Florio e destinata a richiamare piloti famosi da tutta Europa sulle strade sterrate della Sicilia. La corsa più famosa, la Mille Miglia su strada, fu istituita nel 1927 con itinerario Brescia-Roma e ritorno. La Mille Miglia si svolse per l’ultima volta nel 1957, poi vennero vietate “le gare motoristiche di velocità su strada”. Da allora l’automobilismo ha continuato a crescere con le corse nei circuiti, soprattutto con la Formula 1, nata nel 1948, con il termine “formula” che fa riferimento alle regole di costruzione cui macchine e piloti devono adeguarsi. • andreabruschettini atletica leggera 17 Anticipato già nello scorso numero, il bilancio della stagione 2010 dell’atletica leggera senese non può che approdare a un definitivo riassunto. In passato tra novembre e dicembre l’attività tendeva a fermarsi, negli ultimi anni invece abbiamo visto nascere una nuova coda di programma agonistico – o forse faremmo meglio a chiamarlo anticipo sulla nuova annata –, con le prime campestri del settore assoluto nazionale, e dallo scorso anno il Gran Prix Toscano di cross. Con l’eccezione di Maurizio Cito, che ha gareggiato in Piemonte nella prima campestre del circuito nazionale che si chiuderà a marzo (per lui una non esaltante 34^ posizione), gli altri atleti hanno pensato solo a riprendere con intensità gli allenamenti specifici del periodo invernale. È il momento in cui si “carica”, ovvero si passano ore ed ore a incrementare costantemente la mole di lavoro di quantità in pista/pedana e in palestra, per creare la giusta base di resistenza allo sforzo che più in là, in prossimità delle competizioni, sarà trasformata in qualità tecnica. Mentre loro faticano, noi possiamo adagiarci, ricordando le migliori cose viste in questo 2010. Saltano immediatamente alla memoria i tre record provinciali assoluti conquistati da alcuni giovanissimi, che stanno rimettendo a posto le graduatorie all-time senesi. In ordine cronologico, prima in giugno il 44”48 con cui il ventunenne Filippo Costanti si è impossessato del record sui 400m; poi, pochi giorni dopo, il 5,99m di Alice D’Auria nel salto in lungo, misura che le è valsa anche la medaglia d’argento agli italiani under 20; infine il 12”13 della diciassettenne valdelsana Irene Siragusa nei 100m, bronzo ai campionati nazionali allievi. Per rimanere a livello toscano, non sono mancati tre titoli toscani assoluti, tutti conquistati dalle ragazze dell’Atletica 2005 di Colle Val d’Elsa: la stessa Siragusa nei 100m, Chiara Giachi nei 3000 siepi e Serena Tronnolone nel giavellotto. Passando ai settori giovanili, il conto di successi e medaglie diverrebbe un periglioso esercizio di stile contabile. Bastino qui ricordare due importanti titoli toscani della TerreCablate Uisp Atletica Siena, ovvero i 200m juniores conquistati da Lorenzo Centini e gli 800m – sempre juniores - di Riccardo Fratarcangeli. Citarne due per citarne tutti? In un certo senso sì, perché questi due ragazzi hanno mostrato continui progressi nel corso della stagione, elevandosi per qualità sopra agli altri pari età, con Centini che ha mostrato di essere quattrocentista di rango correndo in 49”32; mentre il secondo è stato la scoperta dell’anno, arrivando sul doppio giro di pista a siglare – pur ancora a corto di specifico allenamento - un notevole 1’58” 36. Anche la stagione indoor aveva riservato piacevoli notizie per i colori atletici senesi, con molti dei nomi già menzionati in grado di salire su podi regionali o mettersi in luce a livello nazionale (Costanti quinto sui 400m promesse). Ma se guardiamo al marzo scorso, possiamo già scorgere con certezza un risultato che diceva molto sul futuro dell’annata di Chiara Bazzoni. Siglare sui 400m 53”90 indoor, conquistando l’argento agli italiani assoluti, ha significato la posa di un primo mattoncino (di metallo Grazie alla passione e all'impegno di tecnici, dirigenti e genitori, il futuro dell'atletica senese non è a rischio Ripar tiamo dalle cer tezze In primo piano, Filippo Costanti pesante, a scanso di equivoci) che ha permesso di gettare un ponte lungo fino a Barcellona, sede del suo record italiano in staffetta (3’25”71) e del quarto posto europeo. Par ovvio vedere in questa talentuosa velocista di Bettolle l’apice del movimento dell’atletica senese nel corso del 2010, perché Chiara ha scritto un’importante pagina sportiva nazionale. Nuove sfide l’attendono per il 2011 (se la federazione deciderà di partecipare, l’Italia è una delle sei nazioni che ha diritto a prendere parte alla staffetta 4x400m dei prossimi europei indoor di Parigi – Bercy), ma i risultati di Chiara Bazzoni del 2010 non saranno dimenticati presto. Così come la memoria non ci tradirà pensando ad Elisa Palmieri, che ad Ascoli –seguita dall’esperto occhio di Nicola Silvaggi- continua a crescere nel martello, dopo la partecipazione alle Universiadi 2009: il bronzo agli italiani invernali ed estivi 2010; campionessa italiana universitaria, e un nuovo personale portato a 66,84m. Dovremmo poi affiancare a questi bei nomi, anche quelli di altri “emigranti” di lusso: il mezzofondista Maurizio Cito vincitore del primo Gran Prix toscano di cross e nuovamente primo – dopo il 2009 - nel Gran Prix Montepaschi; i quattrocentisti Domitilla Bindi ed Emanuele Magi; ancora il poco ricordato mezzofondista Emanuele Fadda (come Cito tesserato per l’Atletica Castello di Firenze) capace di arrivare a 8’50”61 nei 3000m e 15’45”63 nei 5000m; le senesissime portacolori del CUS Sassari Elena Calzeroni e Cristina Fornacelli, e vari altri che con differenti risultati vestono maglie di società fuori provincia. Scavando ancora, a voler essere onesti, i successi di tutti questi individui hanno poi una radice comune, rintracciabile nei gruppi CAS, Esordienti, fino a salire su verso le categorie ragazzi e cadetti (under 16), che le società d’atletica senesi curano da anni. Un polo che si sta rafforzando in Val d’Elsa (Olimpia Colle, Libertas Valdelsa, UP Poggibonsese, APD San Gimignano e Atletica 2005) e la grande attività su Siena della Terre Cablate Uisp Atletica Siena, sono le certezze del movimento dell’atletica leggera a livello locale, dove confluiscono passione e impegno di tecnici, dirigenti e genitori che “investono” su questo sport. Grazie anche al supporto delle istituzioni l’attività va avanti, consci che mai nulla nell’organizzazione di questo sport può essere dato per scontato. • elenaborri polisportiva 19 Appuntamento sabato 11 dicembre Gli agonisti in passerella Come ogni anno Mens Sana 1871 si appresta ad affrontare una nuova stagione agonistica presentando tutti i propri atleti all’intera città: sabato 11 Dicembre alle ore 18:00, all’interno di un rinnovato Palazzetto Giannelli e alla presenza degli sponsors Banca del Chianti Fiorentino e Monteriggioni Credito Cooperativo e I.C.T. Logistica spa, l’intera famiglia biancoverde sfilerà per la 140^ volta al completo delle sue diciotto sezioni. Quindi sarà la volta dei saluti dei rappresentanti delle Istituzioni Locali e del Presidente Piero Ricci, recentemente insignito dal Coni della Stella di bronzo al merito sportivo. Insieme a lui, a ricevere una targa, anche l’istruttrice Sara Fattorini, per l’impegno e la dedizione con la quale ha diffuso il valore dello sport. Seguiranno le consegne delle cinture ai karateka, e i premi alle due eccellenze mensanine Giulia Leni, bronzo agli Europei GAF di Birmingham 2010, e Luigi Allegrini, guanto d’oro 2009 e componente della Nazionale Italiana.• Siena, 20 Aprile 1228. Davanti al Notaio Ildebrandino, Filippo Brunichi giura “non delapiderò a scacchi i soldi che ho avuto in prestito da Dietavita Ponzi”. È questa la più antica testimonianza del ‘Nobil Giuoco’ nella nostra città. Ai primi del Quattrocento gli scacchi si trovarono ancora coinvolti negli anatemi contro le Vanità, stavolta di San Bernadino. Quest’ultimo, in una sua predica asseriva infatti che uno dei suoi frati, Matteo da Cecilia, aveva bruciato “duomila settecento tavolieri in uno dì a Barzelona, che v’erano di molti che erano d’avorio, e anche molti scachieri, e convertì molte anime.” Nel corso della storia alterne vicende, durante le quali a momenti bui si sono contrapposte più di una age d’or: nel 1876 il primo circolo ufficiale, fondato dal purista e accademico Luigi Mussini, quindi i recenti anni Settanta con la réunion in Via del Petriccio sull’onda dell’entusiasmo suscitato dai duelli all’ultimo sangue tra Fischer e Spassky. Nel 2002 l’ingresso in Mens Sana, con la creazione di una Sezione che sì dava man forte al primo emistichio del motto giovenaliano, ma al contempo contravveniva ad un caposaldo della Polisportiva, se come ebbe a definirli Marchel Duchamp “gli scacchi sono uno sport, uno sport violento”. In biancoverde gli scacchisti senesi hanno conquistato più di un titolo (brillante la loro performance d’esordio ai Nazionali 2007 di Palermo) e molti nuovi adepti. Ma senza ombra di dubbio il traguardo apicale è stato raggiunto quest’anno, con l’affidamento alla sezione mensanina in tandem con la FIS, dell’organizzazione delle fasi finali del Campionato Italiano Assoluto; e poco importa se nessun senese nell’occasione vestirà la maglia azzurra, in silenzio potremo ammirare esempi di rara arguzia e intelligenza, affascinanti fino all’ipnosi. Dodici i campioni desiderosi di cucire sulla propria maglia lo scudetto 2010. Il fenomeno diciottenne Fabiano Caruana, il più giovane del gruppo, che nella classifica mondiale occupa il trentesimo posto assoluto e nel proprio palmares può già vantare tre titoli italiani. Il campione in L'or ganizzazione delle finali del Campionato Italiano Assoluto, rilancia l'interesse per gli scacchi in città La mossa vincente della Mens Sana carica, Lexy Ortega e il trevigiano Michele Godena. E poi Carlo Garcia-Palermo, che da ragazzo ha sconfitto nientemeno che Bobby Fischer. E ancora un altro giovane rampante, il bergamasco Sabino Brunello che tre anni fa inflisse a Caruana una dura sconfitta. Quanti finora citati possiedono il titolo di Grande Maestro: ma gli altri non sono certo disposti a fare la parte dei comprimari, a cominciare dal trevigiano Alessandro Bonafede, campione italiano Under 20 in carica e maestro FIDE, e i Maestri Internazionali Carlo D’Amore, nella vita psichiatra, ed ancora i trevigiani Danil Dvirny e Daniele Genocchio, il leccese Pierluigi Piscopo, infine i fratelli Denis e Axel Rombaldoni, rispettivamente di 21 e 18 anni, di Pesaro. “Anche se nessun senese rientra nella rosa degli ammessi al Campionato Italiano, è si- curamente un grande onore poter ospitare una manifestazione così importante” ha dichiarato un orgoglioso Alessandro Patelli, direttore della sezione mensanina. “Tanto più che in questo momento gli scacchi italiani godono di un momento favoloso: per anni relegati nella bassa classifica mondiale, stanno pian piano risalendo tra le prime dieci formazioni, segno che la disciplina è in forte crescita. Anche Siena, nel proprio piccolo, sta facendo molto per la divulgazione del gioco, basti pensare che, oltre alle quotidiana attività della sezione, solo nella scuola Cecco Angiolieri 35 bambini hanno deciso di accostarvisi durante il doposcuola. Davvero una grande soddisfazione per noi che coltiviamo questa passione da anni”. E chissà, forse è proprio a Siena che si nasconde il nuovo Caruana... • 20 Se avete l’abitudine di seguire lo sport in televisione, vi sarete resi conto di quanto l’effetto mediatico ricerchi, in maniera quasi ossessiva, l’immediatezza del singolo particolare attraverso cui sviscerare l’evento da ogni angolazione e ‘vivisezionarlo’ in qualsiasi attimo. L’ultima frontiera di un ‘ ‘onnipotenza catodica’ (per così dire) che ha portato nelle nostre case tutte le partite del mondiale sudafricano, viste dalla panchina. La pretesa era quella di farci sedere accanto all’allenatore, di invitarci quasi (senza guardare la partita) a ‘leggere’ l’andamento dell’incontro gustandoci i commissari tecnici ‘tarantolati’, messi uno a fianco all’altro, come le espressioni complementari di opposti stati d’animo, sommatorie del risultato. Elucubrazioni. Forse. Eppure questa idea un po’ bizzarra ci spiega molto sull’importanza e soprattutto l’efficacia comunicativa dei gesti, delle espressioni, degli sguardi e più in generale di un linguaggio del corpo che, nel mezzo al rumo■ francescovannoni roso e disordinato contesto di una partita, ‘parla’ l’unico tono chiaro (o comunque meglio comprensibile) negli istanti dove avvicinarsi è pressoché impossibile. La gravosità del compito tocca appunto agli allenatori. In ‘cattedra’ per tutta la settimana, il sabato o la domenica sembrano quasi insegnanti preoccupati che i loro ragazzi sappiano mandare a memoria la didattica studiata in allenamento. Altrimenti i richiami ci sono per tutti, titolari o riserve. Tutto il mondo è paese, intendiamoci. Ma la particolarità che salta agli occhi, sulla quale i ‘condottieri’ delle nostre benamate non fanno certo eccezione, è la profonda e preclara diversità che esiste, fra calcio e basket, nel modo di recepire e –diremo – (sempre che il termine non appaia improprio)- accogliere indicazioni, suggerimenti e, naturalmente, decisioni di ogni tipo, adottate nel corso di una partita, in base alle esigenze tattiche di un determinato frangente, alle convinzioni personali del mister o a quelle maturate nella testa del coach. Chiamarsi, nel caso specifico, Antonio Conte o Simone Pianigiani (anche se è doveroso precisare che il ragionamento impone tutta una serie di piccole e grandi responsabilità che, per svariati motivi, difficilmente vengono accettate senza batter ciglio da chi ne vive gli effetti. Di fronte ai microfoni passa tutto: nel dopo gara il ‘rispetto per le scelte’ è un refrain accomodante di chi già pensa al prossimo impegno. Soprattutto se – e il discorso può valere sia per i tecnici che per i giocatori – si ha la fortuna e il privilegio di essere parte di un progetto importante, costruito e proteso verso l’obiettivo finale. Ma guardate in campo: qualche smorfia, alcuni che sbuffano e c’è anche chi esce con passo lento o a capo chino quando vede la lavagna elettronica ‘illuminata’ dal proprio numero di maglia. Il tecnico va dritto per la sua strada; a volte (sempre più spesso…) ci vanno anche i giocatori quando, uscendo dal terreno di gioco, scuotono la testa o rifiutano una stretta di mano e scendono frettolosamente negli spogliatoi per non incrociare niente e nessuno, a voler palesare la più totale contrarietà. ‘sfere emotive’ emo ive’ di calciatori ecestisti le Lo spirito di osservazione o più semplicemente l’occhio attento di uno sportivo poliedrico capace di cogliere dettagliatamente i caratteri peculiari di questa o quella disciplina, dovrebbe consentire a molti di individuare e interpretare il diverso tenore di certi atteggiamenti estrapolati dentro gli stessi contesti. Vi è mai capitato ad esempio di notare certe reazioni su un parquet? A scanso di equivoci occorre precisare che il nostro ragionamento non intende esprimere preferenze, ma vuol provare, al solo scopo di soddisfare la curiosità, a capire quali siano e in che ‘sfera emotiva ’ si producano le differenti reazioni di un calciatore e di un cestista, di fronte alle decisioni del proprio allenatore. Naturalmente ben lungi dalle asserzioni inattaccabili e dalle teorie definitive. Eppure, se qualcuno non addetto ai lavori ma semplice appassionato, gettasse l’occhio su una panchina di basket, o se, ancora, la televisione dovesse scegliere un giorno di fare anche per la ‘palla a spicchi’ il parallelo visivo dell’area tecnica, vedremmo forse gli stessi coach tarantolati, facce espressive fissate da una foto in mimiche incomprensibili, ma raramente coglieremmo grave disappunto da parte di un componente. Il ‘cinque’ ai compagni del giocatore sostituito non è quasi mai puro formalismo. L’attenzione ai rimbrotti di chi ha in mano le redini della squadra sembra corrispondere alla giusta voglia di tornare in partita e provare ad applicarne il rilievo. Il time-out ne è la prova autentica: la capacità di raccogliersi che tutto il rospter dimostra in quel ‘minuto’ nel quale si lavora per cambiare l’inerzia di un incontro o studiare lo schema da proporre in pochi secondi. Eccolo l’elemento caratterizzante, la peculiarità più diretta, il vero distinguo. Lo schema. L’espressione di costruzione del gioco. Pensandoci bene stare in un 4-4-2 o in un 4-3-3 prevede il ruolo specifico di ogni interprete, ma talvolta la serata di grazia di alcuni di loro ‘salva’ l’opaca prestazione di altri. Nel calcio di oggi, insomma, gli episodi decidono molto se non tutto. Per questo, forse, non riesce facile ai più l’esercizio di sana autocritica. Uscire dalla contesa, per molti professionisti delle gesta pedatorie, non diventa motivo di riflessione personale, ma si trasforma sovente nella motivazione principale dell’esito di una partita. Quasi come se ognuno si sentisse perno indispensabile dello… ‘schema’ (stavolta inteso nell’accezione del gruppo di gioco e quindi di lavoro). Proprio come nel basket, con la differenza sostanziale che sulle tavole di un parquet, in mezzo alle difese a uomo o a zona, fra la 13-1, la 3-2 o qualsiasi altra soluzione disegnata sulla lavagnetta, raramente vince il singolo, e ognuno conosce tempi e movimenti di un sincronismo perfetto. Etica del lavoro e sudore in palestra cementano il collettivo, e non sembra blasfemo pensare che possano favorire una maggior cultura del ruolo e gli annessi equilibri. Intendiamoci: negare che anche tra i califfi dell’italica pallacanestro ci siano degli ‘scontenti’, sarebbe ipocrisia, ma viene da dire che scelgano opportunamente forme meno appariscenti o spettacolari dei loro colleghi calciatori. Alla fine, entro certi limiti, saremmo propensi all’indulgenza: smorfie, nasi arricciati, sguardi interrogativi fanno parte di una familiarità espressiva, che al di fuori degli eccessi, umanizza la dimensione sportiva come spaccato di vita. A patto che i suoi attori riconoscano la propria privilegiata condizione e non perdano il virtuoso costume della buona condotta. • giancarlobrocci cicloturismo 21 Diventa universale la copertura mediatica sulla corsa gaiolese, mentre si delinea il calendario di iniziative del 2011 Sull’onda dei successi de “L’Eroica”, ormai evento mondiale consacrato dalle dirette Rai, dai suoi record di iscritti, dai suoi 744 stranieri al via e da una copertura mediatica impressionante (“New York Times” compreso), il ciclismo ha ormai in Gaiole in Chianti una sua piccola capitale. L’inaugurazione del centro delle Ex Cantine Ricasoli e la loro destinazione sono un altro preciso segnale lanciato al mondo sportivo della disponibilità del centro chiantigiano a proporsi per un ruolo di spicco circa il futuro di un grande sport come il ciclismo. Ed il 2011 alle porte è un cantiere di idee, di manifestazioni, di proposte che troveranno nel cuore del Chianti una loro sede naturale, in mezzo a strade, bianche e non, che sembrano fatte apposta per rilanciare lo sport del pedale. A Gaiole in Chianti, di certo e come al solito, si concluderà la terza edizione del “Giro Bio”, ovvero il Giro d’Italia Under 27; domenica 19 giugno, dopo un tragitto che, partendo dalla Puglia, risalirà il nostro Paese toccando un po’ tutte le Regioni meridionali e centrali. Ovviamente l’ultima tappa non mancherà di riproporre le strade bianche che, proprio grazie a L’Eroica ed alle sue versioni per professionisti, dilettanti e donne, è tornata ad essere uno scenario del grande ciclismo, sempre più ambito e fotografato. Lo stesso Giro d’Italia maggiore l’anno scorso si è avvalso della straordinaria botta d’immagine derivatagli dalle strade del percorso permanente de L’Eroica; la tappa di Montalcino, il suo fango, sono rimasti nell’immaginario collettivo, ritagliando per le bici spazi impensati anche nei media non specializzati. L'Eroica, punto di partenza per un ciclismo nuovo Anche quest’anno il Giro renderà omaggio all’idea, con un cammeo nel sud della nostra provincia arrampicandosi per il colle sterrato di Fighine, nel Comune di San Casciano dei Bagni, la tappa che porterà la carovana rosa da Piombino a Orvieto. Ma del gruppo che è nato attorno al recupero del ciclismo eroico si è resa conto anche l’Unione Ciclistica Internazionale, che gli ha proposto l’organizzazione della Coppa delle Nazioni, ovvero una prova del mondiale a tappe per gli Under 23; ora sono note anche le date: si svolgerà dal 19 al 23 aprile, settimana di Pasqua, 5 tappe (4 più l’Eroica Espoir) riservate alle squadre nazionali di tutto il mondo. Si svolgerà interamente in Toscana, tra gli avvenimenti che serviranno ad avvicinare la nostra Regione ai suoi Mondiali di Ciclismo 2013. Ma l’intento di realizzare una “Coverciano del Ciclismo” a Gaiole in Chianti è il fine ultimo delle tante iniziative intraprese. Lo sport tutto ha bisogno di ritrovare identità e trasparenze perdute, valori originari, entusiasmi che l’estrema commercializzazione attuale ha snaturato; ai vertici si produce del cinema, a volte neanche spettacolare, tutto il resto se non è noia, alla Califano, decade in scimmiottamenti che non hanno né il fascino nè i mezzi per assomigliare a ciò che propongono le ribalte maggiori, comandate dal business delle televisioni e degli sponsor. Il ciclismo ha risposto in modo sempre più convinto alle proposte gaiolesi; dal presidente Di Rocco allo staff medico-scientifico che fa capo al dott. Luigi Simonetto e la FCI tutta, l’idea è in progress. Però la cosa più bella, il coronamento di un percorso ideale, è arrivata sabato scorso da Salsomaggiore, da una riunione dei Direttori Sportivi del mondo dei Dilettanti. Alcuni di loro hanno proposto l’estensione del lavoro che viene fatto al Giro Bio, il monitoraggio sulla salute biologica e morale dei ragazzi, al resto della stagione; un “bollino verde”, un passaporto biologico, una cartella clinica, che la si chiami come si vuole, ma di certo hanno ripreso e sviluppato l’idea che un altro ciclismo è possibile, un ciclismo che tornerà ad essere fatto di fatica vera, di imprese estreme. E ragazzi che nel terzo millennio scelgono uno sport di così grande durezza, in modo limpido, torneranno a meritarsi l’appellativo che fu dei Giganti della Strada: eroici, appunto. • Un’immagine dell’Eroica 2010, con Cossona sullo sfondo 22 francobecci associazionismo Franco Betti Numerosi titoli individuali ed un prestigioso secondo posto assoluto su 52 team per la Squadra Piloti Senesi Storico il 2010, storiche le auto... Al termine di ogni stagione agonistica tutte le Associazioni tirano le somme sui risultati dei propri iscritti ed il momento delle classifiche finali è sempre pieno di attese per verificare quanto conseguito nell’anno trascorso. In un settore come quello automobilistico, con un calendario di impegni che inizia a marzo e termina a dicembre, già arrivare alla fine è difficile e nonostante ogni pilota segua i propri piazzamenti in tempo reale, al momento di vedere le classifiche che sommano i punteggi delle singole gare comincia ad aleggiare un clima di suspense che poi si traduce in gioia per la vittoria o per un ottimo piazzamento. La Squadra Piloti Senesi anche nel 2010 è riuscita a trasformare la suspense in gioia portando i piloti che gareggiano sotto i colori del sodalizio senese alla conquista di cinque Titoli Nazionali della Montagna Autostoriche, di un Titolo Assoluto e in sette classi nello Challenge Salita Piloti Autostoriche. Nonostante i 50 anni di anzianità che rappresentano l’importante traguardo raggiunto lo scorso anno, la scuderia senese non presenta segni di stanchezza o mancanza di determinazione nel raggiungere obiettivi importanti nell’ambito dello sport dell’auto e nei Campionati Italiani indetti dalla Commissione Sportiva Automobilistica Italiana che rappresentano il più importante traguardo annuale nell’ambito delle auto storiche. Marco Frenguellotti con la Abarth 850TC, Antonio Vegni alla guida della Lancia Fulvia 2C, Giancarlo Chianucci e la sua Fulvia HF, Franco Betti con la BMW 2002 tii e Paolo Mancini su Giannini 650 NP hanno conquistato il Titolo Italiano nelle rispettive classi confermando anche per il 2010 risultati di altissimo prestigio. Il Campionato si svolge su dodici gare in tutto il territorio nazionale, dal Piemonte alla Sicilia, e fregiarsi di un titolo nazionale è la splendida conclusione di un anno di sacrifici. I risultati non sono mancati neanche nello Challenge Salita Piloti Autostoriche, uno Challenge che ogni anno vede sempre crescere la sua importanza e che permette di conquistare un Titolo Assoluto fra tutti i piloti partecipanti prevedendo una classifica fiPaolo Mancini Giannini nale che comprende tutti i raggruppamenti in cui sono divise le vetture storiche in base alla loro anzianità. E proprio in questa Classifica Assoluta la Squadra Piloti Senesi ha visto Paolo Mancini e Franco Betti per tutta la stagione darsi una leale battaglia per la conquista dell’ambito Titolo Assoluto, battaglia che li ha visti giungere a pari merito al termine delle gare previste e solo il regolamento per i casi di ex-equo ha conferito poi la vittoria a Paolo Mancini. Quindi due vincitori assoluti che solo le norme regolamentari hanno portato al primo e secondo posto. Nello stesso Challenge la vittoria in sette classi è andata a Marco Frenguellotti nella classe F T850, Antonio Vegni nella F T1150, Giancarlo Chianuccci nella G1 GT1300, Franco Betti nella T2000, “Galops” nella TC600, Paolo Mancini nella TC700 e Alessandro Trentini nella TC1300. Lo Challenge Salita Piloti Autostoriche prevede anche una classifica per Scuderie e la Squadra Piloti Senesi si posiziona al secondo posto assoluto su un totale di 52 scuderie partecipanti. Risultato di grande rilievo che dimostra il valore totale dei piloti del sodalizio senese in campo nazionale. La Piloti Senesi indice annualmente anche un proprio Campionato Sociale e nel settore velocità salita ha registrato il successo di Franco Betti seguito da Paolo Mancini, Enrico Zucchetti, Marco Frenguellotti, Mario Lorenzetti ed a seguire tutti gli altri piloti che si sono cimentati nelle cronoscalate. Di questo Campionato mancano gli ultimi risultati delle gare del settore Rally, che andranno a concludersi nel mese di dicembre, e Francesco Cancelli con la Fiat Abarth Trofeo sta avvicinandosi alla conquista del successo in questo settore. Quindi un grazie a tutti i piloti, che sotto i colori della Squadra Piloti Senesi, hanno gareggiato su tutto il territorio nazionale per il raggiungimento di questi importanti risultati partecipando con le loro vetture e lottando contro il tempo e gli avversari per raggiungere le posizioni più alte del podio. Un grazie da estendere a tutti coloro che li hanno aiutati e a tutti coloro che li hanno seguiti per arrivare a conquistare gli splendidi traguardi raggiunti.• via Vivaldi sinfonia da una 6o lunga anni I Stefano Spizzichini 2009 2010 Quando gli anni II 2010 non pesano I primi sessanta anni della Virtus, non possono passare inosservati agli occhi di chi segue e ama lo sport senese a vario livello. Gloriosa società sportiva, fondata nel 1950 da “Don Basket”, l’immortale Don Armando Perucatti, grande promotore e propugnatore della pallacanestro a Siena nell’immediato dopoguerra, quella rossoblù rappresenta una vera e propria scuola di vita. Dire Virtus a Siena, è individuare un chiaro stile di vita in cui lo sport non è solo espressione di un sano agonismo che contribuisce a stimolare alcune capacità quali la costanza nel perseguire gli obiettivi, il rispetto delle regole o la tenacia nell’affrontare e superare le difficoltà, ma un mezzo di trasmissione di valori universali, umani e cristiani, con cui favorire lo sviluppo integrale dell’individuo. Da quella valle incantata appena fuori porta Pispini, in fondo a via Vivaldi, sono passati tanti apppassionati della pallacanestro che portano dentro di sé il ricordo indelebile degli insegnamenti di questo straordinario Prete, peraltro subito condivisi dal professor Bruno Casini, altra pietra miliare del basket senese, e da quanti in tutti questi anni hanno avuto l’occasione di diffondere i suoi principi, oggi accolti da tutte le società sportive senesi. Ecco perché Mesesport non poteva trascurare questo importante appuntamento che sarà festeggiato nel giorno di Santa Lucia in quell’impianto fortemente voluto dal vulcanico ‘Don’, oggi purtroppo inadeguato alle esigenze di una società che cresce sempre di più. Buon compleanno quindi alla Virtus per suoi primi 60 anni di vita, con l’augurio sincero di proseguire il suo cammino mantenendo ancora alti quei valori che da sempre la contraddistinguono. Ed in questa lieta occasione il pensiero non può non andare verso quanti, con il loro impegno e la loro abnegazione, hanno fatto sì che oggi la Virtus sia una società conosciuta e stimata a livello nazionale anche, se non soprattutto, per il florido settore giovanile. E un ricordo particolare va a Luca Finetti, grande allenatore e dirigente virtussino dalle spiccate doti umane e grande conoscitore della pallacanestro, che ci ha lasciati prematuramente nei giorni del Palio di agosto di quest’anno. Andrea Sbardellati 2009 La capacità di sognare N 2008 2008 1975 2010 on c’è stato forse un solo momento, nei sessant’anni di storia della Virtus, in cui il glorioso sodalizio fondato da Don Perucatti non abbia dovuto far ricorso alle proprie riserve di fantasia, passione, competenza e tenacia. Riserve pressoché inesauribili, si direbbe, a giudicare dalla personalità del fondatore, che nel corso del tempo troviamo nelle vesti di presidente, di coach e perfino di progettista, oltreché naturalmente di sacerdote. Figura III improponibile in una contemporaneità caratterizzata da una esasperante – e spesso artificiosa - parcellizzazione delle funzioni, Don Perucatti non ha tralasciato nemmeno di allevare una generazione di tecnici e dirigenti che hanno saputo raccogliere tanta eredità. Compito difficile quant’altri mai: evitare che una personalità tanto consistente e pervasiva finisse per divenire un ostacolo al futuro, un impedimento al crescere di eredi all’altezza del compito. Nel frattempo dal palazzetto di Via Vivaldi transitavano tecnici come Cardaioli, Brenci e il prof. Casini, con risultati importanti soprattutto grazie alla valorizzazione di un vivaio sempre generoso di talenti. Un vivaio dal quale provengono anche dirigenti formati nella disciplina del campo come Fabio Bruttini, presidente dal 1989, anno a partire dal quale i settori giovanili della Virtus conseguono successi a ripetizione fino a divenire uno dei principali riferimenti in ambito nazionale. Delle signore non si dice mai l’età, ma di queste sessanta primavere la Virtus può andar fiera. E del suo segreto: la capacità di sognare. Massimo Bianchi Assessore allo sport Comune di Siena S essanta anni sono un bel traguardo, ma è anche l’età, per gli umani, dove si deve far conto con una parola che diventa, a seconda del modo di vivere e di pensare, sogno o incubo: pensione. Per una società sportiva come la Virtus invece non c’è il dilemma se mettersi a riposo o no, c’è solo un breve soffermarsi su un sobrio momento per festeggiare l’evento (cena al palazzetto Virtus, lunedi 13 dicembre, ore 20.30, con invitati tanti giocatori, allenatori, dirigenti, tifosi che hanno fatto la storia della compagine rossoblu) per poi rituffarsi subito nel vortice delle attività quotidiane. C’è poco tempo per volgersi verso il passato, anche se intenso e ricco di momenti di gloria sportiva, ed anche la “memoria storica” cui è stato commissionato per l’ennesima volta (trentennale, quarantennale, speciale promozione in B1 alle soglie dei cinquanta) di tracciare la storia IV della Virtus e che ligio ha rispolverato appunti, quaderni e vetusti ritagli relegati in soffitta, sente la voglia di partire dal presente, da questa magnifica realtà che è la Virtus attuale per ricercare poi procedendo a ritroso i momenti più significativi di questi primi sessant’anni. La Virtus 2010 vanta una base sociale composta da oltre 300 soci, la prima squadra (per età media la più giovane del girone) che per il tredicesimo anno consecutivo milita nella massima serie dei campionati dilettantistici, circa 150 giovani che svolgono attività nel settore giovanile con copertura di tutti i campionati, con annate che vedono una doppia partecipazione nelle categorie Eccellenza e Open. Un movimento giovanile importante da anni ai vertici assoluti, con partecipazioni plurime alle finali nazionali e due scudetti in bacheca. E per coloro che non hanno più l’età per le giovanili la società di piazzetta Don Perucatti offre loro la possibilità di fare sport e giocare ancora tra le fila della Maginot che partecipa al campionato di promozione. Florido e di qualità il Minibasket con oltre 100 iscritti. Per gestire questa mole di attività la società si è data una struttura organizzativa articolata e definita al cui interno però prevalgono gli elementi che da sempre sono la forza della Virtus: volontariato entusiasta e ricerca costante di una partecipazione attiva alle vicende societarie da parte dei genitori dei ragazzi. Che ne dice “Professore”, mica Momenti Momen di gloria male? Ci riferiamo naturalmente a Don Armando Perucatti il fondatore della società, il prete che nel 1950, nell’oratorio di via del Sole, aveva attaccato al muro due canestri invitando gli attoniti ragazzi che giocavano a calcio sul terreno non proprio regolare in terra battuta, ad avvicinarsi per apprendere i segreti che avrebbero consentito di infilare il pallone dentro la retina. Fatto il doveroso omaggio al personaggio che la Siena cestistica e non ha forse dimenticato troppo presto (a proposito, in questo 2010 che se ne va è passato nel dimenticatoio il ventesimo anniversario della sua scomparsa), facciamo una carrellata su alcuni degli eventi più significativi che hanno caratterizzato i 60 anni della Virtus: i campionati conclusisi con la promozione alla serie superiore. Anno 1955-56 dalla Promozione alla Serie C È la prima perla del prof. Perucatti in panchina. L’anno precedente la squadra era stata ammessa al campionato di serie C per meriti… di gioventù. Infatti la Federazione aveva accolto la domanda di ammissione per la bassa età media della squadra: 16 anni e mezzo (e la politica dei giovani trova continuità anche oggi). Si era naturalmente, pur lottando onorevolmente, retrocessi, ma l’esperienza accumulata si rivelerà preziosa. La squadra infatti conduce la classifica a lungo e ritorna con pieno merito nella serie superiore. Anno 1957-58 dalla Serie C alla Serie B Secondo anello per Don Perucatti. Il nucleo che costituisce l’ossatura della squadra è maturato e sin dall’inizio la formazione senese si propone tra le favorite. La classe di Mulinacci e Campanini, la forza e l’agilità di Bartali sotto canestro, unita alla dinamicità del play tascabile Muzzi, trascinano la Virtus verso la serie B dopo aver espugnato il campo della diretta rivale Affrico Firenze. Anno 1965-66 dalla Promozione alla Serie D Dopo un capitombolo, la Virtus decide di risalire ed allestisce una squadra esperta e di qualità e la affida alle sapienti mani del padre della pallacanestro senese, il prof. Bruno Casini. È lotta per tutto il torneo in emozionanti testa a testa con Costone e Sam- montana Empoli. Nell’ultima giornata il Costone, che guida la graduatoria con due punti di vantaggio, ospita l’Empoli; può chiudere il conto, ma sul campo del ricreatorio è giallo. Con l’Empoli in vantaggio c’è l’invasione di uno spettatore che tenta di aggredire l’arbitro Bartolini di Grosseto. Da quel momento la direzione arbitrale è tutta a favore dei senesi che vincono la partita, ma sul referto il direttore di gara scriverà che per lui la gara è conclusa al momento dell’invasione con l’Empoli in vantaggio. Partita persa al Costone e tre squadre in parità. Si va agli spareggi a Pisa ed il Costone (che schiera per l’occasione Agnini e Peraro, due ex delle serie superiori) si classifica al 1° posto, seconda la Virtus a seguire l’Empoli. C’è una ristrutturazione dei campionati per cui i costoniani vanno addirittura in C mentre la Virtus sale comunque in serie D. Anno 1968-69 dalla Serie D alla Serie C La società di via Vivaldi affida alle mani di coach Pasqualini una squadra fatta apposta per salire di categoria. Ai talenti senesi, tra cui spicca un ragazzetto secco come un “Chiodo”, vengono aggiunti i livornesi Marmeggi e Soriani. E l’obiettivo prefissato non sfugge. Anno 1977-78 dalla Serie D alla Serie C Dopo la retrocessione dell’anno precedente, la Virtus tenta di risalire con il nucleo senese basato sulla classe ’56 e l’aggiunta del pivot Paolino Neri. Esordisce in panchina Alfredo Barluc- chi, ricco di glorie cestistiche acquisite sul campo. L’ingegnere trasmette ai ragazzi il suo carisma e la sua professionalità ed è una cavalcata trionfale: imbattuti si vola in C. Anno 1979-80 dalla Serie C alla Serie B Il ritorno alla casa madre di Fabio Giustarini, che porta la sua esperienza acquisita nella massima serie, consente al resto della squadra (solito mix di giovani con Umberto Campanini a fare da chioccia) di fare un inaspettato salto di qualità. La formazione rossoblu, sempre sotto la guida di Barlucchi, cresce progressivamente e ad aprile è pronta per il volatone finale con Virtus Imola e Montecatini. Il testa a testa si risolve solo all’ultima giornata e per la Virtus, con pochi mezzi e senza sponsor, è il paradiso. Anno 1986-87 dalla Serie D alla Serie C Al secondo anno sulla panchina virtussina, il vulcanico Roberto Morrocchi centra l’obiettivo. Tutti ragazzi senesi ma la qualità non manca, e per la grinta ci pensa il coach... Un pizzico di fortuna nell’ultima giornata con l’Empoli, avanti di due punti in classifica, che fa harakiri in casa, ma nello spareggio a Lucca gli empolesi vengono spazzati via: 79-66 (Babucci 21, Marotto 16, Ricci 11). Anno 1994/95 dalla Serie C alla Serie B2 Dall’inizio degli anni ’90 è il prof. Marco Collini ad avere le redini della prima squadra ed al quinto tentativo c’è il salto di categoria. L’esperienza di Letterio Visigalli è trai- V nante, il tiro mortifero di Alberto Costantini determinante, l’atletismo sotto canestro di Fabio Colonnello importante, e poi ancora tanti ragazzi senesi a farla da protagonisti. È un campionato esaltante che si conclude con un primo passo verso l’Olimpo del basket. Anno 1997/98 dalla Serie B2 alla Serie B1 Bruttini-Nch-Pisani-Collini: un team per realizzare un sogno. Al terzo anno della frequentazione in B2, l’impresa di salire nella massima serie dilettantistica riesce. La Virtus domina la prima fase ma c’è ancora lo scoglio del gironcino a sei. I senesi sembrano avere i santi contro e sono sconfitti a Sant’Antino e a San Giovanni, ma sarà proprio con i valdarnesi che nell’ultima giornata, in un Palavivaldi gremito, si giocano la promozione. La sinfonia è tutta Virtus che vince 92-71 (Valerio 20, Biganzoli 19, Costantini 11) e sale sul gradino più alto da dove non ha ancor oggi nessuna intenzione di scendere. Fabio Francioni Glob lobuli uli F rosso...blù blù nel sangue VI abio Bruttini, presidentissimo della Virtus, deve avere ancora mantenuto la mentalità del giocatore di basket. Che prima di entrare in campo per giocare si concentra e si estranea da ciò che lo circonda . Fargli domande prima di un impegno della sua squadra è davvero un’impresa. Ti risponde con frasi secche, senza troppi spunti per il cronista. Un atteggiamento che la dice lunga sul’impegno che Bruttini, 54 anni, senese della Chiocciola, imprenditore nel settore del legno, tre figli, due maschi ( di cui uno Davide gioca ad alti livelli) e una femmina, si è preso nel suo incarico di dirigere la Virtus. Che dura da ben ventidue anni. Un periodo nel quale la società che fu di Don ‘Basket’ Armando Perucatti, è cresciuta molto uscendo dall’anonimato delle serie minori per approdare fino alla serie A dilettanti. Ma imponendosi nel basket italiano anche come una delle società leader nella cura del settore giovanile con una politica di valorizzazione dei giovani di talento. Una politica che certo Bruttini, figlio d’arte (suo padre Mario da presidente della Mens Sana realizzò il palasport di viale Sclavo) ha attuato con impegno e continuità fino ad oggi. E i risultati si sono visti. La Virtus in ogni caso è stata presente in maniera consistente nella sua vita sportiva. ”Il primo contatto con questa realtà, l’ho avuto quando avevo appena dieci anni, complici alcuni amici che vi giocavano a minibasket. La prima volta che sono entrato in quel palazzetto sarà stato il 1966…”. Ma da giocatore ha iniziato alla Mens Sana sponsorizzata Sapori arrivando alla prima squadra allenata da Ezio Cardaioli, (“con il quale non c’era un gran feeling – come ammette lui stesso – ma ogni allenatore ha le sue idee”) nel campionato 1974 /75. Successivamente è ritornato alla Virtus come giocatore allenato da Sandro Finetti, che oggi cura il settore minibasket della società. “Appese le scarpe al chiodo, ho fatto il vice allenatore di Alfredo Barlucchi, poi sono entrato nel consiglio della società e quindi presidente”. Un ruolo che ha svolto cercando sempre di andare avanti e di migliorare “perché se di deve andare avanti tanto per fare cose è meglio non farle. Meglio farle bene, mi pare”. Ecco, questo modo di vedere le cose è stata la spinta per fare arrivare la Virtus ai livelli attuali. Ventidue anni di crescita dunque anche se certo non sono mancati problemi e difficoltà che con l’esperienza sono stati superati. Le squadre più significative per il presidente, quelle che a suo parere hanno segnato la storia della Virtus della sua lunga gestione “sono state quelle della promozione dalla C1 alla B2, allenatore Marco Collini, quella della promozione in B1 sempre con Collini ( che è stato in panchina per ben nove anni ndr), quella del secondo anno della gestione di Salieri (coach di grande bravura ma con un caratterino.., ndr) che ha vinto la Coppa Italia e poi quella del primo anno di Marcello Billeri”. In ogni caso per Bruttini la Virtus è un avventura che ancora continua nonostante i problemi che la società deve affrontare soprattutto in un periodo di crisi come l’attuale nel quale occorre utilizzare al meglio le risorse finanziarie disponibili. 2008 1997/98 VII 1986/87 Augusto Mattioli 1975 1997/98 1970... 1996/97 2010 P roprio qualche giorno fa, rovistando nei cassetti della mia libreria, mi è capitata fra le mani la medaglia che commemorava i primi 40 anni della Virtus. Una cerimonia semplice, allora, con ex giocatori e allenatori che nel campetto di via Follonica, prima, e in via Vivaldi, poi, avevano scritto qualche paginetta del libro che racconta la storia di questa gloriosa società. Mi pareva fosse successo appena l’altro ieri…e invece la telefonata di Fabio Neri, uno che alla Virtus è nato ed “invecchiato”, mi invitava alla cena del 13 dicembre, Santa Lucia, per festeggiare il sessantesimo compleanno della Virtus. Ma come? Sono passati altri 20 anni?!? Alla Virtus, io Costoniano e ragazzo del Donvi, e Mensanino per gli incastri della vita, sono profondamente attaccato per sempre riconoscente. Qui ho chiuso, nel 1989, la mia parabola di allenatore. E VIII l’ho chiusa dopo aver colto uno dei successi più importanti e significativi della mia carriera di tecnico fatto in casa. Certo, resta nella mente la prima squadretta allenata al Costone, indimenticabili i ragazzi del 1958 della Mens Sana che sfiorarono il titolo regionale, quelli del ’61 che vinsero l’allora Trofeo Coca Cola e quelli meravigliosi del 1965 che approdarono alle finali nazionali di categoria cadetti e juniores…ci metto anche le sei panchine in serie A, in viale Sclavo, nell’era di Ezio Cardaioli e poi nel passaggio di Tonino Zorzi, ma una promozione da capo allenatore, seppure dalla D alla C, ha tutto un altro sapore. E lo spareggio di Lucca contro l’USE Empoli, dinanzi a tanti tifosi arrivati a sostenerci da Siena, resta uno dei ricordi più belli e nitidi della mia vita sportiva. E non solo... Per me quelle stagioni alla Virtus, prima nelle giovanili e poi in prima squadra, restano specialissime. Vere e proprie lezioni di vita. Vuoi mettere poter vivere, anche se per poco, fianco a fianco con un grande educatore, nonché mito della pallacanestro senese come Don Armando Perucatti? Il Perucatti, il geniale professorino, della società di Via Vivaldi, è stato il fondatore “unico”, e nel tempo, presidente, segretario, economo, allenatore e ..magazziniere, come scrisse l’indimenticabile “maestro” Bruno Casini nel numero unico, dato alle stampe nel quarto decennale della nascita della società rossoblù. Una lezione di vita 1989/90 1970... Donbasket - come venne soprannominato - ha il grande merito di aver costruito, con un cemento dove si mischiavano indomito coraggio, debiti, incoscienza, lacrime e sangue, il primo palazzetto a Siena – siamo agli inizi degli anni sessanta - dedicato alla palla a spicchi. Da lui ho imparato diverse cose, sul piano puramente tecnico, e soprattutto dal punto di vista umano. Mi colpì il fatto che nei momenti più difficili di una partita non volesse chiedere mai “minuto”. Gli domandai il perché, muovendogli una velata critica… con un mezzo sorriso mi disse che il “time out” avrebbe potuto colpire l’animo, la sensibilità e l’orgoglio dei giocatori. Quella semplice, ma autentica, lezione di filosofia non mi è forse servita nei momenti più concitati di qualche partita, magari per vincerla, ma l’ho messa a fondamento della mia piccola storia di educatore, prima padre e ora nonno. Serve a poco rimarcare gli errori; meglio sottolineare con sincera partecipazione una cosa, anche la più piccola, se fatta bene o male poco importa, ma fatta con onestà e con impegno. Alla Virtus c’era, allora, come credo ci sia ora, tanta passione genuina. Le casse erano quasi sempre vuote e i dirigenti facevano i salti mortali per far quadrare i conti. All’inizio di ogni stagione Fabio Neri, il geometra Luciano Bini, il Mannini, mi ripetevano sempre la solita solfa. Roberto non c’è una lira; bisogna fare con quello che abbiamo in casa. Impossibile fare acquisti, al massimo qualche prestito a titolo pressoché gratuito. E meno male che in casa c’erano giocatori bravi, a volte matti come cavalli matti, ma balzani da tre come sono i cavalli del re. E soprattutto uomini di cuore, veri, che, 1996/97 vedi caso, anche dopo, attaccate le scarpette al chiodo, hanno saputo intessere relazioni sociali importanti, facendosi largo nei più disparati campi. La stoffa era già buona…ma forse anche il modello Virtus ha lasciato loro qualcosa da giocarsi sul tavolo che conta, quello della quotidianità, della famiglia, della contrada, del mondo della cultura, nel lavoro… La Virtus era una famiglia…lo so, si dice sempre così, anche quando i fratelli sono… coltelli, ma non trovo una parola che sia la sintesi appropriata di quella Virtus. Il Bonin, il Bruni, il Rossi, il Bicchi, il Manasse, e poi il Mattioli, il Piperno e anche il Francioni che, per troppo amore, ci metteva in croce sul Corriere di Siena, il Martinelli, Sandro Finetti, il Biagini. Assoluta sincerità, mai un colpo basso e splendida unità di intenti. Come deve essere in una famiglia che si rispetti. Ho fatto in tempo a vedere un giovane Presidente muovere i suoi primi passi alla Virtus e nell’ambiente, a volte stranamente complesso e problematico, della nostra pallacanestro. Parlo di Fabio Bruttini. È alla guida di questa società non so più da quanti anni. L’ha portata fino ai fasti della A Dilettanti, e lì la tiene, non so con quali capitali. Ha sfiorato anche il grande salto in A2. Ha messo in bacheca una Coppa Italia di categoria, ed ha costruito un settore giovanile di primissimo livello, vincendo scudetti e sfornando campioncini buoni per tutte le stagioni. La Virtus vista dal di fuori sembra una Società diversa da quella che ho conosciuto io, più organizzata e più moderna. Tutto giusto, per carità, basta che al suo interno sia ancora viva la fiammella del focolare, quello intorno al quale si riunisce la famiglia… Roberto Morrocchi IX 1988/89 L a Virtus è sempre stata una società improntata alla formazione dei giovani, sia sul piano sportivo che sociale. Numerosi sono gli atleti che si sono fatti le ossa sotto la guida di Don Perucatti e degli allenatori che si sono succeduti alla Virtus a partire dal campino di Via Follonica fino al palazzetto di via Vivaldi, il primo coperto nella storia della nostra città. Giocatori come Giorgio Mulinacci, Alessandro Cappelli, Fabio Giustarini sono tutti cresciuti alla Virtus e per anni sono stati fra i migliori cestisti senesi. Negli anni la Virtus ha anche prodotto squadre di valore. Particolarmente significativa la leva del ’56 (Simone Gambelli, Badini, Piochi, Monaci, Franci, Dimitri) che per anni ha costituito il nucleo della prima squadra arrivando fino alla serie B nel 1980. Nel frattempo l’annata ’53 della sezione femminile aveva raggiunto le finali nazionali perdendo con X onore contro la Geas Sesto San Giovanni di Mabel Bocchi. Patrizia Capannoli, Sandra Giubbi, Elena Alberico, Elisabetta Tancredi, erano tra le colonne portanti di quella squadra affidata per le finali a Giorgio Mulinacci. In campo maschile si ricorda una finale nazionale cadetti sfiorata con l’annata ‘68 nella quale spiccavano Puccetti e Bonci mentre la prima finale nazionale raggiunta è, a livello Cadetti, con l’annata ‘78 nel 1995 a San Vincenzo coach Carlo Piperno. I giocatori più rappresentativi di quella squadra, che già aveva vinto il titolo regionale propaganda nel 1991 quando la allenava Mario Bruni, erano Giacomo Brandini, Alessio Cencioni e Samuele Farnetani. La Virtus a partire dalla seconda metà degli anni ottanta era infatti ripartita con decisione nel settore giovanile ed in particolare era stato decisivo l’impulso fornito dal ritorno del prof. Alessandro Finetti, capace di formare gruppi molto competitivi a livello regionale come le annate 76-77-78-80-81-84-86. Nel 1998, con l’arrivo in B1 della prima squadra, la Virtus inizia anche ad allargare i propri orizzonti fuori dai confini senesi ed arriva nella propria foresteria Stefano Ratta, mentre in quella stagione come responsabile tecnico del settore giovanile c’è Maurizio Lasi. Nel ’99 viene chiamato a sostituire Lasi, approdato nei senior a Fabriano, Umberto Vezzosi e viene implementata la foresteria con l’arrivo di due promettenti ragazzi del 1984, Francesco Amoni e Vincenzo Di Vic- Il fiore occhiello all’ caro. Vengono così raggiunte le finali Nazionali cadetti con il gruppo 83-84 nel 2000 a Salsomaggiore e, da quella stagione, la Virtus riuscirà sempre a piazzare almeno una squadra alle finali nazionali di categoria. La prima finale assoluta arriva nel 2002 con gli Juniores (83-84) guidati da Palumbi, sconfitti a Latina dal Campus Varese. Nel 2003 a Rimini viene invece vinto il primo scudetto Juniores con il gruppo 84-85 in finale contro la Pallacanestro Giovane Varese, anche se la partita più difficile rimane la semifinale contro la Virtus Bologna di Belinelli e Vitali. Amoni. Agosta, Di Viccaro, Coronini, Daniele e Davide Bruttini, Daviddi, Gambelli, Bindi, Piccini, Castelluccia, Spinelli, Seroni e Gialloreto guidati ancora da Filippo Palumbi e dagli assistenti Tommasi e Cancelli sono gli artefici dello straordinario successo rossoblu. Nel 2004 la Virtus porta alle finali nazionali tutte e 4 le formazioni eccellenza, unica in Italia a riuscire nell’impresa, e disputa anche la finalissima under 20 contro la Mens Sana a Martina Franca. Il derby in finale viene replicato l’anno dopo a Lignano nella categoria Juniores 87-88, con il successo della Mens Sana di Pianigiani sulla Virtus di Piatti che ha comunque la soddisfazione di vedere Davide Bruttini premiato come Mvp della manifestazione. Nel 2007 porta alle finali un gruppo interamente senese ai quarti di finale negli under 14 (annata 1993 - allenatore Piperno), mentre nel 2008 vengono ottenuti due incredibili quarti posti con Under 19 (annata 8990 allenatore Vezzosi) e Under 17 (annata 91-92 allenatore Romani), sconfiggendo nei quarti di finale le più quotate Virtus Bologna e Benetton Treviso, prima di cedere in semifinale in entrambi i casi alla Mens Sana, al termine di due partite tiratissime. Nel 2009, con il gruppo ’94, la Virtus coglie il suo secondo scudetto, il primo per Vezzosi, vincendo nettamente a Bormio la finale contro Desio, grazie soprattutto alle prove di Bianconi, Imbrò, Rovere e Tessitori, ottimamente supportati dal gruppo dei senesi guidato da capitan Franci. In totale la Virtus ha raggiunto 25 Finali Nazionali (di cui 24 negli ultimi 10 anni) ma non bisogna dimenticare che la finalità principale del settore giovanile è quella di produrre giocatori. In questo senso la Virtus può contare oltre 40 propri tesserati che hanno avuto almeno una chiamata nelle nazionali di categoria, mentre ben 10 elementi sono arrivati a calcare i parquet dei campionati professionistici e molti altri invece sono approdati nei campionati di A o B dilettanti, spesso dopo aver esordito con la maglia della prima squadra. Simone Neri Le nostre finali nazionali Categoria (annate) Cadetti (78-79) Cadetti (83-84) Cadetti (84-85) Allievi (86) Juniores (83-84) Cadetti (85-86) Allievi (87) Juniores (84-85) Cadetti (86-87) Under 20 (84-85) Under 18 (86-87) Under 16 (88-89) Under 14 (90) Under 18 (87-88) Under 16 (89-90) Under 18 (88-89) Under 16 (90-91) Under 18 (89-90) Under 16 (91-92) Under 14 (93) Under 19 (89-90) Under 17 (91-92) Under 15 (94) Under 19 (90-91) Under 17 (93-94) Anno 1995 2000 2001 2001 2002 2002 2002 2003 2003 2004 2004 2004 2004 2005 2005 2006 2006 2007 2007 2007 2008 2008 2009 2009 2010 Luogo San Vincenzo Salsomaggiore Terme Loano Porto San Giorgio Latina Porto San Giorgio Bormio Rimini Biella Martina Franca Salsomaggiore Terme Palermo Porto San Giorgio Lignano Sabbiadoro Martina Franca Pescara Martina Franca Pordenone Montecatini Terme Bormio Venezia Barletta Bormio Salsomaggiore Terme Vasto Risultato (V-P) Primo turno (1-2) Primo turno (0-3) Quarti di finale (3-1) Quarti di finale (2-2) 2° posto (5-1) Primo turno (1-2) 4° posto (3-3) Scudetto (6-0) Quarti di finale (3-1) 2° posto (5-1) Primo turno (0-3) Primo turno (1-2) 4° posto (4-2) 2° posto (5-1) Quarti di finale (2-2) Quarti di finale (3-1) Quarti di finale (3-1) Quarti di finale (3-1) Primo turno (0-3) Quarti di finale (2-2) 4° posto (3-4) 4° posto (3-3) Scudetto (6-0) Ottavi di Finale (1-3) 3° Posto (4-2) XI Una storia di sport e di uo uomini mini 1970/71 Serie C Campanini, Cappelli, Carrara, Fattorini, Franchi, Giustarini, Pascucci, Pianigiani, Taglialatela, Viti. Allenatore: Prof. Perucatti 1971/72 1950-51 Campionato regionale Juniores 1951-52 Campionato regionale Allievi 1952-53 Campionato regionale Allievi 1953/54 Campionato 1ª Divisione 1954/55 Serie C XII Bartali, Bechelli, Bigi, Bonini, Campanini, Dreassi, Leoncini, Marchetti, Montermini, Mulinacci, Muzzi. Allenatore: Prof. Perucatti 1955/56 Promozione Bartali, Bechelli, Bigi, Bonini, Campanini, Leoncini, Marchetti, Montermini, Mulinacci, Muzzi. Allenatore: Prof. Perucatti 1956/57 1961/62 Serie B Bartali, Biagini, Brenci, Cappelli, Cardaioli, Chiereghin, Falaschi, Firmati, Mulinacci, Platania, Putti, Simoni, Taglalatela. Allenatore: Prof. Cardaioli 1962/63 Serie B Biagini, Bracci, Cappelli, Casini S., Chiereghin, Falaschi, Firmati, Mulinacci, Platania, Putti, Simoni, Taglialatela, Ticci. Allenatore: Brenci 1963/64 Serie B Biagini, Bracci, Cappelli, Casini S., Chiereghin, Firmati, Franchi E., Franchi F., Mulinacci, Neri, Platania, Taglialatela, Ticci. Allenatore: Prof. Perucatti 1964/65 Serie B Biagini, Bracci, Cappelli, Casini S., Castellani, Firmati, Maratia, Mulinacci, Neri, Taglialatela. Allenatore: Prof. Perucatti 1965/66 Serie C Promozione Bartali, Bechelli, Bigi, Bonini, Campanini, Leoncini, Marchetti, Montermini, Mulinacci, Muzzi. Allenatore: Prof. Perucatti Biagini, Cappelli, Casini So, Ferrini, Gorelli, Maratia, Mulinacci, Neri, Ninci, Taglialatela, Venturini. Allenatore: Prof. Casini 1957/58 1966/67 Serie C Serie D Babucci, Bartali, Brenci, Bruni, Busini, Calogero, Campanini, Donati, Leoncini, Mulinacci, Muzzi, Putti, Viti. Allenatore: Prof. Perucatti Biagini, Capanni, Casini S., Focardi, Franchi, Francioni, Mazzini, Mulinacci, Neri, Pasqualini, Piccolomini, Taglialatela. Allenatore: Ferrarini 1958/59 Serie B Bartali, Bianciardi, Brenci, Busini, Calogero, Campanini, Donati, Leoncini, Mulinacci, Muzzi, Platania, Viti. Allenatore: Prof. Perucatti 1959/60 1967/68 Serie D Biagini, Firmati, Focardi, Franchi, Giustarini, Mazzini, Mulinacci, Neri, Piccolomini, Romei, Taccioli, Taglialatela, Tenerini. Allenatore: Ferrarini, poi Pasqualini 1968/69 Serie B Serie D Bartali, Bianciardi, Brenci, Campanini, Donati, Leoncini, Mancini, Mulinacci, Muzzi, Platania, Putti, Sollazzini, Viti. Allenatore: Prof. Perucatti Biagini, Cappelli, Franchi, Giustarini, Marmeggi, Neri, Piccolomini L., Piccolomini N., Piccolomini S., Soriani, Taglialatela. Allenatore: Pasqualini 1960/61 1969/70 Serie C Cappelli, Carrara, De Stefano, Fattorini, Franchi, Gabelli, Giubelli, Mannari, Pascucci, Pianigiani, Viti. Allenatore: Prof. Perucatti 1972/73 Serie C Bonelli, Cappelli, Carrara, Fattorini, Franchi, Mannari, Mazzini, Protasi, Romei, Taccioli, Taglialatela, Viti. Allenatore: Prof. Finetti 1973/74 Serie C Badini, Bartali, Casprini, Dimitri, Fattorini, Franci, Gambelli, Monaci Piochi, Tirabosco, Viti. Allenatore: Prof. Perucatti 1974/75 Serie C Badini, Bartali, Boccini, Bonucci, Bruttini, Campanini, Dimitri, Franci, Franchi, Lami, Monaci, Piochi, Viti. Allenatore: Prof. Finetti 1975/76 Serie C Bacci, Badini, Bartali, Cappelli, Fattorini, Franci, Franchi, Gambelli, Lami, Monaci, Piochi, Zani. Allenatore: Prof. Finetti 1976/77 Serie C Badini, Bartali, Brutini, Campanini, Cappelli, Dimitri, Franci, Franchi, Gambelli, Lami, Monaci, Zani. Allenatore: Prof. Finetti 1977/78 Serie D Badini, Bartali, Bruttini, Campanini, Franci, Gambelli, Lami, Monaci, Neri, Piochi, Zani. Allenatore: Barlucchi 1978/79 Serie C Badini, Bartali, Bruttini, Campanini, Franci, Gambelli, Monaci, Neri, Piochi, Turolla, Zani. Allenatore: Barlucchi 1979/80 Serie C Badini, Bagnacci, Bartalini, Bindi, Campanini, Cantagalli, Ceccarelli, Franci, Frati, Gambelli, Giustarini, Lami, Velli. Allenatore: Barlucchi 1980/81 Serie B Serie C Serie B Bartali, Biagini, Brenci, Campanini, Cardaioli, Consorti, Firmati, Leoncini, Mancini, Mulinacci, Muzzi, Platania, Viti. Allenatore: Prof. Cardaioli Biagini, Cappelli, Colonnacchi, Franchi, Giustarini, Marmeggi, Mazzanti, Neri, Pellegrini, Soriani, Taglialatela, Tilli. Allenatore: Pasqualini Badini, Bagnacci, Bartalini, Cantagalli, Ceccarelli, Dimitri, Frati, Gambelli, Monaci, Piochi, Ricci, Velli. Allenatore: Barlucchi 1981/82 1991/92 2001/02 Serie C Serie C Serie B1 Babucci, Badini, Bagnacci R., Bagnacci S., Bruttini, Cantagalli, Franci, Galoppi, Gambelli, Lami, Monaci, Piochi, Ricci, Velli. Allenatore: Barlucchi Aprea, Borghi, Cantagalli, Chesi Cocchia C., Colonnello, Firmati, Fossati, Locatelli, Morini, Riccucci, Tanganelli. Allenatore: Prof. Collini Agosta, Amoni, Bottiroli, Brigo, Bruttini Daniele, Carpineti, Casalvieri, Cattani, Coronini, Di Viccaro, Esposito, Feliciangeli, Gambelli, Gasparotto, Grobberio, Paoli, Rossi L. Allenatore: Merletti, Schiavi 1982/83 1992/93 Serie C Serie C Babucci, Badini, Bagnacci R., Bagnacci S., Berni, Bruttini, Cantagalli, D’Angelo, Franci, Frati, Galoppi, Gambelli, Ricci. Allenatore: Barlucchi Aprea, Borghi, Bruttini R., Carapelli, Colonello, Firmati, Fossati, Giustarini, Locatelli, Morini, Riccucci, Tanganelli. Allenatore: Prof. Collini 1983/84 1993/94 2002/03 Serie B1 Agosta, Binotto, Brigo, Bruttini Daniele, Coronini, Di Viccaro, Gironi, Masieri, Nocioni, Porcellini, Rossi L., Rossi Pf. Allenatore: Schiavi, Vezzosi 2003/04 Serie C2 Serie C Serie B1 Badini, Bruttini, Cantagalli, Ceccherini, Dimitri, Franci, Frati, Galoppi, Gambelli, Massacci, Monaci, Neri. Allenatore: Barlucchi Aprea, Bisconti, Bruttini R., Firmati, Fossati, Giustarini, Locatelli, Tanganelli, Tommasi, Visigalli. Allenatore: Prof. Collini Agosta, Alosa, Amoni, Binotto, Brigo, Bruttini Daniele, Bruttini Davide, Coltellacci, Coronini, Daviddi, Dell’Agnello, Di Viccaro, Farnetani, Rossi L., Zecca. Allenatore: Danna, Vezzosi 1984/85 Serie C2 Bartalini, Cantagalli, Dimitri, Favilli, Ferrini, Franci, Fratagnoli, Frati, Galoppi, Gambelli, Marotto, Massacci, Neri. Allenatore: Barlucchi 1985/86 Serie D Angiolini, Capannoli, Ceccatelli, Dimitri, Favilli, Galoppi, Gucci, Lazzeroni, Marotto, Massacci, Ricci, Tanganelli. Allenatore: Morrocchi 1986/87 Serie D Babucci, Bonucci, Cannoni, Cantagalli, Ceccatelli, Dimitri, Galoppi, Guasparri, Mannini, Marotto, Martinelli, Ricci, Tanganelli. Allenatore: Morrocchi 1987/88 Serie C Babucci, Bonechi, Cannoni, Cantagalli, Ceccatelli, Cocchia C., Dimitri, Firmati, Marotto, Martinelli, Puccetti, Ricci. Allenatore: Morrocchi 1988/89 Serie C Cantagalli, Ceccatelli, Cocchia C., Dimitri, Firmati, Giustarini, Lazzeri, Marotto, Ricci, Tanganelli. Allenatore: Morrocchi 1989/90 Serie C Anselmi, Bacci, Bonechi, Brogi, Cantagalli, Ceccatelli, Cocchi C., Cocchia P., Firmati, Giustarini, Locatelli, Marotto, Tanganelli. Allenatore: Morrocchi 1990/91 1994/95 Serie C Aprea, Bisconti, Bruttini A., Cini, Colonnello, Costantini, Firmati, Giustarini, Solventi, Tanganelli, Tommasi, Visigalli. Allenatore: Prof. Collini 1995/96 Serie B2 Aprea, Braccagni, Bruttini A., Cagnazzo, Cencioni, Cini, Colonello, Costantini, Farnetani, Firmati, Solventi, Sulpizio, Tommasi, Visigalli. Allenatore: Prof. Collini 1996/97 Serie B2 Aprea, Braccagni, Brandini, Cencioni, Costantini, Farnetani, Firmati, Mancini, Reggi, Sulpizio, Valerio, Visigalli. Allenatore: Prof. Collini 1997/98 2004/05 Serie B1 Amoni, Brigo, Bruttini Davide, Burini, Cutolo D., Falossi, Farnetani, Giuri, Macaro, Marconato, Ragionieri, Raschi, Scorrano, Soro, Spinelli. Allenatore: Vezzosi, Gebbia 2005/06 Serie B1 Alessandri, Amoni, Binetti, Bruttini Davide, Coronini, Cutolo C., Farinon, Gatti, Gattoni, Giuri, Gori, Macaro, Rullo, Soro, Spinelli. Allenatore: Piatti, Binetti 2006/07 Serie B1 Amoni, Alessandri, Avanzini, Bacchi, De Min, Diomede, Mei, Pugi, Rossi E., Raschi, Tomasiello. Allenatore: Salieri 2007/08 Serie B2 Serie A Dilettanti Angelini, Aprea, Biganzoli, Braccagni, Cencioni, Costantini, De Raffaele, Firmati, Franchi, Griffin, Sulpizio, Valerio, Visigalli. Allenatore: Prof. Collini Ammannato, Casadei, Dal Fiume, Delli Carri, De Min, Diomede, Evangelisti, Ferrero, Furlanetto, Puccioni, Terrosi, Tomasiello, Tracchi, Visigalli D., Zambrini. Allenatore: Salieri 1998/99 Serie B1 Aimaretti, Biganzoli, Braccagni, Cencioni, Compagni, Galasso, Griffin, Guerrini, Marisi, Valerio, Valoti, Veneri, Vertaldi. Allenatore: Prof. Collini 1999/2000 Serie B1 Brandini, Compagni, Corvo, Falco, Firmati, Gaeta, Galasso, Guerrini, Loriga, Madio, Ratta, Stama, Valoti, Volpato. Allenatore: Prof. Collini, Djukic, Zanotti, Lombardi 2000/01 2008/09 Serie A Dilettanti Alessandri, Bianchi, Casadei, Cournooh, Cuccarolo, De Min, Di Lascio, Diomede, Furlanetto, Marcante, Setti, Terrosi, Tomasiello, Visigalli D., Zambrini. Allenatore: Billeri 2009/10 Serie A Dilettanti Altieri, Andreaus, Bianconi, Carenza, Casadei, Cuccarolo, Derraa, Diomede, Imbrò G., Imbrò M., Mirone, Portannese, Rovere, Tomasiello. Allenatore: Billeri 2010/11 Serie C Serie B1 Serie A Dilettanti Anselmi, Aprea, Bacci, Billi, Cantagalli, Chesi, Cocchia P., Firmati, Locatelli, Riccucci, Tanganelli. Allenatore: Prof. Collini Bindi, Bonelli, Casalvieri, Compagni, Corvo, Falco, Fatucchi, Feliciangeli, Madio, Mannion, Paoli, Rossi, Spampani, Stura, Volpato, Zorzolo. Allenatore: Lombardi, Zanchi, Merletti Andreaus, Bernardi, Bianconi, Bozzetto, Casadei, Casagrande, Diomede, Imbrò M., Olleia, Pascolo, Rovere, Spizzichini, Tessitori, Tomasiello. Allenatore: Billeri XIII Chi trova uno sponsor trova un amico N ell’immediato dopoguerra e per tutti gli anni sessanta nelle serie minori di basket il concetto di sponsor non era di casa. Stava ben adagiata Pistoia sul materasso Permaflex e si trova traccia di uno Smalti Affrico Firenze, ma per il resto sono solo le ragioni sociali a venire citate sui titoli dei giornali e scritte sulle maglie. I finanziamenti necessari per far fare attività alle società cestistiche arrivano, oltre che da qualche ente pubblico, soprattutto dalle tasche dei dirigenti che si frugano in tasca per pagare le tasse gara, mettono le macchine per le trasferte (in casa virtussina mitici il maggiolino del prof. Buccianti, l’alfa romeo del dr.De Sanctis, la spaziosa fiat 1500 di “Baffo” Fanetti e la rischiosissima prinz di Don Dugar) ed offrono pranzi ai giocatori che naturalmente non ricevevano nessun tipo di “rimborso spese”. Almeno alla Virtus per tanti anni è stato così. È nel decennio successivo, con il lievitare dei costi, che le società sportive si vedono costrette a cercare altre fonti di finanziamento e c’è l’avvicinamento all’industria che fiorente, vede la possibilità di avere un ritorno pubblicitario su giornali e tv locali. Sulla maglie virtussine la prima scritta ad apparire è quella della Raca nel campionato 74/75. L’industria poggibonsese di cucine componibili sponsorizza la squadra maschile, mentre la femminile, che partecipa al campionato di B, porta il marchio Europea. Raca anche la stagione successiva, mentre le ragazze assaporano il Panforte Il Mangia. XIV Nel 76/77 la Virtus passa dalla cucina… al salotto con il marchio Molet Arredamenti che va sulle maglie delle squadre maschili e femminili. L’evento viene bagnato con una retrocessione per la squadra maschile. Il marchio resta e l’anno successivo grande cavalcata con la promozione dopo un campionato senza sconfitte. La Virtus rimane senza sponsor nei tre anni successivi, deve anzi recuperare dei crediti e qui si realizza il capolavoro dell’amministratore Fabio Neri. La ditta offre a saldo dei mobili, ma che farne? Fabio riesce a trovare un acquirente per i mobili che però paga con… cinquanta quadri, che a loro volta vengono rivenduti. Per i posteri ne resta uno appeso nella segreteria della società. Nell’82/83 si va in caravan con l’Exodus e nell’anno succesivo si trova molta più sostanza con la Poroton Sils, laterizi di Torrenieri che rimarrà per tre anni. Un anno di vuoto e poi nell’87/88 scende a fianco dei rossoblù la Cras di Sovicille con impegno triennale. A partire dal 91/92 ecco un marchio legherà il proprio nome ad un bel pezzo di storia Virtus, compresa la promozione in B1: l’Nch. La software house ha nel suo presidente Paolo Ottani un dirigente che si appassiona al basket e si lega all’ambiente Virtus per ben tredici anni. A partite dal 2004/05 ecco che arriva Babbo Monte, prima con il marchio MPV e poi dal 2007/08 con l’attuale logo Consum.it, a dare un sostegno massiccio ed indispensabile per portare avanti le attività Virtus. F.F. 1975 1990/91 1979 1974 C ome venne al “Professore” l’idea di costruire dal niente, inteso soprattutto come zero possibilità finanziare iniziali, un palazzetto dello sport è tutt’ora un mistero. Quando a suo tempo il cronista ebbe a chiederglielo la sua risposta fu di una disarmante semplicità: “I giovani lo chiedevano, i tempi lo esigevano, Siena ne era priva.” E così Don Perucatti all’inizio degli anni ’60 si mise all’opera per raggiungere il suo scopo. Fu steso un progetto, alla cui definizione partecipò attivamente con le sue eccelse capacità ingegneristiche e di calcolo, riuscì ad individuare ed acquistare un terreno, laggiù a valle di via Vivaldi, e poi cominciò a peregrinare con la sua inseparabile borsa nera nelle sedi ed uffici di enti pubblici, sportivi e di aziende private. La linea ferroviaria Siena-Roma lo vide assiduo cliente per anni, ma ecco che magicamente i lavori partono: si fanno le fondamenta, la struttura in cemento armato, le capriate per il sostegno del tetto… Le difficoltà sono tantissime ma si va avanti con i lavori interni ed all’inizio del campionato, ottobre 1965, ci viene giocata la prima partita interna di campionato (Virtus-San Miniato: 102-60, con Cappelli 40, Ninci 27, Mulinacci 23), pur con temperatura poco confortevole sugli spalti chiusi lateralmente da teloni di plastica non proprio ermetici. Gli infissi e le vetrate arriveranno molti mesi dopo. Il palazzetto c’è, funziona, ospita avvenimenti sportivi di basket, pallavolo, pattinaggio ma ecco che nel marzo successivo scoppia un fulmine a ciel sereno. “La demolizione del Palazzetto della Virtus chiesta dal Ministero dei Lavori Pubblici” titola il Giornale del Mattino, quotidiano dell’epoca. Il Campo di Siena ci va sul pesante con l’amministrazione senese: “Malgrado i gravi errori del Comune di Siena la Palestra della Virtus non può essere demolita – La impreparazione di certi dirigenti ed uffici comunali alla base del caso”. Per fortuna gli aspetti burocratici collegati ad autorizzazioni e permessi non prevalsero e con un po’ di buon senso la situazione si risolse. E fu così che il Palazzetto Virtus, oltre ad ospitare la Mens Sana e le altre consorelle senesi, ebbe anche il suo momento di visibilità internazionale ospitando l’Armata Rossa, dominatrice in Europa per lungo tempo, che affrontò una selezione senese. E tra i giganti russi il miglior realizzatore per i bianconeri fu “nano” Cappelli con 16 punti. Con il passare degli anni però il pa- lazzetto ha evidenziato problemi di capienza per le serie frequentate dalla Virtus, con la formazione maggiore costretta ad emigrare a Colle Val d’Elsa ed al PalaMensSana. Ma da quest’ anno, con le nuove misure del campo, si sono ridotti gli spazi laterali di sicurezza imposti dalla federazione ed ecco che nemmeno le gare dei campionati di Eccellenza delle giovanili, per qualche centimetro, non sono più a norma. Under 19 che già giocano al Palacostone , per Under 17 e Under 15 deroga per un anno poi stop. Ecco quindi che esplode forte per la Virtus il problema impianto sportivo e di ciò chiediamo a Franco Martinelli, che nella struttura Virtus è il responsabile del progetto per il nuovo palazzetto. “La necessità di una nuova struttura non nasce ora e sin dall’inizio del nuovo millennio in seno al Consiglio Virtus ci siamo posti il problema. Ci vorrebbe veramente il prof. Perucatti a darci le dritte giuste perché le problematiche di tipo economico, burocratico e progettuale sono molteplici e non certo di facile soluzione. Sono anni che con la collaborazione del Comune di Siena cerchiamo di Chiudere un cerchio che però si riapre in continuazione. Sono andati a vuoto i tentativi nelle zone di Santa Regina, San Miniato, Vico Alto e Acquacalda. Per non perdere l’opportunità di effettuare l’intervento con l’attuale piano urbanistico siamo riusciti a presentare nei tempi e modi previsti una osservazione che ci permetterà, se come spero il Comune, inteso anche come totalità di tutte le forze politiche cittadine in quanto la Virtus è per sua natura ente apolitico ma fortemente radicato sul territorio, ne terrà conto, di iniziare in modo concreto la realizzazione dell’opera. Tra l’altro l’approvazione dell’osservazione da parte del Consiglio Comunale ci consentirebbe di “forzare” con la Federazione Pallacanestro per ottenere le deroghe necessarie per poter svolgere l’attività giovanile nella vecchia struttura sino all’entrata in funzione della nuova. Se tutto ciò non avvenisse, ma non oso neppure pensarlo, credo che per la Virtus e per Siena tutta ci sarebbe un grave danno di immagine e si andrebbe soprattutto a penalizzare le attività sociali a favore dei giovani della nostra città.” di disputare almeno i campionati giovanili nell’attuale palazzetto, il non farlo equivarrebbe spingere verso la chiusura le attività di una delle società di punta del panorama cestistico nazionale.” F.F. XV ... ma il palazzetto non può attendere danielegiannini scherma 39 Veramente intensa l’attività della scherma cussina nel mese di novembre con gli schermitori senesi di tutte le categorie impegnati dall’attività regionale a quella internazionale. Il CUS ESTRA-CONSUM.IT vede ancora protagonista di questo periodo la fiorettista Alice Volpi che sale sul podio sia a Bratislava, in Coppa del Mondo under 20, che nella prima prova nazionale “Giovani”. In campo internazionale giovanile il fioretto femminile, senza considerare le statunitensi che hanno un gruppo in forte crescita ma che non sono sempre presenti in Europa, è questione tutta italiana; infatti l’attuale ranking internazionale parla chiaro: dietro alla Volpi, leader con 214 punti, ci sono le compagne di nazionale detentrici del titolo europeo, Monaco, 170 punti, Calissi, 132 punti, Straniero, 129 punti. Anche a Bratislava è stato dominio azzurro con la cussina al 2° posto, superata solo nell’incontro di finale dalla Calissi con altre due azzurre sul terzo gradino del podio. Dopo il turno a girone la fiorettista senese superava nell’ordine l’ungherese Biro (15/10), l’italiana Palumbo (15/8), la francese Ranvier (15/12), la tedesca Sauer (15/12) ed in semifinale l’italiana Mancini (15/14) assalto nel quale, pur colta da crampi, riusciva a contenere l’avversaria aggiudicandosi la vittoria all’ultima stoccata. Alice, pur impossibilitata a muoversi normalmente, saliva in pedana per la finale senza però potersi opporre alla compagna di nazionale che si aggiudica per 15/4 la vittoria del trofeo. La cussina, migliorando il 6° posto della passata stagione, riusciva a guadagnare 14 punti sulla seconda posizione del ranking internazionale. Sempre a Bratislava prova di Coppa anche per lo spadista Lorenzo Bruttini che per una sola stoccata, 11/12 contro un altro “azzurrino” Fichera, non accedeva al tabellone da “16” nel quale però cedevano anche i due italiani rimasti in gara. Alla fine per l’atleta senese un 29° posto su 195 atleti in gara che lo colloca ancora lontano dai risultati ottenuti nella passata stagione e ai quali Lorenzo tornerà sicuramente ad avvicinarsi visto l’intenso lavoro svolto in palestra in questo ultimo periodo. In relazione alla vittoria agli Europei Alice Volpi, con le compagne salite insieme a lei sul podio in Russia, è stata chiamata a prendere parte lo scorso 27 novembre alla manifestazione “Una stella per Marta” svoltasi a Roma presso il Salone d’Onore della Caserma “Generale Sante Laria” della Guardia di Finanza, di Piazza Armellini. La manifestazione organizzata dall’Associazione Marta Russo è dedicata alla memoria della ragazza, giovane promessa del fioretto femminile, uccisa nel 1997 all’interno dell’Università della Sapienza di Roma ed a cui seguì un complesso caso giudiziario, per sensibilizzare la società sul tema della donazione degli organi. La “sfida”, trasmessa in diretta su Sportitalia, ha visto il Dream Team del fioretto femminile composto da Giovanna Trillini, Valentina Vezzali, Ilaria Salvatori e Margherita Grambassi affrontare e superare le atlete emergenti del fioretto azzurro. A La Spezia si è svolta intanto la prima prova nazionale di qualificazione alla finale del campionato italiano under 20 di scherma ed il miglior risultato è quello ottenuto nel fioretto dalla Volpi, terza, superata in semifinale dalla mestrina Sinigallia; la prova è da considerare sicuramente positiva in relazione ai due precedenti incontri del tabellone di eliminazione diretta dove nelle “16” ha battuto la Straniero di Mestre per 15/8 e nelle “8” superava la frascatana Mancini per 15/7 esprimendo un elevato livello tecnico-agonistico. Bene anche Irene Crecchi, 18ª, e Sofia Monaci, classe 1996, anche lei approdata al tabellone da “32” entrambe in linea per la qualificazione al Campionato Italiano riservato alle migliori 36 atlete delle due prove nazionali. Nel fioretto maschile Luca Murana si classifica al 40° posto mentre il più giovane Bernardo Crecchi non supera il turno a gironi. Nella spada migliore prestazione per Gaia Fratini 17ª, ma sicuramente sotto alle proprie potenzialità; nei primi turni della diretta usciva Anna Caboni mentre la più giovane Valentina Soldati si fermava nella fase a gironi. Non bene gli spadisti con Luca Murana 42° e Lorenzo Bruttini 65°, eliminato dopo un turno a Mentre la neo campionessa europea Under 20 continua a guidare il ranking internazionale, cresce anche tutta la base cussina Alice è in buona compagnia gironi senza sconfitte; adesso i due cussini dovranno centrare un piazzamento di rilievo nella seconda prova per poter accedere al Campionato Italiano dove Bruttini è Campione uscente. Sempre nella spada Bernardo Crecchi si fermava alla prima diretta mentre Marco Tanfoni non superava il girone. A livello assoluto si è disputata a Pistoia la prima prova regionale di qualificazione per la spada che a visto la vittoria della cussina Gaia Fratini sulla pistoiese Pillotti; qualificazione raggiunta anche per Valentina Soldati, 6ª, mentre Eleonora Pieracciani, Anna Carboni e Maddalena Cerretani si fermavano nel tabellone da “32”. In campo maschile qualificazione raggiunta da Bernardo Crecchi, che si classifica al 7° posto della prova, e Marco Tanfoni, 16°; chiude invece 22° l’altro cussino Giovanni Cerretani. Nel settore under 14 si sono svolte la prima prova nazionale del trofeo “Kinder+Sport”, nelle sedi di Ravenna per la spada e Calenzano per il fioretto, e la prima prova interregionale che ha visto i giovanissimi schermitori cussini in pedana a Carrara. Buone le prestazioni generali in campo nazionale in prove con più di 100 schermitori al via in quasi tutte le categorie e con punte di presenza anche oltre i 150; in quest’ottica non devono essere sottovalutate quindi anche quelle posizioni un po’ lontane dal podio ma che per il singolo atleta, in relazione alle proprie esperienze e capacità, possono rappresentare un buon successo personale. Finale ad “8” raggiunta nel fioretto “Ragazze” da Maddalena Valacchi e Flavia Monaci che hanno chiuso la prova rispettivamente al 5° e 6° posto (superate dalla Pisano di Rapallo, 9/15, e dalla Bicego di Vicenza, 9/13) confermandosi comunque fra le atlete ai vertici della categoria. Da segnalare i piazzamenti a ridosso della finale con il 9° posto di Dimitri Tarantino negli “Allievi”, il 12° di Emanuele Matachione nei “Maschietti” ed il 15° di Lorenzo Toracca nei “Ragazzi” al quale per una sola stoccata, 14/15 contro il vicentino Filippi, è sfuggito l’accesso alla finale. Nelle “32” delle “Giovanissime” Vittoria Pennisi, 19ª, mentre gli altri schermitori senesi presenti si fermavano nei turni precedenti di eliminazione diretta: Arianna Armenise, Camilla Bernardini, Mattia Brogi, Sofia Brogi, Lorenzo Capra, Antonio Dal Maso, Roberto Fontana, Francesco Lenzini, Silvia Menchiari, Francesco Pacciani e Jago Peloquin. A Ravenna, nella spada under 14, due i cussini fermati alle soglie della finale ad “8”: Lorenzo Toracca, 11° nei “Ragazzi” ed Elena Biagiotti, 12ª nelle “Allieve”. Buona anche la prestazione di Dimitri Tarantino negli “Allievi” che, dopo un girone iniziale impeccabile che lo posizionava al primo posto del tabellone di eliminazione diretta, veniva fermato dal napoletano Esposito classificandosi al 17° posto. Gli altri cussini in gara non andavano oltre i primi turni della eliminazione diretta: Lorenzo Capra, Lorenzo Gelli, Silvia Menchiari, Vivian Petrini e Rachele Rosso. Nella prova interregionale vittoria per Dimitri Tarantino negli “Allievi” di fioretto che si aggiudica il primo posto superando Valtriani di Pontedera per 15/12. Bene Tarantino anche nella spada dove ottiene il terzo posto cedendo 14/15 per l’accesso alla finale. Finali ad “8” raggiunte nelle varie categorie anche da Sofia Brogi, Emanuele Matachione, Flavia Monaci e Vittoria Pennisi mentre ad un passo dalla finale si fermavano Jago Peloquin e Lorenzo Toracca. Per tutti gli altri piccoli cussini in gara solo una buona esperienza: Gioele Abelini, Camilla Bernardini, Elena Biagiotti, Mattia Brogi, Lorenzo Capra, Roberto Fontana, Gabriele Frullanti, Lorenzo Gelli, Francesco Lenzini, Silvia Menchiari, Adele Nannetti, Francesco Pacciani, Vivian Petrini e Maddalena Valacchi. I giovanissimi schermidori del CUS hanno partecipato ad Ancona alla 12ª edizione del Trofeo del Conero, gara di fioretto, conquistando l’oro con Emanuele Matachione nella categoria “Maschietti”. Nelle “Prime Lame Maschili” (classe 2001) argento per Manuel Ceroni, quinto posto per Lorenzo Capra ed ottavo per Bernardo Barbucci, mentre in quelle femminili Costanza Frambati si è aggiudicata un bel bronzo seguita in sesta posizione dalla compagna di sala Giulia Riviello. La partecipazione cussina si chiudeva con il bronzo conquistato nelle “Allieve” da Elena Biagiotti. Chiudiamo con i risultati dei fiorettisti cussini nella seconda prova del circuito Master (over 40) dove Fabio Miraldi si aggiudica la vittoria sul foggiano Serafino nella categoria “1” mentre Franco Dei, nella categoria “2”, cede in semifinale a Danzi di Potenza classificandosi al terzo posto. • Da sinistra: Giovanna Trillini, Valentina Vezzali, Margherita Grambassi, Ilaria Salvatori, i genitori di Marta Russo, Alice Volpi, Stefania Straniero, Beatrice Monaco. Iena. Un impianto modello dove il Siena si potrà allenare serenamente…Parli come uno spot pubblicitario di Canale Tre. Io, finché non vedo non credo. Anzi, finché non tocco. Ti do una notizia anch’io: nei prossimi giorni mi recherò a Taverne per calpestare personalmente il campo di gioco e controllare la qualità della zollatura. Anche la Juventus a Vinovo ha un impianto bellissimo, ma lì si scaviglia un giocatore al giorno. Bellagioia. Eeeeh, ora ti metti a fare anche lo iettatore! Non ci provare nemmeno a dire certe bischerate! Il mese scorso pensando di fare lo spiritoso dicesti che Rakovic si era ristretto come in quel film per ragazzi e insinuasti che i dati ufficiali relativi all’altezza e al peso sono troppo generosi. E infatti, hai visto che partita coi fiocchi ha giocato contro Barcellona? Piuttosto, non vorrei che le tue gufate fossero responsabili dello stato di salute di Hairston, fermo da quattro mesi, povero… Iena. Beh, intanto non ho mai affermato che Rakovic non è un buon giocatore. Ci sa fare e può migliorare ancora. E poi se avessi la facoltà di gettare il malocchio, eventualità improbabile e che oltretutto si scontra con la mia formazione razionale ed evoluzionista, la utilizzerei contro gli avversari, magari Milano, dico la prima squadra che mi viene in mente, mica sono un traditore della patria. Piuttosto mi incuriosiscono i guai fisici di Hairston: mal di schiena, ernia, infortunio a un piede. Roba da terza età, mica da ragazzo di ventitre anni. Prima che gli venga l’osteoporosi, consiglio alla Mens Sana di ingaggiare un esorcista. Bellagioia. Sono d’accordo con te, e forse dovrebbero farlo anche i milanesi. A proposito: hai notato che dopo aver pompato a mille le prime vittorie e indicato il loro bravo ranking con Siena alle spalle dell’Olimpia, Corriere della Sera e Gazzetta hanno cominciato a giustificare le sconfitte in Eurolega e la prima in campionato con le assenze importanti di Pecherov, Maciulis e Petravicius? Con un piccolo particolare: in realtà Petravicius per quanto in condizioni critiche ha sempre giocato, e Pecherov è stato sostituito subito con Val der Spiegel. Quei giornali per minimizzare hanno anche inventato un’espressione curiosa, “buona sconfitta”, due parole che si contraddicono, come le definiresti tu che hai studiato al classico? Iena. Ossimoro. Bellagioia. Ecco. Per quel che ne so, perdere non ha mai fatto bene a nessuno. Forse si stanno rendendo conto che anche quest’anno non ci sarà trippa per il gatto, e piano piano cercano di assuefarsi all’idea… Iena. Frena, frena. Lo vedi come sei? Stai già volando alto. Prima di staccare i piedi da terra aspetta almeno lo scontro diretto, poi ne riparleremo. Bellagioia. Va bene, freno. Ma se vinciamo e mettiamo un colonnino tra noi e loro, nemmeno la tua prudenza pallosa da bastian contrario potrà intimidirmi. Io, intanto ripasso il canto della Verbena… • 41 La La Iena e il Bellagioia continuano a dirsene di tutti i colori… È proprio vero, a Natale siamo tutti più buoni. Ne siamo certi: anche un maligno cronico come la nostra Iena si farà intenerire dall’atmosfera ispirata ai buoni sentimenti, dalle strategie filantropiche dei negozianti (non aspettate l’ultimo giorno a comprare regali, oggi spendete meno…), dall’illuminazione cittadina precoce e inaugurata a suon di grancassa. Sentiamo l’ultima telefonata intercettata con il Bellagioia, che non ha bisogno di sollecitazioni: il calendario dei puri di cuore è sempre fermo al 25 dicembre. Iena. Hai visto, caro il mio Bellagioia, che i tuoi timori del mese scorso erano infondati? Il Siena ha ripreso a correre, anche contro il Novara ha giocato meglio e meritava la vittoria. Questo è il difetto di voi candidi rimasticatori delle idee altrui, portatori sani del pensiero positivo: basta un niente, un contrattempo che intralcia la tabella di marcia verso l’immancabile lieto fine, affiorano quei due o tre episodi che girano storto e andate subito in tilt, la spia della fiducia vi segna rosso. Avete una concezione sterilmente evenemenziale della vita, una data dietro l’altra, un fatto che s’intruppa con quello seguente, e non sapete spiegarvi se tutto questo ha un senso, vi limitate a confidare nella buona sorte e non vi interrogate su nulla perché avete paura delle risposte. Guardate l’albero e vi allarmate se ha la corteccia bacata, ma non siete capaci di guardare la foresta, di considerare il contesto. Non sapete distinguere i casi contingenti e accidentali dalle cause strutturali. E devo ammettere che la struttura del Siena è robusta, accidenti se lo è. Sì, devo ammetterlo: perfino io sostengo che tornerà subito in A, magari non vincerà il campionato ma figurerà tra le promosse. Del resto, con quella popo’ di sponsorizzazione che lo sostiene, vorrei anche vedere… Bellagioia. Intanto a me certe parole non le dici. Evenemenziale sarà tua sorella. Questa cosa degli alberi e della foresta poi te la potevi risparmiare, è una citazione banale: la volta prossima dirai che siamo come nani sulle spalle dei giganti. Peggio: citerai la legge di Murphy, se una cosa può andare male certamente lo farà. Oppure sosterrai che se tu mi indichi la luna col dito, io guardo il dito. Eh no, puoi dirmi tutto ma non che sono uno sciocco. E se mi dichiaro ottimista ho le mie ragioni. Del ritorno della Robur al buon rendimento io sono sinceramente lieto, al contrario di te che aspettavi a gloria il tracollo per scatenarti con le solite dietrologie malevole da strapazzo. E poi ti comunico che è stata appena inaugurata la cittadella dello sport a Taverne d’Arbia, un impianto modello dove il Siena si potrà allenare serenamente alle porte della città. Ti pare poco? Però c’è una cosa che m’indigna: come possono sostenere certe forze politiche che è sospetta la tempistica dell’inaugurazione, a pochi mesi dalle elezioni comunali? In un paese dove si vota in media una volta l’anno si dovrebbe sempre stare fermi per non sollevare polemiche? sesta malattia del bambino Hairston coli ■ vincenzo 42 augustomattioli basket Il ritorno di Portannese rilancia le ambizioni del team di Billeri vincente nuovamente in trasferta La Virtus ha messo la testa a posto? Una Virtus che lotta e vince. Anche se all’ultimo tuffo. È quella che si è vista a Castelletto Ticino nell’ultimo turno di campionato in un partita importante per ambedue le squadre per staccarsi dalle parti basse della classifica. Una squadra che già negli ultimi impegni aveva dato dei segnali importanti di crescita dopo le incertezze dell’inizio di campionato. Certo la squadra di Marcello Billeri ha vinto ancora una volta in trasferta con uno scarto di appena tre punti (85 a 82), grazie ad un tiro da tre di Tomasiello, sempre presente nei momenti che contano, proprio al suono della sirena. Ottantacinque punti segnati (di cui 26 di Casadei e 17 di Andreaus) sono in ogni caso la dimostrazione che il gruppo (che secondo quanto riferiscono le cronache ha avuto un gran cuore) sta riuscendo, certo ancora con qualche difficoltà soprattutto nelle fasi finali degli incontri, a creare gioco. Un gruppo che sta crescendo, nel quale è tornato di nuovo Portannese che non si è trovato molto a suo agio in Lega due a Scafati, allenato dal senese Giulio Griccioli, e che ha scelto di nuovo la Virtus per continuare a giocare quest’anno. Un punto di merito per la società di via Vivaldi che lo scorso anno ha indubbiamente contribuito a valorizzare il giovane siciliano di Agrigento. Un ritorno importante sotto il profilo tecnico per la squadra, come si è visto a Castelletto Ticino dove Portannese, ha dato un buon contributo in punti. I dirigenti virtussini hanno colto al volo l’occasione che si è presentata del ritorno di questo ragazzo (frutto anche del buon rapporto instaurato lo scorso anno) che certo qualche differenza la può fare. Già alla Virtus erano orientati a tornare sul mercato alla ricerca di un giocatore, nel settore dei piccoli, che garantisse una maggiore imprevedibilità al gioco della squadra. Una carenza che con l’arrivo del giocatore si può dire sia stata colmata. La soddisfazione in via Vivaldi è palpabile perché la squadra ha ora la struttura, con questo ritocco, di poter competere con le squadre migliori. “Portannese aveva altre richieste – sottolinea l’avvocato Pietro Dinoi, direttore generale della società – anche da altre squadre come Ferentino, Omegna e Agrigento. Lui è stato incerto se andare ad Agrigento che è casa sua, poi ha scelto noi. Devo dire che non ci speravamo. La sua presenza è importante perché rende meno prevedibile il nostro gioco , gli da una maggiore inventiva, una più consistente atleticità”. E in un campionato che tutte le squadra giocano con il cuore in gola, a causa delle tante retrocessioni previste, queste sono qualità importanti. Soprattutto nel girone della Virtus dove giocano squadre ben attrezzate fisicamente e tecnicamente. Una presenza che a Billeri consente tatticamente maggiori rotazioni in panchina. E questo è un aspetto che consente una maggiore tranquillità. Il campionato non conosce soste e proprio questa settimana la Virtus sarà impegnata in casa contro Piacenza che la precede di sei punti ed è reduce da una larga vittoria contro Riva del Garda. Un impegno importante per questa squadra che ha mostrato maggiori difficoltà al palasport che fuori casa. Sarà l’occasione per confermare i segnali di miglioramento che si sono comunque registrati nelle ultime partite. Anche a Perugia, dove la Virtus è stata sconfitta da una squadra di vertice. “Con Piacenza sarà una partita difficile – fa presente Matteo Mecacci, vice coach – si è una buona squadra che ha vinto la B2 ed inserito poi giocatori di livello”. • guidocarli calcio 43 La quiete dopo la tempesta: il titolo di uno dei più celebri canti leopardiani fotografa al meglio la situazione di casa Costone all’affacciarsi della stagione invernale. A fare tanto rumore è stata la sconfitta interna con Foligno, anche per il modo inaspettato in cui è maturata: la Consum.it era impegnata sul terreno amico del PalaOrlandi ed aveva iniziato l’ultimo quarto di gioco con ben dieci punti di vantaggio, che, in una partita a 60 punti, rappresentano un bel tesoretto. L’incontro aveva sollevato più di un interrogativo sulla legittimità delle ambizioni dei gialloverdi: il Costone infatti ha vinto solo con squadre di caratura inferiore, mentre due delle tre compagini che lo precedono in classifica, se si eccettua la corazzata Montecatini ( che deve ancora incrociare le armi con il team di Zanotti ), sono uscite vittoriose dal confronto, per di più violando il parquet di Montarioso. Inoltre la Lucky Wind aveva vinto nonostante la difesa costoniana fosse riuscita ad arginare il temibile lungo Cempini, miglior realizzatore del campionato, crivellando di triple la retina dei padroni di casa nell’ultimo quarto di gioco; in quel momento della partita era affiorata tutta la stanchezza della Consum.it, andata a referto per l’occasione con solo sette uomini, viste le defezioni dei fratelli Franceschini e di Solfrizzi, ma più generalmente sfiancata da una metà del girone d’andata giocata Il Costone rialza prontamente la testa dopo la sconfitta col Foligno e torna a pensare in grande La quiete dopo la tempesta senza mai tutti gli effettivi a disposizione. Al momento dunque le sorti della squadra guidata da Andrea Zanotti e Simone Cini si sono decisamente risollevate. Prima di tutto la situazione degli infortunati lascia finalmente intravedere un po’di ottimismo: a Firenze per la prima volta nell’arco del campionato, il coach ha avuto a disposizione il roster per intero; si è aggregato ai suoi compagni finalmente anche Filippo Franceschini che non aveva ancora esordito in campionato a causa di un problema alla caviglia che lo tormentava dal periodo di preparazione. A riportare poi il sorriso alla dirigenza della Piaggia ci hanno pensato le due vittorie esterne consecutive ottenute sul campo di Assisi e, soprattutto, nel derby contro la Fiorentina Basket. Queste due affermazioni hanno messo in mostra per l’en- nesima volta il carattere del Costone, che nella conferma della sua forza non finisce di stupire: alla fine poco importa che l’attacco sia prolifico al pari di quello di squadre che lottano per salvarsi, fino a che Cessel e compagni avranno voglia di aiutarsi a vicenda e lottare su ogni pallone. La classifica colloca ora i gialloverdi in seconda posizione, al pari di Pontedera e Foligno, ma con gli umbri che devono ancora osservare il loro turno di riposo. Insomma la Consum.it continua a guardare dall’alto diverse squadre sulla carta al suo pari, se non più quotate, e che hanno messo in campo budget superiori; dove si arresterà la corsa dei ragazzi di Zanotti non è possibile prevederlo, ma la scorsa stagione insegna che inseguendo un sogno con tutte le proprie forze ci si possono togliere grandi soddisfazioni. • 44 francescovannoni cinque cerchi La 'Giornata del Dirigente' promossa dal Coni è stata anche l'occasione per un aggiornamento sulle norme legislative Il linguaggio universale dei valori La ‘Giornata del Dirigente’ non è soltanto uno dei principali appuntamenti nella programmazione annuale del Coni senese, ma costituisce l’occasione sempre più preziosa per ringraziare tutti coloro i quali, nelle diverse accezioni di una realtà socioculturale in continuo divenire, svolgono il delicatissimo ruolo di ‘costruttori sportivi’. La formazione individuale e collettiva alla quale la risorsa sport deve saper adempiere, trova proprio nei dirigenti i primi appassionati testimoni. Quello dei valori è, infatti, un linguaggio universale che l’impegno per lo sport deve saper diffondere in tutte le sue componenti e a qualsiasi livello: dal mondo federale, agli Enti di Promozione Sportiva, fino alle Discipline Associate senza dimenticare le Associazioni Benemerite. La suggestiva cornice dell’auditorium della Banca del Chianti Fiorentino e Monteriggioni, partner della manifestazione e rappresentata dal presidente Claudio Corsi, da sempre a fianco del Coni in una sinergia ormai consolidata di crescita e sviluppo del territorio, ha ospitato, anche quest’anno, molti addetti ai lavori, espressione della più ampia e variegata vitalità sportiva, sia in ambito cittadino che su scala provinciale. “La nostra mission di Banca Cooperativa – ci invita a promuovere forme di coesione sociale che nello sport e attraverso la convergenza di obiettivi e traguardi stabilita col Coni, trova le risposte migliori”. Tra le diverse segnalazioni ricevute, il Coni ha selezionato oltre quaranta nominativi (l’elenco è pubblicato integralmente in pagina) e ha conferito anche alcuni riconoscimenti speciali, come le due Stelle di Bronzo al Merito Sportivo andate a Claudio Cesarini della Libertas Montalcino e al presidente della Polisportiva Mens Sana 1871 Piero Ricci; la Palma di Bronzo al Merito Tecnico al maestro di scherma Alberto Carboni e le medaglie di bronzo al valore atletico che hanno inteso premiare Chiara Bazzoni relativamente al titolo di Campio- nessa Italiana di atletica leggera nella staffetta 4x400, David Cournooh, Duccio Doretti, Andrea Galli e Thomas Ress, Campioni d’Italia con la maglia della Montepaschi. Il presidente del Comitato Provinciale del Coni Roberto Montermini, aprendo i lavori, si è soffermato sulla figura del dirigente quale “colonna portante dello sport e ha ribadito l’attenzione e la sensibilità che il massimo organismo sportivo vuol costantemente prestare all’aggiornamento tecnico e qualificativo degli operatori sportivi”. “Stare al passo con i tempi – ha proseguito Montermini – vuol dire acquisire conoscenze e professionalità il più possibile adeguate intorno ai temi di maggior rilievo giuridico, fiscale e legislativo”. A tal proposito, l’intervento dell’Assessore allo Sport della Provincia di Siena Marco Saletti - oltre a ribadire il pieno spirito di collaborazione e progettualità comune che lega da tempo Coni e Amministrazione Provinciale e che si sostanzia nel grande successo del ‘Bambino sceglie lo Sport’ (e del concorso grafico correlato che ha recentemente premiato i migliori elaborati) per un approccio alla cultura sportiva nella scuola primaria – ha espresso l’auspicio di poter realizzare in un prossimo futuro nuove proposte per l’attività motoria nella terza età al fine di migliorare la qualità psico-fisica dello stile di vita. Ma soprattutto ha annunciato l’apertura, proprio grazie al proficuo gioco di squadra con il Coni che coinvolge in uno sforzo d’insieme tutte le istituzioni locali, di uno sportello unico per le società come struttura centrale di riferimento con alcune fi- gure professionali, dal fiscalista, al medico sportivo, all’esperto sulla sicurezza degli impianti. Patrizia Sideri, dottore commercialista, collaboratrice del Coni e consulente della Provincia di Siena, oltre che componente del comitato di redazione del network fiscale ‘fiscosport’, ha tenuto un interessante e dettagliato seminario di aggiornamento su vari argomenti: dal registro delle società sportive al cinque per mille; dalla compilazione del modello EAS, concludendo con una panoramica riguardante normative e adempimenti generali che nell’ultimo periodo hanno integrato e regolato la materia fiscale. Ricordando il ruolo fondamentale del Coni, come ente di certificazione di una determinata attività sportiva, la relatrice ha richiamato l’obbligo inderogabile dell’iscrizione al Registro delle Società Sportive, pena la perdita dei requisiti di società sportiva dilettantistica e delle relative agevolazioni tributarie alle quali lo status dà diritto. Dopo un primo periodo di non facile gestione, soprattutto per quanto attiene le pro- Federazioni Sportive Nazionali ACI / CSAI AUTOMOBILCLUB ITALIA / COMMISSIONE SPORTIVA AUTOMOBILISTICA ITALIANA AECI AEROCLUB ITALIA FCI FED. CICLISTICA ITALIANA FGI FED. GINNASTICA ITALIANA FBI FED. ITALIANA BOCCE FIBS FED. ITALIANA BASEBALL SOFTBALL FIC FED. ITALIANA CANOTTAGGIO FICR FED. ITALIANA CRONOMETRISTI FIDAL FED. ITALIANA ATLETICA LEGGERA FIDS FED. ITALIANA DANZA SPORTIVA FIG FED. ITALIANA GOLF FIGC FED. ITALIANA GIUOCO CALCIO FIGH FED. ITALIANA GIUOCO HANDBALL (PALLAMANO) FIHP FED. ITALIANA HOCKEY E PATTINAGGIO FIJLKAM FED. ITALIANA JUDO, LOTTA, KARATE, ARTI MARZIALI FIN FED. ITALIANA NUOTO FIP FED. ITALIANA PALLACANESTRO FIPAV FED. ITALIANA PALLAVOLO FIPCF FED. ITALIANA PESISTICA E CULTURA FISICA FIPSAS FED. ITALIANA PESCA SPORTIVA E ATTIVITÀ SUBACQUEE FIR FED. ITALIANA RUGBY FIS FED. ITALIANA SCHERMA CIP COMITATO ITALIANO PARALIMPICO FISE FED. ITALIANA SPORT EQUESTRI FISI FED. ITALIANA SPORT INVERNALI FIT FED. ITALIANA TENNIS FITARCO FED. ITALIANA TIRO CON L’ARCO FITAV FED. ITALIANA TIRO A VOLO FITET FED. ITALIANA TENNIS TAVOLO FITRI FED. ITALIANA TRIATHLON FMI FED. ITALIANA MOTOCICLISTICA FMSI FED. MEDICO SPORTIVA ITALIANA FPI FED. PUGILISTICA ITALIANA UITS UNIONE ITALIANA TIRO A SEGNO francescovannoni cinque cerchi 45 Dirigente segnalato CALLAIOLI ROBERTO PICCHI MAURO MARRUCCI PAOLO FATTORINI SARA BANDINI FRANCO MANCINI CECILIE FERI FEDERICO MAZZESCHI MAURO BAGNANI ROBERTO GRANAI LEONELLA CARDELLA GIAMPIERO MARZUCCHI PAOLO LENZI FABRIZIO CIBECCHINI PIERO CENNI GIAMPIERO MAGLIONI LUCIANO MARIOTTI RENATO PICCINELLI FABRIZIO PAPINI MAURO TURILLAZZI MAURIZIO GUIGGIANI ROBERTO PIGINO GIANCARLO GIORGI MARIA GABRIELLA FAILLI STEFANIA MAGGIORELLI FRANCO PICCINETTI STEFANO BIBIANI FABIO PERICCIOLI GUALTIERO FERRI MASSIMO BIONDI MICHELANGELO MOZZINI GHINO BOZZO MARCELLO CASTELLUCCI ADRIANO GRANDI ANDREA Discipline Sportive Associate FASI FED. ARRAMPICATA SPORTIVA ITALIANA FID FED ITALIANA DAMA FIPT FED. ITALIANA PALLA TAMBURELLO FISO FED. ITALIANA SPORT ORIENTAMENTO FSI FED. ITALIANA SCACCHI FIWUK FED. ITALIANA WUSHU KUNG FU Dirigente segnalato BIANCIARDI GUIDO FIACCHINI FRANCESCO CORRIDORI SILVANA GRASSINI FRANCO PETROLO MAURO CASATI MARCO Enti di Promozione Sportiva AICS ASSOCIAZIONE ITALIANA CULTURA SPORT CNS LIBERTAS CENTRO NAZIONALE SPORTIVO LIBERTAS CSEN CENTRO SPORTIVO EDUCATIVO NAZIONALE CSI CENTRO SPORTIVO ITALIANO CUSI CENTRO UNIVERSITARIO SPORTIVO ITALIANO UISP UNIONE ITALIANA SPORT PER TUTTI US ACLI UNIONE SPORTIVA ACLI Dirigente segnalato MAGGI FABRIZIO BALDI GUIDO VALLONE ANTONINO DOLDO CLAUDIO MEI CLAUDIO LORENZINI LUCA FRANCHINI LORENZO cedure di trasmissione flussi relative a iscrizioni o rinnovi, il Registro funziona ora a pieno regime dal sito del Coni all’indirizzo www.coni.it, ma è importante proseguire nell’opera di sensibilizzazione vista la percentuale di sodalizi sportivi ancora…sconosciuti o comunque non iscritti. Per quelle società che nell’arco dell’anno non hanno avuto cambiamenti anagrafici a livello di legali rappresentanti o di organi direttivi, il rinnovo avviene telematicamente e in via automatica. In caso contrario è necessario ripetere interamente le procedure inviando la dichiarazione sostitutiva dell’atto di notorietà accompagnata da un documento di riconoscimento alla sede del Coni. Se si tratta di prima iscrizione, la società deve regolarizzarsi entro novanta giorni dalla trasmissione dei flussi da parte della federazione o ente di promozione sportiva di riferimento. Chi invece è interessato al rinnovo deve effettuarlo entro il 31 dicembre dell’anno in corso. Per ciò che riguarda l’opportunità di accedere al cinque per mille voce sulla quale sembrano in arrivo novità rilevanti – i requisiti sono quelli del riconoscimento dell’attività sociale rilevante (incentrata cioè su associati che abbiano età inferiore ai diciotto anni o superiore ai 60 e vivano condizioni di svantaggio) della presenza di un settore giovanile e l’effettiva iscrizione al Registro delle Società Sportive. Le società che ne avessero beneficiato per un importo pari o superiore ai ventimila euro devono presentare apposito rendiconto. Per tutti quei sodalizi i quali hanno avuto, dal cinque per mille, entrate inferiori esiste comunque l’obbligo di dichiarare, entro un anno dal ricevimento della somma e in sede bilancio o con documenti a parte con l’approvazione dell’assemblea dei soci, l’ammontare e la destinazione di spesa della cifra incassata. La presentazione del modello EAS (sempre per via telematica), strumento pensato per censire il mondo dell’associazionismo non solo sportivo e scaduta a dicembre dello scorso anno, riguarda tutte quelle entità dilettantistiche che percepiscono quote associative dai propri affiliati. Va compilata entro sessanta giorni dalla costituzione in caso di nuova società ed entro il 31 marzo del 2011 laddove fossero intervenute cambiamenti o modifiche negli organismi dirigenziali o nella ragione sociale dell’attività svolta. La ‘Giornata del Dirigente’ lancia, in conclusione, un segnale particolarmente importante nel complesso scenario sul quale il mondo dilettantistico deve confrontarsi. La ricerca di una sempre maggiore corrispondenza fra le esigenze della proprie finalità etico-sociali e le norme legislative che ne regolamentano limiti e dinamiche appare oggi aspetto non procrastinabile per il futuro stesso dello sport e nell’interesse di tutti, a tutela di un patrimonio collettivo per la cui salvaguardia la sola encomiabile passione di molti è fondamento irrinunciabile, ma non più condizione sufficiente. • basket La Mens Sana è tor nata! (m a q u a n d o s e n ’e ra a n d a ta ? ) Lester ‘Bo’ Mc Calebb 47 48 maurobindi basket Forse è ancora presto per parlare di un nuovo ciclo, ma i segnali lanciati sia in campionato che in Coppa sono inequivocabili No, la Mps non è appagata La tentazione, forte, sarebbe quella di lasciarsi andare a giudizi troppo prematuri per poter disegnare con eccessivo anticipo gli scenari futuri. È uno sforzo razionale, che però ci aiuta a capire quanto di sbagliato ci sarebbe se commentando i risultati di questo ultimo mese della Montepaschi , credessimo che sia possibile fare oggi valutazioni assolute. Siena ha impiegato un mese e mezzo di campionato per collocarsi da sola in testa della classifica, “ordinaria amministrazione” se volgiamo gli occhi al passato più recente, un’impresa vera e propria se sommandola alla leadership del girone di Eurolega, facciamo la considerazione che sulla carta dovremmo essere all’inizio di un nuovo ciclo. Pianigiani e soci hanno bruciato letteralmente le tappe, hanno chiuso la bocca a quei tanti che dopo la sconfitta di Varese non gli volevano nemmeno concedere il tempo di mettere insieme le varie anime di un nuovo gruppo, nato e cresciuto sul solco delle positività di quello precedente. Se i risultati del campo sono lo specchio di ciò che viene fatto nel corso della settimana, dobbiamo elogiare il gruppo perché l’applicazione profusa in allenamento e la voglia di migliorarsi sono un trait d’union ideale tra passato e presente e considerato che l’elemento in comune è lo staff tecnico è logico che per la proprietà transitiva i meriti dei vari Pianigiani, Banchi, Baioni e Magro siano enormi, perché non è facile riuscire a traghettare da una stagione all’altra e con un gruppo totalmente diverso questa continuità di gioco e risultati. . Senza abbandonarsi all’entusiasmo generato dalle prestazioni della Montepaschi, è logico saper valutare gli aspetti più concreti di questo momento. Innanzitutto che la squadra ha già trovato degli equilibri che non sono solamente tattici, la capacità di non farsi condizionare dagli avversari e di imporre il proprio gioco è una dote oltreché tecnica, anche mentale, che si acquisisce con la convinzione in quello che si fa. È un processo spesso lungo, pieno di insidie, ma le certezze ancora allo stato iniziale che dovrebbero caratterizzare questo gruppo, sono così radicate nel gioco senese, che si intravede già quella sicurezza tipica di chi gioca da molto tempo e che conscio delle proprie caratteristiche sa già come gestire anche le ipotetiche situazioni di difficoltà. Lavorare sui propri limiti è senza dubbio il sistema migliore per nasconderli o renderli quantomeno meno evidenti e in questo momento Siena riesce a gestire al maurobindi basket 49 meglio una situazione tattica che sconta l’assenza di un giocatore importante in termini di idea iniziale di sviluppo del progetto, che è Malik Hairston. Può sembrare paradossale, ma questa è una premessa importante che deve essere fatta, in una situazione nella quale tutti i maggiori protagonisti attesi di questo campionato, lamentano a vario titolo le difficoltà legate ad infortuni ed assenze. Come possiamo valutare l’inizio della Montepaschi, senza fare una considerazione che spesso abbiamo fatto o sentito fare circa la difficoltà di chi ricostruendo non è mai riuscito a trovare quella continuità che fino allo scorso anno Siena poteva contare come vantaggio sul resto del gruppo? Nella stagione in corso questo innegabile, quanto meritato vantaggio, è stato azzerato dall’inevitabile necessità di ripartire da capo, ma se per gli altri analoghe situazioni si sono tramutate in percorsi irti di difficoltà, specie all’inizio, per Siena si è trattato di un periodo dove si sono già poste le basi per riuscire ad imprimere al proprio campionato una svolta, che non può non preoccupare l’intera concorrenza. Lo si è fatto giocando ad esempio quest’ultimo periodo con una menomazione che la storia ci indica come una possibile forte criticità per la squadra, e cioè l’assenza di Shaun Stonerook. Il capitano senese è stato ritenuto, a ragione, uno degli elementi imprescindibili della Montepaschi degli ultimi anni e la controprova si è verificata raramente proprio per la sua capacità di andare oltre ai normali problemi di un qualsiasi professionista del basket. Ma nel momento del suo stop, che ha interrotto una delle sequenze più lunghe in termini di presenze consecutive in campo per i colori bianco-verdi, abbiamo constatato come un gruppo nuovo come quello attuale sia riuscito a sopperirne l’assenza senza accusare scompensi particolari. Un valore non da poco riuscire a pescare dentro il proprio organico uomini e soluzioni che siano in grado di sopperire anche alle mancanze più pesanti, ma il merito di tutto ciò sta nella motivazione che muove ogni singolo protagonista in maglia Montepaschi, che non si sente minimamente sminuito se davanti a lui c’è chi gioca di più, ma anzi sfrutta ogni minimo spazio sapendo che il suo compito è proprio quello di farsi trovare pronto all’occorrenza. Un segnale che i vari Ress e Carraretto hanno metabolizzato nel corso di questi anni e che oggi è un patrimonio di espe- rienza utilissimo per i nuovi arrivati, specie Aradori e Michelori. Se da quest’ultimo sono arrivati segnali confortanti, dall’ex Biella non ci limitiamo a valutare semplicemente dei segnali, ma parliamo di reali passi in avanti. Se offensivamente parlando il miglior giovane della scorsa stagione sta confermando le sue qualità indubbie di attaccante, fa piacere vedere come il coinvolgimento difensivo e quindi totale della guardia bresciana lo proponga sempre più come giocatore di sistema, capace di prendere il ritmo gara non sull’onda di un canestro, ma integrandosi alla perfezione con le necessità della squadra che non possono prescindere da un uguale impegno su entrambi i fronti di gioco. Non nascondiamo il piacere di vedere crescere un giovane prospetto tra le fila della squadra, perché anche questo è un’evoluzione del sistema Siena, capace di proporre nel firmamento del basket continentale giocatori pescati spesso nel sommerso, ma criticato perché non in grado di lanciare nuovi giocatori. Aradori non è un nome nuovo, ma ad alti livelli è un giocatore tutto da costruire e la sensazione di disponibilità che sta mettendo in evidenza dimostra che le capacità di Pianigiani non si limitano solo alla gestione formidabile di un gruppo. Intanto risulta abbastanza strano che nessuno in estate abbia messo gli occhi su Bo Mc Calebb. Addirittura il suo ultimo coach Vujosevic non lo ha voluto a Mosca, eppure le potenzialità che sta mettendo in mostra l’ex play del Partizan Belgrado sono veramente di altissimo livello. Fisicamente ha pochi uguali, punta il canestro con una determinazione che non conosce ostacoli, in difesa è fastidioso come una mosca, ma all’occorrenza sa essere rimbalzista imprevedibile e pure tiratore da dietro l’arco meno approssimativo di quello che si pensi. La sua grande volontà di migliorarsi gli sta facendo fare passi da giganti al tiro ed anche in termini di leadership, perché lo vediamo sempre più a suo agio nei panni di chi deve dettare i tempi del gioco ed anche di chi deve imbeccare i compagni, tanto che nelle ultime giornate anche un dato statistico significativo come quello degli assist ha evidenziato un’impennata importante. Se a ciò aggiungiamo uno Zisis in netto miglioramento, ecco che si spiega la crescita generalizzata del gioco senese, sempre molto paziente e capace di trovare buone soluzioni anche quando le prime opzioni di attacco si infrangono contro la difesa avversaria. Certamente avere nelle proprie fila giocatori come Kaukenas o il sempre più impressionante Lavrinovic di questo inizio campionato è un bel vantaggio, ma nel ritorno del buon Rimas non tutti avrebbero scommesso e sulla schiena di Lavrinovic qualcuno pensava che i frutti sarebbero arrivati più tardi nel tempo. Aggiungiamoci che Rakovic ha fatto intendere a chiare note che è un giocatore su cui lavorare e che può crescere molto limando quella irruenza che talvolta lo caratterizza, oltre a riuscire mentalmente a dare continuità al proprio rendimento, e che fa parte di quel progetto che per alcuni giocatori è giustamente a livello iniziale. Ma Siena è regina nella programmazione e nella capacità di gestire le situazioni, è il passo in più che ha Minucci rispetto ai suoi corrispettivi, che intanto, in attesa del ritorno di Hairston, ha già fatto intendere che se il giocatore non riuscirà a recuperare dai suoi problemi, la società tornerà sul mercato, allungando le rotazioni della squadra in Eurolega e valutando in campionato l’evoluzione tecnica, consapevole del fatto che Moss fino ad oggi è stato molto più di un semplice riempitivo. Se il campionato aveva bisogno di qualche segnale, Siena glielo ha fatto avere. • LA RICREAZIONE È FINITA [ V I S TA NON SARÀ FACILE DIMENTICARE Mens Sana Siena Barcellona del 17 novembre 2010. Non c’è stata nessuna irridente tripla finale di Navarro, non c’è stato nessun -19 o -25. Sada, ancora una volta proposto in quintetto, come due anni fa, questa volta non ha fatto venire gli incubi al play titolare della MPS nei primi 10 minuti. Nulla di tutto questo, anzi lo straordinario 10 su 10 dei primi 7’40” di gara ha confermato la magica sensazione che si prova nel vedere iniziare bene quelle partite di basket che segnano una stagione. Si è scritto e discusso su quello che è stata la più bella vittoria della MPS di Simone Pianigiani e ho già ricordato il 18 a 2 con cui la MPS zittì tutti gli 11.000 dell’EUR nei playoffs 2007. Più recente il 17 giugno scorso, gara 3 delle finali, al Forum di Assago davanti a 10600 spettatori 10 a 0 in partenza, 32 punti nel primo quarto ottenuti col 70% dal campo!!! Ci sono altre partite importanti nella storia del basket che sono state segnate da inizi simili, anche considerando l’NBA. Il 9 su 10 del primo quarto che nel 2002 portò i Lakers a vincere gara 1 a Sacramento in una delle più memorabili serie di playoffs di quel decennio o al contrario lo 0 su 10 con cui i Wizards di Michael Jordan iniziarono nel 2003 la gara decisiva per accedere alla post season contro gli Hawks incise profondamente nel finale giocato e perso punto a punto. Fu una tripla di MJ a rompere il ghiaccio, ma era troppo tardi. Insomma vale ancora molto la regola del chi ben comincia è a metà dell’opera. Certo che vedere poi come difende questa Mens Sana resta il grande spettacolo, pur con la nota di sofferenze evidenti a rimbalzo difensivo, a volte imbarazzante anche a Cholet. ATLETI DEL MESE? Bo Mc Calebb e K Lavrinovic. Clamorosa la riscossa del primo non appena abbiamo scritto qual- D A L O N T A N O ] di Rudi Simonelli cosa sul suo tiro da fuori: la sua sequenza da oltre 6, 75 nel mese di Novembre è la seguente: 2 su 2 contro Caserta, 3 su 4 a Istanbul, 1 su 1 a Cantù, 1 su 2 contro il Barça, 1 su 2 a Siena contro Biella. Totale 8 su 12 in 6 partite aggiungendo lo 0 su 1 di Cholet. Certo potrebbero sembrare pochi due tentativi a partita, ma quanto basta per far saltare in aria tutte le teorie difensive che si erano proposti i Coach avversari. Lavrinovic invece si propone alla 6ª di campionato come capocannoniere della serie A a 19.1 ppg poi a Cholet ne mette 23 decisivi in una gara a basso punteggio. Pur con quell’aria vagamente da Clark Kent, Ksistof mi ha dato ragioni per tornare a chiamarlo il Bob Morse di Siena, anche se negli ultimi due anni mi sembra abbia ancora migliorato la consapevolezza di essere un 5, un pivot. Nell’ottobre del 2007, a Porto S. Giorgio contro Montegranaro, giocava in quintetto base come ala grande (4) al fianco di Eze pivot (5) ma già pochi mesi dopo a Istanbul nella vittoria che mandò la MPS alle Final Four Simone lo metteva in partenza come 5 con Shaun Stonerook al fianco come ala grande. Sebbene centro, quella sera colpì alla grande dalla distanza (4 su 4 da tre punti)! Oggi è sempre più abile a sfruttare i suoi oltre 210 cm da sotto canestro, ma sicuramente da post alto potrebbe continuare a colpire con puntualità dai 4/5 metri. Le statistiche dicono anche che alla quarta giornata Rimantas Kaukenas era secondo a 19.3. Una novità per la Mens Sana avere dei capocannonieri, segnale anche questo di un rinnovamento. ITALIANI - A proposito della partita contro Biella c’è da notare che Pianigiani ha mandato in campo 2 italiani nel quintetto base. Carraretto e Michelori. Nello stesso turno la Virtus Bologna ha schierato Poeta e Amoroso, la Scavolini Hackett e Cinciarini, la Lottomatica Datome e Crosariol, Montegranaro Cavaliero e Cinciarini. Possono essere momenti importanti per il basket italiano e lo spirito azzurro visto che il trio americano Bargnani Belinelli Gallinari si sta comportando egregiamente e meriterà l’anno prossimo agli Euopei un cast di supporto importante. • 51 52 SCRIVO ORA PERCHÈ... [ TIRI SCRIVO QUESTO PEZZO – per la prima volta “in carriera” – a tre ore di distanza dalla mattanza dei milanesi, una volta mitici “scarpette rosse” ed ora soltanto jeans e maglietta “grigino stazzonato” che però –vista la firma- dovrebbe fare parecchio ma parecchio fico. Sarà!... ma a vederli girovagare dopo il disastro in un Pala-sclavo che, per ora, di… “Estra” ha ( ma è questione di giorni, credeteci! ) soltanto le folate di vento gelido dai portelloni, spalancati per permettere alle centinaia di ragazzini entusiasti di scendere sul parquet a raccogliere le firme dei Campioni d’Italia ancora in carica e per niente decisi a smettere di esserlo, l’impressione che si ricava dallo staff “armaniano” è quella di una compagnia di “turisti per caso”, capitati a metà strada fra il Chianti e le Crete – sprovvisti di bagaglio e conseguenti cambi d’abito – pronti per un bel fine settimana termale capace di smaltire le nebbie e la sconfitta di Lubiana ( a proposito: vista l’ancora splendida signora Gorenc sulle tribune?... nooo?!? Vi meritate Ilievski!) rilassati dalle cure dell’Antica Querciolaia di Rapolano, mentre invece, qui da noi (che, sia chiaro: non siamo i favoriti!) chi capita capita: non c’è trippa per gatti! Figuriamoci attimi di relax per chi vorrebbe succederci!!!... Scrivo ora, di domenica pomeriggio, perché non voglio farmi influenzare dai giornali e dagli articoli del lunedì mattina. D’altronde, sarei pronto a scommettere su quante colonne “specializzate” titoleranno domani che “il sistema Siena” è ancora il più forte… che “i Campioni non mollano”…. che “il basket si vede solo a Siena” e via discorrendo… Ma so anche che – e giustamente! - si farà la lista degli infortunati in maglia biancorossa …. Si parlerà di un “progetto febbraio” che ha per obbiettivo la Coppa Italia…. Si ricorderà ( o non l’avete sentito l’alto dirigente milanese subito dopo la sirena di fine gara?) che l’importante è la partita con i turchi del- l’Efes…. Si rassicureranno le sconfortate schiere dei tifosi con il fatto che siamo solo all’inizio e che questa partita … “non conta niente”. Ecco perché mi sono messo subito a scrivere queste righe: perché mi voglio godere al massimo una vittoria schiacciante e bellissima che – checchè si cerchi di dirne – resterà, e come se resterà!, negli annali della pallacanestro nostrana e ci farà sentire ancora di più orgogliosi e partecipi di una realtà che, in questo principio di secolo, non ha uguali né al di qua né al di là delle Alpi anzi, dirò di più ( e sputtanatemi se racconto frottole… ) : dall’Atlantico agli Urali e dal Mare del Nord alle Alture del Golan non c’è nessuna società che possa vantare uno sviluppo, una solidità ed una costanza di risultati pari alla nostra Beneamata in biancoverde targata “BABBONE”! E le pagine rosee, e quelli che se ne intendono su, al nord, insisteranno sui nomi che non c’erano, sugli assenti eccellenti ( quelli della tivvù sono settimane ormai che lo fanno!) e hanno ragione, certi uomini non si possono regalare ma sarà bene che, una volta per tutte, ricordino a chi li ascolta o li legge che sul parquet – almeno nella pallacanestro che conosciamo noi!- si va comunque in cinque per volta, gli altri –ahivoi!- devono stare in panca. E gli infortuni, purtroppo, ci sono e come… Venite a raccontarlo a noi che , da quando s’è preso, non si riesce a vederlo una volta sano quello venuto da San Antonio e che tutti pronosticavano come un “grande”! Scrivo ora perché domattina sicuramente m’incazzerò e parecchio nel leggere certe “Firme” eccellenti che si rimangeranno tutto quanto di buono e di meraviglioso hanno scritto sin qui sulla “Milano da bere”… Scrivo ora perché non mi va di andare a ricercare –imbufalito e al tempo stesso …. compassionevole – tutte quelle colonne spese da coloro che se ne intendono su certi “campioncini incompresi altrove” che, arrivati all’ombra della Madunina, avrebbero finalmente mostrato di che pasta sono fatti… Scrivo ora perché non voglio tornare indietro a riascoltarmi i soloni che, all’indomani della (unica) sconfitta a Varese ( e pensare che c’è ancora un arbitro che sta scontando le conseguenze di un fischio sciagurato che nemmeno il …capostazione di Sgurgola Marsicana avrebbe emesso! ), avevano già emesso la sentenza:”Siena scende e Milano – come previsto- sale”… dove sale? Alla Scala, forse! …. Ma ve lo ricordate Vezio Benetti, il mitico telecronista di Telegranducato (no, eh?? Avete ragione: me lo ricordo io perché so’ vecchio e vivo di rimembranze): s’era a Bologna –campo neutro!!!- contro La Portuale di Livorno. Duemila livornesi, mille e passa dei nostri. Prima azione: il “divino”vola in contropiede, arresto e tiro dalla lunga: padella! “ Due a zerooo! - ulula dallo schermo il mitico Vezio livornese col mantello - Anche le montagne crollano!!! Forza Rapident!” Giorgino Bucci, quella sera gliene caricò quasi trenta e la Mens Sana vinse. Altri tempi, altri soldi, altri cronisti. Ma in quanti sarebbero ben contenti di assistere al crollo della “montagna biancoverde” costruita nel tempo da Pianigiani Minucci Mussari e “città intera”?? L I B E R I ] di AntonioTasso Scrivo ora perché non ho il tempo di riascoltare tutti quei gridolini entusiastici di chi, per settimane, ha sbavato su qualsiasi cosa succedesse in campo purchè targato Milano….se ne riparlerà a maggio quando “ragliano i ciuchi” –sentenziava il buon beppe Ciupi. Mi dispiace anche – ma mica tanto poi! - per quelli che sono andati a Milano “per vincere e battere Siena”… per ora hanno “pisciato di fori” e qualcuno avrebbe fatto meglio a ricordarsi che le uniche cose che ha vinto le ha vinte qui da noi…. Contento lui!!! RITROVARSI A DUEMILA CHILOMETRI DA CASA, in una città elegantemente abbigliata per il Natale, sotto un tempo da lupi con la pioggia battente, le mogli giovani e carine che non aspettavano altro che l’occasione dello shopping “occidentale”, e non avere non dico il cappotto ma nemmeno un impermeabile decente o una cravatta con la quale ripararsi alla meglio il collo o, che ne so, un ombrello… Non deve esser stato certo un boccon da ghiotti quello ingollato dai due Presidenti Lituani ( quello della Società di basket e quello – ben più grosso ed importante - della più importante Banca baltica, sponsor della paniera di Vilnius) venuti a Siena “anche” per un incontro con la Banca che, dal 1472, fa tutt’uno con … “ la più bella delle città!”. Io che – forte della lingua e delle conoscenze storico artistiche nostrali - li ho accolti nella Rocca dei Salimbeni e li ho accompagnati nelle “stanze che contano”, so quanto siano rimasti confusi – quei simpatici ospiti lituani - a non potersi presentare nelle vesti migliori al cospetto della storia e dei… discendenti dei Salimbeni. Tutto quanto avevano messo in valigia per quell’incontro era rimasto sul piazzale di chissà quale aeroporto tedesco o polacco o lituano e, confuso sotto la neve che bloccava l’Europa, non c’era verso di recuperarlo. Mises eleganti per le dame e cravatte, forse, dai colori improbabili per i cavalieri: tutto lì, nel bagaglio congelato sotto mezzo metro di coltre bianca insieme a tutte le mute e l’attrezzatura della squadra! Ai giocatori l’attrezzatura tecnica – maglie escluse - gli s’è prestata noi, i presidenti anche per gli incontri “ufficiali” hanno sopperito con le sciarpe della squadra… le signore con i simpatici cappellini e, soprattutto, la bellezza delle nordiche di quelle parti… L’unico a posto senza problemi di…vestiario? L’assistente spirituale – il prete, insomma - della squadra: clergyman impeccabile, pastrano da cappellano e, soprattutto, collare bello alto da prete d’una volta è stato sempre all’altezza dell’occasione… L’ho scoperto solo un attimo fuori posto: quando, per un tiro sbagliato, ha mandato – ma molto soft e, soprattutto, in lituano - a quel paese Jasikevicius… Pare che abbiano recuperato tutto due giorni dopo il loro ritorno a Vilnius.. A me e a Roberto Morrocchi era successo a Barcellona: ma era maggio ed eravamo alle nostre prime Final Four… altra roba! Buone Feste a tutti! • Fermi tutti. Azzeriamo il cronometro e ripartiamo daccapo. Anche Milano, che sembrava imbattibile e che stava marciando come un treno verso il mito della squadra ammazza campionato, si è fermata. Prima, se n'è incaricata Montegranaro (squadra ostica e "tigliosa", con la proverbiale e consolidata fama di castigamatti del basket: su quel campo ci ha lasciato le penne più di una plurititolata) che ha imposto uno stop alla rincorsa dei bianco-rossi, a salvare i quali non sono bastate le prodezze di Jabeer (19 punti); di Hawkins (17 punti) azzittito da Antonutti; di Mordente (15) e Mancinelli (11). Intanto, mentre gli uomini di Bucchi si inchinavano a quelli di Pillastrini, la Montepaschi Mens Sana asfaltava Teramo. Poi, a Siena, la favorita allo scudetto ha dovuto subire un perentorio meno 32, di fronte a una compagine biancoverde che, all'ora di pranzo del 5 dicembre, non ha praticamente sbagliato niente e si è imposta, senza se e senza ma, conquistando la testa della classifica. Insomma, si ricomincia da zero. Ai fini del risultato finale della regular season, la sconfitta milanese non avrà, di per sé, almeno per ora, alcuna conseguenza pratica: di strada da fare ce n'è ancora tantissima e tutto fa ritenere che di avvicendamenti in testa alla classifica potremmo vederne anche altri. Che questo non sarebbe stato un campionato con sicure predestinate era evidente fin dalle prime "palla a due" autunnali. L'andamento del campionato lo sta confermando chiaramente. Milano resta una compagine con la quale si dovranno fare pesantemente i conti fino all'ultimo minuto del campionato, ma tutto quel che è successo in sole due giornate ci dice che né per lei né per nessun'altra la strada sarà un tappeto di rose srotolato in discesa. La Montepaschi Mens Sana, per parte sua, ha dimostrato con decisione di non essere disposta a farsi scucire facilmente il tricolore dalle canotte anche se, per difenderlo, dovrà lottare punto a punto, con le unghie e con i denti, ogni partita. La compagine di quest'anno non ha quel ritmo da orologio svizzero che aveva la squadra degli scorsi anni (quando i giocatori li avresti potuti mandare sul parquet a occhi bendati, che tanto si sarebbero trovati lo stesso a memoria) ma sta ugualmente facendo vedere di essere una signora squadra (per la cronaca: la seconda frazione di gioco della partita del 5 è stata, pressoché interamente, giocata dalla panchina. Vero che nei primi 10 minuti la Mens aveva fatto sfracelli, ma - guardate i parziali - i "panchinari" non hanno ceduto di un centimetro rispetto agli eccellenti risultati dei titolari. Non è cosa trascurabile...). Il fatto è che, però, le altre squadre del campionato 20102011 si sono attrezzate parecchio meglio di quanto non lo fossero quelle del campionato scorso. Contro quale squadra, oggi, si potrebbe scendere in campo con la tranquilla certezza di avere già il risultato in tasca? Varese, alla terza giornata, ha killerato Siena senza tanti complimenti; Cremona, alla prima giornata, c'è andata per uno in quattro cartelle dal rimandare a casa i campioni d'Italia sconfitti, e, infatti, nella serata del ko milanese, ha sculacciato di 14 lunghezze la Lottomatica-Roma; della vicenda di Montegranaro - Armani Jeans s'è appena finito di dire. Non aspettiamoci marce trionfali, perché non ce ne saranno: nemmeno per noi. Ci potranno essere partite dal risultato rotondo come quelle giocate contro Teramo e contro a stessa Milano, ma la normalità sarà quella di soffrire punto a punto e di spuntarla (quando la spunteremo) sputando i polmoni e tenendo le antenne rizzate fino all'ultima sirena della partita. Ne guadagnerà la spettacolarità e se ne avvantaggerà la circolazione di adrenalina che, a ogni incontro, avrà il suo daffare per quaranta minuti (salvo tempi supplementari). Sarà contento chi, nelle passate stagioni, si annoiava e si lamentava che non ci fosse il brivido dell'incertezza ■ ducciobalestracci perché la Mens Sana vinceva sempre con tutti. E magari ritorneranno al palasport anche quelli che se ne erano allontanati stanchi (dio li perdoni!) della manifesta superiorità della squadra di casa. E finalmente i colleghi giornalisti sportivi la faranno finita di frignare lagnandosi di campionati piatti e senza sorprese, sui quali non c'era da dire nulla di interessante (a proposito: la Mens Sana è tornata in testa alla classifica. Ora, per piacere, non ricominciate con la tiritera del campionato bell'e finito, eh! per piacere, un po' di originalità, per piacere...). Siamo felici per chi, dal tremore eccitante dell'incertezza, trarrà nuova motivazione per sostenere e amare i biancoverdi. Siamo felici per i colleghi dell'informazione nazionale che finalmente potranno sbizzarrire a piacere il loro talento giornalistico. Per quanto riguarda chi scrive (e ne chiediamo subito venia) tutto questo non ha alcun particolare sapore di brivido. Poco sportivamente, adoriamo quelle partite in cui, dopo 10 minuti di gioco, è già chiaro come va a finire e il risultato è già in cassaforte. Quelle "brutte", meravigliose, partite in cui, per varie decine di minuti ci si "annoia". Invece, quest'anno, di annoiarsi, verosimilmente, non ci saranno molte occasioni. Peccato. • Non c’è tempo per 53 annoiarsi claudiocoli basket 55 L’ultima volta che avevamo analizzato il cammino dei biancoverdi in Europa dicevamo che la vera faccia della Mens Sana si sarebbe vista nelle partite con Fenerbahce e Barcellona, i due big match del girone. Ebbene, se a Istanbul il volto della Mens Sana non è stato quello delle migliori serate, nella gara col Barcellona al Palaestra è stato quasi… angelico. Intensità, difesa e medie immacolate: perfect game, come direbbero in America, per una delle più belle partite degli ultimi anni. C’è da dire che il Barcellona non se la passava bene, e mancava del suo giocatore fondamentale (Navarro), sostituito da un improbabile Ingles, ma rimanevano sempre i campioni d’Europa. Sotto canestro i vari Lorbek, N’Dong, Vazquez facevano paura, ma la maggiore agilità e atipicità dei lunghi senesi ha fatto la differenza, come le prestazioni di Rakovic e McCalebb, le loro migliori finora con la canotta biancoverde. Specialmente quella del play di New Orleans, che ha dominato su Rubio con un atletismo e una fisicità sul primo passo squassante. Le gare successive a Cholet e al Palaestra hanno confermato il positivo trend mensanino di 6 vinte e una persa e confermato matematicamente il passaggio alla fase successivo dell’Euroleague. Con i francesi è stata una partita bruttoccia e tirata, in cui la Mens Sana non si è sprecata più di tanto lasciando l’onore e l’onere di deciderla a Lavrinovic, devastante con i suoi 23 punti e 8 rimbalzi, supportato dal solito McCalebb, che per ora è il giocatore con le cifre migliori (15,4 con un sorprendente 41% da tre, che però non inganni, ha tirato finora solo 5 volte!). In casa con i lituani è stata più agevole rispetto all’andata. Gli uomini di Pianigiani hanno dato la scossa alla partita già nel primo quarto per rimanere poi in controllo. Alla fine cinque uomini in doppia cifra e un’altra vittoria confortante. Ora non rimane che lottare per il primo posto, prima con il Fenerbahce che ha il nostro stesso record di vittorie, poi Barcellona dove si dovrà provare a rivincere. La differenza punti maturata nella prima gara con i gialloblu di Istanbul è stata di 13 punti. Non sarà un’impresa facile ribaltarla, i turchi sono tosti e spigolosi, ma con una prestazione sulla falsariga di quella con gli spagnoli è possibile superarli e andare a Barcellona col piglio giusto, e anche al Palau Sant Jordi ci sarà da battagliare. Il gruppo C, quello di Siena, ha i I biancoverdi si affacciano al trittico finale della prima fase di Euroleague con la concreta possibilità di finire in testa E se il vero volto fosse quello di Coppa? EUROLEAGUE 2010-2011 Gruppo C CHOLET BASKET FENERBAHCE ULKER LIETUVOS RYTAS MONTEPASCHI SIENA CIBONA ZAGREB REGAL BARCELLONA 4ª giornata (10.11.10) FENERBAHCE ULKER-MONTEPASCHI SIENA FC BARCELLONA-LIETUVOS RYTAS CIBONA ZAGABRIA-CHOLET BASKET 81-68 69-55 71-84 5ª giornata (18.11.10) CHOLET BASKET-FENERBAHCE ULKER LIETUVOS RYTAS-CIBONA ZAGABRIA MONTEPASCHI SIENA-FC BARCELLONA 82-78 90-62 76-67 RITORNO 6ª giornata (24.11.10) LIETUVOS RYTAS-FENERBAHCE ULKER CHOLET BASKET-MONTEPASCHI SIENA CIBONA ZAGABRIA-FC BARCELLONA 75-81 61-70 75-94 7ª giornata (01.12.10) MONTEPASCHI SIENA-LIETUVOS RYTAS FENERBAHCE ULKER-CIBONA ZAGABRIA FC BARCELLONA-CHOLET BASKET 90-72 100-70 76-62 Classifica: Montepaschi e Fenerbahce 12; Barcellona 10; Cholet 6; Lietuvos 2; Cibona 0. contorni più definiti, infatti già 3 squadre hanno la matematica certezza di avanzare alle Top16, negli altri c’è ancora una lotta accesa. Nel gruppo A l’unico per ora quasi certo è il Maccabi con 6 vinte una perse, dietro c’è il buglione con Zalgiris, Partizan e Khimki, le prime due con 4 vinte e 3 perse, la terza con 3 vinte e 4 perse.Rischia di più il Caja Laboral Vitoria con 2 sole vittorie in 7 incontri: sarebbe un eliminazione clamorosa, visto il rendimento negli ultimi tempi degli spagnoli. Stessa situazione nel gruppo B, con Olympiacos primo con 5 vinte e due perse, e dietro a spingere, tutte con 4 vinte in 7 giocate, Real Madrid, Unicaja e Lottomatica Roma, che stranamente va meglio in coppa che in campionato. Sembrano tagliate fuori dalla competizione il Brose e i belgi di Charleroi. Super incertezza nel girone D, dove per adesso l’unica sicura di non andare alle Top 16 è - udite udite! - il Cska Mosca, che quest’anno ha dato il meglio (il peggio) di se stessa e ha centrato una incredibile eliminazione vincendo una sola partita su 7. I vari Langdon, Siskauskas e Holden dopo anni di trionfi hanno finito la benzina, e sono davvero lontani ormai i tempi di Messina…In testa al girone ci sono Panathinaikos e il sorprendente Union Olimpia, entrambi con 5 vinte e 2 perse, dietro tutte sono ancora in lizza per passare alla fase successiva: Efes con 4 vinte e 3 perse e Milano e Valencia con 3 vinte e 4 perse. • 56 matteotasso basket Campionato, Coppa e... prole imminente, questi i tre 'fronti' stagionali di Andrea Michelori La new entry con la fama di ‘duro’ Andrea Michelori, durante la partita con Biella Che la Montepaschi sia un club vincente lo dice la collezione impressionante di trofei messi in fila negli ultimi otto anni. Che poi casa-Mens Sana sia anche un’isola umanamente felice ce lo conferma la frequenza con la quale la nursery di viale Sclavo va di stagione in stagione a riempirsi: è toccato, nel tempo, un po’ a tutti i giocatori biancoverdi diventare papà (pardon, babbi…e che diamine, parla come mangi!!) da queste parti e la storia si ripeterà a breve con il terzogenito (o la terzogenita) di Rimantas e Tanja Kaukenas, mentre a primavera sarà la volta del primogenito (o la primogenita: confessiamo di non ambire al premio Pulitzer nella categoria…gossip) di Andrea e Ilaria Michelori. Nell’attesa di veder lievitare le iscrizioni al baby parking del PalaEstra, ci concentriamo sull’Andrea Michelori giocatore. Un duro sul parquet, che però si scioglie in un sorriso sincero e solare allorché accenna alla sua futura paternità: “Nascerà nella seconda metà di marzo – racconta felice il centro biancoverde – e tutto il mio, poco, tempo libero in questo momento lo dedico ovviamente a mia moglie. Posso solo dire che sono davvero emozionatissimo dalla situazione che stiamo vivendo in questi mesi”. L’Andrea Michelori in canotta è una new entry in ambito biancoverde. Si è legato ai tricolori a 32 anni compiuti, saranno trentatre il prossimo 20 febbraio, dopo aver fatto il giro d’Italia (Milano, Biella, Cantù, Bologna e Caserta le sue tappe di giocatore professionista) ed aver indossato poco meno di cinquanta volte la divisa Azzurra fra il 2002 ed il 2006. Quando Ferdinando Minucci lo ha chiamato, non ha avuto il minimo dubbio: “Il mio sì alla proposta della Mens Sana è stato veloce – spiega ‘Miche’ –, perché quando ti chiama Siena non devi star lì a pensarci due volte. Ero sotto contratto con Caserta, e reduce da una bellissima stagione, ma potevo uscirne a fine giugno, cosa che puntualmente ho fatto: una scelta compiuta con grande volontà, orgoglio e soddisfazione vista la possibilità che mi si è prospettata di venire a giocare per il club Campione d’Italia, quello più vincente degli ultimi anni nel basket italiano”. Adesso che ne fai parte, ti sei dato una spiegazione a quale sia la differenza tra la Montepaschi ed il resto del panorama italiano? “Soprattutto c’è un’organizzazione che altrove è difficile trovare. Qui vige la legge della professionalità, con un lavoro molto profondo ed attento fin sui minimi dettagli della struttura tecnica e societaria: ho avuto diverse esperienze in giro per l’Italia e posso assicurare che lo staff ampio e dettagliato che può vantare la Montepaschi, con tante specificità diverse tra loro, molti altri clubs se lo sognano. E rispetto a quelle poche società altrettanto strutturate, a Siena la distribuzione di ruoli e compiti fa davvero la differenza” Squadra nuova e, per te, ruolo nuovo. Un compito non facilissimo, considerato che devi sparare tutte le cartucce negli spazi, per forza di cose contenuti, che ti vengono riservati in un pacchetto-lunghi molto variegato… “Non ho giocato moltissimo nelle prime settimane, poi la situazione è leggermente cambiata così come il mio impatto sulle partite. I problemi fisici di Shaun (Stonerook, ndr) mi hanno regalato qualche spazio in più ma al di fuori di questa situazione imprevista è pure la densità di appuntamenti tra campionato e coppa, con due partite a settimana e magari viaggi lunghi e stancanti, a poterti regalare quelle opportunità per le quali lavori duro in allenamento. Io mi sto impegnando al massimo, ho dato e continuerò a dare sempre il cento per cento per riuscire ad interpretare questo ruolo nel migliore dei modi ed a sfruttare le opportunità che mi verranno date”. A proposito, come giudichi il work in progress mensanino di questo scorcio iniziale di stagione? “Rispetto alle scorse annate, nelle quali la Mens Sana partiva con un potenziale già costituito per circa l’ottanta per cento, oggi buona parte delle risorse sono da sviluppare. Il che rende molto importante questo scorcio iniziale di stagione, in cui tanto gli allenamenti quanto le singole partite rappresentano ottime occasioni per crescere e migliorare. Credo siano già evidenti importanti e positivi progressi, anche se a volte alterniamo cose buone a cose meno buone, e di sicuro vittorie di grande spessore come quella in Eurolega contro il Barcellona rappresentano iniezioni di fiducia notevoli per un gruppo nuovo e giovane come il nostro”. Firmeresti per una conferma tricolore in Italia ed una buona avventura in Europa? “Teniamo moltissimo alla riconferma in campionato, che ritengo sia alla nostra portata seppur in presenza di avversarie molto forti. Sarà decisivo arrivare in condizioni psico-fisiche ottimali ai playoff e a quel punto le battaglie saranno durissime: chi vincerà il titolo, difficilmente riuscirà a farlo chiudendo la serie di finale sul quattro a zero. In coppa il discorso è chiaramente più complesso, sia perché ci sono alcune squadre di livello indiscutibilmente superiore, sia perché per fare strada ci vuole anche un pizzico di fortuna nei sorteggi e negli accoppiamenti dei turni successivi alla regular season. Comunque sia, essere avanti in classifica in campionato ed in Eurolega è particolarmente positivo per il morale di tutti noi”. Di tempo libero, già lo hai detto, praticamente non ne hai… “Faccio il giocatore di basket e sono contento di questo. Mia moglie, la famiglia, hanno la priorità su tutto il resto, al massimo riesco ogni tanto ad andare a cena fuori con qualche amico, anche perché qui da voi si mangia veramente bene. Altri hobbies? Mi piace leggere ma quando ti sei allenato o hai giocato due partite a settimana e magari sei reduce da una trasferta lunga e stressante, hai un solo desiderio: andare a dormire e riparlarne il giorno dopo”. • stefanofini basket 57 Mentre gli Under 19 proseguono imbattuti in campionato, tiene banco il crescente interesse intorno alla nuova 'creatura' biancoverde ‘Basket Ball Generation’, l'idea Basket giovanile: un mese, come al solito, pieno di avvenimenti/eventi. Gli Under19 della Montepaschi di coach Giacomo Baioni con la vittoria (81/46) contro Arezzo hanno iniziato il percorso di ritorno del proprio campionato, fase regionale, ancora imbattuti mettendo in mostra nella bella prestazione fornita contro il Pino a Firenze un Ingrosso (24 punti) in evidente crescita e maturazione oltre ai soliti Monaldi e Severini. Un mese che ci ha offerto anche due “lampi fotografici” da prima pagina: il debutto in prima squadra di Diego Monaldi, il giovanissimo playmaker mensanino (1993) di appena 183 cm, che nella somma numerica (2+3) dei minuti di gioco offertigli da coach Simone Pianigiani nelle gare contro Biella e Teramo, non perde tempo a mostrare tecnica, determinazione e coraggio (5 punti). Non ne dubitavamo vedendo come il ragazzo ha sempre risposto nelle partite e nei momenti /gara che contano; aspetto troppe volte trascurato dagli addetti ai lavori ma fondamentale nella valutazione di giovani prospetti. Un basket giovanile che proprio negli ultimi giorni del mese ci ha offerto un’altra bella pagina di sport, non tanto da annoverare nel contesto agonistico quanto in quello della buona politica sportiva: il BBG Play Day. È stato il secondo Play day disputato a Siena; un giorno dedicato alle giocate di tanti bambini, circa ottocento , provenienti da mezza Italia; l’altra metà avrà l’occasione di vivere questo giorno magico offerto dalla macchina organizzativa mensanina in altri momenti ed in altre zone dello stivale. Momenti che hanno una tempificazione ristretta; tanto ristretta che il nostro mensile, in quanto tale, non ha il tempo di riportare in cronaca il successivo Play day che si disputa a Brindisi l’11 dicembre, giorno antecedente la gara di campionato Enel Brindisi-Montepaschi Siena. Per i giovanissimi amanti del basket la macchina organizzativa della Montepaschi denominata “Basket Ball Generation” non è che una grande astronave itinerante guidata da un “ranocchio” tanto grande quanto simpatico e piena di giochi, sogni e campioni. Per il popolo del basket italico è ben altro anche se in molti, soprattutto nel contesto cittadino, non hanno ben capito finalità, scopo ed importanza. Più che una astronave è un veicolo di comunicazione, pertanto astratto, tramite il quale la Mens Sana Basket vuole aprirsi ed accrescere i propri sostenitori ed estimatori, esportando fuori dai confini di Siena, fuori dalla costellazione senese, la propria immagine e di riflesso anche quella dell’Istituto bancario. Ma sarebbe un grande errore limitare il contenuto e l’importanza di questo “progetto” all’aspetto propagandistico che nel contesto complessivo del progetto potrebbe essere addirittura quello secondario. L’ ”astronave” BBG è una macchina fornita di un occhio bi-funzionale: mostra, fa vedere nel suo girovagare per l’Italia quello che è il suo motore organizzativo, la sua immagine e contemporaneamente capta, vede e partecipa a quanto avviene nel basket-out, quello fuori dalle proprie mura cittadine. Avere un contatto così stretto e coinvolgente con altre realtà cestistiche a largo raggio, su un ampio territorio, vuol dire prendere conoscenza diretta delle problematiche, dei mutamenti, delle novità che avvengono in altre realtà tanto lontane. Un aspetto collaborativo che risulta anche di stimolo al movimento ovvero alle stesse società, ai giovani impegnati a diventare veri giocatori, ai tecnici che non devono mai affossarsi nelle proprie idee e nel proprio guscio conoscitivo. Stimolo perché, ci sembra evidente, società, atleti e tecnici si sentono e sono nell’occhio, nell’obbiettivo bi-funzionale della più grande società di pallacanestro italiana, la Mens Sana basket. Il Basket-day, recentemente vissuto a Siena , è una delle tante iniziative facenti parte del progetto “Basket Ball Generation” e se anche questa trova consensi e successo è perché affianca alle capacità intuitive ed organizzative anche la componente storica. Infatti nel contesto del minibasket senese e toscano questo Basketday fa eco al “Torneo Ceccarelli”, storico evento di minibasket organizzato dalla Polisportiva Mens Sana; un eco logicamente molto più amplificato ed importante ma che comunque trova nella tradizione e nel passato la propria origine. Abbiamo detto che uno dei componenti del successo è da ritenersi la capacità organizzativa ed anche questa al pari dell’aspetto storico ha dei nomi e cognomi; noi, al momento fra i tanti, ne vorremmo menzionare e ricordare un paio: Michele Catalani e Mario Flores. Il primo è responsabile organizzativo proprio del Basketday e fa parte dello staff tecnico della Mens Sana Basket dalla stagione 2007/08. Tecnico cresciuto nell’Etruria Pall. Arezzo dove ha iniziato la sua carriera di allenatore alla giovane età di 16 anni. Lo troviamo successivamente istruttore della rappresentativa toscana 1990 vincitrice del Torneo delle Regioni e poi osservatore del Centro Qualificazione Nazionale e collaboratore del settore squadre nazionali per la regione Toscana. Tecnico di qualità con capacità organizzative e buon conoscitore del movimento giovanile nazionale. Il secondo. Mario Flores, è il responsabile tecnico del BBG, è il realizzatore dei corsi di formazione ed aggiornamento per allenatori, iniziativa unica in Italia; quattro meeting tecnici e veri e propri stage formativi. Flores è un tecnico di grande esperienza, cresciuto e formatosi inizialmente in Sardegna, la sua terra, e successivamente a Caserta, nel settore giovanile. Collabora con il settore squadre nazionali e poi è Capo Istruttore del Comitato Nazionale Allenatori. Nel nuovo millennio fa numerose altre esperienze, l’ultima delle quali come dirigente-organizzatore di un progetto per un gruppo di squadra/basket in carrozzina. Tecnico unico nel suo genere, tecnico che ha abbracciato il progetto “Basket Ball Generation” con entusiasmo sin dal suo nascere; il prossimo clinic da lui organizzato con nuovi argomenti e nuovi relatori si terrà proprio a Brindisi dal 10 al 12 dicembre. • Un’immagine della manifestazione 2009 svoltasi a Firenze basket È il figlio di George, capitano del Barcellona Pozzo di Gotto guidato dall'ex coach biancoverde Cesare Pancotto Ryan dà appuntamento alla Mens Sana George Bucci: vi dice niente questo nome? E Ryan Bucci? È il figlio d’arte dell’ex guardia biancoverde degli anni settanta e ottanta. Lo troviamo a Bologna dopo l’ennesima vittoria in trasferta della sua Barcellona Pozzo di Gotto (terza da neopromossa) dove viene accolto da un manto di neve che lo trattiene qualche ora di più, tanto c’è sempre qualche amico da salutare per chi si fa voler bene. Poi lo aspettano i 17 gradi della bella Sicilia e la dolcezza di una bimba e di una moglie, ma resta spazio per una breve chiacchierata su questa stagione che finalmente lo ha lanciato in Legadue, dove sta peraltro tirando col 60% da tre! Ryan quanto è stato difficile il passaggio dalla A Dilettanti alla LegaDue? La differenza si sente, soprattutto a livello fisico. Si gioca contro atleti più potenti, più grossi, più veloci; tecnicamente le differenze sono minime perché il livello della A Dilettanti è comunque buono. Mi sto abituando, ma c’è ancora da imparare. Hai trovato Pancotto, un allenatore con molti anni di serie A ed un passato a Siena dove ha lasciato bellissimi ricordi fra i tifosi della Mens Sana, come ti trovi? Bene! È un allenatore che ha grande passione, dà molta carica e sa trasmettere un forte senso di fiducia in noi stessi: un professionista nel vero senso della parola. Sebbene il minutaggio sia molto distribuito fra il roster, Pancotto ti mette sempre in quintetto base, ti aiuta questo? Sai quest’anno mi hanno dato certe responsabilità, sono il capitano di questa squadra, una cosa positiva. Sei al fianco di un playmaker come Jo Crispin che tira e segna tanto, anche 15 tentativi da 3 in una partita, che effetto fa? È una cosa particolare, è vero. A volte capita che vai su e giù per il campo senza toccare palla, ma devo dire che non ho mai visto un play con un tiro così, ci stiamo adeguando tutti perché nella nostra squadra funziona, vinciamo e i risultati gli danno ragione, non ci sono problemi. Pensi che la LegaDue possa aiutare giovani talenti italiani ad andare verso la nazionale? Certo. Per esempio da noi c’è Matteo Da Ros che ha appena compiuto 21 anni e ti posso garantire che gioca (16.7 minuti a partita, n.d.r) e molto bene. Dovrai calcare campi come Venezia, Udine e Reggio Emilia dove tuo padre ha giocato partite indimenticabili, ha un significato particolare per te? Sì e no. Mi spiego meglio: fa piacere giocare dove mio papà ha giocato grandi partite, ho seguito la sua carriera. Ora comunque ho costruito sui miei passi ed è passato del tempo… Dove vuole arrivare Barcellona Pozzo di Gotto? Hanno un programma per arrivare in serie A in due anni, vedremo se ci riusciremo. Questo è Ryan, trent’anni il prossimo 18 gennaio, ragazzo sincero, figlio del capocannoniere di tutti i tempi della Mens Sana. E allora la domanda viene spontanea: riusciremo a vedere Montepaschi-Barcellona Pozzo di Gotto nella massima serie? a cura di Rudi Simonelli 5ªgiornata BENNET CANTÙ MONTEPASCHI SIENA 72- 7 5 6ªgiornata MONTEPASCHI SIENA ANGELICO BIELLA 101 -81 7ªgiornata BANCA TERCAS TERAMO MONTEPASCHI SIENA 57- 9 3 8ªgiornata MONTEPASCHI SIENA ARMANI JEANS MILANO Classifica: MONTEPASCHI SIENA ARMANI JEANS MILANO CIMBERIO VARESE BENNET CANTU’ VANOLI BRAGA CREMONA SCAVOLINI SIVIGLIA PESARO FABI SHOES MONTEGRANARO CANADIAN SOLAR BOLOGNA DINAMO SASSARI ANGELICO BIELLA BENETTON TREVISO AIR AVELLINO LOTTOMATICA ROMA PEPSI CASERTA ENEL BRINDISI BANCA TERCAS TERAMO 9 9 -67 14 12 12 10 10 10 8 8 8 8 8 6 4 4 4 2 59 60 giuliaparri sport per tutti Intervista a Martina Rosi, la giocatrice ex Costone tesserata per la Trieste nel torneo di basket Uisp Una pennellata di rosa al campionato Amatori Chissà quanti di voi l si sarebbero “stropicciati gli occhi” ad assistere alle ultime quattro partite giocate dalla Polisportva Trieste…. Chissà in quanti lo hanno realmente fatto, ignari della curiosa novità che ha destato quel certo scalpore, in senso buono, tra gli spogliatoi delle società che partecipano al Campionato Uisp Amatori di Basket. L’esordio di un nuovo tesserato, ecco svelato il dilemma,. E voi direte: cosa c’è di così strano? Niente, se non fosse che si tratta di… una giocatrice! Sì signori, il gentil sesso non ha più timori reverenziali nel rapportarsi agli uomini, e questo ce lo può ben dire e affermare Martina Rosi, la “coraggiosa” play-guardia, che dopo un lungo periodo di inattività ha deciso di calcare di nuovo il parquet in questa nuova e singolare esperienza tra gli Amatori. Come ti è balenata in testa questa idea? Coraggio e spericolatezza, possiamo dire che non ti mancano… “Premetto che il mondo della pallacanestro è sempre stato il mio habitat naturale. Sul parquet mi sono sempre sentita a casa mia e non importava cosa ci fosse intorno, uomini o donne, c’erano solo giocatori. Quando venni a sapere che Duccio Petreni era l’allenatore della Trieste, visto che era stato il mio coach nelle giovanili del Costone e pure in serie A2, mi venne spontaneo chiedergli se potevo allenarmi con loro. È ovvio che non è una cosa che si vede tutti i giorni, ma se c’è la passione il resto passa in secondo piano!” Tanto amore per la palla a spicchi. Ecco la molla che l’ha fatta decidere e pur di giocare, valeva la pena misurarsi anche con i ragazzi. Cresciuta nelle fila del Costone Femminile, dove ha disputato tutte le giovanili fino all’ arrivo in prima squadra, la ragazza ha avuto riconoscimenti importanti, come la convocazione per ben due volte nell’ All Star Game Femminile della Toscana, e la scelta per le selezioni regionali, per poi interrompere la carriera in conseguenza di un grave infortunio. “La mia carriera cestistica ha inizio nel ‘98 nel minibasket del Costone – ci racconta – e posso dire di essermi tolta molte soddisfazioni, le maggiori con il resto della squadra, arrivando anche all’ambito traguardo della fase dell’interzona. Il culmine l’ho raggiunto vestendo la maglia della prima squadra in A2, poi tra problemi fisici e motivi personali è arrivata la sofferta decisione di smettere di giocare.” Un debutto positivo il suo, aldilà dei punti segnati, a dimostrazione che può ben figurare in questo contesto. “Sarò sincera – sorride –, misurarmi con i maschi non è mai stato un problema, fin da piccola ero sempre l’unica bimba in mezzo a tanti e vivaci cittini. Ovviamente quando c’era da giocare a calcio ero fissa in porta. Inoltre ho frequentato il Sarrocchi facendo elettronica, e pure lì ero l’unica ragazza in un ambiente in cui di donne non se ne vedevano molte in giro. Mi era ricapitato di giocare contro i ragazzi e non ho mai trovato troppe difficoltà. Dopotutto dove non riesco ad arrivare col fisico cerco di arrivarci con la tecnica, e se c’è da dare qualche ‘colpo basso’… non mi faccio problemi!”. Molto emozionata è apparsa all’esordio con la maglia della Trieste. “Il primo pallone che ho toccato è finito in tribuna, per me non era solo il debutto in squadra, ma il ritorno al basket. Provavo un turbinio di emozioni diverse, ero tesa ma al tempo stesso felicissima di aver finalmente staccato le scarpette dal chiodo. Dopo il primo pallone perso è arrivato però il primo canestro e da lì ho rotto il ghiaccio”. Voci raccolte dagli avversari di turno ci raccontano di una giocatrice molto brava tecnicamente. “Beh, sì, mi sono resa conto di poter stare tranquillamente in campo senza demeritare e credo che questo lo abbiano visto pure i miei avversari”. Ma come vivono i tuoi compagni di spogliatoio la presenza di una rappresentanza femminile? “Sarà che ci conosciamo quasi tutti da una vita, sarà che qualcuno mi ha vista nascere, altri sono cresciuti con me o mi hanno cresciuta. Però non vedo alcun imbarazzo o sfiducia nei miei confronti. Mi hanno fin da subito accolta come un nuovo giocatore, senza stare a guardare se fossi una donna o un uomo..Tanto vi assicuro che in allenamento volano ugualmente le ‘mazzolate’!!”. Sei consapevole che la tua new en- try potrebbe causare degli squilibri nell’approccio delle squadre che incontrano la Trieste? “Immagino che vedere una ragazza nella squadra avversaria può mettere in imbarazzo chi ci gioca contro, anche solo il dovermi difendere o dover fare attenzione a dove poggiare le mani… Ma io non mi faccio nessun problema, perciò se sono gli altri ad essere in difficoltà... beh peggio per loro. Iio cerco di giocarmela alla pari con tutti! e se capita un contatto è solo ed esclusivamente per dinamiche di gioco, non c’è mai malizia....almeno spero!!!” Concludiamo chiedendoti cosa è per te il basket? “Il basket per me oltre a essere una grande passione, è uno dei primi grandi amori. Forse l’unico che non mi farà mai le corna (il che non è poco). E’ una valvola di sfogo, il momento della giornata in cui libero la mente e mi posso scatenare al Palazzetto inveendo contro Cantù (da questo intuiamo la sua fede mensanina n.d.r.) e contro gli arbitri, cosa che purtroppo in partita non mi è concesso!” E cosa ne pensi dell’emancipazione femminile? “Credo che per una persona come me il concetto di emancipazione non abbia alcun significato. Se posso giocarmela alla pari in un campionato di uomini, non vedo perché nella vita non possa essere lo stesso. Tutto dipende dalle capacità dei singoli e non dal loro sesso.” Non possiamo che essere d’accordo. Nello sport non importa il colore della pelle, la razza, l’età o il sesso. Nello sport conta la magia di divertirsi, perché come ci suggerisce anche lo slogan della UISP, lo sport è sport per tutti. • Sotto, Martina in campo sta per prendere uno sfondamento