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RIVISTA DELL’ASSOCIAZIONE ITALIANA DEGLI AVVOCATI PER LA FAMIGLIA E PER I MINORI
QUADERNO
2007/1
LO STALKING
DATI E CARATTERISTICHE DEL FENOMENO.
INTERVENTI LEGISLATIVI DI REPRESSIONE
IN ITALIA E IN EUROPA
W W W. A I A F - A V V O C A T I . I T
ASSOCIAZIONE ITALIANA DEGLI AVVOCATI PER LA FAMIGLIA E PER I MINORI
QUADERNO
2007/1
LO STALKING
DATI E CARATTERISTICHE DEL FENOMENO.
INTERVENTI LEGISLATIVI DI REPRESSIONE
IN ITALIA E IN EUROPA
SUPPLEMENTO AL N° 1/2007
DI AIAF RIVISTA
ANNO XII
NUOVA SERIE QUADRIMESTRALE
Redazione
GALLERIA BUENOS AIRES 1,
20124 MILANO
TEL. E FAX 02.29535945
EMAIL: [email protected]
WEB: WWW.AIAF-AVVOCATI.IT
Direttore responsabile
MILENA PINI
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TIPOGRAFIA
QUATRINI A. & FIGLI SNC
V. DELL’ARTIGIANATO SNC
01100 VITERBO
AVVERTENZE
Gli Autori dei testi pubblicati, avendo collaborato
con l’AIAF al fine di sostenere la Sua attività associativa, di promozione culturale e formativa nel
campo del diritto di famiglia e minorile, hanno
autorizzato l’AIAF all’utilizzo del loro contributo,
a mezzo stampa o con ogni altro tipo di supporto, compreso cd-rom o altri supporti elettronici,
senza richiedere alcun corrispettivo e con rinuncia a richiedere e percepire da parte della stessa
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dei loro elaborati, comunica ad ogni effetto di
legge, che l’utilizzo del materiale che viene
messo a disposizione dell’Utente è permesso solamente per scopi personali e privati, e ne è vietata
la riproduzione anche parziale.
In caso di violazione di tale divieto, AIAF e i singoli Autori si riservano il diritto di agire in sede
giudiziaria per il risarcimento dei danni subiti.
SOMMARIO
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Lo stalking e le misure legislative di repressione del fenomeno in italia
Caterina Mirto
15 Lo stalking. Misure di prevenzione e intervento repressivo.
Cinzia Calabrese
21 Soggetto attivo-soggetto passivo: natura del legame stalker/vittima.
Patrizia Capurro
27 Stalking virtuale o cyber-stalking. Un problema da non sottovalutare
Francesca Zanasi
Documentazione
RACCOLTA A CURA DI
CINZIA CALABRESE
1. Italia_
33 Lancio della campagna europea contro la violenza sulle donne
Intervento della Sottosegretaria di Stato per i Diritti e le Pari Opportunità, Dott.ssa Donatella Linguiti,
all'incontro di Madrid, 27 novembre 2006
36 Dati sul numero dei delitti che ha come vittime persone di sesso femminile
MINISTERO INTERNO, DIPARTIMENTO PUBBLICA SICUREZZA
40 La violenza e i maltrattamenti contro le donne dentro e fuori la famiglia. Anno 2006
ISTAT, REPORT
COMMISSIONATO DAL
MINISTERO
PER I
DIRITTI
E LE
PARI OPPORTUNITÀ
PRESENTATO IL
21
FEBBRAIO
2007
83 PDL 2169, Misure di sensibilizzazione e prevenzione, nonché repressione dei delitti
contro la persona e nell'ambito della famiglia, per l'orientamento sessuale, l'identità di
genere ed ogni altra causa di discriminazione
DISEGNO
DI LEGGE DEL
GOVERNO
PRESENTATO ALLA
CAMERA
IL
25.1.2007
105 Parere in merito al d.d.l., approvato dal Consiglio dei Ministri nella seduta del 22
dicembre 2006, concernente: "Misure di sensibilizzazione e prevenzione, nonché
repressione dei delitti contro la persona e nell'ambito della famiglia, per l'orientamento
sessuale, l'identità di genere ed ogni altra causa di discriminazione."
9 MAGGIO 2007 DALL'ASSEMBLEA PLENARIA DEL CONSIGLIO SUPERIORE
SESTA COMMISSIONE (RELATORE DOTT. FABIO ROIA)
APPROVATO IN DATA
PROPOSTA DELLA
DELLA
MAGISTRATURA,
SU
2. Europa_
117 Decisione n. 803/2004/ce del Parlamento europeo e del Consiglio del 21 aprile 2004
che istituisce un programma di azione comunitaria (2004-2008) per prevenire e
combattere la violenza contro i bambini, i giovani e le donne e per proteggere le vittime
e i gruppi a rischio
125 Legislation dans les Etats membres du Conseil de l'Europe en matiere de violence a
l'egard des femmes.
BELGIQUE, FRANCE, LUXEMBOURG, MOLDOVA, PORTUGAL, ROUMANIE, SUISSE,
(STRASBOURG, MARS 2004) (TESTO IN FRANCESE)
EXEMPLES DE BONNES PRATIQUES
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SOMMARIO
220 Spagna.
Legge Organica 1/2004 del 28 dicembre, sulle Misure di Protezione contro la violenza di
Genere. (testo in italiano)
252 Francia
LOI n° 2006-399 du 4 avril 2006 renforçant la prévention et la répression des violences
au sein du couple ou commises contre les mineurs (testo in francese)
258 Irlanda
National Observatory on Violence Against Women
First country report from the Republic of Ireland - May 2004
(TESTO
IN INGLESE)
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LO STALKING
L
a prima volta che mi sono accostata al fenomeno dello stalking è stato in occasione del
convegno che l’AIAF, nel luglio del 2005, ha organizzato a Marsala dal titolo “ Dal
disagio del singolo alla violenza in famiglia”.
In quella occasione, dovendomi curare della presentazione dell’evento ed avendo l’abitudine di legare ogni manifestazione ad una realizzazione pittorica, soffermai la mia attenzione su un quadro della pittrice Artemisia Gentileschi, dal titolo “Giuditta e Oloferne”1.
L’autrice (che fu vittima di episodi di violenza) identificandosi idealmente nel personaggio di Giuditta, uccide Oloferne, per riscattare se stessa e tutte le donne che come lei avevano subito l’onta dello stupro.
Dal 1600, epoca in cui visse l’artista, se da una parte l’evoluzione della società e dei costumi è stata inarrestabile, dall’altra in tutti i campi, il ruolo delle istituzioni di fronte al grido
di aiuto proveniente da chi subiva violenza dentro e fuori la famiglia è stato altrettanto
fermo e sclerotizzato.
Chi riusciva a denunciare la violenza subita, spesso veniva oltraggiata dal pubblico dileggio o subiva l’ulteriore violenza di un
Tribunale che, con metodi inquisitori, sembrava invertire i ruoli della vittima e del reo,
favorendo, in tal modo, la mancata denuncia
ed il rafforzarsi dei ruoli di predominio
all’interno della coppia.
Neppure l’emanazione del Codice Rocco,
riuscì, nella realtà, a modificare il comune
sentire nei confronti del problema della violenza endofamiliare.
All’epoca dell’ entrata in vigore del Codice
i riferimenti sociali e culturali che avevano
giustificato l’emanazione di alcuni strumenti sanzionatori erano, infatti, ben lontani
dalla evoluzione e dai mutamenti che, solo _CATERINA MIRTO
negli anni 70 sarebbero stati introdotti con _AVVOCATO IN PALERMO, DIRETTIVO NAZIONALE AIAF
la riforma del diritto di famiglia, con l’evoluzione dell’ideale del femminismo e, * Intervento tenuto al Convegno “Stalking.
soprattutto, con l’affermarsi del principio di Comportamenti persecutori e strumenti di
tutela” promosso dall’AIAF Sicilia sul tema
uguaglianza tra i sessi.
Sino a quel momento, infatti, nel rapporto di “stalking”, Messina 9 Marzo 2007.
coppia l’uomo era ancora l’indiscusso protagonista ed era assolutamente impensabile riconoscere ad una donna la possibilità di sottrarsi ad un corteggiamento non voluto. La donna non poteva, di certo, porre fine autonomamente ad una relazione, né era pensabile che la stessa potesse interrompere un’ unione
matrimoniale mal riuscita.
Era, addirittura, incoraggiato l’uomo che tentava di ricondurre la propria donna all’interno di una relazione matrimoniale interrotta2 e le donne, non avendo, per lo più, una loro
indipendenza economica, continuavano ad insistere per riportare il marito (anche se auto-
LO STALKING E LE
MISURE LEGISLATIVE DI
REPRESSIONE DEL
FENOMENO IN ITALIA*
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Artemisia Gentileschi (Roma 1593 – Napoli 1652) “Giuditta e Oloferne” Napoli Galleria Nazionale di
Capodimonte
“Lo stalker: creazione di una nuova categoria di paura, di reato e di studio” Paul E. Mullen ed altri in “La sindrome delle molestie assillanti”, Ed. Bollati Boringhieri
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AIAF
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re di violenze e adulterio) nell’alveo del matrimonio da cui era uscito.
Nel momento in cui viene meno il concetto della indissolubilità del matrimonio, sotto il
profilo del diritto civile, e si radica il rimedio divorzile, esplode la consapevolezza che il
rapporto di coppia può esistere solo e soltanto laddove la volontà di entrambi gli individui
è rivolta consensualmente alla permanenza di un legame.
Di conseguenza, all’interno della coppia viene bandita qualsiasi ipotesi di supremazia dell’uomo nei confronti della donna, o viceversa, e combattuta qualsiasi forma di affermazione del potere in maniera violenta ed intimidatoria.
Il concetto di violenza comincia quindi ad uscire dagli schemi tipici e codificati attribuendo valenza delittuosa a tutta una serie di comportamenti che ancora oggi, però per ricevere tutela debbono coincidere con una specifica ipotesi di reato.
Ma la realtà supera come sempre gli schemi codificati e richiama prepotentemente l’attenzione a fenomeni che, se già in altri paesi hanno trovato una loro precisa configurazione
ed una salvaguardia legislativa, in Italia stentano ancora ad essere studiati sotto il profilo
giuridico, avendo finora interessato in prevalenza i sociologi, gli psicologi ed il mondo
della scienza medica psichiatrica.
È infatti l’America, dopo l’assassinio a Los Angeles delle attrici Theresa Saldana e
Rebecca Schaffer, ad interessarsi, per la prima volta, al fenomeno dello stalking, termine
inglese derivato dal linguaggio venatorio (letteralmente fare la posta), di recente tradotto
e definito dagli studiosi italiani come la “sindrome del molestatore assillante”3
Oltre oceano rispondendo ad una pressante esigenza sociale, viene varata la prima legge
Antistalking che entra in vigore in California nel 1991.
Nel Codice penale della California troviamo infatti che4:
“Chiunque volontariamente, intenzionalmente, e ripetutamente segue o volontariamente e
intenzionalmente molesta un’altra persona e pone in essere una minaccia credibile al fine
di fare ragionevolmente temere l’altra persona per la sua sicurezza o per la sicurezza della
sua famiglia è colpevole del reato di stalking”.
Gli elementi essenziali del reato sono dunque:
- la volontarietà di molestare: (“harasses”)
il porre in essere una “serie di condotte” (course of conduct) consapevoli e volontarie
dirette verso uno specifico individuo, senza alcun fine legittimo, che seriamente allarmano, disturbano, tormentano, o terrorizzano il suddetto individuo.
- una serie di condotte: (“course of conduct”)
cioè due o più atti posti in essere in un periodo di tempo, per quanto breve, che dimostrano una continuità nel fine;
- una minaccia credibile”: (“credible treath”)
cioè una minaccia verbale o scritta esplicita, effettuata anche attraverso l’uso di un
sistema di comunicazione elettronico (comprende ma non è limitato a i telefoni, cellulari, computer, fax etc….) o implicita, fatta con l’intenzione di fare ragionevolmente
temere la persona, alla quale è indirizzata la condotta, per la sua sicurezza o per la sicurezza della sua famiglia, e fatta manifestando l’apparente capacità di realizzare la
minaccia;
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“La sindrome del molestatore assillante”, Paolo Curci, Gian Maria Galeazzi e Cesare Secchi - Ed. Bollati
Boringhieri 2003
(California Penal Code, Sect. 646.9. Stalking)
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- la Famiglia o“immediate family” significa ogni coniuge, genitore, figlio, e persona
correlata da consanguineità o affinità fino al secondo grado, o ogni altra persona che
regolarmente risiede con la famiglia (household) o che nei precedenti sei mesi risiedeva regolarmente in casa.
LA PENA
Prevede la reclusione in un carcere della contea (county jail) per un periodo non superiore ad un anno, la pena pecuniaria non superiore a 1000 dollari, ovvero la pena pecuniaria
e detentiva, ovvero con reclusione in un carcere statale (state prison) per uno due o cinque
anni.
Inoltre, la corte (sentencing court) può ordinare alla persona condannata di registrarsi
come “reo sessuale” (sex offender).
La corte (sentencing court) può emettere un restraining order che ammonisca l’accusato da
ogni contatto con la vittima, per una durata fino a 10 anni; è inoltre a discrezione della
Corte la inflizione di una pena maggiore che si baserà sulla gravità dei fatti (seriousness
of the facts before the courts), sulla probabilità di future violazioni, e sulla sicurezza della
vittima e della sua famiglia.
Successivamente, nel 1992, visto il diffondersi del fenomeno, il Congresso degli Stati
Uniti d’America5 approva la redazione di un codice da parte di tutti gli stati membri.
In Europa, la Gran Bretagna soltanto, nel 1997, introduce una legge antistalking denominata “Protection from harassment act” e la Norvegia e la Danimarca puniscono con pene
severe chi viola il diritto altrui a “rimanere in pace”6 o ne sfiora comunque la “tranquillità”7. Anche stati come l’Olanda ed il Belgio parlano di violazione della sfera personale.
L’esperienza olandese8 ci ricorda che: “Chi illegittimamente, in modo sistematico e dolosamente infrange la sfera personale della vita di altri al fine di costringerlo a fare o non
fare o a subire qualcosa, ovvero per incutere paura, è punito, quale colpevole di molestie
(belaging), con la reclusione fino a tre anni o con la pena pecuniaria di quarta categoria.”
Il procedimento ha luogo solo su querela di colui nei confronti del quale il delitto è
stato commesso.
Mentre nell’esperienza belga9: “Chiunque abbia molestato (harcelé) una persona, mentre
era a conoscenza o avrebbe comunque dovuto sapere che il suo comportamento era tale da
violare la tranquillità di un’altra persona, sarà punito con la reclusione da 15 giorni a due
anni e con l’ammenda da 50 euro a 300 euro o con una di queste sanzioni”.
Anche il comportamento descritto in questa norma può essere punito solo su denuncia della persona molestata.
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National Institute of Justice, 1993.
Elementi dello Stalking: a) una condotta continuativa volta a seguire e/o minacciare; b) la reiterazione per
almeno due volte; c) L’azione può essere diretta verso la persona o membri della sua famiglia; d) il dolo specifico non è richiesto, ma quantomeno la consapevolezza della capacità dell’azione di incutere terrore.
General Civil Penal Code. Section 390 a: “Any person who by frightening or annoying behaviour or other
inconsiderate conduct violates another person’s right to be left in peace, or is accessory thereto, shall be liable
to fines or imprisonmen for a term non exceeding six months. A public prosecution will only be instituted
when it is requested by the aggrieved person and required in the public interest”
Penal Code Chaps 27-265 “Any person who violates the peace of some other person by intrudin on him, pursuing him with letters or inconveniencing him in any other similar way, despite warmings by the police, shall
be libale to a fine or to simple detention or, in aggravating circumstances, to imprisonment for any term non
exceeding six months. A warning under this provision shall be valid for five years.
Dutch Penal Code, par. 285 b
(Code penal. Chapitre IV bis, Art. 442 bis)
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Recentemente e precisamente in data 1/7/2006 anche l’Austria ha varato una legge contro
lo stalking, secondo la quale l’ingiusto ed insistente perseguimento di una persona costituisce reato perseguibile d’ufficio, mentre lo stalking con mezzi di telecomunicazione
costituisce reato perseguibile a querela di parte.
E da ultimo in data 16/2/2007 il Consiglio Federale Tedesco ha approvato la legge sullo
stalking. Nel codice penale tedesco è stata introdotta una specifica norma (§238 StGB) che
prevede una pena detentiva sino a tre anni o nei casi più gravi fino a dieci, ovvero una sanzione pecuniaria che viene determinata a discrezione del giudice. Per determinate situazioni più gravi è prevista anche la custodia cautelare.
La traduzione della parola stalking con il termine “fare la posta” rende figurativamente, in
maniera perfetta, il senso di quelle azioni che spesso (nella maggior parte dei casi le
donne) sono costrette a subire da parte del “molestatore assillante”, che segue la vittima
prescelta in ogni movimento, appostandosi per cogliere ogni attimo della sua vita, cercando un contatto con ogni mezzo, costringendo la vittima a rimanere per lunghi periodi, spesso per anni, in uno stato di perenne allarme.
I comportamenti posti in essere dallo stalker o molestatore assillante nella loro eterogenea
vastità rendono molte volte difficoltoso definire gli esatti confini della fattispecie delittuosa: spesso infatti tali condotte, assolutamente innocue ed evitabili se singolarmente considerate, viste nel loro insieme ossessivo e ripetitivo, configurano una gravissima invasione
della sfera personale della vittima che si trova costretta a cambiare abitudini di vita, talvolta lavoro, domicilio, recapito telefonico ed a vivere una esistenza condizionata dalla
continua invasione dello stalker.
Una interessante proposta di legge10 nella 14.ma legislatura aveva evidenziato come: “Le
forme più frequenti sono gli ininterrotti appostamenti nei pressi del domicilio, degli
ambienti abitualmente frequentati, l’ossessivo invio di lettere, telefonate, sms, e-mail,
scritte sui muri, sull’automobile, sulla porta di casa. Ma esistono anche forme più violente come la continua provocazione in posti pubblici o nel posto di lavoro, gli atti vandalici
ai danni dei beni della vittima, l’uccisione di animali domestici o l’abbandono di animali
morti in prossimità dell’abitazione del molestato”.
L’impiego del computer e la navigazione in Internet forniscono un ulteriore strumento allo
stalker per introdursi nella vita del molestato: l’utilizzo di e-mail diventa il mezzo per
minacciare la vittima con invio di continui messaggi e virus informatici. La creazione di
siti web diventa lo spazio ideale per diffondere notizie personali o diffamatorie della vittima o, addirittura, assumerne l’identità. Attraverso un programma specifico chiamato
“Cavallo di Troia”, lo stalker può addirittura accedere all’interno del computer della vittima ed assumere il controllo di tutte le funzioni11.
La Cassazione12 ha recentemente ravvisato nell’invio di sms (short messages system) la
condotta integrante il reato di cui all’art. 660 cp. Rubricato come “molestia o disturbo alle
persone” infatti “a differenza di quel che in genere succede per lo strumento epistolare, il
destinatario è costretto a leggerne il contenuto prima di potere identificare il mittente” di
conseguenza il mittente del messaggio “attraverso questo strumento, raggiunge lo scopo,
dolosamente perseguito, di turbare la quiete e la tranquillità psichica del destinatario”.
10 Proposta di legge n. 4891 d’iniziativa del deputato COSSA presentata l’8 aprile 2004, “Disposizioni per la
tutela delle molestie assillanti”
11 I comportamenti di molestie: Rachel Mackenzie ed altri in “La sindrome delle molestie assillanti” op. cit.
12 Cass. Pen., Sez. I, 11 maggio 2006 n. 16215.
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La Cassazione13 in sede penale ha sancito, ancora, che “scattare una foto con il cellulare
(mms) può costituire il reato di interferenza illecite nella vita privata di cui all’art. 615 bis
c.p., laddove ciò venga effettuato all’insaputa o contro la volontà di chi ha lo ‘ius escludendi’ sul luogo di lavoro”. Nella specie un uomo con il proprio cellulare aveva scattato
ad una donna numerose fotografie (mms) ritraendola nel luogo di lavoro ossia un negozio
aperto al pubblico.
Raramente il molestatore assillante uccide la propria vittima, non essendo la morte lo
scopo ultimo dello stalker. Alcune vittime vengono uccise e stuprate ma, nello fenomeno
stalking, tale evenienza costituisce una eccezione e non la regola.
Le vittime più a rischio in tal senso sono coloro che hanno avuto in precedenza una relazione intima con lo stalker.
Può anche non essere il molestato la vittima diretta della violenza in quanto lo stalker, in
alcuni casi, sfoga il suo rancore su una terza persona che, in qualche modo, è comunque
legata a chi è il principale destinatario delle sue attenzioni.
Egli vuole ad ogni costo imporre la propria presenza restringendo sempre più gli spazi
vitali della vittima fino a creare nella stessa la sgradevole sensazione di “preda braccata”,
in trappola, derubata della propria intimità ed incapace di fermare le attenzioni moleste.
Più la preda cercherà di fuggire alla morsa del molestatore, più lo stalker si sentirà “invitato” e “stimolato” ad insistere nell’atteggiamento persecutorio.
Chi diventa stalker?
Le statistiche ci informano che lo stalker non è necessariamente un soggetto con disturbi
psichiatrici o con anomalie patologiche della personalità (gli stalkers con patologia non
superano il 10%)
Nel cercare di tipizzare lo stalker si sono create alcune categorie:
- l’intimate partner: può trattarsi di un partner che non accetta la fine di una relazione
sentimentale o di chi non ha neppure iniziato una relazione e non accetta il rifiuto della
vittima ad instaurare un legame;
- i delusional stalkers: solitamente affetti da schizofrenia e maniaci depressivi, spesso
non conoscono personalmente la vittima che però in qualche modo ha richiamato la
furia ossessiva del molestatore e fra questi ci sono quelli che si innamorano o perseguitano le celebrità (si pensi all’omicidio di Lennon o all’aggressione subita da Di Caprio);
- lo stalker vendicativo: può trattarsi di un individuo che ritiene di avere subito un torto
senza averne ricevuto il giusto ristoro e pertanto decide, con un comportamento ossessivo, di farsi giustizia da solo; quest’ultimo è colui che per esempio perseguita i politici o l’ex-impiegato
- infine lo stalker legato alla vittima da motivi professionali (il paziente nei confronti
dello psicologo, dello psichiatra, dello psicoterapeuta, il cliente nei confronti dell’avvocato etc…).
Quali rimedi ci offre oggi l’ordinamento per proteggere la vittima dal molestatore assillante?
Abbiamo visto insieme che le modalità di realizzazione del reato sono innumerevoli, ma
abbiamo anche accertato da un’analisi comparativa della normativa straniera che i termini
essenziali per riconoscere la fattispecie tipica sono: la ripetitività della condotta e l’idoneità di questa a ledere la libertà personale, la salute fisica incutendo timore e paura.
13 Cass. Pen., Sez. V., 27 marzo 2006 n. 1237.
11
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Molti sono gli articoli che il codice penale attualmente ci offre e che volta per volta o tra
di essi combinati potrebbero portare all’applicazione della pena nei confronti del reo, pensiamo Art. 572 (Maltrattamenti in famiglia o verso fanciulli), Art. 582 (Lesione personale), Art. 594 (Ingiuria), Art. 609-bis (Violenza sessuale), Art. 610 (Violenza privata), Art.
612 (Minaccia), Art. 614 (Violazione di domicilio), Art. 660 (Molestia o disturbo alle persone); ed ancora alle disposizioni civilistiche introdotte con la L. n. 154 del 5 aprile 2001
“Misure contro la violenza nelle relazioni familiari”.
Ma in realtà al momento nessuno di essi copre totalmente il fenomeno di cui abbiamo parlato.
Ecco allora la necessità di predisporre un mezzo legislativo adeguato, ed in tal senso, nell’attuale legislatura, è stato presentato il disegno di legge 1046/200614. Il DDL prevede
l’introduzione, nel codice penale, dell’art. 610 – bis che, secondo il proponente “ vuole salvaguardare e ricomporre la fattispecie sulla base del già esistente (610,615-bis e 660 del
cod.pen.), attribuendo alle medesime i caratteri tipici dello stalking (la reiterazione e la
petulanza), per poi nella seconda parte contemplare anche le diverse ipotesi di comportamenti possibili”. Non potendo creare un elenco tassativo dei comportamenti, si è ritenuto
di richiamare “qualsivoglia condotta perturbatrice idonea ad interferire in modo molesto
e continuo nella vita pubblica e privata altrui”.
Il secondo comma del nuovo articolo prevede un’aggravante qualora ricorrano una o più
condizioni di cui all’art.339, I comma del cod. pen15.
Il delitto è punibile a querela della persona offesa; tale scelta è suggerita per lasciare la
possibilità di una eventuale successiva composizione bonaria del conflitto. La pena è la
reclusione da uno a quattro anni.
Dal punto di vista processuale il ddl prevede l’introduzione di un nuovo articolo rubricato
come 283 bis del cod. di proc. pen.. Tale norma prevede l’applicazione di una doppia ipotesi di misura cautelare, mutuata dai paesi anglosassoni:
- il divieto di transito e permanenza nei luoghi in cui si trova la vittima di stalking
- il divieto per lo stalker di comunicare con determinati soggetti, la vittima o persone ad
essa collegate.
Il disegno di legge 1046/2006 presentato al senato in data 28/9/2006 è stato assegnato in
14 Disegno di legge n. 1046/06 Senatore Antonio del Pennino (DC- PRI - IND-MPA) ed altri, “Norme per la
repressione del fenomeno dell’interferenza molesta nella vita pubblica e privata altrui (Stalking).”
Art.1) “art.610-bis-(Interferenza molesta nella vita pubblica e privata altrui). Chiunque commette in modo reiterato uno dei fatti di cui agli articoli 610, 615-bis o 660, ovvero mette in atto
ogni altro comportamento perturbatore idoneo ad interferire in maniera molesta e continuata nella vita pubblica e privata altrui è punito con la reclusione da uno a quattro anni. La pena di cui al primo comma è aumentata qualora i fatti descritti siano commessi ricorrendo una delle condizioni previste dall’art. 339, primo
comma.
Il delitto è punibile a querela della persona offesa, salvo che ricorra l’aggravante di cui al secondo comma”.
Art. 2) 1. dopo l’articolo 283 del codice di procedura penale è inserito il seguente:
“art. 283 bis. – (Divieto di transito o permanenza in determinati luoghi e divieto di comunicazione con determinate persone)
1. Con il provvedimento che dispone il divieto di transito o permanenza in determinati luoghi, il Giudice prescrive all’imputato di non transitare e non permanere in uno o più luoghi identificati senza l’autorizzazione
del Giudice che procede.
2. Nel determinare i limiti territoriali delle prescrizioni, il Giudice considera, per quanto è possibile, le esigenze di alloggio, di lavoro e di assistenza dell’imputato.
3. Con provvedimento che dispone il divieto di comunicazione con determinate persone, il Giudice impone
i limiti o i divieti alla facoltà dell’imputato di comunicare con il mezzo del telefono ovvero con ogni altro strumento anche telematico.
4. Il Giudice da immediata comunicazione dei provvedimenti di cui al presente articolo all’autorità di Polizia competente, che vigila sulla loro osservanza e fa rapporto al Pubblico Ministero di ogni infrazione.
15 Art. 339 c.p.: “Le pene stabilite nei tre articoli precedenti sono aumentate se la violenza o la minaccia è commessa con armi, o da persona travisata, o da più persone riunite, o con scritto anonimo, o in modo simbolico, o valendosi della forza intimidatrice derivante da segrete associazioni, esistenti o supposte”.
12
LO STALKING
aula alla II commissione Giustizia in sede referente.
Ulteriore disegno di legge è quello approvato dal Consiglio dei Ministri n. 31 in data
22/12/2006 che ha come titolo “ Misure di sensibilizzazione e prevenzione, nonché
repressione dei delitti contro la persona e nell’ambito della famiglia, per l’orientamento
sessuale, l’identità di genere ed ogni altra causa di discriminazione”16.
Il TITOLO Terzo è dedicato ai “Delitti contro le persone e la famiglia” ed all’art.13 inserisce la tutela da “Atti persecutori”.
Il DDL prevede l’ipotesi di introdurre nel cod.pen. l’art.612 bis: “Chiunque ripetutamente
molesta o minaccia taluno in modo tale da turbare le sue normali condizioni di vita ovvero da porre lo stesso in uno stato di grave soggezione o grave disagio fisico o
psichico,ovvero tali da determinare un giustificato timore per la sicurezza personale propria o di persona a sé legata da stabile legame affettivo, è punito, a querela della persona offesa, con la reclusione fino a quattro anni.
La pena è aumentata fino alla metà e si procede d’ufficio se ricorre una delle condizioni
previste dall’art.339.
Si procede altresì d’ufficio se il fatto è commesso con minacce gravi ovvero nei casi in cui
il fatto è connesso con altro delitto per il quale è prevista la procedibilità d’ufficio.”
Ma in attesa del definitivo intervento che rimedi possiamo offrire alla vittima del molestatore assillante?
Purtroppo la quotidianità ci dimostra che ormai il fenomeno è oltremodo diffuso e dilagante.
Ritengo che, al momento, solo una positiva apertura della magistratura nei confronti della
nuova fenomenologia ed il prudente apprezzamento, caso per caso, possa fornire una risposta adeguata.
Alcuni Magistrati hanno già emesso dei provvedimenti cautelari significativi che possono
essere presi come esempio e come momento di apertura e di distacco da superati archetipi
riferibili al problema della violenza.
è così che un Magistrato della Procura di Potenza è intervenuto in maniera radicale in un
caso di stalking compiuto nei confronti di una ragazza.
I Casi:
- Una ragazza ventenne assiste ad un concerto del suo cantante preferito, durante la serata conosce un giovane tecnico dell’entourage che si presta ad accompagnarla nel camerino dell’artista per un autografo. I ragazzi si scambiano i numeri di telefono e da quel
momento la giovane diventa la preda cui fare la posta. Lo stalker in questo caso usa il
telefono e comincia ad ossessionare la ragazza con telefonate continue (se ne contano
giornalmente non meno di 40) a casa ed in ufficio. La ragazza cambia più volte numero di telefonino, ma ormai lo stalker è divenuto cacciatore e riesce a venire sempre in
possesso del nuovo numero. Non si ferma di fronte a denuncie, esposti ed all’avvio di
un procedimento penale per molestie e minacce telefoniche. Il Magistrato interviene
disponendo il sequestro di tutti i “corpi di reato” telefoni fissi e cellulari del molestatore, ma gli organi di Polizia incaricati non si sono limitati ad effettuare la perquisizione
ed il sequestro, hanno dato anche un taglio netto ai fili della linea telefonica.
16 Ora PDL n. 2169, presentata alla Camera dei Deputati il 25 gennaio 2007
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- A Milano il Magistrato è chiamato ad interessarsi del caso di Cristina e Mario.
Cristina lascia Mario, ma Mario non la lascia.
Iniziano gli appostamenti, i pedinamenti, le telefonate, le pressioni ossessive di Mario
nei confronti di Cristina. Il ragazzo non accetta l’abbandono e bersaglia Cristina con
qualsiasi mezzo.
Cristina è costretta addirittura a cambiare casa, ma Mario riesce a rintracciarla.
Nel frattempo Cristina si è rivolta ben sette volte alla Polizia, ma il problema viene sottovalutato fino a quando non finisce per caso sulla scrivania di un Magistrato che ha studiato la fenomenologia dello stalking e ne riconosce quindi tutti gli elementi.
Definisce il comportamento di Mario quale “persecuzione organizzata” e di conseguenza adotta misure cautelari per preservare la vita privata della donna. A Mario viene
impedito di frequentare i luoghi in cui Cristina si reca abitualmente: casa, lavoro e attività collaterali.
Cristina esce quindi dalla trappola e riprende la sua vita normale.
- Ultimo esempio di apertura verso il problema ce lo fornisce ancora una volta Milano.
Lo stalker questa volta è una donna di 62 anni accusata di avere perseguitato la compagna del suo ex marito, un professionista milanese.
La vittima braccata era stata costretta a cambiare più volte numero di telefono, a trasferirsi dallo studio dove lavorava, aveva dovuto assoldare agenti privati per la sua protezione ed aveva fatto installare uno spioncino nella porta di ingresso dello studio e tutte
le telefonate venivano filtrate dai colleghi. Infine era stata minacciata anche di morte.
Anche in questo caso il provvedimento adottato dal Magistrato è pertinente ed incisivo.
Per il GIP la donna assillante deve stare lontana dal marito e dalla sua attuale compagna in quanto potrebbe compiere atti di violenza verso la rivale, mentre il P.M. dovrà
disporre una consulenza psichiatrica.
Mi piace concludere questo mio intervento prendendo spunto dalle parole usate proprio dal
GIP di Milano e che forse in poche battute è stato capace di centrare in maniera incisiva il
fenomeno dello stalking.
Il giudice milanese nel descrivere i comportamenti posti in essere dall’indagata ha spiegato che si trattava: “di atti volti a sopraffare la volontà della vittima a fiaccare il morale, la
capacità di resistenza attraverso uno stillicidio pressoché incessante, svolto in un unico
contesto di un crescendo persecutorio infiltrante come una goccia che a lungo andare
buca la pietra”.
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LO STALKING
S
talking: gli anglosassoni hanno mutuato questo termine dal mondo della caccia, dal linguaggio gergale della caccia, viene dal verbo “to stalk” che significa “fare la posta”
alla preda, inseguirla furtivamente.
Effettivamente, il termine, come spesso accade con le parole inglesi, esprime efficacemente il significato del comportamento che viene messo in atto dall’agente, dallo stalker.
Lo stalking si compie con pedinamenti, telefonate indesiderate, appostamenti sotto casa o
davanti al luogo di lavoro della vittima, con minacce ad una persona. Consiste in una condotta molesta che esiste da sempre, ma che solo da poco tempo ha attirato l’attenzione di
studiosi ed investigatori.
Il fenomeno dello stalking (altrimenti detto “sindrome del molestatore assillante”) ha
cominciato a destare un certo interesse, non solo nell’opinione pubblica, ma anche da parte
di psicologi, psichiatri e sociologi, in seguito a certi eventi, accaduti negli anni ’80, in cui
la molestia assillante venne indirizzata a dei personaggi di spicco dello star system, personalità dello spettacolo e dello sport. Tra gli
altri ricordiamo le tenniste Martina Hingis e
Serena Williams inseguite in tutti i tornei
internazionali dai propri persecutori, le
attrici Theresa Saldana pugnalata dal suo
stalker a Los Angeles nel 1982 e Rebecca
Shaffer assassinata nella sua metropoli dal
suo persecutore nel 1989, episodi questi,
che hanno ispirato la prima legge anti-stalking in California, in vigore dal 1991.
Gli studi effettuati, e anche la realtà a cui
assistiamo, hanno però dimostrato che episodi di stalking avvengono con maggiore fre*
quenza al di fuori del mondo ristretto delle
celebrità e dei fatti di cronaca nera, perché
spesso si verificano all’interno di quella
vasta area che è la violenza domestica.
_CINZIA CALABRESE
Il comportamento tipico del molestatore _AVVOCATO IN MILANO, DIRETTIVO AIAF LOMBARDIA
assillante è quello di seguire la vittima nei
suoi movimenti o meglio “appostarsi” alla * Intervento tenuto al Convegno promosso
dall’ AIAF LOMBARDIA e dalla CAMERA
sua vita.
In alcuni casi, si tratta di vittime, per lo più PENALE DI MILANO “GIANDOMENICO
donne, che il soggetto agente non conosce PISAPIA” sul tema “STALKING: incremento
del fenomeno dei comportamenti persecutopersonalmente, ma si eccita e prova piacere a
ri e prospettive di intervento”, Milano, 2 febseguirle per strada, a tormentarle con telefo- braio 2007
nate, ad inviare loro scritti osceni e provocatori.
In altri casi, questi comportamenti sono messi in atto da ex partners, mariti o conviventi,
che non accettano la fine della relazione e, soprattutto, vogliono continuare ad esercitare
una forma di controllo sulla vita della vittima.
LO STALKING.
MISURE DI
PREVENZIONE E
INTERVENTO
REPRESSIVO
Gli psichiatri Curci e Galeazzi, che fanno parte dell’ MGS, Modena Group on Stalking,
gruppo multidisciplinare europeo di studiosi impegnati nella ricerca sullo stalking, affer-
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mano che si può parlare di stalking solamente nel momento in cui si osserva “una serie di
comportamenti ripetuti ed intrusivi di sorveglianza, alla ricerca di un contatto e di comunicazione nei confronti di una vittima che risulta infastidita e/o preoccupata da tali attenzioni o comportamenti”.
Seguendo tale definizione, sono particolarmente importanti tre caratteristiche di una molestia perché si possa parlare di stalking:
1. l’attore della molestia (lo stalker) che agisce nei confronti di una persona che è designata come vittima in virtù di un investimento ideo-affettivo, basato su una situazione relazionale reale oppure parzialmente o totalmente immaginata;
2. una serie ripetuta di comportamenti con carattere di sorveglianza e/o di comunicazione
e/o di ricerca di contatto; in ogni caso, comportamenti connotati dalla ripetizione, insistenza e intrusività;
3. la persona individuata dal molestatore (stalking victim) percepisce soggettivamente
come intrusivi e sgraditi tali comportamenti, avvertendoli con un associato senso di
minaccia e di paura e viene posta in uno stato di allerta, di emergenza e di stress psicologico.
In Australia, dove da tempo non solo sono stati effettuati studi, in particolare da Paul
Mullen, ma esiste una legislazione specifica che punisce lo stalking, i comportamenti messi
in atto dallo stalker sono così suddivisi:
1) comunicazioni intrusive (telefonate, lettere, fax, sms, e-mail, o messaggi lasciati sulla
macchina o la porta di casa del molestato o persino graffiti o murales)
2) contatti, distinti in comportamento di controllo indiretto (seguire, spiare, mantenere sorveglianza attorno l’abitazione) oppure di approccio/confronto diretto al molestato, in
pubblico, sul luogo di lavoro, con visite sotto casa, minacce o aggressioni;
3) comportamenti associati, come ordinare beni per conto del molestato, inviare doni,
inviare fiori, far trovare oggetti (per esempio animali o parti di animali morti), compiere atti vandalici su beni di proprietà del molestato (per esempio tagliare le gomme dell’automobile, mettere la colla nella serratura del portone del condominio, con buona
pace degli altri condomini), uccidere animali domestici della vittima.
Sempre dall’analisi del fenomeno e dagli studi effettuati (oltre a Mullen, anche Meloy,
Aramini, Galeazzi, Curci), è emerso, altresì, che il contatto telefonico è il mezzo di molestia preferito e, comunque, è il mezzo più utilizzato dallo “stalker” nella fase iniziale.
Al contatto telefonico seguono i pedinamenti, il controllo a distanza, l’incontro “casuale”
sul luogo di lavoro o in ambienti frequentati dalla vittima. Le moderne tecnologie hanno
creato spazio per lo stalking via internet, con modalità di comunicazione che rendono più
difficile risalire al molestatore
Ma di questo parlerà più diffusamente l’avv. Zanasi.
È emerso, altresì, che non è pacifico il ruolo della violenza nello stalking, tuttavia, più si
restringe lo spazio vitale della vittima più aumenta il rischio di condotte violente da parte
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LO STALKING
del molestatore, rischio che aumenta, inoltre, di fronte a ripetuti rifiuti da parte della vittima, che possono indurre lo stalker a manifestazioni aggressive, a violenza sessuale e, in
casi estremi, all’omicidio, come, purtroppo, ci conferma la cronaca anche recente.
C’è un dato importante, rilevato dall’ONS - Osservatorio Nazionale sullo Stalking
dell’Associazione Italiana di Psicologia e Criminologia che trovate sul sito
www.stalking.it, dal quale emerge che in Italia, nel biennio 2003-2204, il 10% degli omicidi dolosi ha avuto come prologo atti di stalking.
L’ONS ha effettuato una ricerca in 14 regioni italiane: è emerso, oltre ad un’assoluta trasversalità del fenomeno, che le vittime sono per l’80% di sesso femminile ed il 70% circa
dei persecutori è di sesso maschile.
Secondo il Centro Antipedinamento di Roma, solamente nella Capitale si denuncia che il
21% della popolazione è vittima, almeno una volta nella vita, di stalking.
Dobbiamo inoltre considerare il cosiddetto “numero oscuro”, ossia tutti i casi in cui la
molestia assillante non è stata segnalata alle autorità o denunciata, “per paura di peggiorare la situazione, per mancanza di fiducia nella giustizia o, più semplicemente, per il timore di non essere credute”.
Vediamo però cosa succede quando, invece, la vittima trova la forza di denunciare i fatti.
Nel nostro codice non esiste ancora una figura autonoma di reato che individui il comportamento ripetitivo ed assillante, ma i relatori che parleranno dopo di me vi illustreranno il
disegno di legge che prevede l’introduzione di una figura autonoma di reato ed altre rilevanti modifiche alle norme esistenti per contrastare efficacemente il fenomeno.
Attualmente, la condotta dello stalker è considerata penalmente rilevante quando integra
almeno il reato di molestia o disturbo della persona, previsto dall’art. 660 c.p.
(“Chiunque, in un luogo pubblico o aperto al pubblico, ovvero col mezzo del telefono, per
petulanza o per altro biasimevole motivo, reca a taluno molestia o disturbo è punito con
l’arresto fino a sei mesi o con l’ammenda fino a euro 516”) che tutela principalmente l’ordine pubblico – attesa l’astratta possibilità di reazione del molestato – mentre l’interesse
privato riceve una protezione solo riflessa.
È un reato di natura contravvenzionale, oblabile ex art. 162bis c.p.
La pena prevista per questo reato non consente l’applicazione di misure coercitive.
Quando i comportamenti, diciamo, vanno oltre, si può configurare il reato di violenza privata di cui all’art. 610 c.p., delitto punito con la reclusione fino a quattro anni e, quindi, in
presenza di tale reato è possibile l’applicazione di misure coercitive
Lo stalker pone in essere anche comportamenti in astratto riconducibili alle figure di reato
della minaccia, semplice o aggravata (art. 612 cp), delle percosse (art. 581 cp), dell’ingiuria (art. 594 c.p.) e della diffamazione (art. 595 cp).
Talvolta, a questi reati si accompagnano, nell’attività dello stalking, il reato di danneggiamento e la violazione di domicilio, tentata o consumata, che concorrono con gli altri.
Il problema è che la diversità dei comportamenti che lo stalker può in concreto porre in
essere rende decisamente difficile definire, sotto il profilo giuridico, i confini esatti della
fattispecie delittuosa, anche, e non solo, in considerazione del fatto che spesso le attività
del molestatore, se singolarmente considerate, risultano innocue (quali ad esempio fare
regali, spedire lettere con dichiarazioni d’amore, inviare fiori).
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Abbiamo, quindi, degli illeciti penali che non hanno una cornice giuridica che li possa collegare tra loro in una visione complessiva.
Ed è di tutta evidenza, e non dico niente di nuovo, la necessità di un intervento normativo
specifico, attraverso il quale garantire tutela alle vittime ed evitare una pericolosa escalation dei comportamenti da parte dello stalker.
Sembra che non sia possibile, oggi, incidere in maniera significativa per contrastare questi
comportamenti.
Non sempre, peraltro, c’è la dovuta attenzione nei confronti della vittima: questo tipo di
comportamento viene considerato alla stregua di uno scherzo, non è preso sul serio; emerge, tuttavia, in tutta la sua gravità nel momento in cui il comportamento sfocia nell’omicidio o nel suicidio.
Non dobbiamo dimenticare che le conseguenze sulla vittima sono numerose, come è stato
evidenziato dagli studiosi. Quelle più frequenti sono i disturbi d’ansia e i disturbi del
sonno, ma non è raro trovare anche un disturbo post-traumatico da stress.
Secondo gli studi compiuti, il 20% delle vittime dichiara di aver avuto propositi suicidi,
nell’83% dei casi si sono verificati sintomi ansiosi o depressivi, nel 74% disturbi del sonno,
nel 55% ricordi intrusivi e flashbacks.
Non manca chi ha evidenziato non solo che le condotte di stalking sono considerate fatti
minori, ma anche che le persone che denunciano tali fatti sembrano essere un po’ “fissate”,
donne “stralunate” che riferiscono di non riuscire più a dormire, di aver paura ad uscire di
casa, di avere la sensazione di essere continuamente pedinate. Insomma, tutte apparentemente con un precario equilibrio mentale. E questo porta ad una generale scarsa attenzione
da parte degli investigatori pubblici, aggiungendo alla vittima una nuova fonte di stress.
In attesa delle auspicate modifiche legislative, si potrebbero già adottare degli strumenti
utili per le vittime.
Ad esempio, mutuando ciò che viene fatto negli altri Stati dove, da tempo, c’è una maggiore attenzione verso lo stalking (Stati Uniti, Australia, Canada, Regno Unito hanno legislazioni specifiche in materia), si potrebbe diffondere attraverso il sito dell’Arma dei
Carabinieri e quello della Polizia di Stato, una sorta di “indicazioni utili”, di suggerimenti
circa il comportamento da tenere da parte delle vittime dello stalking.
Sul sito della Metropolitan Police del Regno Unito (www.met.police.uk) è pubblicato un
“advice to stalking victims”, un elenco di cose da fare quando si è vittime di un molestatore assillante, tipo “porta sempre con te il cellulare quando esci”, “cerca di modificare le tue
abitudini quotidiane, chiedi ad amici di accompagnarti ogni volta che ciò è possibile”,
“informa sempre qualcuno dei tuoi spostamenti”, “prendi sempre nota, nell’immediatezza,
di più dati possibili, di come è fisicamente il molestatore, come è vestito, numero di targa
e tipo di auto”, “conserva sempre le lettere, le mail e gli sms, registra le conversazioni telefoniche”, “informa gli amici, i vicini di casa, i colleghi di lavoro circa ciò che ti sta accadendo”.
“In caso di telefonate, cerca di rimanere calma e di non far trapelare emozioni, alcuni molestatori la smettono se si rendono conto di non suscitare paura”.
E l’elenco prosegue, con indicazioni che possono anche sembrare banali, ma che potrebbero essere utili.
Si potrebbe, dicevo, approntare questo elenco, una sorta di vademecum per la vittima di
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LO STALKING
stalking e diffonderlo il più possibile, attraverso i siti internet, presso le Questure, i
Comandi dei Carabinieri, i Comuni, le scuole.
Si potrebbe, altresì, istituire, presso i Comandi dell’Arma dei Carabinieri e presso i
Commissariati di Polizia anche un elenco delle vittime “a rischio”, affinché, non appena
arriva la chiamata al numero di emergenza, l’intervento sia immediato.
Una maggiore consapevolezza del fenomeno ed una maggiore sensibilità, che si potrà raggiungere anche attraverso corsi di formazione per tutti gli operatori che, a vario titolo,
entrano in contatto con questo problema, e quindi forze dell’ordine, magistrati, avvocati,
assistenti sociali, è sicuramente auspicabile ed è doverosa per la tutela delle vittime.
Permettetemi di chiudere citando un passo, brevissimo, tratto da un romanzo dove si parla
di stalking.
Il libro si intitola “Ad occhi chiusi” (editore Sellerio), scritto da Gianrico Carofiglio, magistrato ed autore di romanzi di successo. Il protagonista del romanzo è un avvocato chiamato ad assistere una vittima di stalking che si ritrova a leggere le fotocopie di un libro di criminologia di uno psichiatra americano. “Parlava di un tipo di criminale con cui non avevo
mai avuto a che fare, da quando facevo l’avvocato. O forse sì, ma senza saperlo. Lo stalker
– il persecutore. Nelle prime pagine l’autore citava le leggi americane, numerosi studi ed il
manuale di classificazione criminale dell’FBI, per descrivere la figura del persecutore come
“un predatore che segue furtivamente e ostinatamente una vittima in base ad un criterio specifico e adotta una condotta tendente a provocare afflizione emotiva ed altresì il ragionevole timore di essere uccisa o di subire lesioni fisiche; o che adotta una condotta continuata,
volontaria e premeditata consistente nel seguire e molestare un’altra persona”… “È un delitto invisibile spesso, fino a quando non esplode la violenza, anche omicida. Allora di solito
interviene la polizia; allora di solito è troppo tardi”.
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L
e richieste di assistenza che ho ricevuto negli anni nell’ambito dei reati contro la persona e la famiglia sono sempre state accompagnate da domande della vittima catalogabili in tre ambiti costanti:
a) perché è successo a me? cosa ho fatto, dove ho sbagliato per meritare tutto questo?;
b) cosa sono diventata in tutto questo tempo, non sono più io?;
c) mi crederanno anche se lui si comportava bene di fronte agli altri? poi mi lascerà stare?
Questi vissuti individuano i piani psichici che si intersecheranno con quelli propri dell’indagine a fini probatori. Chi si occupa di questi reati, dunque, deve aspirare ad una formazione che compendi saperi diversi ma inscindibili.
Il temine stalking, come noto, è mutuato dalla pratica venatoria: indica l’appostamento
paziente, l’inseguimento furtivo della preda. Lo stalker è un cacciatore in agguato che
aspetta la preda e una volta catturata la mollerà solo per sostituirla con un’altra.
La continuità e sistematicità dell’acting del
molestatore (riprese nella nuova formulazione del nuovo art. 612 bis c.p. con l’avverbio ripetutamente) struttura una interazione equivoca e distorta dalla quale la vittima esce solo con molte difficoltà e con alti
costi psichici ed emotivi (entrando nello
stato di soggezione e disagio psichico e fisico di cui, ancora, parla la nuova fattispecie).
Espone al rischio di cadere in forme di
“collusione involontaria” che innescano
pericolose situazioni di stallo. Tanto più si
complica la relazione, tanto più aumenta
l’assimetria dei ruoli sociali di persecutore
e vittima. Si riducono le possibilità di reazione della vittima. Si amplificano le istanze di potere del persecutore.
La fermezza della nuova ipotesi (pena fino a
quattro anni per le ipotesi non aggravate),
che consente il ricorso a misure
coercitive/cautelari, collide con la previsione della punibilità a querela. Sarebbe quindi auspicabile una regolamentazione similare a quella per le vittime maggiorenni di
reati sessuali, per cui ad un maggior tempo
di reazione sul piano giudiziario corrisponde però l’irrevocabilità della querela.1
Con questa modifica, diverrebbe particolarmente efficace l’ottima previsione del d.d.l.
1
SOGGETTO ATTIVOSOGGETTO PASSIVO:
NATURA DEL LEGAME
STALKER/VITTIMA.
UNA PROSPETTIVA DI TIPO
CLINICO/CRIMINOLOGICO
COMPLEMENTARE A QUELLA DI TIPO
PROCESSUAL/PENALISTICO.
LE INVESTIGAZIONI DIFENSIVE.
LE DIFFICOLTÀ PROBATORIE.
_PATRIZIA CAPURRO
_AVVOCATO IN MILANO, _DIRETTIVO CAMERA PENALE DI MILANO
Intervento al Convegno promosso da AIAF
Lombardia e dalla Camera Penale di Milano
“Giandomenico Pisapia”, tenutosi a Milano
il 2 febbraio 2007, con alcune note di
aggiornamento rispetto alla stesura originale.
Il Cons. Creazzo ha comunicato, nel corso del Convegno, che è già pronto un emendamento della norma nei
termini auspicati.
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22/06 relativa all’audizione in incidente probatorio anche del maggiorenne.
Questo tema suggerisce di valutare il progetto di abrogazione dell’art. 393 comma 2 bis
c.p.p. (che impone al P.M. il deposito di tutti gli atti di indagine svolti in concomitanza con
la richiesta di incidente probatorio) sotto il profilo della violazione del principio di parità
tra le parti nel processo sancito dall’art. 111 Cost.2 La questione potrebbe peraltro già essere risolta secondo dettami consolidati della Corte Costituzionale. Anche dopo la novella
resta infatti pienamente valida l’affermazione – costante nella giurisprudenza anteriore
della Corte (ex plurimis, sentenze n. 98 del 1994, n. 432 del 1992 e n. 363 del 1991; ordinanze n. 426 del 1998, n. 324 del 1994 e n. 305 del 1992) – secondo cui, nel processo penale, il principio di parità tra accusa e difesa non comporta necessariamente l’identità tra i
poteri processuali del pubblico ministero e quelli dell’imputato, potendo una disparità di
trattamento «risultare giustificata, nei limiti della ragionevolezza, sia dalla peculiare posizione istituzionale del pubblico ministero, sia dalla funzione allo stesso affidata, sia da esigenze connesse alla corretta amministrazione della giustizia» (ordinanze n. 46 del 2004, n.
165 del 2003, n. 347 del 2002 e n. 421 del 2001).3
Sappiamo che nei casi di stalking bisogna procedere in fretta. Ma è tutt’altro che facile.
Bisogna imparare a capire in fretta se il racconto della vittima rappresenta reazioni momentanee dell’aggressore, seguite da rimorsi o rimpianti autentici e, quindi, classificabili in
reati meno gravi (ingiurie, minacce, disturbo) o se si è di fronte alla rappresentazione di una
strategia di sfruttamento e distruzione dell’altro, che ancora non sa reagire.
Come si forma il ‘coinvolgimento occulto’ tra persecutore e vittima?
Come si può distinguere tra sindrome del persecutore (e quindi incapacità totale o parziale
di intendere e di volere) e comportamento volontario responsabile?
La situazione tra persecutore e vittima viene definita dalla violazione del limite tra i propri
confini e quelli dell’altro secondario ad una distorsione del giudizio oppure è segno di una
relazione di co-dipendenza del persecutore, a sua volta vittima della propria ineludibile sofferenza psichica?
Come difensore, prima di adire la Procura della Repubblica, mi pongo questi interrogativi.
Da affrontare in due ambiti.
Il primo è strettamente processuale. Le indagini preventive e le indagini difensive, che a
mio parere vanno condotte con il supporto imprescindibile di un clinico, sono (come è evidente) particolarmente delicate. In molti processi, se non avessi avuto i verbali assunti ex
artt. 391 bis e ss c.p.p., avrei perso elementi fondamentali per il processo (verbali acquisiti agli atti dibattimentali di persone poi resesi irreperibili, o sottilmente subornate e spaventate nel tempo, o che non vogliono più lasciarsi coinvolgere…).
Il secondo ambito è definito da criteri clinico/criminologici. In letteratura si trovano numerose classificazioni degli stalkers. Alcune sono di tipo nosografico-descrittivo, tracciate
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Il Cons. Creazzo ha spiegato, in seguito a questa mia sollecitazione, le ragioni che hanno sostenuto la scelta
degli estensori del progetto. Viste anche le fattispecie di reato contro la libertà individuale introdotte con la L.
66/96, L. 269/98, con la L. 228/03 si è ritenuto che l’ipotesi abrogativa coincidesse con esigenze di ‘tutela’
della vittima e con la ‘modernità’ della normativa nonché che essa non violasse il ’principio di parità’ tra accusa e difesa così come sviluppato dalla Giurisprudenza della Corte Costituzionale.
Giurisprudenza richiamata, tra l’altro, anche dalla Sentenza della Corte Costituzionale n. 26 depositata il 6
febbraio 2007 che ha dichiarato l’illegittimità costituzionale degli artt. 1 e 10.2 della L. 46/2006 in materia di
inappellabilità delle sentenze di proscioglimento
LO STALKING
sulla base delle motivazioni, della natura della relazione (convivente o non), del contenuto
delle comunicazioni (deliranti, ossessive o non), del livello di rischio di aggressione fisica,
quelli spinti dal rifiuto, dalla ricerca di legami, il pedinatore intrusivo, l’assillatore, il rancoroso, il predatore, l’incompetente. Una intervista della vittima condotta con sensibilità
appropriata e secondo i criteri privi di etero-suggestione ed etero-induzione, con un questionario a imbuto alternato sostituito da un certo momento in poi con uno ad imbuto rovesciato (cioè dalle domande più aperte a quelle man mano più chiuse, per poi riaprire a temi
più ampi quando l’angoscia si alza di grado) consente di raccogliere gli indicatori di comportamento necessari per descrivere le situazioni più comuni. È molto importante, sotto
questo profilo, la nuova previsione relativa alla possibilità di intercettazioni telefoniche
anche per il reato ex art. 612 bis c.p.p.. Si possono raccogliere dunque i tabulati telefonici,
far tracciare i computer, fotografare chi si apposta …
Il mio interesse si concentra oggi su un altro tipo di classificazione degli stalkers, ad orientamento psico-analitico, che identifica tre ambiti riferiti alle scelte psichiche strutturali
compendiate in: psicosi, dove risultano compromessi l’esame di realtà e la capacità di
intendere e di volere; nevrosi e perversione dove questi ultimi risultano integri.
In quest’ultima area si collocano gli stalkers più difficili da individuare (con tratti psichici
deliranti, ossessivo-compulsivi, possessivi o paranoidi, affetti cioè, secondo l’asse 1 e 2 del
DSM IV-R, da Disturbi di Personalità borderline o da Disturbi dell’adattamento, dell’umore, bipolari). E in quest’area si collocano di conseguenza le vittime più difficili da individuare e recuperare.
Vista la gravità dei reati in aumento secondo i dati del Ministero dell’Interno, Dipartimento
Pubblica Sicurezza, ripresi dal Ministero per i Diritti e la Pari Opportunità mi è parso preferibile affrontare il lato ‘oscuro’ degli stalkers che tanto incide sull’elemento soggettivo
del reato e sull’imputabilità. Per evitare ciò che è accaduto molte volte: che soggetti affetti da un disturbo di personalità dunque in una condizione psichica pienamente compatibile con la capacità di intendere e di volere venissero invece dichiarati incapaci di intendere
e di volere in via parzialmente o totale4.
Molte volte (in tema di maltrattamenti in famiglia e abusi sessuali intrafamiliari) mi sono
sentita dire da P.M. o da Giudici: ma se la signora è stata col marito tutti questi anni tanto
male non stava; poteva allontanarsi, poteva denunciare prima, la cultura non le manca (è
laureata) … lui dice che è lei a dare i numeri e lui, per forza, qualche volta deve intervenire per calmarla con forza, per evitare che urli di fronte ai figli … Perché queste donne erano
rimaste immobili negli anni?
Il perverso sfrutta e distrugge l’altro, mente a danno dell’altro senza alcun senso di colpa.
Trova equilibrio scaricando su qualcun altro il dolore che rifiuta di provare e le contraddizioni interiori che non vuole percepire.
È un Narciso, il Narciso di Ovidio, che crede di trovarsi guardandosi allo specchio. L’altro,
la vittima, non esiste in quanto individuo ma in quanto specchio. Ecco perché le vittime
hanno la sensazione che sia stata violata, negata e sottratta la loro individualità (non sono
più io … prima ero un’altra persona). Narciso si innesta sull’altro, cerca di aspirarne la vita.
4
Ricordo, a questo proposito, la Sentenza delle SS.UU. Penali della Corte di Cassazione 25 gennaio 2005 - 8
marzo 2005 n. 9163 che tratta proprio il tema, affascinante complicato e controverso delle patologie mentali
e dell’imputabilità.
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Essendo incapace di una relazione vera può impostarla una solo su un registro perverso e
distruttivo fatto di controllo, intrusioni, sorveglianza, possesso.
Ho fatto cenno al Narciso di Ovidio. Lo stesso Ovidio lo scriveva nelle Elegie, rappresentando con sofisticata raffinatezza lo spirito del perverso: nec sine te nec tecum vivere possum. Il protagonista del romanzo L’amore Fatale di McEwan diceva: il fatto che tu mi ami
e che io ami te o che io qualche volta non ti ami non è rilevante, è uno strumento. Io ti ho
odiato, è vero, ma non ho mai dimenticato che ti amavo lo stesso.
Ugualmente, nelle situazioni tra sconosciuti, non è rilevante che il molestato sia un qualunque sconosciuto: era lì, e in un modo o nell’altro ad un certo punto ha cominciato a dar
fastidio o ad apparire utile, ad essere desiderato. Ha qualcosa di cui il perverso vuole
appropriarsi.
Questo mina alla base la struttura comunicativa tra due soggetti in quanto rende ignote o
nascoste, ad almeno uno dei due, le aspettative dell’altro.
I perversi narcisisti non hanno empatia per gli altri ma desiderano raccogliere interesse su
loro stessi. Criticano tutto e tutti: un universo di potere di fronte al quale la vittima cade in
un universo di debolezza. Mostrare, evidenziare le debolezze degli altri è un modo per non
vedere le proprie, per difendersi da angosce terrifiche. I perversi entrano in relazione con
le vittime per sedurle. È una seduzione però che non comporta alcuna affettività perché il
principio stesso del funzionamento perverso è evitare ogni affetto.
La vittima si trova imprigionata in una tela di ragno, psicologicamente incatenata, anestetizzata. Non è consapevole dell’effrazione avvenuta. Il condizionamento ha tre dimensioni
fondamentali: un atto di appropriazione (attraverso lo spossessamento dell’altro); un atto
di dominazione (in cui l’altro è mantenuto in uno stato di soggezione, di debolezza, di
dipendenza); una dimensione di impronta (che deve lasciare nell’altro il proprio segno). La
vittima è così neutralizzata, oggettivata, è abolita ogni sua specificità. E finisce col diventare complice di chi la opprime. Subisce senza acconsentire, ossia senza partecipare.
Bisogna che ci sia resistenza, quanto basta perchè il perverso abbia voglia di portare avanti il rapporto, ma non troppa perché se si sente minacciato passa all’atto aggressivo. Non
sopporta lo spettacolo della sofferenza e rafforza le aggressioni per far tacere la vittima.
Si mette in atto pian piano un processo di isolamento.
Per questi motivi è tanto difficile denunciare.
Il condizionamento non è visibile per gli osservatori esterni. Le allusioni destabilizzanti
non paiono tali a chi non conosce contesti e sottintesi. Il perverso è deliberatamente vago
e impreciso, tale da alimentare confusione. Non è raro che riceva tacita approvazione da
parte di amici o conoscenti. Quindi, da futuri testimoni che sono stati destabilizzati a loro
volta, in maniera sottile e subdola. Oppure, al contrario, che colludono e tacciono perché
terrorizzati.
Ecco perché è difficile raccogliere testimonianze.
Il perverso è abilissimo nell’intuire i punti deboli dell’osservatore, magari qualcosa che
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LO STALKING
l’altro non vuole vedere di se stesso.. Di tutti gli osservatori, da quelli comuni ai i più
esperti. Sono documentate, ed è un settore interessantissimo, sia condotte moleste persistenti tra stolker e terapeuta in corso di analisi, sia occasionali in corso di consulenza. Nel
primo caso il setting viene spossessato delle sue coordinate di base, collocato in una dimensione privata: paziente e analista rischiano di essere inghiottiti nell’universo fantasmatico
del primo, catturati in una relazione distorta da vicende proiettive che occupano lo spazio
della relazione interpersonale di matrice clinica. Nel secondo caso il perverso cerca un’alleanza con lo psicologo o psichiatra per incidere sull’esito della consulenza.
Per un meccanismo di proiezione riversano sulla vittima individuata la loro propria colpevolezza, sia nell’acting assillante che nell’”acting” occasionale. A volte, in assenza di lividi e braccia rotte, mi sono sentita dire da testimoni ma anche da P.M. e Giudici - l’ho già
accennato ma vale ripeterlo - che insomma la debolezza di questa signora l’ha predisposta,
certo, ma poi lei ci è stata mentre sarebbe bastato poco per liberarsi. Oppure. Ormai che ha
detto cosa accade in casa può tranquillamente cambiare la serratura e liberarsi di lui. Ciò
senza considerare che la vittima dell’acting assillante si sente colpevole (anche quella più
qualificata, anche il terapeuta) e la vittima dell’acting occasionale si concentra sulla propria colpevolezza (per essere cascata scioccamente nella trappola, per non aver saputo
ristabilire i confini).
La violenza perversa mette vittima, testimone, consulente, P.M., Giudice, Forze dell’Ordine
a confronto con le proprie carenze, con i propri traumi dimenticati dell’infanzia. Ho visto
un Giudice sfogliare un fascicolo per abuso su minori tenendo i fogli nell’angolo inferiore
tra il pollice e l’indice: prendeva addirittura le distanze da quel caso non toccando il fascicolo, quasi che da lì potesse uscire il male che era evidentemente entrato in risonanza con
un proprio male personale.
Il perverso risveglia infatti la pulsione di morte presente in ogni individuo, trova nell’altro
il seme dell’autodistruzione che c’è in ciascuno. La vittima non è in sé né masochista né
incline alla depressione. Però, con la relazione destabilizzante che perdura oltre i singoli
individui direttamente coinvolti e si sviluppa anche nel momento in cui essa va valutata
dagli operatori del diritto, il persecutore attiva e sfrutta la parte masochista e depressiva
che è in ognuno e ne sfrutta a suo favore gli istinti protettivi.
Si allea con chi ha di fronte, sa essere camaleontico, cambia versione in modo seducente e
credibile (Per questo motivo, al di là degli aspetti già accennati, è particolarmente interessante la nuova previsione che abolisce l’art. 393 comma 2 bis c.p.p.. Può davvero consentire alla vittima una protezione libera dalla carica inquinante che potrà mettere in atto il suo
persecutore).
Senza un minimo di strumenti culturali e di nozioni tecniche potrebbe dunque non emergere il reato.
È accaduto nel settore degli abusi e dei maltrattamenti su minori. Un eccesso di errate interviste e di confusione di ruoli tra terapeuta/consulente/ausiliario, ad esempio, da un certo
momento in poi toglie valenza a qualsiasi dichiarazione, per sempre spuria. E il violentatore può essere assolto.
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AIAF
QUADERNO
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Il rapporto molesto implica ciò che l’illustre psicoanalista Racamier chiamava décervelage
(decervellaggio). Ma siccome i molestatori non sopravvivono senza le rassicurazioni che
trovano nei legami perversi e assillanti, senza le intrusioni nella vita altrui dobbiamo individuarne il maggior numero possibile per ridare il cervello, e il cuore, alle loro vittime.5
5
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Nel suo intervento il dott. Roia ha messo in guardia rispetto ai rischi legati alla possibilità che le Sentenze riducano la responsabilità di alcuni stolkers sul presupposto che siano malati, magari curabili (rischio che condivido, viste alcuni recenti Sentenze che non c’è spazio per commentare). Soprattutto negli U.S.A. sono da anni
in sperimentazione terapie farmacologiche, chirurgiche, psicoanalitiche per il trattamento dei pedofili (una
categoria di perversi). La questione passa attraverso la valutazione di ‘trattabilità’ o ‘non trattabilità’, e quindi
di ‘recuperabilità’ o ‘non recuperabilità’ dei soggetti affetti da disturbi di personalità caratterizzati da modalità predatorie nella relazione con gli altri, cui raramente sono interessati a rinunciare stante la loro indifferenza per i sentimenti altrui e la disponibilità, invece, ad arrecare danni agli altri pur di soddisfare i propri desideri ed ambizioni (M. Stone, 2002; McDougall, 1986; Usuelli, 1989). Generalmente, infatti, queste perversioni sono egosintoniche, ed è difficile ottenere risultati terapeutici soddisfacenti in assenza di una reale motivazione a cambiare (Roccia et Foti, 1994). Solo una minima parte di questi soggetti richiede volontariamente
un trattamento, e quando lo fanno quasi sempre sono spinti all’ansia o dalla depressione connessi alla perversione (Lorand, 1968). Può accadere che richiedano l’intervento anche per confermare a loro stessi e agli altri
di essere ‘malati’, cercando così di indurre l’analista ad ammettere la superiorità dell’organizzazione perversa. Altra parte dei parafilici, invece, giunge in terapia sotto pressioni esterne (ad esempio crisi coniugali o
cause giudiziarie pendenti: Gabbard, 1995), quando cioè reputa le conseguenze sociali alle proprie ‘attività
perverse’ peggiori della rinuncia agli istinti. Sarebbe interessante approfondire la questione in termini progettuali, graduando un sistema che va dall’intervento terapeutico alla mera attività di tenuta sotto controllo, a
seconda della struttura di personalità individuata (trattabile o non trattabile). E studiare come raggiungere, in
sede processuale per il tipo di reati in esame, una valutazione diagnostica e prognostica del reo.
LO STALKING
Una doverosa premessa
- se PRIMA lo stalker agiva attraverso strumenti tradizionali come lettere, telefonate anche
mute, pedinamenti, invio di regali, fotografie o arrecando danno alle cose della vittima
- OGGI lo stalker ha a disposizione nuove tecnologie che hanno ampliato il suo campo d’azione.
****
Diamo la definizione del c.d. cyberstalking:
è il termine che indica l’USO di Internet o della posta elettronica per molestare una persona.
****
A volte questi mezzi si aggiungono ad altri (quelli più “tradizionali”)
A volte sono l’unico mezzo persecutorio ed
in questo caso l’unico contatto che si ha fra
molestatore e vittima è mediato dal web.
****
Vantaggi della rete (dal punto di vista dello
cyber-stalker)
STALKING VIRTUALE
(1) Internet offre la possibilità di comunica- O CYBER-STALKING.
re a distanza
(2) La possibilità di comunicare anche con UN PROBLEMA DA
sconosciuti
(3) e garantisce l’anonimato, proteggendo NON SOTTOVALUTARE
chi comunica dalla reazione del ricevente.
****
Da quando internet ha avuto diffusione massiccia:
si sono verificati sempre più casi di minacce, intimidazioni, molestie e persecuzioni
attraverso e-mail, forum, chat e ora anche
attraverso il blog.
_FRANCESCA ZANASI*
_AVVOCATO IN MILANO
È autrice del libro Violenza in famiglia e stalking: dalle indagini difensive agli ordini di
protezione, Milano, Giuffrè, 2006.
****
Vi segnalo che
Ad oggi lo stalking a mezzo e-mail costituisce l’80% dei casi ma sono i siti interattivi
(come il blog) che cominciano a dare maggiore preoccupazione.
VEDIAMO
PERCHÈ
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AIAF
QUADERNO
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Cos’è il Blog?
- Il Blog è un sito web personale (un diario pubblico) in cui il blogger (colui che apre il
sito) scrive ciò che vuole e lascia la possibilità ai visitatori di leggere ed esprimere le proprie opinioni.
- Nel proprio Blog, il blogger può inserire il proprio nickname (o uno pseudonimo) oppure può anche rivelare la propria identità (anche se è raro perché rischioso) e può anche specificare il proprio profilo, i propri interessi e tutte le informazioni personali che vuole.
- Ugualmente per chi visita.
****
Una considerazione essenziale
- Mondo virtuale è molto simile a quello reale.
- Lo sta diventando sempre di più perché
(1) molte sono le aziende e gli studi che si affacciano a internet
(2) il commercio sta aumentando in modo esponenziale
(3) la gente comunica con più facilità.
Come si entra in
RETE
****
in questo momento storico?
- Per poter avere una E-MAIL o costruire un
al quale si possono fornire anche
DATI
BLOG
è necessario iscriversi ad un
PROVIDER
falsi
Identità falsa = indirizzo di posta elettronica + sito o blog
****
La conseguenza qual è?
- Che si configura un reato di “falso in scrittura privata” (p. e p. 485 cp) esattamente come
se si stipulasse un contratto con un’identità falsa.
- Però non sei identificabile.
- Puoi far del male.
****
Pericolo del sito interattivo
-
Se il visitatore ti vuole perseguitare tu non sai con chi prendertela.
non te ne liberi più.
E neanche il provider sa chi è.
Quindi non rimane che OSCURARE il blog anche per NON esporsi a possibili contestazioni e responsabilità nei confronti del Segnalante.
****
Chi è il persecutore virtuale?
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LO STALKING
IL PROFILO
È una persona “normale”, con un livello socio-culturale medio-alto, non violenta.
È una persona che non sarebbe mai in grado di fare del male se avesse la sua vittima davanti a sé.
È una persona senza freni inibitori grazie all’interposizione di un computer che attua una
sorta di “spersonalizzazione” della condotta.
È una persona che ha una minore percezione dell’illegalità e dei danni che il comportamento illecito può provocare.
****
ORA UN
CASO INTERESSANTE
Una donna apre un blog (che per sua natura è INTERATTIVO).
Ogni giorno commenta notizie o inserisce elementi nuovi di discussione.
Poi conosce una Visitatrice e fa amicizia.
Dopo 6 mesi, raggiunta una certa confidenza, la donna commette un gravissimo errore:
RIVELA all’amica Visitatrice la propria identità.
- Un giorno le due litigano su una questione banale.
- Da allora la Blogger riceve dalla Visitatrice persecuzioni continue: la visitatrice le
manda messaggi minatori anche di morte, la Visitatrice la pedina e sul blog la insulta per
esempio su come è vestita e rivela al mondi virtuale la vera identità della Blogger esponendola ulteriormente a rischi.
-
****
Quale tutela per la blogger?
Il ragionamento parte dal Provider
- PROVIDER è l’unico ANELLO di congiunzione TRA UTENTE e
RETE
T uttavia
- OGGI esiste solo la collaborazione attiva del Provider (un po’ come la nostra legge antiriciclaggio).
- Se pero i dati sono falsi il Provider può solo OSCURARE il blog.
****
La responsabilizzazione del
PROVIDER
ha scatenato vivacissimi dibattiti
- È giusto responsabilizzare solo il Provider?
- Non è meglio aiutarlo ad alzare il livello di controllo?
****
Ci si è chiesto quindi: come difendere i propri UTENTI?
la risposta è questa:
- Attraverso l’eliminazione dell’anonimato assoluto.
****
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Definizione di ANONIMATO ASSOLUTO
Rappresenta la condizione originale della Rete che è suscettibile di rendere qualsiasi
disciplina giuridica inapplicabile.
****
LA SOLUZIONE per alcuni è:
- NON può esistere l’anonimato assoluto.
- Dovrebbe esserci una possibilità di identificazione vera = il c.d. anonimato protetto.
(quindi in sostanza quando fai qualcosa di male devi essere rintracciabile, se invece ti comporti bene nessuno può identificarti)
****
Su che basi si poggia questo orientamento?
Nasce da un attento confronto fra:
- Diritto di riservatezza.
- Libertà di espressione.
- Prevenzione del crimine.
****
Chi è contrario
- Il mondo degli
HACKER
PERCHÉ?
Perché ritengono questa soluzione contraria alla libertà di pensiero in rete, considerata e
voluta più ALTA che nella realtà normale.
****
COSA DICE
IL
GARANTE
PER LA
PRIVACY?
- Il Garante non è contrario all’anonimato relativo.
- Cfr. art. 10 del DISCIPLINARE TECNICO ALL.B
(a) prevede la possibilità di identificare chi compie determinati atti
(b) aumenta la tracciabilità del dato
In ogni momento deve essere possibile ricostruire la tracciabilità del dato per conoscere chi
e perché ha utilizzato quella determinata macchina.
****
Per concludere
Si auspica che parallelamente agli interventi legislativi odierni (molestie persistenti – art.
612 bis cp) ci possa essere una maggiore attenzione al mondo virtuale nel quale, come in
quello reale, si possono configurare questi gravissimi reati.
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DOCUMENTI
ITALIA
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LO STALKING
LANCIO DELLA CAMPAGNA EUROPEA CONTRO LA
VIOLENZA SULLE DONNE
_INTERVENTO DELLA SOTTOSEGRETARIA DI STATO PER I DIRITTI E LE PARI OPPORTUNITÀ, DOTT.SSA DONATELLA LINGUITI,
_ALL’INCONTRO DI MADRID, 27 NOVEMBRE 2006
In Italia, come in tutti i Paesi europei, la violenza contro le donne e sulle donne continua,
attraverso molestie, molestie gravi, percosse, fino allo stupro e all’assassinio. Continua
quindi ad essere un problema grave, anche se dal 1997 al 2002 c’è stata una diminuzione
delle molestie fisiche sessuali e dei tentati stupri, soprattutto grazie ai profondi cambiamenti legislativi, alla rottura dell’omertà su questo tema e all’intensa attività dei centri antiviolenza e delle case di accoglienza.
Il 1996 è stato un anno importante per l’Italia. Dopo 20 anni di dibattito parlamentare e tra
le donne, venne approvata la Legge contro la violenza sessuale, attualmente in vigore, in
cui la violenza non è più considerata reato contro la morale pubblica, ma contro la persona. Prima di allora, la violenza risultava un crimine solo in caso di lesioni permanenti ed
era considerata, comunque, una colpa lieve. L’unione matrimoniale estingueva in ogni caso
il reato anche in caso di condanna, ed era l’unica strada socialmente accettata; se la donna
voleva recuperare dignità e onore agli occhi della comunità doveva accettare le nozze riparatrici.
Con la legge del ’96 cambiano finalmente i termini dei processi, nei quali non è più la vittima a “dover dimostrare di essere stata stuprata”, ma l’aggressore a dover dimostrare di
essere innocente.
La legge sulla violenza sessuale in Italia ha dunque segnato una svolta nel costume e nel
diritto recuperando un ritardo storico del nostro paese.
Oggi la violenza contro le donne è un fenomeno esplicitato, raccontato, descritto ma il
fatto che la violenza contro le donne non sia più un “non detto” non significa che non abbiamo ancora molta strada da percorrere.
Qualche giorno fa, nel corso “Della Giornata parlamentare contro la violenza sulle donne”,
l’Istat – Istituto Nazionale di Statistica, ha presentato i risultati di un lavoro approfondito
di indagine su dati dal 1997 al 2002, costruito con metodologie di ricerca mirate all’emersione del fenomeno che ci consegna un quadro allarmante: dieci milioni di donne, fra i 14
e i 59 anni, hanno subito molestie sessuali o ricatti sessuali nel corso della loro vita. Sono
500 mila gli stupri o tentati stupri.
Per le donne i luoghi più insicuri non sono né un vicolo buio né un parco di notte, ma le
mura domestiche e il posto di lavoro: nel 97% dei casi la violenza è consumata in famiglia
da parte del partner, del padre o di altri parenti; 900mila donne hanno subito ricatti sessuali per essere assunte o per avanzare di carriera. A subire questi ricatti sono le disoccupate
più delle occupate, le lavoratrici indipendenti più delle dipendenti, le impiegate più delle
operaie.
Ma ancora, un terzo delle donne non parla con nessuno della violenza subita, di quella violenza sessuale spesso ripetuta e non denunciata. Nel 90% dei casi non se la sentono di
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denunciarla o perché hanno paura di essere giudicate male, o per vergogna, o per mancanza di fiducia nelle forze dell’ordine.
La violenza prevalente ed anche più insidiosa è dunque quella familiare: non fa rumore, si
consuma in silenzio dentro le mura domestiche e dà alle donne poche speranze di risoluzione, può insorgere in qualsiasi momento della relazione: a volte si presenta subito, a volte si
verifica in concomitanza della nascita di un figlio o può subentrare dopo tanti anni di matrimonio o essere già precedente a questo.
Di questa violenza sono stati definiti i rischi sulla salute fisica e psichica delle donne, ed
anche le conseguenze sui minori in termini di apprendimento di modelli culturali e relazionali violenti (per i ragazzi) o di riproposizione della soggezione (per le ragazze).
La donna vittima, ed in genere vittima di violenze in famiglia, appare all’esterno come
debole, svuotata di energie, impaurita, priva di progetti alternativi di vita.
Questo modo di essere, che è sicuramente effetto della violenza, viene invece letto come incapacità soggettiva, mancanza di volontà ad uscire dalla violenza, debolezza caratteriale, ecc.
Queste donne spesso non vengono supportate con azioni che rimuovano gli effetti della violenza su di loro, ma giudicate negativamente e penalizzate da decisioni che le privano ulteriormente di un diritto (ad esempio il diritto alla casa coniugale, all’affido dei figli, ecc..).
Con l’insediamento del nuovo Governo (di centro sinistra) ancora prima degli ultimi dati
ufficiali, la Ministra per i Diritti e le Pari Opportunità ha dato tra le priorità la costruzione
di azioni strutturali (contro il fenomeno della violenza maschile sulle donne) attraverso un
percorso partecipato, mettendo al centro il pensiero e la pratica politica delle donne. Uno
dei passaggi fondamentali è stato l’incontro del 19 settembre scorso, convocato dalla
Ministra Barbara Pollastrini, con i Centri Antiviolenza e le case di accoglienza diffusi sul
territorio italiano, luoghi di esperienze ed elaborazioni di prevenzione e contrasto diretto
alla violenza contro le donne, di ricerca e di messa a punto di modelli di intervento, che
adottano uno sguardo di genere, considerando la violenza alle donne come frutto di una cultura patriarcale che ancora determina il modello sociale, economico e politico del nostro
paese e non solo. Per questo consideriamo tutte le donne a rischio di violenza, nessuna
esclusa. La violenza colpisce tutte, indifferentemente dall’età o dall’appartenenza sociale,
economica, religiosa o etnica.
L’esperienza maturata dai centri antiviolenza e dal movimento delle donne che hanno lavorato profondamente per un mutamento radicale dell’approccio al fenomeno in tutti gli
ambiti, fornito appoggio concreto alle donne con supporto psicologico e legale, contribuito ad un cambiamento della cultura facendo formazione nelle scuole e nei Tribunali, negli
ospedali e fra le forze dell’ordine, ci sono state preziose per avviare un piano di azione in
cui la rete e la sinergia tra istituzione e volontariato possa determinare le condizioni per una
maggiore efficacia delle azioni poste in essere. Intanto ha preso corpo un Tavolo interministeriale che a partire dal riconoscimento del fenomeno come un problema sociale che
riguarda tutta la collettività sta costruendo una risposta legislativa strutturata e trasversale.
Una nuova legge che si occupa delle donne ma anche dei trans, che include maltrattamenti ed atti persecutori e che prevede formazione per tutti i soggetti operanti nel settore, rilevazioni statistiche su violenza e maltrattamenti, il diritto ad una assistenza sociale integrale per la vittima, l’introduzione di nuovi reati per gli atti di vera e propria persecuzione (il
c.d. stalking), la costituzione di un registro dei centri antiviolenza che potranno costituirsi
parte civile, con il consenso della vittima, nei processi.
Una nuova legge che vuole intervenire anche sui mezzi di informazione e comunicazione
per abbattere stereotipi sessisti ed una certa rappresentazione del femminile che nulla ha a
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LO STALKING
che vedere con i saperi ed il valore delle donne.
Vogliamo investire nel cambiamento culturale e quindi nella prevenzione con linee di intervento che includono, in base al principio della sussidiarietà, un lavoro condiviso con le
Regioni, gli enti locali e il privato sociale. Essendo noto che l’aumento delle pene come
unica misura non produce nuova cultura e dunque cambiamenti nella relazione tra i sessi,
il piano di azione del Ministero per i Diritti e le Pari Opportunità include anche la costituzione di un Osservatorio nazionale sulla violenza di genere, che dovrà essere uno dei motori principali di elaborazione di politiche e azioni positive che abbiano a tema la diffusione
di una cultura che tenga al centro la libertà femminile e la costruzione di una convivenza
civile tra i sessi, per far uscire dal silenzio la violenza contro le donne, per dare forza a quel
contesto di rete e di protezione indispensabile affinché la donna esprima il disagio e denunci la violenza, per far emergere nelle istituzioni un tipo di risposta che non penalizzi le
donne e non le ricacci dentro l’isolamento, ma che sia anche il luogo capace di sostenere lo
sforzo maschile di una ricerca approfondita sulle dinamiche della propria sessualità e sulla
natura delle relazioni con le donne e con gli altri uomini.
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MINISTERO PER I DIRITTI E LE PARI OPPORTUNITÀ
Dati Ministero Interno, Dipartimento Pubblica Sicurezza
NUMERO DEI DELITTI CHE HA COME VITTIME PERSONE DI SESSO
FEMMINILE
Dal 2004 al 2005 le violenze sessuali sono aumentate del 22% (da 1.778 a 2.167)
a) Le violenze su maggiori di anni 14 sono state il 24% in più (da 1.516 a
1875)
b) Le violenze su minori di anni 14 sono state il 25% in più (da 89 a 111)
In un anno le lesioni dolose hanno avuto un incremento del 19,3% (da 11.671 a
13.927)
Le percosse sono aumentate del 21,3% (da 3.807 a 4.618)
Le minacce del 16% (da 17.926 a 20.715)
Le ingiurie del 19% (da 13.345 a 18.219)
Gli omicidi preterintenzionali sono aumentati del 67% (da 3 a 5)
Tentati omicidi: + 28,5% (da 186 a 239)
Attentati: da zero a 2 (più 200%)
Strage: da zero a 3 (più 300%)
Sequestri di persona: +33% (da 483 a 643)
a) Sequestri a scopo estorsivo: + 148% (da 31 a 77)
b) Sequestri per motivi sessuali: + 19,4% (da 134 a 160)
Pornografia minorile: + 87% (da 15 a 28 casi)
Furti: + 10% (da 369.514 a 405.998)
MINISTERO PER I DIRITTI E LE PARI OPPORTUNITÀ, LARGO CHIGI 19, 00189 ROMA,
UFFICIO STAMPA TEL. 06 67792222 - FAX 06.67792217
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MINISTERO PER I DIRITTI E LE PARI OPPORTUNITÀ
Dati su “Molestie e violenze sessuali” – Indagine Istat 2004
VIOLENZE SESSUALI
Sono più di mezzo milione (520mila) le donne dai 14 ai 59 anni che nel corso della
loro vita hanno subito una violenza tentata o consumata, il 3% delle donne in quella
classe d’età.
OGNI GIORNO, in media, 7 donne subiscono violenza sessuale
Nel corso della vita il 44% delle donne che hanno subito uno stupro o un
tentativo di stupro lo ha subito in luoghi familiari (casa propria, lavoro, casa di
amici e parenti o spazi circostanti)
Gli autori delle violenze sono soprattutto persone conosciute: amici (23,5%), datori
o colleghi lavoro (15,3%) fidanzati o ex fidanzati (6,5%) coniugi o ex con iugi (5,3%)
Il 24,2% delle donne abusate nel corso della vita ha subito più volte violenza dalla
stessa persona
Solo il 7,4% delle donne che ha subito una violenza tentata o consumata nel corso
della vita ha denunciato il fatto. Quindi, OLTRE IL 90% DELLE VITTIME NON
DENUNCIA IL FATTO
In Italia la violenza sessuale è riconosciuta come reato contro la persona e non contro
la morale dal 1996 (legge 15 febbraio 1996 n.66)
MOLESTIE SESSUALI
Più della metà (9 milioni 860mila, pari al 55,2%) delle donne tra i 14 ed i 59 anni
hanno subito nell’arco della loro vita almeno una molestia a sfondo sessuale,
QUINDI PIU’ DI UNA DONNA SU DUE.
STALKING: molestie verbali e telefonate oscene (26 e 25% delle donne)
pedinamento e atti di esibizionismo (23%); molestie fisiche (20%)
MINISTERO PER I DIRITTI E LE PARI OPPORTUNITÀ, LARGO CHIGI 19, 00189 ROMA,
UFFICIO STAMPA TEL. 06 67792222 - FAX 06.67792217
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MINISTERO PER I DIRITTI E LE PARI OPPORTUNITÀ
STATISTICHE COMUNITARIE
In EUROPA LA VIOLENZA RAPPRESENTA LA PRIMA CAUSA DI
MORTE DELLE DONNE NELLA FASCIA D’ETA’ TRA i 16 ed i 50 anni.
In ITALIA ogni 3 MORTI VIOLENTE una riguarda donne UCCISE DA UN
MARITO, CONVIVENTE o FIDANZATO.
UNA DONNA SU 5 HA SUBITO UNA QUALCHE FORMA DI VIOLENZA
NELLA SUA VITA
RAPPORTO EURES-ANSA 2005 “L’omicidio volontario in Italia”
UN OMICIDIO SU 4 IN ITALIA AVVIENE IN FAMIGLIA, TRA LE MURA
DOMESTICHE, IL 70% DELLE VITTIME SONO DONNE E IN 8 CASI SU 10
L’AUTORE E’ UN UOMO
Nel 2005 sono state 138 le donne ammazzate in famiglia
RAPPORTO di Sheila Henderson presentato al Comitato per
l’uguaglianza tra uomini e donne del Consiglio d’Europa (1997)
ALMENO UNA DONNA SU 5 SUBISCE UNO STUPRO O UN TENTATO
STUPRO NELLA VITA.
UNA DONNA SU 4 VIENE MALTRATTATA DAL PARTNER O DALL’EX
PARTNER.
QUASI TUTTE LE DONNE HANNO SUBITO UNA O PIU’ MOLESTIE DI TIPO
SESSUALE lungo l’arco della vita
Solo il 10% dei maltrattatori presenta problemi psichici
MINISTERO PER I DIRITTI E LE PARI OPPORTUNITÀ, LARGO CHIGI 19, 00189 ROMA,
UFFICIO STAMPA TEL. 06 67792222 - FAX 06.67792217
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MINISTERO PER I DIRITTI E LE PARI OPPORTUNITÀ
L’OMS ha indicato la violenza come la prima causa di morte per le
donne tra i 15 ed i 44 anni
Secondo l’ONU una donna su tre nel mondo (un miliardo di donne)
subisce vessazioni, soprusi, mutilazioni o stupri
ANALISI IPSOS 2005
In Italia il marito o il convivente è l’autore della violenza nell’85%
dei casi
CASA DELLE DONNE MALTRATTATE DI MILANO
Tra il 2000 ed il 2005 sono avvenuti 495 omicidi all’interno della coppia: nell’88,6%
dei casi sono uomini che hanno ucciso la propria partner o ex partner. Il movente è nel
37,6% dei casi la gelosia; nel 26% litigi; nell’8,2% raptus; nel 6% disturbi psichici
dell’autore.
MINISTERO PER I DIRITTI E LE PARI OPPORTUNITÀ, LARGO CHIGI 19, 00189 ROMA,
UFFICIO STAMPA TEL. 06 67792222 - FAX 06.67792217
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LA VIOLENZA E I MALTRATTAMENTI CONTRO LE
DONNE DENTRO E FUORI LA FAMIGLIA. ANNO 2006
REPORT ISTAT COMMISSIONATO DAL MINISTERO PER I DIRITTI E LE PARI OPPORTUNITÀ_
PRESENTATO IL 21 FEBBRAIO 2007_
La violenza e i maltrattamenti contro le donne dentro e fuori la famiglia è il titolo del
Report Istat commissionato dal Ministero per i Diritti e le Pari Opportunità che è stato presentato il 21 febbraio scorso presso la sala stampa di Palazzo Chigi.
Il campione dell’indagine comprende 25 mila donne tra i 16 e i 70 anni, intervistate da
gennaio a ottobre 2006 con tecnica telefonica.
L’indagine misura tre diversi tipi di violenza contro le donne: fisica, sessuale e psicologica, dentro la famiglia (da partner o ex partner) e fuori dalla famiglia (da sconosciuto,
conoscente, amico, collega, amico di famiglia, parente ecc.).
La violenza fisica è graduata dalle forme più lievi a quelle più gravi: la minaccia di essere colpita fisicamente, l’essere spinta, afferrata o strattonata, l’essere colpita con un
oggetto, schiaffeggiata, presa a calci, a pugni o a morsi, il tentativo di strangolamento, di
soffocamento, ustione e la minaccia con armi.
Per violenza sessuale vengono considerate le situazioni in cui la donna è costretta a fare o
a subire contro la propria volontà atti sessuali di diverso tipo: stupro, tentato stupro,
molestia fisica sessuale, rapporti sessuali con terzi, rapporti sessuali non desiderati subiti
per paura delle conseguenze, attività sessuali degradanti e umilianti. Non vengono rilevate le molestie verbali, il pedinamento, gli atti di esibizionismo e le telefonate oscene.
Le forme di violenza psicologica rilevano le denigrazioni, il controllo dei comportamenti,
le strategie di isolamento, le intimidazioni, le forti limitazioni economiche subite da parte
del partner.
Questi i principali risultati dell’indagine.
Sono stimate in 6 milioni 743 mila le donne da 16 a 70 anni vittime di violenza fisica o
sessuale nel corso della vita (il 31,9% della classe di età considerata).
5 milioni di donne hanno subito violenze sessuali (23,7%), 3 milioni 961 mila violenze
fisiche (18,8%).
Circa 1 milione di donne ha subito stupri o tentati stupri (4,8%).
Il 14,3% delle donne con un rapporto di coppia attuale o precedente ha subito almeno una
violenza fisica o sessuale dal partner, se si considerano solo le donne con un ex partner la
percentuale arriva al 17,3%.
Il 24,7% delle donne ha subito violenze da un altro uomo. Mentre la violenza fisica è più
di frequente opera dei partner (12% contro 9,8%), l’inverso accade per la violenza sessuale (6,1% contro 20,4%) soprattutto per il peso delle molestie sessuali. La differenza,
infatti, è quasi nulla per gli stupri e i tentati stupri.
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LO STALKING
21 febbraio 2007
La violenza e i maltrattamenti
contro le donne dentro e fuori la famiglia
Anno 2006
L’Istat presenta i risultati di una nuova indagine per la prima volta interamente
dedicata al fenomeno delle violenza fisica e sessuale contro le donne (erano
state condotte rilevazioni su molestie e violenze sessuali già nel 1997 e poi nel
2002 nell’ambito dell’indagine Multiscopo sulla sicurezza dei cittadini). Il
campione comprende 25 mila donne tra i 16 e i 70 anni, intervistate su tutto il
territorio nazionale dal gennaio all’ottobre 2006 con tecnica telefonica.
Unione europea
Fondo sociale europeo
L’indagine è frutto di una convenzione tra l’Istat – che l’ha condotta – e il
Ministero per i Diritti e le Pari Opportunità – che l’ha finanziata con i fondi del
Programma Operativo Nazionale “Sicurezza” e “Azioni di sistema” del Fondo
Sociale Europeo.
L’indagine Multiscopo sulla sicurezza delle donne misura tre diversi tipi di
violenza contro le donne: fisica, sessuale e psicologica, dentro la famiglia (da
partner o ex partner) e fuori dalla famiglia (da sconosciuto, conoscente, amico,
collega, amico di famiglia, parente ecc.). La violenza fisica è graduata dalle
forme più lievi a quelle più gravi: la minaccia di essere colpita fisicamente,
l’essere spinta, afferrata o strattonata, l’essere colpita con un oggetto,
schiaffeggiata, presa a calci, a pugni o a morsi, il tentativo di strangolamento, di
soffocamento, ustione e la minaccia con armi. Per violenza sessuale vengono
considerate le situazioni in cui la donna è costretta a fare o a subire contro la
propria volontà atti sessuali di diverso tipo: stupro, tentato stupro, molestia
fisica sessuale, rapporti sessuali con terzi, rapporti sessuali non desiderati subiti
per paura delle conseguenze, attività sessuali degradanti e umilianti. Non
vengono rilevate le molestie verbali, il pedinamento, gli atti di esibizionismo e
le telefonate oscene. Le forme di violenza psicologica rilevano le denigrazioni,
il controllo dei comportamenti, le strategie di isolamento, le intimidazioni, le
forti limitazioni economiche subite da parte del partner.
Sul web Istat, all’indirizzo http://www.istat.it/giustizia/sicurezza/, sono
disponibili le note inerenti la metodologia di indagine, la strategia di
campionamento e il livello di precisione delle stime.
PRINCIPALI RISULTATI
Ufficio della comunicazione
Tel. 06 4673.2243-2244
Centro diffusione dati
Tel. 06 4673.3106
Informazioni e chiarimenti:
Servizio
Struttura e dinamica sociale
Via Ravà, 150 - Roma
Linda Laura Sabbadini
Maria Giuseppina Muratore
Tel. 06 4673.4483
Sono stimate in 6 milioni 743 mila le donne da 16 a 70 anni vittime di
violenza fisica o sessuale nel corso della vita (il 31,9% della classe di
età considerata). 5 milioni di donne hanno subito violenze sessuali
(23,7%), 3 milioni 961 mila violenze fisiche (18,8%). Circa 1 milione di
donne ha subito stupri o tentati stupri (4,8%). Il 14,3% delle donne con
un rapporto di coppia attuale o precedente ha subito almeno una violenza
fisica o sessuale dal partner, se si considerano solo le donne con un ex
partner la percentuale arriva al 17,3%. Il 24,7% delle donne ha subito
violenze da un altro uomo. Mentre la violenza fisica è più di frequente
opera dei partner (12% contro 9,8%), l’inverso accade per la violenza
sessuale (6,1% contro 20,4%) soprattutto per il peso delle molestie
sessuali. La differenza, infatti, è quasi nulla per gli stupri e i tentati
stupri.
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AIAF
QUADERNO
2007/1
Negli ultimi 12 mesi il numero delle donne vittime di violenza ammonta a 1 milione e 150 mila
(5,4%). Sono le giovani dai 16 ai 24 anni (16,3%) e dai 25 ai 24 anni (7,9%) a presentare i tassi più
alti. Il 3,5% delle donne ha subito violenza sessuale, il 2,7% fisica. Lo 0,3%, pari a 74 mila donne, ha
subito stupri o tentati stupri. La violenza domestica ha colpito il 2,4% delle donne, quella al di fuori
delle mura domestiche il 3,4%.
Nella quasi totalità dei casi le violenze non sono denunciate. Il sommerso è elevatissimo e
raggiunge circa il 96% delle violenze da un non partner e il 93% di quelle da partner. Anche nel caso
degli stupri la quasi totalità non è denunciata (91,6%). È consistente la quota di donne che non parla
con nessuno delle violenze subite (33,9% per quelle subite dal partner e 24% per quelle da non
partner).
Le donne subiscono più forme di violenza. Un terzo delle vittime subisce atti di violenza sia fisica
che sessuale. La maggioranza delle vittime ha subito più episodi di violenza. La violenza ripetuta
avviene più frequentemente da parte del partner che dal non partner (67,1% contro 52,9%). Tra tutte
le violenze fisiche rilevate, è più frequente l’essere spinta, strattonata, afferrata, l’avere avuto storto
un braccio o i capelli tirati (56,7%), l’essere minacciata di essere colpita (52,0%), schiaffeggiata,
presa a calci, pugni o morsi (36,1%). Segue l’uso o la minaccia di usare pistola o coltelli (8,1%) o il
tentativo di strangolamento o soffocamento e ustione (5,3%). Tra tutte le forme di violenze sessuali,
le più diffuse sono le molestie fisiche, ovvero l’essere stata toccata sessualmente contro la propria
volontà (79,5%), l’aver avuto rapporti sessuali non desiderati vissuti come violenza (19,0%), il tentato
stupro (14,0%), lo stupro (9,6%) e i rapporti sessuali degradanti ed umilianti (6,1%).
I partner responsabili della maggioranza degli stupri. Il 21% delle vittime ha subito la violenza sia
in famiglia che fuori, il 22,6% solo dal partner, il 56,4% solo da altri uomini non partner. I partner
sono responsabili della quota più elevata di tutte le forme di violenza fisica rilevate. I partner sono
responsabili in misura maggiore anche di alcuni tipi di violenza sessuale come lo stupro nonché i
rapporti sessuali non desiderati, ma subiti per paura delle conseguenze. Il 69,7% degli stupri, infatti, è
opera di partner, il 17,4% di un conoscente. Solo il 6,2% è stato opera di estranei. Il rischio di subire
uno stupro piuttosto che un tentativo di stupro è tanto più elevato quanto più è stretta la relazione tra
autore e vittima. Gli sconosciuti commettono soprattutto molestie fisiche sessuali, seguiti da
conoscenti, colleghi ed amici. Gli sconosciuti commettono stupri solo nello 0,9% dei casi e tentati
stupri nel 3,6% contro, rispettivamente l’11,4% e il 9,1% dei partner.
Sono più colpite da violenza domestica le donne il cui partner è violento anche all’esterno della
famiglia. Hanno tassi più alti di violenza le donne che hanno un partner attuale violento fisicamente
(35,6% contro 6,5%) o verbalmente (25,7% contro 5,3%) al di fuori della famiglia; che ha
atteggiamenti di svalutazione della propria compagna o di non sua considerazione nel quotidiano (il
tasso di violenza è del 35,9% contro il 5,7%); che beve al punto di ubriacarsi (18,7% contro il 6,4%) e
in particolare che si ubriaca tutti i giorni o quasi (38,6%) e una o più volte a settimana (38,3%); che
aveva un padre che picchiava la propria madre (30% contro 6%) o che a sua volta è stato maltrattato
dai genitori. La quota di violenti con la propria partner è pari al 30% fra coloro che hanno assistito a
violenze nella propria famiglia di origine, al 34,8% fra coloro che l’hanno subita dal padre, al 42,4%
tra chi l’ha subita dalla madre e al 6% tra coloro che non hanno subito o assistito a violenze nella
famiglia d’origine.
Le violenze domestiche sono in maggioranza gravi. Il 34,5% delle donne ha dichiarato che la
violenza subita è stata molto grave e il 29,7% abbastanza grave. Il 21,3% delle donne ha avuto la
sensazione che la sua vita fosse in pericolo in occasione della violenza subita. Ma solo il 18,2% delle
donne considera la violenza subita in famiglia un reato, per il 44% è stato qualcosa di sbagliato e per
il 36% solo qualcosa che è accaduto. Anche nel caso di stupro o tentato stupro, solo il 26,5% delle
donne lo ha considerato un reato. Il 27,2% delle donne ha subito ferite a seguito della violenza. Ferite,
che nel 24,1% dei casi sono state gravi al punto da richiedere il ricorso a cure mediche. Le donne che
hanno subito più violenze dai partner, in quasi la metà dei casi hanno sofferto, a seguito dei fatti
subiti, di perdita di fiducia e autostima, di sensazione di impotenza (44,5%), disturbi del sonno
(41,0%), ansia (36,9%), depressione (35,1%), difficoltà di concentrazione (23,7%), dolori ricorrenti in
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LO STALKING
diverse parti (18,5%), difficoltà a gestire i figli (14,2%), idee di suicidio e autolesionismo (12,1%). La
violenza dal non partner è percepita come meno grave di quella da partner.
2 milioni 77 mila donne hanno subito comportamenti persecutori (stalking), che le hanno
particolarmente spaventate, dai partner al momento della separazione o dopo che si erano lasciate, il
18,8% del totale. Tra le donne che hanno subito stalking, in particolare il 68,5% dei partner ha cercato
insistentemente di parlare con la donna contro la sua volontà, il 61,8% ha chiesto ripetutamente
appuntamenti per incontrarla, il 57% l’ha aspettata fuori casa o a scuola o al lavoro, il 55,4% le ha
inviato messaggi, telefonate, e-mail, lettere o regali indesiderati, il 40,8% l’ha seguita o spiata e
l’11% ha adottato altre strategie. Quasi il 50% delle donne vittime di violenza fisica o sessuale da un
partner precedente ha subito anche lo stalking, 937 mila donne. 1 milione 139 mila donne hanno
subito, invece, solo lo stalking, ma non violenze fisiche o sessuali.
7 milioni 134 mila donne hanno subito o subiscono violenza psicologica1: le forme più diffuse
sono l’isolamento o il tentativo di isolamento (46,7%), il controllo (40,7%), la violenza economica
(30,7%) e la svalorizzazione (23,8%), seguono le intimidazioni nel 7,8% dei casi.
Il 43,2% delle donne ha subito violenza psicologica dal partner attuale. Di queste, 3 milioni 477 mila
l’hanno subita sempre o spesso (il 21,1%). 6 milioni 92 mila donne hanno subito solo violenza
psicologica dal partner attuale (il 36,9% delle donne che attualmente vivono in coppia). 1 milione 42
mila donne hanno subito oltre alla violenza psicologica, anche violenza fisica o sessuale, il 90,5%
delle vittime di violenza fisica o sessuale
1 milione 400 mila donne hanno subito violenza sessuale prima dei 16 anni, il 6,6% delle donne
tra i 16 e i 70 anni. Gli autori delle violenze sono vari e in maggioranza conosciuti. Solo nel 24,8% la
violenza è stata ad opera di uno sconosciuto. Un quarto delle donne ha segnalato un conoscente
(24,7%), un altro quarto un parente (23,8%), il 9,7% un amico di famiglia, il 5,3% un amico della
donna. Tra i parenti gli autori più frequenti sono stati gli zii. Il silenzio è stato la risposta
maggioritaria. Il 53% delle donne ha dichiarato di non aver parlato con nessuno dell’accaduto.
674 mila donne hanno subito violenze ripetute da partner e avevano figli al momento della
violenza. Il 61,4% ha dichiarato che i figli hanno assistito ad uno o più episodi di violenza. Nel
19,7% dei casi i figli vi hanno assistito raramente, nel 20,1% a volte, nel 21,6% spesso.
1. LA VIOLENZA DENTRO E FUORI LA FAMIGLIA
Sono 6 milioni 743 mila le donne tra i 16 e i 70 anni che hanno subito almeno una violenza fisica o
sessuale nel corso della vita, il 31,9% della classe di età considerata (Tavola 1). 5 milioni di donne
hanno subito violenze sessuali (23,7%), 3 milioni 961 mila violenze fisiche (18,8%).
Circa 1 milione di donne ha subito stupri o tentati stupri (4,8%), di queste in particolare 482 mila
sono state vittime di stupro e 703 mila di tentato stupro2.
Il 14,3% delle donne ha subito almeno una violenza fisica o sessuale all’interno della relazione di
coppia (da un partner o da un ex partner), il 24,7% da un altro uomo.
1
La violenza psicologica viene rilevata attraverso una batteria di 20 domande raggruppabili sinteticamente secondo cinque forme
prevalenti: l’isolamento, il controllo, la violenza economica, la svalorizzazione e le intimidazioni.
Sono forme di isolamento le limitazioni nel rapporto con la famiglia di origine o gli amici, l’impedimento o il tentativo di
impedimento di lavorare e studiare. Il controllo è quel comportamento del partner che tende a imporre alla donna come vestirsi o
pettinarsi, che la segue, la spia o si arrabbia se parla con un altro uomo. Per violenza economica si intende l’impedimento di
conoscere il reddito familiare o di usare il proprio denaro. La svalorizzazione comprende le umiliazioni, offese e denigrazioni
anche in pubblico, le critiche per l’aspetto esteriore e per come la donna si occupa di casa e figli. Le intimidazioni sono veri e
propri ricatti, minacce di distruggere oggetti della donna, di fare del male ai figli, alle persone care o agli animali, nonché la
minaccia di suicidio.
2
Come evidenziato nella letteratura internazionale, la rilevazione delle violenze nelle indagini specificamente dedicate a questo
tema permette di meglio definire il fenomeno e quindi di ottenere dati più precisi, generalmente superiori a quelli prodotti da
indagini non dedicate. Conseguentemente la stima degli stupri e tentati stupri non è confrontabile con quella desunta dall’Indagine
della sicurezza dei cittadini del 1997 e del 2002.
3
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AIAF
QUADERNO
2007/1
Negli ultimi 12 mesi il numero delle donne vittime di violenza ammonta a 1 milione e 150 mila
(5,4%), il 3,5% ha subito violenza sessuale e il 2,7% fisica. Lo 0,3% ha subito stupri o tentati stupri
pari a 74 mila donne. La violenza domestica ha colpito il 2,4% delle donne, quella al di fuori delle
mura domestiche il 3,4%.
Mentre la violenza fisica è più di frequente opera dei partner (12% contro 9,8%), l’inverso accade per
la violenza sessuale più alta da parte dei non partner (6,1% contro 20,4%) soprattutto per il peso delle
molestie sessuali. La differenza, infatti, è quasi nulla per gli stupri e i tentati stupri.
Tavola 1 - Donne da 16 a 70 anni che hanno subito violenza fisica o sessuale per periodo in cui si è verificata, tipo di autore e
tipo di violenza subita - Anno 2006 (per 100 donne con le stesse caratteristiche)
Nel corso della vita*
Un autore
qualsiasi
Negli ultimi 12 mesi
Partner o ex
partner
Un uomo non
partner
Un autore
qualsiasi
Partner o ex
partner
Un uomo non
partner
Violenza fisica o sessuale
31,9
14,3
24,7
5,4
2,4
3,4
Violenza fisica
18,8
12,0
9,8
2,7
1,7
1,1
Violenza sessuale
23,7
6,1
20,4
3,5
1,0
2,6
Stupro o tentato stupro
4,8
2,4
2,9
0,3
0,2
0,2
Stupro
2,3
1,6
0,8
0,2
0,1
0,0
Tentato stupro
3,3
1,3
2,3
0,2
0,1
0,2
* Per le violenze da non partner si considerano le violenze a partire dai 16 anni
Nella quasi totalità dei casi le violenze non sono denunciate; il sommerso è elevatissimo e
raggiunge circa il 96% delle violenze da un non partner e il 93% di quelle da partner. Per gli stupri si
arriva al 91,6% e per i tentati stupri al 94,2%. Anche considerando il dato degli ultimi 12 mesi, il
numero oscuro è alto (96,3% di quelle da partner e il 96,7% di quelle da non partner) (Tavola 2).
Inoltre, è consistente anche la quota di donne che non parla con nessuno delle violenze subite (33,9%
per quelle subite dal partner e 24% per quelle da non partner).
Tavola 2 - Donne da 16 a 70 anni che hanno subito violenza fisica o sessuale e non l'hanno denunciata per periodo in cui si è
verificata, tipo di autore e tipo di violenza subita - Anno 2006 (per 100 vittime con le stesse caratteristiche)
Nel corso della vita*
Negli ultimi 12 mesi
Un autore
qualsiasi
Partner o
ex partner
Un uomo non
partner
Un autore
qualsiasi
Partner o Un uomo non
ex partner
partner
Violenza fisica o sessuale
93,8
92,5
95,6
96,4
96,3
96,7
Violenza fisica
90,1
92,3
88,1
93,8
96,3
90,2
Violenza sessuale
97,8
94,9
98,0
98,8
97,2
98,9
Stupro o tentato stupro
93,3
94,3
92,9
94,1
96,8
92,0
Stupro
91,6
94,8
87,4
85,7
95,1
66,4
Tentato stupro
94,2
95,0
94,1
97,1
100,0
95,6
* Per le violenze da non partner si considerano le violenze a partire dai 16 anni
Le donne subiscono più forme di violenze e da diversi autori
Le donne subiscono violenze sia dai partner che da altri uomini: amici, parenti, datori e colleghi di
lavoro, conoscenti e sconosciuti. Il 21% delle vittime ha subito la violenza sia in famiglia che fuori, il
22,6% solo dal partner, il 56,4% solo da altri uomini non partner. Un terzo delle vittime subisce atti di
violenza sia fisica che sessuale. Inoltre, le vittime hanno subito, nella maggioranza dei casi, più
episodi di violenza. La violenza ripetuta avviene più frequentemente da parte del partner (67,1%
contro 52,9%) anche negli ultimi 12 mesi (54,0% contro 38,2%). Il picco è raggiunto nel caso della
violenza sessuale da partner attuale (91,1% di violenza ripetuta).
4
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LO STALKING
Tra tutte le violenze fisiche rilevate, le modalità violente più diffuse sono: l’essere spinta, strattonata,
afferrata, l’avere avuto storto un braccio o i capelli tirati (56,7%) (Figura 1), l’essere minacciata di
essere colpita (52,0%), schiaffeggiata, presa a calci, pugni o morsi (36,1%), colpita con oggetti
(24,6%). Alcune forme gravi di violenza fisica sono meno diffuse, ma comunque presenti, come l’uso
o la minaccia di usare pistola o coltelli (8,1%) o il tentativo di strangolamento o soffocamento e
ustione (5,3%).
Figura 1 - Donne da 16 a 70 anni che hanno subito violenza fisica da un qualsiasi uomo per periodo di accadimento e forme di
violenza subita - Anno 2006 (per 100 donne vittime di violenza fisica)
56,7
58,0
Spinta/afferrata/strattatonata/storto
un braccio/tirato i capelli
52,0
Minacciata di essere colpita
fisicamente
44,8
36,1
Schiaffeggiata, presa a calci, a
pugni o morsa
20,8
24,6
23,6
Colpita con un oggetto o tirato
qualcosa
8,1
Usato o minacciato di usare una
pistola o un coltello
Violenza fisica in un modo diverso
Tentato di strangolarla, soffocarla,
ustionarla
5,2
5,9
2,5
Nel corso della vita*
5,3
Negli ultimi 12 mesi
2,6
* Per le violenze da non partner si considerano le violenze a partire dai 16 anni
Tra le diverse forme di violenza sessuale, le più diffuse sono le molestie fisiche (79,5%), seguite dai
rapporti sessuali non desiderati (19,0%), dal tentato stupro (14,0%), dallo stupro (9,6%) e dai rapporti
sessuali degradanti ed umilianti (6,1%). In misura più ridotta le donne sono state costrette o si è
tentato di costringerle ad avere attività sessuali con altre persone (1,6%), anche in cambio di denaro,
beni o favori. Un residuale 3,3% delle vittime ha subito violenza sessuale in altri modi. Non
emergono particolari differenze considerando i 12 mesi precedenti l’intervista, tranne un minore peso
di stupri, tentati stupri e molestie sessuali (Figura 2).
Figura 2 - Donne da 16 a 70 anni che hanno subito violenza sessuale da un qualsiasi uomo per periodo di accadimento e forme
di violenza subita - Anno 2006 (per 100 donne vittime di violenza sessuale)
79,5
Molestie fisiche sessuali
72,1
19,0
21,9
Rapporti sessuali indesiderati vissuti come violenza
14,0
Tentato stupro
Stupro
Rapporti sessuali degradanti umilianti
Violenza sessuale in modo diverso
Costretta ad avere rapporti sessuali con altre persone
7,2
9,6
4,5
6,1
4,2
3,3
1,9
Nel corso della vita*
1,6
0,4
Negli ultimi 12 mesi
* Per le violenze da non partner si considerano le violenze a partire dai 16 anni
5
45
AIAF
QUADERNO
2007/1
Chi sono le vittime delle violenze
Sono le donne separate e divorziate a subire più violenze nel corso della vita: il 63,9%, il doppio del
dato medio (Tavola 3).Valori superiori alla media emergono anche per le nubili, le laureate e le
diplomate, le dirigenti, libere professioniste e imprenditrici, le direttive, quadro ed impiegate, le
donne in cerca di occupazione, le studentesse, le donne con età compresa tra 25 e 44 anni.
Tavola 3 - Donne da 16 a 70 anni che hanno subito violenza fisica o sessuale da un qualsiasi uomo per tipo di violenza subita,
periodo in cui si è verificata, stato civile, classe di età, titolo di studio, condizione professionale e ripartizione
geografica - Anno 2006 (per 100 donne con le stesse caratteristiche)
VIOLENZA FISICA O
SESSUALE
Nel corso della
vita*
VIOLENZA FISICA
Ultimi 12 Nel corso della
mesi
vita*
VIOLENZA SESSUALE
Ultimi 12 Nel corso della
mesi
vita*
STUPRO O
TENTATO
STUPRO
Ultimi 12
mesi
Nel corso della
vita*
STATO CIVILE
Nubile
Coniugata
Separata/divorziata
Vedova
38,5
26,8
63,9
24,5
11,6
3,0
6,5
0,8
23,1
14,5
51,0
12,3
5,2
1,6
4,4
0,2
29,1
19,8
45,0
18,8
8,3
1,6
2,9
0,5
5,3
3,7
14,5
3,8
33,2
37,9
35,3
32,3
26,1
20,0
16,3
7,9
4,2
2,8
1,8
0,8
19,0
23,9
21,4
19,1
14,0
9,6
7,0
4,0
2,5
1,3
1,1
0,3
25,4
27,4
26,3
23,3
20,3
15,1
12,0
4,9
2,2
1,6
0,9
0,5
4,5
5,0
5,8
4,8
4,4
2,7
46,2
38,6
28,9
17,6
7,1
6,6
6,5
1,1
25,9
23,0
17,4
9,8
3,1
3,2
3,5
0,5
36,2
29,2
20,8
12,3
4,8
4,2
4,0
0,7
5,9
5,9
4,5
2,5
50,5
40,6
30,9
32,2
39,2
22,4
36,4
27,1
33,6
7,9
5,6
4,9
4,1
15,8
2,1
17,4
1,0
2,6
32,6
23,6
19,9
18,9
25,5
12,9
21,0
13,7
22,9
5,0
2,8
2,4
1,6
10,4
1,3
7,1
0,5
1,5
35,1
31,2
21,1
24,2
27,6
16,2
28,7
20,6
22,4
3,3
3,4
3,2
2,6
7,2
1,1
13,2
0,5
1,2
5,4
6,0
5,6
5,8
5,3
3,2
4,8
4,3
6,8
Nord Ovest
34,5
5,2
19,7
2,5
25,9
3,1
5,0
Nord Est
35,5
6,1
20,9
2,2
27,1
4,5
6,0
Centro
35,9
6,0
20,7
3,4
27,5
3,6
5,1
Sud
26,8
5,2
16,6
3,0
18,6
3,1
3,7
Isole
24,3
4,7
14,5
2,0
17,5
3,3
3,6
Totale
31,9
5,4
18,8
2,7
23,7
3,5
4,8
CLASSI DI ETÀ
16-24
25-34
35-44
45-54
55-64
65-70
TITOLO DI STUDIO
Laurea
Diploma superiore
Licenza media
Licenza elementare/nessun titolo
CONDIZIONE PROFESSIONALE
Dirigenti/imprenditrici/libere professioniste
Direttivi/quadri/impiegate
Operaie
Lavoratrici in proprio/coadiuvanti
In cerca di occupazione
Casalinghe
Studentesse
Ritirate dal lavoro
In altra condizione
RIPARTIZIONE GEOGRAFICA
* Per le violenze da non partner si considerano le violenze a partire dai 16 anni
Considerando anche la distribuzione territoriale, valori più elevati si evidenziano per le residenti nel
Nord-est, nel Nord-ovest e nel Centro e per quelle dei centri metropolitani (42,0%), tassi più bassi
per le donne con età compresa tra 55 e 70 anni, con licenza elementare o media, le casalinghe, le
ritirate dal lavoro e le residenti nel Sud e nelle Isole.
I quozienti sui 12 mesi sono, al contrario, più alti per le giovani e le studentesse (più esposte al rischio
di violenza sessuale che fisica), le nubili, le donne in cerca di occupazione e per le donne dei centri
metropolitani. Quozienti bassi si evidenziano per le donne coniugate, per le vedove e le donne con età
compresa nella fascia 45-70 anni.
6
46
LO STALKING
Le differenze nel rischio vanno prese con cautela perché possono nascondere diversità nella
disponibilità a parlare del tema, nella consapevolezza nell’identificare gli episodi di violenza, nella
maggiore capacità di rivelarli.
Il quadro della violenza in sintesi: quali autori per quali forme di violenze
Analizzando i diversi autori della violenza emerge che il rischio di subire uno stupro piuttosto che un
tentativo di stupro è tanto più elevato quanto più è stretta la relazione tra autore e vittima.
Tavola 4 - Donne da 16 a 70 anni che hanno subito violenza fisica o sessuale nel corso della vita** per tipo di autore e forme di
violenza subita - Anno 2006 (composizione percentuale)
PARTNER
TIPO DI VIOLENZA
Partner
attuale o ex
partner
UOMO NON PARTNER
Sconosciuto
Partner
Ex
attuale partner
Conoscente
Collega
Amico Parente
Amico di
famiglia
Non
specifica
l'autore
Totale*
PER 100 VIOLENZE DELLO STESSO TIPO
Spinta, afferrata, strattonata, storto un braccio,
tirato i capelli
Minacciata di essere colpita fisicamente
69,9
25,3
47,2
13,8
8,3
2,5
6,8
6,3
0,4
0,9
100,0
58,4
17,7
42,0
18,5
14,7
3,9
4,7
7,1
0,9
1,8
100,0
Schiaffeggiata, presa a calci, a pugni o morsa
82,5
27,1
57,0
4,5
4,4
0,7
3,5
8,5
0,2
0,7
100,0
Colpita con un oggetto o tirato qualcosa
Usato o minacciato di usare una pistola o un
coltello
Tentato di strangolarla, soffocarla, ustionarla
64,1
24,3
40,4
8,0
9,6
3,5
7,1
9,9
0,1
2,0
100,0
52,5
8,4
44,6
24,3
11,6
4,5
2,2
7,0
.
0,7
100,0
78,0
16,5
61,4
6,5
5,0
0,3
2,7
8,8
.
1,9
100,0
Violenza fisica in un modo diverso
Rapporti sessuali indesiderati vissuti come
violenza
Stupro
Forzata ad un'attività sessuale considerata
umiliante
Tentato stupro
41,4
7,2
34,2
21,1
15,7
6,3
5,7
6,5
1,4
4,1
100,0
93,6
44,5
71,6
0,5
2,0
0,2
3,9
1,5
0,0
0,5
100,0
Violenza sessuale in un modo diverso
Forzata ad una attività sessuale con altre
persone
Molestia fisica sessuale
69,7
14,3
55,5
6,2
17,4
1,5
7,2
1,5
0,8
1,2
100,0
100,0
24,1
76,5
-
-
-
-
-
-
-
100,0
37,9
6,0
32,0
16,4
27,4
7,9
9,5
5,0
1,2
1,3
100,0
40,1
3,4
36,9
33,1
12,4
4,4
7,6
3,8
1,5
0,2
100,0
49,8
3,9
45,9
3,0
34,8
13,8
3,7
4,1
2,7
.
100,0
-
-
-
68,3
17,3
9,7
6,0
1,6
1,2
0,5
100,0
PER 100 VIOLENZE DALLO STESSO AUTORE
Spinta, afferrata, strattonata, storto un braccio,
tirato i capelli
Minacciata di essere colpita fisicamente
53,4
47,8
55,2
9,6
14,1
10,1
23,9
32,2
9,3
20,2
41,0
30,7
45,1
11,8
22,8
14,4
15,0
32,9
21,8
35,7
Schiaffeggiata, presa a calci, a pugni o morsa
40,2
32,7
42,4
2,0
4,7
1,7
7,8
27,5
2,5
9,5
Colpita con un oggetto o tirato qualcosa
Usato o minacciato di usare una pistola o un
coltello
Tentato di strangolarla, soffocarla, ustionarla
21,2
19,9
20,5
2,4
7,0
6,1
10,9
21,8
1,0
19,1
5,7
2,3
7,4
2,4
2,8
2,6
1,1
5,1
.
2,1
5,6
2,9
6,7
0,4
0,8
0,1
0,9
4,2
.
3,9
3,3
1,4
4,1
1,5
2,8
2,7
2,1
3,4
3,9
9,2
30,3
27,6
30,6
0,2
1,5
1,1
5,9
3,1
0,2
4,9
11,4
5,8
13,9
0,9
6,3
1,3
5,4
1,7
4,3
9,1
10,3
6,2
12,1
-
-
-
-
-
-
-
9,1
3,6
11,8
3,6
14,3
10,1
10,5
8,0
9,8
8,8
0,3
Violenza fisica in un modo diverso
Rapporti sessuali indesiderati vissuti come
violenza
Stupro
Forzata ad un'attività sessuale considerata
umiliante
Tentato stupro
Violenza sessuale in un modo diverso
Forzata ad una attività sessuale con altre
persone
Molestia fisica sessuale
Totale*
2,3
0,5
3,2
1,7
1,5
1,3
1,2
1,4
2,9
1,3
0,3
1,9
0,1
2,1
2,0
0,5
0,7
2,6
.
-
-
-
84,0
51,9
69,6
37,6
14,3
56,5
20,5
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
* La somma può essere superiore a 100 perché la donna può aver subito più forme di violenza
** Per le violenze da non partner si considerano le violenze a partire dai 16 anni
I partner, attuali ed ex, sono responsabili della quota più elevata di tutte le forme di violenza fisica
rilevate e di alcuni tipi di violenza sessuale come lo stupro nonché i rapporti sessuali non desiderati,
ma subiti per paura delle conseguenze. Il 69,7% degli stupri, infatti, è opera di partner, il 55,5% degli
7
47
AIAF
QUADERNO
2007/1
ex partner3, il 14,3% del partner attuale, il 17,4% di un conoscente. Solo il 6,2% è stato opera di
estranei (Tavola 4).
Gli sconosciuti commettono soprattutto molestie fisiche sessuali, seguiti da conoscenti colleghi ed
amici. Inoltre, gli sconosciuti commettono stupri nello 0,9% dei casi e tentati stupri nel 3,6% contro,
rispettivamente il 13,9% e l’11,8% degli ex partner.
2. LA VIOLENZA DOMESTICA
2 milioni 938 mila donne hanno subito violenza fisica o sessuale dal partner attuale o dall’ex
partner (Tavola 5), il 14,3% delle donne che hanno o hanno avuto un partner nel corso della vita. Di
queste, il 5,8% ha subito la violenza sia dal partner attuale sia da un partner con cui stava in
precedenza.
La violenza è in primo luogo fisica (12%) ma anche quella sessuale raggiunge livelli non indifferenti
con il 6,1%; stupri (336 mila casi)e tentati stupri (267 mila) da parte del partner hanno colpito il 2,4%
delle donne.
Analizzando distintamente partner ed ex partner emerge che la violenza fisica o sessuale è esercitata
nel 7,2% da partner attuale e nel 17,4% da ex partner. I quozienti degli ex partner, nel corso della vita,
sono sistematicamente più elevati di quelli del partner attuale sia per la violenza fisica (5,9% contro il
14,6%) che per quella sessuale (2,5% contro l’8,1%) anche per gli stupri e i tentati stupri (0,5%
contro 3,7% ). Il dato degli stupri o tentati stupri (2,4%) sale al 3,7% per gli ex partner e al 5,2% per
gli ex mariti. Va comunque ricordato che la maggior parte degli ex partner erano comunque partner al
momento della violenza.
Tra gli autori della violenza al primo posto si collocano gli ex mariti/ex conviventi (22,4%), seguiti
dagli ex fidanzati (13,7%), dai mariti o conviventi attuali (7,5%) e infine dai fidanzati attuali (5,9%).
Se si considerano gli ultimi 12 mesi il 2,4% delle donne ha subito violenza in famiglia, l’1,7%
violenza fisica, l’1% violenza sessuale.
Tavola 5 - Donne da 16 a 70 anni che hanno subito violenza fisica o sessuale da un partner per tipo di autore, periodo in cui si
è verificata e tipo di violenza subita - Anno 2006 (per 100 donne con le stesse caratteristiche)
Partner
attuale o ex
partner
Partner
attuale
Un ex
partner
14,3
12,0
6,1
2,4
1,6
1,3
7,2
5,9
2,5
0,5
0,4
0,3
17,4
14,6
8,1
3,7
2,4
2,0
7,5
6,2
2,6
0,6
0,5
0,3
5,9
4,5
2,0
0,1
0,0
0,1
22,4
20,5
10,7
5,2
4,2
2,5
13,7
10,8
6,1
2,6
1,5
1,6
2.938
1.187
1.921
1.000
187
723
1.250
2,4
1,7
2,3
1,5
1,1
0,9
1,9
1,3
3,8
2,6
Marito/
Ex marito/ ex
Fidanzato
convivente
convivente
Ex
fidanzato
NEL CORSO DELLA VITA
Violenza fisica o sessuale
Violenza fisica
Violenza sessuale
Stupro o tentato stupro
Stupro
Tentato stupro
Totale donne vittime di violenza (v.a. in migliaia)
NEGLI ULTIMI 12 MESI
Violenza fisica o sessuale
Violenza fisica
0,9
1,1
0,9
0,4
100
Violenza sessuale
1,0
1,0
0,4
0,9
1,3
0,8
0,4
Totale donne vittime di violenza (v.a. in migliaia)
499
373
127
254
119
30
3
Per violenza da un ex partner si considera sia quella effettuata da questi durante la relazione di coppia (quando quindi l’ex
partner era un partner attuale), sia quella effettuata fuori dalla relazione di coppia (ovvero quando il partner era già un ex partner).
Tuttavia, solo una parte limitata delle violenze commesse da un ex partner si sono verificate dopo che la relazione di coppia si era
già interrotta. Nella maggior parte dei casi, quindi, l’ex partner era un partner al momento della violenza. Solo una parte limitata
di queste si è protratta dopo la separazione.
8
48
LO STALKING
Si combinano diverse forme di violenze
Nella maggior parte dei casi la violenza subita nel corso della vita è stata solo fisica (57,0%), nel
15,8% solo sessuale, nel 27,2% fisica e sessuale. Se si considerano gli ultimi 12 mesi, è maggiore il
peso della violenza solo sessuale (29,3%) e minore quello delle violenze sia fisica che sessuale
(11,4%).
Le più comuni forme di violenza fisica sperimentate dalle donne con partner sono l’essere stata spinta,
strattonata, afferrata per i capelli o storcendo un braccio (63,4%) (Tavola 6); seguono le minacce di
violenza fisica (48,6%), l’essere stata presa a schiaffi, pugni, calci, morsi (47,8%), l’essere stata colpita
con oggetti (25,2%). Meno donne hanno subito la minaccia o l’uso di coltello o pistola (6,8%) o un
tentativo di strangolamento o soffocamento (6,6%). Il 3,9% ha subito violenza in modo diverso.
Tavola 6 - Donne da 16 a 70 anni che hanno subito violenza fisica o sessuale da un partner nel corso della vita, per tipo di
autore e forme di violenza subita - Anno 2006 (per 100 vittime di violenza fisica o di violenza sessuale con le stesse
caratteristiche)
Ex marito/
ex Ex fidanzato
convivente
Partner
attuale o ex
partner
Partner
attuale
Ex partner
Marito/
convivente
Fidanzato
63,4
48,6
47,8
25,2
6,8
6,6
3,9
58,6
37,6
40,1
24,4
2,8
3,6
1,7
65,5
53,5
50,4
24,3
8,8
8,0
4,9
56,4
40,0
43,8
23,4
3,3
4,2
1,7
71,2
24,0
19,1
30,1
.
.
2,3
66,4
60,5
56,3
33,1
14,6
12,9
7,6
63,3
47,5
45,5
17,9
4,6
4,4
3,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
70,5
80,4
65,9
80,1
81,7
78,2
58,1
26,6
24,0
21,1
5,2
3,1
100,0
16,9
17,9
10,3
1,4
0,8
100,0
30,0
26,0
25,3
6,8
4,1
100,0
19,9
18,1
11,7
1,5
0,9
100,0
0,1
16,5
2,8
0,5
.
100,0
39,6
27,6
22,8
5,2
3,9
100,0
23,9
25,0
26,7
7,8
4,2
100,0
TIPO DI VIOLENZA FISICA
Spinta, afferrata, strattonata, storto un braccio, tirato i capelli
Minacciata di essere colpita fisicamente
Schiaffeggiata, presa a calci, a pugni o morsa
Colpita con un oggetto o tirato qualcosa
Usato o minacciato di usare una pistola o un coltello
Tentato di strangolarla, soffocarla, ustionarla
Violenza fisica in un modo diverso
Totale *
TIPO DI VIOLENZA SESSUALE
Rapporti sessuali indesiderati subiti per paura delle
conseguenze
Stupro
Forzata ad un'attività sessuale considerata umiliante
Tentato stupro
Violenza sessuale in un modo diverso
Forzata ad un'attività sessuale con altre persone
Totale *
* La somma può essere superiore a 100 perché la donna può aver subito più forme di violenza
Figura 3 - Donne da 16 a 70 anni che hanno subito violenza fisica da un partner negli ultimi 12 mesi, per tipo di autore e forme
di violenza subita - Anno 2006 (per 100 donne vittime di violenza fisica)
73,3
Spinta, afferrata, strattonata,
storto un braccio, tirato i capelli
51,0
67,0
43,0
Minacciata di essere colpita
fisicamente
47,5
44,2
20,6
Schiaffeggiata, presa a calci, a
pugni o morsa
30,7
23,6
26,5
Colpita con un oggetto o tirato
qualcosa
Tentato di strangolarla,
soffocarla, ustionarla
15,8
23,4
4,5
1,2
3,5
1,4
Violenza fisica in modo diverso
Usato o minacciato di usare una
pistola o un coltello
5,0
2,5
2,8
7,5
4,1
Partner attuale
Ex partner
Partner attuale/Ex partner
9
49
AIAF
QUADERNO
2007/1
Considerando gli ultimi 12 mesi emerge un minor peso dell’essere schiaffeggiate, prese a calci, pugni
e morsi (Figura 3). Va sottolineato che il 53,3% delle donne che hanno subito violenza fisica nel
corso della vita riporta più di una forma di violenza, e, in particolare il 22,7% due, il 15,8 % tre, il
14,8% quattro o più. Le donne cha hanno subito violenza da un ex partner presentano più
frequentemente la combinazione di più forme di violenza.
Analizzando i tipi di violenza sessuale subita (Tavola 6), al primo posto si collocano i rapporti
sessuali indesiderati (70,5%), seguiti dallo stupro (26,6%), dall’essere stata forzata ad attività sessuali
considerate umilianti (24,0%), dal tentato stupro (21,1%) e dall’essere forzata ad avere rapporti
sessuali con altre persone (3,1%). Il 5,2% ha subito infine violenze sessuali in altri modi. Negli ultimi
12 mesi gli stupri sono scesi al 13,4% e i tentati stupri all’11,2%; è invece aumentato il numero dei
rapporti sessuali indesiderati (79,0%) (Figura 4).
Figura 4 - Donne da 16 a 70 anni che hanno subito, violenza sessuale da un partner negli ultimi 12 mesi, per tipo di autore e
forme di violenza subita -Anno 2006 (per 100 donne vittime di violenza sessuale)
84,2
Rapporti sessuali indesiderati vissuti
come violenza
61,5
79,0
12,8
Forzata ad un'attività sessuale
considerata umiliante
23,3
15,3
11,2
Stupro
20,5
13,4
8,2
21,4
Tentato stupro
11,2
1,6
5,2
Violenza sessuale in un modo diverso
2,4
Costretta ad avere rapporti sessuali
con altre persone
1,2
0,5
1,0
Partner attuale
Ex partner
Partner attuale/Ex partner
Va sottolineato che il 33,8 % delle donne che hanno subito violenza sessuale riportano più di una
delle forme di violenza appena segnalate e in particolare il 19,2% due, il 10,7% tre e il 3,9% quattro o
più. Emerge una forte differenza tra partner attuale e ex: più della metà delle violenze sessuali da ex
sono state stupri o tentati stupri contro il 27,2% da partner attuale. Considerando insieme violenza
fisica e sessuale il 55,5% delle vittime ne ha subito più di una forma, in particolare il 20,4% due, il
14% tre, il 21,1% quattro o più. Negli ultimi 12 mesi ha subito più di una forma di violenza il 37,0%
delle vittime, il dato è più elevato nel caso della violenza fisica (41,6%) e molto più basso per la
sessuale (14,8%).
Il 68,3% delle violenze domestiche avvengono in casa
Le violenze domestiche si consumano prevalentemente in casa della vittima (58,7%), in strada, nella
casa del partner o dell’ex partner, e in automobile (Tavola 7).
La quota delle violenze in strada e in automobile è più elevata per gli ex fidanzati, rispettivamente il
26,9% e il 17,4%, e per i fidanzati (16,6% in strada e 13,3% in automobile).
Sono soprattutto le violenze fisiche ad essere consumate nella casa della vittima, mentre per le
violenze sessuali acquisiscono importanza anche l’automobile (16,7%) e la casa dell’aggressore
(14,2%).
10
50
LO STALKING
Tavola 7 - Donne da 16 a 70 anni che hanno subito violenza fisica o sessuale da un partner nel corso della vita, per tipo di
violenza subita, tipo di autore e luogo della violenza, relativamente all’ultimo episodio subito - Anno 2006 (per 100
vittime dello stesso autore)
TIPO DI VIOLENZA
LUOGO
TIPO DI AUTORE
Partner
Ex marito/
attuale o ex
ex Ex fidanzato
partner
convivente
Violenza
fisica
Violenza
sessuale
Partner
attuale
Ex
partner
Marito/
convivente
Fidanzato
71,1
65,0
89,6
58,5
94,4
60,8
86,7
40,3
70,3
60,0
48,1
83,3
43,7
92,1
31,2
82,2
18,8
58,7
9,1
14,2
5,0
12,5
0,9
29,0
3,4
18,4
9,6
In casa
Nella casa in cui vive
l'intervistata o nel giardino
o in parti adiacenti
Nella casa o giardino
dell'offensore
Nella casa o giardino di qualcun
altro
1,9
2,6
1,3
2,4
1,4
0,6
1,2
3,1
2,0
13,3
5,5
3,5
18,2
1,3
16,6
4,7
26,9
12,6
In automobile, in un parcheggio, garage
pubblico
7,5
16,7
3,9
11,2
2,3
13,3
1,5
17,4
8,4
In un pub, bar, ristorante, in discoteca, in
una sala giochi
2,0
1,6
0,5
2,9
0,1
2,8
1,3
4,0
2,0
Per strada, in un vicolo
In un bosco, in campagna, in un parco,
in un giardino pubblico, in spiaggia
1,6
2,8
0,8
2,3
0,5
2,7
0,5
3,5
1,7
Altri luoghi
3,0
4,8
0,7
4,6
0,5
2,0
3,8
5,2
3,2
Si rifiuta/Non risponde
1,6
3,7
1,0
2,3
0,8
1,8
1,5
2,8
1,8
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
Totale
Le violenze sono in maggioranza gravi
Più di un quarto delle violenze subite ha avuto come conseguenza ferite, causate prevalentemente
dagli ex partner (32,0%) e dagli ex mariti (40,7%) (Tavola 8).La differenza è più attenuata negli
ultimi 12 mesi (Figura 5)
Tavola 8 - Donne da 16 a 70 anni che hanno subito violenza fisica o sessuale da un partner nel corso della vita, per tipo di
autore, ferite subite, timore per la propria vita al momento della violenza, gravità percepita del fatto e valutazione
dell’episodio - Anno 2006 (composizione percentuale)
Partner
attuale o ex
partner
Partner
attuale
Ex partner
Marito/
convivente
Fidanzato
HA RIPORTATO FERITE
Sì
No
Non sa/Non risponde
27,1
72,0
0,9
19,1
80,5
0,4
32,0
66,8
1,2
19,4
80,1
0,5
17,1
82,9
0,0
40,7
57,7
1,6
26,4
72,8
0,8
HA AVUTO LA SENSAZIONE CHE
LA SUA VITA FOSSE IN PERICOLO*
Sì
No
Non sa/Non risponde
21,3
77,7
1,0
12,6
86,7
0,7
26,6
72,2
1,2
13,5
85,6
0,9
6,9
93,1
0,0
34,9
62,6
2,5
21,3
78,5
0,2
GRAVITÀ PERCEPITA DEL FATTO*
Molto grave
Abbastanza
Poco grave
Per niente grave
Non sa/Non risponde
34,5
29,7
21,5
13,9
0,4
24,4
29,2
26,8
19,2
0,4
40,6
30,1
18,2
10,7
0,4
24,8
28,8
26,4
19,6
0,4
21,9
31,5
29,4
17,1
0,1
48,6
29,0
10,5
10,9
1,0
35,4
30,7
23,2
10,6
0,1
COME CONSIDERA IL FATTO*
Un reato
Qualcosa di sbagliato, ma non un reato
Solamente qualcosa che è accaduto
Non sa/Non risponde
18,2
44,0
36,0
1,8
7,7
40,9
50,1
1,3
24,6
45,9
27,4
2,1
7,8
38,9
51,7
1,6
6,8
52,7
40,5
.
32,0
35,7
28,1
4,2
19,7
52,4
26,9
1,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
Totale
Ex marito/
Ex fidanzato
ex convivente
* Il dato si riferisce all'ultimo episodio subito
11
51
AIAF
QUADERNO
2007/1
Figura 5 - Donne da 16 a 70 anni che hanno subito violenza fisica o sessuale da un partner negli ultimi 12 mesi, per tipo di
autore, ferite subite, timore per la propria vita al momento della violenza, gravità percepita del fatto e valutazione
dell'episodio - Anno 2006 (composizione percentuale)
21,3
21,4
21,4
Ha subito ferite
Partner attuale
Ex partner
15,9
Partner attuale/Ex partner
24,2
Ha temuto per la propria vita
18,4
64,8
63,1
64,3
Violenza molto-abbastanza grave
Considera la violenza un reato
14,6
17,9
15,6
46,1
Considera la violenza qualcosa di
sbagliato ma non un reato
54,4
48,7
38,5
Considera la violenza solamente
qualcosa che è accaduto
25,6
34,5
Le ferite sono state causate più dalle violenze fisiche che da quelle sessuali (28,6% contro 17,5%) e
ciò vale anche negli ultimi 12 mesi (Figura 6). Nel 24,1% dei casi, le ferite sono state gravi al punto
di richiedere il ricorso a cure mediche, percentuale che aumenta al 41,6% nel caso delle ferite inflitte
da ex mariti – ex conviventi.
Il 34,5% delle donne ha dichiarato che la violenza subita nel corso della vita è stata molto grave e il
29,7% abbastanza grave. La violenza più grave è stata opera dell’ex marito o convivente (48,6%)
seguita dall’ex fidanzato (35,4%), dal marito (24,8%), infine dal fidanzato (21,9%). Sono stati
considerati più gravi gli episodi di violenza sessuale (42,0%) che quelli di violenza fisica (34,0%)
(Tavola 9). Nel 13,3% dei casi il partner era sotto l’effetto di sostanze alcoliche o stupefacenti e nel
3% dei casi aveva un’arma.
In relazione all’ultimo episodio, più di un quinto delle donne ha avuto la sensazione che la sua vita
fosse in pericolo. Ciò è avvenuto soprattutto per le donne che hanno subito la violenza fisica da parte
dell’ex partner (27,2%), in particolare dall’ex marito (34,9%), e che hanno subito sia la violenza fisica
che sessuale (30,3%). Marito e fidanzato presentano i valori più bassi.
Solo il 18,2% delle donne che hanno subito violenza fisica o sessuale in famiglia considera la
violenza subita un reato, il 44% qualcosa di sbagliato e il 36% solo qualcosa che è accaduto (Tavola
8). È considerata maggiormente reato (36,5%) la violenza fisica associata a quella sessuale, o quella
fisica unita a minacce (31,4%). Solo il 26,5% degli stupri o tentati stupri sono considerati reato dalle
vittime. Sono considerate maggiormente un reato le violenze subite da ex marito o convivente
(32,0%) contro il 19,7% da ex fidanzato, il 7,8% da marito o convivente e il 6,8% da fidanzato.
Anche negli ultimi 12 mesi è bassa la quota di donne che considera la violenza subita come un reato
(15,9% per la violenza fisica e 13,3% per la violenza sessuale) (Figura 6).
La letteratura internazionale4 mostra il legame tra gravidanza e violenza, nel nostro Paese sono
l’11,2% le donne incinte che hanno subito violenza dal partner. Per il 52,5% di queste, la violenza
durante il periodo di gestazione è rimasta uguale e per il 15,9% è diminuita, mentre per il 17,2% è
aumentata e per il 13,6% è addirittura iniziata.
4
Brewer J. E., Paulsen D.J. (1999), “A comparison of US and Canadian findings on uxoricide risk for women with children sired
by previous partners”, Homicide Studies, 3, 317-332.
Campbell J.C. (2001), “Abuse during pregnancy: A quintessential threat to maternal and child health – so when do we start to
act?”, Canadian Medical Association Journal, 164, 1578 - 1579
Campbell J.C., Webster D., Koziol McLain J., Block C., Campbell D., Curry M. A., Gary F., Glass N., McFarlane J., Sachs C.,
Sharps P., Ulrich Y., Wilt S.A., Manganello J., Xu X., Schollenberger J., Frye V., Laughton K., (2003), “Risk factors for femicide
in abusive relationships: Results from a multisite case control study”, American Journal of Public Health, 93, 1089-97.
12
52
LO STALKING
Tavola 9 - Donne da 16 a 70 anni che hanno subito violenza fisica o sessuale da un partner nel corso della vita, per tipo di
violenza subita, tipo di autore, ferite subite, timore per la propria vita al momento della violenza, gravità percepita
del fatto e valutazione dell’episodio - Anno 2006 (composizione percentuale)
VIOLENZA FISICA
STUPRO O
TENTATO
STUPRO
VIOLENZA SESSUALE
Partner
attuale o ex
partner
Partner
attuale
Ex partner
Partner
attuale o ex
partner
Partner
attuale
Ex partner
Partner attuale
o ex partner
HA RIPORTATO FERITE
Sì
No
Non sa/Non risponde
28,6
70,6
0,9
19,4
80,3
0,3
34,5
64,2
1,3
17,5
82,1
0,4
21,2
77,0
1,8
16,5
83,5
0,0
15,7
82,9
1,4
HA AVUTO LA SENSAZIONE
CHE LA SUA VITA FOSSE IN PERICOLO*
Sì
No
Non sa/Non risponde
21,4
77,6
1,0
12,4
86,9
0,7
27,2
71,6
1,2
22,2
77,4
0,4
20,9
77,3
1,8
22,5
77,4
0,1
23,1
76,4
0,5
34,0
30,0
21,2
14,4
0,4
24,1
29,4
26,7
19,6
0,2
40,4
30,5
17,7
11,1
0,3
42,0
27,1
22,9
7,6
0,4
35,6
25,2
25,3
12,2
1,7
43,8
27,6
22,2
6,4
0,0
41,6
26,1
25,1
6,8
0,4
17,7
43,8
36,7
1,8
100,0
7,5
40,6
50,7
1,2
100,0
24,2
45,8
27,6
2,4
100,0
26,1
47,0
25,1
1,8
100,0
14,5
45,3
35,6
4,6
100,0
29,2
47,5
22,3
1,0
100,0
26,5
46,3
25,3
1,9
100,0
GRAVITÀ PERCEPITA DEL FATTO*
Molto grave
Abbastanza
Poco grave
Per niente grave
Non sa/Non risponde
COME CONSIDERA IL FATTO*
Un reato
Qualcosa di sbagliato, ma non un reato
Solamente qualcosa che è accaduto
Non sa/Non risponde
Totale
* Il dato si riferisce all'ultimo episodio subito
Figura 6 - Donne da 16 a 70 anni che hanno subito violenza fisica o sessuale da un partner negli ultimi 12 mesi, per tipo di
violenza subita, ferite subite, timore per la propria vita al momento della violenza, gravità percepita del fatto e
valutazione dell'episodio - Anno 2006 (composizione percentuale)
Ha subito ferite
22,0
17,9
19,3
Violenza fisica
Violenza sessuale
17,9
Stupro o tentato stupro
25,9
28,3
Ha temuto per la propria vita
64,3
63,9
Violenza molto-abbastanza
grave
59,4
15,9
Considera la violenza un reato
13,3
15,0
48,1
Considera la violenza qualcosa
di sbagliato ma non un reato
Considera la violenza solamente
qualcosa che è accaduto
61,7
58,0
35,5
16,6
17,6
13
53
AIAF
QUADERNO
2007/1
Il silenzio delle vittime
Solo il 7,2% della violenza in famiglia è stata denunciata (Tavola 10), il 3,4% negli ultimi 12 mesi
(Figura 7). Il 92,5% delle violenze fisiche e sessuali fanno parte del numero oscuro. Si denuncia meno
la violenza sessuale da partner (4,7%) che la fisica (7,5%) (Tavola 11). Si denunciano meno i mariti o
i fidanzati attuali degli ex mariti ed ex fidanzati anche negli ultimi 12 mesi.
Tavola 10 - Donne da 16 a 70 anni che hanno subito violenza fisica o sessuale da un partner nel corso della vita, per tipo di
autore, denuncia del fatto, persona con cui ne hanno parlato e dopo quanto tempo ne hanno parlato - Anno 2006
(composizione percentuale)
Partner
attuale o ex
partner
DENUNCIA
Sì
No
Non sa/Non risponde
Totale
CON CHI NE HA PARLATO*
Un membro della famiglia
Un altro parente
Un amico/vicini
Un collega di lavoro/superiore o datore di lavoro/
compagno di studi
Un medico/infermiere/operatori pronto soccorso
Assistenti sociali, operatori di consultorio
Avvocato, magistrato, polizia, carabinieri
Nessuno
Totale**
SI E' RIVOLTO AD UN CENTRO ANTIVIOLENZA,
ASSOCIAZIONE PER DONNE***
Partner
attuale
Ex partner
Marito/
convivente
Fidanzato
Ex marito/
ex convivente
Ex
fidanzato
7.2
3.5
9.4
4.1
0.0
17.8
4.0
92.5
96.4
90.2
95.8
100.0
81.1
96.0
0.3
100.0
0.1
100.0
0.4
100.0
0.1
100.0
0.0
100.0
1.1
100.0
0.0
100.0
32.7
9.5
36.9
25.7
9.8
26.3
36.9
9.3
43.3
27.3
10.7
22.1
16.0
4.3
51.7
44.1
12.9
32.0
32.2
6.9
50.6
4.2
2.6
5.2
2.4
3.8
5.1
5.3
3,7
3.9
4.9
33.9
100.0
2,9
3.5
1.8
45.2
100.0
4,2
4.2
6.7
27.0
100.0
3,3
3.3
2.1
45.6
100.0
0,2
5.0
0.0
43.0
100.0
8,1
7.4
14.5
27.6
100.0
1,7
2.1
1.7
26.6
100.0
2,8
2,0
3,3
2,2
.
6,2
1,0
9.6
0.9
9.2
16.9
59.9
3.5
10.1
0.7
6.6
19.4
58.8
4.4
9.3
1.0
10.4
15.8
60.4
3.1
10.0
0.9
6.2
18.3
59.4
5.2
10.6
0.0
8.6
25.5
55.1
0.2
12.9
0.9
11.4
13.9
56.8
4.9
7.1
1.1
9.7
17.0
62.6
2.5
100.0
100.0
100.0
100.0
100.0
100.0
100.0
DOPO QUANTO TEMPO NE HA PARLATO*
Dopo più di un anno
Dopo un anno
Dopo qualche mese
Dopo pochi giorni
Subito
Non sa/Non risponde
Totale
* Il dato si riferisce all'ultimo episodio subito
** La somma può essere superiore a 100 perché la donna può averne parlato con più persone
*** Dal dato sono escluse le vittime che hanno subito o un solo episodio di minaccia oppure sono state afferrate o spinte una sola volta, o sono
state colpite una sola volta nell’arco della violenza
Il tasso di denuncia è basso (12,4%), anche se le donne ne parlano con i familiari. E’ invece più
elevato nel caso in cui le donne si siano rivolte ad operatori del pronto soccorso (62,3%), ad avvocati,
magistrati, polizia, carabinieri (47,6%) ad un medico o infermiere (35,9%). La gravità della violenza
non incide su un maggior ricorso alla denuncia. Solo il 4,1% degli stupri o tentati stupri è stato
denunciato. Alla quota delle denunce va aggiunto un 2,5% di donne che hanno subito ripetutamente
violenza e che pur non avendo denunciato hanno telefonato al 112 e 113 per avere aiuto.
Più di un terzo delle donne non ne ha parlato con nessuno. Il 36,9% ne ha parlato con amici, il 32,7%
con familiari, il 9,5% con parenti, il 4,9% con magistrati, avvocati, polizia o carabinieri, il 4,2% con
colleghi di lavoro. Va sottolineato che il 2,8% delle vittime (escluse quelle che hanno subito o un
solo episodio di minaccia, o che sono state afferrate o spinte una sola volta, o che sono state colpite
una sola volta nell’arco della violenza) si è rivolto ai centri antiviolenza o ha contattato altre
associazioni di sostegno alle donne. Percentuale che raggiunge il 6,2% per gli ex mariti, ex conviventi
e che è particolarmente importante perché emerge con valori significativi vicini a quelli degli
operatori sanitari e sociali.
14
54
LO STALKING
Nei 12 mesi precedenti l’intervista emerge un maggiore ricorso agli amici e ai parenti e uno minore ai
familiari.
Le donne che hanno subito violenze da un ex partner tendono a rivolgersi più ad amici (43,2%) e a
familiari (36,9%), mentre la gran parte delle donne che hanno subito violenze dal partner attuale non
ne parla con nessuno (45,2%).
Tra le donne che hanno parlato con qualcuno della violenza subita, il 59,9% ne ha parlato subito, il
16,9% dopo qualche giorno, il 9,2% dopo qualche mese ed il 10,5% dopo uno o più anni. Solo nel
caso di violenza sessuale da partner attuale sono più le donne che ne hanno parlato dopo più di un
anno che subito (44,3% contro 40,3%).
Figura 7 - Donne da 16 a 70 anni che hanno subito violenza fisica o sessuale da un partner negli ultimi 12 mesi, per tipo di
autore, denuncia del fatto e persona con cui ne hanno parlato - Anno 2006 (composizione percentuale)
2,3
Partner attuale
5,8
Ha denunciato la violenza
Ex partner
3,4
Partner attuale/Ex partner
20,2
Ne ha parlato con un membro
della famiglia
42,0
26,8
14,1
16,3
14,8
Ne ha parlato con un altro
parente
35,7
Ne ha parlato con un
amico/vicini
58,2
42,6
38,3
17,5
Nessuno
31,9
Figura 8 - Donne da 16 a 70 anni che hanno subito violenza fisica o sessuale da un partner negli ultimi 12 mesi, per tipo di
violenza subita, denuncia del fatto e persona con cui ne hanno parlato - Anno 2006 (composizione percentuale)
3,7
Ha denunciato la violenza
Violenza fisica
0,1
0,1
Violenza sessuale
27,0
Ne ha parlato con un membro
della famiglia
Ne ha parlato con un altro
parente
Stupro o tentato stupro
23,3
16,1
14,9
10,2
11,5
42,9
45,0
Ne ha parlato con un
amico/vicini
47,2
32,3
Nessuno
28,7
31,6
15
55
AIAF
QUADERNO
2007/1
Tavola 11 - Donne da 16 a 70 anni che hanno subito violenza fisica o sessuale da un partner nel corso della vita, per tipo di
violenza subita e tipo di autore, denuncia del fatto, persona con cui ne hanno parlato e dopo quanto tempo ne
hanno parlato - Anno 2006 (composizione percentuale)
VIOLENZA FISICA
Partner o ex
partner
Partner
Ex partner
attuale
Partner o ex
partner
VIOLENZA SESSUALE
STUPRO O
TENTATO
STUPRO
Partner
Ex partner
attuale
Partner o ex
partner
DENUNCIA
Sì
No
Non sa/Non risponde
Totale
7.5
92.2
0.3
100.0
3.4
96.6
0.0
100.0
10.1
89.4
0.5
100.0
4.7
94.9
0.4
100.0
7.6
90.6
1.8
100.0
4.0
96.0
0.0
100.0
4.1
95.4
0.4
100.0
33.7
9.9
37.1
26.2
10.0
26.4
38.7
9.9
44.1
25.3
5.4
33.5
18.6
5.3
25.9
27.2
5.4
35.6
26.0
5.5
30.5
CON CHI NE HA PARLATO*
Un membro della famiglia
Un altro parente
Un amico/vicini
Un collega di lavoro/superiore
o datore di lavoro/ compagno di studi
Un medico/infermiere/operatori pronto soccorso
Assistenti sociali, operatori di consultorio
Avvocato, magistrato, polizia, carabinieri
Nessuno
Totale**
SI E' RIVOLTO AD UN CENTRO ANTIVIOLENZA,
ASSOCIAZIONE PER DONNE***
4.5
2.7
5.7
1.5
1.5
1.6
1.4
3,7
4.0
5.2
32.9
100.0
2,6
3.4
1.9
44.6
100.0
4,4
4.3
7.3
25.3
100.0
4,4
5.0
2.8
41.9
100.0
7,8
4.4
1.0
52.3
100.0
3,5
5.1
3.3
39.0
100.0
4,7
4.9
2.9
43.7
100.0
2,9
2,0
3,5
3,0
2,2
3,3
3,3
8.8
0.9
8.6
17.3
60.6
3.8
100.0
8.4
0.8
6.7
19.6
60.1
4.4
100.0
9.0
1.0
9.5
16.3
60.9
3.3
100.0
20.4
0.6
16.8
12.9
47.4
1.9
100.0
44.3
0.0
3.7
11.7
40.3
0.0
100.0
15.5
0.7
19.5
13.2
48.9
2.2
100.0
22.3
0.7
15.9
12.4
46.5
2.2
100.0
DOPO QUANTO TEMPO NE HA PARLATO*
Dopo più di un anno
Dopo un anno
Dopo qualche mese
Dopo pochi giorni
Subito
Non sa/Non risponde
Totale
* Il dato si riferisce all'ultimo episodio subito
**La somma può essere superiore a 100 perché la donna può averne parlato con più persone
*** Dal dato sono escluse le vittime che hanno subito o un solo episodio di minaccia oppure sono state afferrate o spinte
una sola volta, o sono state colpite una sola volta nell’arco della violenza
Le conseguenze
Le donne che hanno subito più violenze dai partner nel corso della vita, nel 35,1% dei casi hanno
sofferto di depressione a seguito dei fatti subiti, perdita di fiducia e autostima (48,5%), sensazione di
impotenza (44,5%), disturbi del sonno (41,0%), ansia (36,9%), difficoltà di concentrazione (23,7%),
dolori ricorrenti in diverse parti (18,5%), difficoltà a gestire i figli (14,2%), idee di suicidio e
autolesionismo (12,1%).
Più colpite le donne separate e divorziate nel corso della vita, le giovani nell’ultimo anno
Le donne che hanno subito violenza domestica nel corso della vita sono soprattutto separate o
divorziate (45,6%), seguite dalle nubili (17,8%), dalle coniugate (10,4%) e dalle vedove (9,8) (Tavola
12).
Emergono tassi più elevati di vittimizzazione tra le donne di età compresa tra 25-34 anni, le laureate e
diplomate, le dirigenti, le imprenditrici e libere professioniste, le donne in cerca di occupazione, le
studentesse, donne in altra occupazione, le impiegate. La violenza fisica in famiglia è più elevata per
16
56
LO STALKING
queste categorie mentre quella sessuale sembra essere più trasversale tranne nel caso dello stato civile
con il picco delle separate/divorziate.
Tavola 12 - Donne da 16 a 70 anni che hanno subito violenza fisica o sessuale da un partner nel corso della vita, per tipo di
violenza subita, tipo di autore, stato civile, classe di età, titolo di studio, condizione professionale e ripartizione
geografica - Anno 2006 (per 100 donne con le stesse caratteristiche)
VIOLENZA
FISICA O SESSUALE
Partner
attuale o ex
partner
Partner
attuale
STATO CIVILE
Nubile
Coniugata
Separata/divorziata
Vedova
17,8
10,4
45,6
9,8
CLASSI DI ETÀ
16-24
25-34
35-44
45-54
55-64
65-70
TITOLO DI STUDIO
Laurea
Diploma superiore
Licenza media
Licenza elementare/
nessun titolo
VIOLENZA FISICA
Un ex
partner
Partner
attuale o ex
partner
Partner
attuale
6,0
7,4
10,9
1,2
18,5
11,3
44,3
9,7
14,6
8,5
42,9
8,0
16,3
17,9
14,7
13,4
12,0
9,1
5,4
6,7
7,2
8,1
8,2
5,9
18,0
19,6
17,5
16,8
16,0
11,8
18,7
17,3
13,0
8,6
7,4
7,0
8,6
6,4
STUPRO
O TENTATO STUPRO
VIOLENZA SESSUALE
Un ex
partner
Partner
attuale o ex
partner
Un ex
partner
Partner
attuale o ex
partner
Partner
attuale
Partner
attuale
Un ex
partner
4,5
6,1
10,8
1,2
15,0
9,1
41,6
7,9
8,0
4,1
21,7
4,7
2,2
2,6
1,0
-
8,5
4,8
22,0
4,7
2,8
1,5
10,2
2,0
0,1
0,6
0,3
0,0
3,4
2,7
10,5
2,0
12,6
15,3
13,0
11,6
9,8
7,3
3,6
5,6
6,2
6,9
6,3
4,3
13,8
16,6
15,4
14,2
13,9
10,0
8,0
7,1
6,3
5,5
5,4
4,2
2,4
1,9
2,4
2,6
3,1
2,6
8,4
8,5
8,0
8,3
8,1
5,7
2,8
2,1
3,0
2,2
2,2
1,5
0,0
0,2
0,7
0,6
0,7
0,7
3,5
2,8
4,5
4,2
4,5
2,3
18,4
19,6
16,2
16,5
14,9
10,6
7,9
6,1
5,6
15,4
16,8
13,0
7,2
7,3
5,9
2,1
2,4
2,7
8,1
8,9
7,7
2,8
2,9
2,3
0,4
0,5
0,5
3,4
3,9
3,8
11,5
6,9
4,7
10,2
3,9
2,5
6,0
1,3
0,5
2,8
CONDIZIONE PROFESSIONALE
Dirigenti/imprenditrici/
libere professioniste
23,5
9,9
24,0
20,7
9,2
20,6
7,8
1,6
9,3
2,1
0,4
2,5
Direttivi/quadri/impiegate
Operaie
17,0
13,9
7,8
6,3
18,1
17,6
14,9
12,0
6,7
4,7
15,5
16,0
7,1
6,9
2,3
2,8
8,6
9,0
2,9
3,1
0,5
0,5
3,8
5,0
Lavoratrici in proprio/
coadiuvanti
14,4
7,4
18,0
12,0
6,4
14,9
6,5
2,6
8,7
2,6
0,1
5,0
In cerca di occupazione
Casalinghe
Studentesse
Ritirate dal lavoro
In altra condizione
20,7
9,8
17,9
12,2
17,6
9,9
6,8
5,4
7,5
6,5
21,6
12,1
19,5
15,5
23,2
17,0
8,1
13,9
9,9
16,9
7,6
5,5
3,6
5,9
6,5
17,3
10,5
15,2
12,9
22,0
8,7
3,7
9,1
5,6
7,6
3,9
2,3
2,5
3,0
1,1
9,4
4,7
9,6
7,5
11,6
3,0
1,2
3,4
2,5
2,9
0,5
0,6
0,0
1,0
0,0
3,9
2,1
4,1
3,8
4,8
RIPARTIZIONE GEOGRAFICA
Nord Ovest
Nord Est
Centro
Sud
Isole
Totale
14,7
15,3
16,2
12,8
11,7
14,3
7,1
7,0
7,5
7,7
6,0
7,2
16,7
18,3
20,2
15,6
15,5
17,4
12,3
13,0
13,6
10,8
9,6
12,0
5,9
5,5
6,1
6,3
5,1
5,9
14,0
15,8
17,0
13,3
12,4
14,6
6,6
6,3
6,8
5,3
5,2
6,1
2,3
2,5
2,5
2,8
2,2
2,5
8,3
8,2
9,2
6,7
7,5
8,1
2,6
2,8
2,3
2,0
1,9
2,4
0,4
0,6
0,3
0,6
0,8
0,5
4,0
4,2
3,6
3,1
2,8
3,7
Il Centro Nord presenta valori sostanzialmente simili e in media con l’Italia, mentre il Sud e le Isole si
collocano sotto la media. I tassi più elevati sono raggiunti dai centri delle aree di grande
urbanizzazione.
Quozienti bassi si evidenziano per le donne di 55 anni e più, con licenza elementare/nessun titolo, le
casalinghe e le ritirate dal lavoro.
Analizzando i risultati negli ultimi 12 mesi emerge che il rischio maggiore è corso dalle giovani di
16-24 anni e 25-34 (Tavola 13), nubili, studentesse e in cerca di occupazione e dalle dirigenti
imprenditrici e libere professioniste. Le giovani subiscono più violenza fisica che sessuale in famiglia.
Come già segnalato, le differenze di rischio di vittimizzazione vanno considerate con cautela perché
possono anche nascondere diverse propensioni delle donne a parlare della violenza subita.
17
57
AIAF
QUADERNO
2007/1
Tavola 13 - Donne da 16 a 70 anni che hanno subito violenza fisica o sessuale da un partner negli ultimi 12 mesi, per tipo di
violenza subita, tipo di autore, stato civile, classe d'età, titolo di studio, condizione professionale e ripartizione
geografica - Anno 2006 (per 100 donne con le stesse caratteristiche)
VIOLENZA FISICA O SESSUALE
VIOLENZA FISICA
VIOLENZA SESSUALE
Partner
attuale o ex
partner
Partner
attuale
Un ex
partner
Partner
attuale o ex
partner
Partner
attuale
Un ex
partner
Partner
attuale o ex
partner
Partner
attuale
Un ex
partner
STATO CIVILE
Nubile
Coniugata
Separata/divorziata
Vedova
4,1
1,9
3,5
0,1
3,7
1,9
3,5
0,0
2,3
0,0
2,0
0,1
3,0
1,2
3,2
0,0
2,5
1,2
3,3
0,0
1,8
0,0
1,8
0,0
1,6
0,8
0,8
0,1
1,5
0,8
0,5
0,0
0,8
0,0
0,6
0,1
CLASSI DI ETÀ
16-24
25-34
35-44
45-54
55-64
65-70
5,2
3,8
2,5
1,4
1,2
0,5
4,3
3,4
2,3
1,4
1,5
0,9
3,3
1,4
0,7
0,4
0,0
0,0
3,7
2,9
1,8
0,8
0,8
0,3
2,7
2,5
1,7
0,7
1,0
0,4
2,7
1,1
0,6
0,3
0,0
0,0
2,0
1,4
1,1
0,7
0,5
0,3
1,8
1,1
1,0
0,7
0,6
0,5
1,1
0,7
0,2
0,0
0,0
0,0
TITOLO DI STUDIO
Laurea
Diploma superiore
Licenza media
Licenza elementare/nessun titolo
3,0
2,8
2,8
0,8
3,0
2,7
2,2
1,1
0,7
1,0
2,1
0,1
2,1
2,2
2,0
0,4
2,1
2,1
1,4
0,4
0,6
0,7
1,8
0,1
1,2
1,0
1,2
0,6
1,2
0,9
1,0
0,7
0,2
0,4
0,8
0,0
4,3
4,6
0,5
4,1
4,4
0,5
0,4
0,5
0,0
2,7
2,5
2,6
2,3
0,8
1,1
1,9
1,5
1,8
1,2
0,7
1,0
1,1
1,4
1,0
1,5
0,3
0,3
1,8
1,9
0,3
1,2
1,2
0,3
0,7
0,9
0,0
5,5
1,4
5,2
0,6
1,0
5,4
1,4
4,0
0,9
1,9
2,5
0,3
3,5
0,0
0,0
4,2
0,9
3,7
0,4
1,0
4,1
0,9
2,5
0,6
1,9
2,0
0,2
2,7
0,0
0,0
1,9
0,7
2,1
0,3
0,1
1,7
0,7
1,7
0,4
0,3
0,9
0,2
1,3
0,0
0,0
Nord Ovest
Nord Est
Centro
Sud
Isole
2,4
2,1
2,8
2,7
1,8
2,5
1,9
2,5
2,5
1,4
0,8
0,9
1,3
1,5
1,4
1,8
1,3
1,9
2,0
1,3
1,7
1,3
1,7
1,7
0,9
0,7
0,5
1,1
1,3
1,2
0,8
0,9
1,2
1,1
0,8
0,9
0,8
1,2
1,2
0,6
0,2
0,6
0,5
0,4
0,8
Totale
2,4
2,3
1,1
1,7
1,5
0,9
1,0
1,0
0,4
CONDIZIONE PROFESSIONALE
Dirigenti/imprenditrici/libere
professioniste
Direttivi/quadri/impiegate
Operaie
Lavoratrici in proprio/
coadiuvanti
In cerca di occupazione
Casalinghe
Studentesse
Ritirate dal lavoro
In altra condizione
RIPARTIZIONE GEOGRAFICA
Più colpite le donne con partner attuale violento anche all’esterno della famiglia
I maggiori fattori di rischio della violenza in famiglia sono associati ad aspetti del comportamento
maschile, considerando la violenza da partner attuale.
Sono, infatti, a più alto rischio le donne che hanno un partner violento fisicamente (35,6% contro
6,5%) o verbalmente (25,7% contro 5,3%) al di fuori della famiglia, quelle il cui partner ha
atteggiamenti di svalutazione della propria compagna o di non sua considerazione nel quotidiano
(35,9% contro 5,7%) (Tavola 14). Inoltre, le donne che hanno un partner che beve al punto di
ubriacarsi subiscono da lui violenze tre volte di più delle altre donne (18,7% contro il 6,4% delle
donne), il quoziente cresce al 38,6% se si ubriaca tutti i giorni o quasi, e al 38,3% una o più volte a
settimana. Non risultano invece significative le caratteristiche strutturali dell’autore.
18
58
LO STALKING
Tavola 14 - Donne da 16 a 70 anni che hanno subito violenza fisica o sessuale dal partner attuale per periodo in cui si è
verificata, tipo di autore e alcune caratteristiche e comportamenti del partner - Anno 2006 (per 100 donne con le
stesse caratteristiche)
NEL CORSO DELLA VITA
NEGLI ULTIMI 12 MESI
Fidanzato
Partner
attuale
Marito/
convivente
Fidanzato
8,2
7,8
7,2
7,1
7,2
4,3
6,3
6,6
11,3
0,5
1,9
2,7
2,3
1,3
2,8
2,1
2,2
1,8
1,2
4,5
1,5
4,1
4,8
6,8
0,5
8,5
7,5
6,3
7,4
5,7
6,3
7,3
10,1
8,5
8,2
6,3
7,5
6,6
13,1
7,5
12,4
8,6
5,1
6,3
6,8
3,9
6,3
1,5
1,2
2,8
2,7
2,5
2,1
1,7
4,9
1,1
2,1
2,3
2,7
1,9
1,9
1,7
13,1
1,1
2,2
4,9
2,6
4,7
3,2
1,7
4,9
0,0
1,2
SVALORIZZAZIONE DELLA DONNA
DA PARTE DEL PARTNER
Sì
No
35,9
5,7
37,1
5,7
23,4
5,5
14,0
1,6
13,8
1,2
15,6
3,5
IL PARTNER BEVE/BEVEVA AL PUNTO
DI UBRIACARSI
Sì
Qualche volta l'anno
Una o più volte al mese
18,7
17,8
14,2
25,5
22,6
25,0
10,4
12,1
3,8
No
38,3
38,6
9,3
0,0
6,4
54,3
39,0
12,5
0,0
6,7
10,0
0,0
0,0
0,0
5,1
6,6
7,0
3,4
5,5
14,4
0,0
8,5
2,0
6,3
6,0
3,9
7,4
14,5
11,4
0,0
1,7
6,9
8,2
2,9
2,2
0,0
0,0
0,0
3,2
IL PARTNER È/ERA FISICAMENTE VIOLENTO
AL DI FUORI DELLA FAMIGLIA
Sì
No
Non sa/non ricorda
35,6
6,5
23,5
38,3
6,8
29,5
30,6
4,2
10,5
15,6
1,9
3,6
12,8
1,6
13,6
21,1
3,1
5,7
IL PARTNER È/ERA VERBALMENTE VIOLENTO
AL DI FUORI DELLA FAMIGLIA
Sì
No
Non sa/non ricorda
25,7
5,3
11,0
27,9
5,6
12,0
19,1
4,1
9,4
9,1
1,6
4,4
8,3
1,3
3,8
11,4
2,7
5,4
IL PARTNER HA AVUTO PROBLEMI CON LE
FORZE DELL'ORDINE A CAUSA DI
COMPORTAMENTI VIOLENTI FUORI DELLA FAMIGLIA
Sì
No
51,4
7,0
52,1
7,3
49,0
5,7
22,0
2,2
15,7
1,9
43,3
3,6
7,2
7,5
5,9
2,3
1,9
3,8
Partner
attuale
Marito/
convivente
7,1
7,4
7,1
7,1
4,3
Dirigenti/imprenditori/liberi professionisti
Direttivi/quadri/impiegati
Operai
Lavoratori in proprio/coadiuvanti
In cerca di occupazione
Studenti
Ritirati dal lavoro
In altra condizione
TITOLO DI STUDIO DEL PARTNER ATTUALE
Laurea
Diploma superiore
Licenza media
Licenza elementare/nessun titolo
Non sa/non ricorda
CONDIZIONE/POSIZIONE PROFESSIONALE
DEL PARTNER ATTUALE
Uno o due volte alla settimana
Tutti i giorni o quasi
Non sa/non ricorda
Si rifiuta/Non risponde
Totale
Quasi il 50% delle donne vittime di violenza fisica o sessuale ha subito comportamenti persecutori
937 mila donne hanno subito violenza fisica o sessuale e lo stalking, ovvero comportamenti
persecutori che le hanno particolarmente spaventate da parte del partner al momento della
separazione. A queste vanno aggiunte 1 milione 139 mila donne che hanno subito lo stalking ma non
violenze fisiche o sessuali.
19
59
AIAF
QUADERNO
2007/1
È così che in totale sono 2 milioni 77 mila le donne vittime dello stalking dall’ex partner, il 18,8%
del totale. Il 68,5% dei partner ha cercato insistentemente di parlare con la donna contro la sua
volontà (Figura 9), il 61,8% ha chiesto ripetutamente appuntamenti per incontrarla, il 57% l’ha
aspettata fuori casa o a scuola o al lavoro, il 55,4% ha inviato messaggi, telefonate, e-mail, lettere o
regali indesiderati, il 40,8% l’ha seguita o spiata e l’11% ha adottato altre strategie.
Tra le donne che hanno subito una violenza fisica o sessuale da ex partner la percentuale di stalking
arriva al 48,8%. Lo stalking è più accentuato per le donne che hanno subito violenza fisica o sessuale
da parte dell’ex fidanzato (54,1%) rispetto alle donne che hanno subito violenza dall’ex-marito o exconvivente (42,7%).
Figura 9 - Donne da 16 a 70 anni che hanno subito comportamenti persecutori (stalking) da parte di un ex partner al momento
della separazione, per tipo di comportamento subito - Anno 2006 (per 100 vittime di comportamenti persecutori)
68,5
Ha cercato insistentemente di parlare con lei
61,8
Ha chiesto ripetutamente appuntamenti
57,0
L'ha aspettata fuori casa/lavoro/scuola
Le ha inviato messaggi, telefonate, e-mail, lettere o regali
indesiderati
55,4
40,8
L'ha seguita, l'ha spiata
11,0
Altro
La violenza psicologica si associa frequentemente a quella fisica e sessuale
La violenza fisica e sessuale è frequentemente associata alla violenza psicologica. Le donne che
hanno sperimentato comportamenti di violenza psicologica da parte del partner attuale sono spesso
vittime di violenza fisica o sessuale (il 14,6% contro l’1,6% che non ha subito violenza psicologica).
Se si considerano le violenze psicologiche più frequenti (sempre o spesso) il dato è del 21,9% contro
il 3,3%.
Fatte 100 le donne che hanno subito violenza fisica e sessuale dal partner il 90,5% ha subito anche
violenza psicologica (Tavola 15). Nel 50,4% dei casi si verifica violenza fisica associata a quella
psicologica, nel 26,8% (ma soprattutto nel caso degli ex mariti ) si verificano contemporaneamente i
tre tipi di violenza, fisica, sessuale e psicologica, nel 13,4% la violenza sessuale è associata a quella
psicologica.
Sono 1 milione 42mila le donne che hanno subito violenza psicologica e violenza fisica o sessuale da
parte del partner attuale. A queste vanno aggiunte 6milioni 92mila donne che hanno subito violenza
solo psicologica dal partner (il 36,9 % delle donne che attualmente vivono in coppia).
7 milioni 134 mila donne hanno dunque subito violenza psicologica sempre, spesso o qualche volta, il
43,2% delle donne con un partner. Di queste 3 milioni 477 mila l’hanno subita sempre o spesso (il
21,1%). Tra queste ultime il 46,7% (Figura 10) ha subito forme di isolamento (limitazioni nel
rapporto con la famiglia di origine o gli amici, impedimento o tentativo di impedimento di lavorare o
studiare), il 40,7% forme di controllo (il partner le ha imposto come vestirsi o pettinarsi o l’ha seguita
e spiata o si è arrabbiato nel caso abbia parlato con un altro uomo), il 30,7% forme di violenza
20
60
LO STALKING
economica (impedimento di conoscere il reddito familiare, di usare il proprio denaro e il costante
controllo su quanto e come spende). Le donne sono state oggetto di violenza nel senso della
svalorizzazione di sé nel 23,8% dei casi (situazioni di umiliazioni, offese e denigrazioni anche in
pubblico, critiche per l’aspetto esteriore e per come si occupa della casa e dei figli). Infine le
intimidazioni sono state usate nel 7,8% dei casi; si è trattato di veri e propri ricatti, minacce di
distruggere oggetti di proprietà della donna, di fare del male ai figli, alle persone care o agli animali,
nonché la minaccia di suicidio.
Tavola 15 - Donne da 16 a 70 anni che hanno subito violenza da un partner per tipo di autore, periodo in cui si è verificata e
tipo di violenza subita - Anno 2006 (composizione percentuale)
Partner attuale
Partner attuale Un ex partner
o ex partner
Marito/
convivente
Fidanzato
Ex marito/ ex
convivente
Ex fidanzato
9,5
1,9
0,3
55,9
15,5
7,7
6,9
.
58,8
16,9
5,0
1,2
0,4
46,1
6,9
7,8
6,1
1,0
47,3
14,2
NEL CORSO DELLA VITA
Violenza fisica
Violenza sessuale
Violenza fisica e sessuale
Violenza fisica e psicologica
Violenza sessuale e psicologica
6,7
2,4
0,4
50,4
13,4
Violenza fisica, sessuale e psicologica
Totale
9,2
2,7
0,3
56,4
15,7
6,8
4,3
0,8
46,9
11,5
26,8
15,7
29,8
16,8
9,7
40,5
23,6
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
5,1
2,7
0,2
54,1
26,7
5,9
4,4
0,2
52,1
28,4
4,2
5,1
.
58,9
14,0
5,3
1,8
0,4
49,8
31,9
7,2
10,0
.
57,0
21,1
.
.
.
62,1
11,7
5,6
6,7
57,9
14,7
NEGLI ULTIMI 12 MESI
Violenza fisica
Violenza sessuale
Violenza fisica e sessuale
Violenza fisica e psicologica
Violenza sessuale e psicologica
Violenza fisica, sessuale e psicologica
Totale
11,2
9,0
17,8
10,9
4,8
26,1
15,1
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
Figura 10 - Donne da 16 a 70 anni che hanno subito violenza psicologica dal partner nel corso della vita, per tipo di violenza
psicologica subita - Anno 2006 (per 100 vittime di violenza psicologica)
46,7
Isolamento
40,7
Controllo
30,7
Violenza economica
23,8
Svalorizzazione
Intimidazione
7,8
21
61
AIAF
QUADERNO
2007/1
3. LA VIOLENZA FUORI LA FAMIGLIA
La violenza da non partner riguarda 5 milioni 221 donne, il 24,7% (Tavola 16). A partire dai 16
anni di età il 20,4% ha subito violenza sessuale, il 9,8% violenza fisica. 610 donne hanno subito stupri
o tentati stupri da non partner (2,9%), 170 mila stupri e 481 mila tentati stupri.
Tavola 16 - Donne da 16 a 70 anni che hanno subito violenza fisica o sessuale da un uomo non partner per tipo di violenza
subita, periodo di accadimento e tipo di autore - Anno 2006 (per 100 donne e per 100 vittime con le stesse
caratteristiche)
AUTORE
VIOLENZA
FISICA O
SESSUALE
SENZA MOLESTIE
VIOLENZA
FISICA O
SESSUALE
Dai 16
Negli
anni ad ultimi 12
oggi
mesi
Dai 16
Negli
anni ad ultimi 12
oggi
mesi
VIOLENZA
FISICA
VIOLENZA
SESSUALE
Dai 16
Negli
anni ad
ultimi
oggi 12 mesi
Dai 16
Negli
anni ad
ultimi
oggi 12 mesi
STUPRO E
TENTATO
STUPRO
MOLESTIA
FISICA
Dai 16
Negli
anni ad
ultimi
oggi 12 mesi
Dai 16
Negli
anni ad ultimi 12
oggi
mesi
PER 100 DONNE CON LE STESSE CARATTERISTICHE
Una persona conosciuta
Un parente
Un conoscente
Un amico
12,8
2.1
6.3
3.0
1,6
0.2
0.7
0.4
8,4
1.9
3.7
2.1
0,9
0.2
0.3
0.3
6,7
1.7
2.6
1.6
0,8
0.2
0.3
0.2
8,5
0.5
4.3
1.7
0,9
0.0
0.5
0.3
6.7
0.3
3.3
1.1
0.9
0.0
0.4
0.2
2.3
0.2
1.2
0.5
0.1
0.0
0.1
0.1
Un amico di famiglia
0.4
0.0
0.2
0.0
0.1
0.0
0.3
0.0
0.2
0.0
0.1
.
Un collega di lavoro
Non specifica
Uno sconosciuto
Uomo non partner
2.6
0.5
15.3
24.7
0.3
0.0
2.0
3.4
1.1
0.4
4.2
11.6
0.1
0.0
0.4
1.3
0.8
0.3
3.6
9.8
0.1
0.0
0.4
1.1
2.1
0.2
13.4
20.4
0.2
0.0
1.7
2.6
1.8
0.1
12.9
18.9
0.2
0.0
1.7
2.5
0.3
0.1
0.7
2.9
0.0
0.0
.
0.2
Una persona conosciuta
Un parente
Un conoscente
Un amico
51,9
8.5
25.4
12.2
46,6
6.6
20.9
12.5
71,8
16.3
31.7
18.2
71,9
16.1
25.8
20.0
68,5
17.3
27.1
16.1
36,2
0.9
18.7
10.4
35.4
1.6
17.3
6.0
35.2
1.0
17.6
9.8
77.9
6.7
42.9
15.9
82.6
2.8
42.4
36.1
Un amico di famiglia
1.6
0.8
1.7
0.3
1.5
0.3
1.4
0.9
1.2
0.9
1.9
.
Un collega di lavoro
Non specifica
Uno sconosciuto
Uomo non partner
(v.a. in migliaia)
10.6
2.0
62.0
7.6
1.0
58.3
9.1
3.6
35.6
9.1
2.2
30.1
7.9
3.5
37.3
9.7
2.5
31.8
10.4
0.9
65.6
7.0
0.3
66.4
9.7
0.5
68.3
7.0
0.3
67.5
10.0
2.5
23.1
1.3
.
17.4
5,221
725
2,457
271
2,062
238
4,305
549
3,981
528
610
37
PER 100 VITTIME DELLO STESSO REATO
69,6
18.0
23.2
17.1
41,5
2.6
21.2
8.4
A differenza della violenza domestica la cui forma più diffusa è quella fisica, la violenza da non
partner è in primo luogo sessuale. Ciò vale anche se si considerano gli ultimi 12 mesi, 1,1% per le
violenze fisiche e 2,6% per quelle sessuali. Inoltre, mentre da un non partner i tentati stupri sono più
degli stupri , considerando i partner sono più gli stupri dei tentati stupri.
L’autore, tenendo presente sia la violenza fisica che sessuale, è in primo luogo lo sconosciuto
(15,3%).
Al secondo posto si collocano i conoscenti o qualcuno che si conosce di vista (6,3%), seguiti dagli
amici 3%, i colleghi di lavoro 2,6%, i parenti 2,1%. La graduatoria è analoga per gli ultimi 12 mesi.
Se si considerano separatamente i diversi tipi di violenza, emerge come solo il 37,3% delle violenze
fisiche è causata da uno sconosciuto (Tavola 16), contro il 65,6% delle violenze sessuali (soprattutto
per il peso delle molestie). Considerando gli stupri o i tentati stupri, le violenze da sconosciuti si
abbassano al 23,1% come a dire che le forme più gravi dell’abuso sessuale sono causate da persone
con le quali si ha un qualche legame, in primo luogo conoscenti (42,9%) seguiti da amici (15,9%),
colleghi di lavoro (10,0%), parenti (6,7%).
La graduatoria degli autori per le violenze fisiche e per le violenze sessuali è simile, fatta eccezione
per la categoria dei parenti che sale al terzo posto per le violenze fisiche con il 17,3% mentre è al
quinto posto nella graduatoria del complesso delle violenze sessuali (2,6%).
22
62
LO STALKING
Si associano più tipi di violenza ma meno che per le violenze in famiglia
A differenza della violenza in famiglia la cui forma prevalente è la violenza fisica, quella da non
partner nel 60,5% dei casi è stata sessuale nel 17,5% fisica e nel 22% sia fisica che sessuale.
Le vittime dei non partner sono meno spesso multivittimizzate di quelle dei partner, infatti il
68,7% ha subito una sola forma di violenza, il 19,2% due, l’8% tre ed il restante 4,1% quattro e più.
Negli ultimi 12 mesi è maggiore la quota di chi ne subisce solo una (80,3%). Nel caso dei partner,
invece, la maggioranza aveva subito più di una forma di violenza contro il 31,3% nel caso dei non
partner. lo
Tavola 17 – Donne da 16 a 70 anni che hanno subito violenza fisica o sessuale da un uomo non partner, per periodo di
accadimento, tipo di autore e forme violenza subita - Anno 2006 (per 100 vittime di violenza fisica o di violenza
sessuale dallo stesso autore)
DAI 16 ANNI AD OGGI
Conoscente/
un uomo che
Parente
conosce di
vista
TIPO DI VIOLENZA FISICA
Minacciata di essere
colpita fisicamente
40.7
Spinta, afferrata,
strattonata, storto un
braccio, tirato i capelli
39.8
Colpita con un oggetto
o tirato qualcosa
27.0
Schiaffeggiata, presa a
calci, a pugni o morsa
33.9
Usato o minacciato di
usare una pistola o un
coltello
6.3
Violenza fisica in un
modo diverso
4.2
Tentato di strangolarla,
soffocarla, ustionarla
5.2
Totale*
100.0
TIPO DI VIOLENZA SESSUALE
Molestie fisiche
sessuali
56.2
Tentato stupro
31.4
Stupro
6.6
Violenza sessuale in
un modo diverso
5.6
Rapporti sessuali
indesiderati subiti per
paura delle
12.3
conseguenze
Forzata ad un'attività
sessuale con altre
persone
2.9
Totale*
100.0
Amico
Amico
di famiglia
Collega
di
lavoro
ULTIMI 12 MESI
Non
Sconospecifica Totale
sciuto
l'autore
Parente
Amico,
amico di
famiglia,
collega,
conoscente
Sconosciuto
Totale
54.2
28.8
60.7
48.9
49.5
51.8
50.3
45.8
47.5
41.0
45.7
33.5
46.0
25.9
34.2
40.4
29.3
42.1
32.7
42.0
46.0
41.8
16.7
20.9
2.8
20.7
10.2
27.8
19.0
27.0
21.3
19.4
22.0
11.2
15.0
6.9
5.8
8.4
13.8
15.5
45.2
12.4
1.3
14.9
6.6
2.1
.
8.8
10.1
3.1
7.7
4.6
9.5
3.7
6.9
6.6
4.0
10.8
9.1
6.4
13.4
6.8
0.7
0.5
6.3
2.4
1.9
1.7
.
0.4
1.8
5.6
2.6
.
0.3
2.8
1.0
100.0
100.0
100.0
100.0
100.0
100.0
100.0
100.0
100.0
100.0
100.0
75.4
21.1
9.2
66.6
18.6
9.6
80.4
13.9
6.2
86.0
12.4
1.6
96.3
4.1
1.1
53.1
22.8
23.7
92.5
11.2
3.9
100.0
20.2
.
93.3
13.0
3.7
97.7
1.7
0.3
96.1
5.9
1.5
2.2
3.5
4.1
1.6
1.9
0.7
2.4
.
3.0
0.8
1.6
2.2
10.4
0.3
1.4
0.2
12.8
1.8
-
-
-
-
3.0
0.8
3.6
2.4
0.1
.
1.0
.
0.5
.
0.2
100.0
100.0
100.0
100.0
100.0
100.0
100.0
100.0
100.0
100.0
100.0
* La somma può essere superiore a 100 perché la donna può aver subito più forme di violenza
Tra le violenze fisiche subite da non partner, il 50,3% riguarda le minacce di essere colpita5 e il
42,1% l’essere stata spinta o strattonata (Tavola 17), segue l’essere stata colpita con oggetti (19,0%) e
l’essere stata schiaffeggiata o presa a pugni o a calci (15,5%). Un 7,7% è stata poi minacciata con
5
Nel questionario si chiedeva esplicitamente di non riportare le violenze fisiche subite a scopo di rapina o come conseguenza di
furti.
23
63
AIAF
QUADERNO
2007/1
coltelli o altre armi e il 2,6% ha subito un tentativo di strangolamento e soffocamento. Nel 6,8% dei
casi la violenza è avvenuta con altre modalità.
Tra le violenze sessuali le più diffuse sono le molestie fisiche a scopo sessuale (92,5%); mentre tra le
forme più gravi si verifica più spesso il tentato stupro (11,2%) rispetto allo stupro (3,9%), a differenza
della violenza da partner dove è più diffuso lo stupro del tentato stupro. Residuali sono le altre forme
di violenza sessuale, come la costrizione a fare sesso con terze persone in cambio di beni, favori o
denaro (1,0%) e l’aver avuto rapporti sessuali indesiderati vissuti come violenze (1,8%).
Nei 12 mesi precedenti l’intervista il fenomeno si presenta in maniera analoga con una leggera minor
presenza delle minacce di violenza fisica (45,7% contro il 50,3%) nell’ambito della violenza fisica e
degli stupri e tentati stupri nella violenza sessuale.
Emergono alcune differenze per tipo di autore.
Parenti e amici si evidenziano per il minore peso delle minacce e il maggior peso dello schiaffeggiare,
prendere a calci e a pugni, per i parenti, e dello spingere, afferrare, strattonare, tirare i capelli per gli
amici.
Nell’ambito delle violenze sessuali, per i parenti è minore il peso delle molestie e maggiore quello dei
tentati stupri (31,4%) e degli stupri (6,6%).
Tra le donne che subiscono violenze sessuali alla probabilità di subire uno stupro, un tentato stupro o
altre forme gravi di violenza si associa sempre il rischio di subire anche altri reati sessuali. Solo le
molestie sessuali hanno una scarsa associazione con altri reati; infatti, tra le donne molestate, l’83,5%
ha subito solo molestie. Ciò si conferma anche nel caso degli ultimi 12 mesi.
Dove avvengono le violenze: sui mezzi pubblici o all’aperto se da estranei, in casa se da parenti o
amici di famiglia
Circa il 28% delle violenze da non partner si verifica sui mezzi pubblici, in stazioni o aeroporti
(Tavola 18), il 16,8% in strada, il 14,6% in un’abitazione, in particolare l’8,9% a casa della vittima, il
3,6% in casa dell’autore della violenza e il 2,1% in casa di altri. Inoltre, l’11% delle violenze si
verifica al lavoro, il 12,7% in un pub, discoteca, cinema o teatro, il 4,3% in automobile o in un
parcheggio, il 4,5% in spazi aperti come un parco, un giardino pubblico, al mare, il 2,5% a scuola o
negli spazi attinenti, l’1,3% in negozi o uffici pubblici e l’1,1% presso studi medici o strutture
sanitarie.
Quando l’autore delle violenze è uno sconosciuto, le violenze si verificano principalmente sui mezzi
pubblici, in strada o in luoghi pubblici come la discoteca, il pub o il cinema, mentre nel caso in cui
l’autore è un parente o un amico di famiglia il luogo tipico della violenza è la casa, nel caso del
parente quella in cui vive la vittima.
Analizzando separatamente la violenza fisica e sessuale emerge che le violenze fisiche avvengono in
primo luogo per strada, segue la casa della vittima, il posto di lavoro, un parco o un giardino e un pub,
la discoteca o il cinema. Le violenze sessuali avvengono, invece, in primo luogo sui mezzi pubblici,
seguono pub, discoteca, cinema, la strada ed il luogo di lavoro ed infine la casa. La casa, sommando
l’abitazione delle vittime, dell’autore o di altri, è al primo posto nel caso di stupri e tentati stupri.
24
64
LO STALKING
Tavola 18 - Donne da 16 a 70 anni che hanno subito violenza fisica o sessuale da un uomo non partner per tipo di violenza,
autore della violenza e luogo in cui è avvenuta - Anno 2006 (composizione percentuale)
TIPO DI VIOLENZA
Totale
AUTORE
Violenza Violenza Molestia
fisica sessuale
fisica
Stupro o
tentato
stupro
ConoscenPersona
te/uomo che
cono- Parenconosce
te
sciuta
di vista
Amico
Amico
Collega Sconodi
di lavoro sciuto
famiglia
DOVE È SUCCESSO*
In casa
Nella casa in cui vive
l'intervistata o nel
giardino
o in parti adiacenti
Nella casa o giardino
dell'offensore
Nella casa o giardino
di qualcun altro
Per strada, in un vicolo
Automobile, parcheggio,
garage pubblico
Al lavoro
Al pub, discoteca, cinema,
teatro
In un bosco, in campagna,
in un parco, in un giardino
pubblico, in spiaggia
Mezzi pubblici, stazione,
aereoporti
A scuola, università o negli
spazi attinenti
Negozio, ufficio pubblico
14.6
28.4
9.5
6.3
30.8
29.6
81.9
25.4
23.5
66.3
3.5
2.1
8.9
20.4
4.6
3.0
13.7
17.7
59.0
14.0
9.8
34.8
2.1
1.6
3.6
5.3
3.1
1.6
13.3
7.7
16.4
7.0
8.4
19.9
0.9
0.2
2.1
2.7
1.8
1.6
3.8
4.2
6.5
4.4
5.3
11.6
0.5
0.3
16.8
31.0
11.2
10.3
15.9
14.5
5.5
19.1
22.9
5.0
1.2
18.7
4.3
5.2
4.5
2.5
19.4
6.7
2.7
8.1
11.9
6.8
2.0
2.4
11.0
10.9
11.2
11.4
10.0
22.0
1.5
11.6
2.6
5.3
84.8
1.9
12.7
6.4
14.9
16.7
3.3
6.1
0.9
10.0
7.0
0.9
1.1
18.2
4.5
6.4
3.9
2.8
10.7
5.6
2.4
5.4
12.2
5.7
1.7
3.6
27.7
2.9
36.7
42.0
1.5
1.7
0.3
3.5
0.4
2.4
.
49.2
2.5
2.7
2.4
2.5
1.6
5.0
0.2
3.8
15.9
0.4
1.6
0.5
1.3
1.4
1.3
1.3
0.8
1.3
1.3
2.1
0.1
0.9
1.2
1.3
Medico, struttura sanitaria
1.1
0.4
1.4
1.5
1.5
2.0
0.0
4.3
.
0.3
0.1
0.4
Altro (albergo…)
2.2
2.3
2.1
1.9
3.2
3.2
1.8
4.1
1.9
3.9
2.5
1.3
Non so, non risponde
1.3
2.1
0.9
0.8
1.3
2.3
1.5
2.6
1.6
2.1
0.3
0.4
100.0
100.0
100.0
100.0
100.0
100.0
100.0
100.0
100.0
100.0
100.0
100.0
Totale
* Il dato si riferisce all'ultimo episodio subito
Le donne più a rischio di violenza
Come per le vittime di violenza dal partner anche in questo caso sono le separate e le divorziate ad
avere il tasso di vittimizzazione più alto nel corso della vita, 39,2%, tasso che se si considera le sole
violenze fisiche e sessuali senza le molestie è circa il doppio di quello medio (21,7%) (Tavola 19).
Presentano i tassi più alti anche le nubili, le laureate e diplomate soprattutto nel caso di molestie, le
donne appartenenti alla classi di età 25-44 anni, le dirigenti, libere professioniste, imprenditrici, le
direttive, quadro ed impiegate e le studentesse.
Le casalinghe e le ritirate dal lavoro hanno indici di prevalenza al disotto della media. Si evidenziano
tassi bassi, anche per le donne con licenza media e elementare e quelle di età superiore a 54 anni.
Le operaie presentano un andamento difforme a seconda della tipologia di violenza considerata con
valori più elevati per le violenze fisiche e meno per le violenze sessuali, soprattutto nel caso di
molestie sessuali.
Da un punto di vista territoriale il Centro Italia ed il Nord-est e le aree di grande urbanizzazione
presentano i tassi più elevati contro il Sud e le Isole
25
65
AIAF
QUADERNO
2007/1
Tavola 19 - Donne dai 16 ai 70 anni che hanno subito violenza fisica o sessuale da un uomo non partner per tipo di violenza
subita, periodo in cui si è verificata, tipo di autore, stato civile, classe di età, titolo di studio, condizione
professionale e ripartizione geografica - Anno 2006 (per 100 donne con le stesse caratteristiche)
VIOLENZA FISICA O SESSUALE
VIOLENZA
FISICA O
SESSUALE
SENZA
MOLESTIE
VIOLENZA
FISICA
VIOLENZA
SESSUALE
Dai 16
Ultimi
anni ad
12 mesi
oggi
Dai 16
Ultimi
anni ad
12 mesi
oggi
Dai 16
Ultimi
anni ad
12 mesi
oggi
MOLESTIA
FISICA
STUPRO O
TENTATO
STUPRO
Dai 16 anni ad oggi
Uno sconoUn
sciuto parente
STATO CIVILE
Nubile
Coniugata
Separata/
divorziata
Vedova
Conoscente,
amico, Totale
collega,
etc.
Ultimi
12
mesi
Dai 16
anni ad
oggi
Dai 16 anni
ad oggi
19,4
2,5
14,7
31,4
8,9
15,3
3,1
13,6
2,7
12,9
1,9
9,4
21,0
1,2
9,6
0,5
7,7
0,5
25,5
17,5
7,0
0,8
23,9
16,1
3,2
26,4
2,4
19,8
39,2
3,4
21,7
1,5
17,6
1,4
32,1
2,4
28,7
6,3
11,5
1,6
7,8
18,0
0,6
6,6
0,2
5,5
0,2
15,5
0,4
14,0
2,1
16,6
17,0
18,3
14,9
13,0
8,5
1,3
2,6
2,4
2,5
1,7
1,3
11,6
15,0
12,8
12,2
7,7
5,2
25,9
29,4
28,7
25,2
19,2
13,6
13,3
4,6
1,9
1,5
0,7
0,3
11,2
14,9
14,4
12,4
7,9
4,3
4,4
1,8
0,9
0,6
0,3
0,1
9,9
12,9
12,2
10,1
6,2
3,1
4,1
1,3
0,9
0,6
0,3
.
21,1
23,8
23,4
20,3
17,0
11,9
10,5
3,8
1,2
1,0
0,4
0,2
20,0
21,9
22,4
19,1
15,5
10,9
2,3
3,6
3,3
3,2
2,5
1,4
2,5
ETÀ
16-24
25-34
35-44
45-54
55-64
65-70
STUDIO
Laurea
Diploma
superiore
27,1
2,6
15,6
38,3
4,5
16,8
1,6
14,5
1,1
33,4
3,8
31,9
3,9
19,3
2,3
14,6
30,8
4,1
14,6
1,3
12,3
1,2
25,7
3,3
24,0
3,7
Licenza media
Licenza
elementare/
nessun titolo
12,4
2,1
10,7
22,0
4,4
11,0
1,8
9,1
1,7
17,2
3,0
15,4
2,7
6,8
1,5
4,7
11,4
0,3
4,8
0,2
4,0
0,2
9,2
0,2
8,3
1,3
3,8
CONDIZIONE PROFESSIONALE
Dirigenti/
imprenditrici/
libere
professioniste
26,6
2,5
17,8
40,4
4,1
20,3
1,2
17,3
1,2
33,6
2,9
31,3
Direttivi/quadri/
impiegate
20,7
2,1
15,2
32,7
3,2
15,4
1,3
12,8
1,0
27,5
2,5
25,8
3,8
Operaie
11,8
3,1
12,7
23,5
2,8
13,5
1,3
11,4
1,2
17,2
2,0
15,8
3,3
Lavoratrici in
proprio/
coadiuvanti
15,4
1,7
12,4
25,0
2,4
12,1
0,5
10,1
0,5
20,5
1,9
18,2
3,8
In cerca di
occupazione
16,7
2,2
13,4
28,3
3,6
13,7
2,0
12,1
1,8
22,7
2,3
21,7
2,6
Casalinghe
10,4
1,9
7,2
16,7
0,8
7,5
0,5
6,2
0,4
14,0
0,5
12,6
2,3
Studentesse
Ritirate dal
lavoro
In altra
condizione
19,9
2,1
12,7
29,6
14,6
13,5
4,6
12,0
4,2
24,2
11,6
22,9
2,3
12,4
1,4
8,7
19,6
0,3
7,3
0,2
5,4
0,1
17,1
0,2
15,6
2,2
12,5
2,6
11,6
21,8
1,6
12,1
0,5
10,1
0,5
17,3
1,1
15,8
4,2
2,1
2,3
2,2
2,2
1,4
2,1
12,1
13,8
12,4
9,2
8,4
11,4
26,8
28,4
28,5
19,8
17,7
24,7
3,2
4,3
3,8
2,9
3,1
3,4
12,3
13,9
12,8
9,7
8,4
11,6
1,0
1,4
1,6
1,3
1,1
1,3
10,5
11,3
10,7
8,3
7,3
9,8
1,0
1,1
1,6
1,1
0,7
1,1
22,0
23,9
24,2
15,5
14,8
20,4
2,3
3,7
2,6
2,1
2,5
2,6
20,4
21,9
22,5
14,3
13,7
18,9
3,0
3,9
3,2
2,2
2,1
2,9
RIPARTIZIONE GEOGRAFICA
Nord Ovest
16,9
Nord Est
17,0
Centro
18,7
Sud
11,6
Isole
11,2
Totale
15,3
Nei 12 mesi precedenti l’intervista sono le più giovani (16-24 anni) ad avere subito violenze sia
sessuali (10,5%) che fisiche (4,1%), le nubili e le studentesse. Le donne con licenza media presentano
un quoziente poco superiore alla media (4,4%).
Si evidenziano tassi più bassi tra le donne di età superiore a 34 anni, tra le coniugate, le vedove, le
casalinghe, le ritirate dal lavoro e le donne con licenza elementare/nessun titolo.
26
66
LO STALKING
Anche in questo caso le differenze vanno analizzate con cautela perché potrebbero dipendere da una
diversa disponibilità a parlare della violenza.
Emerge inoltre che sono state maggiormente vittimizzate le donne che presentano una più alta
mobilità o sono più attive, ovvero quelle che escono con più frequenza di sera (7,2%) o occupano il
loro tempo libero vedendo spesso amici (6,5 %), andando al cinema o teatro, concerti (8,6 %), musei,
mostre o a ballare (9,6%).
Vittime in silenzio come per la violenza domestica
La maggior parte delle vittime di violenze da non partner non porta alla luce la violenza subita, solo il
4% (Tavola 20) - 204 mila - ha denunciato gli abusi alle forze dell’ordine; un quarto (1 milione 230
mila donne) delle donne inoltre non ne parla con nessuno. Il silenzio è maggiore quando l’autore è
una persona che si conosce e l’episodio ha riguardato una violenza sessuale in particolare uno stupro
o tentato stupro. Vengono denunciate maggiormente le violenze fisiche (11%) seguite dagli stupri o
tentati stupri (7,1%) e quasi per nulla le molestie sessuali (0,8%). Inoltre sono denunciate di più le
violenze effettuate da parenti (8,9%), conoscenti (7,3%), meno quelle di sconosciuti (3,0%) e amici
(1,1%).
Un quarto delle donne non parla con nessuno delle violenze contro un terzo delle violenze
domestiche.
Quando le donne si rivolgono a qualcuno per raccontare la propria esperienza innanzitutto lo fanno
con un amico/un’amica (41%), un membro della famiglia (32,2%), il partner (23,9%), un collega o un
superiore o un compagno (8,6%), un parente (7,2%). Solo il 2,2% si rivolge ad un avvocato o alle
forze dell’ordine o alla magistratura e una quota ancora inferiore ai servizi sociali e sanitari (l’1,3% a
medici o infermieri e lo 0,8% ad assistenti sociali ed operatori di consultorio). È maggiore rispetto ai
casi di violenza domestica il ricorso ad amici e a colleghi di lavoro, minore il ricorso a parenti.
Le donne scelgono di parlare più frequentemente della violenza con le persone che appartengono allo
stesso contesto in cui si è verificata la violenza: se la violenza è subita da amici il 40,2% delle vittime
ne parla con amici, se la violenza è opera di colleghi il 30,2% ne parla nell’ambiente di lavoro, con
familiari se l’autore è un parente (il 46,4%). Se, invece, la violenza è subita da sconosciuti le vittime
ne parlano soprattutto con amici o vicini (il 46,9%) o con un membro della famiglia (il 35,1%).
Nel caso di violenza fisica le donne ne parlano più frequentemente con un membro della famiglia
(40,8%) e con amici/vicini (39,9%). Nel caso di stupri o tentati stupri, ne parlano di meno in famiglia
(27,4%) e ad amici e più spesso non si confidano con nessuno (32,4%). Aumenta in questo caso il
ricorso a personale medico, ad assistenti sociali e al consultorio.
Quando l’evento è molto grave si tende a parlarne di più in famiglia, ma anche con medici, avvocati o
magistrati o le forze dell’ordine.
Poco meno del 90% delle donne che hanno parlato della loro esperienza di abuso, lo ha fatto
immediatamente dopo la violenza o dopo qualche giorno, il 4% dopo qualche mese e il 4% dopo anni.
La differenza con la violenza domestica è molto forte: in quest’ultimo caso, infatti, il numero di
donne che ne ha parlato con qualcuno dopo qualche mese o addirittura un anno è doppio.
Anche negli ultimi 12 mesi gli andamenti sono simili, le donne si rivolgono di più a familiari nel caso
della violenza fisica, mentre non parlano con nessuno soprattutto quelle che hanno subito violenza
sessuale (Figura 12).
27
67
AIAF
QUADERNO
2007/1
Tavola 20 - Donne dai 16 ai 70 anni che hanno subito violenza fisica o sessuale da un uomo non partner a partire dai 16 anni,
per tipo di violenza subita, tipo di autore, denuncia del fatto e persona con cui ne hanno parlato - Anno 2006
(composizione percentuale)
AUTORE
TIPO DI VIOLENZA
DENUNCIA**
Sì
No
Non sa/Non
risponde
ConoUomo
scente/ Un
cono- Paren-te uomo che
conosce di
sciuto
vista
Violenza
fisica
Violenza
sessuale
Stupro o
tentato
sturpo
Molestia
fisica
11,0
88,1
1,8
98,0
7,1
92,9
0,8
99,0
5,2
94,4
8,9
91,1
7,3
91,9
1,1
98,9
.
100,0
.
100,0
0,8
100,0
.
100,0
Sconosciuto
Non
specifica
Totale
2,1
97,3
3,0
96,6
6,0
93,1
4,0
95,6
.
100,0
0,6
100,0
0,4
100,0
0,9
100,0
0,4
100,0
Amico di Collega
famiglia di lavoro
0,9
0,2
.
0,2
100,0
100,0
100,0
100,0
0,5
100,0
CON CHI NE HA PARLATO**
Un membro della
famiglia
40,8
28,9
27,4
28,6
28,7
46,4
29,9
21,4
33,7
21,7
35,1
15,0
32,2
Il partner
23,3
23,5
23,0
24,0
28,4
26,4
8,5
27,5
32,1
23,8
12,6
23,9
Totale
26,0
Un altro parente
10,4
6,1
8,7
5,6
7,5
13,0
8,3
4,9
10,9
3,8
6,9
6,4
7,2
Un amico/vicini
39,9
41,4
32,2
42,7
33,9
28,4
36,9
40,2
19,4
27,9
46,9
25,0
41,0
10,0
8,0
6,1
8,4
10,0
3,7
6,8
4,4
0,0
30,2
7,5
1,1
8,6
2,3
0,7
3,8
0,3
1,8
2,7
2,4
1,3
2,4
0,4
0,5
3,1
1,3
1,8
0,6
3,7
0,2
1,3
4,5
0,9
0,2
5,1
0,7
0,3
0,5
0,8
Un collega di
lavoro/ superiore
o datore di
lavoro/
compagno di
studi
Un medico/
infermiere/operat
ori del pronto
soccorso
Assistenti sociali,
operatori di
consultorio
Avvocato,
magistrato,
polizia,
carabinieri
Nessuno
Totale*
6,1
0,9
4,1
0,4
3,3
4,2
4,9
0,7
0,0
1,6
1,2
4,7
2,2
20,4
25,1
32,4
24,4
27,5
19,4
25,4
37,7
39,2
23,5
21,1
46,2
24,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
* La somma può essere superiore a 100 perché la donna può aver subito più tipi di violenza
** Il dato si riferisce all'ultimo episodio subito
28
68
Amico
LO STALKING
Figura 11 - Donne da 16 a 70 anni che hanno subito violenza fisica o sessuale negli ultimi 12 mesi da un uomo non partner per
tipo di autore, denuncia del fatto e persona con cui ne hanno parlato - Anno 2006 (composizione percentuale)
Ha denunciato la violenza
3,6
2,5
3,0
Uomo conosciuto
Uomo sconosciuto
29,0
Ne ha parlato con un membro
della famiglia
24,2
25,0
24,7
Ne ha parlato con il partner
Ne ha parlato con un altro
parente
Totale
35,8
32,8
7,2
4,2
5,5
43,6
Ne ha parlato con un
amico/vicini
58,1
51,7
21,1
17,6
19,1
Nessuno
Figura 12 - Donne da 16 a 70 anni che hanno subito violenza fisica o sessuale negli ultimi 12 mesi da un uomo non partner per
tipo di violenza subita, denuncia del fatto e persona con cui ne hanno parlato - Anno 2006 (composizione
percentuale)
9,3
Ha denunciato la violenza
0,9
8,0
41,0
Ne ha parlato con un membro
della famiglia
29,3
19,8
30,3
Ne ha parlato con il partner
23,0
Violenza sessuale
18,1
Ne ha parlato con un altro
parente
Violenza fisica
Stupro o tentato stupro
8,6
4,4
8,7
53,5
51,0
Ne ha parlato con un
amico/vicini
27,6
12,6
Nessuno
21,5
19,1
La violenza dal non partner è percepita come meno grave di quella da partner
Nel 15% delle violenze subite da un non partner le donne hanno riportato ferite (Tavola 21) contro il
27,1% da partner. Di queste il 27,5% sono state gravi al punto da richiedere cure mediche. Le ferite
sono più frequenti quando l’autore della violenza è un parente.
Considerando l’ultimo episodio subito il 56,5% delle donne definisce grave la violenza subita (molto
grave il 21,5%, abbastanza grave il 35%). La gravità è maggiore per le violenze sessuali e le violenze
effettuate da parenti, vengono percepite meno gravi invece le violenze compiute da sconosciuti
(spesso autori delle molestie) e da amici. Nel caso di violenze da partner la gravità segnalata era
maggiore (64,2%).
Solo il 24,6% delle donne definisce un reato l’abuso subito, come nel caso della violenza domestica,
nel 48,6% dei casi lo considera qualcosa di sbagliato ma non un reato e nel 25,3% solo qualcosa che è
29
69
AIAF
QUADERNO
2007/1
accaduto. Quando a compiere la violenza è stato uno sconosciuto o un parente è maggiore la
percentuale di donne che la definiscono un reato (circa il 28%), quando l’autore è un amico o un
collega aumenta invece la percentuale di chi la reputa solo qualcosa che è accaduto (46,5% per il
primo, 31,4% per il secondo). La percezione che la violenza subita sia un reato aumenta al 42,2%,
quando la donna ha riportato ferite, lividi o contusioni a seguito di essa e al 43,6% nel caso di stupro
o tentato stupro.
Al momento della violenza il 15,7% delle vittime ha temuto per la propria vita, contro il 21% delle
donne vittime di violenze dal partner, ma questo dato è molto diverso se si escludono i casi di
molestie sessuali, la percentuale infatti aumenta al 32% per le violenze fisiche e al 38,1% nel caso di
stupro o tentato stupro. Negli ultimi 12 mesi sono state di più le donne vittime di violenze fisiche a
temere per la propria vita (24,6% contro 8,9%) (Figura 14).
È da considerare, a questo proposito che come nel caso della violenza domestica nel 13,2% dei casi
gli autori erano sotto l’effetto di sostanze alcoliche o stupefacenti e che nel 2% dei casi possedevano
un arma. Percentuali entrambe più elevate nel caso in cui la donna stia riportando un episodio di
violenza fisica.
Tavola 21 – Donne da 16 ai 70 anni che hanno subito violenza fisica o sessuale da un uomo non partner nel corso della vita,
per tipo di violenza subita, tipo di autore, ferite subite, timore per la propria vita al momento della violenza, gravità
percepita del fatto e valutazione dell’episodio - Anno 2006 (composizione percentuale)
TIPO DI VIOLENZA
Violenza
fisica
Violenza
sessuale
AUTORE
Stupro o
Molestia
tentato
fisica
stupro
Conoscente /
Uomo
Uomo
cono- Paren-te
che
sciuto
conosce
di vista
Amico
Amico di
famiglia
Collega di
lavoro
Sconosciuto
Non
specifica
Totale
HA RIPORTATO FERITE*
Sì
17,9
10,3
11,7
-
15,8
24,6
15,7
12,6
11,0
7,2
13,0
14,2
15,0
No
78,9
83,6
83,0
-
80,5
71,8
80,8
85,3
86,1
86,8
82,7
78,5
81,2
3,2
6,1
5,2
-
3,7
3,6
3,5
2,1
2,9
6,1
4,3
7,3
3,9
Non sa/Non risponde
HA AVUTO LA SENSAZIONE CHE LA SUA VITA FOSSE IN PERICOLO*
Sì
32,0
10,4
38,1
6,3
17,5
23,0
21,7
12,6
10,8
9,6
14,2
19,3
15,7
No
66,4
88,8
60,5
93,0
81,4
75,3
77,2
87,1
88,3
89,4
84,8
78,8
83,3
1,6
0,8
1,4
0,7
1,1
1,7
1,1
0,3
0,9
1,0
1,0
1,8
1,0
Non sa/Non risponde
GRAVITÀ PERCEPITA DEL FATTO*
Molto grave
29,1
21,5
Abbastanza
33,2
35,7
35,1
35,9
33,6
29,0
36,7
30,3
33,7
34,5
36,2
25,1
35,0
Poco grave
24,6
30,4
14,9
32,6
26,1
14,8
26,1
32,9
24,2
28,5
31,4
21,0
29,0
Per niente grave
11,6
14,5
7,0
15,6
13,4
8,3
11,7
20,9
19,5
11,2
14,4
24,2
13,9
0,6
0,5
1,0
0,5
0,7
0,2
0,9
0,8
.
0,4
0,5
0,6
0,6
Un reato
26,4
25,1
43,6
22,3
20,4
27,6
23,1
7,8
22,3
21,8
28,2
15,0
24,6
Qualcosa di sbagliato, ma
non un reato
41,0
50,7
31,1
53,4
46,1
42,2
48,5
44,9
47,7
45,9
50,7
38,1
48,6
Solamente qualcosa che è
accaduto
30,4
23,1
23,9
23,2
32,0
27,9
26,7
46,5
27,6
31,4
19,7
45,0
25,3
2,2
1,1
1,4
1,1
1,5
2,3
1,7
0,8
2,4
0,8
1,4
1,9
1,4
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
Non sa/Non risponde
29,9
18,9
42,0
15,4
26,2
47,7
24,6
15,1
22,6
25,3
17,5
COME CONSIDERA IL FATTO*
Non sa/Non risponde
Totale
* Il dato si riferisce all'ultimo episodio subito
30
70
LO STALKING
Figura 13 - Donne da 16 a 70 anni che hanno subito violenza fisica o sessuale negli ultimi 12 mesi da un uomo non partner, per
tipo di autore, ferite subite, timore per la propria vita al momento della violenza, gravità percepita del fatto e
valutazione dell'episodio - Anno 2006 (composizione percentuale)
21,9
Uomo conosciuto
10,3
Ha subito ferite
Uomo sconosciuto
18,2
Totale
15,2
12,2
13,5
Ha temuto per la propria vita
60,7
Violenza molto-abbastanza
grave
49,1
54,2
13,2
Considera la violenza un reato
19,0
16,4
55,6
Considera la violenza qualcosa
di sbagliato ma non un reato
62,5
59,5
31,3
Considera la violenza solamente
qualcosa che è accaduto
17,0
23,2
Figura 14 - Donne da 16 a 70 anni che hanno subito violenza fisica o sessuale negli ultimi 12 mesi da un uomo non partner per
tipo di violenza subita, ferite subite, timore per la propria vita al momento della violenza, gravità percepita del fatto
e valutazione dell'episodio - Anno 2006 (composizione percentuale)
21,6
Ha subito ferite
Violenza fisica
7,6
9,2
Violenza sessuale
24,6
Ha temuto per la propria vita
Stupro o tentato stupro
8,9
38,7
63,6
Violenza molto-abbastanza
grave
Considera la violenza un reato
50,4
81,4
18,9
15,5
19,0
50,7
Considera la violenza qualcosa
di sbagliato ma non un reato
Considera la violenza solamente
qualcosa che è accaduto
63,2
59,2
28,3
20,9
21,9
La maggioranza delle donne ha superato l’episodio ma non nel caso di stupri o tentati stupri
La maggior parte delle vittime di violenze da non partner dichiara di aver superato l’episodio
(56,8%), ma la percentuale è molto diversa a seconda del tipo di violenza subita: lo indica il 53,6% di
quelle che hanno subito violenza fisica, il 57,4% di quelle che hanno subito violenze sessuali, il
60,7% di quelle che hanno subito molestie contro il 32,2 % di quelle che hanno subito stupri o tentati
stupri.
Tra le conseguenze delle violenze subite, il 22,6% ha dichiarato di stare più attenta quando esce
(soprattutto le vittime di molestie sessuali), il 16,6% è diventata più fredda e più chiusa ed ha
difficoltà ad instaurare relazioni (in particolare chi ha subito violenze sessuali), il 4,2% non ha più
fiducia negli uomini e evita strade isolate quando esce (3,2%), il 2,9% non è più tranquilla e il 2,8% è
diventata più aggressiva.
31
71
AIAF
QUADERNO
2007/1
Le vittime di molestie sessuali e, quelle che in misura maggiore hanno superato l’episodio, sono più
attente quando escono; le donne che hanno subito violenze sessuali più gravi invece in misura
preponderante esprimono la propria difficoltà ad instaurare relazioni, sono più attente e circospette,
hanno meno fiducia negli uomini, sono rimaste sotto shock, sono più aggressive; quando la donna
commenta le conseguenze della violenza fisica subita, a parte l’aver superato l’episodio, dichiara di
essere più attenta, più diffidente e fredda.
4. LA VIOLENZA SESSUALE PRIMA DEI 16 ANNI
1 milione 400 mila donne hanno subito violenza sessuale prima dei 16 anni, il 6,6% del totale.
Un quarto delle donne ha segnalato come autore della violenza un conoscente (anche di vista), un
altro quarto un parente, il 9,7% un amico di famiglia, il 5,3% un amico della donna (Tavola 22).
Tra i parenti emergono in graduatoria gli altri parenti (12,2%) e gli zii (7,0%), seguiti dal padre, dal
fratello/fratellastro, dal nonno e dal patrigno . Il 3,8% delle donne ha inoltre subito violenza sessuale
da vicini, il 3,7% da compagni di scuola, l’1,7% da insegnanti o bidelli e l’1,6% da un religioso.
I casi di violenza sessuali segnalati come molto gravi, in maggioranza sono relativi alle persone più
vicine: padri, fratelli, amici di famiglia, nonni , zii, religiosi.
La violenza è stata ripetuta in prevalenza dal patrigno, dal fratello, dal padre, dal nonno, dallo zio, da
un altro parente, da amici di famiglia, da compagni di scuola, da docenti/bidelli.
Le donne più giovani da 16 a 24 anni hanno subito meno violenza sessuale prima dei 16 anni rispetto
alle altre, e presentano un minor peso dei parenti (16%) tra gli autori. I parenti sono meno presenti tra
gli autori anche per le laureate (16,9%), mentre emergono di più tra le donne di status sociale più
basso, le operaie (32,1%) e le lavoratrici in proprio (31,7%).
Tavola 22 - Donne da 16 a 70 anni che hanno subito violenza sessuale prima dei 16 anni per numero di volte, gravità del fatto e
autore - Anno 2006 (per 100 donne e 100 vittime con le stesse caratteristiche )
Per 100
donne da 16
a 70 anni
Sconosciuto
Conoscente/uomo che conosce di vista
Parente
Altro parente
Zio
Padre
Nonno
Fratello, sorella, fratellastro sorellastra
Patrigno, padre adottivo
Amico di famiglia
Amico
Vicino di casa
Compagno di scuola
Docente/insegnante/bidello
Religioso
Altro / non specifica
1.7
1.6
1.6
0.8
0.5
0.1
0.1
0.1
0.1
0.7
0.4
0.3
0.3
0.1
0.1
0.3
Per 100
vittime
24.8
24.7
23.8
12.2
7.0
1.6
1.4
1.4
0.9
9.7
5.3
3.8
3.7
1.7
1.6
3.9
Hanno subito la violenza
più di una volta*
24.2
40.2
69.4
59.5
73.0
96.2
82.6
88.6
100.0
54.6
33.2
44.2
58.6
60.4
40.0
71.1
GRAVITÀ PERCEPITA DEL
FATTO*
Molto grave
Abbastanza
grave
42.0
45.6
58.8
54.2
55.0
80.4
59.5
73.2
83.0
61.0
33.9
34.3
37.9
53.5
57.5
51.3
36.8
34.2
24.7
26.2
27.5
17.2
31.0
8.4
17.0
23.6
44.0
49.8
36.4
34.3
22.1
33.8
* Per 100 vittime di violenza sessuale prima dei 16 anni
Più di metà delle vittime non ne ha parlato con nessuno
Il 53% delle vittime di violenza da non partner ha dichiarato di non aver parlato con nessuno
dell’accaduto. I livelli più bassi di silenzio sono stati raggiunti quando a compiere la violenza sono
32
72
LO STALKING
stati gli sconosciuti e il patrigno, i più alti per le violenze effettuate da zii, padre, fratelli, vicini, amici
di famiglia, amici della donna (Tavola 23).
Poco meno di un terzo delle donne (30,7%) ne ha parlato con un membro della famiglia, il 5,8% con
un altro parente, l’11,5% con amici, vicini. Se l’autore della violenza è uno sconosciuto ci si rivolge
ad un familiare più frequentemente (40,9%).
Tavola 23 - Donne da 16 a 70 anni che hanno subito violenza sessuale prima dei 16 anni per persone con cui hanno parlato
dell'episodio e autore della violenza - Anno 2006 (per 100 vittime con le stesse caratteristiche)
AUTORE
Sconosciuto
Conoscente/uomo che conosce di
vista
Parente
Altro parente
Zio
Padre
Nonno
Fratello, sorella, fratellastro
sorellastra
Patrigno, padre adottivo
Avvocato/
Magistrato/
Forze
dell'ordine
Membro
della
famiglia
Parente
Amico/
vicini
40,9
9,6
18,8
5,8
1,2
0,1
0,9
1,2
37,6
100,0
25,8
6,1
10,7
2,8
1,9
.
0,3
2,5
57,5
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
Compagno Prete/reli
Medico/
di studi
gioso infermiere
Qualcun
altro
Nessuno
30,8
4,9
4,9
0,7
1,3
1,1
0,1
1,6
58,3
31,6
30,1
27,2
28,0
4,5
3,8
3,7
8,6
4,9
4,8
10,1
0,6
0,6
1,3
.
0,6
1,3
1,3
.
.
.
0,9
7,7
4,1
.
.
.
.
2,3
.
.
7,3
57,0
62,6
61,4
56,2
Totale*
5,9
12,7
12,7
.
.
1,0
.
.
80,6
100,0
67,3
.
.
.
6,6
.
3,9
.
22,3
100,0
Amico di famiglia
Amico
Vicino di casa
Compagno di scuola
30,9
17,4
27,0
26,0
3,5
3,0
1,1
6,1
3,8
15,0
1,7
38,2
.
0,9
.
16,7
.
1,4
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
1,5
.
.
8,4
64,0
63,2
68,5
40,6
100,0
100,0
100,0
100,0
Docente/insegnante/ bidello
30,8
0,3
13,3
6,3
2,4
.
.
10,5
56,6
100,0
Religioso
Altro/non specifica
Totale
32,6
19,0
30,7
9,7
.
5,8
20,9
2,4
11,5
10,3
.
3,1
.
8,6
1,5
.
5,9
0,5
.
.
0,3
3,9
1,5
2,0
39,5
53,4
53,0
100,0
100,0
100,0
* La somma può essere superiore a 100 perché la donna può averne parlato con più persone
La relazione tra vittimizzazione prima dei 16 anni e da adulte
La letteratura internazionale6 sulla violenza domestica sottolinea come i comportamenti violenti si
trasmettono tra le generazioni. La violenza subita e di cui si è stati testimoni da piccoli aumenterebbe
il rischio che il comportamento venga riprodotto da adulti. È stata, anche, individuata una relazione
tra l’essere stato testimone o l’aver subito da piccoli violenza e la vittimizzazione da adulti.
Dall’indagine sulla sicurezza delle donne emerge che le donne che hanno subito episodi di violenza
sessuale da bambine e da adolescenti subiscono anche più violenza sessuale da adulte. Il rischio di
violenza da adulte raddoppia (64,4% contro il 29,6%) (Tavola 24). Ovviamente i dati devono essere
6
Abrams M.L., Belkap J., Melton H. (2000), When domestic violence kills: The formation and findings of the Denver metro
domestic violence fatality review team, Denver, Colorado, Project Safeguard.
Baldry A.C., (2007), “It Does Affect Me” Disruptive Behaviours in Preadolescents Directly and Indirectly Abused at Home”,
Department of Psychology, Second University of Naples, Italy. European Psychologist; Vol 12(1):29-35
Cummings G. J., Debra J. Pepler, and Timothy E. Moore, (1999), “Behavior Problems in Children Exposed to Wife Abuse:
Gender Differences” Journal of Family Violence, Vol.14,No. 2,
Litrownik, A. J. , Newton, R., Hunter, W.M., English D. and Everson M. D., (2003 )“Exposure to Family Violence in Young AtRisk Children: A Longiutudinal Look at the Effects of Victimization and Witnessed Physical and Psychological Aggression”
Journal of Family Violence, Vol.18, No. 1,Febraury 2003
Culross P. L., (1999) “Health care system responses to children exposed to domestic violence” The Future of Children Domestic
Violence and children Vol. 9 No.3 – Winter
Prinz R. J. and Feerick M. M. “Next Steps in Research on Children Exposed to Domestic Violence” Clinical Child and Family
Psychology Review, Vol. 6, No.3, September 2003
Riggs D.S., Caulfield M.B., Street A.E. (2000), “Risk for domestic violence: Factors associated with perpetration and
victimization”, Journal of Clinical Psychology, 56, 1289-1316.
Widom C.S., (1989a), “Does violence beget violence? A critical examination of the literature”, Psychological
Bulletin, 106, 3-28
33
73
AIAF
QUADERNO
2007/1
analizzati con cautela, perché c’è la possibilità che le differenze siano dovute ad una maggiore
disponibilità delle donne che hanno subito violenza prima dei 16 anni a parlarne.
Dal momento che secondo molte ricerche7 anche l’essere testimoni diretti di violenza può aumentare
la probabilità di una successiva vittimizzazione da adulti, alle donne è stata posta la domanda se
avevano assistito da piccole a episodi di violenza tra i genitori. Ha assistito a violenze tra i genitori il
7,9% delle donne da 16 anni a 70 anni. Tra queste la quota di vittime di violenza da adulte è del
58,5% contro il 29,6% delle donne che non sono state testimoni di violenza fra i genitori.
La stessa relazione è rintracciabile nel caso in cui la violenza è assistita e o subita dall’autore della
violenza contro la sua compagna. La quota di violenti con la propria partner è pari al 30% fra coloro
che hanno assistito a violenze famiglia, al 34,8% fra coloro che l’hanno subita dal padre, al 42,4% tra
chi l’ha subita dalla madre e al 6% tra coloro che non hanno subito o assistito a violenze nella
famiglia d’origine.
Nell’indagine sono presenti anche quesiti posti alle donne sulla presenza di loro figli agli atti di
violenza in famiglia. Ebbene sono 674 mila le donne che hanno subito violenze ripetute da partner e
avevano figli al momento della violenza. Il 61,4% ha dichiarato che i figli hanno assistito ad uno o
più episodi di violenza. Nel 19,7% dei casi i figli vi hanno assistito raramente, nel 20,1% a volte, nel
21,6% spesso. Le donne che hanno subito violenza ripetutamente dal partner e avevano figli hanno
anche dichiarato che nel 15,9% dei casi i figli hanno subito violenza dal padre: raramente, nel 5,6%, a
volte nel 4,9%, spesso nel 5,4%.
Tavola 24 - Donne da 16 a 70 anni che hanno subito violenza fisica o sessuale nel corso della vita per tipo di autore, violenza
sessuale subita prima dei 16 anni, violenza assistita in famiglia contro la madre prima dei 16 anni - Anno 2006 (per
100 donne con le stesse caratteristiche)
HA SUBITO VIOLENZA SESSUALE PRIMA DEI 16 ANNI
Sì
No
Ha subito violenza da un
qualsiasi uomo
Ha subito violenza dal partner
attuale
64,4
29,6
18,0
6,4
58,5
29,6
21,0
5,9
IL PADRE E' STATO VIOLENTO NEI CONFRONTI DELLA MADRE
Sì
No
7
Coumarelos C., Allen J., (1998), “Predicting Violence Against Women. The 1996 women’s safety survey”, Crime and Justice
Bulletin, 42, NSW Bureau of Crime Statistics and Research, Sidney.
Mouzos J., Makai T., (2004), Women’s experiences of male violence. Findings from the Australian component of the
International Violence Against Women Survey (IVAWS), Australian Institute of Criminology, Research and Public Policy Series,
56.
Maryse Jaspard et l'équipe Enveff (2001), "Nommer et compter les violences envers les femmes : une première enquête nationale
en France ", Population et sociétés n°364, Ined.
Mia Dauvergne and Holly Johnson “Children witnessing family violence” Juristat Canadian Centre for Justice Statistics, Statistics
Canada no. 85-002-XPE Vol.21 no.6
34
74
LO STALKING
Appendice 1 - Donne da 16 a 70 anni che hanno subito violenza fisica o sessuale da un uomo qualsiasi per
tipo di violenza subita, periodo in cui si è verificata e regione di residenza della donna (per 100 donne della
stessa regione)
Violenza fisica o
sessuale nel corso della
vita
Violenza fisica o
sessuale negli ultimi
12 mesi
Violenza fisica
Violenza sessuale
Stupro o tentato stupro
REGIONI
Piemonte
33,6
5,4
18,3
26,5
5,2
Valle d'Aosta
34,6
3,6
20,1
24,3
5,9
Lombardia
34,8
5,2
20,1
25,6
4,7
Trentino Alto Adige
32,2
4,2
19,0
24,4
5,8
Bolzano - Bozen
31,1
4,8
19,9
22,7
7,1
Trento
33,1
3,6
18,1
26,0
4,6
Veneto
34,3
5,7
19,6
26,0
5,7
Friuli Venezia Giulia
33,9
6,1
20,1
24,7
4,7
Liguria
35,4
4,1
19,9
26,6
6,4
Emilia Romagna
38,2
7,0
23,1
29,6
6,9
Toscana
34,7
5,6
20,8
26,4
5,8
Umbria
28,6
6,4
17,3
21,8
4,9
Marche
34,4
7,5
20,1
25,2
4,7
Lazio
38,1
5,8
21,3
29,8
4,8
Abruzzo
27,6
6,0
15,6
21,6
4,0
Molise
24,8
5,9
14,1
19,3
4,3
Campania
29,8
5,8
18,6
20,0
3,7
Puglia
24,9
5,0
15,8
17,6
4,3
Basilicata
23,6
4,8
14,4
16,2
3,3
Calabria
22,5
3,1
13,6
15,4
2,7
Sicilia
23,3
4,8
14,2
16,5
3,3
Sardegna
27,1
4,1
15,3
20,3
4,4
Italia
31,9
5,4
18,8
23,7
4,8
35
75
76
Italia
Piemonte
Valle d'Aosta
Lombardia
Trentino Alto Adige
Bolzano - Bozen
Trento
Veneto
Friuli Venezia Giulia
Liguria
Emilia Romagna
Toscana
Umbria
Marche
Lazio
Abruzzo
Molise
Campania
Puglia
Basilicata
Calabria
Sicilia
Sardegna
REGIONI
13,9
14,4
14,8
14,2
15,4
13,1
13,3
15,2
15,8
17,8
17,0
12,5
16,4
16,3
12,9
12,9
13,5
12,9
12,8
10,1
11,9
11,0
14,3
7,0
6,2
7,4
4,8
4,8
4,9
7,3
6,4
6,1
7,3
7,5
6,9
10,9
6,7
7,9
6,6
8,1
8,0
7,4
5,9
6,6
4,5
7,2
Partner
attuale
15,1
16
17,1
19,3
12,0
9,6
14,6
19,1
19,0
21,7
22,4
14,5
17,8
20,2
16,4
17,7
16,6
14,9
16,5
13,0
15,2
16,2
17,4
Ex partner
2,2
1,3
2,7
1,3
1,7
0,9
2,1
1,4
1,4
2,4
3,2
2,5
3,5
2,3
2,9
2,8
2,9
3,1
2,2
1,6
1,7
2,0
2,4
Partner
attuale o ex
partner
2,1
0,6
2,8
1,1
1,4
0,9
2,2
1,4
1,6
1,8
2,8
2,3
4,1
1,9
2,8
2,7
2,5
3,2
2,1
1,2
1,3
1,8
2,3
0,9
1,3
0,8
0,7
1,1
0,4
0,5
0,5
0,3
1,5
1,8
1,1
0,3
1,3
1,7
1,4
1,9
1,2
1,0
1,4
1,5
1,2
1,1
Partner
Ex partner
attuale
VIOLENZA FISICA O SESSUALE
NEGLI ULTIMI 12 MESI
36
11,2
11,7
12,4
11,9
13,7
10,2
10,8
13,1
14,3
15,7
14,6
11,6
12,6
13,6
10,8
10,6
11,9
10,5
10,0
8,5
10,1
8,1
12,0
Partner
attuale o ex
partner
5,8
5,3
6,0
4,0
3,9
4,1
5,6
5,0
5,4
5,9
6,2
6,4
8,3
5,4
6,0
5,8
7,0
6,2
5,9
4,8
5,7
3,3
5,9
12,1
12,3
14,3
16,1
10,7
7,3
12,2
16,7
17,1
19,3
19,4
13,6
12,8
16,9
13,9
14,1
14,8
12,3
12,0
10,9
12,6
11,7
14,6
Partner
Ex partner
attuale
VIOLENZA FISICA
6,6
5,8
6,6
6,8
7,4
6,2
5,1
7,1
6,5
7,3
7,4
4,8
7,1
6,7
6,7
5,6
5,2
5,4
6,5
4,4
5,3
5,0
6,1
Partner
attuale o
ex partner
3,1
2,2
2
1,6
1,8
1,4
2,7
2,3
1,8
2,5
2,5
1,7
3,8
2,3
3,8
2,6
2,5
3,1
3,7
2,2
2,3
1,9
2,5
7,2
6,8
8,8
10,1
6,2
5,0
6,0
9,6
8,7
9,6
10,5
6,7
9,5
8,8
8,4
7,5
6,6
6,5
8,3
5,9
7,5
7,3
8,1
Partner
Ex partner
attuale
VIOLENZA SESSUALE
2,6
1,5
2,6
2,4
3,0
1,9
2,2
3,0
3,2
3,5
2,7
1,7
2,2
2,1
1,9
2,1
1,9
2,3
1,7
1,7
2,1
1,5
2,4
Partner
attuale o ex
partner
0,5
0,4
0,3
0,4
0,3
0,5
0,6
0,8
0,3
0,5
0,4
0,3
0,6
0,2
0,7
0,5
0,4
0,9
0,7
0,5
0,8
0,7
0,5
Partner
attuale
3,7
1,9
4,0
3,8
5,2
2,6
3,3
4,2
4,8
5,4
4,3
3,1
3,5
3,3
2,9
3,7
3,1
3,4
2,5
2,9
3,1
2,1
3,7
Ex partner
STUPRO O TENTATO STUPRO
QUADERNO
Partner
attuale o ex
partner
VIOLENZA FISICA O SESSUALE
Appendice 2 - Donne da 16 a 70 anni che hanno subito violenza fisica o sessuale da un partner per tipo di violenza subita, periodo in cui si è verificata,
tipo di partner e regione di residenza della donna - Anno 2006 (per 100 donne della stessa regione)
AIAF
2007/1
Italia
Sardegna
Sicilia
Calabria
Basilicata
Puglia
Campania
Molise
Abruzzo
Lazio
Marche
Umbria
Toscana
Emilia Romagna
Liguria
Friuli Venezia Giulia
Veneto
Trento
Bolzano - Bozen
Trentino Alto Adige
Lombardia
Valle d'Aosta
Piemonte
REGIONI
54,1
57,9
60,1
50,7
57,9
41,8
41,8
53,8
45,4
53,8
47,9
50,1
41,4
42,3
51,2
54,9
45,8
40,8
46,4
41,3
38,7
55,4
48,6
Minacciata di
essere colpita
fisicamente
27,2
32,5
25,5
29,6
33,0
25,4
26,3
20,0
24,0
25,8
22,7
27,4
22,6
24,2
26,8
27,2
23,8
30,0
29,3
29,1
21,4
27,8
25,2
64,7
67,4
64,4
65,7
63,3
68,6
67,8
65,7
71,0
61,4
71,6
63,9
63,7
64,7
69,2
67,3
56,4
58,5
59,2
60,7
57,5
58,7
63,4
49,1
43,0
43,8
34,0
35,2
32,5
38,4
46,9
46,5
49,1
42,3
48,6
48,9
53,1
56,3
49,0
53,6
49,5
60,5
54,2
52,4
35,7
47,8
7,4
7,4
7,9
9,7
12,2
6,7
7,7
7,1
5,9
7,4
9,0
3,4
6,8
4,7
7,6
2,7
5,2
6,6
4,3
10,0
1,7
9,0
6,6
Spinta,
Schiaffeggiata Tentato di
afferrata,
Colpita con un
strangolarla,
, presa a
strattonata,
oggetto o
calci, a pugni soffocarla,
storto un
tirato
ustionarla
o morsa
braccio, tirato
qualcosa
i capelli
6,8
4,1
10,4
6,0
6,4
5,5
6,2
4,8
6,2
4,7
5,8
4,9
4,7
6,7
13,3
4,1
4,0
6,6
10,9
18,7
2,6
6,7
6,8
37
5,9
7,6
3,9
2,9
4,0
1,5
2,8
1,8
5,6
2,1
5,2
5,3
1,4
3,7
3,3
6,4
4,9
1,7
5,7
6,4
3,6
7,6
3,9
Usato o
minacciato di Violenza fisica
in un modo
usare una
diverso
pistola o un
coltello
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
Totale
25,3
14,4
33,7
26,4
27,3
25,4
28,0
31,7
41,3
28,4
18,6
21,9
25,8
16,5
22,5
20,0
21,0
35,0
22,7
29,9
26,8
19,3
26,6
Stupro
23,2
16,4
16,2
16,4
18,9
13,5
25,3
24,2
16,7
28,7
27,2
24,4
9,7
20,3
6,9
21,0
25,1
20,1
9,7
15,6
22,6
24,9
21,1
Tentato
stupro
67,8
68,9
69,2
71,7
82,5
59,7
64,8
82,5
86,5
75,9
61,9
78,3
71,8
64,9
85,5
78,8
70,9
64,9
81,0
89,9
68,2
81,1
70,5
Rapporti
sessuali
indesiderati
subiti per
paura delle
conseguenze
25,5
22,0
32,1
38,8
39,8
37,8
25,1
19,2
24,6
36,6
23,4
15,7
19,2
20,7
16,0
18,9
14,9
22,5
18,6
16,7
15,6
10,8
24,0
Forzata ad
un'attività
sessuale
considerata
umiliante
0,9
7,5
5,6
1,2
0,0
2,5
1,8
2,4
3,9
3,4
4,0
0,0
8,2
3,3
0,7
6,5
2,6
4,4
3,9
0,0
0,0
0,4
3,1
5,6
0,0
5,6
0,0
0,0
0,0
8,4
3,1
3,6
1,7
4,9
1,8
8,0
2,2
4,3
0,0
13,0
3,6
2,0
21,3
1,4
1,4
5,2
Forzata ad
Violenza
una attività
sessuale in un
sessuale con
modo diverso
altre persone
Appendice 3 - Donne da 16 a 70 anni che hanno subito violenza fisica e sessuale da un partner per forme di violenza subita e regione di residenza della donna Anno 2006 (per 100 vittime di violenza fisica della stessa regione e per 100 vittime di violenza sessuale della stessa regione)
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
Totale
LO STALKING
77
AIAF
QUADERNO
2007/1
Appendice 4- Donne da 16 a 70 anni che hanno subito violenza fisica o sessuale da un uomo non partner per tipo di
violenza subita, periodo in cui si è verificata, tipo di autore e regione di residenza della donna- Anno 2006 (per 100
donne della stessa regione)
VIOLENZA FISICA O SESSUALE
Ultimi 12
mesi
Dai 16 anni ad oggi
SconoParente
sciuto
Conoscente, amico,
collega, etc.
Totale
VIOLENZA
FISICA O
SESSUALE
SENZA
MOLESTIE
VIOLENZA
FISICA
VIOLENZA
SESSUALE
MOLESTIA
FISICA
STUPRO O
TENTATO
STUPRO
REGIONI
Piemonte
16,1
2,0
13,4
26,9
3,5
11,8
9,8
22,5
20,6
Valle d'Aosta
14,2
2,1
14,7
26,5
3,0
14,3
10,9
21,4
18,4
4,6
Lombardia
17,1
2,2
11,6
26,8
3,1
12,7
10,9
21,7
20,4
2,9
Trentino Alto Adige
13,8
2,0
13,4
24,9
3,1
12,2
9,8
20,8
19,0
4,3
Bolzano - Bozen
12,4
2,2
13,4
22,9
3,4
12,7
9,5
18,9
16,4
5,5
Trento
15,2
1,7
13,5
26,7
2,7
11,8
10,2
22,5
21,5
3,0
Veneto
16,8
2,1
13,6
28,0
3,8
14,5
11,3
23,0
20,9
3,9
Friuli Venezia Giulia
14,9
1,8
13,1
25,7
5,1
12,2
11,0
20,5
19,5
2,2
Liguria
17,9
1,7
11,3
26,6
3,0
11,7
9,6
22,5
20,2
3,5
Emilia Romagna
18,5
2,8
14,3
30,5
5,0
14,0
11,6
26,6
24,4
4,3
3,6
Toscana
17,4
2,2
12,0
27,0
3,0
12,5
10,1
23,1
21,2
Umbria
12,1
1,6
13,1
23,4
5,0
11,3
9,1
20,2
17,9
3,4
Marche
14,7
2,3
12,6
25,5
4,3
11,5
10,0
21,1
19,8
2,6
Lazio
21,8
2,1
12,5
31,1
4,0
13,6
11,5
26,4
24,8
3,1
9,7
1,9
12,9
21,2
3,9
9,8
7,6
17,5
16,1
2,6
Molise
10,9
0,5
10,4
18,7
3,7
8,3
6,0
17,4
16,4
3,2
Campania
14,9
2,7
9,0
22,7
3,4
10,8
9,4
17,4
16,3
2,1
9,5
1,9
9,0
17,5
2,5
9,3
8,0
13,7
12,7
2,5
Basilicata
9,5
1,9
7,6
16,0
2,9
8,6
7,2
12,4
11,1
2,2
Calabria
8,1
1,7
8,4
16,6
1,8
8,0
7,0
12,6
11,5
1,1
Sicilia
10,4
1,3
7,9
16,6
3,3
7,6
6,5
14,1
13,3
1,8
Sardegna
13,6
1,8
9,8
20,9
2,3
10,7
9,7
17,0
14,8
3,1
Italia
15,3
2,1
11,4
24,7
3,4
11,6
9,8
20,4
18,9
2,9
Abruzzo
Puglia
38
78
2,8
Italia
Sardegna
Sicilia
Calabria
Basilicata
Puglia
Campania
Molise
Abruzzo
Lazio
Marche
Umbria
Toscana
Emilia Romagna
Liguria
Friuli Venezia Giulia
Veneto
Trento
Bolzano - Bozen
Trentino Alto Adige
Lombardia
Valle d'Aosta
Piemonte
REGIONI
64,8
36,5
49,4
59,4
67,1
52,5
60,6
42,5
54,9
45,4
50,3
50,1
48,9
42,8
48,2
55,0
49,2
43,3
58,2
48,8
47,8
49,1
50,3
Minacciata di
essere colpita
fisicamente
14,3
22,7
15,3
17,4
12,6
21,6
15,9
23,9
8,4
21,1
16,5
12,8
20,2
16,9
24,8
9,5
38,0
18,0
20,7
22,4
20,8
9,7
19,0
36,2
55,8
34,7
39,0
36,3
41,4
36,4
40,8
55,0
45,5
52,8
49,9
44,6
51,8
42,7
40,0
34,9
48,8
37,0
35,2
48,1
43,2
42,1
18,2
19,6
16,2
23,2
21,6
24,6
13,4
13,5
16,7
19,7
12,3
9,6
19,6
13,0
15,5
17,6
13,8
11,7
11,9
20,8
15,4
18,2
15,4
Spinta,
Colpita con un
afferrata, Schiaffeggiata
oggetto o
strattonata,
, presa a
tirato
storto un calci, a pugni
qualcosa braccio, tirato
o morsa
i capelli
3,9
1,7
3,0
5,9
9,8
2,3
2,1
3,4
4,3
2,8
1,6
2,3
3,4
0,4
4,8
2,2
0,5
1,0
3,8
2,6
8,0
4,2
8,0
2,4
1,9
2,9
11,5
3,6
12,3
12,7
9,6
8,1
3,6
7,2
3,0
3,7
7,2
5,5
2,4
4,1
3,4
4,4
7,7
39
4,7
9,3
5,8
5,7
5,8
5,5
7,7
6,4
5,1
7,3
3,2
2,4
8,0
6,4
5,1
2,6
9,5
12,4
16,5
8,8
3,7
10,3
6,8
Usato o
Tentato di
minacciato di Violenza fisica
strangolarla,
usare una
in un modo
soffocarla,
pistola o un
diverso
ustionarla
coltello
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
Totale
3,6
8,3
2,7
8,6
15,2
3,4
7,4
2,9
2,7
5,3
4,5
2,5
2,3
3,3
3,6
6,9
2,0
5,6
5,3
0,8
3,8
4,9
3,9
Stupro
9,3
17,7
11,5
14,3
17,3
11,8
10,7
7,9
13,7
12,0
12,5
14,8
11,3
8,9
13,6
14,4
10,5
14,6
16,1
8,5
9,7
14,3
11,2
1,8
5,4
2,0
1,6
0,7
2,3
1,9
2,1
3,3
3,5
1,5
2,2
1,0
1,1
0,7
1,3
0,8
1,4
3,0
4,8
0,4
3,4
1,8
91,6
86,1
93,6
91,6
86,7
95,5
90,8
95,0
89,7
91,6
92,0
88,9
93,8
93,7
92,2
94,5
93,7
92,7
89,1
91,1
94,3
87,3
92,5
1,0
1,1
0,1
0,3
0,5
0,5
2,3
2,8
0,5
0,3
0,3
1,5
0,1
1,9
1,5
0,3
0,8
1,0
2,4
1,4
2,3
1,5
0,8
2,1
3,2
1,2
0,6
1,8
2,2
1,5
3,1
1,9
3,9
3,0
5,2
1,0
4,6
0,7
2,7
1,4
2,4
Rapporti sessuali
Forzata ad
Violenza
Tentato indesiderati subiti Molestia fisica
una attività
sessuale in un
stupro per paura delle
sessuale sessuale con
modo diverso
conseguenze
altre persone
Appendice 5 - Donne da 16 a 70 anni che hanno subito violenza fisica e sessuale da un uomo non partner per forme di violenza subita e regione di residenza della
donna - Anno 2006 (per 100 vittime di violenza fisica della stessa regione e per 100 vittime di violenza sessuale della stessa regione)
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
Totale
LO STALKING
79
AIAF
QUADERNO
2007/1
Appendice 6 - Donne da 16 a 70 anni che hanno subito violenza fisica o
sessuale per denuncia del fatto, tipo di autore e regione di residenza della
donna- Anno 2006 (per 100 vittime della stessa regione)
DENUNCIA LA VIOLENZA DA
PARTNER
Sì
No
DENUNCIA LA VIOLENZA DA NON
PARTNER*
Non sa
/non
risponde
Totale
Sì
No
Non sa
/non
risponde
Totale
100,0
REGIONI
Piemonte
5,8
93,8
0,4
100,0
4,9
94,8
0,3
Valle d'Aosta
9,2
89,3
1,5
100,0
4,5
95,5
.
100,0
11,0
88,7
0,2
100,0
6,0
93,0
1,1
100,0
Lombardia
Trentino Alto Adige
10,6
89,4
.
100,0
4,0
95,9
0,2
100,0
Bolzano - Bozen
13,7
86,3
.
100,0
4,1
95,9
.
100,0
Trento
6,9
93,1
.
100,0
3,8
95,9
0,3
100,0
Veneto
6,1
92,5
1,4
100,0
4,4
95,5
0,2
100,0
Friuli Venezia Giulia
10,3
89,7
.
100,0
4,7
95,3
.
100,0
Liguria
10,8
89,2
.
100,0
4,7
95,3
.
100,0
Emilia Romagna
5,1
94,9
.
100,0
2,9
97,0
0,1
100,0
Toscana
6,6
92,5
0,9
100,0
3,6
95,3
1,1
100,0
Umbria
3,8
96,2
.
100,0
3,2
96,8
.
100,0
Marche
4,0
96,0
.
100,0
3,3
96,7
.
100,0
Lazio
8,0
91,4
0,6
100,0
3,3
96,5
0,2
100,0
Abruzzo
5,3
94,7
.
100,0
1,7
96,8
1,5
100,0
Molise
3,4
96,6
.
100,0
3,1
96,9
.
100,0
100,0
Campania
Puglia
Basilicata
5,7
94,3
.
100,0
2,4
97,6
.
10,8
89,2
.
100,0
5,4
94,6
.
100,0
5,1
94,9
.
100,0
6,8
92,7
0,5
100,0
Calabria
4,2
95,8
.
100,0
0,9
96,6
2,4
100,0
Sicilia
2,4
97,6
.
100,0
3,4
96,3
0,4
100,0
Sardegna
5,4
94,6
.
100,0
1,4
98,3
0,3
100,0
Italia
7,2
92,5
0,3
100,0
4,0
95,6
0,4
100,0
* Il dato si riferisce all'ultimo episodio subito
40
80
12,9
16,6
14,7
9,0
Marche
Lazio
Abruzzo
Molise
15,0
Italia
81,2
69,5
86,7
79,5
82,1
82,7
81,2
79,1
83,0
77,2
82,5
87,0
82,9
77,8
76,4
78,8
84,5
62,0
81,5
71,4
85,8
86,4
77,6
No
* Il dato si riferisce all'ultimo episodio subito
29,1
9,1
Sardegna
Sicilia
11,1
10,2
Umbria
Calabria
12,8
Toscana
12,3
20,2
Emilia Romagna
12,3
21,3
Liguria
Basilicata
20,0
Friuli Venezia Giulia
Puglia
12,8
Veneto
12,7
36,0
Trento
Campania
26,0
15,3
13,1
Lombardia
Bolzano - Bozen
11,4
Valle d'Aosta
Trentino Alto Adige
16,4
Piemonte
REGIONI
Sì
3,9
1,4
4,2
9,4
5,6
5,0
6,0
11,9
2,3
6,2
4,6
2,8
4,4
2,0
2,3
1,2
2,7
2,0
3,2
2,6
1,1
2,2
6,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
Non sa/
non
Totale
risponde
HA RIPORTATO FERITE
15,7
20,7
18,8
23,9
27,7
24,9
16,9
17,9
15,1
13,3
12,8
11,6
13,4
15,6
14,3
11,3
13,9
12,3
16,4
14,2
15,2
17,0
14,0
Sì
83,3
78,3
80,1
73,5
69,1
73,9
82,9
82,1
83,4
85,5
85,1
88,4
84,3
83,4
84,2
88,7
85,6
87,4
82,5
85,2
83,8
83,0
85,6
No
1,0
1,0
1,2
2,6
3,2
1,2
0,3
.
1,5
1,1
2,0
.
9,4
1,0
1,4
.
0,5
0,3
1,0
0,6
1,0
.
0,4
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
Non sa/ non
Totale
risponde
HA AVUTO LA SENSAZIONE
CHE LA SUA VITA FOSSE IN
PERICOLO*
41
21,5
19,7
25,7
29,4
18,2
25,5
25,7
17,2
16,9
20,1
15,5
16,1
20,5
21,0
24,0
11,2
21,0
20,5
20,6
20,6
21,5
19,3
19,9
Molto
grave
35,0
42,2
30,1
31,7
45,9
34,9
32,2
37,3
34,1
37,7
35,7
38,4
35,6
34,6
33,7
31,1
29,8
35,2
38,7
36,8
37,6
37,0
36,3
Abbastanza
grave
29,0
26,6
30,4
24,5
28,7
24,9
24,5
34,4
27,7
27,6
37,0
31,0
26,9
33,6
30,5
37,2
30,7
30,9
33,2
31,9
28,4
25,1
29,3
Poco
grave
13,9
10,1
13,9
12,2
6,6
14,6
17,5
10,6
18,9
14,2
11,8
14,5
16,0
10,8
11,7
20,5
17,1
13,1
7,1
10,4
11,6
18,6
14,1
0,6
1,4
.
2,2
0,5
.
0,2
0,5
2,4
0,4
.
.
0,9
.
.
.
1,4
0,3
0,3
0,3
0,9
.
0,4
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
Per niente Non sa/ non
Totale
grave
risponde
GRAVITA PERCEPITA DEL FATTO*
24,6
29,6
27,0
22,2
22,5
27,3
24,2
25,3
20,0
28,8
17,1
21,1
28,5
28,2
29,8
18,9
18,1
19,4
24,1
21,5
21,5
25,6
26,7
48,6
50,4
48,3
45,7
55,0
51,3
52,4
49,8
50,1
46,4
58,1
50,2
46,9
49,3
45,1
48,6
46,6
57,9
48,4
53,7
47,7
43,6
47,8
25,3
18,7
23,5
28,4
20,5
20,9
22,9
24,9
27,6
23,0
23,8
28,1
22,0
21,8
24,1
30,8
34,3
22,2
25,1
23,5
28,9
30,8
23,9
Solamente
Qualcosa di
Un
qualcosbagliato non
reato
sa che è
un reato
accaduto
1,4
1,3
1,2
3,8
2,0
0,5
0,6
-
2,3
1,8
1,0
0,5
2,6
0,7
1,0
1,6
1,0
0,5
2,4
1,3
1,8
.
1,5
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
Non sa/
non
Totale
risponde
COME CONSIDERA IL FATTO*
Appendice 7 - Donne da 16 a 70 anni che hanno subito violenza fisica o sessuale da un uomo non partner per ferite subite, timore per la propria vita al momento della
violenza, gravità percepita del fatto, valutazione dell’episodio e regione di residenza della donna - Anno 2006 (per 100 vittime della stessa regione)
LO STALKING
81
AIAF
QUADERNO
2007/1
Appendice 8 - Donne da 16 a 70 anni che hanno subito violenza sessuale prima dei 16 anni per
autore e regione di residenza della donna - Anno 2006 (per 100 vittime della stessa regione)
Quozienti
Parente
Conoscente
Sconosciuto
Altro
Totale*
Piemonte
6,6
21,6
22,4
21,2
35,7
100,0
Valle d'Aosta
6,8
31,4
27,9
10,1
34,2
100,0
100,0
REGIONI
Lombardia
6,4
24,8
27,8
22,2
28,6
Trentino Alto Adige
9,3
23,1
33,0
22,1
22,6
100,0
Bolzano - Bozen
Trento
10,1
23,3
26,1
26,9
24,3
100,0
8,5
23,0
41,0
16,7
20,6
100,0
Veneto
6,9
24,4
34,1
16,9
32,7
100,0
Friuli Venezia Giulia
7,9
16,0
25,7
29,8
28,6
100,0
100,0
Liguria
Emilia Romagna
Toscana
9,0
25,6
20,1
33,4
23,1
11,5
20,8
26,7
21,0
33,4
100,0
8,3
33,7
15,1
22,3
32,8
100,0
Umbria
5,9
23,9
24,1
22,3
33,0
100,0
Marche
7,6
20,9
36,3
24,0
25,3
100,0
Lazio
8,2
25,1
19,5
35,4
22,5
100,0
Abruzzo
6,7
23,7
20,7
24,2
35,4
100,0
Molise
5,4
12,2
25,3
19,1
43,5
100,0
Campania
3,9
19,8
22,5
27,0
31,3
100,0
Puglia
5,3
20,4
20,5
30,7
29,1
100,0
Basilicata
3,8
19,6
22,1
13,5
49,5
100,0
Calabria
3,5
15,5
25,3
23,7
37,6
100,0
Sicilia
4,3
27,3
22,5
32,6
18,6
100,0
Sardegna
7,0
26,3
32,2
14,8
28,9
100,0
Italia
6,6
23,8
24,7
24,8
29,4
100,0
*La somma può essere superiore a 100 perché la donna può aver subito più episodi da autori diversi
42
82
LO STALKING
MISURE DI SENSIBILIZZAZIONE E PREVENZIONE,
NONCHÉ REPRESSIONE DEI DELITTI CONTRO LA
PERSONA E NELL’AMBITO DELLA FAMIGLIA, PER
L’ORIENTAMENTO SESSUALE, L’IDENTITÀ DI GENERE
ED OGNI ALTRA CAUSA DI DISCRIMINAZIONE
_DISEGNO DI LEGGE PRESENTATO IL 25 GENNAIO 2007
XV LEGISLATURA
CAMERA DEI DEPUTATI
N. 2169
DISEGNO DI LEGGE
presentato dal ministro per i diritti e le pari opportunità (POLLASTRINI)
dal ministro della giustizia (MASTELLA)
dal ministro delle politiche per la famiglia (BINDI)
di concerto con il ministro dell’interno (AMATO)
con il ministro della pubblica istruzione (FIORONI)
con il ministro della solidarietà sociale (FERRERO)
con il ministro dell’università e della ricerca (MUSSI)
con il ministro della salute (TURCO)
con il ministro per gli affari regionali e le autonomie locali (LANZILLOTTA)
con il ministro dell’economia e delle finanze (PADOA SCHIOPPA)
e con il ministro del lavoro e della previdenza sociale (DAMIANO)
Onorevoli Deputati! - Il presente disegno di legge è stato predisposto e proposto congiuntamente dal Ministro per i diritti e le pari opportunità, dal Ministro della giustizia e dal Ministro delle
politiche per la famiglia, a testimonianza del fatto che il Governo intende affrontare il tema della
violenza contro le persone che più vi sono esposte, quali i minori, gli anziani e le donne, in
modo integrato, affrontando anche i delicati temi della violenza in famiglia o della violenza
facilitata da relazioni di tipo affettivo o familiare. L’approccio integrato non riguarda solo i soggetti proponenti, ma anche gli interventi disciplinati, che vanno dalle misure di sensibilizzazione e prevenzione, a modifiche del codice penale, del codice di procedura penale e del codice
civile, al fine di assicurare riconoscimento e tutela, sostanziale e processuale, alle vittime di
delitti accomunati dalla caratteristica dello squilibrio di forza tra l’aggressore e la parte offesa.
In questo quadro si iscrivono anche le disposizioni relative alla violenza cosiddetta «di genere», dovendosi con tale espressione intendere tutte le forme di coartazione della libertà, di
sopraffazione e di dominio sulla vita e sul corpo femminile, di sopruso o riduzione dell’autonomia e della libertà personali, anche in relazione all’orientamento sessuale, in contesti che sottendono modelli culturali, espliciti o impliciti, portatori di rapporti asimmetrici tra i generi e le
generazioni. In quanto mette in discussione il principio di uguaglianza e l’universalità dei dirit-
83
AIAF
QUADERNO
2007/1
ti umani, la violenza di genere non riguarda una categoria di cittadini o la sola sfera privata,
ma investe la società nella sua interezza. Una normativa che la contrasti e la reprima rientra
pertanto a pieno titolo tra gli obiettivi prioritari di un sistema democratico.
Non è peraltro solo un problema di repressione o di ordine pubblico. L’eredità sociale e culturale che affiora dietro le cifre delle statistiche dimostra che esiste un’emergenza sociale. In Italia
una donna su due è vittima di una o più molestie a sfondo sessuale nell’arco della vita; un omicidio su quattro avviene tra le mura domestiche; il 70 per cento delle vittime è donna; ogni tre
morti violente una riguarda donne uccise dal marito, dal convivente o dal fidanzato; oltre il 90
per cento delle vittime di violenza o di molestie non denuncia il fatto.
La maggiore consapevolezza della gravità di tali fenomeni e della necessità di affrontarli in tutti
i loro aspetti è anche il frutto dell’azione di organizzazioni e associazioni femminili che da
molti anni sono impegnate contro ogni forma di violenza di genere e suggeriscono un approccio multidimensionale che non si limita alla repressione del reato, ma affronta in modo integrato i diversi aspetti sociali, relazionali e soggettivi del problema.
Esclusivamente di carattere repressivo non può e non deve in particolare risultare l’approccio
alle violenze che si manifestano nell’ambito familiare coinvolgendone le relative dinamiche.
Occorre, al contrario, promuovere una nuova consapevolezza culturale e soprattutto garantire
risposte di natura sociale che assicurino la presa in carico dell’intero nucleo familiare senza
escludere gli autori degli atti di violenza.
Il disegno di legge si propone sia di dare una risposta concreta a tale impegno, sia di compiere un ulteriore passo avanti nell’attuazione degli articoli 2 e 3 della Costituzione, sia di rispondere alle molteplici sollecitazioni internazionali, contenute nella Carta dei diritti fondamentali
dell’Unione europea, nella Convenzione sull’eliminazione di tutte le forme di discriminazione
contro la donna del 1979, nella Dichiarazione delle Nazioni Unite sull’eliminazione della violenza contro la donna del 1993, nelle risoluzioni della IV Conferenza mondiale sulla donna di
Pechino (1995). E ancora: nel Rapporto del Parlamento europeo del luglio 1997, nella risoluzione della Commissione dei diritti umani delle Nazioni Unite del 1997 e nella Dichiarazione
del 1999, Anno europeo della lotta contro la violenza di genere. Più recentemente, la raccomandazione del Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa (2002)5 e la decisione n.
803/2004/CE del Parlamento europeo, del 21 aprile 2004, con la quale è stato approvato un
programma di azione comunitaria (2004-2008) per prevenire e combattere la violenza esercitata contro l’infanzia, i giovani e le donne e proteggere le vittime e i gruppi a rischio. Ultimo, in
ordine di tempo, il Piano 2006 del Consiglio d’Europa contro la violenza alle donne, con particolare riferimento alla violenza domestica.
Il disegno di legge propone tre livelli integrati di intervento in tutti i casi di violenza: misure di
sensibilizzazione e prevenzione contro la violenza in famiglia, di genere e contro le discriminazioni; riconoscimento di diritti alle vittime di violenza; tutela penale delle vittime di violenza, ampliamento della tutela processuale, sia penale che civile.
Le misure di sensibilizzazione e prevenzione consistono innanzitutto nella previsione di interventi di informazione; di formazione scolastica e universitaria; di formazione specifica del personale sanitario; di divieto dei messaggi pubblicitari offensivi e discriminatori in relazione al
genere; di monitoraggio statistico costante del fenomeno della violenza in famiglia e di genere,
funzionale alla progettazione di nuove politiche di contrasto.
Il provvedimento introduce poi una vera e propria «carta dei diritti» della vittima di violenze,
volta a garantire, per la prima volta, un supporto psicologico ma anche sociale, economico,
familiare e previdenziale. L’aiuto alle vittime è strutturato in modo tale da assicurare loro un
pronto intervento relativo all’intero nucleo familiare ed un sostegno a medio termine volto alla
ricostruzione della loro piena autonomia. Si prevede che le vittime possano contare su una rete
di servizi territoriali tra loro integrati, efficacemente operanti nell’ambito dei servizi sociali
garantiti dalla fondamentale riforma del 2000, dotati di personale specializzato e in grado di
affrontare sia problemi immediati che problemi di medio e lungo termine. L’intervento dei ser-
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vizi socio-assistenziali sarà peraltro facilitato dalla previsione di un obbligo di comunicazione
che il disegno di legge pone a carico dell’autorità giudiziaria investita dei singoli casi.
A livello centrale si prevede che siano finanziati programmi di reinserimento lavorativo, assimilabili a quelli già operanti in materia di tratta. La vittima di violenze che denuncia l’aggressione sofferta spesso è per ciò solo privata pure della possibilità di sostentamento per sé e per i
propri figli, dipendendo anche economicamente dall’autore della violenza per essere questi
coniuge o convivente, ovvero datore di lavoro. Il programma di protezione aiuta la donna vittima di violenze a reinserirsi socialmente e professionalmente riconoscendole nuovi spazi e possibilità anche economiche di mantenersi autonomamente.
Si prevedono anche interventi in favore dei minori affidati alla cura della vittima di violenze,
per evitare che gli stessi subiscano in seconda battuta gli effetti del comportamento delittuoso
già sofferti dalla madre.
L’intervento nella materia penale opera a vari livelli.
Quanto agli interventi in tema di violenza sessuale, il disegno di legge opera sulla descrizione
delle aggravanti previste dall’articolo 609-ter del codice penale, sottolineando la gravità del
fatto commesso da chi abbia con la vittima un rapporto privilegiato anche e soprattutto di tipo
familiare, perché tale condizione normalmente crea un affidamento e un conseguente abbassamento del livello di guardia nella vittima, e individuando situazioni di particolare e deprecabile prevaricazione sulla parte offesa; amplia il novero delle condotte tipiche dei reati di corruzione di minorenne, estendendola al caso di esibizione di materiale pornografico, attualmente
estranea alla descrizione della condotta tipica contenuta nell’articolo 609-quinquies del medesimo codice penale; estende il principio dell’inescusabilità dell’ignoranza dell’età minore di
quattordici anni della parte offesa anche ai delitti contro la libertà individuale.
Si segnala in particolare la nuova fattispecie delittuosa dell’adescamento di minorenni, che mira
a reprimere quelle forme di approfittamento della fiducia di un minore degli anni sedici, realizzate mediante l’instaurazione di relazioni amichevoli, anche attraverso forme di comunicazione a distanza (telefono, sms, chat line, eccetera), in funzione del compimento di delitti sessuali. In tal modo si è inteso approntare uno strumento, noto e sperimentato dalle legislazioni di
altri Stati europei, volto a prevenire i reati di sfruttamento sessuale ed abuso dei minori la cui
commissione risulta spesso agevolata proprio dalle relazioni stabilitesi tra il reo e la vittima.
Il disegno di legge incide anche sui meccanismi di computo della pena relativa ai reati di violenza sessuale, escludendo il bilanciamento tra circostanze attenuanti e circostanze aggravanti,
con l’effetto di comportare un inasprimento delle sanzioni applicabili. Peraltro, considerando
che l’attuale assetto normativo prevede già ora pene consistenti, non si è ritenuto di prevedere
ulteriori specifici aggravamenti.
Il disegno di legge interviene sulla fattispecie del delitto di maltrattamenti in famiglia, aumentando le pene detentive previste per le varie ipotesi e trasformando in aggravante l’essere la vittima persona di età inferiore ai quattordici anni.
Di particolare interesse è la nuova fattispecie delittuosa degli atti persecutori, finalizzata ad assicurare un più efficace intervento repressivo rispetto a comportamenti vessatori, perduranti nel
tempo e sovente precursori di più efferate aggressioni. Per tale delitto, tra l’altro, è proposto un
regime sanzionatorio che consente l’applicazione di misure cautelari, ciò che potrà in molti casi
contribuire ad evitare che si giunga ai drammatici epiloghi di cui ormai troppo spesso narra la
cronaca.
Il disegno di legge prevede inoltre nuove figure delittuose idonee a sanzionare adeguatamente
la sottrazione di minorenni, consensuale o no, allorché il minore sia condotto o trattenuto all’estero. Con ciò si intende dare una risposta sanzionatoria più appropriata in particolare a quei
casi in cui la sottrazione dei minori avviene, direttamente o indirettamente, ad opera di uno dei
genitori, specie quando si tratta di figli nati da coppie di cui uno dei genitori sia cittadino straniero. Attualmente, se uno dei genitori - direttamente o indirettamente - sottrae il figlio, trasferendolo lecitamente o illecitamente all’estero e qui trattenendolo, spesso impedendo ogni forma
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di contatto, anche epistolare e telefonico, con l’altro genitore, il regime penale, qualora non sia
ravvisabile un’ipotesi di sequestro di persona, è tale da comportare sanzioni di fatto lievi, e
quindi di scarsa efficacia dissuasiva, e tali da non consentire il ricorso a strumenti investigativi,
quali ad esempio le intercettazioni telefoniche, che spesso sarebbero indispensabili a fini della
localizzazione del minore.
Nei fatti, e specie se il genitore che opera la sottrazione è straniero e porta il figlio all’estero, si
tratta di situazioni difficilmente reversibili, che danneggiano gravemente la personalità del
minore, sradicato dal suo ambiente di vita e dalle sue relazioni affettive.
Apprestare più penetrante tutela penale e consentire il ricorso a strumenti investigativi più efficaci può contribuire a scoraggiare comportamenti antigiuridici che spesso rimangono privi di
effettiva sanzione. Si consideri che, nei fatti, la soluzione dei casi che coinvolgono cittadini stranieri è attualmente affidata per lo più ai canali diplomatici, dal momento che la Convenzione
de L’Aja del 25 ottobre 1980 sugli aspetti civili della sottrazione internazionale di minori, ratificata dall’Italia ai sensi della legge 15 gennaio 1994, n. 64, non è stata ratificata da alcuno
Stato nord-africano o medio-orientale, ad eccezione della Turchia e di Israele.
Per queste situazioni, il disegno di legge propone dunque una fattispecie autonoma di reato,
punita con pene più gravi di quelle stabilite dagli articoli 573 e 574 del codice penale, commisurate al grado di allarme sociale e proporzionate alla gravità dell’offesa inflitta.
In una più complessiva ottica di tutela dei soggetti deboli, si è ritenuto fosse questa la sede
opportuna per introdurre una modifica anche all’attuale disciplina del delitto di truffa, con riferimento all’ingravescente fenomeno delle truffe ai danni di persone anziane. In tali situazioni,
cui vanno aggiunte quelle in cui il truffatore sfrutta le caratteristiche di personalità della vittima
o delle condizioni di fatto sfavorevoli rispetto ad una corretta valutazione del contesto, si verifica un approfittamento particolarmente spregevole della credulità della vittima, spesso cagionando un danno non solo economico, ma anche morale, sia sotto il profilo del conseguente
sentimento di profonda vergogna e disistima personale della vittima, sia sotto il profilo dell’angoscia per avere perso risorse economiche non di rado essenziali. Ciò comporta grave allarme
sociale, cui non corrisponde, attualmente, un’adeguata risposta sanzionatoria.
Si prevede pertanto l’introduzione di una specifica aggravante al secondo comma dell’articolo
640 del codice penale, con l’effetto non solo di rendere più adeguata la pena irrogabile rispetto all’effettiva gravità del reato ed all’allarme sociale suscitato, ma di consentire altresì interventi idonei anche in sede cautelare.
Il disegno di legge, inoltre, apporta alcune integrazioni alle norme che reprimono le forme di
discriminazione razziale, etnica e religiosa: viene introdotto anche il riferimento alle forme di
discriminazione fondate sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere; ciò consente, tra
l’altro, di rendere operante in generale, ma più specificamente nella materia dei reati di violenza sessuale, l’aggravante prevista dall’articolo 3 della cosiddetta «legge Mancino» (decretolegge n. 122 del 1993, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 205 del 1993).
In particolare, e con riferimento ai reati previsti dall’articolo 3 della legge 13 ottobre 1975, n.
654, è prevista la possibilità che la Presidenza del Consiglio dei ministri si costituisca parte civile nel processo per ottenere il risarcimento dei danni causati allo Stato da tali delitti.
Nella materia processuale, le innovazioni elaborate mirano a rendere più veloce e più efficace
il processo e ad assicurare alla vittima, con particolare riferimento ai delitti di violenza sessuale, protezione e sostegno più intensi, congrui alla gravità dell’offesa subita e alle sue conseguenze traumatiche.
L’esigenza della celerità dei processi motiva la scelta di prevedere, come doveroso, il ricorso al
rito immediato, ampliando peraltro il termine entro cui esso può essere chiesto.
Ancora, il disegno di legge prevede la possibilità per i soggetti istituzionalmente preposti all’assistenza alle vittime dei delitti di violenza sessuale o commessi nell’ambito familiare, e in particolare per gli enti locali e i centri antiviolenza, di intervenire nel processo, offrendo così alla
vittima un significativo, solidale affiancamento nel corso del processo.
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Di particolare importanza è la disposizione che riconosce all’Osservatorio per il contrasto della
pedofilia e della pornografia minorile, attribuito alla responsabilità del Ministro delle politiche
per la famiglia, la possibilità di intervenire in giudizio a sostegno dei minori vittime di abusi.
Analoga facoltà è prevista a favore della Presidenza del Consiglio dei ministri rispetto ai procedimenti per delitti di violenza di genere o per ragioni discriminatorie.
Il disegno di legge prevede, inoltre, l’introduzione di precauzioni nella concessione di benefìci ai detenuti condannati per delitti in materia sessuale ai danni di minorenni. In particolare si
prevede che tali benefìci debbano essere subordinati ad una positiva partecipazione a specifici
programmi di riabilitazione.
Infine, si prevedono misure finalizzate a conferire maggiore efficacia agli ordini di protezione
in materia civile.
Il disegno di legge è ripartito in quattro capi.
Nel capo I, denominato «Misure di sensibilizzazione e di prevenzione contro la violenza in
famiglia, di genere e contro le discriminazioni», sono contenute le norme concernenti le campagne di informazione e di sensibilizzazione sul problema della violenza di genere, gli interventi programmati sul sistema educativo, sul sistema sanitario e sul sistema comunicativo.
L’articolo 1 (Campagne di informazione e di sensibilizzazione) prevede che i poteri pubblici,
ciascuno per le proprie competenze, realizzino campagne periodiche di informazione e di sensibilizzazione al fine di prevenire la violenza in famiglia, di genere e le discriminazioni, anche
acquisendo il parere dell’Osservatorio nazionale contro la violenza sessuale, di genere e per
ragioni di orientamento sessuale.
Si tratta di una norma di principio che responsabilizza i poteri pubblici alla prevenzione del
fenomeno della violenza e delle discriminazioni.
Come si è detto nella parte generale della presente relazione, il problema non riguarda infatti
solo i protagonisti delle singole vicende, ma la società nel suo complesso.
L’articolo 2 (Princìpi e strumenti nel sistema dell’istruzione e della formazione) inserisce tra le
finalità del sistema formativo - inteso nel suo complesso, sia con riguardo alla formazione scolastica, sia con riguardo alla formazione universitaria e post-universitaria, sia per quello che
riguarda i corsi di specializzazione e di aggiornamento professionali - la valorizzazione della
pari dignità sociale e di fronte alla legge di ogni persona, senza discriminazioni di nessun genere. La norma costituisce attuazione del principio di eguaglianza contenuto all’articolo 3 della
Costituzione poiché, nell’imporre come obiettivo ultimo la rimozione dei pregiudizi nei confronti dei portatori di differenze, coinvolge tutto il sistema dell’istruzione scolastica, universitaria e post-universitaria nella rimozione degli ostacoli di ordine economico, sociale e culturale
che impediscono la piena uguaglianza di uomini e donne.
Al comma 2 l’articolo prevede che tra le iniziative formative rivolte ai docenti sia data priorità
a quelle volte ad approfondire le tematiche del rispetto del principio di uguaglianza tra i sessi
costituzionalmente garantito e della dignità della donna.
L’articolo 3 (Princìpi e strumenti nel sistema sanitario) al comma 1 detta una disposizione di
principio - che novella il decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 502 - volta a confermare nel
sistema sanitario le finalità di valorizzazione della pari dignità sociale di ogni persona, senza
discriminazione alcuna. Anche questo intervento, così come quello in ambito formativo, nel
dare attuazione all’articolo 3 della Costituzione, responsabilizza l’amministrazione sanitaria alla
rimozione degli ostacoli di ordine economico e sociale che impediscono la piena uguaglianza
di uomini e donne, nel rispetto e nella valorizzazione della differenza di genere.
Il comma 2 arricchisce il contenuto del titolo II del libro II del codice delle pari opportunità tra
uomo e donna, di cui al decreto legislativo 11 aprile 2006, n. 198, che, nel medesimo titolo
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II, denominato «Contrasto alla violenza nelle relazioni familiari», prevede solo una norma di
rinvio alla disciplina introdotta con la legge n. 154 del 2001. Il titolo II è pertanto modificato
nella denominazione e reintitolato «Contrasto alla violenza nelle relazioni familiari e sostegno
alle vittime attraverso misure di tipo sanitario, previdenziale e di comunicazione».
Il comma 3 prevede che nell’ambito delle iniziative di formazione professionale del personale
sanitario siano promossi programmi di sensibilizzazione e di formazione specifica sui temi della
violenza: chi per primo ha il contatto con la vittima della violenza deve infatti essere in grado
di riconoscere il problema con immediatezza e di fornire alla vittima l’assistenza più idonea,
anche di tipo psicologico.
L’articolo 4 (Sistema comunicativo e pubblicità discriminatoria) introduce, nel contesto della
prevenzione dei fenomeni di violenza di genere, accanto alle campagne di sensibilizzazione e
di formazione a carico dei pubblici poteri, un intervento specifico sui messaggi mediatici e pubblicitari. Si proibisce a tutti i mass media di utilizzare a fini pubblicitari l’immagine della donna
o i riferimenti all’orientamento sessuale della persona o alla identità di genere in modo vessatorio o discriminatorio.
Analogamente a quanto già avviene in materia di pubblicità ingannevole, si introduce la possibilità di ricorso, su istanza del Ministro per i diritti e le pari opportunità e di tutte le amministrazioni interessate in ragione dei propri compiti istituzionali, all’Autorità garante della concorrenza e del mercato. Tale Autorità ha facoltà di inibire la prosecuzione della trasmissione illecita ed anche di rimuovere gli effetti dannosi che nelle more si siano prodotti.
Al fine di rafforzare la possibilità di verifica del prodursi di situazioni vietate dalla norma in
commento, si prevede che l’iniziativa del Ministro per i diritti e le pari opportunità possa essere assunta anche su sollecitazione del pubblico degli spettatori, così come di associazioni e
organizzazioni che abbiano per scopo istituzionale la tutela dei princìpi di eguaglianza e non
discriminazione.
L’articolo 5 (Statistiche sulla violenza), al fine di individuare le tipologie di intervento più utili
per il contrasto dei fenomeni di violenza in famiglia e di genere e di valutare tramite un’adeguata attività di monitoraggio l’effetto delle politiche di prevenzione attuate, prevede che
l’Istituto nazionale di statistica realizzi rilevazioni statistiche su violenza e maltrattamenti, che
ne misuri le caratteristiche fondamentali e individui i soggetti più a rischio, con cadenza almeno quadriennale. Solo un costante monitoraggio del fenomeno della violenza, dei soggetti maggiormente a rischio e dell’esito degli interventi già operati consentirà infatti ai poteri pubblici di
comprendere come meglio orientare i successivi interventi al fine di adeguarli alle mutate esigenze che provengono dall’analisi del sociale.
L’articolo 6 (Sistema previdenziale) opera in ambito previdenziale e consente alle lavoratrici
autonome, che siano state vittime dei reati di cui agli articoli 572, 609-bis e 609-octies del codice penale, che per questo si trovino impossibilitate a svolgere la propria attività e che siano
prive di copertura assicurativa per i rischi da malattia, di essere esonerate, secondo modalità
che verranno stabilite con successivo decreto del Ministro del lavoro e della previdenza sociale, di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze e con il Ministro per i diritti e le
pari opportunità, dal versamento di contributi e premi per un periodo massimo di sei mesi,
durante il quale è riconosciuto un accredito figurativo.
L’articolo 7 (Registro dei centri antiviolenza) prevede l’istituzione di un registro in cui sono
iscritti i centri antiviolenza che agiscono in ambito sovraregionale, ovvero che operano nell’ambito di una rete con dimensione sovraregionale, e che svolgono compiti di assistenza alle vittime della violenza. Tale registro è collocato presso il Dipartimento per i diritti e le pari opportunità della Presidenza del Consiglio dei ministri con lo scopo di monitorare l’esistenza e l’o-
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peratività dei centri antiviolenza, di garantire livelli minimi di prestazione il più possibile omogenei su tutto il territorio nazionale e di orientare eventuali politiche di intervento. L’iscrizione
nel registro, aggiornata con periodicità annuale, avviene tramite procedure stabilite con decreto del Ministro per i diritti e le pari opportunità, che definisce anche le modalità per documentare il possesso dei requisiti prescritti dallo stesso articolo.
Il possesso dei requisiti richiesti rappresenta un filtro necessario a selezionare i centri antiviolenza effettivamente operativi sul territorio secondo criteri di continuità, professionalità e trasparenza. È richiesto ai centri di documentare l’avvenuta costituzione da almeno un anno con statuto, la loro democraticità interna, lo scopo sociale di tutela delle vittime di violenza e l’assenza di fini di lucro. Sono inoltre richiesti la tenuta di un elenco aggiornato degli iscritti, con indicazione delle quote versate dagli stessi, la tenuta di libri contabili e la redazione di un bilancio
annuale, in conformità alle norme in materia di contabilità delle organizzazioni non lucrative
a carattere sociale. Sono richiesti altresì requisiti di moralità per i legali rappresentanti, oltre
all’assenza di eventuali conflitti di interesse.
Il capo II comprende una sorta di carta dei diritti delle persone e delle famiglie vittime di fenomeni di violenza.
L’articolo 8 (Livelli essenziali delle prestazioni socio-assistenziali in favore delle persone e delle
famiglie vittime di reati) disciplina i livelli essenziali delle prestazioni che devono essere assicurate alle vittime dei reati di violenza sessuale, di induzione e sfruttamento alla prostituzione
minorile, di maltrattamento, di corruzione di minorenne e di atti sessuali con minorenne, nonché di violenza sessuale di gruppo.
In primo luogo viene in rilievo la necessità dell’informazione delle vittime sulle misure previste
dalla legge riguardo alla loro protezione e alla loro sicurezza e riguardo ai diritti di assistenza
e soccorso. Il diritto di informazione è un diritto «strumentale» all’esercizio degli altri diritti pure
riconosciuti in questa disposizione.
Viene poi in rilievo il livello di assistenza sociale integrata che deve essere assicurata alla vittima. La normazione proposta attua un concetto di assistenza sociale piuttosto ampio, comprensivo del primo soccorso, dell’accoglienza e del recupero integrale. Le vittime della violenza
hanno infatti una pluralità di esigenze che vanno dalle prime cure per gli effetti fisici della lesione sofferta, alla necessità di essere inserite in un contesto sicuro per evitare il possibile perpetrarsi di ulteriori violenze, alla necessità di un aiuto concreto per il reinserimento a livello sociale. Questo ultimo fenomeno è particolarmente sentito nei casi di violenza perpetrata in ambito
familiare, laddove la rottura dei rapporti, derivata dalla presa di coscienza della vittima che infine decide di denunciare il familiare o il convivente, comporta la necessità di trovare una diversa sistemazione abitativa, spesso senza i mezzi economici per farlo.
L’assistenza alla vittima si sviluppa nella prestazione di assistenza psicologica, nel sostegno
sociale, nell’appoggio in materia di formazione e di inserimento professionale. La disposizione,
sulla scorta di quanto già previsto dalla legge quadro sui servizi sociali (legge n. 328 del 2000),
prevede che i servizi che assistono le vittime debbano integrarsi tra loro e, quel che più conta,
che debbano essere facilmente individuabili e fornire un’assistenza anche a medio termine
potenzialmente rivolta all’intero nucleo familiare.
L’articolo 9 (Programmi di protezione della vittima di violenza) prevede che le regioni, gli enti
locali e i centri antiviolenza possano presentare, per il finanziamento statale a valere sull’apposito Fondo per le politiche relative ai diritti e alle pari opportunità istituito presso il Dipartimento
per i diritti e le pari opportunità, progetti concernenti programmi di protezione sociale e di reinserimento delle vittime di violenza per ragioni di genere o di orientamento sessuale che, per
effetto della violenza subita, manifestano difficoltà di reinserimento a livello sociale e lavorativo. I programmi di protezione sociale e di reinserimento potranno riguardare il soddisfacimen-
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to delle esigenze abitative della vittima, quanto meno con riferimento alla durata del processo
penale, il reinserimento professionale, le esigenze di cura e sostegno dei figli a carico. Le procedure e i criteri per l’assegnazione dei finanziamenti per la realizzazione dei programmi di
protezione sociale e di reinserimento sono stabiliti con apposita intesa in sede di Conferenza
unificata di cui all’articolo 8 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281.
La norma introduce una procedura che ricalca quella già attuata con successo per la protezione delle vittime di tratta, violenza e grave sfruttamento dall’articolo 18 del testo unico di cui al
decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286, nonché dagli articoli 12 e 13 della legge 11 agosto
2003, n. 228. I centri antiviolenza potranno presentare progetti destinati a sostenere la vittima
di violenza nella fase di reinserimento sociale e lavorativo; tali progetti potranno farsi carico
delle esigenze di cura e sostegno dei figli a carico, al fine di evitare che si creino delle vittime
ulteriori in coloro che già subiscono il trauma di assistere alla violenza perpetrata su una persona amata. Il Fondo per le politiche relative ai diritti e alle pari opportunità istituito presso il
Dipartimento sarà destinato in parte al soddisfacimento di siffatte istanze di finanziamento.
Nel capo III, intitolato «Delitti contro la persona e la famiglia», si concentrano tutte le norme
che, innovando il codice penale, il codice di procedura penale, alcune leggi speciali e l’ordinamento penitenziario, rappresentano l’immediata realizzazione della tutela contro forme di
violenza e prevaricazione finora trascurate, sottovalutate, dimenticate.
L’articolo 10 (Maltrattamenti contro familiari e conviventi) interviene sull’articolo 572 del codice penale, aggravando le pene in esso previste sia per la fattispecie base, sia per la prima delle
ipotesi aggravate. Inoltre, la commissione del reato ai danni di persona minore degli anni quattordici, legata all’autore del reato dalle relazioni elencate nel primo comma della norma, viene
a costituire ipotesi aggravata del reato medesimo.
L’articolo 11 (Sottrazione e trattenimento di minore all’estero) introduce nel codice penale l’articolo 574-bis, relativo alla sottrazione del minorenne al genitore esercente la potestà genitoriale o al tutore, allorché il minore sia condotto o trattenuto all’estero contro la volontà del medesimo genitore o tutore. Attualmente, una simile condotta non può che rientrare, a seconda dell’età del minore e della presenza o meno del suo consenso, nell’ambito di applicazione degli
articoli 573 o 574 del codice penale, che prevedono la pena della reclusione fino, rispettivamente, a due o tre anni. Le nuove disposizioni comminano la pena della reclusione da uno a
sei anni nel caso in cui un minore di quattordici anni o ultraquattordicenne, se dissenziente, sia
condotto all’estero ovvero non riaccompagnato in Italia; la pena della reclusione da sei mesi a
quattro anni nel caso in cui il minore condotto ovvero trattenuto all’estero sia di età superiore
ai quattordici anni e consenziente.
Così come configurato, il delitto rientra nella giurisdizione del giudice italiano anche allorché
la condotta criminosa sia iniziata all’estero (come nel caso in cui il minore sia condotto all’estero in vacanza con il consenso del genitore esercente la potestà genitoriale, e poi non più fatto
rientrare in Italia, infrangendo l’accordo iniziale). In tal modo, si tutelano tutte le situazioni
familiari consolidate nel territorio italiano, a prescindere dalla nazionalità dei soggetti coinvolti. Il terzo comma, infine, prevede la pena accessoria della sospensione dall’esercizio della
potestà genitoriale a carico dell’autore del reato che sia genitore del minore sottratto.
L’articolo 12 (Modifiche alle norme sui delitti contro la personalità individuale e la libertà personale) prevede una serie di interventi sostanziali sugli articoli contenuti nella sezione I e, più
massicciamente, nella sezione II del capo III del titolo XII del libro II del codice penale, intitolate la prima ai delitti contro la personalità individuale e la seconda ai delitti contro la libertà
personale.
Comma 1. La norma estende ai delitti contenuti nella sezione I, se commessi contro persone
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minorenni, la regola dell’inescusabilità dell’ignoranza dell’età della persona offesa, inferiore ai
quattordici anni, sancita dall’articolo 609-sexies a proposito dei delitti contro la libertà personale. L’attuale lacuna può infatti rendere inoperante l’aggravante specifica contemplata da alcuni articoli della sezione I e consentire addirittura che gli autori di gravissimi reati, quali la pornografia minorile ovvero la prostituzione minorile, restino impuniti.
Comma 2. La precisazione così introdotta all’articolo 609-bis, che costituisce una specificazione dell’articolo 133 del medesimo codice, vuole portare ad una particolare attenzione nell’individuazione dei casi di minore gravità del delitto di violenza sessuale.
Comma 3. La previsione specifica l’aggravante di cui all’articolo 609-ter, primo comma, numero 2), ampliando l’elencazione dei mezzi di interferenza con la volontà della vittima a tutti quelli, ancorché non classificabili come sostanze narcotiche o stupefacenti, comunque capaci di
ridurre la capacità della vittima a determinarsi liberamente.
Commi 4 e 5. Sempre nell’ambito delle aggravanti previste dall’articolo 609-ter, primo comma,
il numero 5), che attualmente si limita a stabilire l’aggravante relativa alla commissione del
delitto ai danni di minore degli anni sedici da parte del genitore anche adottivo, dell’ascendente o del tutore, viene ampliato a ricomprendere l’ipotesi di delitto commesso ai danni di persona anche maggiorenne da parte delle categorie di persone già menzionate.
Viene poi introdotto il numero 5-bis), che aggrava il delitto commesso dal coniuge o dal convivente, ovvero da persona cui la vittima comunque sia o sia stata legata da relazione affettiva:
si vogliono così sottolineare la gravità e la spregevolezza dell’approfittamento di una situazione di consuetudine nelle relazioni intime.
Il numero 5-ter) dispone poi l’aggravante anche relativamente al caso di violenza sessuale ai
danni di minorenne, senza ulteriori specificazioni, perpetrata da chi con il minorenne medesimo abbia una relazione di convivenza ovvero di affidamento per qualsiasi ragione.
Infine, il numero 5-quater) qualifica come specifica aggravante la commissione del reato di violenza sessuale ai danni di donna in stato di gravidanza.
Comma 6. Si applica anche al delitto di atti sessuali con minorenne il criterio valutativo chiarito descrivendo il comma 2.
Comma 7. L’articolo 609-quinquies, che prevede il reato di corruzione di minorenne, attualmente punisce chi compie atti sessuali alla presenza di persona minore dei quattordici anni, al
fine di farla assistere. Si prevedono due integrazioni:
a) la prima individua come condotta punibile, rientrante nel concetto di corruzione di minorenne, anche l’esibizione di materiale pornografico qualificata dall’intendimento di indurre il minorenne a compiere o a subire atti sessuali;
b) la seconda introduce anche per questo reato, nelle due ipotesi previste, l’aggravante relativa
al rapporto di parentela, vigilanza o convivenza.
Comma 8. Si introducono due nuovi articoli. L’articolo 609-undecies prevede il reato di adescamento di minorenni. Il fenomeno, conosciuto all’estero come «grooming», è un metodo usato
per indebolire la volontà del minore in modo da ottenerne il massimo controllo. In questo processo, ancora scarsamente studiato in Italia, colui che abusa «cura» (grooms) la vittima, inducendola gradualmente a superare le resistenze attraverso tecniche di manipolazione psicologica. Il metodo può essere diverso: ad esempio mediante una subdola opera di convincimento
effettuata attraverso una normale comunicazione (ad esempio, chat) o supportando questa attività con l’invio di immagini pedopornografiche al minore. Il fine è sempre lo stesso: cioè quello di convincere la potenziale vittima della normalità dei rapporti sessuali tra adulti e minori.
Questa tipologia di adescamento, proprio perché svolta in maniera «amichevole», è in realtà
molto insidiosa ed è utilizzata soprattutto in INTERNET e attraverso lo scambio di sms.
Il dibattito circa la possibilità di inserire il «grooming» come una vera e propria fattispecie di
reato nella legislazione penale degli Stati membri dell’Unione europea è alquanto recente: il
Comitato per la Convenzione sul Cyber Crime del Consiglio d’Europa in un suo rapporto ha
messo in guardia i Paesi interessati circa il rischio del «grooming» effettuato attraverso INTER-
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NET ed i telefoni cellulari. In effetti se ne parla molto però, specialmente in Europa, la legislazione nazionale dei Paesi è alquanto carente. Infatti l’unico Stato che ha recentemente introdotto la previsione del «grooming» come fattispecie di reato è il Regno Unito specificando che: «è
reato ogni condotta tesa ad organizzare un incontro, per se stessi o per conto di terzi, con un
minore al fine di abusarne sessualmente». Altri Paesi che hanno introdotto una ancora più specifica fattispecie di reato relativa al «grooming» sono l’Australia, il Canada e alcuni Stati degli
USA, i quali hanno previsto sanzioni penali per il solo fatto di instaurare una comunicazione
(attraverso INTERNET) al fine di sedurre un minore per poi abusarne sessualmente.
Ai sensi della citata Convenzione, allo stato attuale, per «grooming» si intende la condotta dell’adulto che comunica con il minore o compie altre azioni finalizzate ad incontrarlo, con l’intento di commettere reati quali l’abuso sessuale, la prostituzione o per organizzare performance pornografiche.
Il limite di età della vittima, entro il quale si configura il reato in oggetto, è stato individuato
tenendo in conto l’influenzabilità che normalmente caratterizza i soggetti minorenni appartenenti a tale fascia.
L’articolo 609-duodecies prevede uno specifico meccanismo di valutazione delle circostanze
aggravanti e attenuanti, già utilizzato da una serie di norme che hanno inteso sottolineare la
gravità dei reati di cui si occupano (inter alia, si veda l’articolo 7 del decreto-legge 31 dicembre 1991, n. 419, convertito, con modificazioni, dalla legge 18 febbraio 1992, n. 172; l’articolo 3 del decreto-legge 26 aprile 1993, n. 122, convertito, con modificazioni, dalla legge 25
giugno 1993, n. 205). In sostanza, si esclude che il giudizio di bilanciamento tra aggravanti e
attenuanti possa portare alla prevalenza delle attenuanti o all’equivalenza. Pertanto, l’applicazione di eventuali attenuanti opererà solo sulla pena già risultante dall’applicazione delle aggravanti. L’effetto è che le pene in concreto applicabili risulteranno più alte.
L’articolo 13 (Atti persecutori) individua la nuova fattispecie delittuosa degli atti persecutori, che
ricomprendono sia le molestie persecutorie, sia le minacce persecutorie. Si vuole così dare adeguato inquadramento e punizione a condotte concrete ormai frequenti, ma allo stato non classificabili in ipotesi di reato che ne rispecchino l’effettiva offensività e pericolosità.
Secondo la descrizione della condotta che si propone, gli atti persecutori consistono nella ripetizione assillante di molestie oppure di minacce, tali da sconvolgere la qualità di vita della parte
offesa, ovvero da porla in stato di grave disagio fisico o psichico, soggezione o paura per la
sicurezza personale propria e dei propri cari.
Come già sopra evidenziato, sono stati fissati limiti di pena più congrui alla gravità dell’offesa
arrecata, e tali altresì da consentire l’applicazione di misure cautelari, in modo da assicurare le
eventuali connesse esigenze di tutela sociale. Per i casi più gravi, infine, si prevede la perseguibilità d’ufficio.
Si sottolinea qui che tale nuova fattispecie criminosa assicura un’efficace repressione anche di
quei comportamenti vessatori perduranti nel tempo classificati come atti di «bullismo».
L’articolo 14 (Modifica all’articolo 640 del codice penale) introduce nell’articolo 640 del codice penale, relativo al delitto di truffa, una specifica ipotesi aggravata, richiamando il contenuto dell’articolo 61, numero 5), del medesimo codice, e cioè i casi in cui il fatto sia commesso
profittando di circostanze di tempo, di luogo o di persona tali da ostacolare la pubblica o privata difesa. Con questa innovazione si produce l’effetto di innalzare la pena fino a cinque anni
di reclusione e di rendere possibile, se ne ricorrano le esigenze previste dalla legge, l’applicazione di misure cautelari.
L’articolo 15 (Modifiche al codice penale), al comma 1, lettera a), integra l’articolo 157 del
codice penale, in tema di prescrizione dei reati, nella parte in cui elenca i reati per i quali il
normale termine prescrizionale è raddoppiato. I delitti per i quali viene quindi ad operare que-
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sto meccanismo sono caratterizzati da una particolare condizione di soggezione o comunque
di debolezza nei confronti dell’autore del reato, di talché è verosimile una concreta difficoltà
di emersione dei fatti.
Il comma 1, lettera b), estende i casi di non punibilità previsti dall’articolo 384 del codice penale, che si riferisce ai precedenti delitti contro l’attività giudiziaria, attualmente limitati alle ipotesi in cui la commissione del reato sia da ricollegare alla necessità di salvare se stessi ovvero
un prossimo congiunto da un grave e inevitabile nocumento nella libertà o nell’onore, al caso
di rapporto di convivenza more uxorio.
Il comma 1, lettera c), modifica l’articolo 576, primo comma, numero 5), che, in relazione al
delitto di omicidio volontario, prevede una specifica aggravante per il caso in cui l’omicidio
avvenga nell’atto della commissione di reati di violenza sessuale. L’attuale testo della norma
citata fa ancora riferimento agli articoli di legge, ormai abrogati, precedenti alla riforma attuata con la legge n. 66 del 1996. È quindi necessario aggiornarne il testo, non senza aver precisato che l’attuale articolo 576, primo comma, numero 5), nelle more, è comunque sempre stato
interpretato dalla giurisprudenza in senso conforme alla correzione oggi proposta.
Il comma 1, lettera d), interviene ad eliminare da una serie di articoli del codice penale il riferimento all’articolo 609-ter, la cui citazione appare impropria, essendo escluso che tale norma
sia classificabile fra quelle che definiscono fattispecie autonome di reato, trattando invece delle
forme aggravate del reato di cui all’articolo 609-bis. Si tratta pertanto di un mero intervento di
correzione sistematica.
L’articolo 16 (Modifiche al codice di procedura penale), al comma 1, lettera a), aggiunge la fattispecie degli atti persecutori all’elenco dei reati per i quali l’articolo 266 del codice di procedura penale consente il ricorso alle intercettazioni. Tale previsione è in linea con quanto già
previsto nel caso delle ipotesi «minori» di minaccia e di molestie: identiche essendo le modalità commissive, analogo deve essere il ricorso ai mezzi di prova già specialmente previsti per
tali reati. Si provvede inoltre ad inserire, nel novero delle ipotesi in ordine alle quali è comunque consentito il ricorso alle intercettazioni, i reati previsti dagli articoli 573 e 574, nonché 574bis, con riferimento al secondo comma, del codice penale, trattandosi di delitti che condividono natura, caratteristiche e necessità di indagine con la fattispecie di cui all’articolo 574-bis,
primo comma, introdotto dal presente disegno di legge, per il quale il ricorso alle intercettazioni è consentito a cagione della pena edittale prevista. In tutti i suddetti casi, lo strumento intercettativo appare infatti decisivo, specie per consentire di rintracciare il minore sottratto.
Il comma 1, lettera b), prevede che i provvedimenti con i quali il giudice dispone l’allontanamento dell’imputato dalla casa familiare siano comunicati all’autorità di pubblica sicurezza, in
modo che la medesima possa valutare l’eventuale adozione di misure in tema di armi.
Il comma 1, lettera c), introduce una nuova speciale misura coercitiva, che completa quella di
cui all’articolo 282-bis del codice di procedura penale, consistente nel divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla persona offesa, ovvero dai suoi prossimi congiunti o conviventi.
Trattasi di misura particolarmente significativa e opportuna, anche in relazione al reato - di
nuova introduzione - di atti persecutori. Con tale previsione sarà infatti possibile impedire che
l’aggressore prosegua nell’opera di molestia o minaccia della vittima e dei suoi familiari, con
effetto preventivo di sicura efficacia. Anche in relazione a questa categoria di misure è stabilito l’obbligo di comunicazione all’autorità di pubblica sicurezza.
Il comma 1, lettera d), prevede una modifica all’articolo 380 del codice di procedura penale e
rende obbligatorio l’arresto in flagranza nei casi di violenza sessuale di gruppo, di violenza sessuale aggravata e di atti sessuali con minorenne.
Questa previsione, fra l’altro, spiega i suoi effetti anche sull’articolo 15 del citato testo unico di
cui al decreto legislativo n. 286 del 1998, in materia di immigrazione, consentendo l’espulsione dello straniero condannato per tali reati, quale misura di sicurezza.
Il comma 1, lettera e), prevede una modifica all’articolo 392 del codice di procedura penale,
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che individua i casi in cui è possibile svolgere l’incidente probatorio.
Attualmente, la norma permette, nei procedimenti per i delitti di violenza e abuso sessuale,
nonché per i delitti di cui agli articoli 600-bis e seguenti del codice penale (prostituzione e pornografia minorile), l’assunzione della testimonianza di persona minore degli anni sedici, anche
qualora non ricorrano le altre condizioni previste in generale dalla legge. Sostanzialmente, la
previsione mira ad estromettere quanto prima il minore degli anni sedici dal processo penale,
evitandogli nei limiti del possibile ulteriori turbamenti e traumi.
L’innovazione rende possibile effettuare con incidente probatorio, sempre con riferimento ai
reati citati, l’assunzione della testimonianza del minore ultrasedicenne, nonché della parte offesa anche maggiorenne, trattandosi di delitti portatori di conseguenze psicologicamente distruttive anche nei confronti dei soggetti adulti o quasi adulti. Si giustifica pertanto anche nei loro
confronti l’esigenza di limitare quanto possibile la reiterazione del confronto in sede giudiziaria con la ricostruzione di esperienze drammatiche e dolorosamente umilianti.
Il comma 1, lettera f), sempre nell’ambito della disciplina dell’incidente probatorio relativa ai
reati di cui agli articoli 609-bis e seguenti del codice penale, intende abrogare il comma 2-bis
dell’articolo 393 del codice di procedura penale, che attualmente impone al pubblico ministero, in tali casi, di depositare tutti gli atti di indagine compiuti, assegnando perciò a tale incombente una disciplina più gravosa - e pregiudizievole rispetto alle indagini ancora in corso - rispetto a quanto invece non sia previsto a proposito di tutte le altre ipotesi di reato. Il pubblico ministero, pertanto, attualmente si trova a dover scegliere se acquisire subito le dichiarazioni della
parte offesa minorenne utilizzabili nel dibattimento e «scoprire» tutte le proprie carte, ovvero
continuare a tenere riservate le proprie indagini, ma sacrificare i vantaggi (oggettivi e soggettivi)
dell’audizione della parte offesa minorenne in epoca prossima alla commissione del reato.
Il comma 1, lettera g), si pone sulla scia di una recente sentenza della Corte costituzionale (n.
63 del 2005) ed estende il ricorso a modalità protette all’audizione del minore ultrasedicenne
e della parte offesa maggiorenne, allorché il giudice ne ravvisi la necessità o l’opportunità in
relazione alle esigenze di tutela delle persone coinvolte. Resta ovviamente la necessità di conservare la tutela anche nei confronti dell’adulto infermo di mente, che sia testimone e non
anche parte offesa del reato, in ossequio al citato intervento della Corte costituzionale.
Conseguentemente, l’udienza dedicata all’audizione della persona potrà svolgersi presso l’abitazione della persona medesima, sia essa maggiorenne o minorenne.
Inoltre, il novero dei delitti per i quali è possibile il ricorso a questa modalità protetta di audizione è esteso alle fattispecie di cui agli articoli 572, 609-quinquies (in relazione alla sentenza
della Corte costituzionale n. 262 del 1998) e 612-bis (introdotto dal presente disegno di legge)
del codice penale.
Il comma 1, lettera h), sulla scia delle innovazioni introdotte all’articolo 398, comma 5-bis, del
codice procedura penale, interviene sull’articolo 498, comma 4-ter, del medesimo codice, nella
parte in cui prevede e disciplina l’utilizzo dello specchio unidirezionale e dell’impianto citofonico, integrando l’elenco dei delitti per i quali opera l’innovazione procedimentale ed ampliando alla vittima maggiorenne inferma di mente la possibilità di usufruirne, anche qui con riferimento alla sentenza n. 63 del 2005 della Corte costituzionale.
Va altresì osservato che il richiamo, operato già ora dal comma 4-bis dell’articolo 498 all’articolo 398, comma 5-bis, estende anche alla fase dibattimentale le modalità protette di audizione delle persone vittime e testimoni dei reati indicati, nella nuova estensione stabilita con l’intervento operato sull’articolo 398 medesimo.
Il comma 1, lettera i), analogamente all’articolo 15, comma 1, lettera d), interviene ad eliminare dal codice di procedura penale il riferimento all’articolo 609-ter del codice penale quale
autonoma ipotesi di reato.
L’articolo 17 (Giudizio immediato) prevede il ricorso doveroso al giudizio immediato, sempre
che ne sussistano in concreto i presupposti fissati dal codice di procedura penale, allorché il
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pubblico ministero procede per i reati di cui agli articoli 609-bis e seguenti del codice penale.
La disposizione proposta, che non modifica l’istituto del rito immediato, intende imprimere
velocità ai processi per tali delitti, senza tuttavia pregiudicare le esigenze relative alla raccolta
delle prove.
Al fine di agevolare il ricorso al rito speciale, ed in considerazione della frequente possibilità
che, specie nel caso di effettuazione di incidente probatorio, non sia possibile completare le
indagini nel termine di novanta giorni, si prevede di elevare a centoventi giorni dall’iscrizione
della notizia di reato il termine entro il quale i pubblico ministero deve trasmettere la richiesta
di giudizio immediato alla cancelleria del giudice.
L’articolo 18 (Delitti motivati da odio o discriminazione fondati sull’orientamento sessuale o sull’identità di genere) interviene su una serie di disposizioni (contenute nella legge 13 ottobre
1975, n. 654, e nel decreto-legge 26 aprile 1993, n. 122, convertito, con modificazioni, dalla
legge 25 giugno 1993, n. 205) che reprimono le forme di discriminazione razziale, etnica e religiosa, integrandole mediante il riferimento anche alle forme di discriminazione fondate sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere.
In particolare, si estende il delitto di istigazione al compimento di atti discriminatori o al compimento di atti di violenza determinati da motivi discriminatori anche alle motivazioni fondate
sull’orientamento sessuale o sull’identità di genere. Del pari si estende il divieto di ogni organizzazione, associazione, movimento o gruppo avente tra i propri scopi l’incitamento alla
discriminazione di genere, della partecipazione a tali organizzazioni, associazioni, movimenti
o gruppi, della prestazione di assistenza alla loro attività. L’intervento sulla cosiddetta «legge
Mancino» (citato decreto-legge 26 aprile 1993, n. 122, convertito, con modificazioni, dalla
legge 25 giugno 1993, n. 205), oltre all’integrazione della rubrica dell’articolo 1, molto più
significativamente amplia la circostanza aggravante prevista dall’articolo 3 estendendone la
configurabilità alla finalità di discriminazione o di odio motivato dall’orientamento sessuale e
dall’identità di genere.
Si è ritenuto peraltro necessario, in ossequio al generale principio stabilito dall’articolo 609-septies del codice penale, di escludere la perseguibilità d’ufficio, ricollegata dall’articolo 6 della
cosiddetta «legge Mancino» alla configurabilità dell’aggravante di cui all’articolo 3, per il delitto di violenza sessuale di cui all’articolo 609-bis del codice penale.
L’articolo 19 (Intervento in giudizio), ai commi 1 e 2, consente ai soggetti pubblici o privati che
abbiano prestato assistenza istituzionale alle vittime di reati di maltrattamento in famiglia, violenza sessuale, anche di gruppo, atti sessuali con minorenni, atti persecutori, di affiancare la
vittima stessa anche nel corso del processo, assicurandole un significativo e solidale sostegno.
Qualora tali delitti siano commessi ai danni di minorenni o nell’ambito familiare, la norma consente l’intervento in giudizio della Presidenza del Consiglio dei ministri, e in particolare
dell’Osservatorio per il contrasto della pedofilia e della pornografia minorile, operante presso il
Ministro delle politiche per la famiglia, palesandosi così la rilevanza etica e sociale dei valori
tutelati dalle norme incriminatrici. Analoga facoltà (comma 3) è prevista a riguardo dei procedimenti per i medesimi delitti che coinvolgano profili discriminatori o collegati alla violenza di
genere. Il richiamo anche alle norme successive all’articolo 91 del codice di procedura penale
chiarisce la necessità che simili interventi abbiano il consenso della parte offesa.
Il comma 4 prevede, infine, analoga possibilità di intervento a favore dell’ente locale o del soggetto privato che presta assistenza alla vittima di una serie specifica di reati, tra cui quelli previsti dalla legge 20 febbraio 1958, n. 75, e dall’articolo 380, comma 2, lettera d), del codice
di procedura penale, nell’ambito di particolari programmi di assistenza, reinserimento e protezione, previsti da leggi speciali.
L’articolo 20 (Costituzione di parte civile della Presidenza del Consiglio dei ministri nei proce-
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dimenti per delitti qualificati dalla discriminazione) prevede che nei procedimenti per i delitti
commessi per finalità di discriminazione, motivati da ragioni di discriminazione o aggravati da
tale finalità, la Presidenza del Consiglio dei ministri può costituirsi parte civile.
La norma esprime la convinzione che l’odio discriminatorio che caratterizza tali delitti, comunque sia motivato, si ripercuote sull’ordine sociale, fomentando la violenza e l’astio e arrecando
allo Stato un danno del quale è così possibile chiedere il risarcimento.
L’articolo 21 (Modifica all’articolo 4-bis della legge 26 luglio 1975, n. 354) arricchisce della previsione di specifici programmi di riabilitazione rivolti ai detenuti e agli internati condannati per
delitti qualificati dalla violenza o dallo sfruttamento di natura sessuale ai danni di minorenni la
materia relativa ai permessi premio, alle misure alternative alla detenzione e all’assegnazione al
lavoro all’esterno, già dettagliatamente disciplinata dall’articolo 4-bis della legge 26 luglio 1975,
n. 354, sull’ordinamento penitenziario. Con ciò si confida che le autorità preposte all’applicazione dei benefìci indaghino in modo approfondito sulla propensione dei detenuti a delinquere
ulteriormente, valorizzando specifici percorsi riabilitativi. Per la definizione di tali percorsi si
rimanda peraltro a un successivo decreto adottato dal Ministro della giustizia, di concerto con
il Ministro delle politiche per la famiglia e con il Ministro dell’economia e delle finanze.
Il capo IV, intitolato «Modifiche al codice civile», intende completare il sistema già innovato
dalla legge 4 aprile 2001, n. 154.
L’articolo 22 (Modifiche all’articolo 342-ter del codice civile) intende dare maggiore efficacia e
cogenza agli ordini di protezione che il giudice può impartire ai sensi dell’articolo 342-bis del
codice civile nelle situazioni in cui la condotta del coniuge o del convivente sia causa di grave
pregiudizio all’integrità fisica o morale, ovvero alla libertà dell’altro coniuge o convivente. La
misura che costituisce generalmente il contenuto dell’ordine di protezione, e cioè l’allontanamento del maltrattante, può essere vanificata dalla sua resistenza nella prima fase esecutiva, ciò
che pone in una situazione di ulteriore pericolo la parte lesa - e sovente l’intero nucleo familiare al quale il reo appartiene - esposta a prevedibili e pericolose rappresaglie. Con questa
innovazione normativa, il giudice autorizza immediatamente il ricorso alla forza pubblica per
l’esecuzione dell’allontanamento e, in ogni caso, gli ordini medesimi saranno comunicati
all’autorità di pubblica sicurezza, in modo che la medesima possa valutare l’eventuale adozione di misure in tema di armi. Analogamente a quanto previsto al riguardo delle misure cautelari di cui agli articoli 282-bis e 282-ter (introdotto dal presente disegno di legge) del codice di
procedura penale.
DISEGNO DI LEGGE
Capo I
MISURE DI SENSIBILIZZAZIONE E DI PREVENZIONE CONTRO LA VIOLENZA IN FAMIGLIA, DI GENERE E CONTRO LE DISCRIMINAZIONI
Art. 1.
(Campagne di informazione e di sensibilizzazione).
1. Le amministrazioni statali, nell’ambito delle proprie risorse e competenze e avuto riguardo al
Piano d’azione nazionale contro la violenza sessuale, di genere e per ragioni di orientamento sessuale, realizzano interventi di informazione e di sensibilizzazione, anche acquisendo il parere
dell’Osservatorio nazionale contro la violenza sessuale, di genere e per ragioni di orientamento sessuale, al fine di prevenire la violenza in famiglia, di genere e le discriminazioni.
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Art. 2.
(Princìpi e strumenti nel sistema dell’istruzione e della formazione).
Il sistema dell’istruzione e della formazione della Repubblica comprende tra le sue finalità la valorizzazione dell’uguaglianza e della pari dignità sociale di ogni persona di fronte alla legge, senza
discriminazioni fondate sulla razza, nazionalità, religione, condizioni personali, opinioni, età, sesso
od orientamento sessuale e si impegna per la rimozione degli ostacoli che impediscono la realizzazione di tali valori.
2. Al comma 2 dell’articolo 284 del testo unico di cui al decreto legislativo 16 aprile 1994, n. 297,
sono aggiunte, in fine, le seguenti parole: «, nonché, di concerto con il Ministro per i diritti e le pari
opportunità, alle iniziative sul rispetto del principio di uguaglianza tra i sessi costituzionalmente
garantito nonché della dignità della donna».
Art. 3.
(Princìpi e strumenti nel sistema sanitario).
1. Al comma 2 dell’articolo 1 del decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 502, e successive modificazioni, sono aggiunte, in fine, le seguenti parole: «, senza alcuna distinzione di razza, nazionalità,
religione, età, sesso od orientamento sessuale».
2. La rubrica del titolo II del libro II del codice delle pari opportunità tra uomo e donna, di cui al decreto legislativo 11 aprile 2006, n. 198, è sostituita dalla seguente: «Contrasto alla violenza nelle relazioni
familiari e sostegno alle vittime attraverso misure di tipo sanitario, previdenziale e di comunicazione».
3. Nel titolo II del libro II del citato codice di cui al decreto legislativo 11 aprile 2006, n. 198, dopo
l’articolo 24 è aggiunto il seguente:
«Art. 24-bis. - (Sistema sanitario). - 1. Il Ministro della salute, di concerto con i Ministri per i diritti e le pari opportunità, delle politiche per la famiglia e dell’università e della ricerca e d’intesa con
la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di
Bolzano, al fine di tutelare le vittime di violenza, promuove, nei limiti delle risorse disponibili, programmi di sensibilizzazione e di formazione del personale sanitario anche attraverso l’integrazione
dei programmi di studio dei diplomi universitari e dei programmi di specializzazione delle professioni socio-sanitarie con contenuti concernenti la prevenzione e la diagnosi precoce della violenza, nonché l’intervento e il sostegno alle vittime di violenze familiari determinate anche da conflitti culturali e intergenerazionali».
Art. 4.
(Sistema comunicativo e pubblicità discriminatoria).
1. Nel titolo II del libro II del citato codice di cui al decreto legislativo 11 aprile 2006, n. 198, dopo
l’articolo 24-bis, introdotto dall’articolo 3 della presente legge, è aggiunto il seguente:
«Art. 24-ter. - (Sistema comunicativo e pubblicità discriminatoria). - 1. I mezzi di comunicazione promuovono la protezione e la tutela dell’uguaglianza tra uomini e donne ed evitano ogni discriminazione tra loro.
2. È vietato utilizzare in modo vessatorio o discriminatorio a fini pubblicitari l’immagine della donna
o i riferimenti all’orientamento sessuale della persona o alla identità di genere.
3. Il Ministro per i diritti e le pari opportunità, anche su denuncia del pubblico, di associazioni ed
organizzazioni, nonché ogni altra pubblica amministrazione che vi abbia interesse in relazione ai
propri compiti istituzionali, possono chiedere all’Autorità garante della concorrenza e del mercato
che siano inibiti gli atti di pubblicità in contrasto con il divieto di cui al comma 2, che sia inibita la
loro continuazione e che ne siano eliminati gli effetti.
4. Per l’esercizio delle funzioni dell’Autorità garante della concorrenza e del mercato nell’ambito
della tutela dalla pubblicità discriminatoria e per le relative sanzioni si applica, in quanto compatibile, l’articolo 26 del codice del consumo, di cui al decreto legislativo 6 settembre 2005, n. 206».
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Art. 5.
(Statistiche sulla violenza).
1. Nel titolo II del libro II del citato codice di cui al decreto legislativo 11 aprile 2006, n. 198, dopo
l’articolo 24-ter, introdotto dall’articolo 4 della presente legge, è aggiunto il seguente:
«Art. 24-quater. - (Statistiche sulla violenza). - 1. Ai fini della progettazione e della realizzazione di politiche di contrasto alla violenza in famiglia e contro le donne e del monitoraggio delle politiche di prevenzione, l’Istituto nazionale di statistica, nell’ambito delle proprie risorse e competenze istituzionali,
assicura lo svolgimento di una rilevazione statistica sulla violenza e sui maltrattamenti che ne misuri le
caratteristiche fondamentali e individui i soggetti più a rischio con cadenza almeno quadriennale».
Art. 6.
(Sistema previdenziale).
1. Nel titolo II del libro II del citato codice di cui al decreto legislativo 11 aprile 2006, n. 198, dopo
l’articolo 24-quater, introdotto dall’articolo 5 della presente legge, è aggiunto il seguente:
«Art. 24-quinquies. - (Sistema previdenziale). - 1. Con decreto del Ministro del lavoro e della previdenza sociale, di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze e con il Ministro per i diritti e le pari opportunità, da adottare entro il 30 luglio 2007, nei limiti delle risorse derivanti dallo
specifico gettito contributivo da determinare con il medesimo decreto, sono individuate, per le lavoratrici autonome prive di copertura assicurativa per i rischi da malattia e che si trovino impossibilitate a svolgere la loro attività perché vittime di alcuno dei reati di cui agli articoli 572, 609-bis e 609octies del codice penale, le modalità di esonero dal versamento dei contributi e premi per un periodo fino a un massimo di sei mesi. Durante tale periodo è riconosciuto un accredito figurativo calcolato sulla media delle quote versate durante i sei mesi precedenti al periodo di esonero».
Art. 7.
(Registro dei centri antiviolenza).
Presso la Presidenza del Consiglio dei ministri è istituito, nell’ambito delle strutture di competenza
e senza nuovi o ulteriori oneri per la finanza pubblica, un registro in cui sono iscritti i centri antiviolenza che agiscono in ambito sovraregionale ovvero che operano nell’ambito di una rete con
dimensione sovraregionale, con lo scopo di prestare assistenza alle vittime della violenza di genere
o per ragioni di orientamento sessuale.
2. Con decreto del Ministro per i diritti e le pari opportunità sono stabilite le procedure per l’iscrizione nel registro e le modalità per documentare il possesso dei seguenti requisiti:
a) avvenuta costituzione, per atto pubblico o per scrittura privata autenticata, da almeno un anno e
possesso di uno statuto che sancisca un ordinamento a base democratica e preveda come scopo esclusivo o preminente la tutela delle vittime di violenza, senza fine di lucro;
b) tenuta di un elenco degli iscritti, aggiornato annualmente, con l’indicazione delle quote versate
direttamente all’associazione per gli scopi statutari;
c) predisposizione di un bilancio annuale delle entrate e delle uscite, con indicazione delle quote versate dagli associati e delle altre entrate; tenuta dei libri contabili conformemente alle norme vigenti
in materia di contabilità delle associazioni non riconosciute;
d) svolgimento di un’attività continuativa nell’anno precedente a quello di presentazione della
domanda di iscrizione nel registro;
e) non avere i suoi rappresentanti legali subìto alcuna condanna, passata in giudicato, in relazione
all’attività dell’associazione medesima, e non rivestire i medesimi rappresentanti la qualifica di
imprenditori o di amministratori di imprese di produzione e servizi, in qualsiasi forma costituite, per
gli stessi settori in cui opera l’associazione.
Il registro è aggiornato annualmente, anche con la cancellazione dei centri antiviolenza per i quali
siano venuti meno i requisiti necessari per l’iscrizione.
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Capo II
DIRITTI DELLE VITTIME DI REATI
Art. 8.
(Livelli essenziali delle prestazioni socio-assistenziali in favore delle persone e
delle famiglie vittime di reati).
1. Costituiscono livelli essenziali delle prestazioni socio-assistenziali in favore delle persone e delle
famiglie vittime dei delitti di cui agli articoli 572, 600-bis, 600-ter, 609-bis, 609-quater, 609-quinquies e 609-octies del codice penale, da determinare con decreto del Presidente del Consiglio dei
ministri, su proposta del Ministro delle politiche per la famiglia, del Ministro della solidarietà sociale e del Ministro per i diritti e le pari opportunità, di intesa con la Conferenza unificata di cui all’articolo 8 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281:
a) l’informazione sulle misure previste dalla legislazione vigente riguardo la protezione, la sicurezza ed i diritti di assistenza e di soccorso delle vittime di violenza;
b) l’esistenza di servizi cui siano chiaramente attribuite le relative competenze socio-assistenziali,
dotati di personale specializzato, facilmente individuabili e raggiungibili dall’utenza;
c) la previsione che i servizi siano in grado di svolgere funzioni di pronto intervento anche psicologico e di successiva presa in carico delle situazioni a medio termine, anche a fini di ricomposizione
familiare;
d) l’integrazione tra i servizi, qualora ne esistano diversi con competenze ripartite;
e) la stabilità e la continuità dei servizi, siano essi pubblici o privati convenzionati, accreditati o
comunque riconosciuti dalle regioni;
f) la previsione di azioni di sostegno sociale, di protezione, di supporto all’istruzione, alla formazione e all’inserimento professionali;
g) nei casi più gravi, nei quali sia nociva la permanenza in famiglia, l’inserimento delle vittime in
comunità di tipo familiare per un periodo sufficiente a realizzare un progetto di reinserimento sociale.
Art. 9.
(Programmi di protezione della vittima di violenza).
1. Le regioni, gli enti locali e i centri antiviolenza iscritti nel registro di cui all’articolo 7 possono presentare, per il finanziamento da parte dello Stato a valere sulle risorse del Fondo per le politiche relative ai diritti e alle pari opportunità, progetti concernenti programmi di protezione sociale e di reinserimento delle vittime della violenza per ragioni di genere ovvero di orientamento sessuale che, per
effetto della violenza subita, manifestano difficoltà di reinserimento a livello sociale e lavorativo.
2. I programmi di protezione sociale e di reinserimento possono riguardare il soddisfacimento delle
esigenze alloggiative della vittima, almeno per il periodo di durata del processo penale, il reinserimento professionale e le esigenze di cura e di sostegno dei figli a carico.
3. Le procedure e i criteri per l’assegnazione dei finanziamenti dei programmi di protezione sociale
e di reinserimento sono determinati con apposita intesa da adottare in sede di Conferenza unificata
di cui all’articolo 8 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281.
Capo III
DELITTI CONTRO LA PERSONA E LA FAMIGLIA
Art. 10.
(Maltrattamenti contro familiari e conviventi).
1. L’articolo 572 del codice penale è sostituito dal seguente:
«Art. 572. - (Maltrattamenti contro familiari e conviventi). - Chiunque, fuori dei casi indicati nell’articolo 571, maltratta una persona della famiglia o comunque convivente, o una persona sottoposta
alla sua autorità, o a lui affidata per ragione di educazione, istruzione, cura, vigilanza o custodia, o
per l’esercizio di una professione o di un’arte, è punito con la reclusione da due a sei anni.
La pena è aumentata se il fatto è commesso in danno di persona minore degli anni quattordici.
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Se dal fatto deriva una lesione personale grave, si applica la reclusione da quattro a nove anni; se
ne deriva una lesione gravissima, la reclusione da sette a quindici anni; se ne deriva la morte, la
reclusione da dodici a venti anni».
Art. 11.
(Sottrazione e trattenimento di minore all’estero).
1. Nel libro II, titolo XI, capo IV, del codice penale, dopo l’articolo 574 è aggiunto il seguente:
«Art. 574-bis. - (Sottrazione e trattenimento di minore all’estero). - Chiunque sottrae un minore al
genitore esercente la potestà dei genitori o al tutore, conducendolo all’estero ovvero omettendo di
farlo rientrare in Italia, contro la volontà del medesimo genitore o tutore, è punito, a querela di questo, con la reclusione da uno a sei anni.
Se il fatto è commesso nei confronti di un minore che abbia compiuto gli anni quattordici e con il suo
consenso, si applica la pena della reclusione da sei mesi a quattro anni.
Se il fatto è commesso da uno dei genitori, la condanna o l’applicazione della pena su richiesta delle
parti ai sensi dell’articolo 444 del codice di procedura penale per alcuno dei delitti previsti dal presente articolo comporta la sospensione dall’esercizio della potestà dei genitori».
Art. 12.
(Modifiche alle norme sui delitti contro la personalità individuale
e la libertà personale).
1. Nel libro II, titolo XII, capo III, sezione I, del codice penale, dopo l’articolo 604 è aggiunto il
seguente:
«Art. 604-bis. - (Ignoranza dell’età della persona offesa). - Quando i delitti previsti negli articoli
600, 600-bis, 600-ter, 601 e 602 sono commessi in danno di persona minore di anni quattordici, il
colpevole non può invocare, a propria scusa, l’ignoranza dell’età della persona».
2. All’articolo 609-bis del codice penale, il terzo comma è sostituito dal seguente:
«Nei casi di minore gravità la pena è diminuita in misura non eccedente i due terzi. Ai fini della concedibilità dell’attenuante il giudice valuta, oltre all’intensità del dolo e alla materialità del fatto, le
modalità della condotta criminosa, il danno arrecato alla parte offesa e le condizioni psicofisiche
della vittima».
3. All’articolo 609-ter, primo comma, numero 2), del codice penale, dopo le parole: «stupefacenti o»
sono inserite le seguenti: «comunque idonee a ridurne la capacità di determinarsi, o».
4. All’articolo 609-ter, primo comma, del codice penale, il numero 5) è sostituito dal seguente:
«5) nei confronti di persona della quale il colpevole sia l’ascendente, il genitore anche adottivo, il
tutore».
5. All’articolo 609-ter, primo comma, del codice penale, dopo il numero 5) sono aggiunti i seguenti:
«5-bis) nei confronti di persona della quale il colpevole sia il coniuge, il convivente o comunque la
persona che sia o sia stata legata da stabile relazione affettiva anche senza convivenza;
5-ter) nei confronti di persona che non ha compiuto gli anni diciotto, quando il colpevole sia persona cui, per ragioni di cura, di educazione, di istruzione, di vigilanza o di custodia, il minore è affidato o che abbia, con quest’ultimo, una relazione di convivenza;
5-quater) nei confronti di donna in stato di gravidanza».
6. All’articolo 609-quater del codice penale, il quarto comma è sostituito dal seguente:
«Nei casi di minore gravità la pena è diminuita in misura non eccedente i due terzi. Ai fini della concedibilità dell’attenuante il giudice valuta, oltre all’intensità del dolo e alla materialità del fatto, le
modalità della condotta criminosa, il danno arrecato alla parte offesa e le condizioni psicofisiche
della vittima».
7. All’articolo 609-quinquies del codice penale sono aggiunti, in fine, i seguenti commi:
«Alla stessa pena soggiace chiunque mostra materiale pornografico a persona minore degli anni
quattordici, al fine di indurla a compiere o a subire atti sessuali.
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La pena è aumentata fino alla metà quando il colpevole sia l’ascendente, il genitore anche adottivo,
o il di lui convivente, il tutore ovvero altra persona cui, per ragioni di cura, di educazione, di istruzione, di vigilanza o di custodia, il minore è affidato o che abbia, con quest’ultimo, una relazione di
stabile convivenza».
8. Nel libro II, titolo XII, capo III, sezione II, del codice penale, dopo l’articolo 609-decies sono
aggiunti i seguenti:
«Art. 609-undecies. - (Adescamento di minorenne). - Chiunque, allo scopo di sedurre, abusare o
sfruttare sessualmente un minore di anni sedici, intrattiene con lui, anche attraverso l’utilizzazione
della rete INTERNET o di altre reti o mezzi di comunicazione, una relazione tale da carpire la fiducia del minore medesimo è punito con la reclusione da uno a tre anni.
Art. 609-duodecies. - (Computo delle circostanze). - Quando ricorrono le circostanze aggravanti di
cui agli articoli 609-ter, 609-quater, quinto comma, 609-quinquies, terzo comma, e 609-octies, terzo
comma, le concorrenti circostanze attenuanti, diverse da quelle previste dagli articoli 98 e 114, non
possono essere ritenute equivalenti o prevalenti rispetto alle predette aggravanti e le diminuzioni di
pena si operano sulla pena risultante dall’aumento conseguente alle medesime aggravanti».
Art. 13.
(Atti persecutori).
1. Dopo l’articolo 612 del codice penale è inserito il seguente:
«Art. 612-bis. - (Atti persecutori). - Chiunque ripetutamente molesta o minaccia taluno in modo tale
da turbare le sue normali condizioni di vita ovvero da porlo in uno stato di soggezione o di grave
disagio fisico o psichico, ovvero in modo tale da determinare un giustificato timore per la sicurezza
personale propria o di persona ad esso legata da stabile legame affettivo, è punito, a querela della
persona offesa, con la reclusione fino a quattro anni.
La pena è aumentata fino alla metà e si procede d’ufficio se ricorre una delle condizioni previste dall’articolo 339.
Si procede altresì d’ufficio se il fatto è commesso con minacce gravi ovvero nei casi in cui il fatto è
connesso con altro delitto per il quale è prevista la procedibilità d’ufficio».
Art. 14.
(Modifica all’articolo 640 del codice penale).
1. All’articolo 640, secondo comma, del codice penale, dopo il numero 1) è inserito il seguente:
«1-bis) se ricorre l’aggravante di cui all’articolo 61, numero 5)».
Art. 15.
(Modifiche al codice penale).
1. Al codice penale sono apportate le seguenti modificazioni:
a) all’articolo 157, sesto comma, le parole: «e 589, secondo e terzo comma,» sono sostituite dalle
seguenti: «, 572, 589, secondo e terzo comma, 600-bis, 600-ter, 609-bis aggravato dalle circostanze di
cui all’articolo 609-ter, primo comma, numeri 1), 5) e 5-bis), 609-quater, 609-octies e 609-undecies,»;
b) all’articolo 384, il primo comma è sostituito dal seguente:
«Nei casi previsti dagli articoli 361, 362, 363, 364, 365, 366, 369, 371-bis, 371-ter, 372, 373, 374 e
378, non è punibile chi ha commesso il fatto per esservi stato costretto dalla necessità di salvare sé
medesimo o un prossimo congiunto, ovvero persona con cui, pur senza esserne coniuge, come tale
conviva, da un grave e inevitabile nocumento nella libertà o nell’onore»;
c) al primo comma dell’articolo 576, il numero 5) è sostituito dal seguente:
«5) in occasione della commissione di taluno dei delitti previsti dagli articoli 609-bis, 609-quater e
609-octies»;
d) agli articoli 604, 609-sexies, 609-septies, primo comma, 609-nonies, commi primo e secondo, 609decies, primo comma, e 734-bis, le parole: «, 609-ter» sono soppresse.
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Art. 16.
(Modifiche al codice di procedura penale).
1. Al codice di procedura penale sono apportate le seguenti modificazioni:
a) all’articolo 266, comma 1, lettera f), dopo le parole: «reati di» sono inserite le seguenti: «sottrazione consensuale di minorenne, sottrazione di persone incapaci, sottrazione e trattenimento di minore all’estero,» e dopo la parola: «minaccia,» sono inserite le seguenti: «atti persecutori,»;
b) all’articolo 282-bis, dopo il comma 6 è aggiunto il seguente:
«6-bis. I provvedimenti di cui ai commi 1 e 2 sono comunicati all’autorità di pubblica sicurezza competente, ai fini dell’eventuale adozione dei provvedimenti in materia di armi e munizioni, e ai servizi socio-assistenziali del territorio»;
c) dopo l’articolo 282-bis è inserito il seguente:
«Art. 282-ter. - (Divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla persona offesa). - 1. Con il provvedimento che dispone il divieto di avvicinamento il giudice prescrive all’imputato di non avvicinarsi a luoghi determinati abitualmente frequentati dalla persona offesa.
2. Qualora sussistano ulteriori esigenze di tutela, il giudice può prescrivere all’imputato di non avvicinarsi a luoghi determinati abitualmente frequentati da prossimi congiunti della persona offesa o da
persone con questa conviventi.
3. Quando la frequentazione dei luoghi di cui ai commi 1 e 2 sia necessaria per motivi di lavoro, il
giudice prescrive le relative modalità e può imporre limitazioni.
4. I provvedimenti di cui al presente articolo sono comunicati all’autorità di pubblica sicurezza competente, ai fini dell’eventuale adozione dei provvedimenti in materia di armi e munizioni, e ai servizi socio-assistenziali del territorio»;
d) al comma 2 dell’articolo 380, dopo la lettera d) è inserita la seguente:
«d-bis) delitti di violenza sessuale di cui all’articolo 609-bis e di atti sessuali con minorenne di cui
all’articolo 609-quater del codice penale, qualora ricorra una o più circostanze tra quelle indicate
all’articolo 609-ter del medesimo codice, nonché delitto di violenza sessuale di gruppo di cui all’articolo 609-octies del citato codice penale»;
e) all’articolo 392, il comma 1-bis è sostituito dal seguente:
«1-bis. Nei procedimenti per i delitti di cui agli articoli 572, 600, 600-bis, 600-ter, anche se relativo
al materiale pornografico di cui all’articolo 600-quater.1, 600-quinquies, 601, 602, 609-bis, 609quater, 609-quinquies, 609-octies, 609-undecies e 612-bis del codice penale il pubblico ministero,
anche su richiesta della persona offesa, o la persona sottoposta alle indagini possono chiedere che
si proceda con incidente probatorio all’assunzione della testimonianza di persona minorenne ovvero
della persona offesa maggiorenne, anche al di fuori delle ipotesi previste dal comma 1»;
f) all’articolo 393, il comma 2-bis è abrogato;
g) al comma 5-bis dell’articolo 398 sono apportate le seguenti modificazioni:
1) dopo le parole: «dagli articoli» è inserita la seguente: «572,»;
2) le parole: «e 609-octies» sono sostituite dalle seguenti: «, 609-quinquies, 609-octies, 609-undecies e 612-bis»;
3) le parole: «vi siano minori di anni sedici» sono sostituite dalle seguenti: «vi siano minorenni ovvero persone offese anche maggiorenni»;
4) le parole: «quando le esigenze del minore» sono sostituite dalle seguenti: «quando le esigenze di
tutela delle persone»;
5) le parole: «l’abitazione dello stesso minore» sono sostituite dalle seguenti: «l’abitazione della
persona interessata all’assunzione della prova»;
h) al comma 4-ter dell’articolo 498 sono apportate le seguenti modificazioni:
1) dopo le parole: «di cui agli articoli» è inserita la seguente: «572,»;
2) le parole: «e 609-octies» sono sostituite dalle seguenti: «, 609-quinquies, 609-octies, 609-undecies e 612-bis»;
3) dopo le parole: «l’esame del minore vittima del reato» sono inserite le seguenti: «ovvero del maggiorenne infermo di mente vittima del reato»;
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negli articoli 190-bis, comma 1-bis, 282-bis, comma 6, 398, comma 5-bis, 444, comma 1-bis, 472,
comma 3-bis, e 498, comma 4-bis, le parole: «, 609-ter» sono soppresse.
Art. 17.
(Giudizio immediato).
1. Nei procedimenti per i delitti di cui agli articoli 609-bis, 609-quater, 609-quinquies e 609-octies
del codice penale, se ricorrono le condizioni previste dagli articoli 453 e seguenti del codice di procedura penale, il pubblico ministero procede con le forme del giudizio immediato. In tale caso, il termine di cui al comma 1 dell’articolo 454 del codice di procedura penale è di centoventi giorni.
Art. 18.
(Delitti motivati da odio o discriminazione fondati sull’orientamento sessuale
o sull’identità di genere).
1. All’articolo 3 della legge 13 ottobre 1975, n. 654, e successive modificazioni, sono apportate le
seguenti modificazioni:
a) al comma 1, lettera a), le parole: «o religiosi» sono sostituite dalle seguenti: «, religiosi o fondati sull’orientamento sessuale o sull’identità di genere»;
b) al comma 1, lettera b), le parole: «o religiosi» sono sostituite dalle seguenti:
«, religiosi o fondati sull’orientamento sessuale o sull’identità di genere»;
c) al comma 3, le parole: «o religiosi» sono sostituite dalle seguenti: «, religiosi o fondati sull’orientamento sessuale o sull’identità di genere».
2. La rubrica dell’articolo 1 del decreto-legge 26 aprile 1993, n. 122, convertito, con modificazioni,
dalla legge 25 giugno 1993, n. 205, è sostituita dalla seguente: «Discriminazione, odio o violenza per
motivi razziali, etnici, nazionali, religiosi o fondati sull’orientamento sessuale o sull’identità di genere».
3. All’articolo 3, comma 1, del decreto-legge 26 aprile 1993, n. 122, convertito, con modificazioni,
dalla legge 25 giugno 1993, n. 205, le parole: «o religioso» sono sostituite dalle seguenti: «, religioso o motivato dall’orientamento sessuale o dall’identità di genere».
4. All’articolo 6, comma 1, del decreto-legge 26 aprile 1993, n. 122, convertito, con modificazioni,
dalla legge 25 giugno 1993, n. 205, dopo le parole «comma 1,» sono inserite le seguenti: «ad eccezione di quelli previsti dall’articolo 609-bis del codice penale,».
Art. 19.
(Intervento in giudizio).
1. Nei procedimenti per i delitti previsti dagli articoli 572, 609-bis, 609-quater, 609-octies e 612-bis
del codice penale, l’ente locale impegnato direttamente o tramite servizi per l’assistenza della persona offesa e il centro antiviolenza che presta assistenza alla persona offesa possono intervenire in
giudizio ai sensi degli articoli 91 e seguenti del codice di procedura penale.
2. Nei procedimenti per i delitti di cui al comma 1, se commessi in danno di minori o nell’ambito
familiare, la Presidenza del Consiglio dei ministri, anche attraverso l’Osservatorio per il contrasto
della pedofilia e della pornografia minorile di cui all’articolo 17, comma 1-bis, della legge 3 agosto
1998, n. 269, può intervenire in giudizio ai sensi degli articoli 91 e seguenti del codice di procedura
penale.
3. La Presidenza del Consiglio dei ministri può altresì intervenire ai sensi degli articoli 91 e seguenti del codice di procedura penale nei procedimenti per i delitti di cui al comma 1 del presente articolo, caratterizzati da violenza di genere o altra finalità discriminatoria.
4. Nei procedimenti per i delitti previsti dall’articolo 3 della legge 20 febbraio 1958, n. 75, e per i
delitti previsti dall’articolo 380, comma 2, lettera d), del codice di procedura penale, nei quali la persona offesa sia stata destinataria di un programma di assistenza ed integrazione sociale ai sensi dell’articolo 18 del testo unico delle disposizioni concernenti la disciplina dell’immigrazione e norme
sulla condizione dello straniero, di cui al decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286, ovvero di interventi nell’ambito del programma speciale di assistenza di cui all’articolo 13 della legge 11 agosto
2003, n. 228, l’ente locale o il soggetto privato che ha prestato assistenza alla persona offesa nel-
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l’ambito dei suddetti programmi può intervenire in giudizio ai sensi degli articoli 91 e seguenti del
codice di procedura penale.
Art. 20.
(Costituzione di parte civile della Presidenza del Consiglio dei ministri
nei procedimenti per delitti qualificati dalla discriminazione).
1. Nei procedimenti per i delitti commessi per finalità di discriminazione, motivati da ragioni di
discriminazione o aggravati da tale finalità, la Presidenza del Consiglio dei ministri può costituirsi
parte civile.
Art. 21.
(Modifica all’articolo 4-bis della legge 26 luglio 1975, n. 354).
1. All’articolo 4-bis della legge 26 luglio 1975, n. 354, e successive modificazioni, dopo il comma 1
è inserito il seguente:
«1-bis. Salvo quanto previsto dal comma 1, ai fini della concessione dei benefìci ai detenuti e agli
internati per i delitti di cui agli articoli 600-bis, 600-ter, 609-bis e 609-octies, se commessi in danno
di persona minorenne, e 609-quater del codice penale, il magistrato di sorveglianza o il tribunale di
sorveglianza valuta la positiva partecipazione a un programma di riabilitazione specifica».
2. Con decreto del Ministro della giustizia, di concerto con il Ministro delle politiche per la famiglia
e con il Ministro dell’economia e delle finanze, sono disciplinati programmi di riabilitazione, ai fini
di cui all’articolo 13 della legge 26 luglio 1975, n. 354, con specifico riferimento a quanto previsto
dal comma 1-bis dell’articolo 4-bis della medesima legge n. 354 del 1975, introdotto dal comma 1
del presente articolo.
Capo IV
MODIFICHE AL CODICE CIVILE
Art. 22.
(Modifiche all’articolo 342-ter del codice civile).
1. Il quarto comma dell’articolo 342-ter del codice civile è sostituito dai seguenti:
«Con il medesimo decreto il giudice determina le modalità di attuazione. Qualora disponga l’allontanamento dalla casa familiare, il giudice prevede l’ausilio della forza pubblica e l’allontanamento
coattivo del destinatario dell’ordine che non provveda spontaneamente a tale adempimento. Il giudice può altresì indicare le misure idonee a prevenire violazioni successive del predetto provvedimento.
Il decreto emesso ai sensi dell’articolo 342-bis è sempre comunicato all’autorità di pubblica sicurezza competente, ai fini dell’eventuale adozione dei provvedimenti in materia di armi e munizioni, e ai
servizi socio-assistenziali del territorio».
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PARERE DEL CONSIGLIO SUPERIORE DELLA MAGISTRATURA
_APPROVATO IN DATA 9 MAGGIO 2007 DALL'ASSEMBLEA PLENARIA DEL CSM, SU PROPOSTA DELLA SESTA _
_COMMISSIONE (RELATORE DOTT. FABIO ROIA), IN MERITO AL D.D.L., APPROVATO DAL CONSIGLIO DEI _
_MINISTRI NELLA SEDUTA DEL 22 DICEMBRE 2006, CONCERNENTE: "MISURE DI SENSIBILIZZAZIONE E _
_PREVENZIONE, NONCHÉ REPRESSIONE DEI DELITTI CONTRO LA PERSONA E NELL'AMBITO DELLA FAMIGLIA, _
_PER L'ORIENTAMENTO SESSUALE, L'IDENTITÀ DI GENERE ED OGNI ALTRA CAUSA DI DISCRIMINAZIONE." _
«Con nota del 20 febbraio 2007 il Ministro della giustizia trasmetteva per il parere, ai sensi
dell’articolo 10 della legge 24 marzo 1958 n. 195, il testo del disegno di legge approvato
dal Consiglio dei Ministri nella riunione del 2 dicembre 2006 concernente “Misure di sensibilizzazione e prevenzione, nonché repressione dei delitti contro la persona e nell’ambito della famiglia, per l’orientamento sessuale, l’identità di genere ed ogni altra causa di
discriminazione”.
Occorre premettere come l’interlocuzione del Consiglio Superiore della Magistratura debba
limitarsi ad osservazioni che riguardino la compatibilità dell’intervento normativo con i
principi costituzionali, soprattutto in materia di giurisdizione, nonché le possibili ricadute
della previsione legislativa sul sistema organizzativo giudiziario anche se non si presenta
come eccentrico rispetto alla prassi delle rispettosa collaborazione istituzionale con il
Ministro della giustizia un eventuale giudizio su aspetti tecnici della proposta che riguardano la sfera applicativa delle norme da parte della magistratura.
Il disegno di legge, predisposto e proposto congiuntamente dal Ministro per i diritti e le pari
opportunità, dal Ministro della giustizia e dal Ministro delle politiche per la famiglia, evidenzia una apprezzabile sensibilità politica rappresentata attraverso un intervento organico
nella materia, nel tema della violenza contro i soggetti socialmente deboli quali i minori,
gli anziani e le donne. In questo quadro devono intendersi anche le disposizioni relative alla
violenza cosiddetta “di genere”, definibile come tutte le forme di violenza –fisica, morale,
sessuale- che sottendono modelli portatori di rapporti asimmetrici tra i generi e le generazioni; violenza, come tale, direttamente aggressiva del principio di uguaglianza e l’universalità dei diritti umani e che quindi non interessa una determinata categoria di cittadini o la
sola sfera privata ma la società nella sua interezza.
Invero già l’impianto normativo esistente in tema di violenza sessuale e maltrattamenti in
famiglia (L. 15/2/1996 n. 66, L. 4 aprile 2001 n. 154 in materia di violenza nelle relazioni
familiari che ha introdotto nell’ordinamento civile e penale lo strumento dell’ordine di protezione della vittima, art. 572 c.p.) assicurava –nella più recente applicazione ed interpretazione giurisprudenziale delle singole norme demandata, grazie anche all’intervento, che
comunque deve essere rivitalizzato, sul piano della organizzazione degli uffici giudiziari
da parte del Consiglio Superiore della Magistratura che ha previsto una specializzazione
della magistratura inquirente e giudicante anche nel settore della violenza in famiglia e su
soggetti minorenni, ad operatori giudiziari opportunamente sensibilizzati e formati- una
risposta adeguata ad un fenomeno particolarmente insidioso ed ancora troppo profondamente sommerso.
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Tuttavia il disegno di legge in esame ha il pregio di introdurre una serie di disposizioni di
natura sociale (capo I e capo II del testo) - con grande valenza di messaggio culturale - finalizzate a tutelare la dignità delle vittime nonché di intervenire con specifiche previsioni
normative –per esempio in materia di atti persecutori (c.d. stalking) o di sottrazione e trattenimento di minore all’estero- in frequenti e crescenti situazioni di condotte illecite non
aggredibili penalmente per l’assenza di qualsiasi riferimento legislativo efficace sul piano
della tutela della vittima e della repressione del comportamento deviante. Proprio nelle
situazioni sopra indicate, la magistratura inquirente e giudicante ha dovuto fornire risposte
totalmente insoddisfacenti che hanno comportato l’aggravamento dello stato antigiuridico
prodotto dall’azione del colpevole fino, addirittura, al decesso della vittima in situazioni di
progressiva gravità di attività persecutorie non interrotte.
Nei primi due capi del DDL si prevedono una serie di interventi, rientranti nella sfera di
valutazione politica propria dell’Esecutivo, per la sensibilizzazione e la prevenzione
contro la violenza in famiglia, di genere e contro le discriminazioni nonché a sostegno delle
vittime dei reati.
In particolare:
- è previsto un impegno generale di tutte le amministrazioni statali a realizzare interventi
di informazione e di sensibilizzazione per concretizzare l’impegno a varare un piano
d’azione nazionale di carattere complessivo contro la violenza sessuale e di genere nonché per ragioni di orientamento sessuale (art. 1);
- nel sistema di istruzione e di formazione ed in quello sanitario, assieme a un intervento
di principio per rimuovere tutte le discriminazioni (compresa quella relativa all’orientamento sessuale) si prevedono interventi formativi rivolti ai docenti e al personale sanitario realizzati di concerto col Ministero per i diritti e le pari opportunità (artt. 2, 3);
- in ambito comunicativo si introduce per la prima volta una norma finalizzata a proibire
l’utilizzazione in modo vessatorio o discriminatorio a fini pubblicitari dell’immagine
della donna o dei riferimenti all’orientamento sessuale o alla identità di genere, con la
previsione delle sanzioni di cui all’art. 26 D.Lvo 6 settembre 2005 n. 206 (c.d. codice
del consumo) (art.4);
- viene affidato all’Istat un monitoraggio costante del fenomeno della violenza e dei maltrattamenti per comprenderne meglio le caratteristiche fondamentali e per individuare i
soggetti più a rischio (art. 5);
- viene prevista la possibilità di intervenire sul piano previdenziale per le vittime dei reati
di cui agli artt. 572, 609 bis e 609 octies c.p. che si trovino, a causa della situazione delittuosa, nella impossibilità di svolgere la loro attività autonoma (art. 6);
- si realizza una rete integrata col privato sociale, dando vita al registro dei centri anti-violenza presso il Dipartimento per i diritti e le pari opportunità, allo scambio di informazioni con le istituzioni pubbliche e alla gestione condivisa degli interventi del piano
nazionale un carattere permanente e strutturato (art. 7);
- si tende a realizzare una sorta di “carta dei diritti” della vittima di violenze fisiche e sessuali volta a garantire dei livelli essenziali delle prestazioni con un supporto psicologico ma anche sociale e familiare, previdenziale, concependo l’aiuto alle vittime anzitutto
per ricostruire in positivo una loro piena autonomia;
- si sono progettati dei programmi di reinserimento lavorativo assimilabili a quelli già
operanti in materia di tratta degli esseri umani, che aiutano la donna a reinserirsi socialmente e professionalmente riconoscendole nuovi spazi e possibilità anche economiche di
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mantenersi autonomamente.
In tale ambito si può soltanto osservare che probabilmente una maggiore aderenza a
tutti i principi affermati nella Convenzione internazionale sui diritti delle donne promossa dall’ONU nel 1979 e nelle Raccomandazioni emesse dal C.E.D.A.W. (Comitato
per la eliminazione della discriminazione contro le donne) di cui l’Italia è componente
avrebbe consentito un intervento, sul piano di una più precisa definizione della discriminazione contro le donne e del trattamento sociale della vittima, ancora più penetrante. A tal fine appare opportuno sottolineare come sia importante inserire un livello di
formazione capillare di tutti gli operatori che, in ragione della singola professionalità
ricoperta, vengono a contatto con il fenomeno della violenza commessa sui soggetti
deboli (segnatamente donne e minori) e ciò per eliminare ogni possibile improvvisazione sul piano dell’accoglienza, dell’intervista e della protezione della vittima.
Altri Paesi europei hanno inoltre normativamente previsto trattamenti personalizzati
risocializzanti, su adesione volontaria, per agenti che abbiano commesso fatti di violenza su donne a prescindere dall’instaurazione di un procedimento penale, mentre nel
disegno di legge in esame non si prevedono interventi in tal senso. Invero soltanto
all’art. 21 del testo si parla come condizione per l’ammissione ai benefici, di una
“valutazione positiva alla partecipazione a un programma di riabilitazione specifica”
per i detenuti condannati per i reati di cui agli artt. 600 bis, 600 ter, 609 bis e 609
octies, se commessi in danno di persona minorenne, e 609 quater del codice penale. Si
rimanda quindi alla emanazione di un decreto ministeriale per la disciplina dei programmi di riabilitazione senza alcuna indicazione quantomeno ai contenuti ed alle
modalità dei medesimi. Di tale norma, peraltro, va criticata anche la collocazione
sistematica non felice, in quanto inserita all’articolo 4 bis della legge 26 luglio 1975 n.
354 e successive modificazioni - che tratta “del divieto di concessione dei benefici e
accertamento della pericolosità sociale dei condannati per taluni delitti” e non nell’ambito delle disposizioni che riguardano le singole misure alternative.
Sul piano dell’intervento penale occorre rilevare:
1) l’art. 10 del DDL qualifica come maltrattamento in famiglia anche il comportamento
lesivo posto in essere nei confronti del convivente. Invero l’intervento normativo consacra
un orientamento già ampiamente consolidatosi in giurisprudenza, ma il riconoscimento
espresso dell’ eguale livello di protezione garantisce il consolidamento dell’orientamento
giurisprudenziale ed elimina possibili ombre sul piano del rispetto del principio costituzionale di stretta legalità. L’elevazione dei riferimenti edittali di pena consente, nella parametrazione del limite massimo previsto a sei anni di reclusione, di ricorrere allo strumento
delle intercettazioni di conversazioni o comunicazioni ai sensi degli artt. 266 c.p.p. e
seguenti come mezzo per l’acquisizione di elementi di prova, strumento che si rileva particolarmente efficace per accertare soprattutto quelle forme di maltrattamento familiare in
danno di minori o comunque in fattispecie dove si denota l’assenza di figure genitoriali
protettive.
Non vengono, invece, effettuati interventi sulla fattispecie dell’art. 571 c.p., norma che
andrebbe invece rivisitata.
2) L’art. 11 introduce il reato di “sottrazione e trattenimento di minore all’estero” aggiungendolo l’art. 574 bis c.p. per tipicizzare autonomamente una condotta che attualmente può
essere sussunta solo nel delitto di cui all’art. 574 c.p. relativo alla “sottrazione di persone
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incapaci” punito con la reclusione da uno a tre anni.
Le nuove disposizioni prevedono la pena della reclusione da uno a sei anni nel caso di sottrazione e trattenimento all’estero di minore di quattordici anni o di ultraquattordicenne
dissenziente, ovvero da sei mesi a quattro anni nel caso in cui il minore sottratto e trattenuto all’estero sia di età superiore ai quattordici anni e consenziente.
L’intervento appare particolarmente apprezzabile perché disciplina autonomamente –con
previsioni di pena per il reato che consentono, al contrario di quanto prevede l’attuale normativa, l’adozione di misure cautelari personali nei confronti del colpevole- dei comportamenti sempre più frequenti, anche a causa della evoluzione multirazziale della società italiana, che non trovano alcuna possibilità di contenimento di natura cautelare preventiva o
repressiva. La previsione della pena accessoria, in caso di condanna o di applicazione della
pena ex art. 444 c.p.p., della sospensione dall’esercizio della potestà dei genitori rende
ancora più adeguata la sanzione ad una condotta che si concretizza sostanzialmente in una
grave violazione dei doveri connessi ad un corretto esercizio del ruolo genitoriale nei confronti del figlio minore e dell’altro genitore.
Devono essere avanzate perplessità, sotto il profilo della coerenza sistematica, in tema di
previsione di procedibilità a querela del reato laddove non si disciplina una ipotesi di irrevocabilità della stessa per una fattispecie che consente l’adozione di misure coercitive a
carico del querelato. In sostanza si potrebbe verificare una situazione processuale nella
quale, dopo che l’indagato abbia sofferto un periodo di custodia cautelare, il giudice non
potrebbe più procedere per quei fatti oggetto di intervento sulla libertà personale del reo per
intervenuta remissione di querela, con ciò attribuendosi alla parte lesa del reato legittimata alla proposizione dell’istanza punitiva un potere che non trova riscontro nell’ordinamento penale (le fattispecie in tema di violenza sessuale non procedibili d’ufficio prevedono
sempre una querela irrevocabile) con la sola esclusione, peraltro minimale ed eccezionale,
della violazione dell’art. 570 c.p. rapportata alla possibilità di applicare la misura coercitiva dell’allontanamento dalla casa familiare ai sensi dell’art. 282 bis c.p.p.
3) Nell’art. 12 del testo, tra le cause di aggravamento della pena nei reati di violenza sessuale, viene introdotta una nuova aggravante, sostitutiva di quella originariamente prevista
per reati di violenza sessuali posti in essere nei confronti di minore infrasedicenne dal genitore o dall’ascendente ovvero il tutore (art. 609 ter primo comma numero 5) c.p.). La nuova
aggravante si estende anche alle ipotesi in cui il reato è commesso nei confronti di persona
della quale il colpevole sia il coniuge, il convivente o la persona che sia o sia stata legata
da relazione affettiva anche senza convivenza. La violenza commessa dal coniuge, dal convivente, ovvero comunque dal partner non convivente è ritenuta maggiormente lesiva della
violenza posta in essere dall’estraneo poiché implica 1’approfittamento della condizione di
affidamento che caratterizza le relazioni affettive; il rapporto affettivo abbassa la soglia di
difesa, la potenziale vittima è meno vigile poiché non si attende alcun tipo di comportamento violento o aggressivo dalla persona ad essa legata sentimentalmente.
L’estensione dell’applicabilità del reato di corruzione di minorenni – art. 609 quinquies
c.p.- anche alle condotte di chi “mostra materiale pornografico a persona minore degli
anni quattordici al fine di indurla a compiere o a subire atti sessuali” e la introduzione
della nuova figura delittuosa di “Adescamento di minorenne” –attraverso l’utilizzazione
delle rete Internet- ex art. 609 undecies c.p. (art. 12 commi 7 e 8 DDL) evidenziano il condivisibile intento di prevedere attraverso precise fattispecie di reato condotte che vengono
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sempre più registrate nell’esperienza giudiziaria ma che difficilmente potevano trovare una
risposta efficace sul piano penale proprio per il doveroso rispetto, da parte del magistrato,
del principio di tassatività della fattispecie. Invero l’esperienza giudiziaria evidenzia come
proprio le forme di adescamento attraverso la rete informatica di soggetti minorenni ai
quali vengono effettuate offerte comunicative ed affettive alquanto ambigue- con l’evidente finalità di costruire un rapporto plagiato finalizzato alla consumazione di atti sessuali
non liberi perché all’origine condizionati e inquinati- costituisca un fenomeno in forte
espansione numerica e di facile diffusione che necessita di un pronto intervento sul piano
repressivo.
4) Non appare invece opportuno, sul piano del concreto esercizio della giurisdizione penale e segnatamente nella sussunzione dell’accertamento del fatto storico nel modello legale
e quindi nel trattamento sanzionatorio del colpevole ex art. 133 c.p., la limitazione operata
dal legislatore con l’introduzione dell’art. 609 duodecies c.p. (art. 12 comma 8 DDL) in
tema di esclusione della possibilità per il giudice di valutare prevalenti o equivalenti le circostanze attenuanti rispetto a quelle aggravanti per i reati di violenza sessuale. Proprio l’esperienza maturata dall’entrata in vigore della legge 66/1996 ha dimostrato come sia assolutamente indispensabile, in relazione alla molteplicità di situazioni oggettive e soggettive
portate all’attenzione del giudice penale, consentire un maggiore ambito di intervento nel
momento di irrogazione della pena al fine di adeguare realmente il trattamento punitivo al
disvalore del fatto-reato accertato per evitare condanne esemplari distoniche rispetto a
quanto processualmente accertato e comunque contrarie al principio costituzionale del trattamento rieducativi della pena. Peraltro una simile previsione vanificherebbe tutti i tentativi procedimentali posti in essere anche per assicurare una giustizia di tipo riparativo nella
forma del risarcimento del danno alla vittima del reato.
5) L’art. 13 del DDL introduce una nuova forma di reato –“Atti persecutori”, 612 bis c.p.colmando una profonda lacuna normativa che ha visto quasi sempre le forze di polizia e la
magistratura assenti sul piano dell’intervento in tutte quelle gravi situazioni conosciute con
il termine letterario di “stalking” e già oggetto di osservazione e di studio in numerosi Stati
esteri. Si tratta infatti di quei comportamenti molesti o minacciosi che, turbando le normali condizioni di vita, pongono la vittima in un grave stato di disagio fisico e psichico, di
vera e propria soggezione e che sono capaci di determinare un giustificato timore per la
propria sicurezza ovvero per la sicurezza di persona particolarmente vicina alla vittima.
La nuova figura di reato –procedibile a querela revocabile in relazione alle cui problematicità si richiama quanto già espresso sub 2)- prevedendo una pena massima fino a quattro
anni di reclusione consente l’adozione di misure coercitive a carico del persecutore e quindi la possibilità di prevedere un piano concreto di protezione della vittima.
6) L’art. 18 ha esteso l’ambito di applicazione dei delitti motivati da forme di discriminazione razziale, etnica e religiosa (articolo 3 legge 13 ottobre 1975 n. 654) agli atti discriminatori fondati sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere.
Sul piano processuale il DDL ha:
7) (art.16) ampliato la possibilità di ricorso all’incidente probatorio (già previsto per i delitti di riduzione in schiavitù, violenza sessuale e altri) per l’assunzione della testimonianza
delle vittime di reati di maltrattamenti in famiglia, atti persecutori, adescamento di mino-
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renne e ciò anche quando la parte lesa sia maggiorenne. Le modalità di protezione della vittima/testimone consentono di evitare che vengano rivissute esperienze tragiche e mortificanti che spesso cagionano al soggetto passivo del reato un nuovo danno (la c.d. vittimizzazione secondaria).
Sul piano costituzionale non si ravvisano violazioni all’art. 111 della Carta anche se l’aumento di situazioni in cui la raccolta della prova avviene in un momento antecedente alla
fase dibattimentale e davanti ad un giudice diverso da quello del giudizio può comportare
ricadute sul piano della perfetta compatibilità con il principio di immediatezza che regola il dibattimento. È evidente, infatti, che l’acquisizione della prova in un momento
antecedente a quello tipico del dibattimento rappresenta una eccezione nel sistema
processuale, e tale deve restare, anche se occorre prendere atto che nella fattispecie il
legislatore ha voluto privilegiare l’esigenza di cristallizzare la prova in un momento
più prossimo al fatto, anche a tutela del diritto di difesa, e una più adeguata protezione della vittima del reato.
Sotto il profilo delle ricadute organizzative, occorrerà potenziare, nei diversi tribunali, le
aule destinate agli ascolti protetti che devono essere attrezzate con specchio unidirezionale, collegamenti citofonici ed impianti di videoripresa e registrazione;
8) (art. 16) introdotto una nuova misura cautelare - il divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla persona offesa ex art. 282 ter c.p.p. - che offre un ulteriore strumento efficace per interrompere quei reati, come gli “atti persecutori”, che turbano in maniera assai
significativa la normali condizioni di vita delle vittime, rendendo possibile, poi, l’intervento della magistratura prima che si consumino delitti più gravi.
Invero lo stesso obiettivo di tutela della vittima poteva ugualmente essere perseguito con
l’utilizzazione dell’attuale misura prevista dall’art. 283 c.p.p. (Divieto di dimora) la cui
applicazione consente di ridurre la libertà di circolazione dell’indagato in relazione all’esigenza cautelare di evitare la reiterazione del reato per il quale si procede e quindi in funzione di una dettagliata protezione anche sul territorio della stessa vittima;
9) (art. 17) reso obbligatorio il giudizio immediato nei procedimenti per i delitti di cui agli
artt. 609 bis, 609 quater, 609 quinquies e 609 octies c.p. qualora ricorrano le condizioni previste dagli articoli 453 ss c.p.p..
A tal fine si legge nella relazione illustrativa che “la disposizione proposta, che non
modifica l’istituto del rito immediato, intende imprimere velocità ai processi per tali
delitti, senza tuttavia pregiudicare le esigenze relative alla raccolta delle prove”.
Proprio i presupposti tipici del giudizio immediato - la necessaria valutazione della
sussistenza di una “evidenza di prova”, rimessa inizialmente al Pubblico Ministero in
quanto soggetto processuale deputato alla scelta iniziale del rito e quindi al GIP- impediscono che possa essere esercitata l’azione penale laddove permangano carenze investigative.
Perplessità invece suscita l’obbligatorietà di procedere con giudizio immediato per le
fattispecie sopra richiamate e ciò perché l’introduzione di un rigido meccanismo processuale in vicende personali che non sempre si prestano a schematismi precostituiti
potrebbe rappresentare un elemento di irrazionalità. Invero la letteratura e l’esperienza
insegnano che quasi mai i tempi del processo e quelli necessari per la riparazione del trauma psicologico sofferto dalla vittima dei reati di violenza sessuali siano armonici, doven-
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dosi tentare di coniugare le esigenze determinate dalla finalità del processo con quella della
tutela della parte lesa. La finalità di dare priorità ai processi per i delitti di violenza sessuale può essere meglio raggiunta attraverso il rafforzamento di criteri di organizzazione degli uffici di Procura con l’individuazione di dipartimenti specializzati nella
trattazione di tali tipologie di reato;
10) previsto la possibilità per la Presidenza del Consiglio dei Ministri (presso cui operano
realtà dotate di competenze in merito e di stretti rapporti col privato sociale quali il
Dipartimento per i diritti e le pari opportunità e il Dipartimento per le politiche per la famiglia) di costituirsi parte civile nei processi per atti discriminatori. Appare ovviamente
impregiudicata la possibilità per gli altri enti e associazioni di costituirsi parti civili,
ove ne ricorrano le condizioni. Nei processi per violenza nei confronti delle donne potranno altresì intervenire in giudizio gli enti locali e i Centri antiviolenza che abbiano prestato
assistenza alla donna.»
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DOCUMENTI
EUROPA
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VIOLENZA CONTRO LE DONNE
_QUADRO INTERNAZIONALE
Convenzione sull’eliminazione di tutte le forme di discriminazione nei confronti delle
donne, adottata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel 1979, entrata in vigore il
3 settembre 1981 e ratificata dall’Italia nel 1985.
Dichiarazione delle Nazioni Unite sull’eliminazione della violenza contro le donne, adottata nel 1993.
Protocollo opzionale alla Convenzione sull’eliminazione di tutte le forme di discriminazione nei confronti delle donne, adottato dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 6 ottobre 1999, aperto alla firma il 10 dicembre 1999, infine entrato in vigore e ratificato dall’Italia
il 22 dicembre 2000.
_QUADRO EUROPEO
Convenzione Europea dei diritti dell’uomo:
Art. 3 recita “Nessuno può essere sottoposto a tortura né a pene o trattamenti inumani o
degradanti”.
CONSIGLIO D’EUROPA
La Raccomandazione Rec (2002)5 del Comitato dei Ministri agli Stati Membri sulla protezione delle donne dalla violenza adottata il 30 aprile 2002 è stato il primo strumento internazionale per proporre una strategia globale per prevenire la violenza e proteggere le vittime
e tuttora costituisce una delle misure legislative fondamentali a livello europeo in questo
ambito. per combattere la violenza contro le donne.
I Capi di Stato e di Governo degli Stati membri del Consiglio d’Europa hanno riconosciuto
l’importanza della lotta alla violenza contro le donne in occasione del Terzo Summit dei Capi
di Stato e di Governo, tenutosi il 16 e 17 maggio 2005 a Varsavia hanno quindi deciso di
lanciare una Campagna per combattere la violenza contro le donne, inclusa la violenza
domestica, il cui progetto tecnico è stato approvato dal Comitato dei Ministri il 21 giugno
2006 e la Conferenza di avvio che ha avuto luogo il 27 novembre 2006 a Madrid.
Sempre nel 2006 è stata inoltre istituita la Task Force del Consiglio d’Europa per combattere la Violenza contro le Donne, inclusa la Violenza Domestica, che ha il compito di valutare i progressi conseguiti a livello nazionale durante l’implementazione della suddetta
Campagna.
Risoluzioni e Raccomandazioni per combattere la violenza contro le donne adottate
dall’Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa:
Raccomandazione 1450 (2000) sulla violenza contro le donne in Europa;
Risoluzione 1212 (2000) sullo stupro durante i conflitti armati;
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Risoluzione 1247 (2001) sulle mutilazioni genitali femminili;
Raccomandazione 1523 (2001) sulla schiavitù domestica;
Raccomandazione 1555 (2002) sull’immagine della donna nei media;
Raccomandazione 1582 (2002) sulla violenza domestica contro le donne;
Risoluzione 1327 (2003) sui cosiddetti “crimini d’onore”;
Raccomandazione 1663 (2004) sulla schiavitù domestica”;
Raccomandazione 1681 (2004) sulla Campagna per combattere la violenza domestica contro le donne;
Raccomandazione 1723 (2005) sui matrimoni forzati e sui matrimoni in età minorile.
Raccomandazione 11 (2000) del Comitato dei Ministri agli Stati membri sull’azione contro il
traffico di esseri umani per sfruttamento sessuale.
Paesi membri del Consiglio d’Europa che hanno realizzato un Piano d’Azione Nazionale
per combattere la violenza contro le donne:
Andorra, Belgio, Bosnia e Erzegovina, Croazia, Cipro, Croazia, Repubblica Ceca,
Danimarca, Finlandia,Francia, Germania,Grecia, Ungheria, Irlanda, Norvegia, Lituania,
Paesi Bassi, Portogallo, Slovacchia, Spagna, Svezia, Svizzera.
Fra i paesi che hanno già leggi specifiche per la prevenzione e il contrasto della violenza
contro le donne con particolare riferimento alla violenza domestica si citano:
Austria
Belgio
Bulgaria
Francia
Irlanda
Spagna
Polonia
Legge federale per il contrasto e la prevenzione delle violenze domestiche - 2004
Legge del 24 novembre 1997 per la prevenzione e il contrasto delle violenze tra
coniugi e conviventi
Legge n°27 del 29 marzo 2005. Contrasto delle violenze domestiche e di genere
Legge n°399 del 4 aprile 2006 per la prevenzione ed il contrasto delle violenze tra
coniugi e partners o a danno di minori.
Legge 1996 sulle violenze domestiche e gli abusi tra coniugi
Legge quadro n°313 del 29 Dicembre 2004 per la prevenzione e il contrasto delle
violenze di genere
Legge n°180 del 29 luglio 2005. Contrasto delle violenze domestiche e di genere
Fra i Paesi che non hanno una legge specifica, diversi hanno introdotto emendamenti ai codici penali per contrastare la violenza di genere e la violenza contro i minori.
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IT
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I
(Atti per i quali la pubblicazione è una condizione di applicabilità)
DECISIONE N. 803/2004/CE DEL PARLAMENTO EUROPEO E DEL CONSIGLIO
del 21 aprile 2004
che istituisce un programma di azione comunitaria (2004-2008) per prevenire e combattere la
violenza contro i bambini, i giovani e le donne e per proteggere le vittime e i gruppi a rischio
(programma Daphne II)
IL PARLAMENTO EUROPEO E IL CONSIGLIO DELL'UNIONE
EUROPEA,
(2)
È importante e necessario riconoscere le gravi conseguenze, immediate e a lungo termine, che la violenza
reca ai singoli, alle famiglie e alla collettività in termini
di salute, di sviluppo psicologico e sociale e di pari
opportunità per le persone coinvolte, nonché gli elevati
costi sociali ed economici che essa comporta per la
società nel suo complesso.
(3)
Secondo la definizione dell'Organizzazione mondiale
della sanità, la salute è uno stato di benessere fisico,
mentale e sociale, e non consiste soltanto nell'assenza di
malattie o infermità. Una risoluzione dell'Assemblea
mondiale per la sanità, adottata nel corso della 49ª
Assemblea mondiale per la sanità, svoltasi a Ginevra nel
1996, dichiara che la violenza è uno dei principali problemi per la sanità pubblica nel mondo. La relazione
mondiale sulla violenza e la salute presentata dall'Organizzazione Mondiale per la sanità il 3 ottobre 2002 a
Bruxelles raccomanda di promuovere misure di prevenzione primaria, di potenziare le capacità di reagire delle
vittime di atti di violenza e di migliorare la collaborazione e lo scambio di informazioni in materia di prevenzione della violenza.
(4)
Tali principi sono riconosciuti in numerose convenzioni,
dichiarazioni e protocolli delle principali organizzazioni
e istituzioni internazionali, come le Nazioni Unite, l'Organizzazione internazionale del lavoro, la conferenza
mondiale sulle donne e il Congresso mondiale contro lo
sfruttamento sessuale dei bambini a scopo commerciale.
Tali importanti attività svolte dalle organizzazioni internazionali dovrebbero essere integrate dalle attività della
Comunità. Infatti, l'articolo 3, paragrafo 1), lettera p), del
trattato stabilisce che l'azione della Comunità comporti
un contributo al conseguimento di un elevato livello di
protezione della salute.
(5)
La carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea (4)
ribadisce, tra l'altro, il diritto alla dignità, eguaglianza e
solidarietà. La carta prevede una serie di disposizioni
mirate specificamente a tutelare e promuovere l'integrità
visto il trattato che istituisce la Comunità europea, in particolare l'articolo 152,
vista la proposta della Commissione,
visto il parere del Comitato economico e sociale europeo (1),
visto il parere del Comitato delle regioni (2),
deliberando secondo la procedura di cui all'articolo 251 del
trattato (3),
considerando quanto segue:
(1)
La violenza fisica, sessuale e psicologica contro i bambini, i giovani e le donne, ivi comprese la minaccia di tali
atti, la coercizione o la privazione arbitraria della libertà,
sia nella vita pubblica che nella vita privata, lede il loro
diritto alla vita, alla sicurezza, alla libertà, alla dignità e
all'integrità fisica ed emotiva e costituisce una minaccia
grave per la salute fisica e psichica delle vittime di tale
violenza. Gli effetti di tali atti di violenza sono così diffusi in tutta la Comunità da costituire un'autentica
minaccia per la salute ed un ostacolo al godimento del
diritto a una cittadinanza sicura, libera e giusta.
(1) GU C 208 del 3.9.2003, pag. 52.
(2) GU C 256 del 24.10.2003, pag. 85.
(3) Parere del Parlamento europeo del 3 settembre 2003 (non ancora
pubblicato nella Gazzetta ufficiale), posizione comune del Consiglio
del 1o dicembre 2003 (GU C 54 E del 2.3.2004, pag. 1). Posizione
del Parlamento europeo del 9 marzo 2004 (non ancora pubblicata
nella Gazzetta ufficiale) e decisione del Consiglio del 30 marzo
2004.
(4) GU C 364 del 18.12.2000, pag. 1.
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valore aggiunto europeo derivante da tali esperienze e, a
tal fine, è necessario istituire una seconda fase del programma, in prosieguo denominato «programma Daphne
II».
fisica e psichica, la parità di trattamento tra uomini e
donne, i diritti del fanciullo e la non discriminazione
nonché per proibire i trattamenti disumani o degradanti,
la schiavitù, il lavoro forzato e il lavoro minorile.
(6)
La Commissione è stata invitata dal Parlamento europeo
a preparare ed attuare programmi di azione per combattere tali atti di violenza, in particolare nelle risoluzioni
del 19 maggio 2000 sulla comunicazione della Commissione al Consiglio e al Parlamento europeo «Ulteriori
azioni della lotta contro la tratta delle donne» (1) e del
20 settembre 2001 sulle mutilazioni genitali femminili (2).
(7)
Il programma di azione fissato dalla decisione n.
293/2000/CE del Parlamento europeo e del Consiglio,
del 24 gennaio 2000, relativa ad un programma
d'azione comunitaria sulle misure preventive intese a
combattere la violenza contro i bambini, i giovani e le
donne (2000-2003) (programma DAPHNE) (3), ha contribuito ad aumentare la consapevolezza nell'Unione
europea e a migliorare e consolidare la cooperazione tra
le organizzazioni degli Stati membri attive nella lotta
contro la violenza.
(9)
Nella risoluzione del 4 settembre 2002 sulla revisione
intermedia del programma Daphne (4), il Parlamento
europeo sottolinea che il programma Daphne risponde
all'esigenza fondamentale di disporre di strategie efficaci
per combattere la violenza e che esso deve essere continuato dopo il 2003, e chiede alla Commissione di presentare una proposta per un nuovo programma d'azione
che comprenda tutte le esperienze acquisite dal 1997 a
cui sia destinato un finanziamento adeguato.
(10)
È auspicabile garantire la continuità dei progetti finanziati dal programma Daphne, basandosi sulle esperienze
acquisite e creare le opportunità per promuovere il
1
()
(2)
(3)
(4)
118
(11)
La Comunità può recare un valore aggiunto alle azioni
che devono essere prevalentemente intraprese dagli Stati
membri per prevenire la violenza, anche sotto forma di
sfruttamento e abusi sessuali, perpetrata contro i bambini, i giovani e le donne e per proteggere le vittime e dei
gruppi a rischio attraverso la divulgazione e lo scambio
di informazioni ed esperienze, la promozione di un
approccio innovativo, la fissazione congiunta di priorità,
lo sviluppo di eventuali reti, la selezione di progetti a
livello comunitario e la motivazione e mobilitazione di
tutti i soggetti interessati. Tali azioni dovrebbero altresì
essere rivolte ai bambini e alle donne introdotti negli
Stati membri attraverso la tratta di esseri umani. La
Comunità può inoltre individuare e incoraggiare buone
pratiche.
(12)
Il programma Daphne II può recare un valore aggiunto
individuando e promuovendo le buone pratiche, incoraggiando l'innovazione e favorendo lo scambio delle
esperienze in materia maturate nel corso delle azioni
intraprese negli Stati membri, compreso lo scambio d'informazioni sulle diverse normative, sulle sanzioni e sui
risultati conseguiti. Al fine di raggiungere gli obiettivi
del presente programma e di utilizzare le risorse disponibili nel modo più efficiente, occorre scegliere con cura
i settori in cui portare avanti le attività mediante una
selezione di progetti che apportino un maggiore valore
aggiunto a livello comunitario e mostrino il cammino
da fare mediante la sperimentazione e la divulgazione di
nuove idee per prevenire e combattere la violenza, nel
contesto di un approccio multidisciplinare.
(13)
Poiché gli obiettivi dell'azione proposta, vale a dire prevenire e combattere tutte le forme di violenza contro i
bambini, i giovani e le donne, non possono essere realizzati in misura sufficienti dagli Stati membri e possono
essere meglio raggiunti a livello comunitario, considerata
l'esigenza di un approccio coordinato e multidisciplinare
che favorisca la costituzione di reti transnazionali per la
formazione, l'informazione, lo studio e lo scambio di
migliori pratiche, e la selezione di progetti a livello
comunitario, la Comunità può intervenire in base al
principio di sussidiarietà sancito dall'articolo 5 del trattato. La presente decisione si limita a quanto necessario
per conseguire detti obiettivi in ottemperanza al principio di proporzionalità enunciato nello stesso articolo.
(14)
Il programma Daphne II dovrebbe avere la durata di cinque anni al fine di permettere che le azioni da attuare
dispongano del tempo sufficiente per raggiungere gli
obiettivi fissati e per trarre insegnamenti e raccogliere
esperienze da integrare nelle buone pratiche in tutta
l'Unione europea.
Il programma Daphne ha ottenuto una risposta superiore alle aspettative dimostrando di andare incontro ad
un'esigenza profondamente sentita dal settore del volontariato. I progetti finanziati hanno già incominciato ad
avere effetti moltiplicatori sulle attività delle organizzazioni non governative e delle istituzioni in Europa. Tale
programma ha già contribuito in maniera decisiva
all'elaborazione di una politica dell'Unione europea in
materia di lotta contro la violenza, la tratta, l'abuso sessuale e la pornografia, con implicazioni che vanno ben
al di là dei confini dell'Unione europea, come risulta
dalla relazione intermedia del programma Daphne.
(8)
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C 59 del 23.2.2001, pag. 307.
C 77 E del 28.3.2002, pag. 126.
L 34 del 9.2.2000, pag. 1.
C 272 E del 13.11.2003, pag. 390.
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(15)
Le misure necessarie per l'attuazione della presente decisione sono adottate secondo la decisione 1999/468/CE,
del Consiglio, del 28 giugno 1999, recante modalità per
l'esercizio delle competenze di esecuzione conferite alla
Commissione (1).
(16)
La presente decisione stabilisce, per tutta la durata del
programma, una dotazione finanziaria che costituisce
per l'autorità di bilancio, nel quadro della procedura di
bilancio annuale, il riferimento principale ai sensi del
punto 33 dell'accordo interistituzionale del 6 maggio
1999 tra il Parlamento europeo, il Consiglio e la Commissione sulla disciplina di bilancio e sul miglioramento
della procedura di bilancio (2),
L 143/3
misure preventive e sostegno alle vittime e ai gruppi a rischio,
ed in particolare la prevenzione dell'esposizione futura alla violenza. Il programma è inteso inoltre ad assistere ed incoraggiare le organizzazioni non governative e le altre organizzazioni attive nel settore.
2.
Le azioni da realizzare nel quadro del programma
Daphne II, quali fissate nell'allegato, intendono:
a) promuovere azioni transnazionali:
i)
per costituire reti multidisciplinari, segnatamente a
sostegno delle vittime della violenza e dei gruppi a
rischio;
DECIDONO:
Articolo 1
Oggetto e ambito d'applicazione
È istituita la seconda fase del programma Daphne per la prevenzione e la lotta contro ogni forma di violenza contro i
bambini, i giovani e le donne e per la protezione delle vittime
e dei gruppi a rischio (in prosieguo «il programma Daphne II»)
per il periodo dal 1o gennaio 2004 al 31 dicembre 2008. Tale
programma può essere prorogato.
Ai fini del programma Daphne II, per «bambini» s'intendono i
bambini e gli adolescenti fino all'età di 18 anni, conformemente agli strumenti internazionali relativi ai diritti del fanciullo.
Tuttavia, i progetti le cui azioni siano destinate specificamente
a gruppi di beneficiari come, ad esempio, i «teenager» (di età
dai 13 ai 19 anni) oppure a persone di età compresa tra i 12 e
i 25 anni, sono considerati destinati alla categoria cosiddetta
dei «giovani».
ii) per assicurare l'espansione della base di conoscenze,
dello scambio di informazioni e dell'individuazione e
divulgazione delle buone pratiche, ivi comprese la formazione, le visite di studio e gli scambi di personale;
iii) per promuovere la sensibilizzazione nei confronti della
violenza tra destinatari specifici, come gli operatori del
settore, le autorità competenti e settori particolari del
grande pubblico, al fine di migliorare la comprensione
del fenomeno della violenza, di promuovere l'adozione
di una politica di tolleranza zero nei confronti della
stessa e di incoraggiare l'assistenza alle vittime e la
denuncia degli episodi di violenza alle autorità competenti;
iv) studiare i fenomeni collegati alla violenza nonché i possibili metodi di prevenzione della stessa e indagare ed
affrontare le cause della violenza a tutti i livelli della
società;
b) attuare, su iniziativa della Commissione, azioni complementari, come studi, elaborazione di indicatori, raccolte di
dati, realizzazione di statistiche ripartite per sesso e per età,
seminari, riunioni di esperti o altre attività per consolidare
la base delle conoscenze del programma e divulgare le
informazioni ottenute dal presente programma.
Articolo 2
Obiettivi del programma
Articolo 3
1.
Il programma Daphne II contribuisce all'obiettivo generale di fornire ai cittadini un elevato livello di protezione dalla
violenza, che comprenda la tutela della salute fisica e psichica.
Accesso al programma
Obiettivo del presente programma è prevenire e combattere
tutte le forme di violenza che si verificano nella sfera pubblica
o privata contro i bambini, i giovani e le donne mediante
(1) GU L 184 del 17.7.1999, pag. 23.
(2) GU C 172 del 18.6.1999, pag. 1. Accordo modificato dalla decisione
n. 2003/429/CE del Parlamento europeo e del Consiglio (GU L 147
del 14.6.2003, pag. 25).
1.
Il programma Daphne II è aperto alla partecipazione di
organizzazioni pubbliche e private e di istituzioni (autorità
locali a livello competente, dipartimenti universitari e centri di
ricerca) che operino al fine di prevenire e combattere la violenza contro i bambini, i giovani e le donne o di proteggere
contro tali atti di violenza o di fornire sostegno alle vittime o
di attuare azioni mirate intese a promuovere il rifiuto di tali
violenze o a incoraggiare un'evoluzione delle attitudini e dei
comportamenti verso i gruppi vulnerabili e le vittime della violenza.
119
AIAF
QUADERNO
L 143/4
2.
ne:
2007/1
Gazzetta ufficiale dell'Unione europea
IT
Il presente programma è inoltre aperto alla partecipazio-
a) dei paesi aderenti che hanno firmato il trattato di adesione
in data 16 aprile 2003;
b) dei paesi EFTA/SEE, conformemente alle condizioni previste dall'accordo SEE;
c) della Romania e della Bulgaria, nel rispetto delle condizioni
di partecipazione che devono essere stabilite conformemente al rispettivo accordo europeo, ai loro protocolli
aggiuntivi e alle decisioni dei consigli d'associazione;
d) della Turchia, nel rispetto delle condizioni di partecipazione che devono essere stabilite conformemente all'accordo quadro tra la Comunità europea e la Repubblica
turca sui principi generali per la partecipazione della
Repubblica turca ai programmi comunitari (1).
30.4.2004
g) elaborazione ed attuazione di azioni di sensibilizzazione
rivolte a un pubblico specifico, ideazione di materiali che
integrino quelli già disponibili, o adattamento e utilizzazione dei materiali esistenti in altre aree geografiche o per
altri gruppi destinatari;
h) divulgazione dei risultati ottenuti dai due programmi
Daphne: adattamento, trasferimento e utilizzazione da
parte di altri beneficiari o in altre aree geografiche;
i)
identificazione e valorizzazione di azioni volte a contribuire a un trattamento positivo delle persone vulnerabili
alla violenza, ossia ad un approccio che favorisca il rispetto
nei loro confronti e ne promuova il benessere e l'autorealizzazione.
Articolo 5
Finanziamento
3.
I progetti, per poter fruire di un finanziamento nell'ambito di tale programma, coinvolgono almeno due Stati membri,
hanno una durata massima di due anni e mirano alla realizzazione degli obiettivi di cui all'articolo 2.
Articolo 4
Azioni del programma
1.
La dotazione finanziaria per l'esecuzione del programma
Daphne II per il periodo dal 1o gennaio 2004 al 31 dicembre
2008 è pari a 50 milioni EUR, di cui 29 milioni EUR per il
periodo fino al 31 dicembre 2006
Per il periodo successivo al 31 dicembre 2006 , l'importo è
considerato confermato se è compatibile, per la fase in questione, con le prospettive finanziarie in vigore per il periodo che
inizia nel 2007.
Il programma Daphne II comprende le seguenti categorie di
azioni:
2.
Gli stanziamenti annuali sono autorizzati dall'autorità di
bilancio entro i limiti delle prospettive finanziarie.
a) individuazione e scambio di migliori pratiche ed esperienze
operative, in particolare in vista dell'attuazione di misure
preventive e di assistenza alle vittime;
3.
Le decisioni di finanziamento danno luogo alla conclusione di convenzioni di finanziamento fra la Commissione e i
beneficiari della sovvenzione.
b) indagini analitiche per categoria, studi e ricerche;
4.
L'intervento a carico del bilancio generale della Comunità
non supera l'80 % del costo complessivo del progetto.
c) attività settoriali con la partecipazione dei beneficiari,
soprattutto i bambini e i giovani, in tutte le fasi dell'ideazione, dell'esecuzione e della valutazione del progetto;
Tuttavia, le azioni complementari di cui all'articolo 2, paragrafo
2, lettera b), possono essere finanziate fino al 100 %, a condizione che non superino un massimale del 15 % dello stanziamento totale annuo per il presente programma.
d) costituzione di reti multidisciplinari durature;
e) formazione ed ideazione di strumenti didattici;
f)
elaborazione ed attuazione di programmi di trattamento e
di sostegno destinati alle vittime e alle persone a rischio, da
un lato, e agli autori di atti di violenza, dall'altro, assicurando nel contempo la sicurezza delle vittime;
(1) GU L 61 del 2.3.2002, pag. 29.
120
Articolo 6
Attuazione del programma
1.
La Commissione è responsabile della gestione e dell'attuazione del programma Daphne II e provvede a che tutti i risultati o prodotti finanziati dal presente programma siano accessibili gratuitamente e in forma elettronica.
LO STALKING
30.4.2004
Gazzetta ufficiale dell'Unione europea
IT
2.
La Commissione garantisce un approccio equilibrato, che
rispetti i tre gruppi destinatari, bambini, giovani e donne,
nell'attuazione del presente programma.
3.
Le misure necessarie per l'attuazione della presente decisione riguardanti il programma di lavoro annuale sono adottate
secondo la procedura di gestione di cui all'articolo 7, paragrafo
2.
4.
Le misure necessarie per l'attuazione della presente decisione riguardanti tutti gli altri aspetti sono adottate secondo la
procedura di consultazione di cui all'articolo 7, paragrafo 3.
Articolo 7
Comitato
1.
La Commissione è assistita da un comitato.
2.
Nei casi in cui è fatto riferimento al presente paragrafo, si
applicano gli articoli 4 e 7 della decisione 1999/468/CE,
tenendo conto delle disposizioni dell'articolo 8 della stessa.
Il periodo di cui all'articolo 4, paragrafo 3, della decisione
1999/468/CE è fissato a due mesi.
3.
Nei casi in cui è fatto riferimento al presente paragrafo, si
applicano gli articoli 3 e 7 della decisione 1999/468/CE,
tenendo conto delle disposizioni dell'articolo 8 della stessa.
4.
2.
Al più tardi entro il 1o giugno 2006, la Commissione
presenta una relazione di valutazione al Parlamento europeo e
al Consiglio in cui valuta la pertinenza, l'utilità, la sostenibilità,
l'efficacia e l'efficienza del programma Daphne II fino a quel
momento. Tale relazione comprende una valutazione ex ante al
fine di sostenere eventuali azioni future. Inoltre, contestualmente alla presentazione del progetto preliminare di bilancio
per il 2007, la Commissione trasmette all'autorità di bilancio
l'esito della valutazione qualitativa e quantitativa dei risultati
ottenuti rispetto a quanto previsto nel piano annuale di attuazione.
Al più tardi entro il 1o giugno 2006, la Commissione riferisce,
nell'ambito della procedura di bilancio per il 2007, in merito
alla conformità dell'importo previsto per il 2007/2008 con le
nuove prospettive finanziarie. Se del caso la Commissione
intraprende le iniziative necessarie nell'ambito delle procedure
di bilancio per il 2007/2008 al fine di assicurare la conformità
degli stanziamenti annuali con le nuove prospettive finanziarie.
3.
Al termine del programma Daphne II, la Commissione
presenta una relazione finale al Parlamento europeo e al Consiglio. Tale relazione contiene, tra l'altro, informazioni sui lavori
svolti nell'ambito delle azioni di cui al punto II, lettera c),
dell'allegato, che serviranno da base per valutare la necessità di
un'ulteriore azione politica.
4.
La Commissione trasmette la relazione di cui ai paragrafi
2 e 3 anche al Comitato economico e sociale europeo e al
Comitato delle regioni.
Articolo 9
Entrata in vigore
Il comitato adotta il proprio regolamento interno.
Articolo 8
Controllo e valutazione
1.
La Commissione prende tutte le misure necessarie per
assicurare un controllo e una valutazione permanente del programma Daphne II che tengano conto degli obiettivi generali e
specifici stabiliti dall'articolo 2 e degli obiettivi specifici stabiliti
dall'allegato.
L 143/5
La presente decisione entra in vigore il giorno della pubblicazione nella Gazzetta ufficiale dell'Unione europea.
Fatto a Strasburgo, addì 21 aprile 2004.
Per il Parlamento europeo
Per il Consiglio
Il Presidente
Il Presidente
P. COX
D. ROCHE
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AIAF
QUADERNO
L 143/6
2007/1
IT
Gazzetta ufficiale dell'Unione europea
ALLEGATO
OBIETTIVI E AZIONI SPECIFICI
I. AZIONI TRANSNAZIONALI
1. Individuazione e scambio di migliori pratiche ed esperienze operative
Obiettivo: sostenere ed incoraggiare lo scambio, l'adattamento e l'utilizzazione di migliori pratiche per applicarle ad altri
contesti o aree geografiche
Incoraggiare e promuovere lo scambio di migliori pratiche al livello comunitario in materia di protezione e assistenza
di bambini, giovani e donne — vittime o gruppi a rischio — con particolare attenzione ai seguenti settori:
a)
prevenzione (generale o destinata a categorie specifiche);
b) protezione e assistenza alle vittime (assistenza psicologica, medica, sociale, scolastica e giuridica, messa a disposizione di alloggi, allontanamento e protezione delle vittime, azioni di formazione e di reintegrazione nella vita
sociale e lavorativa);
c)
procedure per la tutela degli interessi superiori dei bambini, in particolare quelli che sono vittime della prostituzione, dei giovani e delle donne vittime di atti di violenza;
d) valutazione dell'impatto effettivo che i vari tipi di violenza hanno in Europa sulle vittime e sulla società, al fine di
definire una risposta adeguata.
2. Indagini analitiche per categoria, studi e ricerche
Obiettivo: studiare i fenomeni connessi alla violenza
Finanziare attività di ricerca, studi basati sul sesso e sull'età e indagini analitiche per categoria nel settore della violenza
al fine di:
a)
indagare e valutare le diverse cause, circostanze e meccanismi che fanno insorgere e aumentare gli atti di violenza,
tra cui le azioni che obbligano all'accattonaggio o al furto;
b) analizzare e comparare i modelli esistenti in materia di prevenzione e di protezione;
c)
elaborare pratiche di prevenzione e di protezione;
d) valutare l'impatto della violenza, anche in termini di salute, sia sulle vittime che sulla società nel suo complesso,
compresi i costi economici;
e)
studiare la possibilità di creare filtri che vietino la diffusione di informazioni di tipo pedopornografico su Internet;
f)
realizzare studi sui bambini che sono vittime della prostituzione al fine di contribuire a prevenire questo fenomeno
attraverso una migliore conoscenza dei fattori di rischio.
3. Attività settoriali con la partecipazione dei beneficiari
Obiettivo: attuazione di metodi sperimentati per la prevenzione e la protezione dagli atti di violenza
Finanziare l'attuazione di metodi, di moduli di formazione e di assistenza (psicologica, medica, sociale, scolastica, giuridica e finalizzata alla reintegrazione) che coinvolgano direttamente i beneficiari.
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LO STALKING
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L 143/7
4. Costituzione di reti multidisciplinari durature
Obiettivo: sostenere ed incoraggiare la collaborazione tra le organizzazioni non governative (ONG) e le altre organizzazioni, come le autorità locali (a livello competente), attive nella lotta contro la violenza
Sostenere la costituzione e il potenziamento di reti multidisciplinari e incoraggiare e sostenere la cooperazione tra le
ONG e le diverse organizzazioni ed enti pubblici al fine di migliorare il livello di conoscenza e di comprensione dei
rispettivi ruoli e di fornire un sostegno globale e multidisciplinare alle vittime degli atti di violenza e alle categorie a
rischio.
Le reti svolgono in particolare attività dirette ad affrontare i problemi connessi alla violenza, al fine di:
a)
realizzare un quadro comune per l'analisi del fenomeno della violenza, che comprenda la definizione dei diversi tipi
di violenza, delle cause della violenza e di tutte le sue conseguenze, e per la preparazione di adeguate risposte multisettoriali;
b) valutare i diversi tipi e l'efficacia delle misure e delle pratiche finalizzate alla prevenzione e all'individuazione degli
atti di violenza nonché alla prestazione di assistenza alle vittime della violenza, segnatamente al fine di garantire
che esse non siano mai più esposte ad atti di violenza;
c)
promuovere attività che affrontino il problema a livello internazionale e nazionale.
5. Formazione ed ideazione di strumenti didattici
Obiettivo: elaborare strumenti didattici sulla prevenzione della violenza e sul trattamento positivo
Ideare e sperimentare strumenti didattici e azioni sulla prevenzione della violenza contro i bambini, i giovani e le donne
e sul trattamento positivo, nonché sulla gestione dei conflitti, destinati alle scuole e agli istituti di istruzione per gli adulti, alle associazioni, alle imprese, alle istituzioni pubbliche e alle ONG.
6. Elaborazione ed attuazione di programmi di trattamento
Obiettivo: elaborazione ed attuazione di programmi di trattamento destinati alle vittime e alle persone a rischio, quali i
bambini e i giovani testimoni di episodi di violenza domestica, da un lato, e agli autori di atti di violenza,
dall'altro, al fine di prevenire la violenza
Individuare le possibili cause, circostanze e meccanismi che portano all'insorgere e all'aumento degli atti di violenza,
come la natura della motivazione degli autori di atti di violenza e dei responsabili dello sfruttamento sessuale o di altro
genere a scopo commerciale.
Elaborare, sperimentare ed attuare programmi di trattamento basati sui risultati degli studi di cui sopra.
7. Azioni di sensibilizzazione rivolte a un pubblico specifico
Obiettivo: sensibilizzare e migliorare il livello di comprensione del fenomeno della violenza e della prevenzione della
violenza contro i bambini, i giovani e le donne al fine di promuovere una politica di tolleranza zero nei confronti della violenza, di assistere le vittime e i gruppi a rischio e di denunciare gli episodi di violenza
Sono ammissibili alla sovvenzione, tra gli altri, i seguenti tipi di azione:
a)
l'elaborazione e l'attuazione di azioni di informazione e di sensibilizzazione finalizzate ai bambini, ai giovani e alle
donne, segnatamente sui rischi potenziali della violenza e sui mezzi per evitarla; rientrano tra i destinatari anche
professionisti come insegnanti, educatori, medici, animatori giovanili o assistenti sociali, avvocati, autorità di polizia, mezzi di informazione, ecc.;
b) lo sviluppo di fonti di informazione a livello comunitario per assistere ed informare le ONG e gli enti pubblici sulle
informazioni pubblicamente disponibili in materia di violenza, i metodi per prevenirla e la riabilitazione delle vittime, realizzate da fonti governative, non governative, accademiche e altre ancora; ciò dovrebbe rendere possibile
l'integrazione dei dati in tutti i sistemi d'informazione attinenti;
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2007/1
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c)
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l'incoraggiamento all'introduzione di misure e servizi specifici che aumentino il numero di denunce alle autorità di
episodi di violenza e di diverse forme di sfruttamento sessuale o di altro genere a scopo commerciale contro i bambini, i giovani e le donne;
d) la promozione, attraverso i mezzi di comunicazione di massa, di campagne pubblicitarie di condanna delle azioni
di violenza e di sostegno alle vittime, sotto forma di aiuto psicologico, morale e pratico.
Incoraggiamento alla preparazione di materiali che integrino quelli già disponibili, o adattamento e utilizzazione dei
materiali esistenti in altre aree geografiche o per altri gruppi destinatari.
II. AZIONI COMPLEMENTARI
Al fine di garantire che tutti i settori del programma siano pienamente coperti, anche in assenza di proposte — o di
proposte adeguate — per un determinato settore, la Commissione svolge ulteriori attività per colmare tali lacune.
Pertanto, il programma finanza azioni complementari, su iniziativa della Commissione, tra l'altro, nei seguenti settori:
a)
aiuto all'elaborazione di indicatori sulla violenza che permettano di valutare quantitativamente l'impatto delle politiche e dei progetti. Tale azione deve poggiare sull'esperienza acquisita riguardo a tutte le forme di violenza contro i
bambini, i giovani e le donne;
b) istituzione di una procedura per una raccolta regolare e sostenibile di dati, preferibilmente con l'assistenza di
EUROSTAT, al fine di poter effettuare una valutazione quantitativa più accurata sugli episodi di violenza nell'Unione;
c)
individuazione, ove possibile, degli aspetti politici alla luce delle attività svolte dai progetti finanziati al fine di proporre politiche comuni sulla violenza a livello comunitario e di rafforzare la pratica giudiziaria;
d) analisi e valutazione dei progetti finanziati al fine di preparare un Anno europeo contro la violenza;
e)
divulgazione su scala europea delle buone pratiche derivanti dai progetti finanziati; ciò può essere realizzato in
diversi modi:
i)
realizzazione e distribuzione di materiale scritto, di CD-ROM, di filmati video, la creazione di siti Internet, la
promozione di campagne pubblicitarie e la realizzazione di spot pubblicitari;
ii)
distaccamento e organizzazione di scambi di personale con esperienza in materia da un'organizzazione all'altra
per la reciproca assistenza nell'attuazione di nuove soluzioni o di pratiche che si sono rivelate efficaci altrove;
iii) autorizzazione a una singola ONG ad utilizzare, adattare o trasferire i risultati ottenuti nell'ambito dei due programmi Daphne in un'altra zona dell'Unione o ad un'altra categoria di beneficiari;
iv) l'istituzione di un servizio di assistenza incaricato di aiutare le ONG, in particolare quelle che partecipano per
la prima volta, ad elaborare i loro progetti, a stabilire contatti con altri partner nonché ad utilizzare l'acquis
Daphne e trarne profitto;
v)
cooperazione più stretta possibile con i mass media;
f)
organizzazione di seminari per tutti gli interessati coinvolti nei progetti finanziati al fine di migliorare la gestione e
la capacità di costituire reti nonché di contribuire allo scambio di informazioni;
g)
svolgimento di studi e organizzazione di riunioni di esperti e seminari direttamente collegati alla realizzazione
dell'azione di cui formano parte integrante.
Inoltre, la Commissione può ricorrere, nell'esecuzione del programma, ad organizzazioni di assistenza tecnica, che
saranno finanziate nell'ambito del quadro globale di bilancio e, alle stesse condizioni, ad esperti.
124
30.4.2004
LO STALKING
LEGISLATION DANS LES ETATS MEMBRES
DU CONSEIL DE L’EUROPE
EN MATIERE DE VIOLENCE A L’EGARD DES FEMMES.
BELGIQUE, FRANCE, LUXEMBOURG, MOLDOVA, ROUMANIE, SUISSE
EXEMPLES DE BONNES PRATIQUES
_DOCUMENT D’INFORMATION PREPARE PAR LA DIRECTION GENERALE DES DROITS DE L’HOMME
_STRASBOURG, MARS 2004 - EG (2004) 2 2003-2004
Avertissement
Ce recueil a été préparé sur la base d’informations et de mises à jour reçues des Etats membres
du Conseil de l’Europe. Afin d’en faciliter la lecture, une présentation identique a été utilisée
pour tous les pays.
Seules les contributions et/ou mises à jour reçues en français figurent dans le présent recueil.
Le recueil complet de toutes les contributions reçues n’existe qu’en anglais, sous la même référence et sous le titre: «Legislation in the member states of the Council of Europe in the
field of violence against women» (deux volumes).
TABLE DES MATIERES
Belgique
France
Luxembourg
Moldova
Roumanie
Suisse
Annexe – La lutte contre la violence à l’égard des femmes
Examples de bonnes pratiques dans les Etats membres du Conseil de l’Europe
BELGIQUE
Cette information a été fournie en novembre 2000 par le ministère de l’Emploi et du Travail,
Service des relations multilatérales, en février 2003 par le ministère des Flandres, Service de
l’égalité des chances et en janvier 2004 par le ministère de l’Emploi et du travail, Direction de
l’égalité des chances.
1.0 LEGISLATION ET SANCTIONS RELATIVES A LA VIOLENCE A L’EGARD
DES FEMMES
1.1 LETTRE DE LA LOI – DEFINITIONS:
La violence à l’égard des femmes est traitée dans les dispositifs généraux. Seul le harcèlement
sexuel est intégré dans le dispositif en matière de lutte contre la discrimination. Voir la loi du
125
AIAF
QUADERNO
2007/1
7/05/1999.
L’énumération ci-dessous donne un aperçu de la législation récente et des instruments juridiques
en matière de violence physique et sexuelle au niveau fédéral belge.1 Certaines législations ont
fait l’objet d’évaluations les commentaires sont alors indiqués en italique. Elles sont classées par
ordre chronologique.
A. LOI DU 4 AOUT 1978 DE REORIENTATION ECONOMIQUE (MB DU 17 AOUT
1978)
B. LOI DU 4 JUILLET 1989 MODIFIANT CERTAINES DISPOSITIONS RELATIVES AU
CRIME DE VIOL (M.B 18.07.1989)
Cette loi élargit la définition du viol.
Cette loi a eu pour conséquence que davantage d’affaires sont classées dans la catégorie du viol,
ce qui entraîne une augmentation des statistiques relatives au viol au niveau de la police et du
parquet pour des faits classés auparavant sous la dénomination «attentat à la pudeur». En 2001,
2389 faits ont été verbalisés pour attentat à la pudeur; en 1998, 2404 faits ont été verbalisés et
en 1994, 1432.
En ce qui concerne le viol, 1940 faits ont été verbalisés en 2001, en 1998, 1784 et en 1994, 835)2.
Cet élargissement a également pour conséquence un alourdissement de la peine pour davantage
de faits, de sorte que les jugements pour faits de mœurs sont également plus sévères.
C. ARRETE ROYAL DU 18 SEPTEMBRE 1992 ORGANISANT LA PROTECTION DES TRAVAILLEURS CONTRE LE HARCELEMENT SEXUEL SUR LES LIEUX DE TRAVAIL (MB DU 7
OCTOBRE 1992)
D. ARRETE ROYAL DU 9 MARS 1995 ORGANISANT LA PROTECTION DES MEMBRES
DU PERSONNEL CONTRE LE HARCELEMENT SEXUEL SUR LES LIEUX DE TRAVAIL DANS
LES ADMINISTRATIONS ET AUTRES SERVICES DES MINISTERES FEDERAUX AINSI QUE
DANS CERTAINS ORGANISMES D’INTERET PUBLIC (MB DU 6 AVRIL 1995)
E. LOI DU 27 MARS 1995 INSERANT UN ARTICLE 380 QUINQUIES DANS LE CODE
PENAL ET ABROGEANT L’ARTICLE 380 QUATER, ALINEA 2, DU MEME CODE (M.B.
25/04/1995)
Cette loi traite de l’interdiction de faire de la publicité pour des services à caractère sexuel ayant
un but lucratif direct ou indirect à l’égard de mineurs ou à l’égard de la prostitution.
F. LOI DU 13 AVRIL 1995 RELATIVE AUX ABUS SEXUELS A L’EGARD DES MINEURS (M.B.
25/04/1995)
En vertu de cette loi, le délai de prescription commence à courir à partir du jour où la victime
1
1
126
Il ne reprend pas les dispositions relatives à la traite des êtres humains.
Hutsebaut F., Goethals J., J. Messine, Hirsch M., La politique judiciaire en matière de violences sexuelles,
KUL-UCL, 2002.
LO STALKING
atteint l’âge de 18 ans. Cela s’applique à «quiconque aura attenté aux mœurs en excitant, favorisant ou facilitant, (…) la prostitution d’un mineur de l’un ou l’autre sexe». Ceci permet de pallier le fait que les victimes de tels actes ne vont pas signaler rapidement les faits.
Cette loi fixe également le droit des mineurs d’être accompagnés lors de leur audition, renforce
l’obligation de notification, modifie les peines et lie la mise en liberté d’un condamné pour de
tels actes à une obligation d’accompagnement ou de traitement. Cette loi prévoit également une
correctionnalisation du délit de viol et ce afin de pouvoir le juger plus rapidement et de protéger
la victime mineure d’une affaire pénible. La loi du 28 novembre 2000 (voir infra) dispose toutefois que la correctionnalisation ne peut entraîner une réduction de la peine inférieure à 10 ans.
G. LOI DU 24 NOVEMBRE 1997 VISANT A COMBATTRE LA VIOLENCE AU SEIN DU
COUPLE (M.B. 6.02.1998)
Cette loi prévoit des circonstances aggravantes en cas de violence physique au sein du couple.
La loi s’applique également aux ex-partenaires. Le meurtre, l’homicide et la violence sexuelle
sont exclus. Cette loi élargit la possibilité d’entreprendre aussi rapidement que possible des
démarches judiciaires afin d’éloigner physiquement de sa victime l’auteur de violence physique
dans le couple, et cela aussi rapidement que possible, de l’arrêter, et de pouvoir passer à la
constatation des faits lorsque la victime le demande. Cette dernière possibilité ne s’applique toutefois qu’aux conjoints ou aux cohabitants. Elle confère également le droit à certaines institutions
d’aide d’ester en justice. Le consentement de la victime est toutefois requis.
Bien que la police ait enregistré 6.587 affaires en 2001 et 5.806 en 1999, le parquet classe encore trop souvent les affaires sans suite. La politique de classement est souvent liée au contexte
relationnel de la violence et au risque que la victime retire sa plainte ou retourne chez son partenaire. Elle est aussi surtout liée à l’information insuffisante obtenue via les procès-verbaux des
services de police, au fait que ces procès-verbaux ne soient pas reliés entre eux de sorte que la
dynamique de la violence se perd, au fait que les faits ne soient pas enregistrés comme violence
familiale et au fait que les certificats médicaux sont trop peu utilisés1 comme preuves matérielles
ou sont remplis de manière incorrecte ou lacunaire.
La question de l’enregistrement distinct par les parquets de la «violence conjugale» est posée au
niveau du Collège des Procureurs généraux.
H. LOI DU 12 MARS 1998 RELATIVE A L’AMELIORATION DE LA PROCEDURE PENALE
AU STADE DE L’INFORMATION ET DE L’INSTRUCTION (M.B. 2 AVRIL 1998)
Cette loi est entrée en vigueur le 2 octobre 1998 et améliore la position de la victime dans la procédure pénale. Elle modifie également les dispositions en matière d’examen corporel.
Dorénavant, le Procureur du Roi peut ordonner l’examen corporel en cas de procédure de flagrant délit (ceci est valable tant pour les personnes mineures que pour les personnes majeures)
et, en dehors du cas de flagrant délit, lorsque la victime ou l’auteur majeur donne son consentement écrit. Il est pris acte du consentement. Cette modification de la loi permet d’intervenir plus
rapidement lorsqu’une victime de viol fait une déposition. En dehors de ces cas, c’est le juge
d’instruction qui réclame un examen corporel et non plus la chambre du conseil. La personne à
qui l’examen corporel est imposé peut à tout moment refuser ou mettre fin à l’examen. Il/elle
peut demander qu’un médecin de son choix assiste gratuitement à l’examen.
1
Hutsebaut F., Goethals J., J. Messine, Hirsch M. La politique judiciaire en matière de violences sexuelles KULUCL, 2002.
127
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QUADERNO
2007/1
I. LOI DU 30 OCTOBRE 1998 QUI INSERE UN ARTICLE 442BIS DANS LE CODE PENAL
EN VUE D’INCRIMINER LE HARCELEMENT (M.B. 17/12/1998)
La violence psychologique est pénalement punie. Les poursuites ne peuvent être intentées que
sur plainte de la personne qui affirme être harcelée.
Cette loi permet de punir une personne qui en a harcelé une autre d’une peine d’emprisonnement
de 15 jours à 2 ans et d’une amende de 1,24 € à 7,43 € ou de l’une de ces peines seulement.
En 2000, soit une bonne année après l’entrée en vigueur de la loi, 4114 procès-verbaux avaient
été dressés par la police pour harcèlement. En 2002, ce nombre est passé à 7.972. Le harcèlement sexuel ne représente qu’un tout petit pourcentage des faits (1,5%).
J. LOI DU 23 NOVEMBRE 1998 INSTAURANT LA COHABITATION LEGALE (M.B.
12.01.1999)
Cette loi prévoit par analogie avec l’article 223 bis du Code pénal (pour les personnes mariées)
la possibilité pour le juge de paix d’ordonner des mesures urgentes et provisoires (article 1479
C.C.) si «l’entente entre les cohabitants légaux est sérieusement perturbée». Ces mesures concernent notamment l’occupation de la résidence commune et la personne. Ainsi, le juge de paix peut
imposer une résidence séparée et interdire à une des parties d’occuper la résidence commune prévue. Des mesures urgentes et provisoires peuvent être ordonnées – à certaines conditions – à
l’égard de l’ex-cohabitant (maximum un an après la cessation).
K. DIRECTIVE MINISTERIELLE DU 15 DECEMBRE 1998 RELATIVE AU SET AGRESSION SEXUELLE A L’INTENTION DES MAGISTRATS DU PARQUET ET DES SERVICES
DE POLICE
Cette directive ministérielle est entrée en vigueur le 1er mars 1999. Elle vise à faire évoluer favorablement les instructions sur des faits relatifs au viol et à l’attentat à la pudeur. Le set est destiné au médecin requis par les autorités judiciaires et comprend des instructions et des instruments
qui lui permettent de faire sur la victime les prélèvements nécessaires afin que le laboratoire
d’analyse scientifique trouve des preuves de l’identité de l’auteur.
Il ressort de l’analyse des dossiers pénaux que le set est encore trop peu appliqué mais lorsqu’il
est utilisé le parquet classe moins vite l’affaire sans suite. Ce set fait actuellement l’objet d’une
évaluation.
L. ARRETES ROYAUX DU 10 FEVRIER 1999 ET DU 28 OCTOBRE 1999 PORTANT DES
MESURES D’EXECUTION RELATIVES A LA LIBERATION CONDITIONNELLE (M.B.
23/02/1999 ET 11/12/1999)
Ces arrêtés prévoient des mesures en faveur des victimes afin de mieux prendre en compte leurs
intérêts. Il faut par exemple signaler à certaines catégories de victimes que l’auteur est mis en
liberté conditionnelle et il faut leur demander par l’intermédiaire du service d’accueil des victimes si, dans leur intérêt, elles souhaitent poser des conditions particulières à la mise en liberté
conditionnelle de l’auteur. Ceci concerne plus particulièrement les victimes d’actes de violence
telles que le viol, l’attentat à la pudeur, les coups et blessures volontaires et le vol avec violence
ou menace, qui ont provoqué des lésions permanentes.
128
LO STALKING
M. LOI DU 22 MARS 1999 RELATIVE A LA PROCEDURE D’IDENTIFICATION PAR ANALYSE ADN EN MATIERE PENALE (M.B. 20/05/1999)
Cette loi contient les dispositions pénales relatives à l’examen ADN des traces de cellules
humaines découvertes et des cellules prélevées. La loi du 22 mars 1999 et ses arrêtés d’exécution donnent plus de possibilités au niveau de la procédure juridique pour mener une enquête
ADN. Ainsi le juge d’instruction peut-il ordonner, moyennant certaines conditions, un prélèvement chez un suspect. Dans ce cas, le consentement du suspect n’est pas nécessaire.
En outre, la loi règle la création de deux banques de données ADN auprès de l’INCC (Institut
national de Criminalistique et de Criminologie). Il s’agit d’une banque de données
«Criminalistique» dans laquelle les résultats de l’analyse ADN de traces sont systématiquement
stockés et d’une banque de données «Condamnés» dans laquelle les profils ADN de certaines
catégories de condamnés et d’internés sont stockés. Ceci permet de repérer plus rapidement les
récidivistes.
L’A.R. du 4 février 2002 (M.B.: 30.03.2002) fixe les modalités d’application. Toutefois, pour
certains éléments, il faut encore attendre un arrêté ministériel.
N. LOI DU 7 MAI 1999 SUR L’EGALITE DE TRAITEMENT ENTRE HOMMES ET FEMMES
EN CE QUI CONCERNE LES CONDITIONS DE TRAVAIL, L’ACCES A L’EMPLOI ET AUX
POSSIBILITES DE PROMOTION, L’ACCES A UNE PROFESSION INDEPENDANTE ET LES
REGIMES COMPLEMENTAIRE DE SECURITE SOCIALE (MB DU 19 JUIN 1999)
O. LOI DU 28 NOVEMBRE 2000 RELATIVE A LA PROTECTION PENALE DES MINEURS
(M.B. 17/03/2001)
Cette loi étend la protection pénale des mineurs aux infractions dans le domaine sexuel (prostitution, atteinte à l’intégrité sexuelle, viol) ainsi qu’à l’homicide volontaire non qualifié de
meurtre et aux lésions corporelles volontaires. Les aggravations de peine sont augmentées en cas
de maltraitance d’enfants et de violence intrafamiliale sur des mineurs et s’appliquent aussi
désormais à toutes les personnes qui ont une forme d’autorité sur les enfants (par exemple, un
ami du parent) ou qui habitent sous le même toit. On punit plus sévèrement les négligences à
l’égard des enfants. On instaure une interdiction de mutilation sexuelle sur les femmes et les
jeunes filles. Des formes de thérapie obligatoire sont instaurées pour l’auteur des faits et sont
liées, dans certains cas, à la condition de probation et/ou de mise en liberté. Certains droits sont
retirés aux auteurs d’abus sexuels, de prostitution de mineurs et de pornographie enfantine. Les
faits de violence sexuelle, de prostitution et de pornographie enfantine commis par un Belge à
l’étranger sont également punissables.
Le secret professionnel des médecins, des assistants sociaux et d’autres personnes de confiance
est levé en cas de maltraitance d’enfants.
Cette loi comprend également des dispositions sur l’audition de mineurs et l’audition par vidéo
est officiellement acceptée.
P. LOI DU 2 AOUT 2002 RELATIVE AU RECUEIL DE DECLARATIONS AU MOYEN DE
MEDIAS AUDIOVISUELS (M.B. 12/09/02)
Cette loi permet l’audition audiovisuelle au cours d’une enquête préliminaire ou d’une instruc-
129
AIAF
QUADERNO
2007/1
tion. Les mesures spécifiques en matière d’audition de mineurs sont reprises comme mesure particulière dans la description. Mais la loi ne contient aucune disposition spécifique en ce qui
concerne l’audition pour des actes de violence intrafamiliale ou de violence sexuelle commis sur
des personnes majeures.
Q. LOI DU 28 JANVIER 2003 VISANT A L’ATTRIBUTION DU LOGEMENT FAMILIAL AU
CONJOINT OU AU COHABITANT LEGAL VICTIME D’ACTES DE VIOLENCE PHYSIQUE
DE SON PARTENAIRE, ET COMPLETANT L’ARTICLE 410 DU CODE PENAL (M.B.
12/02/03)
Cette loi prévoit un alourdissement des circonstances aggravantes contenues à l’article 410 du
Code pénal en portant le maximum de la peine à un an d’emprisonnement. Ceci permet au juge
d’instruction, en cas de coups et blessures et (de tentative) d’empoisonnement, d’appliquer la
détention préventive ou de décerner un mandat d’arrêt, l’auteur pouvant ainsi être éloigné de la
résidence conjugale. Si le juge estime que l’incarcération n’est plus nécessaire dans le cadre de
la détention préventive, il peut imposer des mesures ou des conditions alternatives telles que l’interdiction d’entrer dans la résidence ou l’obligation de suivre une thérapie. Cette mesure s’applique à toutes les personnes visées par cet article du droit pénal: partenaires, conjoints, ex-partenaires ou ex-conjoints. Parmi les (ex-) cohabitants, on compte aussi ceux qui cohabitent durablement sans pour autant cohabiter légalement, et ce contrairement aux principes du droit civil
de cette loi.
Les aspects civils de cette loi déterminent qu’en cas de (tentative de) coups et blessures dans le
cadre d’une séparation temporaire des conjoints ou des cohabitants légaux, le juge de paix attribue la jouissance de la résidence commune à la victime. Il s’agit d’une mesure qui peut être prise
dans le cadre de mesures urgentes ou provisoires. Cette mesure peut également être imposée, en
cas de demande de divorce, par le juge au tribunal de première instance dans le système des
mesures urgentes et provisoires si le conjoint s’est rendu coupable de (tentative de) coups et blessures et/ou d’empoisonnement. Les mêmes principes s’appliquent lors du prononcé du divorce.
Tant le juge de paix que le juge du tribunal de première instance peuvent dans des circonstances
exceptionnelles déroger à ce principe. Cette dernière disposition donne une compétence discrétionnaire au juge. Le délai de la mesure provisoire ou urgente peut être librement imposé par le
juge et est fixé dans son ordonnance.
R. LOI DU 25 FEVRIER 2003 TENDANT A LUTTER CONTRE LA DISCRIMINATION ET
MODIFIANT LA LOI DU 15 FEVRIER 1993 CREANT UN CENTRE POUR L’EGALITE DES
CHANCES ET LA LUTTE CONTRE LE RACISME (M.B. 17/03/2003)
Cette loi interdit la discrimination fondée sur toute une série de motifs déterminés. Mais la loi
prévoit aussi que certains délits existants peuvent être sanctionnés plus lourdement, lorsqu’un des
mobiles du délit est la haine, le mépris ou l’hostilité à l’égard d’une personne ou d’un groupe de
personnes en raison de son sexe. Le sexisme est alors considéré comme un motif répréhensible.
Les peines sont notamment alourdies pour les délits suivants: attentat à la pudeur et viol, homicide, meurtre, empoisonnement, abstention coupable, privation de liberté, harcèlement, calomnie
et diffamation. On a ainsi inséré dans le Code pénal un article 377bis, un article 405quater et un
article 442bis.
130
LO STALKING
1.2 SEVICES CONJUGAUX
Outre les articles1 du Code pénal portant sur les coups et blessures volontaires, la loi du
24/11/1997 visant à combattre la violence au sein du couple prévoit une circonstance aggravante libellé comme suit:
«[Le minimum de la peine portée par ces articles [articles 398 à 405] sera doublé s’il s’agit d’un
emprisonnement et augmenté de deux ans s’il s’agit de la réclusion] si le coupable a commis le
crime ou le délit envers son époux ou la personne avec laquelle il cohabite ou a cohabité et entretient ou a entretenu une relation affective et sexuelle durable.»
DROIT PENAL
La violence au sein de la famille n’existe pas en droit pénal en tant qu’infraction spécifique mais
la relation familiale entre l’auteur et la victime peut constituer une circonstance aggravante (voir
supra, section 1.1, G et Q). Selon la forme qu’elle prend, elle reçoit des qualifications juridiques
différentes. Tout dépend du type de violence commise et de sa gravité. Les coups et blessures,
l’homicide et le meurtre sont spécifiés comme violence physique. L’attentat à la pudeur et le viol
sont qualifiés comme violence sexuelle. Dans certains cas, les menaces à l’encontre d’une personne peuvent être considérées comme un délit.
Au niveau pénal, de manière générale, le Procureur du Roi peut proposer une médiation pénale
et, dans ce cadre, inviter les auteurs de violence à suivre une thérapie ou une formation. En cas
d’exercice de l’action publique, le juge pénal peut prononcer soit une peine ferme, soit la suspension du prononcé ou le sursis assortis éventuellement de mesures probatoires.
La loi du 28 janvier 2003 visant à l’attribution du logement familial au conjoint ou au cohabitant
légal victime d’actes de violence physique de son partenaire et complétant l’article 410 du Code
pénal (M.B. 12/02/03) prévoit un alourdissement des circonstances aggravantes contenues à l’article 410 du Code pénal en portant le maximum de la peine à un an d’emprisonnement. Ceci permet au juge d’instruction, en cas de coups et blessures et (de tentative) d’empoisonnement, d’appliquer la détention préventive ou de décerner un mandat d’arrêt, l’auteur pouvant ainsi être éloigné de la résidence conjugale. Si le juge estime que l’incarcération n’est plus nécessaire dans le
cadre de la détention préventive, il peut imposer des mesures ou des conditions alternatives telles
que l’interdiction d’entrer dans la résidence ou l’obligation de suivre une thérapie. Cette mesure
s’applique à toutes les personnes visées par cet article du droit pénal: partenaires, conjoints, expartenaires ou ex-conjoints. Parmi les (ex-) cohabitants, on compte aussi ceux qui cohabitent
durablement sans pour autant cohabiter légalement, et ce contrairement aux principes du droit
civil de cette loi.
DROIT CIVIL
En ce qui concerne les couples mariés, le Juge de Paix peut prendre, à la requête d’un des époux,
des «mesures urgentes et provisoires» quand l’entente entre époux est sérieusement perturbée
(article 233 du Code civil). En cas de violences conjugales, le juge peut organiser une séparation
provisoire. La «sérieuse mésentente» peut être établie sur la base d’un certificat médical.
Dans ce cadre, le juge peut suspendre l’obligation de cohabitation et interdire l’accès de la
résidence d’un des époux à l’autre. Le Juge de Paix peut, par exemple, attribuer le domici1
Articles 398 à 410 du Code pénal
131
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QUADERNO
2007/1
le conjugal à l’épouse victime de violence et en interdire l’accès au mari sous peine d’expulsion par la police. Le mari qui ne respecte pas le jugement peut être poursuivi pour violation de domicile. Un même dispositif a été prévu pour les personnes liées par une déclaration de cohabitation légale.
Toujours au niveau du droit civil, l’article 231 du Code stipule que «les époux pourront réciproquement demander le divorce pour excès, sévices ou injures graves, de l’un des deux envers
l’autre». Il apparaît donc clairement que la définition donnée à la violence physique et sexuelle
peut être, le cas échéant, largement interprétée et peut être à la base de l’introduction d’une
demande de divorce pour cause déterminée.
Comme les procédures de divorces sont parfois très longues, le président du tribunal de première instance peut, en référé, prendre des mesures urgentes et provisoires. Ces mesures peuvent toucher à la personne, aux moyens d’existence et aux biens de la partie concernée et des enfants.
Le contenu de ces mesures est pratiquement identique à celui des mesures urgentes et provisoires
que peut prendre le Juge de paix conformément à l’article 223 du Code civil.
La loi du 23 novembre 1998 instaurant la cohabitation légale prévoit, par analogie avec l’article
223 bis du Code pénal (pour les personnes mariées), la possibilité pour le juge de paix d’ordonner des mesures urgentes et provisoires (article 1479 C.C.) si «l’entente entre les cohabitants
légaux est sérieusement perturbée». Ces mesures concernent notamment l’occupation de la résidence commune et la personne. Ainsi, le juge de paix peut imposer une résidence séparée et interdire à une des parties d’occuper la résidence commune prévue. Des mesures urgentes et provisoires peuvent être ordonnées – à certaines conditions – à l’égard de l’ex-cohabitant (maximum
un an après la cessation).
Les aspects civils de la loi du 28 janvier 2003 visant à l’attribution du logement familial au
conjoint ou au cohabitant légal victime d’actes de violence physique de son partenaire et complétant l’article 410 du Code pénal déterminent qu’en cas de (tentative de) coups et blessures
dans le cadre d’une séparation temporaire des conjoints ou des cohabitants légaux, le juge de paix
attribue la jouissance de la résidence commune à la victime. Il s’agit d’une mesure qui peut être
prise dans le cadre de mesures urgentes ou provisoires. Cette mesure peut également être imposée, en cas de demande de divorce, par le juge au tribunal de première instance dans le système
des mesures urgentes et provisoires si le conjoint s’est rendu coupable de (tentative de) coups et
blessures et/ou d’empoisonnement. Les mêmes principes s’appliquent lors du prononcé du divorce. Tant le juge de paix que le juge du tribunal de première instance peuvent dans des circonstances exceptionnelles déroger à ce principe. Cette dernière disposition donne une compétence
discrétionnaire au juge. Le délai de la mesure provisoire ou urgente peut être librement imposé
par le juge et est fixé dans son ordonnance.
SANCTIONNER LA VIOLENCE «PRIVE» ET «PUBLIQUE»
La loi du 24/11/1997 a introduit dans le code pénal, la notion de crime et délit commis contre un
«conjoint» comme une circonstance aggravante des infractions commises aux articles 398 à 405,
portant sur l’homicide volontaire non qualifié de meurtre et les lésions corporelles. Le «conjoint»
est défini en termes larges et vise aussi la personne avec qui on a entretenu une relation, mais
dont on est séparé. Cette loi élargit la possibilité du procureur du Roi et ses attributions en cas de
flagrant délit au cas de violence conjugale. Cette loi abroge également l’article 413 du code pénal
qui considérait l’adultère comme une cause d’excuses en matière de violence conjugale.
132
LO STALKING
LE VIOL ENTRE EPOUX
La loi du 4/07/1989 a modifié certaines dispositions relatives au crime de viol. Le viol entre
époux est poursuivi et condamné par la loi au même titre que d’autres formes de viol; il
constitue une circonstance aggravante du viol. Le viol est frappé de peine identique dans
ou hors mariage.
1.3 VIOL/SEVICES SEXUELS
La loi du 4/07/1989 modifiant certaines dispositions relatives au crime de viol prévoit que l’article 375 du Code Pénal est libellé comme suit:
DEFINITION DU VIOL
«Tout acte de pénétration sexuelle, de quelque nature qu’il soit et par quelque moyen que ce soit,
commis sur une personne qui n’y consent pas, constitue le crime de viol. Il n’y a pas consentement notamment lorsque l’acte a été imposé par violence, contrainte ou ruse, ou a été rendu possible en raison d’une infirmité ou d’une déficience physique ou mentale de la victime.
Quiconque aura commis le crime de viol sera puni de la réclusion de 5 à 10 ans.»
Cette définition très large comprend entre autres: rapports sexuels oraux, anaux ou pénétration
aux moyens d’objets divers.
DEGRES DIVERS DE VIOL1
Il y a circonstances aggravantes:
- Si le crime a été commis sur la personne d’un mineur âgé de plus de seize ans accomplis;
- Si le crime a été commis sur la personne d’un enfant âgé de plus de quatorze ans accomplis
et de moins de seize ans accomplis;
- Si le crime a été commis sur la personne d’un enfant qui n’a pas atteint l’âge de quatorze ans
accomplis;
- Si le crime a été commis sur la personne d’un enfant âgé de moins de dix ans;
- Si le viol a causé la mort de la personne sur laquelle il a été commis;
- Si le viol a été accompagné ou précédé de tortures corporelles ou de séquestration;
- Si le viol a été commis soit sur une personne particulièrement vulnérable en raison d’un état
de grossesse, d’une maladie, d’une infirmité ou d’une déficience physique ou mentale, soit
sous la menace d’une arme ou d’un objet qui y ressemble;
- Si le coupable est l’ascendant de la victime, son frère ou sa sœur ou une personne qui occupe
au sein de la famille une position similaire, ou une personne cohabitante habituellement ou
occasionnellement et ayant autorité sur la victime, s’il est de ceux qui ont autorité sur elle, s’il
a abusé de l’autorité ou des facilités que lui confèrent ses fonctions, s’il est médecin, chirurgien, accoucheur ou officier de santé et que l’enfant fut confié à ses soins.
DEFINITION DU CONSENTEMENT
Il n’existe pas de définition spécifique sur le consentement dans cette matière, c’est une question
de fait appréciée par le juge.
1
Articles 375 à 377
133
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2007/1
TYPES DE PREUVES MATERIELLES
La preuve est libre en droit pénal (témoignage, analyse ADN, preuves recueillies dans le cadre
des outils du set agression sexuelle…).
LE PASSE SEXUEL DE LA VICTIME
Le juge apprécie souverainement les éléments de fait pouvant emporter sa conviction et les
devoirs complémentaires qui sont nécessaires à la manifestation de la vérité.
LA JURIDICTION COMPETENTE POUR LES AFFAIRES DE VIOL
La Chambre du Conseil décide s’il y a des circonstances atténuantes pour une éventuelle correctionnalisation et un renvoi vers le Tribunal correctionnel, sinon c’est la Cour d’Assise pour les
crimes.
Le principe de l’égalité entre les hommes et les femmes se reflète dans la composition de cette
juridiction car la magistrature assise est ouverte aux femmes et se féminise de plus en plus; généralement, les affaires de mœurs sont confiées à une chambre à trois juges parmi lesquels figure
très souvent au moins une femme.
LES PEINES
Parmi les éléments pris en compte, on peut citer l’âge des victimes, le caractère occasionnel ou
régulier, le nombre de victimes, le fait que l’auteur avait ou non autorité sur la victime (parent,
enseignant, médecin,...). Le Service de politique criminelle du ministère de la Justice dispose de
statistiques.
LES SERVICES DE POLICE
Les services de police chargés d’enquêter et d’engager les poursuites dans les affaires de
viol ne comptent pas tous des femmes dans leurs rangs, mais le fonctionnaire de police sera,
de préférence et suivant les disponibilités du service, un fonctionnaire qui a suivi une formation spécifique.
FEMMES MEDECINS
Il n’est pas prévu de faire appel à des femmes médecins légistes, mais le médecin requis rassure
la victime autant que possible et lui explique son rôle. Il fait preuve d’écoute, de patience et de
compréhension. La victime peut être accompagnée d’un médecin de son choix.
1.4 VIOLENCE SEXUELLE AUX ENFANTS/INCESTE1
La loi du 28 novembre 2000 relative à la protection pénale des mineurs (voir supra, section 1.1,
O) a étendu la circonstance aggravante liée à la qualité de l’auteur au «frère ou sœur de la victime mineure ou toute personne qui occupe une position similaire au sein de la famille, soit toute
personne cohabitant habituellement ou occasionnellement avec elle et qui a autorité sur elle».
La loi du 13/04/1995 relative aux abus sexuels à l’égard des mineurs et l’arrêté royal du
134
LO STALKING
16/06/1995 relatif à la mission et la compétence du Centre pour l’Egalité des Chances et la Lutte
contre le Racisme en matière de lutte contre la traite internationale des êtres humains, ainsi qu’à
l’exécution de l’article II, § 5 de la loi du 13/04/1995 contiennent des dispositions en vue de la
répression de la traite des êtres humains et de la pornographie enfantine.
Le juge peut ordonner d’éloigner du foyer les auteurs de ces violences.
L’AGE FIXE POUR LA MAJORITE
La majorité est fixée par l’article 100 ter du code pénal à 18 ans (loi relative à la protection pénale des mineurs).
Pour l’attentat à la pudeur (sans violence), le consentement est fixé à 16 ans.
LES TEMOIGNAGES D’ENFANTS
La loi relative à la protection pénale des mineurs a légalisé le recours à l’audition enregistrée et
à la vidéoconférence en cas de comparution personnelle du mineur.
L’AIDE THERAPEUTIQUE ENTRE LE MOMENT OU LES FAITS SONT SIGNALES ET LEUR
JUGEMENT
Au niveau de l’accueil de la victime (compétence de l’Etat fédéral), le service d’accueil des victimes peut intervenir provisoirement pour soutenir psychologiquement la victime dans le cadre
du procès. L’aide thérapeutique relève quant à elle de chaque Communauté.
ATTENTAT A LA PUDEUR1
«Tout attentat à la pudeur commis sans violences ni menaces sur la personne ou à l’aide de la
personne d’un enfant de l’un ou de l’autre sexe, âgé de moins de seize ans accomplis, sera puni
de réclusion de 5 à 10 ans». «Tout attentat à la pudeur commis avec violences ou menaces sur
des personnes de l’un ou de l’autre sexe sera puni d’un emprisonnement de 6 mois à 5 ans».
Des circonstances aggravantes liées, notamment, à l’âge de la victime et à la qualité de l’auteur,
sont prévues dans le Code pénal. La peine maximum est la réclusion de vingt ans à trente ans.
1.5 HARCELEMENT SEXUEL
Pour l’application de la loi du 7/05/1999 sur l’égalité de traitement entre hommes et femmes2, le
harcèlement sexuel sur les lieux de travail est présumé être une discrimination sur la base du
sexe.
«On entend par harcèlement sexuel toute forme de comportement verbal, non verbal ou corporel, de nature sexuelle dont celui qui s’en rend coupable sait ou devrait savoir qu’il affecte la
dignité de femmes et d’hommes sur les lieux de travail.»
Cette définition est identique à la définition de l’arrêté royal du 18/091992 organisant la protection des travailleurs contre le harcèlement sexuel sur les lieux de travail (secteur privé et assimilé) ainsi qu’à l’arrêté royal du 9/03/1995 organisant la protection des membres du personnel
contre le harcèlement sexuel sur les lieux de travail dans les administrations et autres services des
ministères fédéraux ainsi que dans certains organismes d’intérêt public.
1
idem
135
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2007/1
La loi de 1999 abroge le titre V de la loi du 4/08/1978 de réorientation économique mais seulement pour ce qui relève de la compétence du législateur fédéral. Il revient à chacune des autorités fédérées d’adopter les dispositions nécessaires, pour ce qui la concerne, dans les matières qui
ressortent de sa compétence, mais en attendant le titre V reste en vigueur à leur égard. La loi assimile le harcèlement sexuel à une discrimination sur la base du sexe et prévoit le renversement
partiel de la charge de la preuve.
HARCELEMENT MORAL
En Belgique, des dispositions visent également le harcèlement moral. L’article 442bis Code
pénal prévoit que:
«Quiconque aura harcelé une personne alors qu’il savait ou aurait dû savoir qu’il affecterait
gravement par ce comportement la tranquillité de la personne visée, sera puni d’une peine d’emprisonnement de 15 jours à 2 ans et d’une amende de 560 francs à 3000 francs, ou de l’une de
ces peines seulement.»
Ce délit ne pourra être poursuivi que sur la plainte de la personne qui se prétend harcelée.
1.6 PORNOGRAPHIE
La loi du 13/04/1995 relative aux abus sexuels à l’égard des mineurs a inséré dans le Code pénal
l’art.383bis, modifié par la loi du 28 novembre 2000 relative à la protection pénale des mineurs.
Lors des travaux parlementaires relatifs à cette dernière loi, le Ministre de la Justice a déclaré que
l’article 383bis est également applicable à la pornographie virtuelle.
«Article 383bis
§ 1er. (…) Quiconque aura exposé, vendu, loué, distribué ou remis des emblèmes, objets, films,
photos, diapositives ou autres supports visuels qui représentent des positions ou des actes sexuels
à caractère pornographique, impliquant ou présentant des mineurs (et plus seulement ceux de
moins de 16 ans) ou les aura, en vue du commerce ou de la distribution, fabriqués ou détenus,
importés ou fait importer, remis à un agent de transport ou de distribution, sera puni de réclusion de 5 à 10 ans et d’une amende de cinq cents francs (12,38 EUR) à dix mille francs (247,89
EUR).
§ 2. Quiconque aura sciemment possédé les emblèmes, objets, films, photos, diapositives ou
autres supports visuels visés sous le § 1er, sera puni d’un emprisonnement d’un mois à un an et
d’une amende de cent francs (2,48 EUR) à mille francs (24,79 EUR).»
1.7 PROSTITUTION
De même, la loi du 13/04/1995 a remplacé les art.379 et 380 bis du Code pénal, modifiés ensuite par la loi relative à la protection pénale des mineurs.
L’article 379 du code pénal incrimine le fait d’attenter «aux mœurs en excitant, favorisant ou
facilitant, pour satisfaire les passions d’autrui, la débauche, la corruption ou la prostitution d’un
mineur de l’un ou de l’autre sexe».
1
2
136
Articles 372 à 377
Loi du 7/05/1999 sur l’égalité de traitement entre hommes et femmes en ce qui concerne les conditions de travail, l’accès à l’emploi et aux possibilités de promotion, l’accès à une profession indépendante et les régimes
complémentaire de sécurité sociale.
LO STALKING
L’article 3801 incrimine le fait:
- d’embaucher, d’entraîner, de détourner ou de retenir pour satisfaire les passions d’autrui, en
vue de la débauche ou de la prostitution, même de son consentement, une personne majeure;
- de tenir une maison de débauche ou de prostitution;
- de vendre, louer ou mettre à disposition aux fins de la prostitution des chambres ou tout autre
local dans le but de réaliser un profit anormal;
- d’exploiter, de quelque manière que ce soit, la débauche ou la prostitution d’autrui;
- de faire usage, de façon directe ou indirecte, de manœuvres frauduleuses, de violence, de
menaces ou d’une forme quelconque de contrainte;
- d’abuser de la situation particulièrement vulnérable d’une personne en raison de sa situation
administrative illégale ou précaire, d’un état de grossesse, d’une maladie, d’une infirmité ou
d’une déficience physique ou mentale;
- d’embaucher, entraîner, détourner ou retenir, pour satisfaire les passions d’autrui, soit directement soit par un intermédiaire, tout mineur (et plus seulement ceux âgés de moins de seize
ans), même de son consentement, en vue de la débauche ou de la prostitution;
- de tenir, soit directement soit par un intermédiaire, une maison de débauche ou de prostitution
où des mineurs se livrent à la prostitution ou à la débauche;
- de vendre, louer ou mettre à disposition d’un mineur, aux fins de la débauche ou de la prostitution, des chambres ou tout autre local dans le but de réaliser un profit anormal;
- d’exploiter, de quelque manière que ce soit, la débauche ou la prostitution d’un mineur;
- d’obtenir par la remise, l’offre ou la promesse d’un avantage matériel ou financier, la
débauche ou la prostitution d’un mineur;
- d’assister [volontairement] à la débauche ou à la prostitution d’un mineur.
1.8 APPELS TELEPHONIQUES OBSCENES/TELEPHONE SEXUEL
Aucune information fournie.
1.9 MUTILATIONS GENITALES INFLIGEES AUX FEMMES
L’incrimination des mutilations sexuelles (rituelles) commises sur des femmes ou fillettes même
consentantes, a été introduite en droit belge (article 409 du Code Pénal) par la loi du 28 novembre
2000 relative à la protection pénale des mineurs.
1.10 CONVENTIONS INTERNATIONALES
La Belgique a ratifié la Convention sur l’élimination de toutes les formes de discrimination à
l’égard des femmes, ainsi que la Convention de 1949 relative à la lutte contre la traite des êtres
humains et à l’exploitation de la prostitution d’autrui.
1.11 PROTECTION DE LA GROSSESSE/FEMMES ENCEINTES
Aucune information fournie.
1
ancien 380bis
137
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2.0 CONDAMNATIONS
2.1 CONDAMNATIONS EN MATIERE DE SEVICES CONJUGAUX
Voir supra, section 1.2.
3.0 EFFICACITE DE LA LEGISLATION
Extension de la compétence extraterritoriale des cours et tribunaux belges
Désormais, une personne trouvée en Belgique, belge ou non, et ayant commis à l’étranger des
infractions d’attentat à la pudeur ou de viol sur une victime mineure (et plus seulement de moins
de 16 ans comme avant) ou de mutilations sexuelles sur un mineur, pourra être également poursuivie en Belgique. Actuellement, cette personne peut être poursuivie pour des infractions d’exploitation de la débauche ou de la prostitution, de pornographie ou de traite des êtres humains.
Utilisation de media audiovisuels
La loi du 2 août 2002 relative au recueil de déclarations au moyen de media audiovisuels permet
l’audition audiovisuelle au cours d’une enquête préliminaire ou d’une instruction. Les mesures
spécifiques en matière d’audition de mineurs sont reprises comme mesure particulière dans la
description. Mais la loi ne contient aucune disposition spécifique en ce qui concerne l’audition
pour des actes de violence intra familiale ou de violence sexuelle commis sur des personnes
majeures.
Dispositions particulières prévues pour aider les femmes et les jeunes filles à témoigner
Les mesures décrites ci-dessous concernent, les dispositions qui ont été prises à l’égard des différents acteurs institutionnels en vue de favoriser le témoignage des victimes.
ACCUEIL DES VICTIMES
En ce qui concerne l’accueil des victimes, l’article 46 de la loi du 5/08/1992 sur la fonction de
police oblige les services de police à «porter assistance aux victimes d’infractions, notamment en
leur procurant l’information nécessaire».
Cet article de la loi sur la fonction de police a été assorti de directives par une circulaire du
ministre de l’Intérieur. Ainsi l’aide aux victimes d’infractions consiste à donner une aide pratique, à fournir des informations et à orienter les victimes vers des instances d’aide ou d’assistance spécifique.
Les agents des corps de gendarmerie et de police bénéficient d’un dossier d’information sur l’intervention de la police auprès des victimes de violence et d’heures de cours de base sur la problématique de la violence. Certains commissariats de police ont bénéficié d’une subvention pour
l’installation d’un local d’accueil adéquat où les victimes de violence peuvent être reçues et interrogées dans un climat serein. Pour bénéficier de cette subvention, un membre de leur corps doit
suivre un cours approprié sur les techniques d’interview spécialisées pour l’interrogatoire des
victimes.
138
LO STALKING
En 1996, un protocole a été signé, afin que de tels locaux d’accueil spécialisés pour les victimes
de violence physique et sexuelle soient également installés à la gendarmerie et afin qu’une formation spécialisée soit organisée.
AMELIORATION DE L’ACCUEIL DES VICTIMES AU NIVEAU DES PARQUETS ET DES
TRIBUNAUX
Depuis 1993, les premiers services d’accueil des victimes auprès des parquets ont été installés et
depuis le 1/01/1996, chaque arrondissement judiciaire est pourvu d’un tel service.
Le 30/08/1996, le Gouvernement fédéral décida de créer des maisons de justice, une par
arrondissement judiciaire. Ces maisons de justice ont pour objectif d’améliorer l’efficacité
de la justice, de développer l’approche humaine et d’accroître l’accessibilité au sein du secteur para judiciaire.
Depuis 1997, le programme de formation des magistrats comprend une formation spécifique en
matière de violence physique et sexuelle. En 1998, on a inscrit la formation dans le programme
de formation des stagiaires judiciaires, de sorte que tous les stagiaires du pays auront suivi cette
formation.
LE SET AGRESSION SEXUELLE (SAS)
Le Set Agression Sexuelle est un outil visant à assurer le bon déroulement de l’enquête judiciaire en cas de déclaration d’un délit sexuel. Il tend également à éviter une victimisation secondaire de la victime en assurant un bon accueil par la police, la gendarmerie, le médecin légiste et le
parquet. Outre un ensemble de recommandations et de directives, le SAS comprend un matériel
médical choisi avec soin et conçu spécialement pour le prélèvement de toute trace de violence
sexuelle. Ces traces permettent de prouver scientifiquement le délit ainsi que la culpabilité ou
l’innocence du suspect. Ainsi, l’examen médical se déroule de manière standardisée, de sorte
qu’il ne puisse être mis en doute et que la victime ne doive pas subir un second examen. Autre
avantage: les victimes doivent être interrogées moins souvent en tant que témoins au cours du
procès. Les données du procèsverbal, l’examen médical et l’analyse des traces constituent une
information suffisante.
Après la procédure de déclaration, les victimes reçoivent aussi un guide informatif sur le traitement de leur plainte et les organismes qu’elles peuvent contacter pour recevoir une assistance
supplémentaire. De cette manière, on reconnaît le besoin que ressentent les victimes d’être informée sur la procédure pénale.
CERTIFICATS MEDICAUX
Les victimes font souvent appel aux médecins parce qu’elles ont besoin de soins. Il ne s’agit pas
seulement de blessures physiques mais aussi de plaintes psychosomatiques, conséquences de la
violence qu’elles ont subie. Les médecins sont encouragés à informer les victimes sur leurs
droits, à les encourager à porter plainte et à leur procurer des preuves, dans les limites de leur
compétence. A cette fin, une brochure et des modèles de certificats médicaux spécifiques ont été
conçus. Si le/la patient(e) ne souhaite pas déposer une plainte, le médecin peut cependant, avec
son accord, remplir un formulaire médical que le/la patient(e) pourra utiliser s’il/elle souhaite
déposer une plainte plus tard.
La loi relative à la protection pénale des mineurs a en outre légalisé l’usage devant les juridic-
139
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QUADERNO
2007/1
tions répressives des auditions enregistrées de mineur(e)s victimes ou témoins d’infractions
sexuelles ou de maltraitance grave et, en cas de nécessité d’une comparution personnelle du/de
la mineur(e), du recours à la vidéoconférence.
3.1 ROLE DES ORGANISATIONS NON GOUVERNEMENTALES DANS LES
ACTIONS EN JUSTICE
Aux termes de la loi du 24/11/1997 visant à combattre la violence au sein du couple, «tout établissement d’utilité publique et toute association jouissant de la personnalité juridique depuis au
moins cinq ans à la date des faits, et se proposant par statut de prévenir la violence au sein du
couple par la diffusion d’information à tous les publics concernés et d’apporter de l’aide aux victimes de violence au sein du couple et à leur famille, peuvent, avec l’accord de la victime, ester
en justice dans le litige auquel l’application de l’article 410, alinéa 3, du Code pénal donnerait
lieu». La victime peut renoncer à tout moment; cela a pour effet de mettre fin à l’action concernant le litige.
3.2 PRINCIPAUX PROBLEMES ET NOUVELLES SOLUTIONS
Un des problèmes essentiel est de stimuler les victimes de violences à agir et à surmonter les
tabous qui les confinent dans l’anonymat et de mettre à leur disposition les informations nécessaires pour les aider dans cette démarche. Alors que les actions élaborées précédemment visaient
davantage les acteurs de terrain confrontés aux victimes, en 1999, une campagne de sensibilisation1 a été développée à l’attention de celles-ci. Le message de cette campagne était: «La violence est inacceptable ! Rompez le silence avant qu’il ne vous casse». La campagne visait tant les
jeunes que les adultes, les femmes que les hommes. Le dépliant de la campagne donne à la victime des informations sur les instances qu’elle peut contacter.
Un autre problème réside dans la disponibilité suffisante de structures d’accueil et de soutien
d’une part et dans la nécessité d’encourager les femmes à y recourir d’autre part. En Belgique
des dispositifs existent, un état des lieux est en cours d’actualisation au niveau fédéral. Pour optimiser l’orientation des victimes, des publications sont élaborées. Elles définissent, entre autres,
les concepts de violence, offrent un aperçu de la législation en vigueur et donnent des conseils
sur la façon de réagir à certaines situations de violence, contiennent des listes d’adresses d’organismes d’aide au niveau provincial, des données relatives à la répartition géographique et à la
nature de l’accueil et de l’aide offerte. Ces guides sont actualisés régulièrement et disponibles
notamment sur le portail du ministère de l’Emploi et du Travail.
L’aide peut être subdivisée en un accueil ambulatoire et un accueil résidentiel. Dans le cadre de
l’aide sociale ambulatoire, les activités visent:
- la «Première aide»: lieu de déclaration, information, conseil et orientation;
- l’encadrement: thérapie, groupes de discussion, soin de longue durée, suivi des activités de
groupe;
- l’action sociale: activité de formation, information pour un public plus large et sensibilisation.
Dans le cadre de l’aide sociale résidentielle on peut compter, notamment, sur les institutions privées dans le cadre de la protection de la jeunesse, les centres d’accueil des enfants, les centres
d’accueil des femmes et les refuges. Un refuge est une maison banalisée qui accueille de façon
résidentielle des femmes maltraitées et les enfants qui les accompagnent; les refuges appliquent
des mesures strictes en matière de confidentialité, ce qui accroît pour les victimes la possibilité
de quitter leur partenaire et leur offre dans l’anonymat un toit sûr et un accompagnement.
140
LO STALKING
Enfin il importe de faire l’état des lieux régulièrement sur les difficultés rencontrées et de coordonner les solutions envisagées. C’est à cette fin que le Forum national d’aide aux victimes a
été créé en 1996. Ce Forum regroupe six ministères et neuf autres instances représentants le
niveau fédéral et les entités fédérées. Ce Forum a élaboré, entre autres, une charte de la victime, fil conducteur pour les droits des victimes. Par ailleurs, il importe d’avoir une vision claire et à jour sur la situation, y compris à l’égard des poursuites et des peines. La Belgique s’est
par conséquent engagée dans l’amélioration des outils statistiques judiciaires en vue d’améliorer les dispositifs.
Un réseau de coordinatrices en matière de violence à l’égard des femmes existe au niveau provincial. Leur tâche consiste notamment à informer les partenaires concernés par l’accueil des victimes (police, justice, aide médicale et sociale) et à les familiariser avec les différents moyens
d’aide développés.
D’autres actions au niveau régional visent à réduire les potentialités d’agression. Elles s’inscrivent dans le cadre de la lutte contre la récidive. Leur but est d’éviter que les auteurs d’agression
sexuelle ne frappent à nouveau en leur apprenant à contrôler leur comportement sexuel déviant.
La thérapie s’adresse à tous les types d’agresseurs sexuels: violeurs, auteurs incestueux, pédophiles. Les auteurs viennent de leur propre gré ou y sont incités par leur entourage ou par le juge
dans le cadre d’une probation.
La loi du 13/04/1995 relative aux abus sexuels à l’égard des mineurs lie la mise en liberté d’une
personne condamnée pour de tels abus à l’obligation de suivre une guidance ou un traitement. De
plus, la loi du 5/03/1998 sur la mise en liberté conditionnelle prévoit l’avis préalable d’un service spécialisé dans la guidance et le traitement de délinquants sexuels ainsi que des modalités en
matière de suivi et d’accompagnement des personnes concernées.
3.3 LA VIOLENCE A L’EGARD DES FEMMES -UN OBSTACLE A L’EGALITE
La lutte contre les violences est intégrée dans la politique d’égalité des chances entre les femmes
et les hommes. De même, comme cela a été mentionné (supra, section 1.5), le harcèlement sexuel
est présumé être une discrimination sur la base du sexe pour l’application de la loi de 1999.
Voir aussi supra, section 1.1, N.
3.4 STATUT DE REFUGIE
En ce qui concerne la reconnaissance de la qualité de réfugié, la Belgique applique la convention
de Genève de 1951 relative au statut des réfugiés. Or, cette convention ne prévoit pas spécifiquement le sexe comme un critère de persécution. Toutefois, dans la pratique, les institutions belges
chargées de l’examen des demandes d’asile interprètent de manière large la convention de
Genève.
La crainte fondée de persécutions sur la base du sexe peut être acceptée sur la base du critère
d’appartenance à un certain groupe social visé à l’article 1, A, 2 de ladite convention. Les candidates réfugiées alléguant de persécutions sérieuses du simple fait de leur appartenance au genre
féminin sont alors considérées comme constituant un groupe social et peuvent voir leur demande d’asile acceptée sur la base de ce critère.
1
Affiches dans les gares, spots dans les cinémas et à la télévision, dépliants dans les postes et les pharmacies.
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4.0 SEVICES CONJUGAUX
Voir supra, section 1.2.
5.0 VIOLS ET SEVICES SEXUELS AU SEIN DU COUPLE
Voir supra, section 1.2.
6.0 VIOLS ET SEVICES SEXUELS
Voir supra, section 1.3.
7.0 HARCELEMENT SEXUEL
Voir supra, section 1.5.
8.0 TRAITE DES FEMMES
La Belgique a adopté une loi spécifique de répression de la traite des êtres humains: la loi du 13
avril 1995 contenant des dispositions en vue de la répression de la traite des êtres humains et de
la pornographie enfantine.
L’infraction de traite des êtres humains a été définie à l’article 1er de cette loi. Celle-ci n’est pas
limitée à la traite des êtres humains en vue de l’exploitation sexuelle mais permet d’appréhender
le phénomène dans son ensemble, à savoir également la traite en vue de l’exploitation économique.
Le critère principal de l’infraction de traite est celui de l’«abus de la situation particulièrement
vulnérable de l’étranger». Ce critère est repris comme circonstance aggravante dans le cadre de
d’exploitation sexuelle, donc de la traite des femmes.
ACTIONS DE LA POLICE POUR LUTTER CONTRE LA TRAITE DES FEMMES
Une politique coordonnée et multidisciplinaire de lutte contre la traite des êtres humains a été
définie et est mise en œuvre. Cette coordination s’opère à plusieurs niveaux:
A. Au niveau fédéral:
a.1 La Cellule interdépartementale de coordination de la politique de lutte contre la traite des
êtres humains (voir AR du 16 juin 1995);
a.2 Une mission de coordination et de stimulation de la politique de lutte contre la traite des êtres
humains a été confiée au Centre pour l’égalité des chances et la lutte contre le racisme (service public indépendant): Article 11§3 de la loi du 13 avril 1995 + AR du 16 juin 1995;
a.3 Une mission spéciale accordée à un magistrat national en matière de lutte contre la traite des
êtres humains et à un des membres du Collège des Procureurs généraux (voir «COL 12);
a.4 Une cellule centrale au sein du Bureau Central de la Gendarmerie (deviendra une unité spéciale au sein de la future police fédérale);
a.5 Un bureau central «traite des êtres humains» au sein de l’Office des étrangers chargé de coordonner et gérer la mise en œuvre des directives relatives à l’octroi de permis de séjour provi-
142
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soires pour les victimes de la traite des êtres humains;
D’autre part, le Ministre de la Justice a pris des directives concernant la politique de
recherches et poursuites en matière de traite des êtres humains et de pornographie enfantine,
le 31 mai 1999 (entrée en vigueur le 1er septembre 1999). Celles-ci:
- Visent à uniformiser les approches entre les arrondissements judiciaires et à renforcer les
coordinations/structure de concertation entre les partenaires de la lute contre la traite des êtres
humains (via la collecte, l’échange et la bonne circulation des informations).
- Confirment le rôle du parquet général, définissent le rôle de magistrat de liaison au niveau
des parquets d’arrondissement, fixent les priorités en matière de recherches et poursuites,
incluent la prise en considération des intérêts des victimes, attirent l’attention sur l’approche
financière et fiscale.
B. Au niveau des arrondissements judiciaires/Région et ou localité:
b.1 Chaque parquet d’arrondissement dispose d’un magistrat de liaison spécialisé en matière de
lutte contre la traite des êtres humains (souvent le cas aussi aux niveaux des auditorats du travail);
b.2 A l’initiative de ce magistrat de liaison, des réunions de coordination régulières par arrondissement sont organisées avec les services de police de l’arrondissement, ainsi que les services
d’inspection concernés et au moins une fois par an les centres d’accueil spécialisés pour l’aide et l’accompagnement des victimes de la traite des êtres humains;
b.3 Il existe dans de nombreux arrondissements des brigades spécialisées «traite des êtres
humains» au sein des services de police/gendarmerie et d’inspection sociale;
b.4 un centre d’accueil spécialisé pour l’hébergement, l’aide et l’accompagnement des victimes
de la traite des êtres humains (ONG) par Région.
PROXENETISME
La Belgique a adopté un régime abolitionniste en matière de prostitution: la prostitution n’est pas
un délit, mais son exploitation en est un. Le Code pénal condamne donc le proxénétisme. On peut
considérer la traite des êtres humains en vue de l’exploitation sexuelle comme une forme aggravée de proxénétisme en reprenant comme circonstance aggravante l’infraction de traite des êtres
humains.
La loi du 13 avril 1995 a en outre supprimé la notion de souteneur dans le cas du conjoint d’une
prostituée qui vivrait à ses dépens. Dans la pratique, les poursuites pour proxénétisme sont limitées. Le problème de la preuve est souvent évoqué.
DISPOSITIONS PREVUES POUR VENIR EN AIDE AUX FEMMES EXPLOITEES
La Belgique a défini une politique humanitaire en faveur des victimes de la traite des êtres
humains.
Cette politique repose sur:
- la création/reconnaissance de trois centres d’accueil spécialisés pour l’aide et l’accompagnement des victimes de la traite des êtres humains qui sont des ONG. Ces centres d’accueil organisent une aide psychosociale, médicale, administrative et judiciaire des victimes;
- des dispositions en matière d’octroi de permis de séjour provisoire pour les victimes de la traite des êtres humains, de permis de travail et d’aide sociale (circulaire du 7.07 1994 et du 13.01
1997);
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- la loi du 13 avril 1995 donne au centre pour l’égalité des chances le droit d’ester en justice
dans des cas d’infraction à la loi du 13 avril et l’A.R du 16 juin 1995 (art.11) prévoit une procédure d’agrément pour que les centres d’accueil spécialisés aient cette même possibilité légale.
L’évaluation de cette politique se fait annuellement.
LE RAPATRIEMENT
Il n’y a pas de politique spécifique de rapatriement dans le cadre de la traite des êtres humains.
Les victimes découvertes et pour lesquelles une procédure a été entamée dans ce cadre bénéficient d’un permis de séjour provisoire. Une possibilité de régularisation définitive du séjour de
la victime a également été définie dans les directives du 7/07/94 et 13/01/97.
Les rapatriements volontaires ou forcés, c’est-à-dire. en fin de recours aux procédures légales,
sont organisés en collaboration avec les centres d’accueil spécialisés et l’OIM.
Il n’y a pas d’option de naturalisation spécifique pour les victimes de la traite des êtres humains.
Celles-ci ont accès aux mêmes dispositions légales que celles en vigueur pour les étrangers résidant légalement sur le territoire depuis une période déterminée.
9.0 INCESTE/VIOLENCES SEXUELLES SUR MINEURES
Voir supra, section 1.4.
FRANCE
Les informations ont été fournies par le Ministère de l’Emploi et de la Solidarité, Service des
droits des femmes, en novembre 2000 et mises à jour par le ministère des Affaires sociales,
Service des droits des femmes et de l’égalité en février 2003.
INTRODUCTION
Les violences envers les femmes, dont les résultats de l’enquête nationale menée en 2000 auprès
de 7000 femmes ont révélé l’ampleur et la diversité des manifestations, constituent un champ
d’intervention prioritaire de l’Etat, qui s’attache à donner des signes concrets de son implication
dans la lutte contre ce phénomène de société inacceptable.
L’implication des pouvoirs publics se traduit par:
- des campagnes d’information;
- le renforcement des réseaux aux plans national et local;
Désormais, chaque département est doté d’une commission départementale d’action contre les
violences faites aux femmes, qui, sous la présidence du préfet, réunit l’ensemble des partenaires institutionnels, professionnels et associatifs concernés ainsi que les élus. Par ailleurs,
une Commission nationale contre les violences envers les femmes traduit au plan national les
partenariats développés localement.
- le développement des actions de prévention et d’accompagnement des femmes victimes de
144
LO STALKING
violences, qui repose sur:
o les partenariats institutionnels mis en œuvre avec les ministères de la Justice, de
l’Intérieur, de la Défense, du Logement, de l’Education nationale et de la Santé;
o les partenariats avec les associations nationales, dont trois gèrent des permanences
téléphoniques (la Fédération nationale solidarité femmes, le Collectif féministe contre le viol,
l’Association européenne contre les violences faites aux femmes au travail), ainsi qu’avec les
associations locales d’accueil, d’écoute et d’orientation des femmes victimes de violences qui,
au nombre de 288, sont réparties sur l’ensemble du territoire;
o des partenariats avec les collectivités locales, en particulier, afin d’expérimenter des
actions de formation et de retour à l’emploi, sous forme de parcours individualisés, des
femmes victimes de violences.
Ce dispositif sera complété dans le courant de l’année 2003 par diverses mesures de lutte contre
toutes les formes de violences, dont les grandes lignes ont été annoncées, lors du Conseil des
ministres du 21 janvier 2003, par la ministre déléguée à la Parité et à l’Egalité professionnelle. Il
s’agit:
- en matière de violences conjugales et familiales, de susciter une prise de conscience collective, de sensibiliser l’ensemble des intervenants, - travailleurs sociaux, associations, police et
justice -, de renforcer le partenariat de l’ensemble des réseaux et de faciliter l’éviction du
conjoint violent du domicile conjugal;
- en matière de discriminations à caractère sexiste, de prévenir toute incitation aux discriminations en raison du sexe ou du comportement sexuel;
- en matière de violences subies par les jeunes filles et les femmes de l’immigration, de renforcer leur accès aux droits, notamment dans le cadre du contrat d’accueil et d’intégration en
cours d’élaboration, et de mener des actions pilotes dans des quartiers particulièrement
concernés;
- en matière de prostitution, de mettre en œuvre le programme de lutte contre l’exploitation de
la prostitution, qui comprend des mesures de prévention, de répression du proxénétisme et
d’accompagnement et d’aide à la réinsertion professionnelle et sociale des personnes qui veulent sortir de la prostitution;
- en matière de violences au travail, de veiller au respect des dispositions concernant le harcèlement sexuel ou moral et de lutter contre les différentes formes d’esclavage contemporain,
les ateliers clandestins et l’esclavage domestique.
Il a également été annoncé qu’une campagne d’information et de sensibilisation sur le thème de
l’égalité entre les hommes et les femmes, de la dignité de la personne et du respect de l’autre,
serait lancée au deuxième semestre 2003.
1.0 LEGISLATION ET SANCTIONS EN MATIERE DE VIOLENCE A L’EGARD
DES FEMMES
1.1 LETTRE DE LA LOI – DEFINITIONS
Depuis 1992, la France a voté diverses lois spécifiques tendant à lutter contre la violence à
l’égard des femmes. Il a en effet été admis que de tels textes réprimant les actes de violence
avaient une puissante portée symbolique en ce qu’ils témoignaient de la réprobation de la société en la matière. Auparavant, hormis certaines dispositions relatives aux mœurs, il n’existait
aucune loi traitant à proprement parler de la violence à l’égard des femmes, ces faits étant pour-
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suivis dans le cadre des dispositions générales relatives aux coups et blessures. Aucun texte ne
condamnait expressément le harcèlement sexuel ou les violences conjugales. Bien que les victimes soient - nul ne le conteste - en grande majorité des femmes, le législateur ne faisait aucune différence entre les victimes, qu’il s’agisse d’hommes ou de femmes.
La protection des victimes a été développée dans trois directions:
- simplification des procédures de demande en réparation;
- mise au ban de certains types de comportements, tels que le harcèlement sexuel et les violences conjugales;
- évolution de la jurisprudence.
La jurisprudence a également permis de déboucher sur une meilleure protection des victimes de
violences grâce à certaines affaires; elle a ainsi établi le caractère inacceptable du viol entre
époux (1992), justifiant qu’il fût sanctionné comme un délit.
Depuis 1994, le Code pénal reconnaît la particulière gravité des violences au sein du couple et a
créé un délit spécifique de violences lorsqu’il est commis par le conjoint ou le concubin. En
outre, le Code pénal prévoit une série d’infractions de violences qui constituent, selon leur gravité, un crime ou un délit. Ces infractions sont punies de peines aggravées lorsqu’elles sont commises par le conjoint ou le concubin. C’est également depuis 1994 que la répression du viol,
sanctionné depuis la loi du 23 décembre 1980, a été aggravée.
1.2 SEVICES CONJUGAUX
EN MATIERE PENALE:
Les violences conjugales constituent une infraction spécifique, reconnue comme telle par le Code
pénal (art 222-13-6°). Ainsi, lorsque les violences sont commises par le conjoint ou le concubin
de la victime, elles constituent un délit puni de 3 ans d’emprisonnement et de 45 000 € d’amende, même en l’absence d’incapacité totale de travail (ITT).
En outre, le Code pénal prévoit une série d’infractions de violences, crimes ou délits, qui sont
punies de peines aggravées lorsqu’elles sont commises par le conjoint ou le concubin (222-3 6°,
222-8 6°, 222-10 6°, 222-12 6°et 222-13 6°).
En outre, des mesures pré et post-sentencielles permettent d’éloigner l’auteur de la victime.
Avant jugement, le placement sous contrôle judiciaire de l’auteur permet d’interrompre la cohabitation et de lui interdire tout contact avec la victime (art. 138 9° du Code de procédure pénale). Le non-respect de ces obligations entraîne la mise en détention de la personne sous contrôle
judiciaire. Il faut, en outre, noter que, en cas de faits graves ou réitérés, la détention provisoire
peut être requise et prononcée.
En cas de condamnation, le sursis avec mise à l’épreuve peut être prononcé, à titre de peine principale ou complémentaire, avec des obligations comportant notamment l’interdiction d’entrer en
contact avec la victime.
Le nombre de condamnations pour violences volontaires entre conjoints ou concubins, répertoriées par le casier judiciaire national, est passé de 4677 en 1996 à 7075 en 2000.
EN MATIERE CIVILE:
Dans le cadre du divorce, le juge peut prendre des mesures provisoires et, notamment, autoriser
les époux à résider séparément (art. 255 du Code civil). Le juge peut également, dès la requête
initiale, à la demande de l’une des parties et de manière non contradictoire, prendre des mesures
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d’urgence telles que, par exemple, permettre à l’époux demandeur de résider séparément avec ses
enfants (art. 257). Ces mesures, non susceptibles de recours, font l’objet d’un réexamen, lors de
la tentative de conciliation.
Indépendamment de toute action en divorce, l’article 220-1 prévoit, dans le cas où “l’un des
époux manque gravement à ses devoirs et met ainsi en péril les intérêts de la famille”, que le juge
aux affaires familiales peut prescrire toutes mesures urgentes.
A titre de sensibilisation et de prévention un reportage photographique sur les violences au sein
du couple a été réalisé pour la première fois en France, en 1997. Ce document, qui a demandé
deux ans de travail, sert de support pour les actions de sensibilisation des déléguées régionales et
des chargées de mission départementales aux Droits des femmes.
Une circulaire interministérielle du 8 mars 1999, cosignée par les ministres de la Justice, de
l’Intérieur, de la Défense, de l’Emploi et de la Solidarité et par la Secrétaire d’Etat chargée des
droits des femmes, relative à la lutte contre les violences à l’encontre des femmes au sein du
couple rappelle dans une première partie la législation applicable aux violences physiques et aux
violences sexuelles dont sont victimes les femmes au sein du couple. Elle énonce, dans une
seconde partie, les conditions du partenariat inter institutionnel nécessaire au traitement du phénomène violent. Une troisième partie présente les réponses apportées aux victimes en terme d’accueil et de traitement par les services de police, les unités de gendarmerie et les services de justice. Enfin, la dernière partie rappelle les modalités de prises en charge et d’indemnisation des
victimes de violences en privé.
La collaboration avec le ministère de la Justice s’est poursuivie en octobre 2000 par la publication d’un rapport sur les pratiques des juridictions et par la diffusion grand public d’un dépliant
intitulé «Victime de violences au sein du couple».
D’autres actions ont été prévues par le ministère de la Justice:
- une étude du traitement des plaintes pour violences au sein du couple dans trois sites juridictionnels, en cours de réalisation par l’université de Lille,
- l’élaboration d’un guide de bonnes pratiques, répondant à la nécessaire diffusion des pratiques
innovantes mises en œuvre par certains parquets en matière d’accueil et de traitement judiciaire des procédures relatives aux violences conjugales.
Des lois récentes (15 juin 2000, 15 novembre 2001 et 9 septembre 2002) ont fait progresser les
droits des victimes au niveau de leur information, de leur accueil et de leur prise en charge dans
les commissariats et gendarmeries et au cours de la procédure judiciaire. Cette prise en compte
devrait encore s’améliorer, le ministre de la justice ayant présenté en septembre 2002 un programme d’action en faveur des victimes.
Par ailleurs, s’agissant de l’hébergement et du logement des femmes victimes de violences, une
circulaire commune des secrétariats d’Etat au logement et aux droits des femmes, en date du 8
mars 2000, a été adressée aux préfets, leur demandant de veiller à ce que soient prioritairement
pris en compte les besoins spécifiques des femmes en grande détresse, dont les femmes chefs de
famille et les femmes victimes de violences conjugales avec leurs enfants, lors de l’élaboration
des prochains plans départementaux d’action pour les personnes défavorisées.
SENSIBILISATION
Des assises nationales sur les violences se sont tenues à Paris en janvier 2001. Elles se situaient
dans la continuité de la campagne européenne 1999-2000 «Violences envers les femmes – tolérance zéro» et du suivi de la Conférence de Pékin. Elles ont permis, à partir des résultats de l’enquête sur les violences envers les femmes en France (ENVEFF), de souligner l’ampleur du phé-
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nomène et de donner un nouvel élan à la politique institutionnelle.
La campagne de communication lancée en 2001 «En cas de violence, brisez le silence», a été
l’occasion de réactualiser l’ensemble des outils d’information et de sensibilisation contre les violences envers les femmes. Il s’agit:
- des brochures destinées aux professionnels
Ces brochures, élaborées et diffusées en partenariat avec les ministères concernés, sont destinées aux policiers, aux gendarmes, aux professionnels de santé et aux intervenants sociaux
confrontés à des situations de violences conjugales.
Elles répondent aux objectifs suivants:
- Sortir les violences de leur caractère privé, interpersonnel pour poser le problème de façon
globale;
- Expliquer le mécanisme, la gravité des violences;
- Permettre aux femmes d’exercer leurs droits en donnant aux professionnels le souci d’informer les femmes, en permettant aux victimes de constituer les preuves des infractions subies;
- Induire chez les professionnels des attitudes de prévention, celle de la récidive notamment.
- des dépliants et des affiches ainsi qu’une carte comportant les numéros de téléphones des
permanences téléphoniques (violences conjugales, viol, harcèlement sexuel au travail).
1.3 VIOL/ SEVICES SEXUELS
L’agression sexuelle est définie par l’article 222-22 du code pénal comme “une atteinte sexuelle
commise avec violence, contrainte, menace ou surprise”.
La répression du viol, sanctionné par la loi du 23 décembre 1980, a été sensiblement aggravée
par le nouveau code pénal en 1994, puisque celui-ci est désormais puni de quinze ans de réclusion criminelle, au lieu de dix ans auparavant.
L’article 222-23 du Code pénal définit ainsi le viol: “Tout acte de pénétration sexuelle, de
quelque nature qu’il soit, commis sur la personne d’autrui par violence, contrainte, menace ou
surprise”.
Viol entre époux
La Chambre criminelle de la Cour de Cassation a admis à deux reprises qu’il pouvait y avoir viol
entre époux. Dans un arrêt de principe du 5 septembre 1990, cette haute juridiction a affirmé que
“l’article 332 (aujourd’hui 222-23) du Code pénal, en sa rédaction issue de la loi du 23 décembre
1980, qui n’a d’autres fins que de protéger la liberté de chacun, n’exclut pas de ses prévisions les
actes de pénétration sexuelle entre les personnes unies par les liens de mariage lorsqu’ils sont
imposés dans les circonstances prévues par ce texte”. La chambre criminelle a eu l’occasion d’affiner encore sa jurisprudence sur ce point, par un arrêt du 11 juin 1992. Elle a admis qu’il existait du fait du mariage une présomption de licéité des rapports sexuels entre époux, mais a surtout affirmé que cette présomption n’était pas irréfragable et pouvait être combattue par des
preuves contraires, établies par tout moyen.
Exhibitionnisme/Outrage public à la pudeur
L’exhibition sexuelle figure dans le chapitre du code pénal relatif aux agressions sexuelles.
Peines prévues: un an d’emprisonnement et 15 000 euros d’amende, assorties de diverses peines
complémentaires.
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L’exhibition en réunion en présence de mineurs est punie de cinq ans d’emprisonnement et 75
000 euros d’amende (sept ans d’emprisonnement et 100 000 euros d’amende s’il s’agit de
mineurs de moins de quinze ans).
1.4 SEVICES SEXUELS A ENFANTS/INCESTE
L’atteinte sexuelle aux mineurs de moins de quinze ans par un majeur, sans violence, contrainte,
menace ni surprise est punie de deux ans d’emprisonnement et de 200 000 francs d’amende.
Depuis le 1er février 1994, cette infraction, lorsqu’elle s’accompagne d’une rémunération, est
réprimée en France, lorsque elle a été commise à l’étranger, sans nécessité ni que ce fait soit une
infraction dans le pays concerné, ni que la victime ait porté plainte (répression du «tourisme
sexuel»).
Le droit pénal français réprime l’inceste. Les dispositions en vigueur sanctionnent plus sévèrement les agressions sexuelles commises par “un ascendant légitime, naturel ou adoptif sur un
mineur ou un adulte”. Plusieurs articles du Code pénal retiennent la qualité d’ascendant de
l’agresseur comme une circonstance aggravante en cas d’agression sexuelle, de viol ou d’attentat à la pudeur commis avec violence ou surprise sur une personne de plus de quinze ans.
Dans la réforme du Code pénal adoptée en 1992 et entrée en vigueur en 1994, la qualité de l’auteur de l’agression sexuelle demeure une circonstance aggravante “lorsqu’elle est commise par
un ascendant légitime, naturel ou adoptif”, qu’il s’agisse des agressions sexuelles autres que le
viol ou des atteintes sexuelles sur la personne d’un mineur de quinze ans, sans contrainte, menace ou surprise ou sur la personne d’un mineur de plus de quinze ans.
REVISIONS
La nouveauté majeure concerne l’adoption de la loi du 17 juin 1998 relative à la prévention et à
la répression des infractions sexuelles ainsi qu’à la protection des mineurs.
Par ce texte sont crées: une nouvelle peine complémentaire pour les auteurs d’infraction sexuelle (a), un statut des mineures victimes (b) et une aggravation des peines dans les cas d’atteintes
sexuelles sur les mineurs (c).
A) LA CRÉATION D’UNE NOUVELLE PEINE COMPLÉMENTAIRE: LE SUIVI SOCIO- JUDICIAIRE DES AUTEURS D’INFRACTIONS SEXUELLES
Les auteurs d’infractions sexuelles peuvent désormais, à leur sortie de prison, être soumis à des
mesures de surveillance et d’assistance, ainsi qu’à une injonction de soins, si une expertise le permet.
Cette peine ne peut pas être exécutée en prison, quelle que soit la cause de l’incarcération. La loi
incite néanmoins le condamné à commencer un traitement dès sa détention. Le refus de suivre
un traitement dès sa détention le prive des réductions de peines complémentaires.
La détention doit se faire dans un établissement spécialisé qui permet un suivi médical et psychologique adapté.
La loi confie à un médecin coordonnateur la responsabilité de veiller à la mise en oeuvre de l’injonction de soins.
Le condamné doit justifier du respect de ses obligations et du suivi du traitement auprès du juge
de l’application des peines. En cas de non-respect, l’emprisonnement peut être décidé par le
même juge.
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Pour faciliter l’identification et la recherche des auteurs d’infractions sexuelles, un fichier national automatisé des empreintes génétiques des condamnés est créé.
B) LA CRÉATION D’UN STATUT DES MINEURES VICTIMES: LES PRINCIPAUX POINTS
Un administrateur ad hoc est désigné obligatoirement lorsque la protection des intérêts du mineur
n’est pas complètement assurée par ses représentants légaux.
L’audition du mineur peut être enregistrée afin de le dispenser de répéter plusieurs fois les
sévices subis, ce qui est traumatisant.
Certaines associations peuvent se constituer partie civile pour défendre ou assister l’enfance maltraitée.
Un tiers peut être présent lors de l’audition d’un mineur victime, pour l’assister: il peut s’agit soit
un psychologue ou un médecin, soit un membre de la famille, soit un administrateur ad hoc.
L’avis de décision de classement sans suite doit être motivé et notifié par écrit pour certaines
infractions commises contre un mineur.
Les mineurs peuvent faire l’objet d’une expertise médico-psychologique pour apprécier la nature et l’importance du préjudice subi.
Il est possible de bénéficier d’un remboursement intégral par l’assurance maladie des soins dispensés à la suite de ces sévices.
L’ensemble de ces mesures permet également en France de se mettre en conformité avec ses
engagements internationaux, comme la Convention internationale des Nations unies du 2
décembre 1949 pour la répression de la traite des être humains et de l’exploitation de la prostitution d’autrui, la Convention européenne de sauvegarde des droits de l’homme et des libertés
fondamentales du 4 novembre 1950, les articles 34 et 36 de la Convention internationale des
droits de l’Enfant du 20 novembre 1989 relatifs à la protection contre l’exploitation sexuelle,
l’enlèvement, la vente ou la traite d’enfants, ainsi qu’à toute forme d’exploitation et, plus récemment, la déclaration et le plan d’action adoptée par de nombreux Etats, dont la France, au congrès
de Stockholm.
C) LE RENFORCEMENT DE LA RÉPRESSION DES ATTEINTES SEXUELLES SUR MINEURS: LA
CRÉATION DE NOU-
VELLES INCRIMINATIONS
Il est interdit de mettre à disposition des mineurs certains documents, notamment vidéo, sur support numérique etc.; vidéo cassettes, vidéo disques, jeux électroniques. En cas de non-respect, la
peine encourue est de 1 an de prison et 100 000 F d’amende, 2 ans de prison en cas de manœuvre
frauduleuse et 200 000 F d’amende.
Un délit spécial de bizutage est crée: “fait pour une personne d’amener autrui, contre son gré ou
non, à subir ou à commettre des actes humiliants ou dégradants lors de manifestations ou de
réunions liées aux milieux scolaire et socio-éducatif” (6 mois de prison et 50 000 F d’amende).
En cas de délit bizutage, la responsabilité pénale des personnes morales (associations d’anciens
élèves, établissements d’enseignement, agences de voyages etc.) est instituée.
La lutte contre le tourisme sexuel est renforcée, notamment par la possibilité de déclarer responsable des personnes morales, comme par exemple les agences de voyage qui peuvent être poursuivies pour proxénétisme ou tourisme sexuel.
Le viol est puni de 15 à 30 ans de réclusion criminelle, selon les circonstances. Les délais de prescription pour porter plainte ont été portés à 10 ans, à partir de l’âge de la majorité pour les viols
commis sur mineurs par ascendant ou personne ayant autorité.
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1.5 HARCELEMENT SEXUEL
Afin d’apporter des réponses adéquates aux problèmes particuliers posés par le harcèlement
sexuel, le législateur est intervenu par deux lois du 22 juillet et du 2 novembre 1992. La première a institué le délit de harcèlement sexuel dans le code pénal, la seconde loi a complété ce dispositif par un volet social; elle a instauré des dispositions qui sanctionnent les répercussions du
harcèlement sexuel sur le plan professionnel tant dans le code du travail que dans le statut des
trois fonctions publiques.
Au regard de ces deux lois, trois éléments étaient constitutifs du harcèlement sexuel:
- l’abus d’autorité: le harcèlement sexuel n’est puni que s’il émane d’un employeur, de son
représentant ou de toute personne ayant abusé de l’autorité que lui confère ses fonctions.
- les actes fautifs par lesquels le harceleur «a donné des ordres, proféré des menaces, imposé
des contraintes ou exercé des pressions de toute nature sexuelle»
- enfin, l’objet des agissements de harcèlement sexuel, à savoir l’obtention des faveurs
sexuelles.
Deux lois récentes sont intervenues et ont modifié le dispositif:
- la loi du 9 mai 2001 relative à l’égalité professionnelle entre les femmes et les hommes:
- étend d’une part le champ des personnes protégées par la loi: sont visés non plus seulement
le salarié licencié ou sanctionné mais aussi le candidat à un recrutement, à un stage ou à une
période de formation en entreprise;
- interdit d’autre part «toute mesure discriminatoire, directe ou indirecte, notamment en matière de rémunération, de formation, de reclassement, d’affectation, de qualification, de classification, de promotion professionnelle, de mutation ou de renouvellement de contrat» prise à
l’encontre d’un salarié qui a subi, ou refusé de subir des agissements de harcèlement sexuel
ou a témoigné de tels agissements ou bien les a relatés. ( art 8 de la loi du 9/05/2001 modifiant l’article L. 122-46 du Code du travail);
- la loi du 17 janvier 2002, dite de modernisation sociale, complétée par la loi du 3 janvier 2003
portant relance de la négociation collective en matière de licenciement économique:
- supprime l’abus d’autorité dans le Code pénal, dans le Code du travail et dans les statuts des
trois fonctions publiques. et condamne ainsi le harcèlement sexuel émanant d’un collègue;
- supprime les caractéristiques du harcèlement sexuel (ordres, menaces, contraintes ou pressions) dans le code du travail, les statuts des trois fonctions publiques et le code pénal;
- aménage la charge de la preuve: le salarié concerné «établit» des éléments de fait; il appartient à l’employeur de prouver que les agissements ne constituent pas du harcèlement sexuel
et que sa décision est justifiée par des éléments objectifs étrangers à tout harcèlement.
La loi n° 2003-6 du 3 janvier 2003 a supprimé la procédure de médiation dans le cadre du harcèlement sexuel.
L’article L. 122-46 du Code du travail est désormais le suivant:
«Aucun salarié, aucun candidat à un recrutement, à un stage ou à une période de formation en
entreprise ne peut être sanctionné ni licencié ou faire l’objet d’une mesure discriminatoire, directe ou indirecte, notamment en matière de rémunération, de formation, de reclassement, d’affectation, de qualification, de classification, de promotion professionnelle, de mutation ou de renouvellement de contrat pour avoir subi ou refusé de subir les agissements de harcèlement d’un
employeur de son représentant ou de toute personne dans le but d’obtenir des faveurs de nature
sexuelle à son profit ou au profit d’un tiers.
Aucun salarié ne peut être sanctionné ou licencié pour avoir témoigné des agissements définis à
l’alinéa précédent ou les avoir relatés.
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Toute disposition ou tout acte contraire est nul»
Sont protégés les salariés ou agents des trois fonctions publiques, victimes, témoins ou ayant
relaté des faits de harcèlement sexuel.
Au regard des sanctions, sont prévues des sanctions disciplinaires que peut prononcer l’employeur à l’encontre de l’auteur du harcèlement et des sanctions pénales:
- l’employeur qui a pris une mesure discriminatoire à l’encontre d’un salarié victime, témoin ou
ayant relaté des faits de harcèlement sexuel encourt une peine d’un an d’emprisonnement ou
/ et une amende 3750 euros. ( article L. 152-1-1 du Code du travail);
- l’auteur du harcèlement sexuel est passible d’une peine de un an d’emprisonnement ou / et
d’une amende de 15 000 euros ( article 222-33 du Code pénal).
1.6 PORNOGRAPHIE:
UTILISATION DE L’IMAGE OU DE LA REPRESENTATION D’UN MINEUR
L’article R 624-2 du Code pénal punit d’une contravention de 4e classe le fait de diffuser dans
les lieux publics des messages contraires à la décence, ainsi que l’envoi ou la distribution à domicile de ces messages sans demande du destinataire.
De même, le fait de fixer, enregistrer ou transmettre l’image ou la représentation d’un mineur, en
vue de sa diffusion, et lorsque cette image ou cette représentation présente un caractère pornographique, est puni, depuis la loi du 17 juin 1998 relative à la prévention et à la répression des
infractions sexuelles ainsi qu’à la protection des mineurs, de trois ans de prison et de 45 000
euros d’amende.
Ces peines sont portées à cinq ans de prison et à 75 000 euros d’amende lorsque la diffusion de
cette image se fait par le biais d’un réseau de télécommunication.
De même, et depuis la loi du 4 mars 2002 relative à l’autorité parentale, le simple fait de détenir
une telle image ou une telle représentation est passible d’une sanction allant jusqu’à deux ans de
prison et 30 000 euros d’amende.
ACCES DES MINEURS A DES REPRESENTATIONS DE NATURE PORNOGRAPHIQUE
Pour sa part, l’article 227-24 du Code pénal réprime la fabrication, le transport ou la diffusion
d’un message pornographique susceptible d’être vu ou perçu par un mineur. Les peines peuvent
s’échelonner jusqu’à trois ans d’emprisonnement et 75 000 euros d’amende.
Le ministère de la Justice préside une commission chargée de la surveillance et du contrôle des
publications destinées à l’enfance et à l’adolescence.
Le ministère de l’Intérieur est habilité à interdire:
- de proposer, donner ou vendre à des mineurs de dix-huit ans les publications de toute nature
présentant un danger pour la jeunesse en raison de leur caractère licencieux ou pornographique;
- d’exposer ces publications à la vue du public;
- d’effectuer de la publicité en faveur de ces publications.
En outre, selon les termes de la loi du 30 juillet 1987, est interdite l’installation à moins de
cent mètres d’un établissement d’enseignement maternel, primaire ou secondaire, d’un établissement dont l’activité principale est la vente ou la mise à disposition de publications
dont la vente aux mineurs est prohibée. Cette infraction est punie de deux ans de prison et
de 30 000 euros d’amende.
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Au-delà de ces supports traditionnels, le rôle des NTIC comme véhicules de la pornographie a
été souligné. Ainsi, le 14 novembre 2002, Mme Blandine KRIEGEL a remis à M. Jean-Jacques
AILLAGON, Ministre de la culture et de la communication, un rapport consacré à la violence à
la télévision. Le groupe d’experts, présidé par Mme KRIEGEL, a notamment recommandé de
mettre hors de portée des enfants la pornographie par la mise en place d’un système de double
cryptage ou de paiement à la séance, par un détachement des abonnements aux chaînes pornographiques des autres bouquets proposés, par la prohibition aux heures dites protégées des
bandes-annonces représentant des images pornographiques, par l’interdiction de diffuser des programmes pornographiques dans des tranches horaires susceptibles d’êtres regardées par des
enfants, c’est-à-dire de 7 heures à 22 heures 30.
1.7 PROSTITUTION
LA REPRESSION DU PHENOMENE PROSTITUTIONNEL
Le code pénal français comporte un arsenal de dispositions permettant d’entreprendre une répression globalement efficace du phénomène prostitutionnel.
Les outils juridiques
S’agissant des proxénètes:
Conformément à la position abolitionniste adoptée et défendue par la France depuis la ratification en 1960 de la Convention des Nations unies sur la répression de la traite des êtres humains
et l’exploitation de la prostitution d’autrui, seul le proxénétisme, c’est-à-dire l’exploitation de la
prostitution d’autrui même avec consentement, fait l’objet de dispositions répressives.
Ainsi, le proxénétisme simple, c’est-à-dire les faits qui consistent à aider ou assister la prostitution d’autrui, en tirer profit et débaucher une personne en vue de la prostituer, est puni de sept
ans d’emprisonnement et de 150 000 euros d’amende (peines aggravées depuis la loi du 15
novembre 2001 relative à la sécurité quotidienne).
Des peines identiques sont prévues pour les comportements que l’article 225-6 qualifie de proxénétisme par assimilation (relations habituelles avec des prostituées sans pouvoir justifier de son
train de vie, intermédiaire entre prostituée et proxénète, entrave des actions de lutte contre la
prostitution). La simple cohabitation avec une personne prostituée est, dans ce cadre, considérée
comme du proxénétisme.
Défini à l’article 225-10 du Code pénal, le proxénétisme hôtelier est puni de dix ans de prison et
de 750 000 euros d’amende.
L’article 225-7 du Code pénal prévoit dix circonstances aggravantes du délit de proxénétisme
simple, assorties d’une peine de dix ans d’emprisonnement et de 1 500 000 euros d’amende. Ces
circonstances aggravantes sont prévues notamment lorsqu’il s’agit d’un mineur de quinze ans,
lorsque l’infraction présente un caractère habituel, lorsque l’auteur abuse de l’autorité que lui
confère ses fonctions ou encore lorsque le mineur a été mis en contact avec l’auteur de l’infraction par le biais d’un réseau de communication de type Internet.
Les articles 225-8 et 225-9 du Code Pénal permettent, respectivement, de punir de vingt ans de
réclusion criminelle et de 3 000 000 euros d’amende le proxénétisme commis en bande organisée et de la réclusion criminelle à perpétuité et de 4 500 000 euros d’amende le proxénétisme
commis en recourant à des actes de torture ou de barbarie.
Enfin, des peines complémentaires, interdiction temporaire ou définitive du territoire, sont insti-
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tuées par l’article 225-21.
Par ailleurs, la responsabilité des personnes morales pour faits de proxénétisme est également
prévue (Art. 225-12). Les peines encourues sont: l’amende (dont le taux maximum est égal au
quintuple de celui prévu pour les personnes physiques), ainsi que plusieurs sanctions dissuasives
telles que la dissolution, la confiscation du fonds, la fermeture temporaire ou définitive.
S’agissant des personnes prostituées:
Seul le racolage actif est actuellement réprimé, en raison du trouble de l’ordre public qu’il génère. L’article R.625-8 du Code Pénal permet, en effet, d’infliger une contravention de cinquième
classe à celui ou celle qui «par tout moyen, [procède] publiquement au racolage d’autrui en vue
de l’inciter à des relations sexuelles».
Pour autant, le projet de loi sur la sécurité intérieure, qui devrait être adopté avant la fin du premier trimestre 2003, crée un article 225-10 dans le Code pénal selon lequel «Le fait, par tout
moyen, y compris par une attitude même passive, de procéder publiquement au racolage d’autrui
en vue de l’inciter à des relations sexuelles en échange d’une rémunération ou d’une promesse
de rémunération est puni de deux mois d’emprisonnement et de 3 750 euros d’amende».
Par cette rédaction, le législateur n’opère plus de distinction entre racolage actif et racolage passif qui sont réunis désormais en un délit unique.
En outre, le projet de loi prévoit que la personne prostituée étrangère convaincue de racolage peut
se voir retirer son titre de séjour.
Parallèlement, une autorisation provisoire de séjour pourra être délivrée à la victime étrangère
qui déposera plainte contre son proxénète.
S’agissant des clients:
- Le client de la personne prostituée mineure
Si, antérieurement à la loi du 4 mars 2002 relative à l’autorité parentale n’était réprimée que l’atteinte sexuelle sur un mineur de moins de quinze ans, désormais, le client du mineur prostitué de
moins de dix-huit ans est passible d’une sanction pouvant aller jusqu’à trois ans de prison et 45
000 euros d’amende.
- Le client de la personne prostituée majeure
Les dispositions concernant le racolage actif précitées peuvent également être opposées au client
tout comme celles décrites à l’article 222-32 du Code pénal condamnant l’exhibition sexuelle.
De même, dans certains départements, en application de l’article R.417-9 du Code de la route, la
police nationale verbalise les clients des personnes prostituées pour arrêt ou stationnement dangereux, soit une amende de 135 euros et un retrait de trois points sur le permis de conduire.
D’autres maires, usant de leurs pouvoirs de police, ont signé des arrêtés interdisant la prostitution sur tout ou partie du territoire de leur municipalité.
Les moyens
Parallèlement, la France s’est dotée de forces de police spéciales chargées de lutter contre l’exploitation sexuelle des êtres humains.
En application des dispositions de la Convention des Nations unies de 1949 pour la répression
de la traite des êtres humains et de l’exploitation de la prostitution d’autrui, l’Office central pour
la répression de la traite des êtres humains (OCRTEH) a été créé par décret interministériel du
31 octobre 1958; il est placé sous l’autorité de la Direction centrale de la police judiciaire du
Ministère de l’Intérieur.
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L’OCRTEH centralise, au plan national, les renseignements et la documentation en matière de
prostitution et de proxénétisme, coordonne l’action des services de police et de gendarmerie dans
son domaine de compétence, coopère dans le cadre du Bureau central national d’Interpol avec
les pays membres de l’organisation internationale de police criminelle mais également dans le
cadre des instances européennes. L’office est également un service d’enquête plus spécialement
chargé des affaires de proxénétisme international et des affaires complexes au plan national. Il
dispose à cet effet de quinze enquêteurs.
Ainsi, la police judiciaire dispose de trois unités totalement dédiées à la lutte contre le proxénétisme: l’OCRTEH, la brigade de répression du proxénétisme de la Direction régionale de la police judiciaire (DRPJ) de Paris et la Brigade de répression du proxénétisme du service régional de
police judiciaire (SRPJ) de Marseille. Au total, une centaine de fonctionnaires est affectée à la
lutte contre le proxénétisme.
Par ailleurs, la lutte contre le proxénétisme est l’une des missions assignées aux groupes de
répression du banditisme des SRPJ et aux groupes de voie publique des divisions de police judiciaire de la région parisienne.
Enfin, un stage annuel consacré à la connaissance du phénomène prostitutionnel est organisé à
destination des fonctionnaires de police judiciaire, de sécurité publique et de contrôle de l’immigration.
Chaque année, des dizaines de réseaux de prostitution sont démantelés. Toutes formes de proxénétismes confondus (direct ou indirect, hôtelier, salons de massage,…), environ 500 personnes
sont mises en cause chaque année, dont près de 25 % sont des femmes.
L’aide sociale proposée aux personnes prostituées
Dans la logique des principes abolitionnistes, la personne prostituée est considérée comme une
victime et doit, donc, pouvoir bénéficier d’un accompagnement social adapté.
Ainsi, l’ordonnance n°60-1246 du 25 novembre 1960 et le décret n°60-1248 du 25 novembre
1960 prévoient la création dans chaque département d’un Service de prévention et de réadaptation sociale (SPRS) chargé d’une part, de rechercher et accueillir les personnes en danger de
prostitution et de leur fournir l’assistance dont elles peuvent avoir besoin, et d’autre part d’exercer toute action médicosociale en faveur des personnes qui se livrent à la prostitution.
A l’origine, douze départements s’étaient dotés d’un SPRS; il n’en subsiste désormais que quatre,
situés en province et exclusivement sous gestion associative.
En outre, le décret n°76-256 du 15 juin 1976 permet aux centres d’hébergement et de réinsertion
sociale (CHRS) d’accueillir les prostituées et les personnes en danger de prostitution au titre de
l’aide sociale lorsqu’elles ne disposent pas d’un revenu suffisant. Certains CHRS se sont spécialisés dans l’accueil du public victime de violences (conjugales, sexuelles…). Ces structures sont
actuellement au nombre d’environ 150. Les CHRS généralistes sont également en mesure d’accueillir des personnes prostituées de manière indifférenciée comme «toute personne qui connaît
de graves difficultés, notamment économiques, familiales, de logement, de santé ou d’insertion».
Au total, il existe 35.000 places de CHRS pour environ 745 entités géographiques.
Les moyens budgétaires consacrés à l’accompagnement social et la réinsertion des personnes
prostituées, stables au cours des dernières années, se sont élevés à 6,5 millions d’euros en 2002.
Ces crédits ont permis non seulement aux services déconcentrés de subventionner les associations locales qui travaillent à l’accueil et à la réinsertion des personnes prostituées ou en danger
de prostitution mais également le financement d’associations nationales.
Par ailleurs, Mme Nicole AMELINE, Ministre déléguée à la parité et à l’égalité professionnelle,
a initié un programme interministériel de lutte contre la traite et l’exploitation sexuelle des êtres
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humains. Les modalités de cette politique nouvelle supposent, notamment, une meilleure sensibilisation tant du grand public que des différents acteurs institutionnels (travailleurs sociaux,
policiers, magistrats,…) ou encore la mise en place de mesures propres à faciliter l’accueil des
personnes qui sortent de la prostitution ( renforcement et sécurisation des structures d’accueil,
possibilité de permettre un changement de patronyme, intégration des victimes dans des stages
de formation ouvrant vers une insertion professionnelle rapide et valorisante,…).
1.8 APPELS TELEPHONIQUES OBSCENES
Ces appels entrent dans la catégorie plus générale des “ appels téléphoniques malveillants réitérés en vue de troubler la tranquillité d’autrui ”.
Peines prévues: un an d’emprisonnement et 15 000 euros d’amende.
1.9 MUTILATIONS GENITALES
HISTORIQUE
Par le passé, en droit français, la question des mutilations sexuelles apparaissait “délicate” dans
la mesure où elle semblait mettre en opposition deux notions fondamentales: le respect des cultures et l’application du droit français. Si les ministres en charge des droits des femmes et les
associations de femmes africaines se sont beaucoup mobilisés publiquement, ce sont les tribunaux qui sont amenés à trancher et qui ont peu à peu reconnu le caractère criminel de l’excision.
En 1983, la Chambre criminelle de la Cour de Cassation avait déjà posé que “l’ablation du clitoris”, résultant de violences volontaires, constituait une mutilation.
DROIT EN VIGUEUR
Depuis la loi n° 92-683 du 22 juillet 1992 portant réforme des dispositions générales du Code
pénal, entrée en vigueur au 1er janvier 1994, le nouveau Code pénal réprime et punit sévèrement
les violences ayant entraîné une mutilation (articles 222-9 et 222-10). Lorsque la victime est un
enfant de moins de 15 ans, la peine maximale est portée à 15 ans de réclusion criminelle et à 20
ans lorsque l’infraction est commise par les parents ou les grands-parents.
LES DERNIERES EVOLUTIONS JURISPRUDENTIELLES:
Il est avéré que la publicité donnée aux procès des exciseuses et des parents a permis une meilleure prise de conscience, tant par les médecins et les acteurs sociaux que par les familles concernées, de la nécessité de mettre un terme à la pratique des mutilations sexuelles.
En février 1999, sur la dénonciation d’une jeune fille excisée dans son enfance, un procès retentissant a eu lieu à la Cour d’Assises de Paris. Cette jeune fille s’est portée partie civile contre l’exciseuse et sa propre mère aux côtés de laquelle ont comparu 24 parents, identifiés grâce au carnet d’adresses de l’exciseuse saisi par la police.
48 victimes d’excision pendant leur minorité ont été dénombrées et pour la première fois la Cour
d’Assises leur a alloué des dommages et intérêts en réparation des préjudices subis.
L’exciseuse a été condamnée à 8 ans de prison ferme, la mère de la jeune fille à 2 ans et les autres
parents ont vu leur peine d’emprisonnement (entre 3 et 5 ans) assortie de sursis.
Le procès a été l’occasion pour la plupart des victimes en âge de s’exprimer d’aller jusqu’au bout
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LO STALKING
de leur désir de justice, car elles ont pleinement conscience de l’atteinte qui a été portée à leur
intégrité physique au nom d’une tradition qu’elles veulent voir disparaître.
PREVENTION
La France reconnaît aujourd’hui qu’une politique active de lutte contre la pratique des mutilations sexuelles doit nécessairement combiner la prévention et l’application de la loi.
Une circulaire relative à l’intégration des populations immigrées (circulaire DPM 94/42 du
19/12/94) inscrit la prévention des mutilations sexuelles dans les orientations d’actions des
départements accueillant les populations concernées (départements de l’Ile-de-France, Nord,
Oise, Bouches-du-Rhône, Seine-Maritime et Eure).
Certaines commissions départementales contre les violences faites aux femmes ont créé un sousgroupe de travail chargé de traiter des mutilations sexuelles.
Dans le même temps, des formations sur les aspects médicaux, judiciaires, sociaux, psychologiques et ethnologiques ont été offertes par les associations spécialisées aux professionnels en
contact direct avec la population concernée.
En outre, de nombreux documents ont été réalisés, aussi bien sur l’initiative du Service des droits
des femmes et de l’égalité qu’à celle des associations: plaquettes d’information, vidéo, programme de formation, cassette audio en cinq langues africaines.
Enfin, le Service des droits des femmes et de l’égalité assure un soutien financier aux associations oeuvrant auprès des publics concernés et des personnels médico-sociaux: la Commission
pour l’abolition des mutilations sexuelles (CAMS) et le Groupe femmes pour l’abolition des
mutilations sexuelles et autres pratiques nuisibles à la santé des femmes et des enfants (GAMS).
1.10 CONVENTIONS INTERNATIONALES
La Convention des Nations unies sur l’élimination de toutes les formes de discrimination à
l’égard des femmes (CEDAW), adoptée le 18 décembre 1979, a été ratifiée par la France le 12
mars 1984.
Le protocole facultatif à la convention CEDAW, signé le premier jour de l’ouverture à la signature par la France, soit le 10 décembre 1999, et ratifié le 9 juin 2000, est entré en vigueur le 22
décembre 2000.
Par ailleurs, la France a marqué, au cours de la session extraordinaire de l’Assemblée générale
des Nations unies en juin 2000 à New York, son attachement aux principes affirmés dans le
domaine des violences lors de la IVème Conférence mondiale sur les femmes de l’Organisation
des Nations unies à Pékin en 1995.
La Convention des Nations unies du 2 décembre 1949 pour la répression de la traite des êtres
humains et de l’exploitation de la prostitution d’autrui a été ratifiée par la France en 1960 et le
protocole additionnel à la Convention des Nations unies contre la criminalité transnationale organisée, visant à prévenir, réprimer et punir la traite des personnes, en particulier des femmes et des
enfants, signé le 12 décembre 2000, a fait l’objet d’une loi de ratification adoptée le 6 août 2002.
1.11 PROTECTION DE LA GROSSESSE/FEMMES ENCEINTES
Pas d’information fournie.
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2.0 CONDAMNATIONS
2.1 CONDAMNATIONS EN MATIERE DE SEVICES CONJUGAUX
Voir supra, section 1.2.
3.0 EFFICACITE DE LA LEGISLATION
INDEMNISATION
Si des dommages et intérêts ont été octroyés par le tribunal correctionnel ou la cour d’assises
pour réparer un préjudice physique, matériel et moral, et que la personne condamnée n’est pas
ou peu solvable, la loi prévoit que la commission d’indemnisation des victimes d’infractions
(CIVI) peut se substituer à cette personne pour indemniser la victime.
Ces commissions, instituées par une loi du 3 janvier 1977, sont des juridictions à part entière
chargées de l’indemnisation des victimes. La juridiction de jugement a l’obligation d’informer la
victime de l’existence de la CIVI; l’avocat n’est pas obligatoire.
La demande peut être faite à tout moment de la procédure judiciaire engagée contre l’auteur des
faits, qu’il soit identifié ou non, dans le délai de trois ans après la date des faits, ou dans l’année
qui suit la dernière décision de justice. Les CIVI peuvent être saisies par lettre simple accompagnée des justificatifs du préjudice subi à la suite de l’infraction. Après examen du dossier, les
CIVI fixent l’indemnité en fonction de ce préjudice. Une avance sur indemnisation peut éventuellement être accordée.
3.1 ROLE DES ORGANISATIONS NON GOUVERNEMENTALES DANS LES
ACTIONS EN JUSTICE
SEVICES CONJUGAUX, INCESTE, VIOL, PROSTITUEES, HARCELEMENT SEXUEL
L’Etat apporte un soutien financier à trois permanences téléphoniques nationales gérées par des
associations: la Fédération nationale solidarité femmes (pour les violences conjugales), le
Collectif féministe contre le viol et l’Association européenne contre les violences faites aux
femmes au travail ainsi qu’à 158 associations locales d’accueil et d’écoute des femmes victimes
de violences, qui sont réparties sur l’ensemble du territoire.
Dans un objectif de meilleure information des victimes, les coordonnées de ces structures ont été
mises en ligne sur le site Internet du ministère des Affaires sociales, du Travail et de la Solidarité.
Par ailleurs, afin d’améliorer l’accueil, l’écoute et l’accompagnement des femmes qui y ont
recours, une démarche de qualité dans ces lieux est actuellement développée.
Les prestations délivrées par ces associations locales sont diverses: orientation, accompagnement, conseils juridiques, groupes de parole, etc. Certaines sont parfois adossées à des centres
d’hébergement.
En outre, les associations de lutte contre les violences envers les femmes peuvent se porter partie civile dans des procédures judiciaires sous certaines conditions, dont celle d’être déclarée
depuis au moins cinq ans à la date des faits.
La loi du 15 juin 2000 renforçant la protection de la présomption d’innocence et les droits des
victimes consacre, par ailleurs, le rôle des associations conventionnées auxquelles le procureur
de la République peut recourir afin qu’il soit porté aide à la victime de l’infraction.
158
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En matière de harcèlement sexuel, la loi autorise les victimes à bénéficier du soutien des organisations syndicales et des associations régulièrement déclarées depuis cinq ans et dont l’objet statutaire comporte la lutte contre les violences sexuelles. Celles-ci peuvent intenter une action en
justice, sous réserve de justifier de l’accord écrit de l’intéressé.
Les débats pourront avoir lieu à huis clos ou en Chambre du Conseil, à la demande de l’une des
parties.
3.2 PRINCIPAUX PROBLEMES ET NOUVELLES SOLUTIONS
LES PARTENARIATS INSTITUTIONNELS
Les partenariats institutionnels avec les ministères de la Justice (voir supra, section 1.2), de
l’Intérieur, de la Défense, du Logement, de l’Education nationale et de la Santé constituent un
véritable chaînage d’interventions et de compétences s’exerçant en matière de prévention, de
traitement judiciaire des situations de violence et d’accompagnement des femmes qui en sont
victimes.
- Avec les ministères de l’Intérieur, pour la police, et de la Défense, pour la gendarmerie, les
axes de travail prioritaires retenus portent plus particulièrement sur l’amélioration de:
- l’accueil et de l’écoute des victimes dans les commissariats et les brigades de gendarmerie;
- la formation initiale et continue des policiers et des gendarmes, au travers notamment de
l’élaboration et de la diffusion communes de brochures destinées à la sensibilisation de ces
professionnels.
Parmi les mesures concrètes qui ont été prises, on peut citer:
- des agents spécialement formés à l’accueil sont en mesure de recevoir les personnes qui se
présentent pour exposer des problèmes touchant à leur intimité familiale;
- l’installation de travailleurs sociaux dans les commissariats;
- un espace de confidentialité, qui peut prendre la forme d’un bureau, est aménagé dans la plupart des services afin de pouvoir recueillir les demandes des victimes à l’écart des autres usagers;
- l’existence d’un logiciel informatique d’aide à l’accueil du public comportant notamment les
adresses et coordonnées téléphoniques d’organismes de soutien, de foyers d’accueil et d’associations.
- Avec le ministère chargé du Logement, le partenariat a été marqué par la co-signature de la
circulaire du 8 mars 2000 adressée aux préfets pour une prise en compte prioritaire des
besoins spécifiques des femmes en grande difficulté, dont les familles monoparentales et les
femmes victimes de violences conjugales avec leurs enfants, lors de l’élaboration des plans
départementaux pour le logement des personnes défavorisées.
- Avec les ministères de l’Education nationale et de l’Agriculture a été signée le 25 février 2000
une convention pour la promotion de l’égalité des chances entre les filles et les garçons, les
femmes et les hommes dans le système éducatif, afin de développer une politique de prévention s’attaquant à des schémas comportementaux souvent acquis dès l’enfance. Un comité
national, s’appuyant sur un réseau de chargés de mission académiques à l’égalité des chances,
est chargé de mettre en œuvre cette convention, instrument d’une politique globale de promo-
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tion de l’égalité de la maternelle à l’université, dans trois domaines prioritaires, notamment en
matière d’éducation à la citoyenneté et de prévention des violences sexuelles et sexistes.
Parmi les actions et structures mises en place figurent également:
- un comité national de lutte contre la violence à l’école chargé d’identifier, d’analyser les phénomènes de violence à l’école et de proposer, en relation avec les autres départements ministériels, les réponses propres à lutter contre ces phénomènes;
- un centre de ressources national et des centres de ressources départementaux ainsi que des
formations inter académiques en direction des personnels de ces centres et des inspecteurs de
l’éducation nationale;
- un logiciel (SIGNA) permettant une analyse sexuée des faits de violences dans le cadre de
l’école;
- un guide «repères pour la prévention des violences sexuelles» élaboré par la direction de
l’enseignement scolaire;
- Avec le ministère de la Santé, la diffusion d’un rapport rédigé par un comité d’experts et la
tenue d’une journée d’information en février 2001 ont eu pour objet de sensibiliser les professionnels de la santé au repérage de ces violences et à l’amélioration de la prise en charge des
femmes victimes de violences conjugales.
RECHERCHE
Une enquête nationale sur les violences envers les femmes en France métropolitaine (ENVEFF)
a été lancée en 1999 sur l’initiative du gouvernement français afin de pallier l’insuffisance des
données sur les violences, liée en particulier au faible recours des victimes aux autorités, de
mieux mesurer l’ampleur de ce phénomène, d’en appréhender plus clairement les circonstances
et les manifestations, et par suite d’orienter les interventions publiques en la matière.
Cette enquête, réalisée par une équipe de chercheurs de l’Institut de démographie de l’Université
de Paris I Panthéon-Sorbonne, est la première enquête scientifique d’envergure effectuée en
France sur ce sujet. Son objectif était d’analyser l’ampleur et la nature des phénomènes de violence (verbale, physique, sexuelle ou psychologique) dont les femmes sont victimes dans les différents cadres de vie (au travail, au foyer, dans les lieux publics). Elle a porté sur un échantillon
de 6 970 femmes âgées de 20 à 59 ans.
1 - Les violences envers les femmes constituent un fait social qui concerne tous les milieux
sociaux et culturels et toutes les tranches d’âge. C’est le premier enseignement tiré de
l’ENVEFF.
2 - L’enquête révèle qu’au cours des douze derniers mois, près d’une femme sur 10, parmi les
personnes enquêtées, a subi des violences, verbales, psychologiques, physiques ou sexuelles,
de la part de son conjoint ou ex-conjoint, soit, en extrapolant, un million trois cent cinquante
mille femmes confrontées à cette situation dans leur vie de couple, la sphère la plus intime et
aussi la plus secrète.
3 - Les données de l’enquête sont également très préoccupantes en matière d’agressions
sexuelles, puisqu’au cours des douze derniers mois, 0,5 % des femmes enquêtées ont déclaré
avoir subi au moins une tentative de viol ou un viol. Ce taux est de 0,3 % si on isole les données sur le viol et concernerait donc, par extrapolation, sur une année, 48 000 femmes âgées
160
LO STALKING
de 20 à 59 ans.
4 - Concernant les violences sur les lieux de travail, au cours des douze derniers mois, les pressions psychologiques sont dénoncées par 17 % des femmes, les agressions verbales par 8,5 %,
les agressions physiques par 0,6 %, les destructions du travail et de l’outil de travail par 2,2
%. Les agressions (attouchements, tentatives de viol et viol) et le harcèlement d’ordre sexuel
(avances, attouchements, exhibitionnisme..) sont rapportés par près de 2 % des femmes.
5 - Dans l’espace public (la rue mais aussi tous les lieux publics: grands magasins, transports en
commun, restaurant, plage …), les femmes sont principalement exposées aux insultes, à la vue
d’exhibitionnistes, importunées sexuellement ou suivies dans leurs déplacements. Au cours de
l’année, une femme sur cinq a été victime d’au moins un de ces faits qui témoignent de la
structure sexuée de l’espace et de son appropriation par les hommes.
Les femmes enquêtées ont également été interrogées sur les violences subies au cours de leur vie,
enfance et vie adulte: 17,8 % d’entre elles déclarent avoir été, au cours de l’âge adulte, l’objet
d’agressions physiques, 8 % avoir subi un viol ou une tentative de viol au cours de leur vie.
L’enquête a permis à un certain nombre de femmes de parler pour la première fois des agressions,
quelle que soit leur nature, dont elles ont été victimes. Si les femmes parlent davantage des agressions physiques sur leur lieu de travail, les lieux publics ou des violences conjugales, en revanche
le harcèlement sexuel et les violences sexuelles dans le couple demeurent encore taboues.
4.0 SEVICES CONJUGAUX
Voir supra, section 1.2.
5.0 VIOLS ET SEVICES SEXUELS AU SEIN DU COUPLE
Voir supra, section 1.3.
6.0 VIOLS ET SEVICES SEXUELS
Voir supra, section 1.3.
7.0 HARCELEMENT SEXUEL
Voir supra, section 1.5.
8.0 TRAITE DES FEMMES
Voir supra, section 1.7: sous «répression du phénomène prostitutionnel», les moyens et ous «aide
sociale», dernier paragraphe.
9.0 INCESTE/VIOLENCES SEXUELLES SUR MINEURES
Voir supra, section 1.4.
161
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LUXEMBOURG
Les informations ont été fournies par le Ministère de la Promotion Féminine en novembre 2000
et mars 2003.
1.0 LEGISLATION ET SANCTIONS EN MATIERE DE VIOLENCE A L’EGARD
DES FEMMES
La Déclaration des Nations unies de 1993 concernant l’élimination de la violence à l’égard des
femmes reconnaît le large éventail des formes de violences faites aux femmes comme violations
des droits de l’Homme. C’est dans cette optique que le ministère de la Promotion féminine a
mené en 1999 une campagne nationale contre la violence à l’égard des femmes et des filles. La
campagne était placée sous le haut patronage de S.A.R. la Grande-Duchesse Joséphine-Charlotte
et conduite en collaboration avec une trentaine d’associations féminines luxembourgeoises. Le
slogan de la campagne était: «Fini les compromis, contre la violence à l’égard des femmes et des
filles».
Cette campagne prenait la relève de celle de 1993, axée principalement sur «briser le silence» et
sur la prise en charge des femmes et enfants ayant subi des violences conjugales.
1999 a été déclarée année (nationale) contre la violence à l’égard des femmes et de multiples
actions d’information et de sensibilisation ont été effectuées dans ce contexte. A ce titre, un groupe de travail s’est penché sur la législation applicable à cette matière. Le gouvernement issu des
élections en mai 1999 s’est engagé à légiférer en la matière de violence conjugale.
Des campagnes contre la violence à l’égard des femmes sont régulièrement organisées.
1.1 LETTRE DE LA LOI – DEFINITIONS:
Le Luxembourg ne connaissait pas de législation spécifique en matière de violence à l’égard des
femmes. C’était donc le droit commun qui s’appliquait.
Dans sa Déclaration gouvernementale du 12 août 1999, le Gouvernement s’est engagé pour une
mesure législative concernant l’expulsion de l’auteur de violence du domicile conjugal.
Un projet de loi 4801 sur la violence domestique portant modification
1) de la loi du 31 mai 1999 sur la police et l’inspection générale de la police
2) du code pénal
3) du code d’instruction criminelle
4) du nouveau code de procédure civile et
5) du code civil
a été déposé le 17 mai 2001 à la Chambre des Députés. Il fait à l’heure actuelle l’objet d’un certain nombre d’amendements et sera très probablement voté cette année 20031.
Ce projet prévoit notamment de doter le gouvernement d’outils nécessaires pour la collecte de
données sur le phénomène de la violence domestique.
Il vise à mettre en œuvre l’accord de coalition (1999) qui prévoit:
«Les deux partenaires de coalition se mettent d’accord pour assurer que, en cas de violence
envers la femme dans le cadre d’un ménage, ce ne soit dorénavant plus la femme qui soit obligée de quitter le domicile conjugal. Il faudra veiller à ce que celui qui est à l’origine des violences
se voit interdit l’entrée au domicile».
L’expulsion de l’auteur de violence domestique ne suffit pas à elle seule à réaliser les trois objectifs suivants que le Gouvernement s’est donné:
162
LO STALKING
- la prévention des actes de violence domestique;
- la responsabilisation des auteurs de violence;
- la prise de conscience au niveau de la société de la gravité et de la spécificité de la violence
domestique.
C’est pourquoi le projet de loi propose un concept global composé d’un ensemble de mesures
intimement liées les unes aux autres:
1. des circonstances aggravantes;
2. l’expulsion du domicile par la police de l’auteur de violence;
3. des procédures de référé spéciales;
4. le renforcement du rôle des associations de défense des droits des victimes;
5. la suppression de l’excuse du «flagrant délit d’adultère»;
6. la collecte de statistiques.
AD. 1) LES CIRCONSTANCES AGGRAVANTES
Une condition nécessaire à l’application effective de la mesure d’expulsion est la prise de
conscience au niveau de la société en général, et des organes de poursuite et de répression en particulier, que la violence domestique n’est pas une peccadille, qu’au contraire elle constitue une
catégorie de violence particulièrement grave. Vu que l’auteur de l’action violente est le plus souvent une personne à laquelle la victime est attachée sentimentalement, la souffrance de cette dernière est amplifiée.
Les circonstances aggravantes s’inspirent de celles prévues pour les atteintes volontaires à l’intégrité de la personne par le code pénal français (articles 222-8, 222-10, 222-12, 222-13 du nouveau code pénal français).
Toujours à l’image du code pénal français, le projet de loi attache des aggravations de peine à la
circonstance que le fait a été commis à l’égard du conjoint ou du concubin, à l’égard d’une personne dont la particulière vulnérabilité, due à son âge, à sa maladie, à une infirmité, à une déficience physique ou psychique ou à un état de grossesse, est apparente ou connu de son auteur, à
l’égard d’un ascendant légitime ou naturel ou des pères ou mères adoptifs ou à l’égard d’un
témoin, d’une victime ou d’une partie civile, soit en raison de sa dénonciation, de sa plainte ou
de sa déposition.
Contrairement à ce qui vaut en France sont ajoutées aux victimes dont la qualité joue en tant que
circonstance aggravante par le projet de loi, les personnes suivantes:
- l’ex-conjoint ou l’ancien concubin;
- le frère ou la sœur de l’auteur;
- les père et mère légitimes, naturels ou adoptifs, les ascendants naturels ou légitimes, les descendants et les frères et sœurs du conjoint, ex-conjoint, concubin ou ex-concubin;
- la personne qui est tenue à l’égard du coupable par des liens de subordination.
Ces circonstances aggravantes sont valables non seulement pour les violences physiques, comme
c’est le cas en France, mais aussi pour les violences psychologiques et sexuelles, à savoir les
menaces d’attentat, les injures, l’attentat à la pudeur, le viol, la détention et l’arrestation arbitraires ainsi que la violence au domicile conjugal.
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AD. 2) L’EXPULSION PAR LA POLICE
L’intervention policière en matière de violence domestique détient une forte signification symbolique, parce qu’elle constitue chronologiquement la première réaction des autorités publiques
à la violence domestique. Dans le cadre de la lutte contre la violence domestique il est important
de rendre plus efficace la responsabilisation du coupable.
Par conséquent il a été préconisé d’introduire une mesure de police administrative qui permet à
la police d’expulser de son domicile une personne qui met en danger une personne avec laquelle elle cohabite.
En vertu des dispositions pertinentes du projet de loi, la police prendra cette mesure uniquement
avec l’autorisation du Procureur d’Etat et s’il existe des indices graves, précis et concordants
qu’une personne s’apprête à commettre l’une des infractions pénales visées. Avant de le faire,
elle pourra consulter un fichier pénal constitué par des données relatives notamment aux interventions policières et aux plaintes et dénonciations antérieures (article 1er du projet de loi) qui
tient compte des prescriptions figurant au projet de loi nr.4735 relatif à la protection des personnes à l’égard du traitement des données à caractère personnel).
La durée de la mesure sera de 14 jours au maximum.
La police pourra employer la force pour assurer le respect de la mesure d’expulsion.
Si l’expulsé s’introduit dans le logement en violation de la mesure d’expulsion, il commet l’infraction de la violation du domicile, en application de l’article 439, alinéa 2 du code pénal tel
qu’il est proposé de le modifier.
AD. 3) LES PROCEDURES DE REFERE
Le projet de loi prévoit trois sortes de mesures de protection que les victimes de violences domestiques peuvent solliciter en justice:
- l’interdiction de retour consécutive à la mesure d’expulsion prise par la Police (cf. article
10171 du nouveau code de procédure civile, tel que proposé);
- l’expulsion de l’auteur et l’interdiction de retour (cf. article 1017-8 du nouveau code de procédure civile, tel que proposé);
- une série d’interdictions qui ont vocation à jouer surtout après une séparation définitive de
l’auteur et de la victime ou en complément à une interdiction de retour (cf. article 1017-9 du
nouveau code de procédure civile, tel que proposé), par exemple l’interdiction de fréquenter
certains endroits, de prendre contact avec la victime etc.
Il convient de préciser que le cercle des personnes qui peuvent solliciter le bénéfice de ces
mesures de référé est le même que celui qui profite, le cas échéant, de la protection d’une mesure d’expulsion. En même temps, il est plus restreint que celui des personnes dont la qualité est
prise en considération en tant que circonstance aggravante: les personnes âgées, handicapées,
enceintes, infirmes ou subordonnées sans lien de parenté avec l’auteur ou le conjoint en sont en
effet exclues.
1
164
Il a été adopté en septembre 2003 (Mémorial n° 148 du 3 octobre 2003):
Loi du 8 septembre 2003 sur la violence domestique portant modification
1) de la loi du 31 mai 1999 sur la police et l’inspection générale de la police;
2) du code pénal;
3) du code d’instruction criminelle;
4) du nouveau code de procédure civile.
LO STALKING
AD 4) LE RENFORCEMENT DU ROLE DES ASSOCIATIONS DE DEFENSE DES DROITS
DES VICTIMES
Une lutte renforcée contre la violence domestique implique un renforcement du rôle des associations de défense des droits des victimes, qui par leur expérience, leur expertise et leur contact
avec les victimes sont des partenaires indispensables dans cette matière.
Ce renforcement du rôle sera assuré par trois mesures:
a) la création des conditions nécessaires à l’adoption d’un rôle actif par les associations en cas
de situation aiguë: Collaboration obligatoire entre la police et un service d’assistance aux victimes de violence domestique;
b) la possibilité pour la victime de se faire assister ou représenter par un(e) collaborateur(trice)
d’un service d’assistance aux victimes de violence domestique;
c) la possibilité pour les associations de défense des droits de la victime de mettre en marche
l’action publique.
Le service d’assistance aux victimes de violence domestique
Une nouvelle disposition obligera la police en cas d’expulsion de l’auteur de violences d’avertir
de la mesure prise un service d’assistance aux victimes de violence domestique. Ce service aura
la mission de prendre contact, de sa propre initiative, avec la victime pour lui procurer un soutien approprié et l’informer de la possibilité de porter plainte et de demander en référé d’autres
mesures de protection adéquates.
Assistance dans le cadre d’une procédure de référé
La victime pourra se faire assister voire représenter par un-e collaborateur(trice) d’assistance aux
victimes de violence domestique tant dans le cadre d’une procédure tendant à faire prononcer une
interdiction de retour au domicile consécutive à la mesure d’expulsion que dans celui d’une procédure ayant pour objet d’autres mesures civiles, telles que proposées.
Droit d’action collectif pour les associations
A l’image de ce qui existe déjà en matière de discriminations illégales (voir article VI de la loi
du 19 juillet 1997 complétant le code pénal en modifiant l’incrimination du racisme et en portant
incrimination du révisionnisme et d’autres agissements fondés sur des discriminations illégales),
il est prévu d’accorder à toute association d’importance nationale la possibilité d’exercer les
droits reconnus à la partie civile en ce qui concerne les faits de violence domestique ou de violence à l’égard de certaines catégories de victimes particulièrement vulnérables (personnes handicapées, âgées, enfants) portant un préjudice aux intérêts collectifs qu’elles défendent.
AD. 5) LE “FLAGRANT DELIT ADULTERE”
En dernier lieu, le projet de loi vise à abroger l’article 413 du Code pénal qui rend excusables le
meurtre et les coups ou blessures commis par l’un des époux sur l’autre époux et son “complice”, à l’instant où il les surprend en “flagrant délit adultère”. En effet, cet article est devenu
désuet et se trouve en contradiction avec la philosophie du présent projet de loi, qui condamne
toute sorte de violence domestique, indépendamment du motif sous-jacent. Les termes “complice” et “flagrant délit d’adultère” sont anachroniques, puisque depuis une vingtaine d’années le
délit d’adultère n’existe plus.
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AD. 6) LA COLLECTE DE DONNEES CHIFFREES
Le projet de loi prévoit également la collecte de données statistiques en matière de violence
1.2 SEVICES CONJUGAUX
L’accord de coalition (1999) prévoit en matière de violence conjugale:
«Les deux partenaires de coalition se mettent d’accord pour assurer que, en cas de violence
envers la femme dans le cadre d’un ménage, ce ne soit dorénavant plus la femme qui soit obligée de quitter le domicile conjugal. Il faudra veiller à ce que celui qui est à l’origine des violences se voit interdit l’entrée au domicile.
La législation actuellement en vigueur sera également revue dans le sens que les femmes ayant
quitté leur domicile pour fuir des violences conjugales ne soient privées d’obligation alimentaire du fait qu’il est prétendu qu’elles ont fait abandon du domicile au sens légal du terme.»
Les violences au sein du couple ne sont pas répréhensibles per se, mais s’inscrivent dans le cadre
du droit commun en matière de crimes et délits contre les personnes (articles 392 à 417 du Code
pénal).
Le Code pénal tient compte, au niveau de la gradation des peines pour violences, de certains éléments:
- Degré d’intention (préméditation);
- Gravité des conséquences (maladie, incapacité, décès);
- Relation entre auteur et victime (lien de filiation entre l’auteur et la victime);
- Qualité de l’auteur ou de la victime (auteur ayant autorité sur la victime, victime mineure);
- Mode d’exécution spécifique de l’infraction (administration de substances).
En ce qui concerne les lésions volontaires, il y a lieu de se référer d’abord à l’article 398 du Code
Pénal, qui dispose:
Quiconque aura volontairement fait des blessures ou porté des coups sera puni d’un emprisonnement de huit jours à six mois et d’une amende de 26 francs à 100 francs, ou d’une de ces peines
seulement.
En cas de préméditation, le coupable sera condamné à un emprisonnement d’un mois à un an et
à une amende de 50 francs à 200 francs.
La peine passe à un emprisonnement de deux mois à deux ans et à une amende de 50 francs à
200 francs, si les coups ou les blessures ont causé une maladie ou une incapacité de travail personnelle (article 399, alinéa 1). En cas de maladie paraissant incurable ou d’incapacité permanente de travail personnel, de perte de l’usage absolu d’un organe ou de mutilation, la peine est
aggravée: il s’agira d’un emprisonnement de deux à cinq ans et une amende de 200 à 500 francs
(article 400, alinéa 1).
Si les coups ou blessures ont causé la mort, sans l’intention de la donner, la peine sera la réclusion de cinq à dix ans. Lorsque les actes de violence, mais non la mort, ont été prémédités, la
peine sera la réclusion de dix à quinze ans (article 401, alinéas 1 et 2).
En cas d’administration volontaire de substances, les articles 402 à 405 s’appliquent.
Les cas extrêmes de violence physique, le meurtre et l’assassinat, sont réprimés par les articles
393, 394 et 397 du Code pénal.
Selon l’article 393, l’homicide «commis avec intention de donner la mort est qualifié meurtre. Il
sera puni des travaux forcés à perpétuité.»
Le meurtre commis avec préméditation constitue un assassinat (article 394).
166
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Le meurtre commis «par le moyen de substances qui peuvent donner la mort plus ou moins
promptement, de quelque manière que ces substances aient été employées ou administrées»
constitue un empoisonnement (article 397).
Assassinat et empoisonnement sont punis de la réclusion à vie.
«Les violences psychiques sont réprimées soit au titre de coups et blessures, soit à celui d’injures,
soit au titre de menaces. D’après la Cour Supérieure de Justice un choc psychique constitue une
blessure, «alors que les mots «coups et blessures» comprennent dans leur généralité toutes les
atteintes portées à l’intégrité corporelle ou à la santé d’une personne et visent par conséquent
non seulement les lésions externes, mais encore les lésions internes, les maladies et même les
troubles internes»; (Cour Supérieure de Justice, 13 octobre 1978, Pasicrisie 24, page 198).
Les menaces verbales ne donnent lieu qu’exceptionnellement à des sanctions. L’article 327 du
Code pénal prévoit aux alinéas 1 et 2:
Quiconque aura, soit verbalement, soit par écrit anonyme ou signé, soit par tout autre procédé
analogue, avec ordre ou sous condition, menacé d’un attentat contre les personnes ou les propriétés, punissable d’une peine criminelle, sera puni d’un emprisonnement de six mois à cinq ans
et d’une amende de 10.000 francs à 50.000 francs.
La menace soit verbale, soit par écrit anonyme ou signé, soit par tout autre procédé analogue,
d’un attentat contre les personnes ou les propriétés, punissable d’une peine criminelle, non
accompagnée d’ordre ou de condition, sera puni d’un emprisonnement de trois mois à deux ans
et d’une amende de 5.000 francs à 30.000 francs.»
L’article 330 dispose:
La menace faite soit verbalement, soit par écrit anonyme ou signé, avec ordre ou sous condition,
d’un attentat contre les personnes ou les propriétés, punissable d’un emprisonnement de huit
jours au moins, sera puni d’un emprisonnement de huit jours à trois mois et d’une amende de
2.501 francs à 10.000 francs.
La menace verbale faite sans ordre ou condition n’est donc punissable que si elle porte sur un
attentat contre les personnes (ou les propriétés) punissable d’une peine criminelle. Par conséquent, les simples menaces de coups faites oralement et sans ordre ou condition ne sont pas
punissables. Or, très souvent, il s’agit là d’une catégorie fréquente de sévices conjugaux accompagnant les violences physiques.
Quant aux violences sexuelles exercées par un mari sur son épouse, il y a lieu de se référer au
paragraphe suivant.
1.3 VIOL/SEVICES SEXUELS
La violence sexuelle tombe sous le coup des articles 372, 373 et 375 du Code pénal figurant sous
le titre VII «des crimes et des délits contre l’ordre des familles et contre la moralité publique» du
livre II du Code pénal.
L’article 373 punit d’un emprisonnement de 6 mois à 5 ans l’attentat à la pudeur, commis avec
violence ou menaces ou bien commis sur des personnes hors d’état de donner un consentement
libre ou d’opposer de la résistance. La jurisprudence définit l’attentat à la pudeur comme «une
action physique, contraire au sentiment commun de la pudeur, entreprise sur une autre personne
contre son gré.”
L’article 375, alinéa 1, depuis sa modification par la loi 10/8/92 relative à la protection de la jeunesse, qualifie de viol tout acte de pénétration sexuelle, de quelque nature qu’il soit et par
quelque moyen que ce soit, commis sur la personne d’autrui, soit à l’aide de violences ou de
menaces, soit par ruse ou artifice, soit en abusant d’une personne hors d’état de donner un
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consentement libre ou d’opposer de la résistance.
Avant l’entrée en vigueur de la loi du 10/08/92, le viol n’était pas défini et la jurisprudence réservait la plupart du temps la qualification de viol à «l’ultime atteinte à l’intimité de la personne qui
est susceptible de conduire à la grossesse». Les pénétrations anales ou buccales imposées à une
personne, de sexe féminin ou masculin, étaient réprimées tout au plus comme attentats à la
pudeur.
Les articles 373 et 375 n’excluent pas de leur champ d’application les violences sexuelles entre
époux, respectivement entre concubins. La jurisprudence semble d’ailleurs reconnaître l’existence du viol au sein du couple. Dans un arrêt du 21 juin 1994 (Arrêt n° 223/94 V), la Cour d’Appel
a déclaré:
«Il est actuellement admis que le viol entre époux est punissable au même titre que celui commis
par l’auteur à l’égard d’une personne à laquelle il n’est pas attaché par des liens matrimoniaux.»
Toutefois, la jurisprudence en matière de viol au sein du couple est très peu abondante.
REPRESSION
En cas de plainte pour violences sexuelles à l’égard d’une femme, l’enquête judiciaire est d’office confiée à la section de recherche et d’enquête criminelle territorialement compétente. Celleci procède aux constatations nécessaires, mène l’enquête et établit le procès-verbal. Pour l’audition de la victime, les enquêteurs se font assister par du personnel policier féminin.
En juin 2000, un nouvel outil de travail de police technique, le “Set Agression Sexuelle” (SAS),
a été introduit. Ce set servira comme instrument de conservation des traces d’une victime d’une
agression sexuelle et les membres du corps s’en serviront, avec l’accord de la victime et sur ordre
du Parquet respectivement du juge d’instruction, lors d’enquêtes en matière de viol et tentatives
de viol. Les SAS, qui sont destinés à une utilisation exclusive par le médecin requis pour les
besoins de l’enquête, contiennent les instruments et récipients nécessaires au prélèvement, à la
préservation et à la conservation des traces produites par une agression sexuelle.
LES DIFFERENTS SERVICES D’AIDE
Les victimes d’une agression sexuelle peuvent rechercher de l’aide auprès du Planning familiale, de l’association De Waïsse Rank (l’anneau blanc) ou auprès du Service de Psychologie et
d’Orientation Scolaire, d’INFO VIOL, de SOS Détresse et du «Fraentelefon de l’asbl Femmes
en détresse.
A ce titre le Ministère de la Promotion Féminine a édité un dépliant intitulé le Viol guidant la victime en lui expliquant entre autres les démarches à suivre et les services auxquels elle peut faire
appel.
1.4 VIOLENCE SEXUELLE A ENFANTS/INCESTE
Tout attentat à la pudeur commis sur la personne ou à l’aide de la personne d’un enfant âgé de
moins de 16 ans, même sans violence ni menace, est punissable d’un emprisonnement d’un an à
5 ans (article 372 nouveau du Code pénal). La durée de la peine est portée de 5 à 10 ans, si l’enfant était âgé de moins de 11 ans accomplis.
Par ailleurs, tout acte de pénétration sexuelle, de quelque nature qu’il soit et par quelque moyen
que ce soit, commis sur la personne d’un enfant qui n’a pas atteint l’âge de 14 ans révolus, est
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réputé constituer un viol (article 375, alinéa 2 du Code pénal).
Les peines encourues pour attentat à la pudeur ou viol sont aggravées lorsque l’auteur est un
ascendant de la victime (article 377 du Code pénal).
La loi du 31 mai 1999 visant à renforcer les mesures contre la traite des êtres humains et l’exploitation sexuelle des enfants et portant modification du Code pénal et du Code d’instruction
criminelle introduit dans ses articles 11 à 13 l’autorisation légale d’enregistrer de manière sonore ou audiovisuelle l’audition d’un mineur ou d’un témoin sur autorisation du procureur d’Etat
ou à la demande du juge d’instruction uniquement avec le consentement du témoin ou du mineur
s’il a le discernement nécessaire, enregistrement qui pourra servir de preuve. Cette solution peut
faciliter l’audition d’une personne ayant des difficultés à s’exprimer lors d’une audition ordinaire ou lorsque la parution ultérieure de la personne s’avère difficile ou inopportune (abus sexuel).
CELLULE «INFO VIOL – VIOLENCE SEXUELLE»
Dans le cadre de la lutte contre l’abus sexuel, le Ministère de la Famille et cinq associations - à
savoir l’ALUPSE, la Fondation Kannerschlass, la Fondation Pro Familia, le Planning Familial et
le service Psy-Jeunes de la Croix Rouge - se sont réunis pour mettre en place un service dont
l’objet est de mettre en contact des professionnels qui suspectent un abus sexuel et qui sont à la
recherche d’une aide qui leur permettrait de gérer la situation qu’ils viennent à connaître, avec
des professionnels ayant l’expérience de la prise en charge d’enfants abusés et d’abuseurs
sexuels.
La cellule fonctionne sur base d’une permanence téléphonique sous le numéro unique 49 58 54,
assurée à tour de rôle par une des associations-membres. Suite à une campagne de sensibilisation lancée dans le courant de l’année 2000, le numéro de téléphone et les objectifs poursuivis
par la cellule ont été rendus public à un grand nombre de professionnels. Cette initiative a rencontré certes un accueil très favorable, mais force est de constater que peu de professionnels
recourent à l’offre qui leur est faite. En cas de besoin, un certain nombre interpelle directement
une des associationspartenaires.
En 2002, les membres de la cellule se sont réunis régulièrement pour analyser le contenu des
appels qui leur ont été adressés, ainsi que les statistiques. Certains de ces appels se sont limités
à des entretiens téléphoniques, parfois de longue durée, et dans d’autres cas, ils ont été suivis par
des rencontres entre les demandeurs et les membres de la cellule.
Au courant de l’année 2002, le groupe de travail a organisé une conférence avec Monsieur YvesHiram HAESEVOETS, psychologue et psychothérapeute, sur le thème: «Emergence de la parole de l’enfant victime d’agression sexuelle à l’épreuve de l’intervention». La conférence a été suivie d’une journée de formation s’adressant aux professionnels, dont le sujet a été: «De la victimisation sexuelle à la problématique des adolescents agresseurs sexuels».
Les membres de la cellule continuent à intervenir dans le cadre de la formation continue du personnel enseignant en proposant une formation intitulée: «Je suspecte qu’un élève de ma classe
est abusé…»
Après avoir participé au congrès mondial à Stockholm sur l’exploitation commerciale des enfants
à des fins sexuelles en 1996, le Luxembourg a pris des initiatives, afin d’informer et de sensibiliser:
1) les enfants, par une affiche intitulée «Och dest si Kannerrechter», une brochure nommée «les
abus sexuel à enfants» en français et en allemand éditée en 1999 par le Ministère de la
Famille, de la Solidarité Sociale et de la Jeunesse, et par l’élaboration et la distribution dans
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les écoles d’un dépliant comportant des conseils aux parents pour protéger leurs enfants contre
l’abus sexuel
2) les adultes en plus de l’affiche et de la brochure et du dépliant par des campagnes et des conférences.
3) le personnel enseignant, les éducateurs et autres… par des cours et par la brochure citée ci
avant.
4) la police par la mise disposition à chaque unité de police de la brochure «les abus sexuel à
enfants» et le dépôt à la réception respectivement des salles d’attente des commissariats de
police du dépliant cité plus haut.
Afin de sensibiliser la population contre la criminalité en général ( cambriolages, attaques, agressions à caractère sexuel ), des dépliants et des affiches ont été élaborés en 1999 par le bureau de
conseil de la Police. Les dépliants ont été distribués respectivement tenus à la disposition du
public. Les affiches ont été fixées à des emplacements bien visibles par l’intermédiaire des communes, voire des commerçants
Un travail de collaboration a été mis en place avec des ONG nationales et internationales.
A la suite de la deuxième conférence mondiale sur l’exploitation commerciale des enfants à des
fins sexuelles en 2001 à Yokohama au Japon, le Luxembourg a pris l’initiative en 2002 d’organiser une campagne contre le tourisme sexuel des enfants.
CAMPAGNE D’INFORMATION INTITULEE «NON AU TOURISME SEXUEL AVEC DES
ENFANTS»
Organisée par le Ministère de la Famille, de la Solidarité Sociale et de la Jeunesse ensemble avec
le ECPAT (End Child Prostitution, Child Pornography And trafficking of Children for Sexual
Purposes) Luxembourg. Cette campagne est reprise sous forme d’un dépliant.
Toute personne coupable d’atteinte sexuelle sur un enfant sera poursuivi sur le lieu du délit ou
dans son pays d’origine ( article 10 de la loi du 31 mai relative à l’exploitation sexuelle des
enfants.
L’ECPAT a pour vocation de lutter contre toute exploitation sexuelle des enfants à des fins commerciales, c’est à dire toutes les formes de prostitution, pornographie, vente et trafic d’enfants à
des fins sexuelles.
Le dépliant informe sur les personnes qui pratiquent le tourisme sexuel, sur la loi du 31 mai 1999,
sur les causes principales de la prostitution enfantine et sur que faire et qui contacter
SERVICES D’AIDE
Les victimes d’une agression sexuelle peuvent rechercher de l’aide auprès du Planning familiale, de l’association De Waïsse Rank (l’anneau blanc) ou auprès du Service de Psychologie et
d’Orientation Scolaire.
1.5 HARCELEMENT SEXUEL
LA LOI DU 26/5/2000 CONCERNANT LA PROTECTION CONTRE LE HARCELEMENT
SEXUEL A L’OCCASION DES RELATIONS DE TRAVAIL
Le but de la loi est de combler le vide législatif en matière de protection contre le harcèlement
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LO STALKING
sexuel à l’occasion des relations de travail par l’adoption d’une approche globale inspirée des
principes énoncés dans le code de pratique qui a été présenté par la Commission européenne le
27 novembre 1991.
En premier lieu, la loi fournit une définition du phénomène. En vertu de la loi, tombe sous cette
notion tout comportement physique, verbal ou non-verbal fondé sur le sexe dont celui qui s’en
rend coupable devrait savoir qu’il affecte la dignité d’une personne au travail, lorsqu’une des
trois conditions suivantes est remplie:
1) le comportement est intempestif, abusif et blessant pour la personne qui en fait l’objet;
2) le fait que la personne visée refuse ou accepte ce comportement est utilisé comme base d’une
décision affectant ses droits en matière professionnelle;
3) le comportement crée un climat d’intimidation, d’hostilité ou d’humiliation à l’égard de la
personne qui en fait l’objet.
Il appartient à la victime de prouver la matérialité des faits et à l’auteur de prouver qu’il ne savait
pas et ne pouvait pas savoir que son comportement affecterait la dignité d’une personne au travail.
La victime et le témoin sont protégés contre des mesures de représailles. Ainsi, toute décision
prise à l’encontre de la victime en raison de son opposition à un comportement de harcèlement
sexuel, comme par exemple une décision de licenciement, est nulle. Il en est de même pour le
travailleur qui a témoigné du harcèlement. En cas de licenciement, la victime et le témoin peuvent demander leur réintégration.
Afin de protéger au mieux les travailleurs contre le risque de harcèlement sexuel au travail, l’employeur est chargé d’instituer un environnement de travail exempt de harcèlement sexuel en prenant des mesures préventives et en faisant cesser tout harcèlement sexuel dont il a connaissance,
que ce comportement émane d’un salarié, d’un client ou d’un fournisseur.
En ce qui concerne les mesures de prévention, la loi prévoit expressément qu’elles doivent comprendre des mesures d’information. Par ailleurs, en vue de faire cesser un comportement proscrit
par la loi, l’employeur devra, le cas échéant, prononcer l’une ou l’autre des sanctions disciplinaires qui, en application de la présente loi, seront inscrites dans les conventions collectives.
Le ou la délégué(e) à l’égalité ainsi que la délégation du personnel dans son ensemble reçoive la
mission d’assister et de conseiller la victime. A ce titre, ils sont tenus de respecter la confidentialité des faits, sauf à en être dispensés par la victime, laquelle peut se faire accompagner et assister par un(e) délégué(e) dans ses entrevues avec l’employeur dans le cadre de l’enquête sur le
harcèlement sexuel.
Au cas où l’employeur resterait inactif nonobstant son obligation légale de faire cesser tout acte
de harcèlement sexuel dont il a connaissance, la victime peut demander au président du tribunal
de travail d’enjoindre à l’employeur de mettre fin, dans le délai qu’il fixe, à tout agissement qu’il
reconnaît comme constituant un harcèlement sexuel à l’occasion des relations de travail.
La victime peut démissionner sans préavis avec dommages et intérêts à charge de l’employeur
dont la faute a occasionné la résiliation immédiate. La faute de l’employeur dans ce contexte
sera appréciée par référence aux obligations qui lui sont imposées par la nouvelle loi, à savoir
l’obligation de s’abstenir de tout fait de harcèlement sexuel, l’obligation de prévenir tout fait de
harcèlement sexuel ainsi que l’obligation de faire cesser tout harcèlement sexuel dont il a
connaissance.
L’organe chargé de veiller à l’application de la loi est l’Inspection du Travail et des Mines.
Alors que la loi vise principalement le secteur privé, en ce sens que la majeure partie de ses dispositions concernent ce secteur, elle prévoit aussi une protection contre le harcèlement sexuel
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pour la fonction publique. En effet, conformément à la loi, l’Etat, respectivement la commune,
est obligé de protéger le fonctionnaire contre tout acte de harcèlement sexuel.
La loi du 28 juin 2001 relative à la charge de la preuve dans les cas de discrimination fondée sur
le sexe s’applique à tout litige dans le cadre d’une procédure civile ou administrative des secteurs
privé et public ayant pour objet l’accès à l’emploi, la rémunération, les possibilités de promotion
et de formation professionnelle, l’accès à une profession indépendante, les conditions de travail
ainsi que les régimes professionnels de sécurité sociale et donc aussi aux cas de harcèlement
sexuel et prévoit un partage de la charge de la preuve.
Une fois que la victime a établi des faits permettant de présumer l’existence d’une discrimination directe ou indirecte, il appartient au défendeur de prouver le contraire.
EXHIBITIONNISME/OUTRAGE PUBLIC AUX BONNES MŒURS
L’exhibitionnisme tombe sous le champ d’application de l’article 385 du Code pénal qui érige en
délit l’outrage public aux bonnes mœurs constitué par des actions impudiques. La peine prévue
est l’emprisonnement de huit jours à un an et une amende de 251 à 25000 euros.
1.6 PORNOGRAPHIE
Le Code pénal réprime dans ses articles 383, 384 et 385, tels que modifiés par la loi du 31 mai
1999 citée précédemment qui en outre élargit le champ d’application des articles concernés et
renforce de manière générale les sanctions prévues au code pénal, au titre d’outrages publics aux
bonnes mœurs, toute une série de faits qui ont trait à la pornographie. Il s’agit notamment de (
art. 383):
- La fabrication ou la détention d’écrits, de dessins, de photographies, de films et autres à caractère pornographique en vue d’en faire commerce ou distribution ou de les exposer publiquement;
- L’importation, l’exportation, le transport, la mise en circulation d’une manière quelconque de
ce matériel aux fins ci-dessus
- Le commerce même non public, toute opération effectuée de quelque manière que ce soit, la
distribution et l’exposition public ou la mise en location de ce matériel
- Le fait d’annoncer ou de faire connaître par un moyen quelconque en vue de favoriser la circulation ou le trafic à réprimer, qu’une personne se livre à l’un quelconque des actes punissables énumérés ci-dessus ou comment et par qui le matériel énoncés ci-dessus peut être procurés directement ou indirectement.
La sanction est un emprisonnement de 8 jours à 3 ans et une amende de 251 à 50.000 euros.
Il y a aggravation de la sanction lorsque les faits énoncés ci-dessus impliquent des mineurs
d’âges de moins de 18 ans ou une personne particulièrement vulnérable, notamment en raison de
sa situation administrative illégale ou précaire, d’un état de grossesse, d’une maladie, d’une infirmité ou d’une déficience physique ou mentale. L’emprisonnement va de 1 an à cinq ans et
l’amende porte sur un montant allant de 251 à 50.000 euros
La loi érige également en infraction (art.384) la détention de matériel à caractère pornographique
impliquant ou présentant des mineur(e)s de moins de 18 ans.
Le matériel sera systématiquement confisqué en cas de condamnation.
L’article 383 bis punit quiconque vend expose ou distribue à des enfants de moins de 16 ans des
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écrits, images, figures ou objets indécents de nature à troubler leur imagination
1.7 PROSTITUTION
Le Luxembourg a ratifié la Convention des Nations unies de 1949 relative à la lutte contre la traite des êtres humains et l’exploitation de la prostitution d’autrui. Par conséquent, toute réglementation de la prostitution a été abolie.
Aucune loi n’interdit la prostitution.
Citons à nouveau la loi du 31 mai 1999 visant à renforcer les mesures contre la traite des êtres
humains et l’exploitation sexuelle des enfants et portant modification du Code pénal et du Code
d’instruction criminelle. Cette loi étend considérablement le champ d’application des articles
existants du code pénal et du code d’instruction criminelle et renforce les sanctions y prévues.
Le proxénétisme, au sens très large, est réprimé par les articles 379, 379 bis, tels que modifiés
par la loi du 31 mai 1999 citée plus haut et suivants du code pénal.
L’article 379 du Code dispose que sera puni d’un emprisonnement d’un an à 5 ans et d’une amende de 251 à 50.000 euros quiconque aura attenté aux mœurs en excitant, facilitant ou favorisant,
pour satisfaire les passions d’autrui, la débauche, la corruption ou la prostitution d’un mineur âgé
de moins de 18 ans, quiconque aura exploité un mineur d’âge de moins de18 ans à des fins de
prostitution ou aux fins de la production de spectacles ou de matériel à caractère pornographique,
quiconque aura facilité l’entrée, le transit, le séjour ou la sortie du territoire d’un mineur âgé de
moins de 18 ans.
La tentative est également punie d’un emprisonnement de six mois à trois ans.
Il y a aggravation de la peine d’emprisonnement de 2 à 5 ans d’emprisonnement si le fait a été
commis sur un mineur d’âge de moins de 14 ans et la réclusion de cinq à dix ans si le fait a été
commis sur un mineur âgé de moins de 11 ans. Dans les même cas de figure il y a aggravation
de la peine en cas de tentative.
L’article 379 bis sanctionne d’un emprisonnement de six mois à trois ans et d’une amende de 251
à 50.000 euros.
1° quiconque aura pour satisfaire les passions d’autrui embauché, entraîné, ou détourné, même
avec son consentement une autre personne en vue de la prostitution ou de la débauche, soit
sur le territoire du Grand-Duché, soit dans un pays étranger.
Il y a aggravation de la peine d’emprisonnement de 1 an à cinq ans si la victime a été embauchée, entraînée, ou détournée par fraude ou à l’aide de violences, de menaces, abus d’autorité ou tout autre moyen de contrainte, si elle a été effectivement livrée à la prostitution ou à la
débauche ou si l’auteur a abusé de la situation particulièrement vulnérable d’une personne et
de cinq à dix ans si le fait a été commis avec deux des circonstances pré mentionnées.
2° quiconque aura facilité l’entrée, le transit, le séjour ou la sortie du territoire aux fins visées au
point 1° (ce point sanctionne le trafic des êtres humains aux fins d’exploitation sexuelle).
Dans ce cas précis il y a également aggravation de la peine comme prévu au point 1°
3° quiconque détient directement ou par personne interposée, qui gère, dirige ou fait fonctionner
une maison de débauche ou de prostitution
4°tout propriétaire, hôtelier logeur, cabaretier, en général toute personne qui cède, loue ou met à
la disposition d’autrui ou tolère de tout ou partie d’un immeuble, en sachant que ces lieux servent à l’exploitation de la prostitution d’autrui
5° le proxénète. Y sont énumérées les personnes pouvant être considérées comme proxénètes
La tentative de certains de ces faits est également punissable d’emprisonnement.
Il y a aggravation progressive de la peine suivant que les faits 1°, 3°, 4° et 5° ont été commis
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envers des mineurs âgés de moins de 18 ans, de moins de 14 ans ou de moins de 11 ans. Il en va
de même de la tentative.
L’article 5 alinéa 2 du code d’instruction criminelle complété par la loi du 31 mai 1999 prévoit
que tout Luxembourgeois qui en dehors du territoire s’est rendu coupable d’un fait qualifié de
délit par la loi luxembourgeoise peut être poursuivi et jugé au grand-Duché de Luxembourg si le
fait est puni par la législation du pays où il a été commis.
La loi du 31 mai 1999 réprime également le tourisme sexuel commis par les Luxembourgeois et
par les résidents au Luxembourg.
Ainsi, l’article 5-1 du code d’instruction criminelle modifiée par la même loi, prévoit que tout
luxembourgeois ou étranger trouvé au Grand-duché de Luxembourg qui aura commis à l’étranger une des infractions prévues notamment aux articles 368 à 382, dont les articles 379 et 379 bis
du code pénal pourra être poursuivi et jugé au Grand-Duché de Luxembourg, même si le fait
n’est pas puni par la législation étrangère du pays où il a été commis et que l’autorité luxembourgeoise n’ait pas reçu soit une plainte de la partie offensée, soit une dénonciation de l’autorité du
pays où l’infraction a été commise.
SERVICE D’AIDE DESTINE AUX PROSTITUEES
Le dispensaire de la Croix Rouge “Drop-In” offre aux prostitué(e)s et surtout aux personnes plus
fragilisées, des services professionnels de soutien sanitaire, de consultation et d’assistance médico-psycho-sociale.
Les prostitué(e)s utilisent les locaux du Drop-In pour organiser des réunions, des concertations,
des journées de réflexions et d’informations.
Les thèmes abordés au cours des séances avec le psychologue touchent à l’identité sexuelle,
l’usage de drogues, la violence sexuelle, la réinsertion, la remise en confiance, la médiation et
l’autodétermination. L’approche pluridisciplinaire (médecin, assistante sociale, éducatrice, psychologue etc.) permet d’offrir des solutions aux situations problématiques rencontrées.
1.8 APPELS TELEPHONIQUES OBSCENES/TELEPHONE SEXUEL
Pas d’information disponible.
1.9 MUTILATIONS GENITALES INFLIGEES AUX FEMMES
La législation luxembourgeoise ne connaît pas d’infraction sui generis en matière de mutilations
génitales. Toutefois, les dispositions du Code pénal relatives aux lésions volontaires (articles 398
et suivants) trouvent à s’appliquer. Il convient de relever que l’article 401 bis vise spécialement
les coups et blessures infligés à un enfant de moins de 14 ans.
1.10 CONVENTIONS INTERNATIONALES
Le Grand-Duché de Luxembourg a signé, voire ratifié un certain nombre de conventions internationales incluant des mesures relatives aux droits de la femme et plus particulièrement celles
qui font référence à la violence à l’égard des femmes.
Ainsi, il a ratifié le 5 octobre 1983 la Convention de 1949 pour la répression de la traite des êtres
humains et de l’exploitation de la prostitution d’autrui et le protocole de clôture de ladite
Convention.
174
LO STALKING
Il a également ratifié le 1 mai 1978 la Convention internationale sur l’élimination de toutes les
discriminations raciales, le 18 août 1983 le Pacte international relatif aux droits économiques,
sociaux et culturels et le Pacte international relatif aux droits civils et politiques, le 29 septembre
1987 la Convention contre la torture et autres peines ou traitements civils, inhumains ou dégradants, le 2 février 1989 la Convention sur l’élimination de toutes les formes de discrimination à
l’égard des femmes (CEDAW), et le 7 mars 1994 la Convention relative aux droits de l’enfant.
Le Grand-Duché de Luxembourg a signé le 10 décembre 1999 le protocole facultatif à la
CEDAW (un projet de loi a été déposé à la Chambre des Députés le 27 mai 2002 en vue de sa
ratification), le l8 septembre 2000 le protocole facultatif à la Convention relative aux droits de
l0enfant, concernant l’implication d’enfants dans les conflits armés et le protocole facultatif à la
convention relative aux droits de l’enfant, concernant la vente d’enfants, la prostitution des
enfants et la pornographie mettant en scène des enfants, le 14 décembre 2000 la Convention des
Nations unies contre la criminalité transnationale organisée et le protocole additionnel à ladite
Convention.
1.11 PROTECTION DE LA GROSSESSE/FEMMES ENCEINTES
Pas d’information disponible.
2.0 CONDAMNATIONS
2.1 CONDAMNATIONS EN MATIERE DE SEVICES CONJUGAUX
Voir supra, section 1.2 sur les sévices conjugaux.
3.0 EFFICACITE DE LA LEGISLATION
ACTIVITES DE LA PART DU MINISTERE DE LA PROMOTION FEMININE
Diverses activités ont été organisées par le Ministère de la Promotion Féminine dans le cadre de
l’année contre la violence à l’égard des femmes en 1999 et 2000:
- Conférence et Workshop par le professeur Dr Alberto Godenzi, Suisse. Exposition des
recherches englobant des statistiques concrètes et alarmantes du point de vue potentiel de la
violence existant chez les hommes, 1999.
- Conférence à Luxembourg du Dr. Albin Dearing: “Wegweisung und Rückverbot der Täter
häuslicher Gewalt” (“direction et interdiction de celui qui se rend coupable de la violence
domestique”), 2000.
- Conférence sur la violence familiale en rapport avec la loi du 31 mai 1999 (mesures contre la
traite des êtres humains) en comparaison avec la législation autrichienne.
- Le Ministère de la Promotion Féminine a organisé des cours d’autodéfense qui s’adressaient
aux femmes et aux adolescentes.
- Un spot télévisé, mis à disposition par la Commission Européenne, a été adapté en luxembourgeois et diffusé durant quinze jours. Des articles de presse étaient publiés dans les quotidiens
luxembourgeois et dans les périodiques s’adressant spécialement aux femmes.
- Un sigle a été élaboré spécialement pour la campagne et diffusé sous forme de pin.
L’Administration des Postes et Télécommunications a apposé une flamme oblitérante du sigle
de la campagne durant le mois de novembre sur tout le courrier timbré.
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- L’affiche de sensibilisation à la campagne a été éditée en collaboration avec le Ministère de
l’Education et de la Formation Professionnelle. Le contenu, ainsi que l’élaboration ont mis
l’accent sur la prévention et la sensibilisation des jeunes.
- En collaboration avec les refuges pour femmes 3 dépliants concernant la violence et le viol
ont été élaborés et diffusés.
- Une journée de solidarité a clôturé la campagne officielle en date du 27 novembre 1999. Cette
journée a connu un grand succès avec une participation active d’une trentaine d’associations1.
L’Etat luxembourgeois soutient par le biais des conventions conclues avec les organismes gestionnaires les activités des centres d’accueil pour femmes en détresse, par ailleurs, avec l’appui
du Ministère de la Promotion Féminine.
SERVICES D’ACCUEIL DE JOUR ET DE NUIT, SERVICES D’URGENCE DES ONG ET
ASSOCIATIONS SANS BUT LUCRATIF
La plupart des centres accueillent des femmes seules ou avec enfants confrontées à des situations
de détresse, telles que problèmes de violence, de dissociation familiale, de logement, de surendettement, de grossesse difficile, de détresse sociale, etc. en hébergement jour et nuit. Ces services sont financés par l’Etat.
Dans une première phase, les femmes sont accueillies sans charge financière avec leurs enfants
dans des maisons où un encadrement éducatif leur est offert durant la journée. Après une phase
de stabilisation personnelle, les femmes ont la possibilité de profiter, durant une période limitée,
des logements dits de deuxième phase, où le personnel des centres d’accueil pour femmes leur
assurent un suivi. Ces logements sont mis à disposition des femmes moyennant un loyer adapté
à leurs ressources jusqu’à ce que le processus d’autonomisation leur permette de réintégrer un
cadre de vie non protégé.
Voici une présentation des activités des différents services (d’accueil de jour et de nuit, services
d’urgence):
Maison de la Porte Ouverte
La Fondation Maison de la Porte Ouverte accueille des femmes enceintes ou des femmes avec
leur nouveau-né dans le foyer Hôtel Maternel.
La plupart des jeunes femmes accueillies à l’Hôtel Maternel ou au groupe jeunes mamans sont
enceintes à leur arrivée. Elles quittent le foyer après avoir construit pour elle-même et le bébé
une relation de vie stable (travail, revenu minimum garanti, logement ou organisation d’une
poursuite éventuelle des études interrompues).
Le Foyer Paula Bové est un service d’hébergement pour femmes à critères d’admission mixte.
Les femmes accueillies ont été victimes de violence, ou/et se trouvent dans des situations de
détresse aiguës telles que problèmes familiaux, problèmes de logements etc.
Le service social Centre Ozanam aide les femmes dans leurs démarches administratives et est
responsable des admissions dans l’un des foyers de la Fondation.
Le Foyer Sichem est une structure pour femmes en détresse qui accueille des femmes seules et
des femmes enceintes avec enfants.
La Maison «Jeunes Mamans» accueille des femmes enceintes ou jeunes mamans avec bébés. De
nombreux accueils concernent des jeunes mamans mineures enceintes.
1AFP Services association sans but lucratif, Aidsberodung Croix Rouge, Association Nationale
des Infirmières Luxembourgeoises, Amnesty International, Fondation Caritas, Carrière, CID
Femmes, CLAE, Conseil National des Femmes Luxembourgeoises, Foyer Sud Fraen an Nout,
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Femmes Chrétiennes-Sociales, Femmes en Détresse asbl: CFFM - Fraenhaus -Kannerhaus Mederchershaus, Femmes Socialistes, Fondation Kannerschlass, Fondation Maison de la Porte
Ouverte, Fondation Pro Familia: Foyer Bethlehem, Fraëforum association sans but lucratif,
Foxtrott, Groupe Lidia, Info-Handicap, Initiativ Liewensufank, Jugendtreff -Reiden, Kiwanis
Luxembourg Aalstad, Noémi asbl, Oekumenische Forumsgruppe, Participation action femmes
immigrées, Planning Familial, Rosa Lila, Service à la condition féminine de l’Administration
communale de Bettembourg, Union des Femmes Luxembourgeoises, Union Luxembourgeoise
des Femmes Baha’ies, Lycée Technique des Arts et Métiers, NAMASTE du Lycée Hubert
Clement, Lycée Technique de Bonnevoie, Lycée Technique du Centre, Ministère de l’Education
Nationale et de la Formation Professionnelle, Ministère de la Famille, Ministère de la Force
Publique, Ministère de la Jeunesse, Ministère de la Justice, Ministère de la Santé.
Beaucoup de femmes sont régulièrement confrontées aux problèmes de violence morale, physique, économique et sexuelle. Après un certain temps, elles confient avoir été victimes d’abus
sexuel et d’attouchements dans leur enfance. Ces expériences néfastes ont été maintes fois à
l’origine de problèmes dans le couple et les ont empêchées à construire une relation basée sur la
confiance mutuelle.
Femmes en détresse
Femmes en Détresse asbl gère une maison d’accueil pour femmes dénommée «Fraenhaus», une
maison d’accueil pour filles dénommée «Medercheshaus» et des logements encadrés pour
femmes et filles victimes de violence.
Le Fraenhaus applique de manière systématique la dévictimisation et l’intervention féministe
dans la problématique de la violence conjugale. Un des objectifs de cette technique est de ne pas
reproduire des situations de revictimisation, de violence institutionnelle, c’est-à-dire éviter des
situations où les femmes ne peuvent pas développer leurs capacités de se prendre en charge, de
prendre des décisions pour leurs enfants et pour la vie future. Les éducatrices accompagnent les
femmes dans leur quête de rétablir leur estime de soi par des entretiens intensifiés. Il s’agit de
rendre les femmes conscientes de leur incapacité apprise et des symptômes liés au syndrome de
stress post traumatique.
Le Mederchershaus de ‘Femmes en Détresse asbl’ accueille des adolescentes, victimes d’abus
sexuel, physique ou psychique.
Le Conseil National des Femmes du Luxembourg
Les critères d’admission du Foyer Sud du Conseil National des Femmes du Luxembourg sont
mixtes. La violence conjugale est dans la plupart des cas la première raison d’admission, suivi
des problèmes de logement.
La Fondation Pro Familia
La Fondation Pro Familia gère un foyer pour femmes à critères d’admission mixte. Le foyer
accueille des femmes en cas de détresse psychique, sociale ou matérielle résultant de violence
familiale, de séparation ou en instance de divorce, de perte de travail, de difficultés de logement,
de problèmes relationnels ou sociaux.
Noémi asbl
Le critère principal d’admission du foyer de Noémi asbl est l’accouchement anonyme.
Le foyer accompagne les femmes avec leurs enfants sur le plan éducatif et psychosocial: pendant
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2007/1
leur grossesse, dans l’éducation de leurs enfants, dans leurs problèmes personnels, relationnels,
de surendettement et de détresse sociale.
SERVICES D’INFORMATIONS, DE FORMATIONS ET DE CONSULTATIONS POUR
FEMMES
L’Etat assure le financement de ces services à l’intention des femmes. Les bureaux d’information et de consultation de Femmes en détresse asbl, du Conseil National des Femmes du
Luxembourg et de la Fondation Pro Familia offrent des consultations d’ordre psychologique,
social et juridique.
LE SERVICE DU TELEPHONE POUR FEMMES (“FRAENTELEFON”)
Depuis le 14 mars 1998, l’association sans but lucratif “Femmes en détresse” offre le service
“Fraëntelefon 12344”. La permanence est assurée par une équipe multidisciplinaire. L’objectif de
cette initiative est d’offrir un accueil téléphonique aux femmes aussi bien par des entretiens que
par des renseignements portant sur les domaines suivants: famille, travail, logement, questions
d’argent, violence/viol, sexualité, maternité, santé psychique et physique, vieillesse, immigration, loisirs, etc. (cf. rapport annuel, Ministère de la Promotion Féminine, 1998, 1999).
LES MESURES DE LA POLICE GRAND-DUCALE
Dans le cadre du cycle des nouvelles formations policières et plus particulièrement l’instruction
de base de la carrière de l’inspecteur art. 3 et l’instruction de base de la carrière du brigadier art.
5 du projet de règlement grand-ducal fixant les modalités de fonctionnement de l’Ecole de Police
adopté en Conseil des Ministres le 6 décembre 2000 et sur l’avis du Ministère de la Promotion
Féminine de l’importance d’introduire des modules ayant trait au phénomène de violence à
l’égard des femmes, des séminaires relatifs ont été proposés.
En général, les mesures prises par la police grand-ducale dans le domaine de la prévention et de
la répression de la violence contre les femmes dans le cadre des actions policières proposées par
l’ONU concernant l’analyse du 3e rapport périodique portant sur la mise en œuvre de la
Convention sur l’élimination de toutes les formes de discrimination à l’égard des femmes, sont
de trois ordres:
1. mesures concrètes au niveau de la formation du personnel
2. mesures concrètes au niveau de la prévention
3. mesures concrètes au niveau de la répression
FORMATION DU PERSONNEL DE LA POLICE
Formation de base à l’Ecole de Police:
Un cours de 8 séances intitulé «aide aux victimes», qui aborde en particulier la thématique des
violences à domicile, est dispensé aux futur(e)s inspecteurs et inspectrices de police. En outre, ce
programme comporte plusieurs exposés sur le thème en question présentés par des conférenciers
en provenance du secteur privé (ONG oeuvrant dans l’intérêt des femmes, notamment les foyers
d’accueil pour femmes: Fondation Maison de la Porte Ouverte, Fondation Pro Familia, Femmes
en détresse association sans but lucratif et un médecin).
Par ailleurs, le cours intitulé «comportement en situation de violences» comporte un exercice
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LO STALKING
pratique relatif à l’intervention policière en milieu familial en cas de violences physiques (cf.
règlement grand-ducal du 20 juin 2001 concernant les conditions de recrutement, d’instruction et
d’avancement du personnel du cadre policier et les conditions d’admission à des services particuliers).
Sous le point C) du chapitre II. – La carrière de l’inspecteur de police et sous le point D) du chapitre III.
– La carrière du brigadier de police, article 19 sont définies les matières figurant à l’examen d’admission définitive, y figure aussi un cours d’application pratique de la maîtrise de la violence.
Formation continue:
Au cours des dernières années, le personnel des sections de recherche et d ‘ enquête criminelle
ont suivi, en collaboration avec une fondation pour enfants en difficulté familiale:
-Interview cognitive;
-Abus sexuel: La recherche de la vérité;
-Violences dans la famille: De l’indifférence à l’indifférenciation intergénérationnelle.
Dans le cadre de la formation de base et de la formation continue, les cours sont suivis aussi bien
par le personnel masculin que féminin. Le taux du personnel féminin s’élève actuellement à
5,40%.
PEKIN + 5
Signalons la Stratégie-cadre et le Plan d’Action National pour la mise en œuvre de la politique
d’égalité des femmes et des hommes (juin 2001) adoptées en juin 2001 pour la période de 2001
à 2005 ( PAN Pékin +5 ) par le Gouvernement en conseil:
Ce plan d’action comprend sur 12 axes prioritaires un axe no 4 qui porte sur le volet de la violence qui dit:
Les femmes et les filles sont victimes de violences physiques, sexuelles et psychologiques et ce,
quels que soient le revenu, la classe sociale et la culture. La violence à l’égard des femmes et des
filles se manifeste aussi bien au sein de la famille et sur le lieu de travail qu’au sein de la communauté et de la société. Les actes de violence à l’égard des femmes constituent une violation de
leurs droits fondamentaux, entravent leur développement personnel en limitant leur accès aux
ressources. Ils maintiennent l’inégalité entre les sexes.
- Adoption d’une loi portant sur l’expulsion du domicile commun de l’auteur de l’acte de violence
- Campagnes de sensibilisation et de lutte contre la violence à l’égard des femmes et des filles
- Recueil de données statistiques sur les actes de violences ventilées par sexe
- Programme d’éducation et de sensibilisation à l’égalité des femmes et des hommes, des filles
et des garçons dans les écoles
- Recueil de données statistiques sur les actes de harcèlement sexuel ventilées par sexe
- Formation à l’intention de tous les acteurs et de toutes les actrices concerné(e)s.
4.0 SEVICES CONJUGAUX
Voir supra, section 1.2 sur les sévices conjugaux.
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5.0 VIOLS ET SEVICES SEXUELS AU SEIN DU COUPLE
Voir supra, section 1.3 sur les viols et sévices sexuels.
6.0 VIOLS ET SEVICES SEXUELS
Voir supra, section 1.3 sur les viols et sévices sexuels.
7.0 HARCELEMENT SEXUEL
Voir supra, section 1.5 sur le harcèlement sexuel.
8.0 TRAITE DES FEMMES
Le Luxembourg a adopté la loi du 31 mai 1999 visant à renforcer les mesures contre la traite des
êtres humains et l’exploitation sexuelle des enfants et portant modification du code pénal et du
code d’instruction criminelle.
Il y a lieu de noter les particularités suivantes:
- L’article 379 du code pénal tel que modifié, prévoit deux nouveaux comportements qui sont
incriminés à savoir l’exploitation d’un mineur à des fins de prostitution ou de production de
matériel pornographique (art. 379.2) et le trafic de mineurs aux fins d’exploitation (art. 379.3).
- L’article 379bis nouveau prévoit, dans son point 1 alinéa 2 une circonstance aggravante supplémentaire dans l’hypothèse d’un abus d’une personne particulièrement vulnérable en raison
de sa situation administrative illégale ou précaire, d’un état de grossesse, d’une maladie, d’une
infirmité, d’une déficience physique ou mentale.
- L’article 384 nouveau du code pénal punit le fait de posséder du matériel à caractère pédophile.
- L’article 5-1 du code d’instruction criminelle tel que modifié procède à une extension de l’application de la loi luxembourgeoise pour certaines infractions commises à l’étranger par un
luxembourgeois ou un étranger trouvé au Luxembourg. Cette nouvelle disposition permettra
de réprimer toutes formes de tourisme sexuel.
- L’article 48-1 nouveau du code d’instruction criminelle permet l’enregistrement sonore ou
audiovisuel de l’audition d’un mineur ou d’un témoin. Cette nouvelle solution facilitera l’audition d’une personne ayant des difficultés de s’exprimer lors d’une audition ordinaire ou
lorsque la parution ultérieure de la personne sera difficile (thérapie, résidence à l’étranger) ou
inopportune (victimes d’abus sexuel).
La loi précitée du 31 mai 1999 renforce de manière générale les sanctions prévues au code pénal.
Voir aussi supra, sous la section 1.7, l’article 379 bis, 1° et 2°du code pénal.
DEBAT A LA CHAMBRE DES DEPUTES SUR LA TRAITE DES FEMMES
En date du 20 septembre 2000, un débat sur la traite des femmes a eu lieu à la Chambre des
Députés suite auquel une motion a été adoptée le 16 mai 2002 visant les sujets suivants:
- le statut des artistes de cabaret, les visas d’entrée et les permis de travail temporaires,
- la protection sociale des artistes de cabaret,
- les mesures de prévention,
- les possibilités de protection, d’accueil et d’aide aux victimes de traite humaine,
180
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- la possibilité de mettre en place une législation pour protéger les victimes,
- la déclaration de La Haye du 24-26 avril 1997 qui prévoit la mise en place d’un-e
rapporteur/euse national(e) pour lutter contre la traite de femmes,
- les mesures envisagées par le Gouvernement luxembourgeois pour lutter contre le trafic
d’êtres humains,
- la politique d’octroi de visas des ambassades,
- la législation actuelle et les réformes nécessaires.
Le Ministère de la Justice est en charge de ce dossier
Le Ministère de la Promotion Féminine a été représenté au sein du Comité directeur pour l’organisation de la Conférence européenne sur la prévention et la lutte contre le trafic des êtres
humains en septembre 2002 à Bruxelles.
Cette conférence a réuni des représentants officiels des Etats membres de l’Union européenne,
d’Etats candidats à l’Union et de pays tiers intéressés, ainsi que de chercheurs, d’experts et de
représentants des organisations spécialisées, soit quelque 500 personnalités chargées d’œuvrer à
la formulation d’une politique européenne de lutte contre la traite des êtres humains.
Le Ministère de la Promotion Féminine a participé, par ailleurs, au financement d’un projet commun d’ONG luxembourgeoises, allemandes et françaises, conduit dans le cadre du programme
«Daphné» «Protection, consultation, assistance et réhabilitation de victimes de violence de la
traite des êtres humains à des fins d’exploitation sexuelle».
Une enquête a été menée auprès des représentants de la police, de la justice (des juges et des
représentants du Ministère Public) et des organisations non-gouvernementales. Les questions se
concentraient sur les expériences concrètes avec des victimes et des témoins de la traite, leurs
impressions au sujet de la collaboration avec d’autres organisations au plan national et transfrontalier, ainsi que sur les besoins de formation continue.
Tant les juges que le Parquet se disaient satisfaits de la collaboration interdisciplinaire et transfrontalière. La collaboration entre les pays de l’Union européenne serait bonne, des conférences
sont régulièrement organisées en la matière.
9.0 INCESTE/VIOLENCES SEXUELLES SUR MINEURES
Voir supra, section 1.4 sur l’inceste et les violences sexuelles sur mineures.
MOLDOVA
La mise à jour des informations a été fournie par le ministère du Travail et de la Protection sociale en juin 2003.
1.0 LEGISLATION ET SANCTIONS EN MATIERE DE VIOLENCE A L’EGARD
DES FEMMES
1.1 LETTRE DE LA LOI – DEFINITION:
Le cadre législatif national ne formule pas de définition de la violence à l’égard des femmes.
181
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1.2 SEVICES CONJUGAUX
Voir infra, section 2.1.
1.3 VIOL/SEVICES SEXUELS
L’infraction de viol et les actes violents à caractère sexuel sont réglementés par le nouveau Code
pénal (entrée en vigueur: 12 juin 2003).
CHAPITRE IV «INFRACTIONS CONCERNANT LA VIE SEXUELLE»:
Article 171 – Viol:
Le viol est le rapport sexuel imposé par contrainte physique ou psychique de la personne ou en
profitant de l’impossibilité de celle-ci de se défendre ou d’exprimer sa volonté.
Dans cette définition de l’infraction, l’alinéa 3 prévoit comme circonstance aggravante le viol sur
une personne qui se trouve sous la protection, l’éducation ou le traitement du/de la délinquant(e).
La sanction pénale applicable à cette l’infraction est la privation de liberté d’une durée de cinq à
vingtcinq ans ou la détention à vie.
Article 172 – Sévices sexuels:
Les sévices sexuels sont l’homosexualité, le lesbianisme ou d’autres sévices sexuels commis en
usant de contrainte physique ou psychique sur la personne ou en profitant de l’impossibilité de
celle-ci de se défendre ou d’exprimer sa volonté.
La sanction pénale applicable est la privation de liberté d’une durée de trois à vingt-cinq ans ou
la détention à vie.
1.4 VIOLENCES SEXUELLES A ENFANT/INCESTE
Le nouveau Code pénal prévoit la responsabilité pénale pour les infractions à caractère sexuel
commises sur les mineurs.
CHAPITRE IV:
Article 174 - Rapports sexuels avec une personne qui n’a pas atteint l’âge de 14 ans:
Les rapports sexuels avec une personne qui n’a pas atteint l’âge de 14 ans, à savoir les rapports
sexuels, l’homosexualité, le lesbianisme, ainsi que d’autres actes à caractère sexuel avec une personne dont on savait avec certitude qu’elle n’avait pas atteint l’âge de 14 ans.
La sanction pénale pour cette infraction est la privation de liberté jusqu’à une durée de cinq ans.
Article 175 - Actions perverses:
Actions perverses – les actions perverses commises à l’égard d’une personne dont on savait avec
certitude qu’elle n’avait pas atteint l’âge de 14 ans.
La sanction pénale prévue par la législation pour ce type d’infraction est la privation de liberté
de trois à sept ans.
Ces infractions prévues aux articles 174 et 175 du Code pénal constituent une violation des droits
de l’enfant, créant de prémisses pour l’exploitation des enfants, à partir de l’âge de 14 ans.
182
LO STALKING
Article 201 – Inceste:
L’inceste – le rapport sexuel ou d’autres actes sexuels entre les parents proches jusqu’au troisième degré, y compris les frères, les soeurs, les cousins germains.
La sanction pénale pour l’inceste est la privation de liberté jusqu’à une durée de cinq ans.
1.5 HARCELEMENT SEXUEL
La législation nationale ne contient pas de loi spéciale reflétant le phénomène du harcèlement
sexuel. Ce phénomène est traité à l’article 173 du Code pénal (voir infra, section 6.4).
1.6 PORNOGRAPHIE
Le Code des contraventions administratives réglemente la responsabilité pénale pour pornographie qui est une contravention administrative:
Article 171/1 - Production ou diffusion d’objets pornographiques:
La production ou la diffusion d’objets pornographiques – la production, l’importation, la diffusion et la publication des ouvrages pornographiques, les publications éditées, les tableaux ou
d’autres objets à caractère pornographique, ainsi que la commercialisation ou la garde de ces
objets en vue de les vendre ou de les diffuser.
La sanction pénale pour une telle contravention administrative est:
- une amende de dix à vingt fois le salaire minimum pour les citoyens,
- une amende équivalant à cinquante fois le salaire pour les personnes exerçant des fonctions
de responsabilité, assortie de la confiscation des objets pornographiques.
1.7 PROSTITUTION
La responsabilité pour prostitution est réglementée par le Code des contraventions administratives:
Article 171/1 - La pratique de la prostitution:
L’alinéa 1 prévoit: la responsabilité administrative pour la pratique de la prostitution; la sanction
est une amende de dix à douze fois le salaire minimum ou la détention jusqu’à vingt jours.
L’alinéa 2 prévoit la responsabilité pour la même action commise une deuxième fois au cours de
l’année suivant l’application de la sanction administrative.
La sanction est alors une amende allant de 75 lei à cent fois le salaire minimum ou la détention
jusqu’à trente jours.
Article 171/2 - Propagation de la prostitution:
La propagation de la prostitution: par l’intermédiaire de publications périodiques, de moyens
audiovisuels ou par d’autres moyens.
La sanction administrative pour une telle contravention est une amende allant de 100 lei à cent
cinquante fois le salaire minimum, assortie de la confiscation des moyens propagateurs.
En outre, l’article 220 du Code pénal traite du proxénétisme.
Article 220 – Proxénétisme:
1. L’incitation ou la contrainte à la prostitution ou le fait de tirer profit de la pratique de la prostitution d’autrui, ainsi que le recrutement d’une personne pour la prostitution.
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La sanction pénale de cette infraction est une amende de 200 à 800 unités conventionnelles ou
un emprisonnement de 2 à 5 ans.
2. Les mêmes actions:
a) commises à l’égard d’un mineur;
b) commises par un groupe criminel organisé ou une organisation;
c) avec des conséquences graves.
La sanction pénale est la privation de liberté d’une durée de 4 à 7 ans.
1.8 APPELS TELEPHONIQUES OBSCENES/TELEPHONE SEXUEL
Il n’existe pas des dispositions législatives à ce sujet.
1.9 MUTILATIONS GENITALES INFLIGEES AUX FEMMES
La mutilation génitale infligée aux femmes n’est pas pratiquée en Moldova.
1.10 CONVENTIONS INTERNATIONALES
La République de Moldova a adhéré à une série de conventions internationales et assume la responsabilité de la mise en œuvre de leurs dispositions:
- Déclaration universelle des droits de l’homme;
- Convention sur l’élimination de toutes les formes de discrimination à l’égard des femmes;
- Pacte international relatif aux droits économiques, sociaux et culturels;
- Pacte international relatif aux droits civils et politiques;
- Convention contre la torture et autres peines ou traitement cruels, inhumains ou dégradants.
1.11 PROTECTION DE LA GROSSESSE/FEMMES ENCEINTES
Le Code pénal de la République de Moldova, dans le Chapitre XI «Le travail des femmes»,
contient une série d’articles qui réglementent et assurent la protection des femmes enceintes et
de la maternité:
Article 171 – Réduction des heures supplémentaire et déplacement professionnel des femmes
Les femmes qui ont des enfants de 3 à 14 ans (des enfants invalides jusqu’a 16 ans) ne doivent
pas accomplir d’heures supplémentaires ni être envoyées en déplacement sans leur consentement.
Article 172 – Transfert à un travail plus facile des femmes enceintes et des femmes qui ont des
enfants âgés de moins de 3 ans
Sur avis médical, on réduit pour ces femmes les normes de production et le temps de travail ou
elles sont transférées à un autre travail plus facile et qui exclut l’influence des facteurs de production défavorables, en maintenant leur salaire moyen antérieur.
Avant de décider d’accorder aux femmes enceintes, sur avis médical, un autre travail plus facile
qui exclut l’action de facteurs de production défavorables, la femme doit être libérée de son travail nocif, en continuant de recevoir de l’entreprise, institution ou organisation le salaire moyen
pour tous le jours ouvrables pendant lesquels elle n’a pas travaillé pour ce motif.
184
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Les femmes qui ont des enfants âgés de moins de 3 ans, lorsqu’elles ne peuvent pas accomplir le
travail antérieur, sont transférées à un autre travail en continuant de recevoir leur salaire moyen
antérieur jusqu’à ce que l’enfant atteigne l’âge de 3 ans.
Article 173 – Congés de maternité pour soins à l’enfant
On accorde aux femmes un congé de maternité d’une durée de soixante-dix jours calendaires
avant l’accouchement et cinquante-six jours calendaires après l’accouchement (en cas d’accouchement compliqué ou de naissance de deux ou plusieurs enfants: soixante-dix jours calendaires); si elles le souhaitent et si elles ont une ancienneté d’un an (et pour les femmes qui ont
moins de 18 ans, sans tenir compte de l’ancienneté), les femmes ont droit à un congé postnatal
partiellement payé pouvant aller jusqu’à dix-huit mois, assorti d’allocations d’assurances
sociales payées par l’Etat pendant cette période.
Les femmes qui travaillent et n’ont pas une ancienneté d’un an reçoivent une aide de 50%.
Le congé partiellement payé pour soins à l’enfant peut être utilisé par de père de l’enfant, le
grandpère, la grand-mère et d’autres parents proches qui soignent l’enfant.
Le congé partiellement payé pour soins à l’enfant peut être utilisé en une ou plusieurs fois, à tout
moment jusqu’à ce que l’enfant atteigne l’âge de dix-huit mois. Ce congé est inclus dans l’ancienneté totale et continue ainsi que dans l’ancienneté pour un travail spécialisé
Les femmes et les personnes qui ont le droit de soigner l’enfant, si elles le souhaitent, peuvent
travailler à domicile et à temps partiel. Dans ce cas, leur droit aux allocations est maintenu pendant toute la période de congé pour soins à l’enfant.
Article 174: La femme qui le souhaite peut prendre son congé annuel, sans tenir compte de son
ancienneté dans l’entreprise, l’institution ou l’organisation, avant le congé de maternité ou immédiatement après ce congé, ou après le congé pour soins à l’enfant.
Article 175: Congé supplémentaire sans solde pour les mères d’enfants âgés de moins de 3 ans
En plus du congé de maternité et pour soins à l’enfant, on accorde aux femmes et aux proches
parents énumérés dans la deuxième partie de l’article 173, s’ils le souhaitent, un congé supplémentaire sans solde pour soigner l’enfant jusqu’à ce qu’il atteigne l’âge de 3 ans, en leur réservant leur poste de travail.
Ce congé peut être utilisé en une ou plusieurs fois, à tout moment jusqu’à ce que l’enfant atteigne
l’âge de 3 ans.
Le congé supplémentaire sans solde est inclus dans l’ancienneté totale et continue ainsi que dans
l’ancienneté pour un travail spécialisé.
La période de congé supplémentaire sans solde n’est pas incluse dans l’ancienneté qui donne
droit aux congés annuels suivants.
Article 176 – Congés pour les femmes qui adoptent des nouveau-nés
Ces femmes ont droit à un congé à partir de l’adoption et jusqu’à cinquante-six jours après la
naissance (en cas d’adoption de deux ou plusieurs enfants, jusqu’à soixante-dix jours après la
naissance) et, si elles le souhaitent et qu’elles ont une ancienneté d’un an, à un congé postnatal
partiellement payé jusqu’aux dix-huit mois de l’enfant; elles reçoivent pendant cette période les
allocations d’assurances sociales d’Etat.
Les femmes qui travaillent et n’ont pas une ancienneté d’un an reçoivent une aide de 50%.
Si elle le souhaite, la femme qui a adopté un nouveau-né peut bénéficier d’un congé supplémentaire sans solde jusqu’à ce que l’enfant atteigne l’âge de 3 ans (article 175).
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Après l’adoption, le congé partiellement payé et le congé supplémentaire sans solde peuvent être
utilisés par le père de l’enfant pour soins à l’enfant (art.173, 175).
Article 177 – Pauses pour nourrir l’enfant
On accorde aux femmes qui ont des enfants âgés de moins de 3 ans des pauses supplémentaires
pour nourrir l’enfant.
Ces pauses s’accordent toutes les 3 heures, chaque pause ayant une durée de 30 minutes.
Les pauses pour nourrir l’enfant sont incluses dans le temps de travail et rémunérées sur la base
du salaire moyen.
Si la femme a deux ou plusieurs enfants âgés de moins de 3 ans, la durée de la pause peut être
d’une heure.
La durée et le mode d’octroi des pauses sont établis par l’administration en consultation avec le
comite syndical d’entreprise, institution ou organisation, en tenant compte de désir de la mère.
Article 178 – Garanties d’embauche et interdiction de licenciement des femmes enceintes et des
femmes qui ont des enfants.
Il est interdit de refuser d’embaucher des femmes à un poste et de leur réduire leur salaire pour
des motifs liés à la grossesses ou à l’existence d’enfants âgés de moins de 3 ans; pour les mères
célibataires, l’âge limite de l’enfant est de 14 ans (16 ans si l’enfant est invalide).
Si on refuse aux catégories de femmes mentionnées ci-dessus la conclusion d’un contrat individuel de travail, l’administration est obligée de leur communiquer par écrit le motif du refus. Ce
refus peut faire l’objet d’un recours judiciaire.
Le licenciement à l’initiative de l’administration des femmes enceintes et des femmes qui ont des
enfants âgés de moins de 3 ans (des enfants âgés de moins de 14 ans pour les mères célibataires
et âgés de moins de 16 ans si les enfant sont invalides) est interdit, sauf en cas de liquidation totale de l’entreprise, institution ou organisation; dans ce cas, le licenciement est admis mais un
emploi doit être procuré à ces femmes. L’obligation de trouver un emploi pèse sur l’administration en cas de licenciement, à l’expiration du contrat individuel de travail.
Pendant la période d’engagement, ces femmes perçoivent leur salaire moyen pendant trois mois
après l’annulation du contrat individuel de travail.
Article 179 – Allocation de places dans les sanatoriums et dans les maisons de repos et octroi
d’une aide matérielle aux femmes enceintes.
L’administration, en accord avec le comite syndical d’entreprise, institution ou organisation, peut
donner, en cas de nécessité, aux femmes enceintes les feuilles (billets) gratuites ou à prix réduit
de transfert au sanatorium ou dans une maison de repos et leur d’accorder une aide matérielle.
Article 180 - Les entreprises ou organisations où travaillent des femmes doivent organiser des
crèches et des jardins d’enfants, des chambres pour l’allaitement des enfants et des pièces pour
l’hygiène personnelle des femmes.
Article 180/1 – Octroi de facilités à d’autres membres de la famille qui élèvent des enfants
mineurs.
Les facilités accordées aux femmes en cas de maternité (réduction du travail de nuit, des heures
supplémentaires pendant les jours de repos, des déplacement professionnels, octroi de congés
supplémentaires, temps de travail particulier et autres facilités établies par la loi en vigueur) sont
étendues au père qui élève des enfants sans mère (en cas de décès de la mère, de déchéance des
186
LO STALKING
droits parentaux, de maladie ou d’autres cas, lorsque la mère fait défaut) et au tuteur/trice (curateur/trice) des mineurs.
Actuellement le Parlement de la République de Moldova examine le nouveau Code du travail,
qui contient des amendements à ce chapitre.
2.0 CONDAMNATIONS
2.1 CONDAMNATIONS EN MATIERE DE SEVICES CONJUGAUX
A la suite de l’adoption du nouveau Code pénal, une série de définitions d’infractions ont été
modifiées et introduites en vue de protéger les valeurs sociales contre les infractions qui résultent de la violence domestique. Ainsi, dans l’article 151, alinéa 2, de nouvelles circonstances
aggravantes ont été prévues, telles que les lésions corporelles graves ou les atteintes à la santé
commises envers le (la) conjoint(e) ou un proche parent (a) ou envers un mineur (b); la peine prévue est la privation de liberté d’une durée de six à douze ans. L’article 152, alinéa 2 point (c) prévoit les lésions corporelles intentionnelles de gravité moyenne ou les atteintes à la santé de gravité moyenne commises envers le (la) conjoint(e) ou un proche parent.
Les dispositions de l’article 153 «Lésions corporelles intentionnelles légères ou atteintes légères
à la santé» étaient initialement contenues dans le Code des contraventions administratives; à la
suite de l’adoption du nouveau Code pénal, cette infraction et l’article 154 «Mauvais traitements
intentionnels ou autres actes de violence» couvrent les mauvais traitements intentionnels ou
d’autres actes de violence s’il ont provoqué les conséquences prévues dans les articles 151 à 153
sur le(la) conjoint(e) ou sur un proche parent, ou en connaissance de cause sur une femme enceinte ou sur un mineur.
3.0 EFFICACITE DE LA LEGISLATION
3.1 LA VIOLENCE A L’EGARD DES FEMMES EST-ELLE RECONNUE COMME UN
OBSTACLE A L’EGALITE ?
Le phénomène de la violence à l’égard des femmes est reconnu comme étant l’un des mécanismes sociaux décisifs d’ou résulte une situation obligeant les femmes à occuper des fonctions
secondaires par rapport à celles des hommes.
3.2 QUELLES SONT LES SUGGESTIONS INTERESSANTES QUI AURAIENT PU
ETRE PROPOSEES MAIS N’AURAIENT PAS ENCORE ETE MISE EN ŒUVRE
(COMME LA NOTIONS DE «VIOL NON INTENTIONNEL» EN NORVEGE OU LE
CONCEPT D’ «AUTO-PROTECTION» AU ROYAUME-UNI) ?
Le développement au niveau national régional du réseau des Centres d’abris pour les victimes de
la violence n’est pas possible en raison du manque des ressources financières.
Actuellement, dans le cadre du Département d’assistance sociale du ministère du Travail et de la
Protection Sociale, on travaille au développement des services sociaux d’assistance sociale destinés aux personnes/familles en situation de risque, y compris les membres de la famille ayant un
comportement violent.
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QUADERNO
2007/1
4.0 SEVICES CONJUGAUX
4.1 EXISTE-T-IL DES LOIS SPECIFIQUEMENT DESTINEES A LUTTER CONTRE LES
SEVICES CONJUGAUX ?
Voir supra, section 2.1.
5.0 VIOL ET SEVICES SEXUELS
5.1 LE DROIT CIVIL PREVOIT-IL DES RECOURS, Y COMPRIS EN CE QUI
CONCERNE LA SITUATION MATERIELLE DE L’EPOUSE OU DE LA CONCUBINE
APRES LA SEPARATION ET LE DIVORCE ?
Les dispositions pertinentes sont dans le Code de la famille, approuvé par la loi n° 1316 – XIV
du 26 octobre 2000.
Les dispositions du Code de la famille s’appliquent aux familles créées dans les conditions et
selon les modalités prévues par ce Code. La relation de cohabitation sous forme de concubinage
n’est pas réglementée par les dispositions du Code de la famille.
Article 58 -Droits et obligations des parents:
(1) Les parents ont des droits et obligations égaux envers leurs enfants, que les enfants soient nés
dans ou hors mariage, qu’ils demeurent avec les parents ou séparément.
Article 83 -Droit de l’ex-conjoint(e) concernant l’obligation d’entretien après le divorce:
Les personnes suivantes ont le droit de réclamer par voie judiciaire à l’ex-conjoint(e) le paiement
de l’obligation d’entretien:
a) la conjointe pendant la grossesse;
b) l’un des conjoints qui a besoin d’un soutien médical et a pris soin de l’enfant au cours des trois
années suivant la naissance de l’enfant;
c) l’un des conjoints qui a besoin d’un soutien matériel et a pris soin d’un enfant invalide
jusqu’à l’âge de 18 ans ou d’un enfant invalide du groupe I dès sa naissance;
d) l’un des conjoints qui a besoin d’un soutien matériel et est devenu inapte au travail pendant le
mariage ou dans l’année qui a suivi le divorce;
e) l’un des conjoints qui a besoin d’un soutien matériel et qui a atteint l’âge de la retraite dans
les cinq années qui ont suivi le divorce, si les conjoints ont été mariés au moins pendant quinze ans.
6.0 VIOL ET SEVICES SEXUELS
6.1 COMMENT DEFINIT-ON LES DELITS A CARACTERE SEXUEL ?
- crime contre la personne,
- crime contre les libertés individuelles,
- crime contre la morale/l’honneur/la société.
Dans le Code pénal, les crimes à caractère sexuel se trouvent au chapitre: Infractions relatives à
la vie sexuelle.
188
LO STALKING
6.2 LA DEFINITION DU VIOL ENGLOBE-T-ELLE TOUS LES ASPECTS DES
VIOLENCES SEXUELLES (Y COMPRIS LA SODOMIE, PAR EXEMPLE ?)
L’article 171 du Code pénal «Viol», alinéa (2), prévoit la responsabilité pénale pour viol et torture de la victime.
6.3 EXISTE-T-IL DES DEGRES DIVERS DE VIOL/HARCELEMENT SEXUEL ?
Voir les explications supra, section 1.5.
6.4
COMMENT DEFINIT-ON LE CONSENTEMENT ?
Le Code pénal:
Article 173 - Contrainte aux actes à caractère sexuel:
La contrainte aux actes à caractère sexuel: la contrainte d’une personne à des relations sexuelles,
l’homosexualité, le lesbianisme ou d’autres actes à caractère sexuel commis par chantage ou en
profitant de la dépendance matérielle de la victime, de sa situation professionnelle ou d’autres
éléments.
6.9 QUELLES SONT LES PEINES GENERALEMENT APPLIQUEES AUX VIOLEURS ?
Voir supra, section 1.3.
7.0 HARCELEMENT SEXUEL
7.1 AVEZ-VOUS UNE LEGISLATION VISANT A PROTEGER LA DIGNITE DES
FEMMES AU TRAVAIL (VIOLENCE A L’EGARD DES FEMMES) ?
Les dispositions applicables à cette forme de violence figurent à l’article 173 du Code pénal,
(voir supra, section 6.4).
8.0 TRAITE DES FEMMES
Pas d’information disponible.
9.0 INCESTE/VIOLENCES SEXUELLES SUR MINEURES
9.1 QUEL EST L’AGE FIXE POUR LA MAJORITE ?
Conformément à la loi sur les droits de l’enfant n° 338 – XIII du 15 décembre 1994 et au Code
de la famille approuvé par la loi n° 1316 – XIV du 26 octobre 2000, une personne est considérée comme un enfant de sa naissance jusqu’à l’âge de 18 ans.
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2007/1
9.2 CET AGE CORRESPOND-IL A L’AGE DU CONSENTEMENT ?
Les articles 53 et 63 du Code de la famille approuvé par la loi n° 1316 - XIV du 26 octobre 2000
prévoient:
Article 53:
«… l’enfant peut s’adresser de sa propre initiative à l’autorité tutélaire pour la protection de ses
droits et de ses intérêts légitimes, mais à partir de l’âge de 14 ans il doit recourir à l’instance judiciaire.
Article 63:
Prévoit que l’instance judiciaire, lorsqu’elle décide avec qui demeure l’enfant quand les parents
habitent séparément, doit tenir compte des intérêts et de l’opinion de l’enfant s’il/elle a atteint
l’âge de 10 ans.
9.9 EXISTE-T-IL DES MESURES PARTICULIERES POUR LUTTER CONTRE LES
CERCLES/RESEAUX OU S’ORGANISENT DE TELLES PRATIQUES?
Il n’en existe pas.
PORTUGAL
Les informations concernant le Portugal proviennent des réponses à un questionnaire transmises
initialement en 1996 par la Commission pour l’Egalité et les Droits des Femmes du Portugal CIDM, dépendant alors du ministère du Travail et de l’Emploi, et par une organisation non gouvernementale d’aide aux victimes - “l’Associação Portuguesa de Apoio à Vítima” - APAV. Ces
informations ont été vérifiées et mises à jour en décembre 2000, puis à nouveau en février 2003,
par la Commission pour l’Egalité et les Droits des Femmes du Portugal - CIDM, qui relève maintenant du bureau du Ministre de la Présidence.
1.0 LEGISLATION ET SANCTIONS EN MATIERE DE VIOLENCE A L’EGARD
DES FEMMES
1.1 LETTRE DE LA LOI - DEFINITIONS:
La loi n°61/91 du 13 août 1991 vise à garantir une protection adéquate aux femmes victimes de
violence. Depuis lors, plusieurs mesures légales ont été adoptées et des initiatives d’information
et de sensibilisation ont été menées, ces dernières notamment par la Commission pour l’Egalité
et les Droits des Femmes, de la Présidence du Conseil des Ministres, à savoir édition et diffusion
de dépliants informant sur la prévention contre la violence dans la famille et dans les lieux
publics et les mesures devant être prises en cas de violence; un guide à l’intention des femmes
victimes de violence; la création, depuis 1998, d’une ligne téléphonique nationale “SOS victimes
de violence domestique”, qui fournit des informations juridiques à ce sujet aux victimes de vio-
190
LO STALKING
lence, ouverte tous les jours depuis le mois de mai 2000, 24 heures sur 24, avec la collaboration
de l’APAV.
En ce qui concerne la législation, nous mentionnerons des incitations aux organisations non gouvernementales de femmes, dont les associations de lutte contre la violence et la législation sur les
maisons de refuge et d’accueil pour les femmes victimes de violence.
La loi n°59/98 du 25 août 1998, qui modifie le Code de procédure pénale, établit, dans son article
200/1, une mesure relative à l’éloignement de l’agresseur du domicile conjugal. Il y est prévu que les
magistrats du Ministère Public doivent promouvoir son application chaque fois que cela se justifie.
1.2 SEVICES CONJUGAUX
Selon l’Association portugaise d’aide aux victimes, les cas de sévices conjugaux ont augmenté
de 10% entre 1992 et 1994. Aucun acte de viol entre époux n’a été porté à sa connaissance. Les
statistiques du ministère de la Justice font état, en 1999, de 32 condamnations pour mauvais traitements à conjoint.
Les sévices conjugaux sont réprimés par le droit pénal; qualifiés de “mauvais traitements (physiques ou psychiques) infligés au conjoint, à des mineurs ou à des personnes handicapées”, ils
sont passibles d’une peine d’un à cinq ans de réclusion. La modification, au 1er octobre 1995,
des dispositions législatives en la matière a eu pour effet d’en étendre le champ d’application aux
“personnes vivant maritalement”. La loi n° 7/2000, du 27 mai 2000 rend public le crime de mauvais traitements infligés au conjoint. Ceci étant, toute personne peut déposer une plainte et/ou
engager des poursuites dans les cas portés à sa connaissance et plus seulement la victime. Cette
dénonciation est obligatoire pour les forces de police qui prennent connaissance de ce crime.
Ce crime est applicable à quiconque infligera à son conjoint ou à quelqu’un vivant avec lui dans
des conditions analogues à celles du conjoint, ainsi qu’à un géniteur de descendance commune
au premier degré, des mauvais traitements physiques ou psychiques. La prohibition de contact
avec la victime, incluant l’éloignement de l’agresseur du domicile pour une période maximale de
deux ans, peut être appliquée comme peine accessoire.
Les mauvais traitements physiques ou psychiques infligés aux femmes au sein de la famille
peuvent être dénoncés auprès des autorités compétentes et punis par la loi, la victime pouvant,
en certaines circonstances, requérir la suspension du procès. Ils constituent aussi une cause
de divorce.
Les femmes qui subissent des sévices conjugaux au Portugal peuvent demander une réparation
judiciaire. L’indemnisation est à la charge du délinquant. Dans les cas ou ces sévices conjugaux
sont des crimes violents, la loi n°129/99 du 20 août 1999, qui approuve le régime applicable à
l’avancement par l’Etat de l’indemnisation due aux victimes de violence conjugale, prévoit que
l’Etat peut se substituer à l’agresseur si celui-ci ne paye pas. D’après les organisations non gouvernementales, les principaux problèmes sur le plan juridique viennent, d’une part, de ce que les
femmes dénoncent rarement les sévices dont elles font l’objet et, d’autre part, de ce que la loi est
rarement appliquée. Bénéficient de ce régime les femmes ayant été victimes du crime prévu au
nº 2 de l’article 152 du code pénal (mauvais traitements), pratiqué sur le territoire portugais ou à
l’étranger, pourvu, dans ce dernier cas, que la victime possède la nationalité portugaise et courre le risque d’être en situation de grave carence financière à la suite de la commission de ce crime
et qu’elle n’aie pas droit à une indemnisation de la part de l’Etat dans lequel ces faits ont eut lieu.
D’après les organisations non gouvernementales, les principaux problèmes sur le plan juridique
viennent, d’une part, de ce que les femmes dénoncent rarement les sévices dont elles font l’objet et, d’autre part, de ce que la loi est rarement appliquée.
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REPRESSION
L’attitude de la police semble avoir évolué face à la violence conjugale au cours des dix dernières
années, surtout depuis que la Commission pour l’Egalité et les Droits des Femmes a organisé, à
l’intention des fonctionnaires de police, plusieurs séances d’information et de sensibilisation sur
les sévices conjugaux, lesquelles sont intégrées à leur formation initiale et continue.
Le projet «INOVAR» («INNOVER»), mené par le ministère de l’Administration interne, vise
une nouvelle action des agents de police, un appui aux victimes de crimes en général et la protection spéciale de groupes plus fragiles ou à risque (personnes âgées, femmes et jeunes).
L’équipe de mission du projet intègre aussi des représentants des forces de sécurité. Il lui incombe, entre autres, d’élaborer un plan de divulgation publique des actions qui s’adressent aux victimes de violence domestique. Ce projet a fait l’objet d’une Résolution du Conseil des Ministre
en février 1999. (Résolution n° 6/99 du 8 février 1999).
Le Rapport sur la violence domestique 2000, du ministère de l’Administration interne, rapporte
que, au cours de l’année 2000, 11 765 cas criminels ont été enregistrés par la Police de sécurité
publique et par la Garde nationale dans le contexte de la violence domestique. Il faut aussi tenir
compte du fait que de nombreux cas de violence, notamment de violence conjugale, ne font pas
l’objet de plainte.
La loi nº 61/91, du 13 août 1991 prévoit la création de bureaux de police spécialisés, chargés de
s’occuper directement des femmes victimes de violences. Ces services seraient notamment gérés
par des femmes policiers préalablement sélectionnées et formées à cet effet. En pratique, les
femmes victimes de violence sont accueillies par des femmes policiers si elles le demandent et
lorsque cellesci sont disponibles.
SERVICES D’ASSISTANCE
L’Association portugaise d’aide aux victimes (Associação Portuguesa de Apoio à Victima APAV), dont le siège est à Lisbonne et qui possède des antennes dans d’autres villes du pays,
s’occupe de l’aide psychologique, de l’orientation, du soutien financier et de l’information des
victimes. En tête de ses priorités figurent les foyers d’accueil pour femmes battues. Cela étant,
les crédits dont elle dispose sont insuffisants. Les victimes peuvent par ailleurs s’adresser à un
organisme privé, dénommé “Entraide féminine”.
En 1976, la Commission pour l’Egalité et les Droits des Femmes a ouvert un service d’aide juridique destiné aux femmes. Environ 25 % des affaires dont elle s’occupe sont des affaires de
sévices conjugaux. Depuis 1997, la Commission tient une base de données informatisée de ses
consultations.
«L’Association des Femmes contre la Violence», une ONG composée des femmes, a aussi un service d’aide et soutien juridique aux femmes victimes de violence. Elle a déjà la gestion d’un
foyer dans la zone de Lisbonne, créé avec le soutien d’une entreprise privée. La loi n° 107/99 du
3 août 1999, “Création du réseau public de maisons d’accueil aux femmes victimes de violence”,
établit le cadre général de la création de ces maisons d’accueil.
La Commission pour l’Egalité et les Droits des Femmes créa en 1998 une ligne téléphonique
nationale “SOS victimes de violence domestique”, qui fournit des informations juridiques à ce
sujet aux victimes de violence. Celle-ci fonctionne tous les jours depuis mai 2000, 24 heures
sur 24, avec la collaboration de l’APAV. L’APAV et la CIDM ont, outre le service par téléphone aux femmes victimes de violence, un service/bureau auquel ces femmes peuvent s’adresser
directement.
192
LO STALKING
Cette ligne reçut, par le personnel de la CIDM, du début de l’an 2000 au mois de septembre, 4
156 appels, dont 1 807 se rapportaient exclusivement à des cas de violence. Ces appels ont fait
l’objet d’un traitement statistique.
Au cours de l’année 2002, ce service d’information aux victimes de violence domestique
reçut un total de 12 590 appels, dont 5 363 se rapportaient exclusivement à des cas de violence domestique.
D’autres lignes locales/ régionales d’information aux femmes victimes de violence furent crées
par des ONG.
La loi nº 107/99 du 3 août 1999, “Création du réseau public de maisons d’accueil aux femmes
victimes de violence”, établit le cadre général du réseau public de maisons d’accueil des
femmes victimes de violence. Elle détermine qu’il incombe à l’Etat, à travers le Gouvernement,
d’en assurer la création, le fonctionnement et l’entretien. Le réseau devra être constitué par, au
moins, une maison d’accueil et un centre de d’information/appui dans chaque district du
Continent et dans chacune des Régions Autonomes ou deux dans les Régions Métropolitaines
de Lisbonne et de Porto. Les services octroyés para ce réseau public et ces centres d’information/appui sont gratuits.
La Résolution de l’Assemblée de la République nº 7/2000 du 26 janvier 2000 concrétise les
mesures de protection aux victimes de violence domestique. Cette loi a fait l’objet de réglementation par le décret-loi nº 323/2000 du 19 décembre 2000.
PROGRAMMES DE PREVENTION
L’APAV estime que les pouvoirs publics devraient financer davantage des programmes de ce
genre. Les médias s’intéressent au problème, ce qui a donné lieu à un vaste débat public et à des
débats télévisés sur les sévices conjugaux, un thème dont on parle, par conséquent, plus aujourd’hui.
La lutte contre la violence à l’égard des femmes figure parmi les grands objectifs du Plan global
pour l’égalité des chances, approuvé par la Résolution du Conseil de Ministres nº 49/97 du 24
mars 1997. Celui-ci contient de nombreuses mesures visant à lutter contre la violence dont les
femmes sont l’objet.
Un Plan national contre la violence dans la famille a été approuvé le 15 juin 1999 par la
Résolution du Conseil des Ministres nº 55/99. Ce Plan fut en vigueur jusqu’au mois de mai 2002
et a fait l’objet d’une évaluation. Le Plan comprenait trois catégories de mesures: Sensibilisation
et prévention; Intervention en vue de protéger les victimes de violence domestique; Recherche et
études.
Un II Plan National contre la Violence Domestique a été élaboré par la Commission pour
l’Egalité et les Droits des Femmes en collaboration avec des représentants de la Présidence du
Conseil de Ministres/ Commission pour l’Egalité et les Droits des Femmes, du Ministère de la
Justice, de l’Education, de l’Administration Interne, de la Santé, de la Sécurité Sociale et du
Travail, de l’Association Nationale des Municipalités. Ce Plan se trouve terminé et a été présenté pour approbation au Conseil de Ministres. Le Plan comprend six catégories de mesures:
Information, sensibilisation et prévention; Formation; Législation et son application; Protection
de la victime et intégration sociale; Recherche; Evaluation.
Le II Plan National pour l’Egalité (2003-2006), en cours d’élaboration et qui sera achevé avant
le 8 mars 2003, comprend aussi un chapitre «Violence physique, psychologique et sexuelle» portant sur les formes de violence n’ayant pas été intégrées dans le Plan national contre la violence
domestique.
193
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2007/1
1.3 VIOL/SEVICES SEXUELS
Le code pénal de 1982 a introduit d’importantes modifications dans ce domaine, punissant les
sévices corporels entre conjoints ou à l’encontre des mineurs.
La révision découlant du décret-loi nº 48/95 du 15 mars 1995 donna lieu à une aggravation des
peines applicables: par exemple, le crime de viol est puni d’une peine de prison de 3 à 10 ans
(auparavant cette peine allait de 2 à 8 ans).
Le crime de viol, qu’il soit commis par le conjoint ou par un étranger, est puni d’une peine de
prison et peut être cause de divorce ou de séparation litigieuse, quand il a lieu dans le cadre du
mariage. Même quand l’acte sexuel est imposé par un ami, compagnon ou mari, il peut y avoir
viol. Pourvu que la femme n’accorde pas son consentement à l’acte sexuel, coït, ou pénétration
anale, ceux-ci peuvent être considérés comme des crimes de viol, indépendamment de l’existence ou pas de liens de parenté ou d’affinité entre l’auteur du crime et la victime.
Le ministère de la Justice a recensé, en 1999, 58 condamnations pour viol. Les chiffres communiqués par l’APAV indiquent que le nombre d’affaires de viol qui leur ont été signalées est passé
de 3 en 1992 à 38 en 1994.
DEFINITIONS JURIDIQUES
Le Code pénal réprime le viol et les sévices sexuels.
L’article 164 du Code Pénal, décret-loi nº 48/95 du 15 mars 1995, donne la définition suivante
de viol:
«1 – Quiconque, par moyen de violence, menace grave, ou après avoir rendu, à cette fin, une
personne inconsciente ou l’avoir mise dans l’impossibilité de résister, contraindra une autre personne à souffrir ou à pratiquer, avec lui ou quelqu’un d’autre, copulation, coït anal ou oral, est
puni d’une peine de prison de 3 à 10 ans.
2- Quiconque, abusant d’une relation d’autorité découlant d’une relation de dépendance hiérarchique, économique ou de travail, contraindra une autre personne, par moyen d’ordres ou de
menaces non comprises dans le numéro antérieur, à souffrir ou à pratiquer, avec lui ou quelqu’un
d’autre, copulation, coït anal ou oral est puni d’une peine de prison allant jusqu‘à 3 ans.»
Le viol est passible de trois à dix ans de réclusion. A la suite d’une refonte des dispositions pertinentes intervenue en octobre 1995, la pénétration anale est également sanctionnée. La loi n°
65/98 du 2 septembre 1998, apportant de grands changements au Code Pénal, sanctionne également la pénétration orale. Depuis 1995, le Code Pénal prévoit aussi le délit de “contrainte sexuelle”. Ce délit est défini comme:
“le fait d’avoir à subir ou à pratiquer un acte sexuel important sous la contrainte de la violence, de graves menaces ou de l’action d’un tiers qui empêche la victime de se défendre”.
Ce délit est frappé d’une à huit années de réclusion. Les plaintes de cette nature sont rares, mais
les organisations non gouvernementales indiquent que l’arsenal législatif est fort critiqué, en raison notamment de la non-application de la loi de 1991 relative à l’octroi d’une assistance spéciale aux femmes et à leur représentation en justice par les ONG.
REPRESSION
D’après l’APAV, la police bénéficie désormais d’une meilleure information et se montre plus sensible aux cas des femmes victimes de violences sexuelles; ces dernières peuvent du reste demander à être écoutées par des fonctionnaires féminins. Une loi de 1991 prévoit de donner aux
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LO STALKING
femmes la possibilité d’obtenir une assistance spéciale, mais le texte n’est pas toujours appliqué.
SERVICES D’ASSISTANCE
Des progrès ont été réalisés au niveau des interventions et de l’information des associations de
soutien, des instances juridiques et des services médicaux. Les victimes peuvent également
s’adresser à des organismes d’entraide privés, ainsi qu’à l’Association des Femmes contre la
Violence.
En fonction de la loi n° 11/98 du 24 janvier 1998, qui procède à la réorganisation du système
médicolégal, des plaintes peuvent aussi, en ce moment, être déposées aux services de médecine
légale “coroner’s services”.
REFORMES NECESSAIRES
L’APAV souhaiterait que les médias relaient davantage les informations sur l’assistance aux victimes dont peuvent bénéficier les femmes; elle recommande également l’élaboration de programmes de prévention, une formation spécifique des fonctionnaires de police, ainsi que la mise
en place d’un système d’indemnisation par l’Etat. La loi n° 93/99 du 14 juillet, 1999, réglementant l’application de mesures en vue de la protection des témoins au procès pénal, établit un régime spécial de protection des témoins particulièrement vulnérables permettant aux victimes de ne
pas avoir à comparaître en personne au tribunal.
1.4 VIOLENCES SEXUELLES A ENFANTS/INCESTE
La révision découlant du décret-loi nº 48/95 du 15 mars 1995 donna lieu à une aggravation des
peines applicables: par exemple, le crime de commerce de prostitution est puni d’une peine de
prison de 6 mois à 5 ans (auparavant cette peine allait jusqu ‘à 2 ans et amende jusqu’à 100
jours).
Le nombre d’affaires de violences sexuelles à enfants a été de:
- 35 en 1992
- 21 en 1993
- 31 pour le premier semestre 1994
En 1999, le nombre de condamnations pour abus sexuels à enfants ou mineurs dépendants a été
au nombre de 76.
L’inceste n’est pas un délit en soi. En revanche, dans les délits de viol et de sévices sexuels, le
fait que ces actes aient été perpétrés par un ascendant, quelqu’un ayant adopté l’enfant, par un
parent jusqu’au deuxième degré (en ligne directe ou collatérale) de la victime, constitue une circonstance aggravante.
Lorsque la victime est âgée de moins de 16 ans, le magistrat du Ministère public peut initier la
procédure criminelle, si l’intérêt de la victime l’impose.
REPRESSION
Selon l’APAV, la police se montre plus sensible aux cas de sévices sexuels à enfants.
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SERVICES D’ASSISTANCE
Des services d’accueil téléphonique ont été créés; par ailleurs, le nombre de dossiers de ce genre
transmis aux tribunaux pour enfants augmente.
REFORMES NECESSAIRES
Il conviendrait d’organiser des actions de prévention et de donner effet aux dispositions de la loi
de 1991 concernant l’assistance aux victimes, dont l’importance est plus grande encore lorsque
les sévices sexuels sont commis sur de jeunes enfants mineurs.
1.5 HARCELEMENT SEXUEL
Si le Code pénal réprime le viol et les sévices sexuels, le harcèlement sexuel ne fait l’objet d’aucune disposition spécifique. Néanmoins, la loi n° 65/98 du 2 septembre 998 pénalise, dans son
article 163, certaines formes particulièrement graves de chantage sexuel dans le contexte de la
dépendance hiérarchique, économique ou de travail, les punissant, lorsqu’il y a contrainte sexuelle, d’une peine de réclusion jusqu’à deux ans et, dans son article 164, quand il y a viol, d’une
peine de réclusion pouvant aller jusqu’à trois ans. Cette carence s’explique par le silence général qui a entouré jusqu’ici les cas de harcèlement sexuel en milieu professionnel. Cela étant, ces
faits peuvent être poursuivis et sanctionnés au civil. L’APAV propose aux victimes son aide et
ses conseils juridiques.
La Commission pour l’Egalité dans le Travail et dans l’Emploi peut émettre des avis à ce sujet
si on le lui demande. La Commission pour l’Egalité et les Droits des Femmes, notamment son
Service de conseil juridique, peut aussi informer à ce sujet.
Une étude portant sur le harcèlement sexuel en milieu professionnel (Assédio Sexual no Mercado
de Trabalho), réalisée en 1988-1989, a révélé que ce problème n’avait que peu d’écho, en dépit
du pourcentage élevé de femmes victimes d’une forme ou d’une autre de harcèlement sexuel.
REFORMES NECESSAIRES
- Instauration d’un cadre juridique;
- Sensibilisation des employeurs et des travailleurs, ainsi que des responsables politiques.
1.6 PORNOGRAPHIE
Pas d’information disponible.
1.7 PROSTITUTION
LEGISLATION
Le Portugal ratifia en 1981 la Convention des Nations unies sur l’élimination de toutes les formes
de discrimination à l’égard des femmes; il a également ratifié, en 1991, la Convention des
Nations unies pour la répression et l’abolition de la traite des êtres humains et de l’exploitation
de la prostitution d’autrui. Ces deux instruments obligent les Etats à prendre des mesures pour
lutter contre la traite des êtres humains qui est aussi réprimée par le code pénal.
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Le cadre normatif du Portugal ne permet pas, de ce fait, l’existence d’espaces en vue de l’exercice de la prostitution, ni l’enregistrement obligatoire des personnes qui se prostituent.
La lutte contre la traite est inscrite dans les objectifs du Plan Global pour l’Egalité des Chances
approuvé par la Résolution du Conseil de Ministres nº 49/97 du 24 mars (chapitre sur la lutte
contre la violence).
La loi n° 65/98 du 2 septembre 1998 rendit plus facile la pénalisation de crimes de traite de personnes et d’exploitation de la prostitution, en cessant d’exiger qu’à la base de la reconnaissance
du crime se trouve l’exploitation de situations d’abandon ou le besoin économique de la victime.
Le Code pénal, par la loi nº 99/2001 du 25 Août 2001 a aggravé la sanction en ce qui concerne
les intervenants dans ce type de crime (2 à 8 ans de prison).
La loi nº 5/2002 du 11 janvier 2002 établit des mesures de lutte contre la criminalité organisée et
économique/financière. Elle établit un régime spécial de recueil de preuves, de rupture du secret
professionnel et de perte de biens en faveur de l’Etat relativement à plusieurs crimes dont le commerce de la prostitution et le commerce de la prostitution et traite de mineurs.
SERVICES D’ASSISTANCE
L’organisation non gouvernementale «Ninho» («Le Nid») vient en aide aux prostituées.
REPRESSION
La police se montre plus attentive à ce problème et aux rapports qu’il peut avoir avec le trafic de
stupéfiants.
REFORMES NECESSAIRES
Information générale et sensibilisation; politiques d’éducation et d’emploi; programmes de prévention; coopération entre les forces de police et entre les pays.
1.8 APPELS TELEPHONIQUES OBSCENES/TELEPHONE SEXUEL
Pas d’information disponible.
1.9 MUTILATIONS GENITALES INFLIGEES AUX FEMMES
Les cas de mutilations génitales peuvent être sanctionnés dans le cadre des dispositions en
vigueur réprimant les agressions physiques. Aucun programme de prévention ni service d’assistance n’existe dans ce domaine. La communication sociale se penche de plus en plus sur ce sujet.
1.10 CONVENTIONS INTERNATIONALES
Le Portugal a ratifié la Convention des Nations unies sur l’élimination de toutes les formes de
discrimination à l’égard des femmes.
Les Conventions internationales sont prises en considération par les tribunaux: à savoir, la
Convention des Nations unies pour la répression et l’abolition de la traite des êtres humains et de
l’exploitation de la prostitution d’autrui.
197
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1.11 PROTECTION DE LA GROSSESSE/FEMMES ENCEINTES
Pas d’information disponible.
2.0 CONDAMNATIONS
2.1 CONDAMNATIONS POUR SEVICES CONJUGAUX
Voir supra, section 1.2.
3.0 EFFICACITE DE LA LEGISLATION
3.1 REFORMES PROPOSEES
Voir supra, sections 1.3, 1.4, 1.5.
4.0 SEVICES CONJUGAUX
Voir supra, section 1.2.
5.0 VIOLS ET SEVICES SEXUELS AU SEIN DU COUPLE
Voir supra, section 1.3.
6.0 VIOLS ET SEVICES SEXUELS
Voir supra, section 1.3.
7.0 HARCELEMENT SEXUEL
Voir supra, section 1.5.
8.0 TRAITE DES FEMMES
Les questions concernant la traite des femmes sont portées à la connaissance des organisations
non gouvernementales et de la police, mais il n’existe pas de statistiques fiables en la matière. Le
ministère de la Justice a seulement fait état de 6 condamnations en 1999 pour exploitation d’autrui et traite des femmes et de 3 condamnations pour exploitation d’autrui et traite de mineurs.
La Commission pour l’Egalité et les Droits de Femmes mena, les 6 et 7 décembre 1999, un séminaire international sur “La traite et l’exploitation sexuelle des femmes” destiné à sensibiliser à
cet égard les entités gouvernementales, non gouvernementale et le public en général. Celui-ci a
été cofinancé par le Programme STOP de la Commission européenne. Les actes de ce séminaire
ont été publiées.
La Commission publia aussi en 2000 un ouvrage réunissant les textes de loi et les instruments
internationaux adoptés par la Commission européenne, le Conseil de l’Europe et les Nations
unies en matière de “Prostitution et de traite de femmes et enfants”.
La CIDM donne son soutien à des projets qui portent secours à des groupes de femmes prosti-
198
LO STALKING
tuées et coordonne un groupe interdisciplinaire, intégrant des ONG et des services qui travaillent
avec des prostituées. La CIDM coordonne aussi un groupe interministériel qui analyse la législation existante en matière de traite en vue de la présentation de propositions de législation
(CIDM, ministère. de l’Administration interne, ministère. du Travail et de la Solidarité, Service
d’étrangers et frontières, Police judiciaire ).
En 2000 et 2001 une nouvelle candidature fut soumise au projet STOP en vue d’étudier la traite
dans la Région nord du pays, ainsi que de former le personnel qui travaille avec cette population.
La candidature a été approuvée.
Dans le cadre de la Communauté de travail entre la Galiza (Espagne) et le Nord du Portugal, une
candidature conjointe sera présentée à Interreg III par la CIDM et le Service pour l’Egalité de
Galiza, projet ISADORA, lequel, s’il est approuvé, se déroulera entre 2000-2006 et vise l’élaboration d’une étude sur la prostitution entre les deux frontières, la formation des agents qui travaillent avec cette réalité et de la population qui se prostitue, ainsi que la création de structures
de soutien à l’intention des prostituées.
Voir aussi supra, section 1.7, législation.
9.0 INCESTE/VIOLENCES SEXUELLES SUR MINEURES
Voir supra, section 1.4.
ROUMANIE
Les informations ci-après s’appuient sur le Rapport national concernant la condition des femmes
en Roumanie, réalisé à l’occasion de la 4ème Conférence mondiale sur les femmes (1995) et
modifié en septembre 1997 à la suite des réponses données au Conseil de l’Europe. Elles ont été
complétées en 1998 par le Ministère du Travail et de la Protection sociale de la Roumanie,
Département de coordination des stratégies sur les droits des femmes et d’élaboration des politiques familiales. Il n’y a pas eu de mise à jour ultérieure.
1.0 LEGISLATION ET SANCTIONS EN MATIERE DE VIOLENCE A L’EGARD
DES FEMMES
1.1 LETTRE DE LA LOI – DEFINITIONS:
C’est un fait que la violence à l’égard des femmes - à l’intérieur comme à l’extérieur du cercle
familial, les sévices conjugaux, l’inceste, les meurtres perpétrés sur des membres d’une même
famille, le harcèlement sexuel, les sévices sexuels et le viol sont des phénomènes observés dans
le monde entier, qui touchent toutes les classes sociales et toutes les cultures.
En Roumanie, les peines sanctionnant la violence à l’égard des femmes ne sont pas regroupées
dans des lois indépendantes; elles figurent dans le Code pénal:
Partie XI
- Délits contre la personne;
199
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QUADERNO
2007/1
- Délits portant atteinte à la vie, à la personne et à l’intégrité physique (chapitre 1);
- Coups et blessures et atteinte à l’intégrité physique (section 11, articles 180-184);
- Délits à caractère sexuel (chapitre 111, articles 194-204).
Partie IX
- Délits portant atteinte à certaines relations dans le cadre de la vie en société;
- Délits contre la famille (chapitre 1, articles 300-304);
- Autres délits portant atteinte à certaines relations dans le cadre de la vie en société (chapitre
4 articles 317-330).
1.2 SEVICES CONJUGAUX
Les sévices conjugaux sont la forme de violence à l’égard des femmes la plus difficile à démontrer et à admettre, y compris par les femmes elles-mêmes, si fortes sont les barrières sociales et
psychologiques. Les criminologues estiment que les chiffres officiels ne reflètent pas la réalité.
En Roumanie, les statistiques concernant les sévices conjugaux sont peu nombreuses. On sait
cependant qu’ils sont invoqués dans 70 % des divorces (1980-1993) et qu’ils toucheraient plus
fréquemment les catégories défavorisées de la population, les personnes peu instruites et les
alcooliques. Le taux de divorce a connu une forte progression (60 000 cas en 1993, contre 45 000
en 1992). Le nombre annuel de rapports médicaux faisant état de voies de fait et de coups et blessures infligés aux femmes s’élève à 11 700 à Bucarest, et touche ainsi 0,2 % de la population
féminine.
Les dispositions du droit roumain permettent aux femmes victimes de sévices conjugaux d’intenter une action en justice et de réclamer des dommages et intérêts. Les voies de fait, les coups et
blessures, ainsi que les lésions corporelles graves ou ayant entraîné la mort sont réprimés au droit
pénal.
Les peines sanctionnant les sévices conjugaux sont en partie régies par les dispositions de la loi
n° 61/1991 relative au “ non-respect des normes établies en matière de vie conjugale, d’ordre
public et de sûreté publique ”. En dehors de cette loi, qui porte précisément sur les violences entre
époux, le droit pénal roumain n’établit aucune distinction entre la sphère privée et la sphère
publique. La législation relative aux voies de fait s’applique donc aux sévices conjugaux:
Article 180 – Voies de fait et autres violences: Les voies de fait et autres actes de violence entraînant une souffrance physique sont passibles d’un à trois mois de réclusion ou d’une amende; en
cas de blessure exigeant jusqu’à dix jours de soins médicaux, la peine est portée à un an de réclusion ou au paiement d’une amende.
La victime doit porter plainte si elle souhaite l’engagement de poursuites pénales au titre de cette
disposition, la réconciliation des parties annule toute responsabilité pénale.
Article 181 – Coups et blessures: Les actes entraînant un préjudice corporel exigeant jusqu’à
soixante jours de soins médicaux sont punis de six mois à trois ans de réclusion.
La victime doit porter plainte si elle souhaite l’engagement de poursuites pénales au titre de cette
disposition, la réconciliation des parties annule toute responsabilité pénale.
Article 182 – Coups et blessures aggravés: Les actes entraînant un préjudice corporel exigeant
plus de soixante jours de soins médicaux, la perte d’un sens ou d’un organe, ou la détérioration
de ses fonctions, de même qu’un handicap permanent - physique ou mental - une mutilation, une
200
LO STALKING
fausse couche ou une mise en danger de la vie d’autrui, sont passibles de deux à sept ans de réclusion. Si le délit a été commis délibérément, c’est-à-dire dans l’intention de provoquer l’un des
préjudices précités, la peine est augmentée; l’auteur du délit est passible de trois à huit ans de
réclusion. La tentative de commettre ces délits est également réprimée au titre de ces dispositions.
Article 184 – Coups et blessures involontaires: Si le délit stipulé à l’article 181 n’est pas commis délibérément, il est passible d’un à trois mois de réclusion ou d’une amende; la victime doit
porter plainte si elle souhaite l’engagement de poursuites pénales au titre de cette disposition, et
la réconciliation des parties annule toute responsabilité pénale. Si le délit entraîne l’un des préjudices prévus à l’article 182, la sanction prescrite est une peine de trois mois à deux ans de réclusion.
Lorsque l’un de ces délits entraîne le non-respect des dispositions légales ou des mesures de
sécurité dans l’exercice d’une profession ou de fonctions données, la sanction prescrite est une
peine de trois mois à deux ans de réclusion (art. 181) ou de six mois à trois ans de réclusion (art.
182).
Aucune information ne nous a été communiquée concernant l’efficacité de ces dispositions en
termes de protection des femmes victimes de sévices conjugaux et des possibilités qui leur sont
offertes d’obtenir réparation.
Le droit roumain ne prend pas en compte le viol ou les sévices sexuels entre époux.
1.3 VIOL/SEVICES SEXUELS
Le droit pénal réprime le viol par des sanctions précisées dans l’article 197 du Code pénal.
Le viol est défini comme un “ rapport sexuel avec une personne de sexe féminin accompli par
l’usage de la force ou en profitant de l’incapacité de l’intéressée à se défendre ou à exprimer sa
volonté ”. Le viol est passible de deux à sept ans de réclusion.
La sanction est portée à une peine de trois à dix ans de réclusion au titre des circonstances aggravantes suivantes:
- La victime était âgée de moins de quatorze ans;
- Le délit a été commis par plusieurs personnes;
- La victime se trouvait sous l’autorité, la protection, la tutelle ou la garde de l’auteur du délit
ou recevait des soins prodigués par celui-ci;
- Le délit a entraîné, pour la victime, un préjudice corporel grave.
Si la victime décède ou se suicide en conséquence du délit, l’agresseur encourt une sanction de
sept à quinze ans de réclusion.
L’engagement de poursuites pénales au titre de ces dispositions requiert le dépôt d’une plainte
par la victime.
Si l’auteur du délit, ou l’un des auteurs en cas de viol collectif, épouse la victime avant que la
décision judiciaire ne passe en force de chose jugée, le délit n’est passible d’aucune sanction.
Cette règle s’applique à toutes les personnes ayant participé au délit.
Aucune information ne nous a été communiquée concernant l’application ou l’efficacité de ces
dispositions relatives au viol et aux sévices sexuels.
1.4 VIOLENCES SEXUELLES A ENFANTS/INCESTE
Le droit pénal réprime les relations sexuelles avec une mineure par des sanctions précisées dans
201
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QUADERNO
2007/1
les articles 198 à 203 du Code pénal roumain.
En vertu de l’article 198, un rapport sexuel avec une mineure de moins de quatorze ans est passible d’un à cinq ans de réclusion. La même peine réprime les rapports sexuels avec une jeune
fille âgée de quatorze à dix-huit ans lorsque ce délit est commis par un tuteur, une personne ayant
la garde de l’intéressée, un supérieur hiérarchique, un médecin de famille ou un enseignant, dès
lors qu’ils ont commis ce délit en profitant de leur position. Si le délit entraîne un préjudice corporel grave, la peine est de trois à dix ans de réclusion. S’il entraîne le décès de la victime, le
délit est puni de sept à quinze ans de réclusion.
Débauchage de mineures (article 199): Quiconque incite une mineure de moins de dix-huit ans,
contre une promesse de mariage, à avoir un rapport sexuel avec lui, est passible d’une peine d’un
à cinq ans de réclusion. La réconciliation des parties annule toute responsabilité pénale.
Corruption sexuelle (article 202): Les actes obscènes commis avec un mineur ou en sa présence
sont passibles de trois mois à deux ans de réclusion.
Inceste (article 203): Les rapports sexuels entre personnes apparentées au premier degré ou entre
frères et sœurs sont passibles de deux à sept ans de réclusion.
La tentative de commettre les délits précités est également réprimée par la loi.
Aucune indication ne nous a été communiquée quant à l’efficacité de ces dispositions pour ce qui
est de la protection qu’elles offrent aux enfants.
Le cadre législatif a été complété par la loi n°. 108/2.06.1998 (approuvant l’Ordonnance d’urgence n°.26/1997) qui spécifie les mesures de protection de l’enfant en difficulté, de même que
les situations et les conditions de mise en oeuvre de ces mesures.
1.5 HARCELEMENT SEXUEL
Un projet de loi visant l’égalité de chances entre les femmes et les hommes a été élaboré par le
département chargé de promouvoir et d’assurer le respect des droits des femmes. Le projet définit le terme de harcèlement sexuel et spécifie la peine encourue:
Article 8:
(1) Au sens de la présente loi, constituent des formes de harcèlement sexuel, les comportements
indésirables, non avenus ou scandaleux qui portent atteinte à la dignité personnelle, tels que
le contact physique indésirable, des remarques indécentes, du matériel visuel offensant, des
invitations compromettantes, la demande de faveurs sexuelles, et qui:
a) Créent au travail une atmosphère d’intimidation et d’hostilité ou de découragement de la
personne ayant subi le préjudice;
b) Influencent négativement l’accès à la qualification professionnelle, la rétribution et la promotion professionnelle de la personne, qui repousse tout comportement relevant de la sphère
sexuelle, toute manifestation de la part du patron, du supérieur ou d’un collègue.
(2) L’employeur peut mettre en application des sanctions disciplinaires envers des personnes
ayant commis des actes de harcèlement sexuel.
SANCTIONS
Article 16:
(1) Un employé qui, à la suite d’un harcèlement sexuel au travail a été discriminé, a le droit de
prétendre à des dédommagements de la part de l’auteur du harcèlement.
(2) Il pourra être déposé une demande de dédommagement au cas où s’est produit un harcèle-
202
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ment sexuel dans un délai d’un mois suivant la date où l’acte a été commis.
Article 17:
Constitue une contravention l’affichage dans les lieux destinés au travail de matériel visuel dont
le contenu porte atteinte à la dignité de la personne quel que soit son sexe et est puni d’une amende de 1 million à 2 millions de lei.
Article 18:
Au cas où les actes de harcèlement sexuel se produisent dans le cadre de rapports autres que ceux
du travail, la personne ayant subi le préjudice peut prétendre à des dédommagements conformément à la loi civile.
1.6 PORNOGRAPHIE
La diffusion de matériel obscène est réprimée par l’article 325 du Code pénal roumain. Cette disposition prohibe:
“La vente ou la diffusion d’objets, dessins, écrits ou autres matériels obscènes, ainsi que la production ou la possession de ce matériel en vue de sa diffusion ”.
La sanction est une peine d’emprisonnement de trois mois à deux ans, ou une amende.
Aucune information ne nous a été communiquée concernant l’application de cette loi, l’existence éventuelle de problèmes relatifs à la définition de l’obscénité ou d’autres difficultés en matière de répression et/ou de poursuites au regard de cette disposition.
1.7 PROSTITUTION
Le droit pénal réprime la prostitution, la traite des femmes et le proxénétisme.
La prostitution en soi constitue une infraction en Roumanie. L’article 328 du Code pénal roumain
définit comme suit les personnes exerçant cette activité:
«Quiconque tire l’intégralité ou l’essentiel de ses moyens de subsistance de rapports sexuels
accomplis à cet effet avec différentes personnes».
La sanction encourue est une peine de trois mois à trois ans de réclusion.
Le proxénétisme est également érigé en infraction. L’article 329 du Code pénal le définit comme:
“Le fait d’encourager ou de contraindre autrui à se livrer à la prostitution, de faciliter l’exercice de la prostitution ou d’en tirer profit, ainsi que le fait de recruter autrui à des fins de prostitution ou de se livrer à la traite de personnes à cet effet”.
Le proxénétisme est passible d’une peine d’un à cinq ans de réclusion et de l’incapacité d’exercer certains droits. La tentative de ce délit est également réprimée.
1.8 APPELS TELEPHONIQUES OBSCENES/TELEPHONE SEXUEL
Pas d’information disponible.
1.9 MUTILATIONS GENITALES INFLIGEES AUX FEMMES
Ce terme n’existe pas dans la législation roumaine. Il pourrait cependant relever de la législation
relative aux voies de fait (articles 180-184 du Code pénal).
203
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1.10 CONVENTIONS INTERNATIONALES
La Roumanie est signataire des conventions suivantes:
- La Convention internationale relative à la répression de la traite des femmes et des enfants du
30.9.1921, ratifiée par la Roumanie en 1923;
- La Convention internationale pour l’abolition de la traite des femmes majeures du 11.10.1933,
ratifiée en 1935 (loi n° 2/1935);
- La Convention des Nations unies pour la répression et l’abolition de la traite des êtres humains
et de l’exploitation de la prostitution d’autrui, ratifiée en 1950 (le 21.5.1950);
- La Convention des Nations unies de 1979 sur l’élimination de toutes les formes de discrimination à l’égard des femmes, ratifiée en 1981 (décret 342/1981);
- La Convention internationale relative aux droits de l’enfant, ratifiée en 1990 (loi
n°.18/27.09.1990).
1.11 PROTECTION DE LA GROSSESSE/FEMMES ENCEINTES
Pas d’information disponible.
2.0 SANCTIONS
2.1 SANCTIONS POUR SEVICES SEXUELS
Voir supra, section 1.2.
3.0 EFFICACITE DE LA LEGISLATION
3.1 PROBLEMES D’ORDRE LEGISLATIF ET PROCEDURAL
Les statistiques officielles sous-estiment le nombre de délits liés aux sévices sexuels, car les
femmes hésitent à dénoncer ces agissements. Entre le 1er janvier 1994 et le 15 mai 1994,
l’Institut médicolégal de Bucarest a recensé 4 460 cas de femmes battues - 47% se sont présentées spontanément et 53% y ont été amenées par la police. Aucune étude n’a été menée sur cette
question en Roumanie, ni par les autorités, ni par les associations féminines. La priorité a été
donnée aux droits économiques et sociaux des femmes, ainsi qu’à leur droit à la protection
sociale.
3.2 REFORMES NECESSAIRES
La Roumanie devra prendre des mesures en vue de protéger les femmes victimes d’actes de violence dans et hors du cercle familial. Pareille protection suppose la collaboration de la police,
l’assistance des ONG, un encadrement juridique, des aides financières et la création de centres
d’accueil.
Dans un premier temps, il conviendra de faire évoluer l’attitude de la police, qui refuse généralement d’intervenir dans ce qui apparaît encore comme des “querelles de famille”. Une réglementation devra être édictée pour ordonner l’intervention de la police et prévenir la violence
conjugale lorsqu’elle est synonyme de lésions corporelles graves, voire mortelles.
204
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4.0 SEVICES CONJUGAUX
Voir supra, section 1.2.
5.0 VIOLS ET SEVICES SEXUELS AU SEIN DU COUPLE
Voir supra, section 1.2.
6.0 VIOLS ET SEVICES SEXUELS
Voir supra, section 1.3.
7.0 HARCELEMENT SEXUEL
Voir supra, section 1.5.
8.0 TRAITE DES FEMMES
Le droit pénal réprime la traite des femmes.
9.0 INCESTE/VIOLENCES SEXUELLES SUR MINEURES
Voir supra, section 1.4.
SUISSE
Les informations concernant la législation relative à la violence proviennent du rapport “Des
acquis – mais peu de changements? La situation des femmes en Suisse”, publié en 1995 par la
Commission fédérale pour les questions féminines. Les informations ont été complétées par le
Bureau fédéral de l’égalité entre les femmes et les hommes en novembre 2000 et février 2003.
1.0 LEGISLATION ET SANCTIONS EN MATIERE DE VIOLENCE A L’EGARD
DES FEMMES
La violence à l’égard des femmes était généralement un sujet tabou jusqu’à ce que le mouvement
féministe, dans les années 1970, lui donne un nom. Les premières études portèrent sur les sévices
conjugaux. Le développement des travaux du mouvement des femmes mit progressivement en
lumière d’autres formes de violence: viol, abus sexuels commis sur des enfants, harcèlement
sexuel au travail et agressions sexuelles perpétrées dans le cadre de thérapies; la pornographie,
la prostitution et la publicité sexiste furent également définies comme des violences à l’égard des
femmes.
Une des premières recherches en la matière («Partir ne suffit pas», publiée par M. PLETSCHER
en 1977) a montré que les hommes avaient fréquemment recours à la violence, que les femmes
205
AIAF
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2007/1
se sentaient coupables, que la violence à l’égard des femmes se produisait dans toutes les classes
sociales, et qu’elle constituait, pour les hommes, un moyen d’exercer le pouvoir et le contrôle,
au sein d’une société patriarcale.
Au milieu des années 1970, le mouvement des femmes mit en place des organisations d’aide aux
femmes battues et à leurs enfants, telles que des foyers d’accueil et des centres de crise pour les
victimes de viol, et lancèrent des campagnes de sensibilisation. Au départ, les organisations féminines luttaient seules contre la violence masculine. Les syndicats ont attendu 1987 pour reconnaître le problème du harcèlement sexuel au travail.
En 1982, un rapport de la Commission fédérale pour les questions féminines intitulé «Violence
contre les femmes en Suisse»” indiquait qu’il n’existait pas de statistiques fiables concernant la
fréquence des violences à l’égard des femmes. Son appel à une étude nationale resta sans réponse jusqu’au début des années 1990, époque à laquelle des projets de recherche furent commandités. Dans les années 1990, un peu plus de crédits ont été alloués au fonctionnement et à la création des foyers d’hébergement de femmes. Les services offerts par les centres de crise pour les
victimes de viol se sont spécialisés, et les cours d’autodéfense se sont multipliés. Le financement
public impose la reconnaissance publique du problème; toutes les demandes d’aide suscitent, à
l’échelon des cantons, des débats sur la violence à l’égard des femmes. Toutefois, le risque est
grand, en offrant des services, de perdre de vue l’objectif plus large consistant à créer une société sans violence pour les femmes et les enfants. La nécessité d’un travail de prévention doit être
reconnue.
En dépit de vingt années de travail de sensibilisation à la violence à l’égard des femmes, le mouvement des femmes n’a réussi à faire reculer que très lentement les préjugés et les mythes; les
croyances selon lesquelles les femmes sont par nature masochistes et prennent plaisir à la violence sont encore très répandues. Les hommes violents sont toujours considérés comme des
sadiques répondant à des pulsions sexuelles, plutôt que comme des hommes ordinaires. Les
hommes rechignent encore à assumer la responsabilité de leur violence; seuls quelques rares services d’aide destinés aux hommes violents ont été créés. L’affirmation fallacieuse selon laquelle
«les hommes aussi sont battus» a reçu un écho bien plus important.
1.1 LETTRE DE LA LOI – DEFINITIONS:
La lutte contre la violence envers les femmes relève des titres «Infractions contre la vie et l’intégrité corporelle» (art. 111 ss CPS) et «Infractions contre l’intégrité sexuelle» (art. 187 ss CPS)
du Code pénal suisse.
LA LOI SUR L’AIDE AUX VICTIMES D’INFRACTIONS
En 1984, la Constitution a été complétée par un nouvel article 64ter (aujourd’hui art. 124 Cst.)
chargeant la Confédération et les cantons d’accorder une aide aux victimes d’atteintes à l’intégrité physique, psychique et sexuelle. Entrée en vigueur en 1993, la loi sur l’aide aux victimes
d’infractions (LAVI) prévoit une aide comprenant des conseils, la protection de la victime et la
défense de ses droits dans la procédure pénale ainsi qu’une indemnisation et une réparation morale. Cette aide est accessible à toute personne ayant subi une atteinte directe à son intégrité corporelle, sexuelle ou psychique du fait d’une infraction, que l’auteur ait été ou non découvert et que
le comportement de celui-ci soit ou non fautif. L’aide aux victimes n’a pas été spécialement
conçue pour les femmes, mais la loi a eu pour but d’améliorer la position des victimes, en particulier de violences sexuelles, dans la procédure pénale. C’est le seul moyen pour que les victimes
206
LO STALKING
soient davantage prêtes à dénoncer les infractions subies.
Sous le titre «Protection et droits de la victime dans la procédure pénale», la loi impose aux autorités de protéger la personnalité de la victime à tous les stades de la procédure. La victime, qui
dispose d’un droit limité de ne pas s’exprimer pour protéger sa personnalité, peut refuser de
déposer sur des faits qui concernent sa sphère intime. La victime a droit à ce que son anonymat
soit préservé vis-à-vis du public. Si les infractions portent atteinte à l’intégrité sexuelle, la victime peut demander l’huis clos. Dans tous les cas, l’huis clos est prononcé lorsque les intérêts prépondérants de la victime l’exigent. De plus, les autorités évitent de mettre en présence le prévenu et la victime lorsque celle-ci le demande.
Une confrontation ne peut être ordonnée que lorsque le droit du prévenu d’être entendu ou un
intérêt prépondérant de la poursuite pénale l’exigent de manière impérieuse. La victime d’une
infraction contre l’intégrité sexuelle peut exiger d’être entendue par une personne du même sexe
qu’elle (art. 6, al. 3, LAVI) et que le tribunal appelé à juger comprenne au moins une personne
du même sexe qu’elle (art. 10 LAVI). Une étude de l’Université de Genève effectuée sur mandat
de l’Office fédéral de la justice, portant sur l’efficacité de la LAVI estime que certaines dispositions de la loi ont effectivement amélioré le statut de la victime alors que d’autres dispositions,
en particulier le droit de refuser de déposer, sont à double tranchant car, souvent, elles peuvent
aussi faire du tort à la victime.
Toute victime d’une infraction commise en Suisse peut, à certaines conditions, demander une
indemnisation et une réparation morale au service cantonal compétent.
L’indemnité (entre 500 et 100 000 francs suisses) est calculée en fonction du dommage subi et
des revenus de la victime. La réparation morale, par contre, est indépendante des revenus; elle
est versée si la victime a subi une atteinte grave et que des circonstances particulières le justifient
(cf. art. 12, al. 2 LAVI).
La loi sur l’aide aux victimes impose aux cantons de mettre à la disposition des victimes d’infractions au moins un centre de consultation. Les centres de consultation fournissent aux victimes
une aide médicale, psychologique, sociale, matérielle et juridique immédiate et, au besoin, pendant une période assez longue. Les prestations fournies directement par les centres de consultation et l’aide immédiate apportée par des tiers sont gratuites; lorsque la situation personnelle des
victimes le justifie, les centres prennent à leur charge d’autres frais (p. ex. les frais d’avocat). Les
femmes victimes de violences forment aujourd’hui le gros des personnes demandant de l’aide.
En 1997 et 1998, 76% des personnes ayant fait appel aux services des centres de consultation
cantonaux étaient des femmes. Dans la plupart des cas (env. les trois quarts), il s’agissait de victimes de délits sexuels ou de lésions corporelles. Treize centres de consultation dans 9 cantons
sont destinés spécialement aux femmes et aux enfants victimes d’agressions sexuelles.
CONSEILS
Les cantons doivent mettre en place des centres de consultation qui, à toute heure du jour ou de
la nuit, fournissent une aide médicale, sociale, matérielle et juridique; ces fonctions peuvent être
déléguées à des centres déjà en place. La femme concernée a droit à une aide immédiate dans un
centre de consultation de son choix (aide dans la recherche d’un hébergement temporaire, prise
en charge de la caution à verser à l’hôpital, etc.). La femme peut en outre demander une assistance thérapeutique, des conseils juridiques et un soutien dans une procédure judiciaire; on part
de l’hypothèse selon laquelle les frais doivent être supportés par la victime, dans la mesure où sa
situation financière le justifie.
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AIAF
QUADERNO
2007/1
AMELIORATIONS APPORTEES AUX ENQUETES ET AUX PROCEDURES JUDICIAIRES
- La femme est autorisée à former une demande en réparation: aucune réparation n’est octroyée
en l’absence de demande;
- Elle peut se faire accompagner, lors des auditions, par une personne de confiance;
- Elle peut demander à être entendue par une femme;
- Elle peut refuser de répondre à des questions d’ordre privé (portant par exemple sur son passé
sexuel);
- Elle n’est confrontée à l’auteur du délit lors de l’interrogatoire que si le droit de l’intéressé à
une audience contradictoire l’exige (certains cantons, comme celui de Zurich, ont étendu cette
disposition à la possibilité, pour une femme, de refuser toute confrontation);
- Elle peut faire valoir ses prétentions civiles dans le cadre de la procédure pénale (par exemple
dommages-intérêts et réparation du tort moral);
- Elle peut se faire représenter par un avocat dont les honoraires, dans certains cantons, peuvent
être payés par le tribunal, quels que soient les revenus de l’intéressée;
- Elle peut demander que le procès se déroule à huis-clos.
INDEMNISATION ET REPARATION MORALE
Pour les femmes dont les revenus sont peu élevés, la loi relative à l’aide cantonale aux victimes
prévoit un dédommagement intégral pour les préjudices subis. Indépendamment des revenus, le
centre cantonal d’aide aux victimes doit offrir une réparation financière à l’intéressée pour le tort
subi, si elle a été grièvement atteinte et que les circonstances le justifient. Ce système compense
dans une certaine mesure la rigidité du système d’indemnisation en fonction des revenus. Une
fois la somme versée, le centre d’aide aux victimes cherche à la récupérer auprès de l’auteur du
délit.
Les femmes victimes de violences doivent toutefois faire preuve de ténacité afin de faire respecter ces droits. La mise en pratique des innovations ne s’est pas faite de façon uniforme, pas
davantage que leur intégration dans la pratique quotidienne des organes judiciaires. Les cantons
sont chargés de l’application de cette loi, et tout porte à croire que celle-ci varie considérablement d’un canton à l’autre. Le fonctionnement efficace, dans toute la Suisse, de ces mesures de
protection, risque de prendre plusieurs années, notamment en raison des restrictions budgétaires.
1.2 SEVICES CONJUGAUX
En 1997, la Conférence Suisse des déléguées à l’égalité a mené une vaste campagne nationale
d’information et de sensibilisation sur la violence contre les femmes dans le couple: «Halte à la
violence contre les femmes dans le couple». La violence, largement répandue d’ailleurs, des
hommes envers les femmes, que ce soit dans un couple marié ou non, a été mise en avant. De
nombreuses manifestations régionales et locales ont accompagné cette campagne nationale.
Durant la campagne, une ligne téléphonique informait et conseillait le public 7 jours sur 7 et en
trois langues.
Dans plusieurs cantons des projets d’intervention contre la violence domestique ont été mis sur
place, visant à mettre un terme à la violence, à protéger les victimes et à juger les agresseurs. Les
groupes de projet sont en général composés de représentants et représentantes de la police, de la
justice, des autorités sociales, des organisations d’émigrées, des services de consultation et d’aide aux femmes ainsi que des bureaux de l’égalité.
208
LO STALKING
Au cours de l’été 2001, une initiative parlementaire concernant la protection contre la violence
dans la famille et le couple a été approuvée au Conseil national. Elle demande l’élaboration d’une
loi fédérale qui protégerait les femmes victimes de violences en permettant d’ordonner l’expulsion immédiate du foyer des personnes exerçant des violences ainsi qu’une interdiction d’y pénétrer pendant une durée déterminée.
1.3 VIOL/SEVICES SEXUELS
Le viol et la contrainte constituent des atteintes à l’intégrité sexuelle de la femme. Depuis janvier 1991 et les modifications du Code pénal concernant les délits à caractère sexuel, le viol commis entre époux est érigé en infraction. Ces dispositions ont été révisées et sont entrées en
vigueur en 1992. La révision a amélioré la position des femmes à plusieurs égards. Le viol dans
le mariage est désormais punissable, mais seulement sur plainte. Cette situation est le résultat
d’un compromis trouvé au Parlement. Ce compromis, qui fait subsister une inégalité de traitement entre les femmes mariées et les femmes non mariées, constitue cependant un premier pas
vers une protection intégrale de toutes les femmes contre les atteintes à leur intégrité sexuelle. La
distinction entre le viol simple et le viol qualifié a été abrogée; les femmes échappent ainsi à l’humiliation d’apporter les preuves qui leur étaient demandées pour qualifier le viol.
Les peines sanctionnant certains délits ont été considérablement réduites. Les féministes se sont
opposées à cette tendance, qu’elles jugent incompatible avec l’amélioration de la protection juridique de l’autodétermination sexuelle.
En 1997, le Conseil national a approuvé deux initiatives parlementaires demandant que les délits
sexuels avec violence (contrainte sexuelle, art. 189 CPS; viol, art. 190 CPS) ainsi que les lésions
corporelles simples survenues à l’intérieur du mariage ou d’une communauté analogue au mariage puissent être poursuivis d’office, et non plus sur plainte de la victime seulement. La commission parlementaire compétente élabore actuellement des propositions en vue d’une révision du
Code pénal dans ce sens.
En droit pénal suisse, les mutilations sexuelles constituent des lésions corporelles graves (art. 122
CPS), qui sont poursuivies d’office.
1.4 EXPLOITATION SEXUELLE A ENFANTS/INCESTE
Concernant le délai de prescription pour les délits sexuels commis avec des enfants: En octobre
2001 le législateur a adopté une réglementation de la prescription totalement nouvelle: l’action
pénale se prescrit désormais par 30 ans pour les infractions les plus graves (passibles d’une peine
de réclusion à vie), par 15 ans pour les infractions passibles d’une peine de plus de trois ans et
par sept ans pour les autres infractions. En cas de crimes contre l’intégrité sexuelle commis
envers des enfants de moins de 16 ans et envers des mineurs dépendants ainsi que contre la vie
et l’intégrité physique commis envers des enfants de moins de 16 ans, la prescription de l’action
pénale court en tout cas jusqu’au jour où la victime a 25 ans.
L’exploitation sexuelle des enfants et les abus sexuels commis sur des enfants sont réprimés par
les articles 187 et 188 CPS. De plus, l’article 197, ch. 3, CPS interdit la pornographie «dure»:
celui qui aura fabriqué ou mis en circulation des représentations ayant comme contenu des actes
sexuels avec des enfants ou comprenant des actes de violence, notamment, sera puni de l’emprisonnement ou de l’amende. Une révision de cette disposition réprimera également la possession
de telles représentations (concernant la violence envers les enfants et l’exploitation sexuelle des
enfants et des adolescents, voir le rapport initial de la Suisse sur la mise en œuvre de la
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AIAF
QUADERNO
2007/1
Convention relative aux droits de l’enfant). Dans le cadre de la révision de la partie générale du
Code pénal, les débats parlementaires portent aussi sur un nouvel article 5. Cette disposition doit
permettre la poursuite en Suisse de délits sexuels graves commis sur des mineurs à l’étranger,
indépendamment de la nationalité et du domicile de l’auteur et de la victime et quels que soient
le lieu de commission de l’infraction et la législation applicable dans le pays concerné.
Les nouvelles dispositions du Code pénal en matière sexuelle dépénalisent les “amours juvéniles
” en établissant que les relations sexuelles avec un(e) mineure de moins de seize ans ne sont pas
punissables si la différence d’âge ne dépasse pas trois ans.
En application de la nouvelle législation pénale en matière sexuelle, les relations homosexuelles
sont traitées de la même manière que les relations hétérosexuelles.
Des groupes d’entraide composés de victimes d’abus, ainsi que des femmes travaillant dans des
services d’aide ont soulevé le problème de l’exploitation sexuelle, ce qui a abouti à la création
de centres d’orientation et de LIMITA, l’association suisse de prévention. Cet organisme, à l’instar d’autres groupes spécialisés, critique le terme d’ “abus sexuel” en ce qu’il implique la notion
d’ “usage sexuel”. Il donne à l’exploitation sexuelle la définition suivante:
“L’exploitation sexuelle signifie qu’un(e) adulte abuse de son pouvoir et profite de l’inexpérience, de la confiance et de la dépendance d’un enfant, pour satisfaire ses propres besoins sexuels.
Elle se caractérise essentiellement par l’obligation de garder le secret, qui condamne l’enfant au
silence, à l’impuissance et le/la laisse complètement désarmé(e)”.
Un centre d’hébergement destiné aux jeunes filles et aux femmes victimes d’exploitation sexuelle et âgées de quatorze à vingt-et-un ans a été créé à Zurich en 1994. Les intéressées peuvent y
trouver repos, protection, soins et conseils. Une exposition itinérante intitulée “ Une sécurité illusoire: l’exploitation sexuelle des filles ” a fait étape dans des villes de Suisse romande et de
Suisse alémanique. Elle a fourni des informations précieuses et a favorisé la création de réseaux
de soutien.
1.5 HARCELEMENT SEXUEL
D’après des sondages commandités en 1993 par le Bureau fédéral de l’égalité entre femmes et
hommes et le Bureau genevois de l’égalité des droits entre homme et femme, 59 % des femmes
interrogées ont indiqué avoir été sexuellement harcelées sur leur lieu de travail.
La loi sur l’égalité entre femmes et hommes, entrée en vigueur le 1er juillet 1996, énonce explicitement dans son article 4 que le harcèlement sexuel à la place de travail constitue une discrimination et est, en tant que telle, illicite. Les employeuses et employeurs qui tolèrent ce type de harcèlement adoptent un comportement discriminatoire. La loi les oblige à empêcher de telles
manoeuvres et à faire en sorte que l’atmosphère de travail soit exempte de harcèlement. Dans un
cas de harcèlement sexuel l’employeuse/employeur peut être condamné à verser à la travailleuse/au travailleur une indemnité, à moins que l’employeuse/employeur ne prouve qu’elle/il a pris
les mesures que l’expérience commande, qui sont appropriées aux circonstances et que l’on peut
équitablement exiger pour prévenir ces actes ou y mettre fin. L’exploitation des rapports de
dépendance, par exemple au travail, est réprimée plus sévèrement qu’auparavant.
1.6 PORNOGRAPHIE
La publicité reste sexiste; la violence à l’égard des femmes est de plus en plus présente dans les
séries et les films policiers; l’extension du commerce de la pornographie et l’exploitation de plus
en plus fréquente d’enfants pour des produits pornographiques sont alarmants.
210
LO STALKING
La nouvelle législation pénale en matière de délits à caractère sexuel distingue la pornographie
dure de la pornographie douce. Les publications obscènes ne sont plus interdites. La pornographie dure, c’est-à-dire les publications ayant comme contenu des actes sexuels avec des enfants,
des animaux, des excréments humains, ou comprenant des actes de violence, tombe sous le coup
de la loi. Les autres représentations pornographiques ne sont réprimées que si elles sont montrées
à des enfants ou à des personnes non consentantes.
En établissant une distinction entre pornographie dure et pornographie douce, on n’a pas pour
autant reconnu que ces deux formes de pornographie étaient, au même titre, dégradantes à l’égard
des femmes. En ce qu’elles réduisent les femmes à des biens, à des objets, les représentations
sexistes sont dégradantes et humiliantes, et figurent dans les deux formes de pornographie.
1.7 PROSTITUTION
Il ressort d’une étude de l’Office fédéral de la santé publique qu’en 1988, 200.000 à 280.000
hommes, soit 10 à 15 % de la population masculine âgée de 20 à 64 ans, ont fréquenté au moins
une prostituée.
La prostitution est légale en Suisse, mais son exercice est restreint par certaines dispositions, et
interdit dans certains cantons. Dans les grandes villes, le racolage est autorisé dans certains quartiers éloignés des centres villes et des quartiers résidentiels. Aucune loi n’interdit la demande en
matière de prostitution. Les femmes qui racolent dans les zones autorisées sont tenues de se faire
enregistrer auprès de la police des mœurs. La police prétend que cette mesure vise à protéger les
femmes, mais Xenia (l’un des services de consultation destinés aux femmes travaillant dans le
milieu de la prostitution) estime qu’elle constitue un obstacle pour les femmes qui souhaitent
abandonner cette activité.
Les prostituées sont stigmatisées et désavantagées: l’administration fiscale les assimile souvent
à des travailleurs indépendants et les surtaxe, en conséquence de quoi de nombreuses prostituées
sont endettées vis-à-vis du Fisc; elles ne peuvent s’assurer contre la maladie ou le chômage, ni
souscrire d’assurance vieillesse. Nombre d’entre elles dépendent de souteneurs qui les obligent
à leur verser leurs gains. Leur consommation d’alcool et de médicaments est relativement élevée,
et ce sont souvent des acheteuses compulsives; cependant, les prostituées ne prennent pas de
risques en matière de MST.
La prostitution exercée dans le but de se procurer de la drogue se distingue de la prostitution
conventionnelle en ce qu’elle découle d’une dépendance à l’égard de la drogue. Les prostituées
toxicomanes travaillent généralement en-dehors des zones autorisées; elles montent dans les
voitures des clients, à qui elles sont ainsi entièrement livrées; elles risquent d’être violées, brutalisées ou volées. Fortement dépendantes de la drogue, elles sont exploitées par des hommes
qui exigent des relations sexuelles sans préservatif. Placées hors-la-loi par leur toxicomanie et
leur racolage illicite, elles portent rarement plainte contre les clients violents.A Zurich un lieu
d’accueil mobile, le bus «Flora Dora» fait des tournées du mardi au dimanche de 21 à 01 heures.
Il va là où se trouvent les prostituées toxicomanes, en-dehors des zones autorisées. Les femmes
y reçoivent des préservatifs, etc. - et du conseil. Comme deux tiers d’entre elles reviennent régulièrement, des relations de confiance se développent avec l’équipe du bus. Entre autres des
informations sur les clients violents sont rassemblées et certains d’entre eux ont pu être identifiés et arrêtés.
211
AIAF
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2007/1
1.8 APPELS TELEPHONIQUES OBSCENES/TELEPHONE SEXUEL
Aucune information disponible.
1.9 MUTILATIONS GENITALES INFLIGEES AUX FEMMES
Aucune information disponible.
1.10 CONVENTIONS INTERNATIONALES
Aucune information disponible.
1.11 PROTECTION DE LA GROSSESSE/FEMMES ENCEINTES
Aucune information disponible.
2.0 CONDAMNATIONS
2.1 CONDAMNATIONS POUR SEVICES SEXUELS
Aucune information disponible.
3.0 EFFICACITE DE LA LEGISLATION
Aucune information disponible.
4.0 SEVICES CONJUGAUX
Voir supra, section 1.2.
5.0 VIOLS ET SEVICES SEXUELS AU SEIN DU COUPLE
Voir supra, section 1.3.
6.0 VIOLS ET SEVICES SEXUELS
Voir supra, section 1.3.
7.0 HARCELEMENT SEXUEL
Voir supra, section 1.5.
8.0 TRAITE DES FEMMES
La traite des femmes originaires du tiers-monde et de l’Europe de l’Est est désormais une activité prospère en Suisse, depuis l’expansion du tourisme, et surtout du tourisme sexuel, dans le tiersmonde. La législation suisse en matière d’immigration est très restreinte en ce qui concerne la
212
LO STALKING
possibilité d’obtenir un permis de travail. Il existe toutefois des exceptions:
- La possibilité d’obtenir une autorisation de séjour en épousant un Suisse;
- «L’autorisation pour danseuse de cabaret» permet aux femmes de travailler au maximum huit
mois par an comme strip-teaseuses.
- Il est possible d’entrer avec un visa de touriste et de travailler dans l’illégalité.
Toutes ces situations entraînent une exploitation physique, psychologique et sexuelle massive.
Le FIZ (Fraueninformationszentrum, Centre d’information destiné aux femmes du tiers-monde)
a été créé en 1985. Il s’agit d’une permanence et d’un centre de consultation qui lance des campagnes d’information et mène une action politique sur ce problème. La tendance, qui s’est amplifiée ces dernières années, à faire appel à des femmes d’Europe de l’Est pour «alimenter» le marché de la prostitution en Suisse a intensifié le débat sur la traite des femmes dans le pays.
9.0 INCESTE/VIOLENCES SEXUELLES SUR MINEURES
Voir supra, section 1.4.
ANNEXE – LA LUTTE CONTRE LA VIOLENCE À L’ÉGARD DES FEMMES EXAMPLES DE BONNES PRATIQUES DANS LES ETATS MEMBRES DU
CONSEIL DE L’EUROPE
SEVICES CONJUGAUX
PORTUGAL
«L’Association de Femmes contre la Violence», une ONG composée de femmes, a aussi un service d’aide et soutien juridique aux femmes victimes de violence. Elle a déjà la gestion d’un
foyer dans la zone de Lisbonne, créé avec le support d’une entreprise privée et la Commission
pour l’Egalité et les Droits des Femmes. La Loi 107/99, du 3 août, “Création du réseau public de
maisons d’accueil aux femmes victimes de violence”, établit le cadre général de la création de
ces maisons d’accueil.
La Commission pour l’Egalité et les Droits des Femmes créa en 1998 une ligne téléphonique
nationale “SOS victimes de violence domestique”, qui fournit des informations juridiques à ce
sujet aux victimes de violence. Celle-ci fonctionne tous les jours depuis le mois de mai de l’an
2000, 24 heures sur 24, avec la collaboration de l’APAV. L’APAV et la CIDM ont, outre le service par téléphone aux femmes victimes de violence, un service/bureau auquel elles peuvent
s’adresser directement.
Cette ligne reçut, du début de l’an 2000 au mois de septembre, 4156 appels, dont 1807 se
rapportaient exclusivement à des cas de violence. Ces appels ont fait l’objet d’un traitement
statistique.
213
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QUADERNO
2007/1
VIOL/SEVICES SEXUELS
BELGIQUE
Le Set Agression Sexuelle (SAS)
Le Set Agression Sexuelle est un outil visant à assurer le bon déroulement de l’enquête judiciaire en cas de déclaration d’un délit sexuel. Il tend également à éviter une victimisation secondaire de la victime en assurant un bon accueil par la police, la gendarmerie, le médecin légiste et le
parquet. Outre un ensemble de recommandations et de directives précitées, le SAS comprend un
matériel médical choisi avec soin et conçu spécialement pour le prélèvement de toute trace de
violence sexuelle. Ces traces permettent de prouver scientifiquement le délit ainsi que la culpabilité ou l’innocence du suspect. Ainsi l’examen médical se déroule de manière standardisée, de
sorte qu’il ne puisse être mis en doute et que la victime ne doive pas subir un second examen.
Autre avantage, les victimes doivent être interrogées moins souvent en tant que témoins au cours
du procès. Les données du procès-verbal, l’examen médical et l’analyse des traces constituent
une information suffisante.
Après la procédure de déclaration, les victimes reçoivent aussi un guide d’information sur le traitement de leur plainte et les organismes qu’elles peuvent contacter pour recevoir une assistance
supplémentaire. De cette manière, on reconnaît le besoin que ressentent les victimes d’être informée sur la procédure pénale.
VIOLENCE SEXUELLE AUX ENFANTS/INCESTE
SUISSE
Un centre d’hébergement destiné aux jeunes filles et aux femmes victimes d’exploitation sexuelle et âgées de quatorze à vingt et un ans a été créé à Zurich en 1994. Les intéressées peuvent y
trouver repos, protection, soins et conseils. Une exposition itinérante intitulée “ Une sécurité illusoire: l’exploitation sexuelle des filles ” a fait étape dans des villes de Suisse romande et de
Suisse alémanique. Elle a fourni des informations précieuses et a favorisé la création de réseaux
de soutien.
PROSTITUTION
SUISSE
La prostitution exercée dans le but de se procurer de la drogue se distingue de la prostitution
conventionnelle en ce qu’elle découle d’une dépendance à l’égard de la drogue. Les prostituées
toxicomanes travaillent généralement en-dehors des zones autorisées; elles montent dans les voitures des clients, à qui elles sont ainsi entièrement livrées; elles risquent d’être violées, brutalisées ou volées. Fortement dépendantes de la drogue, elles sont exploitées par des hommes qui
exigent des relations sexuelles sans préservatif. Placées hors-la-loi par leur toxicomanie et leur
racolage illicite, elles portent rarement plainte contre les clients violents. à Zurich un lieu d’accueil mobile, le bus «Flora Dora» fait des tournées du mardi au dimanche de 21h00 à 01h00. Il
va là où se trouvent les prostituées toxicomanes, en-dehors des zones autorisées. Les femmes y
reçoivent des préservatifs, etc. - et du conseil. Comme deux tiers d’entre elles reviennent régulièrement, des relations de confiance se développent avec l’équipe du bus. Entre autres des infor-
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LO STALKING
mations sur les clients violents sont rassemblées et certains d’entre eux ont pu être identifiés et
arrêtés.
TRAITE DES ETRES HUMAINS
BELGIQUE
La Belgique a défini une politique humanitaire en faveur des victimes de la traite des êtres
humains.
Cette politique repose sur:
- La création/reconnaissance de trois centres d’accueil spécialisés dans l’aide et l’accompagnement des victimes de la traite des êtres humains et qui sont des ONG. Ces centres d’accueil
organisent une aide psychosociale, médicale, administrative et judiciaire des victimes;
- Des dispositions en matière d’octroi de permis de séjour provisoire pour les victimes de la
traite des êtres humains + permis de travail et aide sociale (circulaire du 7.07 1994 et du 13.01
1997);
- La loi du 13 avril 1995 donne au centre pour l’égalité des chances un droit d’ester en justice
dans des cas d’infraction à la loi du 13 avril et l’A.R du 16 juin 1995 (art.11) prévoit une procédure d’agrément pour que les centres d’accueil spécialisés aient cette même possibilité légale.
L’évaluation de cette politique se fait annuellement.
PORTUGAL
La Commission pour l’Egalité et les Droits de Femmes mena, les 6 et 7 décembre 1999, un séminaire international sur “La traite et l’exploitation sexuelle des femmes” destiné à sensibiliser à
cet égard les entités gouvernementales, non gouvernementale et le public en général. Celui-ci a
été co-financé par le Programme STOP de la Commission Européenne. Les actes de ce séminaire ont été publiés.
La Commission publia aussi en 2000 un ouvrage réunissant les textes de loi et les instruments
internationaux adoptés par la Commission Européenne, le Conseil de l’Europe et les Nations
unies en matière de “Prostitution et de traite de femmes et enfants”.
La CIDM donne son support à des projets qui portent secours à des groupes de femmes prostituées et coordonne un groupe interdisciplinaire, intégrant des ONG et des services qui travaillent
avec des prostituées. La CIDM coordonne aussi un groupe interministériel qui analyse la législation existante en matière de traite en vue de la présentation de propositions de législation
(CIDM, Min. de l’Administration Interne, Min. du Travail et de la Solidarité, Service d’Etrangers
et Frontières, Police Judiciaire).
En 2000 et 2001 une nouvelle candidature fut soumise au projet STOP en vue d’étudier la traite
dans la Région Nord du pays, ainsi que de former le personnel qui travaille avec cette population. La candidature a été approuvée.
Dans le cadre de la Communauté de travail entre la Galiza (Espagne) et le Nord du Portugal, une
candidature conjointe sera présentée à Interreg III par la CIDM et le Service pour l’Egalité de
Galiza, projet ISADORA, lequel, s’il est approuvé, se déroulera entre 2000-2006 et vise à ‘élaboration d’une étude sur la prostitution entre les deux frontières, la formation des agents qui travaillent avec cette réalité et de la population qui se prostitue, ainsi que la création de structures
de soutien à l’intention des prostituées.
215
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MUTILATIONS GENITALES INFLIGEES AUX FEMMES
FRANCE
Depuis 1994, le Code pénal français réprime et punit sévèrement les violences ayant entraîné une
mutilation (articles 222-9 et 222-10 du Code pénal). Lorsque la victime est un enfant de moins
de quinze ans, la peine maximale encourue est portée à quinze ans de réclusion criminelle, ou à
vingt ans lorsque l’infraction est commise par les parents ou les grands-parents.
Des actions de sensibilisation, information et formation sont développées auprès des personnels
médicaux et sociaux. Un matériel pédagogique (plaquettes d’information, films, etc.) réalisé et
publié avec le concours de l’Etat est utilisé dans ces formations. Enfin, les associations qui travaillent à la prévention de ces pratiques sont soutenues par des aides de l’Etat.
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1. Disposizioni generali
TRIBUNALE SUPREMO DELLO STATO
21760
LEGGE ORGANICA 1/2004 del 28 dicembre, sulle Misure di Protezione
contro la violenza di Genere.
JUAN CARLOS I
RE DI SPAGNA
A tutti coloro che vedranno e comprenderanno la presente
sappiano che le Corti Generali hanno approvato ed io promulgo la seguente legge Organica
ENUNCIAZIONE DELLE MOTIVAZIONI
1
La violenza di genere non è un problema che riguarda la sfera privata. Al contrario, essa
rappresenta il simbolo più brutale dell’ineguaglianza esistente nella nostra società. Si tratta di una
violenza che si rivolge contro le donne per il fatto stesso d’essere tali, per essere considerate dai loro
aggressori carenti dei diritti minimi di libertà, rispetto e capacità decisionale.
La nostra Costituzione introduce nel suo articolo 15 il diritto per tutti alla vita,
all’integrità fisica e morale, senza che in nessun caso si possa essere sottomessi a torture né a pene o
trattamenti inumani o degradanti;. Inoltre, sempre secondo la nostra Carta Costituzionale, al rispetto di
questi diritti sono obbligati tutti i poteri pubblici e l’ esercizio di questi ultimi può essere regolato solo
dalla legge.
L’organizzazione delle Nazioni Unite nella IV Conferenza Mondiale del 1995 ha già
riconosciuto che la violenza contro le donne è un ostacolo per il raggiungimento degli obiettivi di
eguaglianza, sviluppo e pace e che contravviene all’esercizio dei diritti umani e delle libertà
fondamentali. Inoltre, definisce la violenza come una manifestazione di relazioni di potere
storicamente diseguali tra donne ed uomini. Esiste già una definizione tecnica della sindrome della
donna maltrattata: “le aggressioni subite dalla donna producono condizionamenti socioculturali che
agiscono sul genere maschile e femminile collocando la donna in una condizione di subordinazione
nei confronti dell’uomo. Tale condizionamento si manifesta nelle tre sfere relazionali fondamentali
della persona: nella vita privata, nella relazione di coppia; nei luoghi di lavoro”
Nella realtà spagnola, le aggressioni contro le donne hanno un’incidenza particolare; infatti,
oggi, esiste una maggiore presa di coscienza grazie allo sforzo messo in atto dalle organizzazioni
femminili per lottare contro tutte le forme di violenza di genere. Non si tratta più di un “reato
invisibile”, ma di un misfatto che suscita un rifiuto collettivo ed un evidente allarme sociale.
II
I poteri pubblici non possono disinteressarsi della violenza di genere, la quale
costituisce uno degli attacchi più evidenti a diritti fondamentali come quello alla libertà,
all’eguaglianza, alla vita, alla sicurezza e alla non discriminazione che sono proclamati nella
nostra Costituzione. Questi stessi poteri pubblici, in osservanza del Titolo 9.2 della
Costituzione, hanno l’obbligo d’adottare azioni positive e sorvegliare affinché questi diritti
1
217
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siano reali ed effettivi, rimovendo gli ostacoli che impediscono o rendono difficile la loro
realizzazione.
Negli ultimi anni si sono sviluppati, nel diritto spagnolo, miglioramenti in materia di
lotta contro la violenza di genere quale: la Legge Organica 11/2003 del 26 novembre, sulle
Misure Effettive in Materia di Sicurezza dei Residenti, Violenza Domestica ed Integrazione
Sociale degli Stranieri; la legge Organica 15/2003 del 25 novembre del Codice Penale con la
quale si modifica la Legge Organica 10/1995 del 31 luglio, che regola il Decreto di Protezione
delle Vittime della Violenza Domestica; oltre alle leggi approvate da diverse Comunità
Autonome, per quanto riguarda la loro sfera di competenza. Tutte queste leggi hanno inciso
nei diversi settori civile, penale, sociale o educativo attraverso le proprie diverse norme.
Questa legge vuole accogliere le raccomandazioni degli organismi internazionali con
l’intenzione di favorire una risposta globale alla violenza esercitata contro le donne. A questo
riguardo si possono citare, tra gli altri: la Convenzione sull’eliminazione di tutte le forme di
discriminazione contro la donna del 1979; la dichiarazione delle Nazioni Unite
sull’eliminazione della violenza contro la donna, promulgata nel dicembre del 1993
dall’Assemblea Generale; Le Risoluzioni dell’ultima Conferenza sulla Donna di Pechino nel
settembre del 1995; la Risoluzione WHA49 25 dell’Assemblea Mondiale della Sanità che ha
riconosciuto la violenza come problema prioritario della salute pubblica proclamato nel 1966
dall’OMS; il rapporto del Parlamento Europeo del luglio 1997; La Risoluzione della
Commissione dei Diritti Umani delle Nazioni Unite del 1997 e la Dichiarazione del 1999
nell’Anno Europeo della Lotta Contro la Violenza di Genere. Proprio recentemente la
Risoluzione n.803/2004/CE del Parlamento Europeo, con la quale si approva un programma
d’azione comunitaria (2004-2008) per prevenire e combattere la violenza esercitata contro
l’infanzia, i giovani e le donne e proteggere le vittime ed i gruppi a rischio (programma
Daphne II) ha puntualizzato in rapporto a ciò la posizione e la strategia dei rappresentanti
della cittadinanza dell’Unione
Il contenuto della presente legge abbraccia sia gli aspetti preventivi, educativi. sociali,
assistenziali e di sostegno alle vittime, sia la normativa civile che afferisce alla sfera familiare
o della convivenza, dove prevalentemente si verificano le aggressioni. Si affronta, ugualmente
in modo deciso, il sistema delle pene che devono essere comminate a tutte le manifestazioni
di violenza che questa legge regola.
La violenza di genere è inquadrata dalla Legge in modo integrale e
multidisciplinare, iniziando dal processo di socializzazione e di educazione.
La conquista dell’uguaglianza ed il rispetto della dignità umana e della libertà della
persona devono essere un obiettivo prioritario per l’intera società.
La legge prevede mezzi di sensibilizzazione e d’intervento nell’ambito educativo.
Incidendo concretamente sulle norme che regolano la pubblicità, accresce un'immagine che
rispetta l’uguaglianza e la dignità delle donne. Dà sostegno alle vittime attraverso il
riconoscimento di diritti come quello all’informazione, all’assistenza legale gratuita, ed altri
diritti di protezione sociale e sostegno economico. Definisce, pertanto, una risposta legislativa
integrale che copre sia le regole procedurali, creando nuove istanze, sia le norme penali e
civili, sostanziando ed includendo la necessaria formazione degli operatori sanitari, della
polizia e della magistratura, responsabili del reperimento delle prove e dell’applicazione della
legge.
Allo stesso modo si stabiliscono misure di sensibilizzazione ed intervento nell’ambito
sanitario per cogliere segnali e portare l’attenzione alla condizione fisica e psicologica delle
vittime, in coordinazione con altre misure d’appoggio.
Le situazioni di violenza sulla donna coinvolgono anche i minori che si trovano
nell’ambito familiare, vittime dirette o indirette di tale violenza. : La Legge contempla pure la
loro protezione, non solo per la tutela dei diritti dei minori, ma anche per garantire in forma
concreta le misure di protezione adottate nei confronti delle donne.
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III
La legge consta in un Titolo preliminare, cinque articoli, venti disposizioni aggiuntive,
due disposizioni transitorie, una disposizione in deroga e sette disposizioni finali.
Nel Titolo preliminare si raccolgono le disposizioni generali della Legge che si
riferiscono al suo oggetto ed ai principi che reggono la Legge.
Nel Titolo I si definiscono le misure di sensibilizzazione, l’individuazione ed
intervento in ambiti differenti. Nel campo educativo si precisano gli ordinamenti del sistema
per la trasmissione dei valori di rispetto verso la dignità delle donne e d’uguaglianza tra
uomini e donne. L’obiettivo fondamentale dell’educazione è di favorire una formazione
integrale che favorisca un’educazione completa che permetta di formare la propria identità, in
modo di costruire una concezione della realtà che integri, allo stesso tempo, la conoscenza e la
valorizzazione etica della stessa.
Nell’Educazione Secondaria s’introduce l’educazione dell’eguaglianza tra uomini e
donne e contro la violenza di genere come contenuto curricolare aggiungendo in tutti i
Consigli Scolastici un nuovo membro che promuova misure educative a favore
dell’uguaglianza e contro la violenza contro la donna.
Nel campo della pubblicità, questa dovrà rispettare la dignità delle donne ed il loro
diritto ad un’immagine non stereotipata, né discriminatoria, sia che la donna intervenga nei
mezzi di comunicazione pubblici che in quelli privati. D’altra parte, è modificata l’azione
d’interruzione o di rettifica della pubblicità autorizzando l’attività delle istituzioni che
lavorano a favore dell’uguaglianza tra uomini e donne.
Nell’ambito sanitario si prevedono attività d’individuazione precoce ed appoggio
assistenziale alle vittime, così come l’applicazione di protocolli sanitari di fronte alle
aggressioni derivate dalla violenza oggetto di questa Legge, che saranno rimessi ai Tribunali
corrispondenti per di avviare il procedimento giuridico.
Nel Titolo II, relativo ai diritti delle donne vittime della violenza, nell’articolo1 si
garantisce il diritto dell’accesso all’informazione ed all’assistenza sociale integrata, tramite i
servizi di cura permanente, urgente e con specializzazione di prestazioni di
multidisciplinarietà professionale. Con lo scopo di potere coadiuvare all’inizio di tali servizi,
si costituirà un fondo al quale possono accedere le Comunità Autonome, in osservanza dei
criteri oggettivi che si definiranno nella rispettiva Conferenza di Settore.
Allo stesso tempo, si riconosce il diritto all’assistenza legale gratuita al fine di
garantire quelle vittime con mezzi economici insufficienti per ricorrere all’assistenza legale in
tutti i processi e procedimenti in rapporto alla violenza di genere e in cui esse siano parte,
assumendo una medesima direzione legale la loro assistenza in tutti i processi. La norma si
estende ai pregiudicati in caso di morte della vittima.
S’istituiscono, inoltre, mezzi di protezione nell’ambito sociale, modificando il Decreto
Legislativo Reale, 1/1995, del 24 marzo, con il quale si approva il testo rettificato della Legge
dello Statuto dei Lavoratori per giustificare l’assenza dal posto di lavoro delle vittime della
violenza di genere, rendere possibile la loro mobilità geografica, la sospensione con riserva
del posto del lavoro o la cessazione del contratto.
Con lo stesso intento, si prevedono misure d’appoggio per le funzionarie pubbliche
che subiscono forme di violenza combattute da questa Legge.,modificando i disposti
corrispondenti della legge 30/1984, del 2 agosto, delle Misure per la Riforma delle Funzione
Pubblica.
Si regolano, parimenti, le misure d’appoggio economico, modificando il Decreto
Legislativo Reale 1/1994 del 20 giugno, con il quale si approva il testo emendato della Legge
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Generale della Sicurezza Sociale, con la quale le vittime della violenza di genere hanno
diritto alla situazione legale di revoca quando risolvono o cessano volontariamente il loro
contratto di lavoro.
Per garantire alle vittime della violenza di genere con scarsità di mezzi economici
qualche aiuto sociale, nell’eventualità in cui sia valutato che la vittima, a causa dell’età,
mancanza di preparazione generale specializzata e circostanze sociali non perviene ad un
miglioramento sostanziale del suo posto di lavoro, si prevede la sua partecipazione al
programma d’azione creato specificamente per l’inserimento professionale. Questi aiuti, che
si proporzioneranno in relazione dell’età e responsabilità familiari della vittima, hanno come
obiettivo principale quello di fornire qualche minimo aiuto economico di sussistenza che le
permetta di rendersi indipendente dall’aggressore. Tali aiuti saranno compatibili con quelli
previsti dalla Legge 36/1995 del 11 dicembre sugli Aiuti e Assistenza alle Vittime di Delitti
Violenti e Contro la Libertà Sessuale. Nel Titolo III relativo alla Tutele Istituzionale, si
procede alla creazione di due organi amministrativi. Nel primo, la Commissione Governativa
Speciale contro la Violenza contro la Donna nel Ministero del Lavoro ed Affari Sociali alla
quale competerà, tra le altre funzioni, di proporre la politica del Governo in relazione alla
violenza sulla donna, coordinare e sviluppare tutte le azioni che si realizzino in questa materia
e dovranno necessariamente comprendere tutti quegli interventi che rendano effettiva la
garanzia dei diritti delle donne. Si crea anche l’Osservatorio Statale sulla Violenza contro la
Donna, come organo collegiale del Ministero del Lavoro ed Affari Sociali, e che come
principali funzioni, dovrà servire come studio minuzioso della situazione e l’evoluzione della
violenza contro la donna, così come consigliare c collaborare con il Delegato
nell’elaborazione delle proposte e delle misure per rimuovere questo tipo di violenza.
Nel Titolo IV la Legge introduce norme di natura penale, mediante le quali si vuole
includere, nell’ambito delle lesioni di tipo aggravate, una risoluzione che incrementi la
sanzione penale, nel caso in cui la lesione sia procurata contro di chi sia o sia stata la moglie
dell’attore, o donna che sia o sia stata legata a lui da un’analoga relazione affettiva, anche
senza convivenza. Si condanneranno anche le coercizioni e le minacce lievi di qualunque
categoria commesse contro le donne su nominate.
La legge desidera dare una risposta ferma ed inflessibile ai cittadini, ai collettivi di
donne e specialmente a coloro che subiscono questo tipo di aggressioni.
Nel Titolo V si stabilisce ciò che è chiamata la Tutela Giuridica per garantire un
trattamento adeguato ed efficace della situazione giuridica, familiare e sociale delle vittime
della violenza di genere nelle relazioni intrafamiliari.
Dal punto di vista giuridico, ci troviamo davanti ad un fenomeno complesso in cui è
necessario intervenire sulle diverse prospettive giuridiche, e che bisogna affrontare fin dalle
norme procedurali e sostanziali fino alle disposizioni relative all’attenzione verso vittime,
intervento possibile solo attraverso una legislazione specifica.
Una legge per la prevenzione e rimozione della violenza sulla donna deve essere una
legge che raccolga normative processuali che acconsentano procedimenti agili e riassuntivi
come nel dispositivo della Legge 27/2003 del 31 luglio, che combina pure, negli ambiti civili
e penali, misure di protezione delle donne e dei loro figli, così come le misure conservative
che possono essere eseguite in modo urgente.
La normativa civile attuale, civile, penale, pubblicitaria, sociale ed amministrativa
presenta varie lacune che si spiegano essenzialmente con il fatto che questa questione non è
stata mai l’oggetto di una risposta complessiva e multidisciplinare. Dal punto di vista penale,
la risposta non può mai ipotizzare un nuovo aggravio per le donne.
Per quanto riguarda le misure giuridiche adottate per garantire un trattamento adeguato
ed efficace della situazione legale, familiare e sociale delle vittime della violenza nelle
relazioni intrafamiliari, sono le seguanti: in conformità alla tradizione giuridica spagnola, si è
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scelto per una formula di specializzazione, nell’ordine penale, dei magistrati d’istruzione
creando Tribunali di Violenza contro la Donna ed escludendo la possibilità della creazione di
un nuovo ordine giuridico o di fare assumere competenze penali dai Giudici civili. Questi
tribunali s’incaricheranno dell’istruzione e, secondo i casi, del giudizio delle cause penali in
materia della Violenza contro le Donne, delle sentenze delle cause civili in modo che le une e
le altre siamo aggetti, in prima istanza, di un trattamento procedurale nella stessa sede.
Si garantisce, inoltre, la mediazione del dovuto processo penale nell’intervento della
procedura penale adeguata ai diritti umani fondamentali del presunto colpevole senza, però,
ridurre al minimo le possibilità legali che questa Legge possiede per assicurare una protezione
più estesa, più immediata ed efficace della vittima così come gli aiuti per evitare le
reiterazioni dell’aggressione o l’incremento della violenza
Rispetto alla norma espressa per le misure di protezione che potrà adottare il Giudice
della violenza di genere si è deciso di scegliere. un’inclusione totale, giacché non è ripresa
come misure conservative della Codice di Procedura penale, che è il solo a regolare il divieto
di residenza e quella di presentarsi in un luogo specificato per i reati specificati nell’articolo
57 del Codice Penale (articolo 544 bis LECRim1 , introdotto dalla Legge O. 14/1999). Si è
deciso, inoltre, di scegliere la determinazione temporale delle misure (nel caso di misure
conservative) permettendo al Giudice di garantire la protezione delle vittime sino alla fine del
processo.
La Legge prevede delle norme che riguardano il Ministero della Giustizia attraverso la
creazione della figura del Magistrato contro la Violenza verso la Donna, incaricato alla
supervisione del Ministero della Giustizia per questa materia, così come attraverso la
creazione di una sezione equivalente presso ogni Avvocatura dei Tribunali Superiori di
Giustizia e dei Tribunali Provinciali della Violenza contro le Donne
Nei suoi dispositivi supplementari, la Legge effettua una profonda riforma dell’ordine
giuridico con lo scopo di adattare le norme in vigore al quadro introdotto dal presente testo.
Una parte della riforma integrale è stata portata avanti mediante la modificazione delle
normative esistenti. Con quest’intenzione, i dispositivi supplementari sviluppano i
provvedimenti previsti negli articoli, integrandoli, direttamente, tuttavia, alla legislazione
riguardante l’insegnamento, la pubblicità, il lavoro, la sicurezza sociale e la funzione
pubblica. Tali disposizioni concernono, particolarmente, il riconoscimento delle pensioni e la
dotazione del Fondo previsto in questa Legge per favorire l’assistenza sociale completano alle
vittime della violenza di genere.
Nelle sue disposizioni finali, infine, la presente Legge include le abilitazioni
necessarie per lo sviluppo delle sue direttive.
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TITOLO PRELIMINARE
Articolo 1. Oggetto della legge
1) La presente Legge ha come oggetto l’azione contro la violenza, che come
manifestazione della discriminazione, della situazione d’ineguaglianza e di relazioni di
potere degli uomini verso le donne, è esercitata su queste ultime da coloro che sono o
sono stati loro congiunti oppure da coloro che sono o sono stati legati a queste ultime
da una relazione affettiva analoga, incluso i casi d’assenza di coabitazione.
2) Questa Legge stabilisce le norme di protezione completa il cui scopo è prevenire,
sancire, e sradicare tale violenza e prestare assistenza alle sue vittime.
3) La violenza di genere alla quale fa riferimento questa legge comprende ogni azione di
violenza fisica e psicologica, compreso le aggressioni contro la libertà sessuale, le
minacce, le costrizioni o la privazione arbitraria della libertà.
Articolo 2. Principi rettori
Questa Legge si articola in un insieme integrale di normative finalizzate al conseguimento dei
seguenti obiettivi:
a)Rinforzare le misure di sensibilizzazione cittadina di prevenzione dando ai poteri
pubblici strumenti efficaci nell’ambio educativo, dei servizi sociali, pubblicitari e mediatici.
b)Convalidare i diritti delle donne vittime della violenza di genere, reclamabili presso le
Amministrazioni Pubbliche assicurando così un accesso rapido, trasparente ed efficace ai
servizi istituiti a tale scopo.
c)Per raggiungere i minimi richiesti dagli obiettivi della Legge, rafforzare i servizi sociali
d’informazione, d’attenzione, di soccorso, d’appoggio e di recupero integrale, in modo da
stabilire un sistema che permetta il coordinamento più efficace possibile dei servizi stabiliti a
tale scopo.
d)Garantire i diritti nell’ambito professionale e della funzione pubblica che conciliino le
esigenze della relazione professionale e dell’impiego pubblico con le situazioni di quelle
lavoratrici o funzionarie che subiscono la violenza di genere.
e)Garantire i diritti economici alle donne vittime della violenza di genere al fine di
facilitare la loro integrazione sociale.
f) Stabilire un sistema integrato di tutela istituzionale in cui l’Amministrazione Generale
dello Stato, attraverso la Delegazione Speciale del Governatore contro la violenza verso le
donne, in collaborazione dell’Osservatorio dello Stato sulla violenza contro le donne, spinga
alla creazione di politiche pubbliche volte ad offrire una tutela alle vittime della violenza
contemplata dalla presente Legge.
g)Rinforzare il quadro penale e procedurale in vigore per arrivare ad una protezione
integrale per le vittime della violenza di genere, dalle richieste giuridiche.
h)Coordinare le risorse e gli strumenti in ogni genere dei differenti poteri pubblici per
assicurare la prevenzione dei fatti di violenza di genere e, nei casi eclatanti, la sanzione
adeguata ai responsabili del reato.
i) Promuovere la collaborazione e la partecipazione degli organismi, delle associazioni ed
organizzazioni che operano nella società civile contro la violenza di genere.
j) Promuovere la specializzazione delle collettività professionali che intervengono nel
processo d’informazione, attenzione e di protezione delle vittime.
k)Garantire il principio di trasversibilità delle misure in modo che si tenga conto,
nell’applicazione di queste, dei bisogni e delle domande specifiche di tutte le donne vittime
della violenza di genere.
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TITOLO 1
Misure di sensibilizzazione, prevenzione ed individuazione
Articolo 3. Piani di sensibilizzazione
1) Immediatamente dopo l’entrata in vigore di questa Legge, il Governatore di Stato,
con la necessaria dotazione di bilancio, avvierà un Piano Nazionale di
Sensibilizzazione e Prevenzione della violenza di genere che comprenderà almeno
i seguenti aspetti:
Questo Piano introdurrà sulla scena sociale le nuove scale di valori fondati sul
rispetto dei diritti e delle libertà fondamentali, dell’uguaglianza tra uomini e
donne, così come sull’esercizio della tolleranza e della libertà nel quadro dei
principi democratici di coabitazione, tutto ciò nella prospettiva delle relazioni di
genere.
S’indirizzerà tanto agli uomini che alle donne, con un lavoro comunitario e
interculturale.
Prevedrà ad un vasto programma d’educazione complementare e di riordinamento
dei professionisti che intervengono in queste situazioni.
Sarà controllato da una Commissione d’ampia rappresentatività che sarà creata in
un tempo massimo di un mese in cui si garantisca la presenza delle persone
interessate, delle istituzioni, dei professionisti e di coloro che hanno un ruolo di un
prestigio sociale riconosciuto e che attiene alla trattamento di questi temi.
2) I poteri pubblici promuovono ugualmente, tra le loro competenze, specifiche
campagne d’informazione e di sensibilizzazione al fine di prevenire la violenza di
genere.
3) Le campagne d’informazione e di sensibilizzazione su questa forma di violenza
saranno attuate in modo da garantire l’accesso delle persone handicappate.
CAPITOLO 1
Nell’ambito educativo
Articolo 4 . Principi e valori del sistema educativo
1) Il sistema educativo spagnolo comprenderà , nei suoi obiettivi di formazione
al rispetto dei diritti e libertà fondamentali, dell’uguaglianza tra uomini e
donne , insieme all’esercizio della tolleranza e della libertà nell’ambito del
principi democratici di coabitazione Il sistema educativo spagnolo integrerà
ugualmente , nei suoi principi di qualità, la soppressione degli ostacoli che
ostacolano la piena uguaglianza tra uomini e donne, e la formazione mirata a
prevenire i conflitti ed a risolverli in modo pacifico.
2) L’Educazione infantile contribuirà a sviluppare nei bambini l’apprendimento
alla comprensione ed al rispetto dell’uguaglianza tra i sessi.
3) L’Educazione Primaria contribuirà a sviluppare le capacità degli allievi ad
acquisire capacità che permettano di risolvere pacificamente i conflitti.
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4) L’Educazione Secondaria Obbligatoria contribuirà a sviluppare la capacità
degli allievi a stabilire relazioni pacifiche tra loro ed a conoscere, apprezzare
e rispettare l’uguaglianza tra uomini e donne.
5) L’Educazione secondaria superiore (Bachikereto) e la Formazione
professionale contribuiranno a sviluppare la capacità degli allievi di
consolidare la loro maturità personale, sociale e morale che permetterà
d’agire in modo responsabile ed autonomo, d’analizzare e valutare
criticamente le ineguaglianze di genere tra i sessi ed a incoraggiare la vera
uguaglianza tra uomini e donne .
6) L’insegnamento per adulti includerà, nei suoi obiettivi, lo sviluppo d’attività
destinate alla risoluzione pacifica dei conflitti ed alla promozione del rispetto
della dignità delle persone e uguaglianza tra uomini e donne.
7) Le Università includeranno ed incoraggeranno a tutti i livelli accademici e su
di un asse traversale, la formazione, insegnamento e la ricerca in una
situazione d’uguaglianza dei sessi e della non-discriminzione.
Articolo 5. Scolarizzazione immediata in caso di violenza di genere.
Le Amministrazioni competenti dovranno prevedere la scolarizzazione
immediata dei figli che siano disturbati da un cambiamento di residenza dovuto ad atti
di violenza di genere.
Articolo 5: Promozione dell’uguaglianza
Nell'intento di garantire l’effettiva uguaglianza tra uomini e donne, le
Amministrazioni educative baderanno a sopprimere gli stereotipi sessisti o
discriminatori in tutti i materiali educativi ed a promuovere il valore uguale degli
uomini e delle femmine.
a)
b)
c)
d)
Articolo 7. Formazione iniziale e permanente dei professori
Le Amministrazioni educative adotteranno misure necessarie perché i piani di
formazione iniziale permanente dei professori includano una formazione specifica in
materia d’uguaglianza al fine d’assicurarsi il loro accesso alle conoscenze e le tecniche
necessarie per applicare:
L’educazione nel rispetto dei diritti e delle libertà fondamentali dell’uguaglianza tra
uomini e donne come dell’esercizio della tolleranza e della libertà nel quadro dei
principi democratici di coabitazione:
L’educazione nella prevenzione dei conflitti e nella risoluzione pacifica di questi
ultimi, in tutti gli aspetti della vita personale, familiare e sociale.
La deduzione precoce della violenza nella sfera familiare, in particolare delle donne e
dei figli e delle figlie.
L’incoraggiamento delle capacità che portino all’esercizio dei diritti e degli obblighi
uguali da parte delle femmine ed uomini, nell’ambito pubblico che privato, e la
corresponsabilità di questi ultimi nella sfera familiare.
Articolo 8, Partecipazione ai Consigli Scolastici
Saranno adottate misure necessarie per assicurarsi che i Consigli Scolastici promuovano
l’adozione di misure educative incoraggiando la reale ed effettiva uguaglianza tra uomini e
donne. Con questo scopo ci si garantirà la rappresentanza, in seno al Consiglio Scolastico
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dello Stato dell’Istituto della Donna e delle organizzazioni che difendono l’interesse delle
donne che saranno presenti nell’insieme del territorio nazionale.
Articolo 9. Intervento dell’ispezione educativa
I servizi d’ispezione educativa vigileranno sul rispetto e sull’applicazione nel sistema
educativo dei principi e dei valori enunciati in questo capitolo che mirano ad incoraggiare
uguaglianza tra uomini e donne.
CAPITOLO II
Nel settore della pubblicità e dei mezzi di comunicazione
Articolo 10. Pubblicità illecita
In conformità alle disposizioni della Legge generale della pubblicità (Legge 34/1988
dell’11 novembre) si considera illecita la pubblicità che utilizza l’immagine della donna in
modo vessatorio o discriminatorio.
Articolo 11
L’organismo pubblico incaricato di vigilare affinché i mezzi audiovisivi adempiano i
loro impegni prenderà misure necessarie per garantire un modo di trattare la donna conforme
ai principi ed ai valori costituzionali, senza pregiudizio dalle azioni che potrebbero
intraprendere altri organismi.
Articolo 12. Titolari dell’azione d’interruzione e della rettificazione
La Delegazione Speciale del Governo Contro la Violenza sulla donna, Istituto della
Donna o l’organo equivalente d’ogni Comunità Autonoma, il Ministero di Giustizia e le
associazioni che hanno per unico obiettivo la difesa egli interessi della donna, saranno
autorizzati ad esercitare davanti ai Tribunali l’azione d’interruzione della pubblicità illecita a
causa di trattamento vessatorio dell’immagine della donna nei termini della Legge generale
sulla pubblicità 34/1988, dell’11 novembre.
Articolo 13. Mezzi di comunicazione
1) Le Amministrazioni pubbliche vigileranno sulla stretta applicazione della
legislazione in ciò che riguarda la protezione e la tutela dei diritti fondamentali, e
daranno un’attenzione particolare alla rimozione degli atteggiamenti che
favoriscano la situazione di disuguaglianza della donna in tutti i mezzi di
comunicazione sociale in conformità alla legislazione in vigore.
2) L’amministrazione pubblica promuoverà accordi d’autoregolazione che
dispongano di meccanismi efficaci di controllo preventivo e di risoluzione
extragiudiziaria delle controverse
che contribuiscano al completamento
dell’applicazione della legislazione pubblicitaria.
Articolo14.
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I mezzi di comunicazione incoraggiano la protezione e la tutela dell’uguaglianza tra
uomini e donne ed eviteranno ogni discriminazione tra loro.
La diffusione dell’informazione relativa alla violenza verso la donna garantirà,
grazie all’obbiettività informativa corrispondente, la difesa dei diritti dell’uomo, la libertà e
dignità delle donne vittime di violenze e i loro figli e figlie. Si avrà una considerazione
particolare al trattamento grafico delle informazioni.
CAPITOLO III
Nell’ambito sanitario
Articolo 19. Sensibilizzazione e formazione
1) Le Amministrazioni sanitarie, in seno al Consiglio In territoriale del Sistema
Nazionale della Salute, incoraggeranno e sosteranno le azioni degli operatori
sanitari riguardo alla rivelazione precoce della violenza di genere e proporranno
le misure che ritengono necessarie al fine di ottimizzare il contributo del settore
sanitario nella lotta contro questo tipo di violenza.
2) In particolare svilupperanno programmi di sensibilizzazione e formazione
continua del personale sanitario con lo scopo di migliorare e promuovere la
diagnosi precoce., l’assistenza e la riabilitazione della donna nelle situazioni di
violenza di genere contro le donne.
3) Le Amministrazioni educative competenti garantiranno l’introduzione, nei
contenuti curriculari delle licenze e nei diplomi e degli studi, così come i
programmi di specializzazione delle professioni socio-sanitarie, contenuti
orientati alla formazione, alla prevenzione, alla diagnosi precoce, all’intervento
ed al sostegno delle vittime di questa forma di violenza.
4) I Piani Nazionali della Sanità corrispondenti prevedranno ad avere un capitolo
che tratti la prevenzione e l’intervento integrato nel caso di violenza di genere.
TITOLO II
I diritti delle donne vittime della violenza di genere
CAPITOLO 1°
Diritto all’informazione, all’assistenza sociale integrale e all’assistenza legale gratuita
Articolo 17. Garanzia dei diritti delle vittime
Tutte le donne vittime della violenza di genere, indipendentemente dalla loro origine,
religione o d’ogni altra condizione o circostanza personale o sociale, vedranno garanti i diritti
riconosciuti da questa Legge.
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1) L’informazione, l’assistenza sociale integrale e l’assistenza legale alle vittime della
violenza di genere, nei termini previsti in questo capitolo, contribuiscono ad assicurare
la realtà e l’efficacia dei loro diritti costituzionali all’integrità fisica e morale, alla
libertà ed alla sicurezza così come all’eguaglianza e alla non-discriminazione per le
ragioni di genere.
Articolo 19. Diritto all’informazione.
1) Le donne vittime della violenza di genere hanno il diritto di ricevere le
informazioni complete ed un’assistenza adatta alla loro situazione personale
attraverso i servizi, le organizzazioni o gli uffici di cui potranno disporre le
Amministrazioni pubbliche.
Queste informazioni comprenderanno le misure previste in questa Legge riguardo
alla loro protezione e loro sicurezza ed i diritti d’aiuto, compreso anche le
informazioni relative al luogo della prestazione dei servizi d’attenzione, di
soccorso d’appoggio e di recupero integrale.
2) Con l’aiuto di mezzi necessari, si garantirà che le donne handicappate vittime della
violenza di genere abbiano accesso completo alle informazioni sui loro diritti e
sulle risorse esistenti. Queste informazioni dovranno essere date in un forma
accessibile e comprensibile alle persone handicappate come il linguaggio dei segni
o altre modalità od opzioni di comunicazione, compresi i sistemi alternativi ed
aumentativi.
3) Si stabiliranno parimenti per mezzi necessari in modo che le donne vittime della
violenza di genere che, a causa delle loro circostanze personali e sociali, potranno
avere maggiori difficoltà ad avere un accesso completo all’informazione si vedano
garantito l’effettivo esercizio delle prestazioni e alla multi- disciplinarietà
professionale.
Articolo 19. Diritto all’assistenza sociale integrale.
1) Le donne vittime della violenza di genere hanno diritto ai servizi sociali d’attenzione,
di soccorso e d’accoglienza e di recupero integrale. Le organizzazioni di questi servizi
gestiti dalle Comunità Autonome e gli Organismi locali risponderanno ai principi
d’attenzione permanente, d’azione urgente, di specializzazione delle prestazioni e d
multidisciplinarietà professionale.
2) L’attenzione multidisciplinare comprenderà essenzialmente:
a) L’informazione delle vittime.
b) L’attenzione psicologica.
c) Il sostegno sociale.
d) Il supporto alle richieste concernenti i diritti della donna
e) L’inquadramento educativo dell’unità familiare.
f) La formazione preventiva sui valori d’eguaglianza orientata sullo sviluppo
personale e sulle acquisizioni degli atteggiamenti destinati alla risoluzione non
violenta dei conflitti.
g) L’appoggio in materia di formazione e d’inserimento professionale.
3) I servizi adotteranno le formule organizzative che garantiscano l’effettività dei principi
indicati considerando della specializzazione del personale, per le sue caratteristiche di
convergenza ed integrazioni d’azioni, garantiscono l’efficacia dei principi indicati.
4) Questi servizi interneranno in modo coordinato ed in collaborazione con i Corpi di
Sicurezza, dei Giudici per la Violenza contro le Donne, i servizi sanitari e delle
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istituzioni incaricate di prestare assistenza legale alle vittime, presenti sul territorio
geografico corrispondente. Questi servizi potranno domandare al Giudice di adottare
misure urgenti che richiedono necessarie.
5) I minori che si trovano sotto l’autorità parentale o sotto la custodia della persona
aggredita avranno analogamente il diritto all’assistenza sociale integrale attraverso gli
stessi servizi sociali. A quest’effetto, il personale dei servizi sociali dovrà includere
persone dovutamente formate per occuparsi dei minori con lo scopo di prevenire ed
evitare efficacemente le situazioni che possono provocare danni psichici e fisici ai
minori che vivono nelle sfere familiari dove avviene la violenza di genere.
6) Gli strumenti e la procedure di cooperazione tra l’amministrazione Generale dello
Stato e l’Amministrazione delle Comunità Autonome nelle materie regolate in
quest’articolo
includeranno
impegni
di
compartecipazione,
da
parte
dell’Amministrazione Generale dello Stato per apportare risorse finanziarie destinate
specificamente alla prestazione dei servizi.
7) Gli organismi d’eguaglianza orienteranno e valuteranno i programmi e le azioni messe
in opera e formuleranno raccomandazioni per migliorarli.
Articolo 20. Assistenza legale
1) Le donne vittime della violenza di genere che proveranno la mancanza di risorse
necessarie per ricorrere alla giustizia, ai termini della Legge 1/1996, del 10 febbraio,
sull’Assistenza Legale gratuita, avranno diritto di farsi difendere e rappresentare
gratuitamente da un Avvocato e Procuratore in tutte le procedure amministrative che
saranno causate direttamente o indirettamente dalla violenza subita. In questo caso la
difesa della vittima sarà assunta da un’unica direzione legale. Questo diritto si
applicherà anche agli aventi diritto in caso di decesso della vittima. In ogni modo, la
difesa legale gratuita e specializzata sarà garantita immediatamente per tutte le vittime
della violenza di genere che la domanderanno, senza pregiudizio di fatto- In caso che
le vittime non si vedessero riconoscere, in seguito, il diritto all’assistenza legale
gratuita, dovranno versare all’avocato gli onorari corrispondenti al suo intervento.
2) Ad ogni modo, quando si tratta di garantire la difesa e l’assistenza legale alle vittime
della violenza di genere, si applicheranno le disposizioni descritte nella Legge 1/1996,
del 10 gennaio, sull’assistenza legale gratuita.
3) Qualora siano necessari corsi di specializzazione per l’esercizio dell’assistenza legale,
gli Ordini degli Avvocati assicureranno una formazione specifica che favorisca
l’esercizio professionale di una difesa efficace in materia di violenza di genere.
4) Gli Ordini degli Avvocati prenderanno le misure necessarie per designare
urgentemente un avvocato incaricato d’ufficio nelle procedure aperte per causa
violenza di genere.
CAPITOLO II
Diritti al lavoro e prestazioni della sicurezza sociale
Articolo 21. Diritti al lavoro e della Sicurezza Sociale
1) La lavoratrice vittima della violenza di genere avrà diritto, nei termini previsti dallo
Statuto dei Lavoratori, alla riduzione o alla riorganizzazione dei suoi tempi di lavoro,
alla mobilità geografica, al cambiamento della sede di lavoro, alla sospensione del
rapporto di lavoro con mantenimento del posto e della risoluzione del contratto di
lavoro.
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2) La sospensione o della risoluzione del contratto di lavoro. Previsti nel paragrado
precedente daranno luogo ad una situazione legale di disoccupazione negli assunti
previsti nella Legge Generale della Sicurezza Sociale. Il tempo di sospensione sarà
considerato come un periodo di contribuzione effettiva agli effetti delle prestazioni di
Sicurezza sociale e disoccupazione.
3) Le imprese che concludono contratti interinali per rimpiazzare le lavoratici vittime
della violenza di genere che abbiano sospeso il loro contratto di lavoro o che abbiano
esercitato il loro diritto alla mobilità o al cambiamento della sede di lavoro, avranno
diritto ad un bonifico di 100% delle quote patronale alla Sicurezza Sociale per le
contingenze comuni, durante sei mesi in caso di mobilità geografica o cambiamento di
sede di lavoro. La ripresa del lavoro da parte della lavoratrice avverrà alle condizioni
esistenti al momento della sospensione del contratto di lavoro.
4)assenze o la mancanza di puntualità al lavoro provocate dalla situazione psichica o
psicofisica derivanti dalla violenza di genere saranno considerate giustificate su
decisione dei servizi d’attenzione o, secondo i casi, dei servizi di sanità, ammesso che
queste assenze siano comunicate al più presto possibile dalla lavoratrice all’impresa.
5)Le lavoratrici autonome vittime di violenza di genere e che cessino la loro attività per
rendere effettiva la loro protezione o il loro diritto all’assistenza sociale integrata,
beneficeranno di una sospensione del versamento dei contributi per un periodo di sei
mesi, che saranno considerati come contributi reali agli effetti della prestazione della
Sicurezza Sociale. La loro situazione sarà, .inoltre, parificata a quella di una
lavoratrice attiva.
Agli effetti delle disposizioni del paragrafo precedente, si prenderà una base di contributi
equivalenti alla media delle quote versate durante i sei mesi precedenti alla sospensione
dell’obbligo della contribuzione.
Articolo22. Programma specifico d’impiego
Nel quadro del Piano d’Impiego del Regno di Spagna, si includerà un programma
d’azione specifico per le vittime della violenza di genere iscritte come disoccupate.
Questo programma comprende misure volte a favorire l’inizio di una nuova attività
indipendente.
Articolo 23. Accreditamento delle situazioni di violenza di genere esercitata sopra le
lavoratrici
Le situazioni di violenza che danno luogo al riconoscimento dei diritti previsti in
questo capitolo, saranno legittimate attraverso l’ordine di protezione emesso a favore della
vittima. Questa situazione potrà essere legittimata anche, a titolo eccezionale, dal
rapporto del Ministero della Giustizia che indica l’esistenza d’indicazioni secondo le quali
la richiedente è vittima della violenza di genere, in attesa dell’emissione dell’ordinanza di
protezione.
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CAPITOLO III
Diritti delle funzionarie pubbliche
Articolo 24. Ambito dei diritti
La funzionaria vittima della violenza di genere avrà diritto alla riduzione o alla
ristrutturazione dei tempi di lavoro, alla mobilità geografica, al cambiamento della sede di
lavoro, e la messa a disposizione nei termini previsti dalla legislazione specifica.
Articolo 25. Giustificazione delle assenze dal lavoro
Le assenze totali o parziali al lavoro dovute alla situazione psichica o psicofisica
derivanti dalla violenza di genere subite da una donna funzionaria saranno considerate
giustificate nei termini determinati dalla legislazione specifica.
Articolo 26. Giustificazione delle situazioni di violenza di genere esercitata verso le
funzionarie.
L’individuazione delle circostanze che danno luogo al riconoscimento dei diritti di
trasferimento della sede di lavoro, la riduzione o la riorganizzazione dei tempi di lavoro e
la messa a disposizione avverrà secondo i termini stabiliti all’articolo 23.
CAPITOLO IV
Diritti economici
Articolo 27. Aiuti sociali
1) Quando le vittime della violenza di genere percepiscono rendite superiori, nel computo
mensile, di una base minima. al 75% del salario minimo interprofessionale, esclusa la
parte proporzionale di due stipendi straordinari, queste riceveranno un aiuto versato in
un unico pagamento, sempre che si ritenga che, a causa della loro età, della mancanza di
preparazione generale o specializzata e delle circostanze, le vittime avranno difficoltà
particolari per ottenere un impiego e che, per questa ragione, non parteciperanno ai
programmi d’impiego per facilitare la sua inserimento professionale.
2) L’ammontare di quest’aiuto sarà l’equivalente di sei mesi del sussidio di
disoccupazione. Se la vittima sella violenza esercitata contro la donna si è vista
riconosciuto ufficialmente un handicap di grado uguale o superiore del 33%,
l’ammontare di 12 mesi del sussidio di disoccupazione.
3) Questi aiuti, finanziati attraverso i bilanci generali dello Stato, saranno concessi dalle
Amministrazioni Autonome competenti in materia dei servizi sociali. Per la trasmissione
del procedimento di concessione, bisogna includere il rapporto del Servizio Pubblico per
l’Impiego relativo alla previsione che, per le circostanze previste dal comma 1° di
quest’articolo, l’applicazione del programma d’impiego non avrà l’incidenza reale sul
miglioramento della capacità d’impiego della vittima.
4) Nel caso in cui la vittima abbia responsabilità familiare, l’ammontare dell’aiuto potrà
arrivare l’equivalente di un periodo di 18 mesi di sussidio o di 24 mesi, se alla vittima o
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uno dei membri della famiglia che convive con lei è stato un handicap uguale o
superiore al 33% nei termini che stabiliranno le disposizioni di sviluppo della presente
Legge.
5) Questi aiuti saranno compatibili con tutti i contributi previsti dalla Legge 35/1995,
dell’11 dicembre, relativa agli aiuti e all’assistenza alle vittime dei reati violenti contro
la libertà sessuali.
Articolo 28. Accesso all’alloggio e alle residenze pubbliche per anziani
Le donne vittime della violenza di genere saranno considerate collettivi prioritari
nell’accesso alle abitazioni protetti ed alle residenze pubbliche per anziani nei termini che
la legislazione applicativa determinerà.
TITOLO III
La tutela costituzionale
Articolo 29. La Delegazione Speciale del Governo contro la violenza sulla Donna
1) La Delegazione Speciale del Governo contro la violenza sulla Donna, collegato al
Ministero del Lavoro e degli Affari Pubblici, formulerà le politiche pubbliche che il
Governo realizzerà in materia di violenza di genere. Dirigerà e darà impulso a tutte le azioni
da realizzare in questo campo e lavorerà coordinandosi con le Amministrazioni competenti
in materia.
2) Il titolare della Delegazione Speciale del Governo contro la violenza sulla Donna sarà
autorizzato ad intervenire presso gli organi giudiziari nella difesa dei diritti e degli interessi
disciplinati da questa Legge collaborando e coordinandosi con le Amministrazioni
competenti in materia.
3) Si determineranno attraverso regolamenti il ruolo e le funzioni concrete del titolare della
Delegazione Speciale del Governo contro la violenza sulla Donna.
Articolo 30 .Osservatorio dello Stato sulla violenza sulla donna
1) Sarà costituito l’Osservatorio dello Stato sulla violenza sulla donna come organo
collegato al Ministero del Lavoro e degli Affari Sociali, e che sarà incaricato
dell’assistenza della valutazione , della collaborazione istituzionale, dell’elaborazione
del rapporto e dello studio così come di dare segnalazione nel campo della violenza di
genere. Questi rapporti, studi e segnalazioni considereranno, in particolare, la situazione
speciale delle donne maggiormente esposte alla violenza di genere o che abbiano grandi
difficoltà ad accedere ai servizi. In ogni caso le informazioni contenute in questi
rapporti, studi e segnalazioni saranno consegnati separatamente per sesso.
2) L’Osservatorio dello Stato sulla violenza sulla donna consegnerà un rapporto ogni
anno al Governatore ed alle Comunità Autonome. Il rapporto sarà sulla valutazione
della violenza sulla donna nei termini cui si riferisce l’articolo 1 della presente Legge,
definendo le tipologie penali che saranno state applicate e l’efficacia delle misure
adottate per proteggere le vittime. Il rapporto rileverà anche le necessità di riforma
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legale al fine di garantire che l’applicazione delle misure di protezione adottate assicuri
alle donne il più alto livello di tutela.
3) Si definirà, con delle norme. il sistema di funzionamento e la composizione
dell'Osservatorio garantendo, in ogni circostanza, la partecipazione delle Comunità
Autonome, degli organismi locali, degli operatori sociali, delle associazioni di
consumatori, delle organizzazioni che siano inseriti in tutto il territorio dello Stato così
come le organizzazioni patronali più rappresentative.
Articolo 31. Forze e copi di Scurezza.
1) Il Governo costituirà, all’interno delle forze e dei c corpi di Sicurezza, unità
specializzate nella prevenzione della violenza di genere e nel controllo del
funzionamento delle misure giudiziarie adottate.
2) Per accrescere l’efficacia della protezione delle vittime, il Governo promuoverà le
azioni necessarie affinché le polizie locali, nell’ambito della loro collaborazione con le
forze e corpi di sicurezza dello Stato, cooperino per assicurare l’applicazione delle
misure adottate dagli organi giuridici se queste ultime figurino tra le misure previste da
questa Legge o dall’articolo 544 bis della Legge di procedura penale o dall’articolo 57
del Codice Penale.
3) L’azione delle Forze e dei Corpi di Sicurezza dovranno tenere conto del Protocollo
d’attuazione delle Forze e dei Corpi di Sicurezza e di Cordinamento con gli Organi
Giudiziari per la prevenzione della violenza domestica e di genere.
4) Le disposizioni di quest’articolo saranno applicabili nelle Comunità Autonome che
dispongono di corpi di polizia che esercitano funzioni di protezione delle persone e dei
beni, così come il mantenimento dell’ordine pubblico sul territorio dell’Autonomia,
nelle norme previste dal loro Statuto della Legge Organica 2/12986, del 13 marzo,
relative alla Forze ed ai Corpi di Sicurezza e nelle leggi di polizia, tutto ciò al fine
d’accrescere l’efficacia della protezione delle vittime.
Articolo 32. Programmi di collaborazione
1) I poteri pubblici elaboreranno programmi di collaborazione che garantiscano
l’attivazione delle loro azioni nel campo della prevenzione, dell’assistenza e della
ricerca degli atti di violenza di genere, che dovranno fanno partecipi le Amministrazione
sanitarie, l’Amministrazione della Giustizia, le Forze e dei Corpi di Sicurezza i servizi
sociali e gli organismi per l’uguaglianza
2) Nell’ambito di questi programmi. saranno articolati dei protocolli d’azione per
determinare le procedure che assicurino un’azione globale ed integrale delle differenti
Amministrazioni e i servizi interessati e che garantiscano l’attività probatoria nelle
procedure aperte.
3) Le Amministrazioni competenti in materia sanitaria promuoveranno l’applicazione, la
realizzazione permanente e la diffusione dei protocolli contenenti norme unitarie
d’azione sanitaria, sia nel dominio pubblico sia privato, e particolarmente del protocollo
approvato dal Consiglio In territoriale del Sistema Nazionale della Salute
I protocolli, oltre che a riferirsi ai procedimenti che seguono, faranno speciale
riferimento alle Amministrazioni di Giustizia in quei casi in cui esista un riscontro o un
sospetto fondato di danni fisici o psichici dovuti a queste aggressioni o abusi.
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4) Negli eventi previsti in questo articola si considererà specialmente la situazione delle
donne che, a causa delle loro circostanze personali e sociali, potrebbero avere un
maggior rischio di subire la violenza di genere o trovare maggiori difficoltà ad accedere
ai servizi previsti da questa Legge, come donne appartenenti a minoranze, immigrate,
coloro che si trovano in situazione d’esclusione sociale o donne con handicap.
TITOLO IV
Tutela penale
Articolo 33. Sospensioni delle pene
Il paragrado due del comma 1.6 dell’articolo 83 del Codice Penale, secondo la
stesura dalla Legge Organica 15/3003. è ormai redatta nel seguente modo:
“Se si tratta di reati legati alla violenza di genere, il Giudice o il tribunale
subordinerà, in ogni circostanza, la sospensione al rispetto degli obblighi previsti
nelle regole 1,2 di questo comma”
Articolo 34. Effettuazione di reati durante il periodo della sospensione della pena
Il comma 3 dell’articolo 84 del Codice Penale, secondo la stesura dalla
Legge Organica 15/3003. è ormai redatta nel seguente modo:
“Nel caso in cui la pena sospesa rappresentasse una reclusione a causa
di reati legati alla violenza di genere, la mancanza di rispetto da parte del reo del
reo degli obblighi e dei doveri previsti dalle regole 1° 2° e 5° del comma 1 dello
articolo 83, determinerà la revoca della sospensione dell’esecuzione della
pena”
Articolo 35 . Sostituzione delle pene
Il paragrafo 3 del comma 1° dell’articolo 88 del Codice Penale secondo la stesura dalla
Legge Organica 15/3003. è ormai redatta nel seguente modo:
“Nel caso in cui il pervenuto sia stato condannato per un reato legato alla
violenza di genere, la pena della prigione non potrà essere rimpiazzata da
lavori a beneficio della comunità: in questo caso il Giudice o il tribunale
imporrà, oltre all’applicazione di programmi specifici di rieducazione e del
trattamento psicologico, il rispetto degli obblighi e dei doveri previsti dalle
regole 1 e 2 del comma 1° dell’articolo 83 del Codice Penale”
Articolo 36. Protezione contro le lesioni
L’articolo 148 del Codice Penale. è modificato ed ha seguente stesura:
“ Le lesioni previste dal comma 1° dell’articolo precedente, potranno essere
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essere gravate da una pena detentiva variante da due a cinque anni in funzione al
esito causato o al rischio prodotto:
1) Se, durante l’aggressione, si sono utilizzate armi, strumenti, oggetti, mezzi, metodi o
forme concretamente pericolose per la vita o la salute fisica e psichica della persona
colpita.
2) Se ci sono state accanimento o perfidia.
3) Se la vittima ha meno di dodici anni o è persona incappa.
4) Se la vittima è o era la moglie o una donna che è od era legata in relazione affettiva
analoga, anche sena comprendere la coabitazione.
5) Se la vittima è una persona particolarmente vulnerabile che abita con il convenuto”
Articolo 37. Protezione contro i maltrattamenti
1)L’articolo 153 del Codice Penale è ora redatto nel modo seguente:
2)“Chi causi, con qualunque mezzo o metodo, un danno psichico o una lesione non
definita come delitto in questo Codice, o che colpisca maltratti altri senza causare
lesioni sapendo che la vittima è o è stata moglie, o donna che sia o sia stata legata
a lui da un’analoga relazione affettiva, anche senza convivenza., o una persona
particolarmente vulnerabile che abiti con l’autore sarà passibile di una pena di
detenzione da sei mesi ad un anno o di lavori da effettuare a beneficio delle
comunità da trenta od ottanta giorni. In tutti i casi, sarà passibile del ritiro del
porto d’armi da uno a tre anni. Se il Giudice del Tribunale stima che sia
l’interesse del minore o dell’incapace all’interdizione dell’esercizio della patria
potestas, la tutela, la custodia o l’accoglienza per un periodo massimo di cinque
anni.
3)Se la vittima del reato descritto nel comma precedente è una delle persone cui ci
si riferisce nell’articolo 173. 2 all’eccezione delle persone indicate nel comma
precedente, l’autore sarà passibile di una pena detentiva da tre mesi ad un anno o
a lavori a beneficio della comunità da 30 a 80 giorni. In ogni caso se il Giudice
del Tribunale stima che sia l’interesse del minore o dell’incapace all’interdizione
dell’esercizio della patria potestas, la tutela, la custodia o l’accoglienza per un
periodo da uno a tre anni.
4)Nonostante ciò che è previsto nei comma precedenti, il tribunale potrà imporre la
pena di grado inferiore a condizione di giustificarla nel giudizio, dopo avere
tenuto conto delle circostanze personali dell’autore e delle circostanze che si
erano venute a creare durante i fatti”
Articolo39. Protezione contro le minacce
Il contenuto attuale dell’articolo 172 del Codice Penale diventa il comma 1° al quale si
aggiunge un comma 2 redatto nel seguente modo:
“2 Colui che esercita una minaccia leggera verso colei che è o è stata moglie, o
donna che sia o sia stata legata a lui da un’analoga relazione affettiva, anche senza
convivenza., sarà passibile ad una condanna che va da sei mesi ad un anno od a
lavori a beneficio della comunità che va da 30 a 80 giorni. In ogni caso se il
Giudice del Tribunale stima che sia l’interesse del minore o dell’incapace
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all’interdizione dell’esercizio della patria potestas, la tutela, la custodia o
l’accoglienza per un periodo massimo di cinque anni
Una pena uguale sarà imposta a chi fa minacce leggere verso una persona
particolarmente vulnerabile che vive con l’autore.
La pena prevista sarà imposta al massimo se il reato è commesso davanti ad un
minore o si produce nel domicilio comune, o al domicilio della vittima,
spaventandola.
Nonostante ciò che è previsto nei comma precedenti, il tribunale potrà imporre la
pena di grado inferiore a condizione di giustificarla nel giudizio, dopo avere tenuto
conto delle circostanze personali dell’autore e delle circostanze che si erano venute
a creare durante i fatti”
Articolo 40.. La mancata esecuzione della pena
L’articolo 468 del Codice Penale è modificato e prende la seguente forma:
1) Coloro che non eseguiranno la pena, misura di sicurezza,
imprigionamento, arresti domiciliari saranno passibili di una pena di
prigione da sei mesi ad un anno, se erano privati della libertà e di una pena
pecuniaria.
2) La pena di prigione da sei mesi ad un anno sarà imposta, in tutte le
circostanze, a coloro che non eseguiranno le pene previste dall’articolo 48
del Codice Penale o arresti domiciliari saranno passibili di una pena della
stessa natura che è imposta dalle procedure criminali in cui le vittime siano
una delle persone alle quali fa riferimento l’articolo 173.2”
Articolo 41 Protezione contro le ingiurie minori
L’articolo 620 del Codice Penale è ora redatto nel modo seguente:
“ Una pena da dieci a venti giorni sarà imposta a chi:
1)Coloro che esercitano su altri una minaccia leggera con armi o altri oggetti
pericolosi o che portino in una rissa, salvo casi di legittima difesa, caso che non
costituisce reato.
2)Coloro i quali impongono ad altri, una minaccia, un oltraggio o un’ingiuria
ingiusta e di carattere leggero a patto che siano non costituiscano un reato I fatti
descritti nei due comma precedenti non potranno essere oggetto d’incriminazione
se non attraverso una denuncia della persona offesa o del suo rappresentante
legale.
Nel caso del comma 2 di quest’articolo, se la persona offesa è una di coloro cui
fa riferimento l’articolo173.2, la pena comprenderà l’arresto domiciliare
dell’autore durante quattro od otto giorni, sempre in un domicilio differente da
quello della vittima o la realizzazione di lavori a favore delle comunità da cinque
ad otto giorni. In questo caso la denuncia indicata nel paragrafo precedente di
questo articolo non sarà esigibile tranne il procedimento d’oltraggi”
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Articolo 42..Amministrazione penitenziaria
1) L’Amministrazione penitenziaria attuerà programmi specifici destinati agli
interessati condannati per i reati legati alla violenza di genere.
2) Le Commissioni di trattamento valuteranno la concessione di permessi e
della libertà condizionata, l’andamento dei programmi specifici, il
proseguimento ed i benefici di questi programmi specifici da parte dei detenuti
ai quali si fa riferimento nel comma precedente.
TITOLO V
Tutela legale
Articolo 43: Organizzazione territoriale
S’aggiunge un articolo 87bis alla Legge Organica 6/1985, del 1° giugno, del Potere
Giudiziario, con la stesura seguente:
1) “In ogni compartimento amministrativo ci sarà uno più Tribunale della Violenza
sulla Donna con sede nei loro capoluoghi e che avranno giurisdizione su tutto il loro
territorio. Saranno designati dai municipi della loro sede.
2) Nonostante ciò che procede, sarà possibile stabilire, eccezionalmente, dei Tribunali
della Violenza sulla Donna che estenderanno la loro giurisdizione su due o più
compartimenti della stessa provincia.
3) Il Consiglio Generale del Potere Giudiziario potrà decidere, dopo aver ricevuto il
.
rapporto delle Assemblee Generali dei Magistrati che, nelle circostanze in cui le
circoscrizioni o il carico di lavoro esistenti lo raccomandino, le competenze indicate
nell’arti 87 ter di questa Legge Organica saranno trattati da uno dei Tribunali di Prima
Istanza e d’Istruzione o in casi eccezionali, da una Corte d’Istruzione stabilendo che in
questo caso che uno solo di questi organi s’interesserà d’ogni incombenza del
compartimento giudiziario.
4) Nei compartimenti giudiziari che si competano in un solo Tribunale di Prima
Istanza ed Istruzione, e sarà questo che s’occuperà delle competenze alle quali fa
riferimento l’articolo 87 ter di questa legge.”
Articolo 44. Competenza
La Legge Organica 6/1985 del 1° luglio, relativa al potere giudiziario è
completata dalla seguente aggiunta:
“I Tribunali della Violenza sulla Donna si occuperanno, nell’ordine penale, in
conformità con le procedure e ricorsi previsti dalla Legge di Procedura Criminale, dei
seguenti casi:
a. L’istruzione delle procedure che puntano mirano ad esigere alla responsabilità
penale per i reati citati nei titoli del Codice Penale relativi all’omicidio, all’aborto, alle
lesioni, alle lesioni al feto, ai reati contro la libertà, contro l’integrità morale, contro la
libertà e l’integrità sessuale o ad ogni altro reato compiuto con violenza ed
intimazione, a condizione che siano stati commessi contro colei che è o è stata moglie,
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o donna che sia o sia stata legata a lui da un’analoga relazione affettiva, anche senza
convivenza., così come i reati commessi contro i discendenti, propri della moglie e
della convivente, o contro minori che abitino con il colpevole o che siano sotto
l’autorità, tutela, le cure o in custodia di fatto della moglie o della convivente, quanto
si è egualmente avuto un atto di violenza di genere.
b. Le istruzioni delle procedure mirano a contestare la responsabilità penale per ogni
reato commesso contro i doveri e gli obblighi familiari quando la vittima è una delle
persone indicate nel comma precedente.
c. La consegna degli ordini de protezione delle vittime senza pregiudizio delle
competenze attribuite al Giudice di custodia
d. . La valutazione e la sentenza sulle colpe contenute nel 1° e II titolo del Libro III
del Codice Penale, quando la vittima sia una delle persone indicate alla lettera di
questa sessione
2.I Tribunali della Violenza sulla Donna potranno trattare nell’ordine civile, sempre in
conformità con le procedure ed i ricorsi previsti nella Legge di Procedura Civile, delle
seguenti mansioni:
a) Negli affari di discendenza, maternità e paternità,
b) Affari d’annullamento del matrimonio, separazione e divorzio.
c) Affari che abbiano attinenza alle relazioni paterno filiali.
d) Gli affari che abbiano per oggetto l’adozione o la modificazione delle misure di
discendenza familiare.
e) Affari che abbiano che vertano esclusivamente la custodia dei bambini e bambine,
dei minori, o degli elementi reclamati da un genitore contro l’altro in nome dei gigli e
delle figlie minori.
f) Gli affari che siano in relazione con la necessità d’assenso nell’adozione.
g) Gli affari che abbiano per oggetto l’opposizione alle risoluzioni amministrative in
materia di protezione dei minori.
3. I Tribunali della Violenza sulla Donna avranno competenza esclusiva nell’ordine
civile se le seguenti condizioni in modo simultaneo:
a) Se si tratta di una procedura civile che ha per oggetto una delle materie indicate al
punto 2 di quest’articolo.
b) Se una delle parti della procedura civile sia vittima di atti di violenza di genere nei
termini in cui fa riferimento il paragrafo 1 del presente articolo.
c) Che una delle parti del processo civile sia imputata come autore, istigatore o
coadiutore di atti di violenza di genere.
d) Quando sono state intraprese azioni legali davanti al Giudice del Tribunale della
Violenza sulla Donna per cause di reato o di una colpa in conseguenza di atti di
violenza di genere verso la donna, o si sia adottata un’ordinanza di protezione per una
vittima di violenza di genere.
4. Se il Giudice stima che gli atti che sono stati portati a sua conoscenza non costituiscono
manifestatamene l’espressione di una violenza di genere, potrà rifiutare la
presentazione e rimetterla all’organo giuridico di competenza.
5 In tutti questi casi la mediazione è vietata.”
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Articolo 45. Ricorso in materia civile.
Si aggiunge all’articolo della Legge Organica 6/1985, del 1° luglio, sul potere
giudiziario la seguente dicitura,
“ Dei ricorsi che saranno stabiliti dalla legge contro le risoluzioni in materia penale
stabiliti dai Tribunali provinciali della violenza contro la donna. Per facilitare la
conoscenza di questi ricorsi tenendo conto del numero dei documenti esistenti, sarà
necessario indicare una o più sezione conformante all’articolo 98 della Legge
Organica citata. Quest’indicazione si estendere ai casi in cui la Corte provinciale sarà
incaricata del giudizio di prima istanza dei casi istruiti dai Tribunali provinciali della
violenza contro la donna.”
Articolo 46. Ricorsi in materia civile.
Si aggiunge all’articolo della Legge Organica 6/1985, del 1° luglio, sul potere
giudiziario la seguente dicitura:
“Le Corti provinciali avranno competenze anche sui ricorsi che stabilirà. la legge
contro le in materia civile dai Tribunali provinciali della violenza contro la donna Per
facilitare la conoscenza di questi ricorsi, tenendo conto del gran numero dei documenti
esistenti, sarà necessario indicare una o più sezione conformemente all’articolo 98
della Legge Organica citata.”
Articolo 47. Formazione
Il Governo, Il Consiglio Generale del Potere Giudiziario, le Comunità Autonome,
nell’ambito delle loro rispettive competenze, garantiranno una formazione specifica in
materia d’eguaglianza e non-discriminazione per ragioni di sesso e sulla violenza di
genere nei corsi di formazione, dei Giudici, Magistrati, Segretari Giudiziari, Forze e
Corpi di Sicurezza e Medici Forensi. In ogni caso, s’introdurrà, la nozione di handicap
delle vittime nei corsi di formazione antecedenti.
Articolo 48. Giurisdizione dei Tribunali di Prima Istanza
Il comma 1° dell’articolo 4 della legge 38/1988. del 28 dicembre, sul Territorio e
Piano Giudiziario, è modificato come segue:
1) “I Tribunali di Prima Istanza ed Istruzione e nei Tribunali della violenza contro la
donna hanno giurisdizione nell’area del rispettivo territorio amministrativo.
Nonostante ciò che precede e in funzione delle circostanze geografiche, d’ubicazione e
di popolazione, potranno essere creati Tribunali di Prima Istanza della violenza contro
la donna che copriranno più di un distretto giuridico.”
Articolo 49. Sede dei Tribunali di Prima Istanza
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L’articolo 9 della legge 38/1988. del 28 dicembre, sul Territorio e Piano
Giudiziario, è modificato come segue:
“I Tribunali di Prima Istanza ed Istruzione e nei Tribunali della violenza contro la
donna hanno sede nella capitale del territorio amministrativo”
Articolo 50. Organizzazione dei Tribunali della violenza contro la donna
La legge 38/1988. del 28 dicembre, sul Territorio e Piano Giudiziario, è
modificato dall’aggiunta dell’articolo 15 bis compilato nel modo seguente:
1) “L’organizzazione iniziale dei Tribunali della violenza contro la donna sarà quello
stabilito dall’annesso XII di questa Legge.
2) La realizzazione dell’organizzazione iniziale è quella che sarà sviluppata dal
Decreto Reale in conformità di quanto stabilito nell’articolo 20 di questa Legge e
conformemente ai seguenti criteri:
a) Si potranno creare Tribunali della violenza contro la donna nei territori giuridici
dove il carico di lavoro lo richiede, nei territori giuridici dove la quantità dei casi ne
giustifichi lo sviluppo e rende necessaria la creazione, si potranno trasformare alcuni
Tribunali di Prima Istanza ed Istruzione in Tribunali della violenza contro la donna
Nello stesso modo, quando si considera che non sia necessario, tenuto conto del
carico di lavoro, creare un organo giudiziario specifico, sarà deciso che, nel caso in
cui vi siano diversi, o di Prima Istanza ed Istruzione in Tribunali della violenza
contro la donna.
c) Nello stesso modo, se si considera, tenuto conto del carico di lavoro, che non è
necessario un nuovo organo giudiziario specifico, sarà deciso che i Tribunali di
Prima Istanza o d’Istruzione, se n’esistono diversi, delibereranno sulle questioni di
violenza contro le donne, nei termini dell’articolo 1° della Legge Organica Relativa
Alle Misure di Protezione Integrale contro la Violenza di Genere, in modo esclusivo
con il resto delle materie corrispondenti alla giurisdizione penale o civile, secondo la
natura dell’organo in questione.
3 I magistrati presteranno servizio nei Tribunali della violenza contro la donna che
avranno la loro sede nella capitale della provincia e gli altri Tribunali che saranno
stabiliti dall’annesso XII di questa Legge.
Articolo 51 Cariche svolte dai Magistrati
Il comma 3 dell’articolo 21 della Legge 38/1988, del 28 dicembre, Territorio e
Piano Giudiziario, è modificato dall’aggiunta dell’articolo 15 bis compilato nel modo
seguente:
“ 2 Il Ministro della Giustizia potrà decidere che i Tribunali di prima istanza e
d’Istruzione ed i Tribunali della violenza contro la donna siano serviti da magistrati a
condizione che siano stabiliti in un distretto giudiziario di più di 150.000 abitanti e che il
volume degli incarichi di loro competenza lo esiga.”
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Articoli 52 Costituzione dei Tribunali
Si aggiunge un nuovo articolo 46 ter della Legge 38/1988, del 28 dicembre,
Territorio e Piano Giudiziario con la seguente stesura:
1) . Il Governo, nell’ambito della Legge del Bilancio dello Stato, ascoltato il parere del
Consiglio Generale del Potere dello Stato e l’Autorità Autonoma interessata,
procederà, in modo scaglionato e mediante un Decreto Reale, alla costituzione e
trasformazione dei Tribunali di Prima Istanza e d’Istruzione per assicurare l’efficacia
totale dell’organizzazione dei Tribunali della violenza contro la donna.
2) Se le Comunità Autonome non eleggeranno la sede del Tribunale della violenza
contro la donna, questo s’intenderà situato in quei comuni che si stabiliscono
nell’annesso XIII di questa Legge”
Articolo 53 Notifica delle sentenze emesse dai Tribunali
Si aggiunge un nuovo paragrafo all’articolo 160 della Legge di Istruzione
Criminale con la seguente stesura:
“Se l’istruzione della causa è di competenza di un Tribunale della violenza contro la
donna, la sentenza sarà trasmessa immediatamente a quest’ultimo indicando se è o non è
senza appello”
Articolo 54 Direttive in caso di processi rapidi .
Si aggiunge l’articolo 779 bis, la cui stesura è la seguente:
1) “Se la competenza appartiene al Tribunale della violenza contro la donna, le
misure e le risoluzioni indicate dagli articoli precedenti dovranno essere praticate ed
adottate durante le ore d’udienza.
2) La Polizia giudiziaria dovrà effettuare le citazioni alle quali fa riferimento
l’articolo 796, al Tribunale della violenza contro la donna nel primo giorno che
sono fissati per via regolamentare
3) Per eseguire le succitate citazioni, la Polizia giudiziaria fisserà il giorno e l’ira
della comparizione in coordinazione con il Tribunale della violenza contro la
donna. A tale effetto il Consiglio Generale del Potere Giudiziario stabilirà gli
opportuni regolamenti”
Articolo 55. Notifiche delle sentenze emmesse dal Tribunale Penale
La legge 789 della Legge di Procedura Penale è modificata con l’aggiunta di
un comma redatto nel modo seguente:
“Se l’istruzione della causa è di competenza di un Tribunale della violenza contro la
donna, la sentenza sarà trasmessa immediatamente a quest’ultimo indicando se è o
non è senza appello. Si trasmetterà a quest’ultimo anche la dichiarazione di sentenza
di primo e di secondo grado se questo revoca l’insieme o una parte della sentenza
precedentemente pronunciata.”
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Articolo 56. Direttive in caso di processi rapidi in materia d’inosservanza
L’articolo 962 della Legge di Procedura penale è modificato con l’aggiunta
di un comma redatto nel modo seguente:
“5. Nel caso in cui la competenza a deliberare fosse del Tribunale della violenza
contro la donna, la Polizia Giudiziaria dovrà effettuare le citazioni alle quali fa
riferimento quest’articolo il primo giorno feriale possibile al Tribunale della
violenza contro la donna : Per realizzare le citazione succitate la Polizia giudiziaria
il giorno e l’ora della comparizione in coordinazione con il Tribunale della violenza
contro la donna.
A questo effetto il Consiglio Generale del Potere Giudiziario A tale effetto, il
Consiglio Generale del Potere Giudiziario stabilirà gli opportuni regolamenti”
CAPITOLO II
Norme di procedura civile
Articolo 57. Perdita della competenza oggettiva quando si producono atti di
violenza contro la donna.
Le legge di procedura civile 100, del 7 febbraio, è modificata con l’aggiunta di un
comma redatto nel modo seguente:
“Articolo 49 bis, perdita della competenza quando si producono atti di violenza
contro la donna.
1) Quando un Giudice, deliberando in prima istanza su una procedura civile, viene a
conoscenza dell’attuazione d’uno dei reati di violenza definiti all’articolo 1 della
Legge Organica relativa alle Misure di Protezione Integrale contro la Violenza di
Genere, che abbia dato luogo all’inizio di un processo penale o ad un ordine di
protezione, dopo avere verificato l’esistenza delle condizioni previste al paragrafo 3
dell'articolo 87 ter della legge Organica del Potere Giudiziario, questo Giudice dovrà
respingere la sua competenza e trasmettere la pratica così com’è al Giudice di
violenza contro la donna che sarà competente salvo che sia iniziato il processo orale.
2) Quando un Giudice che, deliberando in prima istanza su un procedura civile,
viene a conoscenza dell’attuazione d’uno dei reati di violenza, che non ha dato luogo
ad una procedura penale e neppure all’emmissione di un’ordinanza di protezione,
dopo avere verificato l’esistenza delle condizioni l’esistenza delle condizioni
previste al paragrafo 3 dell'articolo 87 ter della legge Organica del Potere
Giudiziario, questo Giudice deve citare immediatamente le parti perché compaiano
davanti al Pubblico Ministero nelle ventiquattro ore seguenti affinché quest’ultimo
prenda conoscenza di tutte le informazioni opportune sui fatti accaduti. Il Pubblico
Ministero dovrà decidere immediatamente, secondo la causa, se conviene denunciare
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nelle ventiquattro ore seguenti, gli atti di violenza di genere o chiedere un’ordinanza
di protezione al Tribunale della violenza contro la donna che sarà competente. In
questo caso sarà presentata una denuncia o sarà richiesta un’ordinanza di protezione.
Il Pubblico Ministero dovrà trasmettere una copia della denuncia o dell’ordinanza di
protezione al Tribunale della violenza contro la donna che sarà competente in
materia della violenza contro la donna.. Nel caso in cui sia stata presentata una
denuncia o richiesta un’ordinanza di protezione, il Pubblico Ministero dovrà
consegnare copia della denuncia o dell’ordinanza al Tribunale, il quale continuerà ad
interessarsi del caso finche il Giudice competente in materia di violenza contro la
donna gli presenti un’eventuale dichiarazione di competenza.
3) Quanto un Giudice di violenza contro la donna, deliberando su una causa di
violenza di genere viene a conoscenza dell’esistenza di una procedura civile e
riscontra l’esistenza delle condizione di cui al paragrafo 3 dell‘articolo 87 te della
Legge organica del potere Giudiziario, presenterà una declinatoria di competenza.
4) Nei casi previsto dal comma 1 e 2 di quest’articolo,. Il Tribunale Civile
trasmetterà il fascicolo al Tribunale della violenza contro la donna senza che siano
applicate le disposizioni dell’articolo 48.3 della Legge di Procedura Civile. Da quel
momento, le parti dovranno comparire davanti all’organismo citato.
Le altre norme di questa sezione non saranno applicate e non sarà ammessa nessuna
dichiaratoria. Le parti che desiderano fare valere la competenza del Tribunale della
violenza contro la donna dovranno presentare l’attestato di una risoluzione del
Tribunale al quale fa riferimento il paragrafo finale dell’articolo precedente.
5) I Tribunali della violenza contro la donna eserciteranno le loro competenze in
materia civile in modo esclusivo e sempre in conformità alle procedure ed i ricorsi
previsti dalla Legge di Procedura Civile.”
CAPITOLO III
Norme di procedura penale
Articolo 58: Competenze d’ordine penale
L’articolo 14 della Legge di procedura penale è modificato e redatto nel
seguente modo:
“ A parte le cause che la Costituzione e le Leggi che attribuiscono espressamente ed
elusivamente a determinati Giudici e Tribunali, la competenza spetta a:
1) Al Giudice d’istruzione per quanto riguarda la competenza e la sentenza delle
procedure di trasgressione, sempre che la competenza spetti al Giudice della
violenza contro la donna a cui fa riferimento il comma 5 di questo titolo.
Al Giudice di pace del luogo in cui tali violenze sono avvenute, che delibererà
sulle cause citate negli articoli 626,630,632 e 633 del Codice Penale. I Giudici di
pace dei luoghi in cui tali violenze sono avvenute, delibereranno sulle cause
risultati dalle sentenze citate nell’articolo 620.1 e 2 del Codice Penale, salvo che la
persona offesa sia una ai quali fa riferimento l’articolo 173.2 dello stesso Codice.
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3) Al Giudice Penale del distretto amministrativo dove il reato è stato commesso
il reato per la deliberazione ed il processo delle cause derivanti da reati per i quali
la legge prevede una pena detentiva della durata che non sia maggiore di cinque
anni o ad una multa di qualunque ammontare oppure ad ogni una pena d’altra
natura, che sia unica, congiunta o alternativa, a condizione che la loro durata non
sia superiore a dieci anni, così come per le colpe ed incidenti imputabili agli autori
dei reati o ad altre persone, se l’esecuzione del reato o la sua prova è legata a
questi ultime. Oppure, a secondo dei casi, al Giudice della violenza contro la
donna o ad un Giudice Penale centrale nell’ambito che gli è proprio, senza
pregiudicare la competenza del Giudice d’Istruzione di Custodia del luogo dove
sono stati commessi i reati per mettere in atto sentenze in conformità, o al Giudice
della violenza contro la donna competente, nei termini stabiliti dall’artico 801.
4) Al Tribunale di Giustizia Provinciale del distretto amministrativo dove il reato
è stato commesso, oppure – secondo il caso - al Tribunale della violenza contro la
donna oppure al Tribunale superiore di Giustizia Provinciale2 corrispondente al
distretto amministrativo del Tribunale della violenza contro la donna oppure al
Tribunale Penale 3 del Tribunale di Giustizia
5) Al Tribunale della violenza contro la donna che sarà competente per le
seguenti materie, conformemente alle procedure previste in questa legge:
a) L’istruzione delle procedure mirate ad accertare la responsabilità penale per i
reati citati nei titoli del Codice penale relativi all’omicidio, all’aborto, alle
lesioni, alle lesioni al feto, ai reati contro la libertà, contro l’integrità morale,
contro la libertà e l’integrità sessuale o ad ogni altro reato compiuto con violenza
ed intimazione, a condizione che siano stati commessi contro colei che è o è stata
moglie, o donna che sia o sia stata legata a lui da un’analoga relazione affettiva,
anche senza convivenza., così come i reati commessi contro i discendenti, propri
della moglie e della convivente, o contro minori che abitino con il colpevole o
che siano sotto l’autorità, tutela, le cure o in custodia di fatto della moglie o della
convivente, quanto si è egualmente avuto un atto di violenza di genere.
b) Dell’istruzione del processo per accertare la responsabilità penale del per
qualunque reato commesso contro i doveri e gli obblighi familiari quando la
vittima è una delle persone indicate nel comma precedente.
c) L’adozione del corrispondente ordine di protezione delle vittime senza
pregiudizio delle competenze attribuite al Giudice di custodia
d) La valutazione e la sentenza sulle colpe contenute nel 1° e II titolo del Libro
III del Codice Penale, quando la vittima sia una delle persone indicate alla lettera
di questa sessione.
Articolo59 Competenza territoriale
Le Legge d’Istruzione Legale, 17 bis, è modificata con l’aggiunta
dell’articolo 15 bis, redatto nel modo seguente:
“Nel caso in cui si tratti di alcuni dei delitti o colpe la cui istruzione o
valutazione sia in relazione con il Giudice della violenza sulla donna, la
competenza territoriale sarà determinata dal luogo di domicilio della vittima,
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Audiencia provincial (NDT)
Sala de lo Penal dell’Audiencia national
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senza pregiudizio dell’adozione d’ordine di protezione, o di misure urgenti
dell’articolo 13 della presente Legge che potrebbe adottare il Giudice del luogo
dove il reato è stato commesso”.
Articolo 60 Competenza per collegamento
Le Legge d’Istruzione Legale, è modificata con l’aggiunta dell’articolo 17
bis, redatto nel modo seguente:
“ La compensa del Tribunale di Violenza sulla Donna si estenderà
all’istruzione ed alla conoscenza dei delitti e delle colpe collegati sempre che il
collegamento abbia la sua origine dalle eventualità previste nei numeri 3 4
dell’articolo 17 della presente legge.
CAPITOLO IV
Mezzi giudiziari di protezione e sicurezza delle vittime
Articolo 61 Disposizioni generali
1)
I mezzi di protezione e sicurezza previste nel presente capitolo saranno
compatibili con qualsiasi mezzo cautelare e di garanzia che si possono adottare nei
processi civili e penali.
2)
In tutti i procedimenti relativi alla violenza di genere, il Giudice competente,
d’ufficio o d’istanza delle vittime, dei loro figli e figlie, delle persone che
convivono con loro o si trovino soggette alla loro custodia; il Pubblico Ministro,
o l’Amministrazione da cui dipendono i servizi d’attenzione alle vittime dovranno
pronunciarsi in tutti i casi sulla pertinenza dell’adozione delle misure cautelari e di
garanzia contemplate in questo capitolo, determinandone la scadenza e, quindi, si
procederà alla sua assunzione
Articolo 62 . Ordine di protezione
1) Negli adempimenti e nei procedimenti relativi alla violenza di genere si
proteggerà l’intimità delle vittime; specialmente i loro dati personali, quelli dei
loro figli, o di qualunque altra persona che sia sotto la loro custodia.
2) I Giudici competenti potranno accordare, d’ufficio o su istanza di parte che le
sedute si svolgano a porte chiuse e che gli adempimenti siano riservati.
Articolo 64 . Misure d’uscita e allontanamento dal domicilio e della sospensione
delle comunicazioni.
1) Il Giudice potrà ordinare l’allontanamento obbligatorio del colpevole per
violenza di genere in caso sia stato un convivente o che l’unità familiare abbia
residenza nello stesso domicilio, così come proibire di tornare al medesimo
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2) Il Giudice, in via eccezionale, potrà autorizzare che la persona protetta si
accordi con una società o agenzia pubblica, per la permuta dell’abitazione
familiare durante il tempo e alle condizioni determinate.
3) Il Giudice potrà vietare al colpevole che si avvicini alla persona protetta, il che
gli impedisce d’accostarsi alla stessa in qualunque posto si trovi, così come
avvicinarsi al suo domicilio, al suo posto di lavoro o a qualunque altro luogo
frequentato dalla vittima.
Si potrà predisporre l’utilizzazione di strumenti dalla tecnologia adeguata per
verificare immediatamente l’inadempienza.
Il Giudice fisserà una distanza minima tra il colpevole e la persona protetta, che
non potrà essere ridotta sotto pena di incorrere a responsabilità penali.
4) La misura d’allontanamento potrà accordarsi con dell’indipendenza della
persona interessata o coloro che si desidera proteggere e abbiano abbandonato
preventivamente il poto.
5) Il Giudice potrà interdire al colpevole ogni tipo di comunicazione con la o le
persone che saranno indicate, sotto pena di incorrere a responsabilità penali.
6) Le misure alle quali si fa riferimento nei comma precedenti potranno essere
adottate in modo simultaneo o separato.
Articolo 65 Misure di sospensione della patria potestas o della custodia dei minori
Il Giudice potrà sospendere l’esercizio della patria potestas o della custodia
al colpevole di violenza di genere per quanto riguarda i minori implicati.
Articolo 67. Misure di sospensione della detenzione e del diritto del porto d’armi.
Per i reati legati alla violenza trattata in questa Legge Il Giudice potrà
ordinare la sospensione del permesso di detenzione e del porto d’armi con
l’obbligo di depositarle alle condizioni stabilite dai regolamenti in vigore.
Articolo 68 Garanzie per l’adozione di misure
Le misure restrittive dei diritti citate in questo capitolo devono essere prese
con un atto motivato che giustifichi il loro carattere adeguato e necessario e. in
ogni circostanza, con l’intervento del Pubblico Ministero e con il rispetto dei
principi del contraddittorio e della difesa.
Articolo 69. Mantenimento delle misure di protezione e di sicurezza
Le misure di cui tratta questo capitolo potranno essere mantenuto di là dalla
sentenza e durante la gestione degli eventuali ricorsi corrispondenti. In questo caso
il perdurare della misura deve essere registrato nella sentenza.
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CAPITOLO V
Il Pubblico Ministero
Articolo 70 Funzione del Pubblico Ministero contro la Violenza verso la Donna
E’ aggiunto Un articolo 18 quarter alla Legge 50/1981, del 30 dicembre, che
regola lo Statuto Organico del Pubblico Ministero, con la seguente redazione.
1) Il Procuratore Generale dello Stato nominerà, udito il parere del Consiglio di
Giustizia, come delegato, un Pubblico Ministero contro la violenza sulla Donna,
avente categoria di Magistrato d’Aula, che eserciterà le seguenti funzioni:
a) Applicare le misure descritte dall’articolo 5 dello Statuto Organico del
Ministero di Giustizia ed intervenire direttamente nelle procedure penali che il
Generale dello Stato stimerà particolarmente importanti per ciò che concerne i
reati per atti di violenza di genere citati nell’articolo 87 ter 1 della Legge
Organica del Potere Giudiziario.
b) Intervenire, su mandato del Procuratore Generale dello Stato, nei
procedimenti civili indicati nell’articolo 87 ter 2, della Legge Organica del
Potere Giudiziario.
c) Sovraintedere e coordinare le Sezioni contro la Violenza sulla Donna e
ricevere i loro rapporti, informando il Procuratore Capo dei Tribunali che
s’integrano tra loro.
d) Coordinare i criteri d’azione dei diversi Tribunali in materia di violenza di
genere, dando conoscenza al Procuratore Generale di Stato della formulazione
delle istruttorie corrispondenti.
e) Elaborare su base semestrale e presentare al Procuratore Generale dello Stato
un rapporto sulle procedure aperte e sulle azioni intraprese dal Ministero di
Giustizia, perché questo sia trasmesso alla Commissione dei Procuratori
d’Udienza del Tribunale Supremo ed al Consiglio dei Pubblici Ministeri.
2) Per la sua adeguata realizzazione si metterà a disposizione personale ausiliare
in maniera permanente e occasionale.
Articolo 71 Sezione contro la violenza verso la Donna
I paragrafi 2 e 3 del comma 1 dell’articolo 18 della Legge 50/19981, del 30
dicembre, che regola lo Statuto Organico del Ministero di Giustizia sono
rimpiazzati dal seguente testo:
“ Nel Tribunale Superiore Nazionale ed in ogni Corte dei Tribunali Superiori di
Giustizia, e nelle Corti provinciali, esisterà una Sezione dei Minori al quale si
delegheranno le facoltà e le funzioni che il ministero della Giustizia attribuisce
alla Legge Organica sulle Responsabilità dei Minori ad ogni Sezione contro la
Violenza verso la Donna di in ciascun Tribunale della Corse Superiore di Giustizia
e delle Corti Provinciale. A queste Sezioni saranno ascritti Giudici che
appartengono
a specifici ruoli dando la preferenza a coloro si saranno
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specializzati
in questa materia, tenendo conto delle loro esperienze
precedentemente effettuate (corsi dati o seguiti, o altre circostanze analoghe, si
siano specializzati in materia. Nonostante ciò che precede, quando le necessità del
servizio lo richiedano, essi potranno intervenire negli altri campi o materie.
Nelle Corti dei Tribunali Superiori di Giustizia e nelle Corti provinciali
potranno esistere funzioni permanenti che si fissano regolarmente.
Alla Sezione contro la Violenza sulla Donna si attribuiscono le seguenti funzioni:
a. Intervenire nelle procedure per fatti che costruiscono reati o colpe la cui
competenza è attribuita al Tribunale di Violenza contro la Donna.
b. Intervenire direttamente nelle procedure civili la cui competenza è attribuita al
Tribunale di Violenza contro la Donna..
Nella Sezione contro la Violenza sulla Donna dovrà tenersi un registro dei
procedimenti che siano in relazione con questi fatti e che potrà essere consultato
dai Giudici quando hanno notizia di un procedimento la cui competenza è stata
loro attribuita, con la finalità di conoscere ogni caso precedente.”
Articolo 72 Delegati della Procura
E’ stato aggiunto il comma 6 all’articolo 22 della Legge 50/1981, del 30
dicembre, che regola lo Statuto Organico del Ministero di Giustizia, che è redatto
nel modo seguente:
“In quei Tribunali dove la quantità dei casi da trattare lo raccomandi, e sempre che
ciò favorisca l’organizzazione del servizio, si potrà designare – previo rapporto del
Ministero di Giustizia - delegati della Procura con il compito d’assumere le
funzioni di direzione e coordinamente che siano state espressamente loro
comandate. La pianta organica determinerà il numero massimo di delegati della
Procura per ogni Tribunale, In ogni Tribunale, tuttavia, ci sarà un delegato della
Procura che assumerà le funzioni di direzione e coordinamento, nei termini
previsti in questo comma in materia d’infrazioni relative alla violenza di genere,
reati contro l’ambiente e la sorveglianza penitenziaria, con carattere esclusivo o
condiviso con altre materie.
Questi delegati saranno designati e, in casi eccezionali, revocati dalle loro
funzioni attraverso una risoluzione dettata dal Procuratore Generale dello Stato su
proposta motivata dal Dirigente del Tribunale di competenza, udita la Giunta del
Tribunale. Quando la risoluzione del Procuratore Generale dello Stato è
discrepante quella del Dirigente del Tribunale di competenza questa deve essere
motivata.
Per ricoprire queste cariche sarà necessario, previa la proposta del Dirigente
del Tribunale di competenza, fare un avviso di gara tra I Giudici della pianta
organica.. . Alla proposta sarà aggiunta la relazione dei Giudici che abbiano
chiesto l’incarico esponendo i loro meriti.
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Disposizioni aggiuntive
omissis
Disposizione finale settima. Entrata in vigore
La presente Legge entrerà in vigore trenta giorno dopo la data della sua
pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale dello Stato, ad eccezione dei dispositivi del titolo
IV e V che entreranno in vigore sei mesi dopo questa data.
Di conseguenza
Ordino che tutti gli spagnoli, privati ed autorità, osservino e facciano osservare
questa Legge organica
Madrid, 28 dicembre 2004
JUAN CARLOS R
Il Presidente del Governo
JOSE’ LUIS RODRIGUEZ ZAPATERO
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J.O n° 81 du 5 avril 2006 page 5097
texte n° 1
LOIS
LOI n° 2006-399 du 4 avril 2006 renforçant la prévention et la répression des violences au sein du
couple ou commises contre les mineurs (1)
NOR: JUSX0508260L
L'Assemblée nationale et le Sénat ont adopté,
Le Président de la République promulgue la loi dont la teneur suit :
Article 1
L'article 144 du code civil est ainsi rédigé :
« Art. 144. - L'homme et la femme ne peuvent contracter mariage avant dix-huit ans révolus. »
Article 2
Dans l'article 212 du code civil, après le mot : « mutuellement », est inséré le mot : « respect, ».
Article 3
Le code civil est ainsi modifié :
1° Dans la première phrase de l'avant-dernier alinéa de l'article 63, les mots : « pas nécessaire au
regard de l'article 146 » sont remplacés par les mots : « nécessaire ni au regard de l'article 146, ni au
regard de l'article 180 » ;
2° Dans la première phrase du dernier alinéa de l'article 170, les mots : « pas nécessaire au regard
de l'article 146 » sont remplacés par les mots : « nécessaire ni au regard de l'article 146, ni au regard
de l'article 180 » ;
3° Dans le premier alinéa de l'article 170-1, après le mot : « articles », est insérée la référence : «
180, » ;
4° Dans la première phrase du premier alinéa de l'article 175-2, après la référence : « 146», sont
insérés les mots : « ou de l'article 180 ».
Article 4
Le code civil est ainsi modifié :
1° L'avant-dernier alinéa de l'article 63 est complété par deux phrases ainsi rédigées :
« Il peut déléguer à un ou à plusieurs fonctionnaires titulaires du service de l'état civil de la
commune la réalisation de l'audition commune ou des entretiens séparés. Si l'un des futurs époux
réside dans un pays étranger, l'officier de l'état civil peut demander à un agent diplomatique ou
consulaire français en poste dans ce pays de procéder à son audition. » ;
2° Avant la dernière phrase du dernier alinéa de l'article 170, sont insérées deux phrases ainsi
rédigées :
« Ils peuvent déléguer à un ou à plusieurs fonctionnaires titulaires chargés de l'état civil la
réalisation de l'audition commune ou des entretiens séparés. Si l'un des époux ou des futurs époux
réside dans un pays autre que celui de la célébration, ils peuvent demander à l'officier de l'état civil
territorialement compétent de procéder à l'audition. »
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Article 5
Le premier alinéa de l'article 180 du code civil est complété par les mots et une phrase ainsi rédigés:
« , ou par le ministère public. L'exercice d'une contrainte sur les époux ou l'un d'eux, y compris par
crainte révérencielle envers un ascendant, constitue un cas de nullité du mariage. »
Article 6
Le code civil est ainsi modifié :
1° Dans l'article 181, les mots : « , toutes les fois qu'il y a eu cohabitation continuée pendant six
mois » sont remplacés par les mots : « à l'issue d'un délai de cinq ans à compter du mariage ou » ;
2° Dans l'article 183, les mots : « une année » sont remplacés, par deux fois, par les mots : « cinq
années ».
Article 7
Après l'article 132-79 du code pénal, il est inséré un article 132-80 ainsi rédigé :
« Art. 132-80. - Dans les cas prévus par la loi, les peines encourues pour un crime ou un délit sont
aggravées lorsque l'infraction est commise par le conjoint, le concubin ou le partenaire lié à la
victime par un pacte civil de solidarité.
« La circonstance aggravante prévue au premier alinéa est également constituée lorsque les faits
sont commis par l'ancien conjoint, l'ancien concubin ou l'ancien partenaire lié à la victime par un
pacte civil de solidarité. Les dispositions du présent alinéa sont applicables dès lors que l'infraction
est commise en raison des relations ayant existé entre l'auteur des faits et la victime. »
Article 8
Le 6° de l'article 222-3, le 6° de l'article 222-8, le 6° de l'article 222-10, le 6° de l'article 222-12 et
le 6° de l'article 222-13 du code pénal sont complétés par les mots : « ou le partenaire lié à la
victime par un pacte civil de solidarité ».
Article 9
L'article 311-12 du code pénal est complété par un alinéa ainsi rédigé :
« Les dispositions du présent article ne sont pas applicables lorsque le vol porte sur des objets ou
documents indispensables à la vie quotidienne de la victime, tels que des documents d'identité,
relatifs au titre de séjour ou de résidence d'un étranger, ou des moyens de paiement. »
Article 10
Après le 8° de l'article 221-4 du code pénal, il est inséré un 9° ainsi rédigé :
« 9° Par le conjoint ou le concubin de la victime ou le partenaire lié à la victime par un pacte civil
de solidarité. »
Article 11
I. - Après le premier alinéa de l'article 222-22 du code pénal, il est inséré un alinéa ainsi rédigé :
« Le viol et les autres agressions sexuelles sont constitués lorsqu'ils ont été imposés à la victime
dans les circonstances prévues par la présente section, quelle que soit la nature des relations existant
entre l'agresseur et sa victime, y compris s'ils sont unis par les liens du mariage. Dans ce cas, la
présomption de consentement des époux à l'acte sexuel ne vaut que jusqu'à preuve du contraire. »
II. - L'article 222-24 du même code est complété par un 11° ainsi rédigé :
« 11° Lorsqu'il est commis par le conjoint ou le concubin de la victime ou le partenaire lié à la
victime par un pacte civil de solidarité. »
III. - L'article 222-28 du même code est complété par un 7° ainsi rédigé :
« 7° Lorsqu'elle est commise par le conjoint ou le concubin de la victime ou le partenaire lié à la
victime par un pacte civil de solidarité. »
250
LO STALKING
Article 12
I. - Le 6° de l'article 41-1 du code de procédure pénale est ainsi rédigé :
« 6° En cas d'infraction commise soit contre son conjoint, son concubin ou son partenaire lié par un
pacte civil de solidarité, soit contre ses enfants ou ceux de son conjoint, concubin ou partenaire,
demander à l'auteur des faits de résider hors du domicile ou de la résidence du couple et, le cas
échéant, de s'abstenir de paraître dans ce domicile ou cette résidence ou aux abords immédiats de
celui-ci, ainsi que, si nécessaire, de faire l'objet d'une prise en charge sanitaire, sociale ou
psychologique ; les dispositions du présent 6° sont également applicables lorsque l'infraction est
commise par l'ancien conjoint ou concubin de la victime, ou par la personne ayant été liée à elle par
un pacte civil de solidarité, le domicile concerné étant alors celui de la victime. »
II. - Le 14° de l'article 41-2 du même code est ainsi rédigé :
« 14° En cas d'infraction commise soit contre son conjoint, son concubin ou son partenaire lié par
un pacte civil de solidarité, soit contre ses enfants ou ceux de son conjoint, concubin ou partenaire,
résider hors du domicile ou de la résidence du couple et, le cas échéant, s'abstenir de paraître dans
ce domicile ou cette résidence ou aux abords immédiats de celui-ci, ainsi que, si nécessaire, faire
l'objet d'une prise en charge sanitaire, sociale ou psychologique ; les dispositions du présent 14°
sont également applicables lorsque l'infraction est commise par l'ancien conjoint ou concubin de la
victime, ou par la personne ayant été liée à elle par un pacte civil de solidarité, le domicile concerné
étant alors celui de la victime. »
III. - Le 17° de l'article 138 du même code est ainsi rédigé :
« 17° En cas d'infraction commise soit contre son conjoint, son concubin ou son partenaire lié par
un pacte civil de solidarité, soit contre ses enfants ou ceux de son conjoint, concubin ou partenaire,
résider hors du domicile ou de la résidence du couple et, le cas échéant, s'abstenir de paraître dans
ce domicile ou cette résidence ou aux abords immédiats de celui-ci, ainsi que, si nécessaire, faire
l'objet d'une prise en charge sanitaire, sociale ou psychologique ; les dispositions du présent 17°
sont également applicables lorsque l'infraction est commise par l'ancien conjoint ou concubin de la
victime, ou par la personne ayant été liée à elle par un pacte civil de solidarité, le domicile concerné
étant alors celui de la victime. »
IV. - Le 19° de l'article 132-45 du code pénal est ainsi rédigé :
« 19° En cas d'infraction commise soit contre son conjoint, son concubin ou son partenaire lié par
un pacte civil de solidarité, soit contre ses enfants ou ceux de son conjoint, concubin ou partenaire,
résider hors du domicile ou de la résidence du couple et, le cas échéant, s'abstenir de paraître dans
ce domicile ou cette résidence ou aux abords immédiats de celui-ci, ainsi que, si nécessaire, faire
l'objet d'une prise en charge sanitaire, sociale ou psychologique ; les dispositions du présent 19°
sont également applicables lorsque l'infraction est commise par l'ancien conjoint ou concubin de la
victime, ou par la personne ayant été liée à elle par un pacte civil de solidarité, le domicile concerné
étant alors celui de la victime. »
V. - Le dernier alinéa de l'article 394 du code de procédure pénale est complété par une phrase ainsi
rédigée :
« Si le prévenu placé sous contrôle judiciaire se soustrait aux obligations qui lui sont imposées, les
dispositions du deuxième alinéa de l'article 141-2 sont applicables. »
VI. - Le dernier alinéa de l'article 396 du même code est complété par une phrase ainsi rédigée :
« Si le prévenu placé sous contrôle judiciaire se soustrait aux obligations qui lui sont imposées, les
dispositions du deuxième alinéa de l'article 141-2 sont applicables. »
251
AIAF
QUADERNO
2007/1
VII. - Le premier alinéa de l'article 397-3 du même code est complété par une phrase ainsi rédigée :
« Si le prévenu placé sous contrôle judiciaire se soustrait aux obligations qui lui sont imposées, les
dispositions du deuxième alinéa de l'article 141-2 sont applicables. »
VIII. - L'article 471 du même code est complété par un alinéa ainsi rédigé :
« Si le tribunal a ordonné le maintien du contrôle judiciaire et que la personne se soustrait aux
obligations qui lui sont imposées, les dispositions du deuxième alinéa de l'article 141-2 sont
applicables. Lorsque le jugement est exécutoire et que le condamné est placé sous le régime de la
mise à l'épreuve, le juge de l'application des peines peut désigner, pour veiller au respect des
obligations, la personne physique ou morale qui était chargée de suivre l'intéressé dans le cadre du
contrôle judiciaire. »
Article 13
Le Gouvernement dépose, tous les deux ans, sur le bureau des assemblées parlementaires, un
rapport sur la politique nationale de lutte contre les violences au sein des couples, portant
notamment sur les conditions d'accueil, de soin et d'hébergement des victimes, leur réinsertion
sociale, les modalités de la prise en charge sanitaire, sociale ou psychologique des auteurs des faits
ainsi que le nombre, la durée et le fondement juridique des mesures judiciaires tendant à leur
ordonner de résider hors du domicile ou de la résidence du couple.
Article 14
I. - Après l'article 222-16-1 du code pénal, il est inséré un article 222-16-2 ainsi rédigé :
« Art. 222-16-2. - Dans le cas où les crimes et délits prévus par les articles 222-8, 222-10 ou 222-12
sont commis à l'étranger sur une victime mineure résidant habituellement sur le territoire français, la
loi française est applicable par dérogation aux dispositions de l'article 113-7. S'il s'agit d'un délit, les
dispositions de la seconde phrase de l'article 113-8 ne sont pas applicables. »
II. - Dans le 1° de l'article 226-14 du même code, après le mot : « atteintes », sont insérés les mots :
« ou mutilations ».
III. - Dans le dernier alinéa de l'article 7 du code de procédure pénale, les mots : « et commis contre
des mineurs » sont remplacés par les mots : « du présent code et le crime prévu par l'article 222-10
du code pénal, lorsqu'ils sont commis sur des mineurs, ».
IV. - Dans le dernier alinéa de l'article 8 du même code, les références : « 222-30 et 227-26 » sont
remplacées par les références : « 222-12, 222-30 et 227-26 du code pénal ».
Article 15
Dans le dernier alinéa de l'article 222-47 du code pénal, après les mots : « par les articles », sont
insérés les mots : « 222-23 à 222-30, lorsqu'ils sont commis sur des mineurs, et par les articles ».
Article 16
I. - Après l'article 225-11-1 du code pénal, il est inséré un article 225-11-2 ainsi rédigé :
« Art. 225-11-2. - Dans le cas où le délit prévu par le 1° de l'article 225-7 est commis à l'étranger
par un Français ou par une personne résidant habituellement sur le territoire français, la loi française
est applicable par dérogation au deuxième alinéa de l'article 113-6 et les dispositions de la seconde
phrase de l'article 113-8 ne sont pas applicables. »
II. - Après le 3° de l'article 225-12-2 du même code, il est inséré un 4° ainsi rédigé :
« 4° Lorsque l'auteur des faits a délibérément ou par imprudence mis la vie de la personne en
danger ou a commis contre elle des violences. »
252
LO STALKING
III. - L'article 225-20 du même code est complété par un 7° ainsi rédigé :
« 7° L'interdiction d'exercer, soit à titre définitif, soit pour une durée de dix ans au plus, une activité
professionnelle ou bénévole impliquant un contact habituel avec des mineurs. »
IV. - L'article 227-23 du même code est ainsi modifié :
1° Dans la première phrase du premier alinéa, les mots : « trois ans d'emprisonnement et de 45 000
EUR » sont remplacés par les mots : « cinq ans d'emprisonnement et de 75 000 EUR » ;
2° La seconde phrase du premier alinéa est supprimée ;
3° Dans le deuxième alinéa, après les mots : « Le fait d'offrir », sont insérés les mots : « , de rendre
disponible » ;
4° Dans le troisième alinéa, les mots : « cinq ans d'emprisonnement et à 75 000 EUR » sont
remplacés par les mots : « sept ans d'emprisonnement et à 100 000 EUR » ;
5° Après le troisième alinéa, il est inséré un alinéa ainsi rédigé :
« La tentative des délits prévus aux alinéas précédents est punie des mêmes peines. » ;
6° Dans l'avant-dernier alinéa, les mots : « aux deuxième, troisième et quatrième alinéas » sont
remplacés par les mots : « au présent article ».
V. - Après l'article 227-28-2 du même code, il est inséré un article 227-28-3 ainsi rédigé :
« Art. 227-28-3. - Le fait de faire à une personne des offres ou des promesses ou de lui proposer des
dons, présents ou avantages quelconques afin qu'elle commette à l'encontre d'un mineur l'un des
crimes ou délits visés aux articles 222-22 à 222-31, 225-5 à 225-11, 227-22, 227-23 et 227-25 à
227-28 est puni, lorsque cette infraction n'a été ni commise ni tentée, de trois ans d'emprisonnement
et 45 000 EUR d'amende si cette infraction constitue un délit, et de sept ans d'emprisonnement et
100 000 EUR d'amende si elle constitue un crime. »
VI. - Dans l'article 706-47 du code de procédure pénale, après les mots : « d'atteintes sexuelles »,
sont insérés les mots : « ou de proxénétisme à l'égard d'un mineur », et la référence : « 225-12-1 »
est remplacée par les références : « 225-7 (1°), 225-7-1, 225-12-1, 225-12-2 ».
Article 17
Après l'article 706-56 du code de procédure pénale, il est inséré un article 706-56-1 ainsi rédigé :
« Art. 706-56-1. - Sur instruction du procureur de la République du lieu de résidence ou de
détention de l'intéressé, sont inscrites, dans le fichier prévu par le présent titre, les empreintes
génétiques des personnes de nationalité française, ou de nationalité étrangère résidant de façon
habituelle sur le territoire national, et qui ont été condamnées par une juridiction pénale étrangère
pour une infraction de même nature que celles mentionnées aux 1° et 2° de l'article 706-55, lorsque
ces condamnations, en application d'une convention ou d'un accord international, ont fait l'objet
d'un avis aux autorités françaises ou ont été exécutées en France à la suite du transfèrement des
personnes condamnées. Les dispositions de l'article 706-56 sont applicables à ces personnes. »
Article 18
Les dispositions de la présente loi sont applicables en Nouvelle-Calédonie, en Polynésie française et
dans les îles Wallis et Futuna.
253
AIAF
QUADERNO
2007/1
La
Laprésente
présenteloi
loisera
seraexécutée
exécutéecomme
commeloi
loide
del'Etat.
l'Etat.
Fait
FaitààParis,
Paris,lele44avril
avril2006.
2006.
Jacques
JacquesChirac
Chirac
Par
ParlelePrésident
Présidentde
delalaRépublique
République::
Le
LePremier
Premierministre,
ministre,
Dominique
Dominiquede
deVillepin
Villepin
Le
Legarde
gardedes
dessceaux,
sceaux,ministre
ministrede
delalajustice,
justice,
Pascal
PascalClément
Clément
Le
Leministre
ministrede
delalasanté
santéetetdes
dessolidarités,
solidarités,
Xavier
XavierBertrand
Bertrand
Le
Leministre
ministrede
del'outre-mer,
l'outre-mer,
François
FrançoisBaroin
Baroin
Le
Leministre
ministredélégué
déléguéààlalasécurité
sécuritésociale,
sociale,aux
auxpersonnes
personnesâgées,
âgées,
aux
auxpersonnes
personneshandicapées,
handicapées,etetààlalafamille,
famille,
Philippe
PhilippeBas
Bas
(1)
(1)Travaux
Travauxpréparatoires
préparatoires::loi
loin°
n°2006-399.
2006-399.
Sénat
Sénat::
Propositions
Propositionsde
deloi
loin°s
n°s62
62etet95
95(2004-2005)
(2004-2005);;
Rapport
Rapportde
deM.
M.Henri
Henride
deRichemont,
Richemont,au
aunom
nomde
delalacommission
commissiondes
deslois,
lois,n°
n°228
228(2004-2005)
(2004-2005);;
Rapport
Rapportd'information
d'informationde
deM.
M.Jean-Guy
Jean-GuyBranger,
Branger,au
aunom
nomde
delaladélégation
délégationaux
auxdroits
droitsdes
desfemmes,
femmes,n°
n°
229
229(2004-2005)
(2004-2005);;
Discussion
Discussionetetadoption
adoptionlele29
29mars
mars2005.
2005.
Assemblée
Assembléenationale
nationale::
Proposition
Propositionde
deloi,
loi,adoptée
adoptéepar
parleleSénat,
Sénat,n°
n°2219
2219;;
Rapport
Rapportde
deM.
M.Guy
GuyGeoffroy,
Geoffroy,au
aunom
nomde
delalacommission
commissiondes
deslois,
lois,n°
n°2726
2726;;
Discussion
Discussionetetadoption
adoptionlele13
13décembre
décembre2005.
2005.
Sénat
Sénat::
Proposition
Propositionde
deloi,
loi,modifiée
modifiéepar
parl'Assemblée
l'Assembléenationale
nationaleen
enpremière
premièrelecture,
lecture,n°
n°138
138(2005-2006)
(2005-2006);;
Rapport
Rapportde
deM.
M.Henri
Henride
deRichemont,
Richemont,au
aunom
nomde
delalacommission
commissiondes
deslois,
lois,n°
n°160
160(2005-2006)
(2005-2006);;
Discussion
Discussionetetadoption
adoptionlele24
24janvier
janvier2006.
2006.
Assemblée
Assembléenationale
nationale::
Proposition
Propositionde
deloi,
loi,adoptée
adoptéeavec
avecmodifications
modificationspar
parleleSénat
Sénaten
endeuxième
deuxièmelecture,
lecture,n°
n°2809
2809;;
Rapport
Rapportde
deM.
M.Guy
GuyGeoffroy,
Geoffroy,au
aunom
nomde
delalacommission
commissiondes
deslois,
lois,n°
n°2851
2851;;
Discussion
Discussionetetadoption
adoptionlele21
21février
février2006.
2006.
Sénat
Sénat::
Rapport
Rapportde
deM.
M.Henri
Henride
deRichemont,
Richemont,au
aunom
nomde
delalacommission
commissionmixte
mixteparitaire,
paritaire,n°
n°240
240(2005-2006)
(2005-2006);;
Discussion
Discussionetetadoption
adoptionlele99mars
mars2006.
2006.
Assemblée nationale :
Assemblée de
nationale
:
Proposition
loi adoptée
;
Proposition
de
loi
adoptée
; au nom de la commission mixte paritaire, n° 2927 ;
Rapport de M. Guy Geoffroy,
Rapport deetM.
Guy Geoffroy,
au nom
Discussion
adoption
le 23 mars
2006.de la commission mixte paritaire, n° 2927 ;
Discussion et adoption le 23 mars 2006.
254
LO STALKING
IRELAND
National Observatory on Violence Against Women
FIRST COUNTRY R EPORT FROM THE R EPUBLIC OF I RELAND1
May 2004
Prevalence of violence against women in Ireland
A national prevalence study on the extent of violence against women within intimate relationships in Ireland was carried out in
1995 that demonstrated that 18% of women had experienced domestic violence. This number doubled to 36% when women
in doctors’ surgeries in one Dublin area completed questionnaires.2
National research on sexual violence in Ireland, the SAVI report3 found that 42% of women in Ireland had experienced some
form of sexual violence in their lifetime. 20.4% of women had been subjected to some form of contact sexual abuse as adults
and over one quarter of these women were raped.
Both national studies indicate that violence against women in Ireland cuts across all social, cultural and economic backgrounds.
The Making the Links Report found that there was only a 1% difference in the numbers of rural and urban women experiencing
domestic violence (17% and 18% respectively) and that women from all social backgrounds experienced domestic violence.
Similarly, the SAVI report found that there was no social class distinction between adult women who have been subjected to
rape and sexual assault.
Table1. – Towards a picture of Prevalence of Violence against women in Ireland
11,037 calls received by National Domestic Violence Helpline,4 2002
11,808 calls on National Helpline on Rape and Sexual Assault 5 2002
90 women murdered since 1995 say Women’s Aid homicide watch
Two thirds in own home, of the 64 resolved cases, over 80% of women were killed
by a partner, ex-partner or man known to her.6
2,060 applications for refuge in Dublin area accomodated by 3 refuges, 1999
(609 women and 1451 children)
1104 women and their children were refused accomodation due to lack of space.7
History of responses to violence against women in Ireland
Women’s organisations in the non-governmental sector play the most central role in the response to women experiencing violence as service providers, as educators and trainers, as lobbyists and as motivators of public condemnation of violence against
women. The main focus of the women’s movement’s response to violence against women in Ireland has been on rape, sexual
assault and violence against women within intimate relationships. Recognising that women’s basic right to shelter, money and
physical safety were denied by male intimates, the initial focus of action in the early decades of 1960’s and 1970’s was primarily on the development of refuges, which encompassed support and information services to women residents and non residents alike. Rape Crisis Centres were established in Ireland in the 1970’s responding to the increasing numbers of women
disclosing rape, sexual assault and child sexual abuse.
Establishing sustainable and high quality services absorbed much of the resources and time of these first groups, however feminists also recognised that there was a need to effect change at a wider institutional and societal level. Groups campaigned to
influence legislative change within civil and criminal justice systems. Legislative changes included changes in family law, which
brought into Irish Law, for the first time, civil remedies (barring and protection orders) for violence within marriage and the family.
Legislation criminalising rape, sexual assault and child sexual abuse was introduced throughout the 1980’s and 1990’s.
Women’s organisations sought to promote good practice amongst agencies and practitioners in the statutory and voluntary
sector. At the same time, bodies such as An Garda Siochana, (the Irish police force), began to seek the expertise of the NGO
sector working on the issue of violence against women resulting in the development of policies and good practice guidelines.
1
2
3
4
5
6
7
For the purposes of this report, Ireland here refers to The Republic of Ireland.
Kelleher and Associates and O’Connor, Monica. Making the Links. Women’s Aid, 1995.
Mc Gee, Hannah, Garavan, Rebecca, de Barra, Mairead, Byrne, Joanne, Conroy, Ronan. The SAVI Report: Sexual Abuse and Violence in Ireland; A National
Study of Irish Experiences, Beliefs and Attitudes Concerning Sexual Violence, Dublin Rape Crisis Centre and the Liffey Press, 2002.
Women’s Aid Dublin, Helpline statistics 2002.
Dublin Rape Crisis Centre, Statistics, 2002.
Women’s Aid Dublin, Media Homicide Watch, 2003.
Kelleher Associates. A Framework for Developing an Effective Response to Women and Children who experience Male Violence in the Eastern Region. Eastern
Regional Planning Committee on Violence Against Women. 2001.
1
255
AIAF
QUADERNO
2007/1
Policy contexts
The 1990’s also saw the development of a number of policy contexts, which provided the NGO’s responding to violence
against women with an opportunity to become more involved in influencing social policy in relation to the issue. Most significant amongst these developments was the setting up of the Task Force on Violence Against Women (1996) and the subsequent establishment of the National Steering Committee and the Regional Planning Committees (1997). With the emergence
of a strong economy during the 1990’s and the establishment of these structures, there has been an increase of resources
channelled in to the voluntary and community organisations delivering services and responses to violence against women.
Table 2: Allocation of additional annual funding from the Dept of Health and Children
for services for female victims of violence
YEAR
ADDITIONAL ALLOCATION
£m
Euro m
1996
CUMULATIVE TOTAL
£m
Euro m
3.1
1997 – once-off
0.250
1997 – recurring
0.475
1998
0.500
4.075
1999
1.000
5.075
2000
1.000
6.075
2001
2.300
3.825
8.375
2002
0.988
11.762
2003
0.322
11.950
2004
0.000
11.950
The last two Government Partnership agreements, the Partnership for Prosperity and Fairness and Sustaining Progress contain specific objectives in relation to tackling violence against women in intimate relationships and rape and sexual assault.
Between 1996 and 2004 the funding provided by the Department of Health and Children for services to female victims of violence has increased from IR£ 3.1 million to 11.95 million Euro annually (Dept of Justice, Equality and Law Reform).
The Department of Justice Equality and Law reform has allocated additional funding to tackle violence against women, some
£101,000 in 1998 increased to 885,000 Euro in 2002. This has decreased in the last two years from 840,000 Euro in 2003
to 802,000 Euro in 2004. It is interesting to note that the Dept of Health and Children’s budget has also seen a slow down,
with the 2004 budget remaining fixed at 2003 figures.
The inclusion of “women out of home because of violence” as a category in the social housing programme (1993) enabled capital funding for crisis accommodation and transitional housing to be accessed from the Department of the Environment. It is not
possible as yet to have a specific breakdown of the expenditure on violence against women.
National Action Plan on Violence against Women
As yet Ireland does not have a national plan for women as required and agreed under the Beijing Platform for Action (1995). A
major consultation process has been carried out amongst the women’s sector to inform the Irish Government who are now in
the process of writing the plan. Violence against women will be included.
In 1996 the Minister for State, Eithne Fitzgerald T.D. at the Department of An Tánaiste established a Task Force on violence
against women. The Report of the Task Force8 contains a comprehensive set of recommendations in relation to the development of services, the improvement of legislation, law enforcement and preventative strategies. The report contains a feminist
analysis of violence against women as agreed by the United Nations Declaration on the Elimination of Violence Against Women
adopted by the UN General Assembly in 1993, recognising that:
“violence against women is a manifestation of historically unequal power relations between men and women,
which have led to domination over and discrimination against women by men and to the prevention of their full
advancement, and that violence against women is one of the crucial mechanisms by which women are forced into
a subordinate position compared with men”.
8 Office of the Tanaiste, Report of the Taskforce on Violence Against Women. Government Publications, 1997.
2
256
LO STALKING
IRELAND
The main weakness of the Task Force Report lies in the absence of time-bound targets, and budget allocations. It also focuses on Domestic Violence, Rape and Sexual assault without including Prostitution, Trafficking and Pornography. A recent welcome development has been the inclusion of Ruhama, a specialist NGO working with women in prostitution, onto the National
Steering Committee.
In 1997 the new Minster for State, Mary Wallace T.D. agreed to set-up the structures for implementation under the auspices of
the Department of Justice, Equality and Law Reform.
The National Steering Committee and 8 Regional Planning Committees are responsible for national and regional measures on
violence against women.
National Steering Committee on Violence against Women
Oversee the development of policies with a view to supporting the development of a multi agency, multi-disciplinary, cohesive
response to violence against women.
Remit
Over see development of policy nationally and monitor development of policy in individual agencies.
Advise on allocation of resources to Health Boards and ensure maximum value for resources
available.
Develop codes of practice and encourage interagency training.
Ensure regional and local structures established.
Undertake research and needs assessment nationally.
Regional planning committees on violence against women [RPC’s]
Each Health Board area has a Regional Planning Committee [RPC] and the Committee is convened and serviced by the
Health Board in that region. The RPC’s are chaired by a person from the voluntary or community sector and have a remit to
develop a strategy to address violence against women at a regional level.
Remit
Draw up an assessment of existing and needed services in the region.
Develop a strategic plan to meet these needs.
Implement the plan including service targets and involving resources of other agencies and
organisations.
Local Area Networks on Violence Against Women [LAN’s]
To develop a community based approach to the development of responses including interagency co-operation
and information sharing.
Remit
Ensure support and information is available locally to women experiencing violence.
Promote interagency coordination of services.
Facilitate information sharing at a local level.
Current work
Arising from the deliberations of the National Steering Committee, the Department of Justice, Equality and Law Reform have
commissioned national research on violence against women. There are three main dimensions to the research:
A national audit of service provision, with particular attention to identifying unmet need together
with a costing of services to respond to unmet need
The presentation of good practice models of service provision, including models from two similar
jurisdictions to the twenty-six counties.
An assessment of the effectiveness of mechanisms established to implement the recommendations
of the Task Force on Violence Against Women. Mechanisms include the National Steering
Committee and the eight Regional Planning Committees
This report is due at present and will provide invaluable data on the effectiveness of the structures and the resource needs
of the sector. We are still awaiting the publication of this report.
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Legislation
(This section is drawn from the Government discussion paper on the Laws on Sexual Offences 1997.9)
IRELAND: Rape and Sexual Assault (Criminal Law Amendment Act 1935):
The act specified 15 years as the age below which no consent can be given and continues to afford protection and penalties
in relation to unlawful carnal knowledge of girls under 17 years of age. From 1981 significant reforms in the law have included:
The Criminal law (Rape) Act, 1981 was the first statue in recent times to amend the law in relation to
sexual offences. The main features of the Act are as follows: it introduces a statutory element into the
meaning of rape; provides that evidence of a complaint’s past sexual history cannot be introduced in court
without the leave of the judge; makes it an offence to publish any information which would identify the
complainant (except as otherwise directed by the judge); makes it an offence to identify the accused
(except after he has been convicted of the offence), and increases the penalty for indecent assault on a
female to a maximum of 10 years imprisonment.
The Criminal Law (Rape) (Amendment) Act, 1990 further updated the law in relation to rape and other
sexual assault, which includes penetration of the mouth or anus by the penis or of the vagina by an object
manipulated by another person (maximum penalty: life imprisonment). This provides for: the removal of
doubt as to whether a husband could be prosecuted for raping his wife; that cases of rape, rape under
section 4 and aggravated sexual assault would be heard in the Central Criminal Court and that the public
(but not the press) would be excluded; extends to “sexual assault offences” (as defined) the provisions
of the Criminal Law (Rape) Act, 1981 which relate to anonymity and the restriction on evidence in
relation to the complainant’s past sexual experience and, removes the rule by which males under 14 years of
age were considered physically incapable of committing an offence of a sexual nature, and provided that
the warning to the jury about the danger of convicting on the uncorroborated evidence of the complainant,
instead of being mandatory, would henceforth be at the judge’s discretion.
The Criminal Justice Act, 1993 enables the Court of Criminal Appeal to review unduly lenient sentences.
It also requires a court, when determining the sentence to be imposed for violent or sexual offences, to
take into account any effect (whether long-term or otherwise) of the offence on the victim.
This is the legislation that decriminalised homosexual acts between consenting adult males. It abolished
the common law offence of buggery between persons but made it an offence to commit an act of
buggery with persons of either sex under 17 years of age or a mentally impaired person. The Act also
replaced the offence of gross indecency with a new offence of gross indecency by a male with a male
under 17 years of age and it updated the law in regard to the protection of the mentally impaired from
sexual abuse.
The Criminal Law (Incest Proceedings) Act, 1995: The Act provides for the application to incest cases
of provisions similar to the 1990 Rape Act in relation to the exclusion of the public from certain proceedings.
It also increases the maximum penalties.
Sex Offenders Bill 2000: The main purpose of the bill is the imposition of notification requirements on
convicted sex offenders resident in Ireland (whether convicted here or elsewhere) to facilitate the
compilation of a register of such offenders.
Domestic Violence Act 1996: This act deals with both the civil and criminal aspects of domestic violence.
It widens the categories of people who can apply for domestic violence orders to include as well as
spouses, parents and cohabiters with certain residency and property restrictions (see Domestic Violence
Act, section 2 and 3). It re-enacts section 7 of the 1981 Family law (Protection of Spouses and Children)
Act which makes breach of a domestic violence order an arrestable offence. Section 18 of the Act
introduces “probable cause” arrest where arrests can be made without the police witnessing the violence, if
it is suspected that actual Bodily harm or Grievous Bodily Harm is being or has been committed. The act
however falls short of legislative reforms introduced in a large number of states in the United States where
the police can issue a warrant for unseen simple or common assaults. The powers of arrest in Section 18
(2) of the Domestic violence Act, 1996 have been superseded by the: Non Fatal Offences against the
person act 1997:This brings together all crimes against the person under one act. It also introduces the first
stalking legislation in Ireland (Section 10).
9 Law on Sexual Offences Discussion Document. Government Publications, 1997.
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Measures contained in legislative reform have also involved significant changes and improvements in the protection of
victims of rape from the reporting to the Gardai (police) through to the completion of a trial. These include:
Anonymity for the victim (and the accused unless found guilty) throughout the case.
Victim impact statements and court accompaniment for victims.
Restricted access of the public to the trial.
Limitations regarding the admissibility of the victims prior sexual history or sexual experience other than that
to which the charge relates.
Removal of a requirement that the jury are warned about the danger of convicting on the uncorroborated
evidence of the complainant.
No specific statutory time limits apply on bringing proceedings for sexual offences.
Proceedings are now in place whereby the prosecution team arranges for pre-trial consultations with
complainants in cases of serious sexual assaults to familiarise them with the legal procedures and to explain
the layout and procedures of the court and the type of matters, which may be the subject of examination by counsel.
Enforcement of the law
There has been major progress in the response of the Gardai to crimes of violence against women.
Some key initiatives have been:
The establishment of the Domestic Violence and Sexual Assault Investigative Unit in the Dublin Metropolitan
Area in 1993. This was placed under the National Bureau of Criminal Investigation and given a countrywide
brief in 1997.
The publication of a Policy on Domestic Violence Intervention by An Garda Siochána in 1994. This was
updated in 1997.
The development of procedures and guidelines for the Gardai in handling all sexual offences.
The publication of statistics on domestic violence and all sexual offences in the Annual Report of an Garda
Siochána since 1994. The data is gender disaggregated.
Reporting and conviction
There has been a major increase in the number of sexual offences reported to the Gardai over the past 10 years which has continued up to the most recent Garda statistics resulting in the reporting of 3161 cases in 2002.10
However in relation to rape and sexual assault, Ireland, the UK, Sweden, Finland have a similar pattern of increased reporting
but also increased rates of attrition over the years 1977 to 2001. Between 1998 and 2001 there was a 1% conviction rate in
Ireland despite an increase in both reporting and prosecution rates. Ireland has the lowest rate of convictions for this crime in
a survey of 21 European Union countries.11
In the 1980’s, approximately 21% of all proceedings commenced resulted in a conviction, but, in the 1990’s, only an approximate 8% of all proceedings commenced resulted in conviction.12
Since 1994 statistical information on the annual incidents of domestic violence (DV) are published in the annual report of the
Garda Siochana. These indicate a major increase in the reporting of domestic violence to the Gardai. In 1994 there were 3951
domestic violence incidents reported to the Gardai. By 2002 this had risen to 10,248 incidents with 92% of victims being female.
However, records of crimes of violence against the person (52 crimes of violence against the person have been integrated
under the Non-Fatal Offence Against the Person Act 1997) do not record the relationship between the offender and the victim.
Therefore we can deduce that a number of the more serious crimes of violence against women that do not occur in the home
such as stalking, assault of a woman outside of the home by a known man or threats to kill are unrecorded as domestic violence crimes. At this point in time, we do not have homicide research, which would detail the history of physical, and sexual
assault in the relationship nor the relationship between the offender and victim.
Despite the introduction of the 1996 Domestic Violence Act and the increased trend of reporting to the Gardai, the conviction
rate has in fact declined from 16% in 1997 to 6.5% in 2002. Furthermore in an in-depth study in three areas in Ireland in 1999,
only a small proportion of the accused, between 1%-6%, received a prison sentence despite the seriousness of the crime. In
addition, the study found that of those who were found guilty by the courts 67% were already highly criminalised. 13
Service provision and the NGO sector in Ireland
Currently there are 17 refuges and 18 support information and advocacy services for women experiencing domestic violence
in Ireland. Outreach support to women is now a common feature of most support services. Community development organisations have been increasingly responding to violence against women through the development of training and policy and many
projects have active liaison and referral links with specialist frontline services. There are 17 rape crisis centres in Ireland, which
provide a range of services including advocacy, information, court accompaniment, counselling, therapy and education.
10 Report of An Garda Siochana, 2002
11 Kelly, L and Regan, L (2003) Rape: Still a Forgotten Issue,
12 Leane, Ryan, Fennell, Egan. Attrition in Sexual Assault Offence Cases in Ireland : A Qualitative Analysis. University College Cork, 2001.
13 Kelleher and Associates and O’Connor, Monica. Safety and Sanctions. Women’s Aid, Dublin. 1999.
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The National Network of Women’s Refuges and Support Services and the Rape Crisis Network Ireland are the respective
representative bodies for refuges and support services and rape crisis centres in Ireland.
Both networks provide support and services for their members through information provision, training and development support. The Rape Crisis Network Ireland provides accredited training for Rape Crisis workers and volunteers. Both networks play
a key role in policy making and represent their members at national, European and international level. Recent publications by
RCNI, from initiatives funded under the Daphne programme, have examined the issues of attrition rates and Best Practice
Guidelines in Ireland and Europe.14 NNWRSS has recently carried out a consultation process with its members on critical
issues for the services.15
Women’s Aid is a national NGO based in Dublin. A feminist, political and campaigning organisation committed to the elimination of violence against women through political, social and cultural change, they provide direct support to women through a
national helpline, outreach and advocacy services. Women’s Aid has a dedicated training and development unit which focus in
particular on training Garda recruits, health professionals and frontline services responding to domestic violence.
The Dublin Rape Crisis Centre also works on a national level by running a national free phone helpline and by providing training for Gardai, health professionals and others on the issues of rape, sexual assault, sexual harassment and child sexual abuse.
Models of good practice in Ireland have been documented by Women’s Aid in relation to responses to women experiencing
domestic violence16 and by the RCNI in relation to responses to rape and sexual assault.17 Both models are based on feminist
principles, which underpin practice with women and in addressing institutional and societal change.
Women’s Aid initiated the development of a sister organisation, Sonas Housing, which has developed a unique model of permanent and transitional housing for women and children who have had to leave their own homes because of violence.18
Sonas has approximately 50 housing units in the Dublin area and also supports the provision of transitional housing in three
rural areas, Mayo, Louth and Meath, in partnership with the local frontline service responding to domestic violence.
The presence of a strong community development sector in Ireland and the centrality of women’s rights and women’s development to it’s work, is one of the unique features of the Irish response to all forms of violence against women. The complementary nature of feminist and community development principles and the commonalities between them, have led to the developing
integration of these two bodies of thought, analyses and practice into some current responses to violence against women.
The recognition by the Department of Social, Community and Family Affairs that violence against women is an issue for projects in the Community Development Support Programmes [CDSP] resulted in the appointment of Women’s Aid as a specialist support agency to the Programme in 1998. The National Advisory Committee of the CDSP has approved the implementation of a Code of practice on domestic violence for community development programmes.
Since 1991 women’s human rights activists in Ireland have participated in the 16 days global collective action against gender
based violence from November 25th to December 10th. The Women’s Human Rights Network was established in 2001 to raise
awareness of women’s human rights and was originally funding from the DJE&LR, under the Equality for Women Measure. A
shadow report for CEDAW, which includes Violence against women was launched April 2004 and will go forward to the
CEDAW committee when Ireland makes its appearance in New York to report progress on CEDAW in 2005.
The diversity of women’s experiences of violence and abuse
A number of small scale qualitative studies have been carried out on the diversity of women’s experience of violence and intersecting discrimination. A consultation with disability equality activists highlighted a number of experiences, needs and issues.
One such issue is the increased vulnerability of some women with disabilities when targeted by perpetrators of violence and
abuse, the perpetrator may also be the woman’s main carer.19
Traveller women and women from other ethnic minorities face the additional discrimination of racism in trying to negotiate their
rights and access options. If their abuser is a member of their own community, they can face isolation from their community if
they seek to get away from or take legal action against their abuser.20
Whilst this can be a risk for all women, it can be a greater deterrent if a woman’s community is the main source of support in a
society in which she may experience forms of discrimination such as racism.
Homeless women or women working in prostitution can be targeted by sexual abusers and may then face the additional trauma of not being believed or responded to appropriately because of their marginalised status in society.21
In cases where women experience additional discrimination, there is also likely to be increased risk of isolation and lack of
access to resources that may provide the woman with a possibility to take some action.22
14 Rape Crisis Network Europe, Best Practice Guidelines, 2003.
15 Morton, S, Social Service or Social Change, Issues and Challenges of Women’s Domestic Violence Services in Ireland. National Network of Women’s
Refuges and Support Services. 2003.
16 O’Connor, M, Wilson, N. Feminist Principles and Practice on Violence against Women. Women’s Aid, Dublin. 2001.
17 Neary, Fiona. A Consideration of the Model of Service Provision Employed by Rape Crisis Centres in Ireland. RCNI, 2000.
18 Zappone, Katherine. Learning to Live Again; A review of the supported housing service of Sonas Housing Association. 2002.
19 Wilson, N. Violence against Disabled Women ; A consultation process. Women’s Aid, Dublin. 2001.
20 Fay, Ronnie, Pavee Beoirs Breaking the Silence: racism and violence against women. 1999.
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21 O’Connor, M Wilson, N. Women’s Experience of Violence in the North West Inner City. Forthcoming 2004.
22 The Saol Project and Kelleher Associates. Journeying Back. A Case Study Approach of Women on Methadone. Saol. Forthcoming 2004.
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Research with rural women on their experiences of being subjected to violence and abuse within intimate relationships and
about the obstacles to availing of services and protection has highlighted particular issues. These issues include emotional and
physical isolation, shame and fear of people in the community finding out, living in close proximity to the abuser’s family and
being intimidated by them.23 The lack of transport, either public or private in rural areas means women are often unable to travel to access services or information. Farm women experienced particular barriers because the farm was the man’s/family income
and therefore barring orders often were not feasible for such women.24
Emerging issues in relation to migrant, refugee and asylum seeker women have been identified for frontline organisations
responding to violence against women. As economic migration into Ireland is a relatively new phenomenon there is an absence
of data or information to inform appropriate responses.
Critical emerging issues
Lack of a plan of action on violence against women
The Report of the Task Force on Violence against Women (1996) is a comprehensive document with wide ranging recommendations in relation to domestic violence, rape and sexual assault. However, it does not contain targets, timeframes, budgets,
and measurable and quantifiable indicators of progress by Government departments. Therefore the capacity to monitor government performance and hold the state accountable for implementation of the recommendations in the report is seriously undermined. Furthermore, equality proofing measures should be a horizontal principle across all indicators to ensure equality of outcome for all women experiencing violence.
Violence against women as an issue of importance for the state
The Task Force Report on Violence against Women was a Government initiative headed by a Minister of State. During previous
administrations, the National Steering Committee was chaired by the then Minister of State in the Department of Justice Equality
and Law Reform thus ensuring that the issue of violence against women was addressed at cabinet level. The presence of the
Minister ensured the attendance of senior public service officials from all relevant departments at every meeting. This ministerial
involvement has ceased and there is a resulting significant decrease in senior public service representatives at those meetings.
This seems to indicate a downgrading of the issue at Governmental level. The position or rank of the person with responsibility for violence against women in Government is critical in ensuring a cohesive, transparent and accountable structure for the
implementation of the Task Force report.
Partnership with the State
Partnership with the State has brought about many benefits in the form of increased funding to some services and the development of good practices and procedures within some statuary agencies. However, it makes it increasingly difficult for NGO’s
to maintain a critical and independent stance in relation to Government performance when they are being funded by the same
Government/Department. It makes is difficult for such NGO’s to hold a critique of statutory agencies in relation to their responsibility to maximise women’s safety and hold perpetrators accountable for their violence. At a national level, there is a critical
need by Government to recognise and respect the independence of NGO’s as representatives of civil society. Effective participation in partnership structures with the State demands resources from Government. It is also crucial that there are other independent sources of funding available.
Regional structures have created an opportunity for dialogue and the promotion of good practice between the NGO
sector and State agencies. However, there are concerns in relation to potential negative outcomes for NGO’s including:
An increasing drain on their time and expertise with negative consequences for their capacity to deliver services.
Difficulty of maintaining a critical stance of statutory agency practice whilst negotiating their funding at the same time.
Statutory agency participation in inter-agency dialogue becoming in some cases a substitute for individual agency
change at a senior policy and practice level.
The absence of senior statutory personnel at the table who have the power and resources to make decisions in
relation to agency practice.
Lack of transparency and consistency in relation to funding.
23 Power, Liz. Towards a Community Response to Domestic Violence. Tuam Community development Resource Centre. 1998.
24 Kelleher Associates and Corbett, Maria. Going the Extra Mile: A Community based Response to Violence against Women in County Mayo. Mayo Women’s
Refuge and Support Services. 2000.
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Funding for services
There is recognition by the NGO sector that there has been a major increase in funding since the setting up of the Task Force
in 1996. There are over 60 NGO organisations in Ireland responding to the needs of women who experience rape, sexual
assault and domestic violence by providing a broad range of crisis, mid and long term services to women. The current funding
allocation is grossly inadequate to ensure that current services can be sustained. The unmet needs of women experiencing violence as identified in a number of research studies will not be addressed unless a substantial increase to the sector is forthcoming. The data on such needs is contained in the recently commissioned study in relation to the funding needs of services,
by the National Steering Committee. This data needs to be made available as soon as possible.
Response of the legal system
Research and the experience of NGO’s working with women experiencing violence continues to identify the serious failure of
the civil and criminal justice systems to deliver protection, safety and justice to victims of domestic violence, rape and sexual
assault. Resources urgently need to be allocated by the Department of Justice, Equality and Law Reform to implement the many
recommendations contained within studies on the operation of the legal system in Ireland.
Specific issues in relation to the legal system:
Attrition rates in Rape and sexual assault cases
There is an urgent need to address the high attrition rates in Ireland (and across Europe). The recommendations contained in the
studies funded by the Daphne programme, “Rape: a Forgotten Issue” need to be immediately implemented.
Rape Crisis Centres continue to receive no funding from the Department of Justice towards supporting victims of rape and
other forms of sexual violence through the courts. Victims who report crimes of sexual violence are facing longer and longer
delays in cases getting to court, as the same number of judges and court facilities must cope with increasing levels of rape and
murder cases. Currently a 2 year wait is not unusual. The UCC report25 highlighted the need for much more coherent and consistent support for victims reporting sexual violence and through-out the life time of the investigation and court case. The report
recognises that in the Irish context, rape crisis personnel are the recognised experts in this area and recommend that Rape
Crisis Centres be provided with adequate resources to facilitate their involvement. The Department of Justice should immediately provide funding to Rape Crisis Centres to support victims of rape and sexual assault throughout the court process.
Safe effective outcomes for women and children in Domestic Violence (DV) cases
Research continues to demonstrate that capacity and willingness of the civil and criminal justice systems to deliver safety for
victims of Domestic Violence and hold violent men accountable are seriously inadequate. Resources must be made available
to initiatives, such as the new National Domestic Violence Intervention Agency (NDVIA), which are attempting to ensure that
those systems recognise that this domestic violence is a repeated, systematic dangerous crime often against the same victim.
Procedures and guidelines are urgently needed which prioritise and guarantee her safety and ensure that the perpetrator is controlled and prevented from re-victimizing.
Custody and Access
The risks for women and their children following separation from their abusive partners have been documented in a recent report
by Women’s Aid.26 Guidelines for the Judiciary, similar to those introduced in the U.K., which prioritise the safety of women and
children should be introduced.
Perpetrator programmes
There has been a growth in the number of perpetrator programmes as a statutory response to Domestic violence. It is the view
of the Irish Observatory that when citizens seek redress through the civil courts and the legal system they are looking to the
courts and the judiciary to issue orders for their protection. It is the responsibility of the State to consider the needs of all those
applicants for the protective measures that are within the powers of the Judiciary to issue e.g.: barring orders, safety orders,
and to issue sanctions against perpetrators. In relation to the criminal justice system where the above orders are breached it is
the responsibility of the criminal justice system and the Gardai to enforce the orders, protect the victim and control and sanction the perpetrator through the powers of arrest, charge, prosecution and sentence. A graded system of sanctions from community service to prison is available at present to the Judiciary.
One option open to the court, having first ensured her safety, is to send the perpetrator for assessment following which he may
be considered suitable for placement on a programme which will enable the systems to monitor his behaviour. If change in his
behaviour is a consequence, it is a desirable one and beneficial for her and for society. Many perpetrators, because of the seriousness of the crime, physical or sexual or the threat to the victim or their capacity to engage, (drug abuse etc) will be not
appropriate for such programmes and will need immediate stronger sanctions e.g.: custodial sentences.
25 Ibid UCC, 2001
26 Child Custody and Access in the Context of Domestic Violence. Women’s Experiences and the Response of the Legal System. Women’s Aid. 2003
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The Report of the Task force on violence against women states that:
“Effective intervention with batterers has to insist on making them accountable for their actions - as far as possible through
sanctions and the criminal justice system.”
Whilst recognising that the safety of the victim and accountability of perpetrators may be the stated primary goal and desired
outcome of a variety of different models of intervention with violent men, individual practitioners working in isolation from a framework of monitoring and sanctions, have no power to ensure the achievement of those goals and ensure safe outcomes for
women.
Irish Observatory on Violence against Women: an independent tool for monitoring progress on violence
against women
Ms. Mary Banotti, MEP hosted the launch of the Irish National Observatory 27 on Violence against Women in the
E.U. Commission offices in Dublin on April 15th 2002. Ms. Mary Wallace T.D., Minister of State at the Department
of Justice Equality and Law Reform, publicly welcomed the setting up of an independent mechanism for monitoring Member States progress on the issue of violence against women. She committed the Irish Government
to providing matching funding to the European Women’s Lobby as part of an EU wide Daphne programme, on
a yearly basis. This provides support to the National Women’s Council of Ireland, as the national co-ordination
for the EWL, to host the Irish Observatory on Violence against Women.
The launch was attended by the President of the EWL, Ms.Denise Fuchs, Vice-President of the EWL and
Chairwoman of NWCI Ms.Grainne Healy and the Co-ordinator of the Policy Action Centre on Violence against
Women within the EWL, Ms. Colette De Troy. Members of the Irish Observatory outlined the key issues facing
the NGO sector on VAW in Ireland. The event was highlighted in all the major Irish media.
Membership of Irish Observatory on Violence against Women 28 includes: Monica O’Connor, Irish Expert on EWL
Observatory; Grainne Healy, Chairwoman of EWL Observatory; Mary Kelly, Chairwoman of NWCI &EWL Board
Member; Fiona Neary RCNI, Sharon O’Halloran National Network of Women’s Refuges and Support Services;
Rosaleen McDonagh Pavee Point, Edel O’Kennedy Ruhama, Carmel and Patricia Kelleher of Kelleher
Associates, Rachel Mullen Women’s Aid, Dr Geraldine Moane UCD, Dublin Rape Crises Centre (rep to appointed), Joanna McMinn, Director NWCI, Mary Allen Regional Planning Comm Rep for NWCI, Anne Marlborough
Amnesty International, Ireland.
27 The Irish National Observatory was the first to be launched under the EWL Daphne project. Thus far, three other National Observatories
have been launched in Denmark, Greece and France. Eventually a National Observatory on violence against women will be launched in every
Member State.
28 As of May 2004.
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PROSTITUTION AND TRAFFICKING IN IRELAND
Introduction
The Irish Observatory on Violence Against Women upholds the principles as defined by the European Women’s Lobby that
prostitution is a fundamental violation of women’s human rights and that legalisation and regulation by the State promote the
sex industry and the sexual exploitation of women and children.29
The National Irish Observatory recognises the inadequacy of the response to prostitution and trafficking at both State and nongovernmental level in Ireland. The challenge posed by the growth of the sex industry has major significance for the women’s
movement and the existing NGOs working on violence against women. Since the late 1970’s the women’s movement and
NGOs working to address domestic violence, rape and sexual assault have recognised and responded to all forms of male violence and sexual exploitation experienced by women in the private and public arena.
Pornography and prostitution have been included in campaigns and actions of women activists throughout the past three
decades in Ireland, such as the Campaign against Pornography in the 1980’s and as part of the 16 days of activism against
gender based violence each year since 1991. Ruhama, the only NGO dedicated to working with women in Prostitution, alongside the National Women’s Council of Ireland, has increasingly placed the issue on the political and public agenda over the past
number of years. A new campaign “Irish Women against Pornography” has also recently been established.
However, mobilising a focused and specialised campaign to address the enormous growth of the global sex industry and its
impact on Ireland is at an early stage. It will be a major challenge to demand action on legislative reform, police enforcement
along with resources for service providers and public awareness campaigns.
The Irish Observatory is deeply aware of how pornography, prostitution and trafficking are inextricably linked in the sexual violation of women and children within the sex industry.30 It also recognises the interconnectedness of child and adult sexual
exploitation in prostitution and pornography.31 It is only within the remit of this first report of the Irish Observatory to apply the
EWL monitoring framework to the issues of prostitution and trafficking of women in Ireland. It is hoped that the second report
in 2005 will focus on Pornography.
NWCI successfully tackles Bank of Ireland regarding support for Sex Industry
In March 2004 it emerged into the public sphere that Bank of Ireland was in the process of funding a 5m Euro
loan to a UK based company Remnant Media, who purchased Fantasy Publications, a pornography distribution
company. The matter was raised in the Irish Parliament, by the Labour Party T.D. Joan Burton. The National
Women’s Council of Ireland swiftly followed up with a press release, supported by other NGO’s, calling on the
Bank of Ireland to stop the loan deal on the basis that pornography is harmful to women, men and children and
is extensively used in and forms part of the international sex industry.
The NWCI asked all account holders with that bank to contact their branch and let them know that they would
close their accounts unless the bank acted. The matter was covered extensively on national radio and television
current affairs programmes. Many customers, personal and business, contacted the bank informing it of their disapproval of the involvement with a pornography distribution company.
Within three days Bank of Ireland announced that they were reviewing their ethical investment policy. A week
later they clarified the deal had actually gone through at the time it became public and they were now committed to ‘offloading’ the loan to another investor.
While it is impossible to say how much the public campaign impacted on the decision of Bank of Ireland to
reverse out of the deal, the NWCI received dozens of calls and letters thanking them for taking this stand on
behalf of Irish citizens against the sex industry. 32
Extent of prostitution and trafficking in Ireland
At a global level it has been very difficult to estimate the extent of sexual exploitation of women through prostitution and trafficking. Europol estimates that in 2001, 40 million women were involved in prostitution internationally, 60-90% of the women are
estimated to be migrant women. The United Nations believes that 2 million women and children are trafficked annually and the
International Organisation for Migration report that 500,000 women are trafficked into Europe each year.33 Recent research
and experience consistently demonstrates that the legalisation of prostitution has lead to the proliferation of the sexual exploitation women. 34,35
29 Motion adopted at the 1998 General Assembly of the European Women’s Lobby on Prostitution and Trafficking. 1998.
30 Eriksson, Marianne. Draft Report on the Consequences of the Sex Industry in the European Union. Committee on Women'’ Rights and Equal Opportunities.
January, 2004.
31 Kelly, L., and Regan, L. Rhetorics and Realities: Sexual Exploitation of Children in Europe. CWSAU EU STOP Programme. 2001.
32 Healy, Grainne. Comment on NWCI & Bank of Ireland. 2003.
33 Morrison, J, The Trafficking and Smuggling of Refugees, the End game in European asylum policy? Report published by United Nations High Commissioner for
Refugees (UNHCR), Geneva. 2000.
10
34 10 reasons for not Legalizing Prostitution by Janice G. Raymond, Coalition Against Trafficking in Women International (CATW), March 25, 2003.
35 Donna Hughes: The Corruption of Civil Society. At the Andalusian Womens Institute, Malaga, Spain. September 2002.
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In Ireland it is also difficult to estimate the growth of the sex industry and the numbers of women involved in prostitution or being
trafficked into or through the country for the purposes of sexual exploitation. However, the proliferation of lap dancing clubs in
practically every city and large town in Ireland is visible evidence of the increased tolerance in Ireland of the sexual commodification of women’s bodies and sexuality. In addition, Ruhama, the NGO working with women reports that lap dancing clubs are
an entry route into prostitution and that women are groomed into prostitution through this so called “soft side” of the sex industry. In addition, the organisation has provided services to and had contact with women who have been trafficked and are now
working in lap dancing clubs, which indicates that these clubs are used for the trafficking of women from central Europe and
other countries into the sex industry in Ireland.
Operation Quest in 2003 was an initiative by An Garda Siochana (the Irish police force) set up to investigate lap dancing clubs
and their links with traffickers of women for the purpose of prostitution. Over 100 people were arrested for the employment of
illegal immigrants the majority of whom were women from Central Europe.
During 1999 the outreach project run by Ruhama had over 300 contacts with women working in prostitution in Ireland.36 They
have provided direct support to 25 women and had contact with over 70 women who have been trafficked. This provides evidence that Ireland is both a transit and destination country for women being trafficked for the purposes of sexual exploitation.
Given the dangerous and secretive nature of trafficking, the isolation and entrapment of women who are trafficked and the relatively new phenomenon of migration and trafficking into Ireland, it is alarming that only one NGO in Dublin has contact with
this number of women.
In 1999 the estimated Garda figure for drug-addicted women involved in prostitution on the streets in Dublin was 400. The
Women’s Health Project, a specialist service for drug addicted women in Dublin, had contact with 260 of these women.37 There
is no data however on the number of women working in massage parlours or in any form of off-street prostitution. However, new
web sites about sex in Ireland demonstrate the proliferation of massage parlours and escort agencies offering Irish women and
women of multiple nationalities.
National plan of action
The Report of the Task Force on Violence Against Women in 199638 focused on domestic violence, rape and sexual assault.
It did not include within its remit the issue of pornography, prostitution or trafficking. However, in the section on preventative
strategies it clearly recognised that all forms of violence against women must be eradicated if gender equality is to be achieved.
A recent welcome development has been the inclusion of Ruhama, the NGO working with women in prostitution, on the
National Steering Committee on Violence Against Women.
Legislation
Prostitution
The law on prostitution was updated relatively recently in the Criminal Law (Sexual Offences) Act, 1993. (10) The primary purpose of the Act was the decriminalisation of homosexuality, following the European Court ruling on this matter, so the laws in
relation to prostitution were in fact a secondary part of the Act. Because of this, the major part of the public debate at that time
was focussed on the issue of homosexuality.
The 1993 Act made effective the laws on public soliciting that had become inoperative due to the Supreme Court decision in
the case of King v. Attorney General [1981] IR 233. Until then a Garda was only required to testify in court that a woman was
a ‘common prostitute’ i.e. was known to him. He was not required to testify that the person was loitering for the purposes of
prostitution. In 1983, the term ‘common prostitute’ was ruled unconstitutional in that it prejudiced the individual concerned,
before their case had even been heard. Following the ruling, prostitution convictions fell rapidly over the following years. Gardai
had to rely on such unsuitable provisions as breach of the peace to deal with the public manifestations of soliciting for the purpose of prostitution. For example in 1981 there were 621 convictions and in 1984 there were none recorded. This trend continued until the 1993 Act.
The rationale given for the need to change the law seemed to be that it gave the Gardai adequate powers to deal with public
soliciting, it extended the law to customers and third parties and it was framed to “protect the public against the unacceptable
nuisance caused by soliciting”.39
Under the 1993 Act, prostitution itself is not an offence. What the law seeks to do is to protect society from the more intrusive
aspects of prostitution, such as soliciting in the streets and to protect prostitutes from exploitation by persons such as pimps
living on the earnings of prostitutes. The laws governing prostitution are, therefore, primarily public order offences and are not
designed to prevent sexual contact. A wide range of offences are involved of which the following are the more important:
- Under section 7 of the Criminal Law (Sexual Offences) Act, 1993, it is an offence to solicit or importune another person in a
street or public place for the purposes of prostitution. That offence applies to everyone, whether male or female, prostitute or
client, or a third party, such as a pimp.
37 Drug Using Women Working in Prostitution. The Women's Health Project, Eastern Health Board, Dublin Ireland and European Intervention Project,
Aids Prevention for Prostitutes, Supported by the EU DGV under its programme 'Europe against Aids'. 1999.
38 Report on the Task Force on Violence against Women, Oifig an Tanaiste. April 1997.
39 The Law on Sexual Offences: A Discussion Paper. Department of Justice, Equality and Law Reform, May 1998.
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Under section 8 of the 1993 Act, a member of the Garda Siochana may direct a person in a street or public place to leave the
vicinity if he or she has reasonable cause to suspect that the person is loitering, in order to solicit or importune another person
for the purposes of prostitution. It is an offence for a person without reasonable cause to fail to comply with such a direction.
- Any person involved in the organisation of prostitution is liable to be penalised under a number of offence headings: for example, organising prostitution (section 9), coercing or compelling a person to be a prostitute (section 10), or keeping or managing a brothel (section 11).
- In addition, section 23 of the Criminal Justice (Public Order) Act, 1994 makes it an offence to publish or distribute an advertisement, which advertises a brothel or the services of a prostitute.
Trafficking legislation
The Illegal Immigrants Trafficking Act 2000 was enacted primarily to criminalise and control illegal immigration into Ireland.
Section 2 of the Act states a person who organises or knowingly facilitates the entry into the state of a person whom he or she
knows or has reasonable cause to believe is an illegal immigrant or a person who intends to seek asylum shall be guilty of an
offence.
The Child Trafficking and Pornography Act 1998 made it an offence to organise or knowingly facilitate the entry into, transit
through, accommodate in or exit from the state of a child for the purpose of sexual exploitation.
The issue of trafficking in persons for the purpose of sexual exploitation is recognised under the EU Joint Action on Trafficking
in Human Beings and the Sexual Exploitation of Children, to which Ireland is a signatory. It calls on EU Member States to review
their laws on trafficking. ‘Trafficking’ is defined in the Joint Action as any behaviour that facilitates the entry into, transit through,
residence in or exit from the territories of a Member State.
Ireland is also a signatory to the UN Convention on Transnational Organised Crime and the accompanying Protocol to Prevent,
Suppress and Punish Trafficking in Persons, Especially Women and Children. The legislative changes necessary before it can
be ratified are currently being prepared.
As a signatory to CEDAW, Ireland also has an obligation under article 6 which states that “ States Parties shall take all appropriate measures to suppress all forms of traffic in women and the exploitation of women through prostitution” In the 2003 report
on CEDAW 40 the Irish government declared that an end to trafficking in persons is a priority.
Enforcement
The government discussion paper (1997) dismisses claims that the 1993 legislation had negative impacts on women working
in prostitution. In responding to the suggestion that the criminalising of women left them open to a greater likelihood of assault
and further manipulation by pimps because reporting could now result in a charge of soliciting, the government paper says that
“there is no evidence to support their fear of prosecution when reporting assaults” and that “prostitutes are treated by the
Gardai in the same way as any other person reporting an assault”.
There is no national research on women in Ireland involved in prostitution. However, in reports and research commissioned by
the Women’s Health Project since the introduction of the legislation, there was evidence of the negative consequences for
women and acknowledgement by some Gardai themselves of the difficulties arising for them in enforcement.
In 199541 research interviews with 18 women and the Gardai, all of the members of the Garda Siochana who were interviewed
accepted that the new law had already created difficulties for women in prostitution, particularly those on the street.
While the law clearly allows for the arrest of customers as well as prostitutes, the majority of Gardai interviewed did not see the
problem as lying with the customers and showed more sympathy for the customers’ point of view. Thus, although the law is
gender neutral in concept, for the most part ‘men seeking the services of women are not charged’, as one Garda put it.
Furthermore, the often negative experiences women had with Gardai had, not surprisingly, influenced their willingness to go to
the Gardai if attacked by a client or pimp. Only 3 (17%) women said they definitely would. The change in the legislation was
another factor given as contributing to women’s reluctance to report attacks. Two (11%) of those who would not go to the
Gardai said that they would have done so previously, but since the change in the law they were afraid that they might be
charged.
In 1996 42 in a survey of 84 women, some of those interviewed had not noticed any increase in the level of violence recently,
but almost 60% (48) of the women felt that this was the case. A number of women (14) related this to increasing number of
young drug addicts working on the streets.
40 Ireland’s Combined Fourth and Fifth Reports under the UN Convention on the Elimination of all forms of Discrimination against Women. Dublin. May 2003.
41 O’Connor, A.M. Health Needs of Women Working in Prostitution in the Republic of Ireland. A Report prepared for EUROPAP and the Eastern Health Board
Women's Health Project. WERRC, University College Dublin, 1995
42 O'Connor,A.M., O'Neill,M., Foran,D. Women Working in Prostitution: Towards a Healthier Future. Report prepared for EUROPAP and the Eastern Health
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Board Women's Health Project. 1996.
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IRELAND
Another aspect of the increase in violence, pointed out by some women, was the perception that it was no longer easy to report
attacks to the police because now ‘you could be charged’. One woman commented, ‘it has always been dangerous, but it has
increased. Customers are aware the law has changed and are aware that the women don’t want to go to the police’. Negative
abusive experiences with individual Gardai, coupled with the change in legislation had a major impact on women’s willingness
to report violence. 69% of women said they would not report an attack.
Other impacts of the change in the law documented in the study were given as:
having to work more nights and longer hours to make the same amount of money because of being moved on.
getting into cars more quickly without time to assess risk or danger.
taking more risks in relation to HIV/AIDS as less time to determine customers.
pushing women into more covert forms of prostitution i.e. parlours.
forcing women to using their own home.
women in parlours being raided.
The increased vigilance of the Gardai in implementing the existing legislation, particularly with regard to women in prostitution
on the streets, is highlighted in the responses of the women. 52% of all the women in this study had been charged with soliciting. This had resulted in 20% of those women being imprisoned, 12% fined and 18% being held in custody. The added trauma of prison on women and on women’s capacity to parent is also highlighted in the report.
The authors state that the new legislation has had an impact on the lives of most of the women interviewed. Its implementation
has resulted in many women ‘going underground’ i.e. working indoors which has implications for public health policy. Over half
of the women had been charged and 20% of those had been imprisoned.
However, in the 1999 research which found an increased level of violence against the women an interesting finding was that
65% of the women who had been attacked had reported the attacks to the Gardai. This may be as a result of the work done
by the WHP project to develop close liaison with the Gardai, the service providers and women involved in prostitution. It has
also been the experience of Ruhama that many individual Gardai are aware of the risks to women in prostitution and have
focussed their attention on the protection and safety of women involved in prostitution on the streets.
Garda statistics continue to illustrate that a greater number of women involved in prostitution are charged than men. In 2002
of 250 reported offences to the Gardai, 57 resulted in conviction, 21 male and 32 female. There is no breakdown of whether
any of those men charged were buyers. 43
In 1999 the Garda Commissioner announced that there would be an investigation into magazines and newspapers which carry
advertisements for brothels and prostitutes. This was as a result of the banning of a magazine by the Censorship of Publications
Board for advertising ‘health studios’ and the public debate which ensued. In a statement to the Irish Times the Garda Inspector
in charge made it clear that the focus of the investigation would be on those operating and profiteering from prostitution and
would not be targeting prostitutes themselves. 44
Service provision and the experience of women in prostitution in Ireland.
International research consistently demonstrates that poverty, abusive backgrounds, drug abuse and homelessness continue
to be the primary reasons that women enter into prostitution. 45 Although there is no comprehensive study in Ireland, a number of small scale studies and the experience of NGO’s working with women indicate the same reasons and demonstrate
that women experience multiple forms of violence and abuse in addition to the violating nature of prostitution in itself.
In the 1999 survey of 77 women almost half (48%-37) of the women interviewed stated that they had been physically assaulted by customers and 24% (19 women) reported having been forced to have sex with customers against their will. This is over
double the proportion of women who stated that they had been assaulted in the 1996 research. This was perhaps due both to
the generally increasing levels of violence seen on Dublin’s streets, as reported by women themselves and by the Outreach
staff, and the fact that most of the women in the research this year worked on the streets where they are more vulnerable.46
In a recent small scale study of women accessing drug addicted services in the North West Inner City in Dublin 47, key issues
emerging included:
The systematic nature of physical and sexual violence, rape, abuse and coercion experienced by women.
The vulnerability of drug addicted women to being targetted by violent and abusive men who know they have no
power to negotiate safety.
Men targeting vulnerable drug addicted women knowing that the women’s need for drugs can result in them having to
participate in unsafe and violating practices.
Women’s perception and experience that the legal system and the Gardai respond punitively to the woman regardless
of the level and forms of violence to which they have been subjected.
43 Report of An Garda Siochana. 2002.
44 Eamon Timmins. Article in The Irish Times, August 18th.1999.
45 A Comparative Study of Women Trafficked in the Migration Process, Patterns, Profiles and Health Consequences of Sexual Exploitation in five Countries,
Coalition Against Trafficking in Women (CATW) 2002
46 Kelleher & Associates. A Framework for Developing an Effective Response to Women and Children who Experience Male Violence in the Eastern Region.
Eastern Regional Planning Cttee. 2001
47 O’Connor, M., Wilson, N. Women’s Experience of Violence in the North West Inner City. Dublin. Forthcoming, 2004.
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Ruhama
Ruhama was set up in the late 1980’s. It is a non-governmental organisation, which provides a range of services to women in
prostitution including outreach on the streets at night, advocacy and education. In addition, it engages in awareness raising
about the issue of prostitution with other NGOs, statutory agencies and the general public. It receives funding from the
Department of Justice Equality and Law Reform, Probation and Welfare section, the Department of Health & Children and other
voluntary donations.
Ruhama works from an understanding that prostitution is a form of violence against women and subscribes to the definition of
the Coalition Against Trafficking in Women which defines sexual exploitation as:
“A practice by which a person(s) achieves sexual gratification or financial gain or advancement through the abuse of a person’s
sexuality by abrogating that person’s right to dignity, equality, autonomy and physical and mental well being.”
Ruhama has worked with women who have been trafficked into Ireland since Spring 2000. The majority of women are from
Eastern Europe and a number of common factors emerged: the presence and extent of violence, the trauma, psychological terror and the high level of anxiety raised by the threat of violence by their traffickers and the fear of being deported by the immigration authorities. The needs identified by women were safe accommodation, medical care, legal advocacy including advocacy with the Gardai and trained interpreters to help women and workers overcome language barriers. Ruhama receives no funding from the State to respond to these needs and relies entirely on voluntary donations to do this work.
Ruhama are contributing to public debate through the media on the issue of prostitution and trafficking. They have been instrumental in initiating Ireland en Route, an information sharing forum of NGOs, academics and statutory agencies concerned with
trafficking in Ireland and globally.
Women’s Health Project
The Women’s Health Project is a health service under the Eastern Regional Health Authority. They provide a range of health
services to women involved in prostitution. They work from a harm reduction model that minimises the negative impacts of drug
addiction and prostitution on women. They have researched and documented the negative health impacts on women and the
consequences for women’s mental, physical, sexual and reproductive health and the decreasing age of entry into prostitution
among drug addicted women on the streets.
In research in 2002 48 it was recognised that very few women working in prostitution were accessing other services such as
refuges and rape crisis centres despite the levels of violence they experienced. Recommendations included an urgent need
for more funding to NGOs to provide for the needs of women in prostitution.
Trafficking Composite Case Study from Ruhama
Mara was an attractive young woman of 19 years of age when she was trafficked from Moldova. Because of the
lack of job opportunities in her home country, she decided to travel abroad in search of work. She had been told
of great opportunities in Western Europe and when she was offered a job in a bar she jumped at the chance.
However, Mara had been deceived. She was bought and sold by traffickers at least three times. She travelled by
bus, boat, car, truck and plane, passing through Albania, Italy, France, England and eventually arriving in Ireland.
Switching cars and modes of transport so often, being locked in houses and constantly guarded by the traffickers, she was completely disoriented and unable to even try to escape. She was imprisoned, subjected to beatings, starvation and rape. If she was uncooperative, her family at home was threatened and she was told she
would be passed on to more dangerous owners.
Eventually, after her arriving in Ireland, her passport and papers were taken from her and
destroyed. She was passed over to a Russian man who put her into a brothel. She was told she
would now be a prostitute. She would do exactly as she was told or her family in Moldova would
be killed. She got food and shelter, and had to work all day and sometimes late into the night.
She could not refuse to do anything she was asked to do by the men who frequented the brothel.
She was constantly monitored.
Three months later she found she was pregnant. She was told she was of no use now and was free to go.
She was left with nothing, no money, no place to stay, no contacts and hardly any English. Mara was warned
she could trust no one and if she told her story, her family would be in danger and would be told she was now
working in prostitution.
48 Ibid O’Connor and Wilson, 2004.
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CONCLUSIONS
IRELAND
Inadequate research and data make it impossible to accurately assess the growth of the sex
industry in Ireland and the numbers of women in prostitution and being trafficked. However the
evidence from NGOs and the Gardai indicates that Ireland is no different from other western
economies. The demand for Irish and immigrant women to be available for the purpose of sexual exploitation is a growth sector. Immigration Law is not sufficient to combat trafficking, the Irish
State has to fulfil its obligations under the various human rights instruments. There is an urgent
need for action at Governmental level which will ensure cohesive, effective measures to combat
this violation of women’s human rights.
RECOMMENDATIONS OF THE IRISH OBSERVATORY OF VIOLENCE AGAINST WOMEN ON PROSTITUTION AND TRAFFICKING
1
Research into the extent of Prostitution and Trafficking for the purpose of sexual exploitation in Ireland
should be conducted. A consultation process should be carried out before this research to ensure
ethical and safe conditions for women participating in the research, in consultation with the Gardai
and NGOs.
2
A high level ministerial working party should be set up to examine the role of the State in responding
to the growth of the sex industry in Ireland. The group should comprise senior civil servants in the
Department of Justice Equality and Law Reform, the Department of Health and Children, the Garda
Immigration Bureau, NGOs and experts with specialist knowledge in the area of violence against
women, prostitution and trafficking, nationally and internationally.
3
Legislative changes need to be urgently introduced to enable the ratification of the UN protocol to
Prevent and Suppress Trafficking for Sexual Exploitation. The requirements outlined in the Protocol
regarding the provision of protection and safety, psychological and economic support for the victims
of trafficking need to be immediately resourced.
4
Leave to remain in Ireland should be granted to trafficked women or resources provided for return to
the country of origin where this is safe for the woman to do so. Leave to remain should not be
dependent on testifying as a witness against traffickers.
5
The Swedish model of legislation which has made the buying of sexual services illegal should be
examined as a potential way forward for legislation in Ireland. Prior to the introduction of any new legislation the resources needed to minimize any negative impacts of women in prostitution must be
identified and allocated. Resources must also be made available to ensure that legislation will be
accompanied by adequate public awareness, training and monitoring mechanisms which are essential measures in ensuring that the enforcement of legislation will be consistent and effective.
6
Research into the enforcement of the law in relation to all offences pertaining to the sex industry
should be carried out. This should include a detailed analysis, including gender, of arrests, charges,
convictions and sentences.
7
The work of Ruhama and other NGOs working with women in Prostitution and trafficked women
should be recognised under the budget on violence against women.
8
A dedicated specialist NGO should be set up to respond to/support trafficked women.
15
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Report written by Monica O’Connor on behalf of the Irish Observatory on
Violence Against Women, 2004.
The author would like to thanks Niamh Wilson and Edel O'Kennedy for their
invaluable help in compiling this document. Thanks to all members of the Irish
Observatory for getting involved in this initiative. Finally, thanks to Grainne Healy for
her work in editing this report.
This initiative is part of the European Women’s Lobby Daphne project.
For information on the Irish Observatory on Violence Against Women:
National Women’s Council of Ireland - NWCI
Irish Observatory on Violence Against Women
9, Marlborough Court
Marlborough St.
Dublin, 1
Tel: 01-8787248
Fax: 01-8787301
E-mail: [email protected]
Web site: www.nwci.ie
IRELAND
Report by the Irish National
Observatory on Violence
against Women
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Finito di stampare nel mese di giugno 2007
presso la Tipolitografia Quatrini Archimede e figli snc - Viterbo
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