Il contratto tipico ed atipico nel diritto inglese ed i

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Il contratto tipico ed atipico nel diritto inglese ed i
Il contratto tipico ed atipico nel diritto inglese ed i metodi di integrazione.
AMEDEO ROSBOCH
29/05/2009
Sommario:
1. Tipicità nel diritto inglese ed integrazione dei contratti attraverso la disciplina degli implied terms - 2. Gli Implied
terms - 3. Gli Implied Terms in fact - 4. Gli Implied terms in law - 5. Gli Implied terms by custom.
1. Tipicità nel diritto inglese ed integrazione dei contratti attraverso la disciplina degli
implied terms.
L’azione di assumpsit ebbe origine dall’applicazione analogica, che le Corti iniziarono ad praticare costantemente
dell’action on the case, nel corso del XVI sec[1]. In forza di tale estensione analogica, le Corti concessero tutela
anche a chi aveva subito un danno a seguito di una non corretta condotta contrattuale della controparte[2].
Fu così concesso il writ on trespass on the case in assumpsit, con cui l’attore sosteneva che il convenuto si era
assunto un obbligo e, non avendovi adempiuto, gli aveva causato un danno[3].
L’assumpsit divenne un’azione generale per il caso d’inadempimento a seguito del noto Slade’s Case[4] che stabilì
esservi “La presunzione che ogni contratto porta in sé un assumpsit, poiché, se uno accetta di pagare una somma di
denaro o di consegnare una cosa, per ciò stesso si impegna rispettivamente al pagamento o alla consegna”[5].
L’action of assumpsit diventò, così, il solo rimedio a tutela delle posizioni contrattuali[6].
L’origine dell’azione a tutela del contratto è, quindi, un’applicazione analogica dell’azione di trespass, ovvero, di
un’azione extracontrattuale di carattere generale.
La tutela delle pretese contrattuali delle parti, nel diritto inglese, non è legata alla tutela di singoli contratti, ma è una
tutela generale applicabile ai contratti[7].
Tale genesi storica può forse rappresentare un utile strumento per comprendere meglio perché i giuristi inglesi non
hanno elaborato i “tipi contrattuali”, così come è avvenuto negli ordinamenti continentali i quali derivano il loro
sistema contrattuale direttamente dal sistema romano costruito su una rigida tipicità.
Allo stesso tempo, l’ampia adattabilità dell’azione di assumpsit ha reso superfluo elaborare la categoria del contratto
innominato, in quanto automaticamente anche i contratti “non tipici” trovavano tutela[8].
A ciò si aggiunga che l’elaborazione della nozione di consideration, essenzialmente basata sull’idea di scambio,
d’onerosità e di corrispettività, ha posto minori ostacoli al recepimento di schemi atipici di quanto possa avere
influito nel nostro ordinamento la nozione di causa, che spesso è stata fraintesa con la nozione di tipo.
Nel diritto inglese, come ha osservato Gorla, tutti i contratti si presenteranno “senza tipo”, come promesse
richiedenti e causanti un sacrifcio.[9]
Successivamente, tuttavia, la stabilizzazione degli implied terms, espressione traducibile come “clausole implicite”, ha
dato luogo ad un’articolata disciplina dei vari tipi contrattuali[10].
Si può, quindi, riprendere la felice formula coniata da David, secondo cui il common law inglese “ne connait pas en
principe des contrats nommes: c’est un droit du contrat, non des contrats”[11].
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Talvolta, l’uso ripetuto di implied terms da parte delle Corti ha suggerito al legislatore di rendere comprensibili tali
clausole nella regolamentazione legislativa dei contratti. Così è avvenuto nel caso della vendita[12], dell’assicurazione
marittima[13], del trasporto di beni via mare[14], del trasporto aereo[15], del trasporto via terra[16], del trasporto per
ferrovia[17].
2. Gli Implied terms
Le norme dispositive dei contratti speciali nel diritto inglese sono, dunque, espresse sotto forma di implied terms o
conditions.
Sotto questo profilo, in via generale si può osservare che all’interno dello stesso diritto inglese non si pone
un’esigenza di qualificazione in quanto gli implied terms hanno caratteristiche più generali, sono, cioè, regole di
“senso comune” applicabili ad una pluralità di “tipi” contrattuali.
L’interprete inglese osserva il fatto contrattuale, la prestazione dedotta in contratto, e colma la lacuna applicando un
implied term deducibile in via del tutto logica[18].
In via tendenziale, dunque, si può affermare che non vi è il problema di qualificare astrattamente l’operazione, per
poi applicare la relativa disciplina sostanziale ed integrativa.
L’assenza di un articolato sistema di tipi è, poi, vista come un rafforzamento della libertà contrattuale delle parti, che
sarebbero “perfettamente libere di modellare l’accordo come più loro aggrada, prevedendo o omettendo di
prevedere.”[19].
Un ulteriore riflesso, che l’assenza di un sistema di tipi contrattuali genera, è la maggiore analiticità dei testi
contrattuali inglesi.
Infatti, se l’integrazione del contratto avviene a livello di tipo, le parti sono incentivate ad utilizzare la disciplina
predisposta dal legislatore e ad inserire in contratto solo le particolarità oggetto del loro interesse o quelle pattuizioni
che derogano alle norme dispositive costituenti il tipo di riferimento.
Nel diritto inglese, tale background normativo si è visto non essere sempre presente e, se da un lato ciò è percepito
come una caratteristica della libertà delle parti di determinare il contenuto dell’operazione, dall’altro lato le parti
hanno l’onere di regolamentare maggiormente il contenuto del contratto.
Le fonti integrative, costituite dagli implied terms, infatti, sono meno ovvie e di facile reperibilità e, di conseguenza,
le parti avranno interesse a prevedere tutti i possibili casi di inadempimento, o di risoluzione o le modalità di
adempimento, e quant’altro, per non rischiare che una Corte interpreti a svantaggio di una parte il testo contrattuale.
Il contratto, non potendo operare un riferimento alla disciplina del tipo corrispondente, conterrà tutta una serie di
regole volte a disciplinare il contenuto dell’accordo e a prevenire l’applicazione degli implied terms.
Questi ultimi sono comunemente raggruppati in tre categorie: 1) Implied in fact; 2) Implied in law; 3) Implied by
custom or usage[20].
3. Gli Implied Terms in fact.
Gli Implied terms in fact sono clausole inserite dalle Corti quando esse ritengono che alcune clausole sono così
evidenti e logiche che le parti stesse le avrebbero inserite nel contratto. Si tratta, quindi, di clausole sottintese e del
tutto ovvie: clausole che le parti debbono avere inteso includere perché “it was so obvious that it goes without saying
so that, if an “officious bystander” were to suggest its inclusion as an express term, they would immediately accept
the suggestion”[21].
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Nel caso Shirlaw vs. Southern Founders (1926) Limited[22], le Southern Foundries erano state fondate al fine di
produrre acciaio.
Come “director” era stato assunto Mr. Shirlaw. Peraltro, le fonderie avevano assegnato a Mr. Shirlaw le mansioni di
“managing director” con il diritto di fare parte del board della società.
In forza di tale accordo con le fonderie Southern, Mr. Shirlaw era stato assunto per un periodo di dieci anni.
Nell’accordo di assunzione erano specificate le sue mansioni ed il trattamento retributivo, obblighi di non
concorrenza, ed altre clausole connesse allo svolgimento del rapporto.
Dopo alcuni anni, le azioni della Southern Foundries venivano rilevate da una nuova società, la Federate Foundries.
Nell’atto di acquisto, le Federate Foundries si riservavano il potere di nominare nuovi “directors”. Dopo pochi mesi,
in forza di tale riserva, Mr. Shirlaw fu sostituito da nuovi direttori designati dagli acquirenti.
Mr. Shirlaw impugnò la risoluzione del contratto e, tra le altre cose, sostenne che era implicito che se il contatto di
assunzione quale “director” era valido per il periodo di dieci anni, di conseguenza era “implied” che non potesse
essere rimosso dalla qualifica di “managing director” per lo stesso periodo.
La Corte stabilì che i nuovi proprietari erano vincolati al vecchio contratto e, per conseguenza, non potevano
legalmente rimuovere dalla posizione di “director” Mr. Shirlaw.
Mac Kinnon L.J. osserva (reads): “I Think that Humphreys J. was right in holding that it was, for, as by he contract
and then existing articles, the company had no right to remove Mr. Shirlaw from being a director during the ten
years, I think it was an implied term that they would not by any alteration of the articles create such a right and
exercise it during that period“[23].
Sul punto specifico Mac Kinnon L.J. osserva (reads): “Applying that in this case, I ask myself what would have
happened if, when this contract had been drafted and was awaiting signature, a third party reading the draft had said:
“Would it not be well to put in a provision that the company shall not exercise or create any right to remove Mr.
Shirlaw from his directorship, and he have no right to resign his directorship? I am satisfied that they would both
have assented to this as implied already, and agreed to its expression for greater certainty.”[24].
Le Corti hanno ritenuto potersi dedurre implied terms in fact al fine di attribuire “business efficacy” ad un
contratto[25].
Lord Wright ha descritto tali terms “of which it can be predicated that “it goes without saying” some term not
expressed but necessary to give the transaction such business efficacy as the parties must have intended”[26].
Oppure, ancora, quando vi è una situazione di “necessity” in forza del quale l’accordo senza il termine implicito non
avrebbe senso e le parti non lo hanno esplicitato perché era ovvio che fosse inteso. Ad esempio, nel caso Hughes vs.
Greenwich[27] un professore fu assunto nell’anno 1958 come direttore di una scuola ed il contratto di assunzione
prevedeva la possibilità di utilizzare una casa di proprietà della stessa, quale propria abitazione.
Nel 1988, allorché il direttore decise di andare in pensione, invocando la sections 79 dell’Housing Act 1985, richiese
di fare valere il “right to buy” the house, sostenendo di essere un secure tenant e che, pertanto, gli spettava tale
diritto. La scuola si oppose sostenendo che la casa era occupata “for the better performance of his duties” e perciò
“the tenancy was therefore not a secure tenancy” con conseguente non attribuzione del “right to buy the house”.
Tale circostanza era una clausola implicita del contratto, che non era stata inserita nel contratto in quanto evidente ad
entrambe le parti. Tuttavia, la Corte ha osservato che se era vero che occupare la casa era strumento utile “for the
better performance of his duties”, non si poteva dedurre come implied term che i duties potevano essere adempiuti
occupando necessariamente la casa e che Mr. Hughes non poteva essere un buon Headmaster dimorando in un'altra
abitazione.
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Lord Lowri L.J. osserva (reads): “Terms will be implied not in order to make for the parties a contract which the
courts considers fair, but only to make effective the contract which the parties have made for themselves”. Ed
ancora: “When the occupation is required only for the “better performance of his duties”, then an express term is
needed; there is no basis upon which a term can be implied.”[28].
In conclusione, non tutte le circostanze evidenti alle parti e logiche conseguenze di quanto pattuito debbono essere
implicitamente inserite nel contratto, ma solo quelle che hanno una stretta necessità e senza le quali il contratto non
avrebbe ragione o efficacia.
Sul punto, però, giova dare atto dell’esistenza di due orientamenti in seno alla giurisprudenza inglese.
Un primo orientamento considera che per ritenere un term implicito, quest’ultimo deve esser necessario, nel senso
che il contratto non avrebbe senso senza di esso, in secondo luogo, il term deve essere stato omesso dalle parti
perché ovvio e, quindi, non abbisognevole di essere esplicitato[29]. In tale senso, “if it can be established, as a matter
of fact, that both parties regarded the term as obvious and would have accepted it, had it been put to them at the
time of contracting, that should suffice to support the implication of the term in fact; for the purpose of such an
implication is simply to give effect to the intention of the parties[30]”.
Una seconda opinione, invece, ritiene che sia sufficiente soddisfare o l’una o l’altra condizione e non entrambe, in
questi termini: “a term will be implied only where it is necessary in a business sense to give efficacy to a contract or
where the term is one which the parties must obviously have intended[31]”.
Tuttavia, tale seconda impostazione presta il fianco a maggiori critiche, in quanto vi potrebbe essere il dissenso di
una parte, nonostante il contratto abbia necessità del term per ricevere business efficacy.
Così come le parti potrebbero implicitamente escludere che il contratto sia integrabile da implied term in fact
predisponendo un contratto altamente dettagliato e, quindi, sottintendendo la volontà negativa ad ulteriori
integrazioni.
4. Gli Implied terms in law
Gli implied terms in law, invece, si riferiscono alla disciplina statutaria, agli obblighi contrattuali previsti nell’eventuale
produzione normativa di diritto positivo.
I terms implied in law si trovano negli statutes che disciplinano gli specific contracts: esempio ne sono gli articoli 12
to 15 of the Sale of Goods Act 1979.
Oppure, ancora, sono inseriti nel contratto in esecuzione di doveri dedotti dalle regole generali del contratto. Si pensi
al caso Hivac Ltd vs. Park Royal Scientific Instruments Ltd. and Others[32]. In tale caso, la Hivac Ltd., azienda
produttrice di valvole per persone con problemi di udito, aveva assunto alle proprie dipendenze Mr. Davies e sua
moglie Mrs. Davies in qualità di ingegneri di produzione. Sia Mr. Davies che Mrs. Davies, in ragione del loro ufficio,
avevano accesso ad informazioni confidenziali inerenti il metodo di produzione delle valvole.
Tuttavia, nel proprio “tempo libero” i coniugi Davies si erano impegnati a lavorare per un’altra società concorrente,
la Royal Park Scientific Instruments Ltd.
Dopo alcuni tempi, la Hivac Ltd. scoprì che proprio la Royal Park Scientific Instruments aveva iniziato la produzione
di valvole simili a quelle da lei prodotte. Nel contempo, venne a scoprire che i coniugi Davies, unitamente ad altri
dipendenti, da loro convinti, prestavano nel proprio tempo libero attività di lavoro retribuita a favore della Royal
Park Scientific Instruments Ltd.
La Hivac Ltd. agì in giudizio nei confronti dei Davies e degli altri dipendenti, deducendo la violazione delle
obbligazioni nascenti dal contratto di lavoro, nonché della Royal Park Scientiic Instruments Ltd. per concorrenza
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sleale.
I coniugi si opposero ed in primo grado prevalsero, in quanto il giudice Cohen J. statuì che ”in the absence of
express stipulation in their contracts of employment as to the use of their spare time he could not restrain the
plaintiff company’s employees from working in their spare time for a trade rival, unless it were shown that they were
in possession of confidential information”[33].
La Hivac Ltd appellò innanzi alla Chancery Division che accolse l’appello, sostenendo che nel contratto era implicito
un duty of fidelity soprattutto, da parte di chi aveva posizioni di responsabilità quali i coniugi Davies.
Lord Greene M.R. sostiene (reads) “I can very well understand that the obligation of fidelity, which is an implied
term of the contract, may extend very much further in the case of one class of employee than it does in others”[34].
Ed ancora Morton L.J. sostiene (reads) “It is clear that the five employees in question have not broken any express
term of their contract of employment. It was not provided in their contract, for instance, that they should give their
time exclusively to the work of the plaintiff company. What implied term, if any, has been broken? (…), but I do say
that in my view the obligation of fidelity subsists so long as the contract of service subsists, and even in his spare
time an employee does owe that obligation of fidelity”[35].
Appare ovvio, sul punto, il parallelismo con la clausola generale di buona fede contenuta nell’art. 1375 c.c., in cui
stabilisce che le parti, nell’esecuzione del contratto, sono sempre tenute alla buona fede reciproca.
Le Corti, comunque, si rendono conto che l’imposizione di legal duties sotto forma di terms implied in law potrebbe
minare il sacro principio della freedom of contract.
Come i terms implied in facts discendono implicitamente dalla volontà dei contraenti al fine di conferire business
efficacy al contratto in caso di “necessity”, così, in caso di implied terms in law, il legal duty deve risultare necessario
ad attribuire efficacia ad un diritto.
Nel caso Scally and Others vs. Southern Health and Social Services[36], in base al contratto di lavoro tra Southern
Health ed i suoi dipendenti medici, coloro che erano stati assunti dopo il 1974 potevano godere di alcuni benefici
previdenziali compiendo taluni adempimenti entro un certo termine. Trascorso tale termine, il diritto ai benefici
poteva ancora essere realizzato, ma a condizioni più sfavorevoli. Alcuni medici, che non erano venuti a conoscenza
di questa possibilità, ricorsero al giudice lamentando che il datore di lavoro non li aveva informati di tale vantaggio e,
quindi, invocavano la sussistenza di un inadempimento contrattuale, poiché ”there was an implied obligation on the
employer to take reasonable steps to publicise that term”[37].
Lord Bridge of Harwich sostiene (reads) ”Will the law then imply a term in the contract of employment imposing
such a obligation on the employer? The implication cannot, of course, be justified as necessary to give business
efficacy to the contract of employment as a whole. I think there is force in the submission that, since the employee’s
entitlement to enhance his pension rights by the purchase of added years is of no effect unless he is aware of it and
since he cannot be expected to become aware of it unless it is drawn to his attention, it is necessary to imply an
obligation on the employer to bring it to his attention to render efficacious the very benefit which the contractual
right to purchase added years was intended to confer”.[38]
La differenza con i terms implied in fact sta nel fatto che questi ultimi sono inseriti nel contratto in quanto
conseguenze di fatto del tutto ovvie, che le parti conoscevano e che non hanno esplicitato, mentre i terms implied in
law non sempre sono conseguenze logiche, ma spesso sono scelte contenute negli statutes. I terms implied in law
possono, poi, riferirsi a casi recentemente decisi: la fonte del term non è, quindi, propriamente, in questo caso, una
fonte di diritto positivo, ma una sentenza[39].
Infine, ulteriore profilo della disciplina dei terms implied in law è che le parti possono neutralizzare l’eventuale
applicazione di tali clausole implicite con una previsione contrattuale di segno opposto, sempre che non si violi un
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principio inderogabile.
Gli implied terms in law si avvicinano molto alla modalità di integrazione dei paesi tipiche dei paesi di civil law e, in
particolare, del sistema italiano, che trova significativa espressione nell’art. 1374 c.c.. L’elaborazione di implied terms
in law consente a regole positivamente stabilite di costituire un set di regole idoneo a colmare le eventuali lacune
contrattuali. Riferendosi ai contratti inglesi, quale ad esempio the sale of goods la cui disciplina positiva prevede tutta
una serie di implied terms è possibile affermare che il sistema di integrazione opera in modo analogo al nostro
ordinamento.
Si ricordi, però, che tendenzialmente il principio della libertà contrattuale e, in particolare, il principio secondo cui le
parti debbono essere libere di determinare il contenuto del contratto è più radicato nei paesi di common law. Il
rischio di vedere abbandonata la determinazione del regolamento contrattuale a fonti eteronome ed esterne alla libera
contrattazione, spinge le parti a prevedere maggiori eventualità ed a redigere un numero superiore di clausole rispetto
a quanto accada in Italia e, in generale, nei paesi di civil law.
Nella cultura giuridica di civl law l’elaborazione di un sistema articolato, maturo e meditato di tipi contrattuali, porta
in fondo le parti ad avere ben chiara la disciplina di riferimento del rapporto negoziale.
Le parti, quindi, si accordano sugli elementi essenziali e si limitano a fissare le deroghe alla disciplina legislativa che
interverrà successivamente ad integrare il contratto.
In Inghilterra, viceversa, le parti assumono che sia la contrattazione il fulcro del loro rapporto e la sede della
relazione negoziale e, quindi disciplinano nel contratto una numerosa serie di profili, cercando di evitare quanto più
possibile il meccanismo integrativo che potrebbe intervenire nell’ipotesi in cui il testo si riveli incompleto.
La lacuna contrattuale, nel nostro ordinamento è maggiormente tollerata, in quanto il tipo contrattuale svolge, in
questo senso, una funzione di maggiore chiarezza. Nel sistema inglese, viceversa, si assiste alla diffusa tendenza ad
evitare la lacuna, non solo perchè è meno nota la disciplina degli implied terms, ma anche perché si vuole impedire
che questi vadano ad incidere su una regolamentazione che è e deve, comunque, rimanere un affare tra privati.
Il primato della volontà nella formazione del contratto ha influenzato lo sviluppo della disciplina degli implied terms:
infatti, come si è visto soprattutto con riguardo agli implied terms in fact, si tratta di clausole deducibili in modo
implicito dalla volontà degli stessi contraenti.
5. Gli Implied terms by custom
Per quanto riguarda gli implied terms by custom, le Corti ritengono che i contratti in via implicita richiamino gli usi
comunemente e pacificamente seguiti, sempre che le parti non li abbiano intesi derogare con una previsione di segno
contrario, inserita espressamente tra le clausole contrattuali.
Tali terms integrano il contratto scritto, ma non possono derogarvi, come, invece, potrebbe avvenire nel caso di un
term implied by law. Si tratta di fonti integrative secondarie. Tuttavia, può accadere che taluni contratti rinviino
espressamente agli usi o costumi, soprattutto nel caso di contratti commerciali. Se non vi sono previsioni contrarie,
gli usages o i customs possono integrare il contenuto di un contratto, obbligando le parti.
Per esempio, nel caso British Crane Hire Corp. Ltd. vs. Ipswich Plant Hire Ltd.[40], la vicenda verteva su un
contratto di affitto di una gru meccanica concluso oralmente. L’attore aveva consegnato la gru, che era stata presa in
consegna dal convenuto. Susseguentemente, l’attore aveva inviato un documento contenente le condizioni
contrattuali, che prevedevano il reciproco regime di responsabilità.
Il contratto, seppur ricevuto dal destinatario della proposta, non fu mai firmato e rispedito all’attore.
Durante l’uso, la gru affondò nel terreno in due occasioni la seconda delle quali nella melma di talché se ne rese
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impossibile la restituzione in termini.
L’attore agì per ottenere la restituzione della gru ed il risarcimento del danno, mente il convenuto o defendant
sosteneva che la gru avesse dei difetti e che l’affondamento non era a sé imputabile: ne conseguiva che nulla era
dovuto a titolo di responsabilità aquiliana ed anzi, sarebbe stato lo stesso attore a dover rifondere il danno
contrattuale derivato dal malfunzionamento della gru.
In replica, l’attore sostenne che vi era una clausola esplicita di esonero di responsabilità per tale evenienza con
conseguente assunzione di responsabilità da parte dell’utilizzatore. Tuttavia, come si è visto, il contratto non era mai
stato sottoscritto.
La Corte ritenne che, fino a prova contraria, è uso contrattuale che il bene affittato debba essere restituito in termini
e che in tale caso era implicito che la responsabilità ricadesse sull’utilizzatore, salvo, naturalmente, prova contraria.
Non ogni custom può essere implied nel contratto: infatti, il custom o lo usage deve essere “reasonable”, “for
example, a custom allowing an agent to sell his own goods to his principal is unreasonable as it is in conflict with his
duty to the principal to buy as cheaply as possible”[41].
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[1] SIMPSON, A History of the Common Law of Contract, The Rise of the Action of Assumpsit, Oxford, 1975.
[2] SIMPSON, op. cit., p. 203, nel descrivere l’origine dell’action of assumpsit riporta numerosi casi, riscontrabili intorno al XIV sec., di action on the case
concessi a seguito dell’inadempimento di un dovere: ad esempio, l’azione concessa contro un medico che doveva curare un dito ad un malato; o ancora,
l’azione concessa a seguito della mancata riparazione di una diga, e molti altri ancora.
[3] SIMPSON, op. cit., p. 215, sostiene che l’assumpsit si riferisce alle seguenti ipotesi: 1) il convenuto in giudizio ha assunto un obbligo che lo rende
“strictly responsible”; 2) il convenuto in giudizio ha assunto un obbligo che lo rende responsabile, ma non “strictly responsible”: è l’ipotesi descritta nel
noto Marshal’s Case, in cui un contadino avendo un cavallo ammalato, si recò dal maniscalco il quale rispose che anche lui av eva un cavallo che soffriva
degli stessi sintomi e che lo aveva curato con una certa medicina. Il contadino tornò a casa e somministrò la stessa medicina al proprio cavallo che, però,
morì dopo poco. È evidente come in tale caso la assunzione di un obbligo sia più sfumata ed incerta; 3) il convenuto in giudizio è responsabile non per
avere espressamente assunto un obbligo, ma a seguito del fatto di avere preso presso di sé in custodia, o sotto il proprio co ntrollo, qualcosa o qualcuno, il
c.d. Manucepit.
[4] Morgan vs. Slade, o più comunemente, Slade’s Case, Court of Exchequer Chamber 1602, 4 Co. Rep. 92 a., Yelv. 20.
[5] La dottrina inglese prevalente, (si veda per tutti SIMPSON, op. cit, p. 297), considera lo Slade’s Case come paradigma de l riconoscimento delle pretese
contrattuali; peraltro, vi è chi ha sostenuto che lo Slade’s Case sia un caso irrilevante ed eccessivamente enfatizzato: così BAKER, New Light on Slade’s
Case, in Cambridge Law Journal, 1971, vol. 51, p. 236.
[6] SIMPSON, op. cit., p. 299, osserva che ne rimasero esclusi, poiché forniti di altra specifica tutela, i bailments.
[7] In generale, si veda GORDLEY, voce “Contract in Pre-Commercial Societies and in Western History”, in International Encyclopedia of Comparative
Law, Vol. VII, ch. 2, Tubingen, 1997, pp. 3-51, e, in particolare, p. 27.
[8] GORLA, Il contratto, cit., Vol. I, Milano, 1955, p. 352.
[9] GORLA, op. ult. cit., p. 355.
[10] FERRERI, Il giudice italiano e l’interpretazione del contratto internazionale, Padova, 2000, p. 400.
[11] DAVID, Les contrats en droit anglais, Paris, 1973, p. 316.
[12] 1979, Sale of Goods Act.
[13] 1909, Marine Insurance (Gambling Policies) Act.
[14] Carriage of Goods by Sea Act 1924, Carriage of Goods by Sea Act 1971 and Carriage of Goods by Sea Act 1992.
[15] Carriage by Air Act, 1961.
[16] Carriage of Goods by Road Act, 1965.
[17] Carriage by Railway Act, 1972.
[18] Tale affermazione è soprattutto vera rispetto agli implied term in fact, come infra si vedrà.
[19] FERRERI, op. ult. cit., p. 407.
[20] GUEST, Implied Terms, in Chitty on Contracts, 28° edition, Vol. 1, London, 1999, pp. 643-659.
[21] TREITEL, English Private Law, Vol. II, Edited by P. BIRKS, Oxford, 2000, p. 40.
[22] Shirlaw vs. Southern Foundries (1926) Limited, [1939] 2 KB 206, 227.
[23] “Io penso che il Giudice Humpreys fosse nel giusto quando sosteneva l’opinione che la società non avesse il diritto di rimuovere Mr. Shirlaw dal posto
di direttore per dieci anni, come peraltro risulta dal contratto e dalle clausole in esso contenute; io penso che vi fosse una clausola implicita in forza della
quale era inteso che tale diritto non era stato costituito e comunque non fosse esercitabile durante tale periodo”.
[24] “Nell’affrontare tale questione in questo caso, io mi domando che cosa sarebbe accaduto se, quando questo contratto fu redatto e fosse in attesa di
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essere sottoscritto dalle parti, una terza parte, leggendo le clausole, avesse detto: non sarebbe utile scrivere in una clausola che la società non può esercitare o
fruire di nessun diritto per rimuovere Mr. Shirlaw dal suo posto di direttore e che parallelamente quest’ultimo non abbia il diritto di dimettersi? Io sono
appagato che entrambe le parti siano già state implicitamente d’accordo ad esprimerlo ai fini di una maggiore chiarezza”.
[25] Fraser and Thers vs. Thames Television Ltd. and others [1984] QBC 44.
[26] Luxor (Eastbourne) Ltd vs. Cooper [1941] A.C. 108, 137: il caso è riportato da TREITEL, The Law of Contract, 9th ed. London, 1995, p. 185.
[27] Hughes v. Greenwich L.B.C. [1994] A.C. 170, 179.
[28] “Clausole saranno sottintese non al fine di costruire per le parti un contratto che le Corti considerano corretto, ma solo al fine di rendere efficace un
contratto che le parti hanno concluso tra di loro (….). Quando una prestazione è richiesta solamente per la migliore esecuzio ne dei suoi doveri, allora una
clausola espressa è necessaria; non vi sono basi su cui integrare una clausola nel contratto”.
[29] Stubbs vs. Trower Still and King [1987] I.R.L.R. 321.
[30] “Se può stabilirsi come questione di mero fatto che entrambe le parti aveva inteso la clausola come ovvio e che sarebbe stata accettata e inserita da loro
al momento di redigere il contratto, ciò sarebbe sufficiente per considerare la clausola implicita in via di fatto; a tale fine l’inserimento della clausola avrebbe
l’effetto di rendere efficace il contratto”; TREITEL, The Law of Contract, cit., p. 186.
[31] “Una clausola dovrebbe essere implicitamente inserita nel contratto solo nel caso in cui sia necessario, da un punto di vista commerciale, conferire
efficacia la contratto o nel caso sia una clausola che le parti avrebbero inserito in quanto ovvia”; TREITEL, op. cit., p. 186.
[32] Hivac Ltd vs. Park Royal Scientific Instruments Ltd. [1946] Ch. 169.
[33] “In assenza di una espressa stipulazione, nel testo del contratto di impiego, riguardante l’uso del tempo libero, la società attrice non potrebbe impedire
ai convenuti di lavorare nel loro tempo libero per una società rivale, a meno che non fosse provato che loro fossero in posse sso di informazioni
confidenziali”.
[34] “Io posso ben comprendere che l’obbligo di fedeltà, che è implicito in un contratto di lavoro, si possa estendere in modo differente a seconda delle
classi di lavoratori”.
[35] “Appare chiaro che i cinque lavoratori non si sono resi inadempienti di nessun obbligo derivante dal loro contratto di lavoro. Non era richiesto loro nel
contratto che dovessero impiegare il loro tempo interamente a favore del datore di lavoro. Ma quale clausola implicita, se vi è, è stata inadempiuta? (…)
Invero, affermo, dal mio punto di vista, che un obbligo di fedeltà sussiste durante tutta la vigenza del contratto, e perfino nel tempo libero dei lavoratori che
pertanto debbono essere fedeli al datore di lavoro anche durante questi periodi”.
[36] Scally vs. Southern Health & Social Services Board [1992] 1 A.C. 294.
[37] “Vi era un obbligazione implicita gravante sul datore di lavoro in forza della quale avrebbe dovuto pubblicizzare adegua tamente tali condizioni”.
[38] “La legge allora sottintenderà una tale clausola che imponga tali obbligazioni al datore di lavoro? L’illazione non può basarsi sul motivo che essa serve a
conferire efficacia giuridica al contratto di lavoro. Ritengo, allora, che vi è ragione nel sostenere che se il titolo del lavoratore di poter godere della pensione a
seguito del riscatto di anni di lavoro aggiuntivi non può avere effetto fintanto che il lavoratore stesso non ne sia consapevole, o non sia in grado di diventare
consapevole sempre che tale diritto non fosse conoscibile da lui, è necessario sottintendere un obbligo del datore di lavoro di portare alla attenzione dei
lavoratori al fine di rendere efficace il beneficio che il diritto contrattuale di poter riscattare degli anni di lavoro ai fini pensionistici intendeva conferire”.
[39] TREITEL The Law of Contract, cit., p. 190.
[40] British Crane Hire Corp. Ltd. vs. Ipswich Plant Hire Ltd., [1975], Q.B., 303.
[41] TREITEL, English Private Law, cit., p. 41.
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