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[email protected] 1 scheda tecnica durata: 96 minuti nazionalità: usa anno: 1986 regia: JIM JARMUSCH soggetto e sceneggiatura: JIM JARMUSCH produzione: BIM, SMOKE SCREEN distribuzione: BIM DISTRIBUZIONE fotografia: TOM DICILLO, FREDERICK ELMES, ELLEN KURAS, ROBBY MÜLLER montaggio: JIM JARMUSCH, TERRY KATZ, MELODY LONDON, JAY RABINOWITZ scenografia: RENA DE ANGELO musiche: GIANNI COSCIA, GIANLUIGI TROVESI interpreti: ROBERTO BENIGNI (ROBERTO), STEVEN WRIGHT (STEVEN), JOIE LEE (GOOD TWIN ), CINQUÉ LEE (EVIL TWIN/KITCHEN GUY), STEVE BUSCEMI (WAITER), IGGY POP (IGGY), TOM WAITS (TOM), JOSEPH RIGANO (JOE AS JOE RIGANO), VINNY VELLA (VINNY), VINNY VELLA JR. (VINNY JR), RENEE FRENCH (RENÉE AS RENÉE FRENCH), E.J. RODRIGUEZ (WAITER), ALEX DESCAS (ALEX), ISAACH DE BANKOLÉ (ISAACH ), CATE BLANCHETT (CATE/SHELLY), MIKE HOGAN (WAITER), JACK WHITE (JACK), MEG WHITE (MEG), ALFRED MOLINA (ALFRED), STEVE COOGAN (STEVE), KATY HANSZ (KATY), GENIUS/GZA (GZA), BILL MURRAY (BILL MURRAY), WILLIAM RICE (AS BILL RICE). JIM JARMUSCH Biografia Ji m Jar musch,nat oadAk r on,nel l ’ Ohi o,nel 1953, laureato in letteratura inglese, ha studiato cinema a New York e a Parigi. Le sue prime esperienze sono delle collaborazioni con Wim Wenders e Nicholas Ray, finché nel 1982 esce il suo primo film, Permanent Vacation. Qualche anno dopo con i lsuosecondof i l m“ St r angert hanPar adi se” ( 1984) r i cev e i l pr emi o Camer a d’ Or a Cannes e ottime recensioni dalla critica. Le sueoper es eguent i“ Downbyl ow” ( 1986) ,con Rober t o Beni gni ,“ My st er y Tr ai n” ( 1989) ambientato a Memphis, la città di Elvis, e “ Tax i st i di not t e” ( 1991) f i l m a epi sodi , ambientato in diverse città del mondo, sono film intermedi che portano al suo lavoro più riuscito: Dead Man(1995), un western atipico e decadente, girato come molti dei suoi film in bianco e nero e sottolineato dai bellissimi riff di chitarra di Neil Young. Nel 2000 è la volta di Ghost Dog, la storia del killer dal volto buono di Forest Whitaker, amante dei piccioni viaggiatori, dei libri e del codi ced’ onor edeisamur ai .Nelf r at t empoha anchev i nt ol aPal mad’ or operi lmi gl i orcor t o a Cannes nel 1993, per Coffee and Cigarettes, con Iggy Pop e Tom Waits e lo abbiamo visto in "Blue in the face" di Wayne Wang, in una piccola parte, dove tanto per cambi ar ef acev al ’ el ogi odel l asi gar et t a.Negl i ultimi anni ha raccolto diversi episodi tutti ambientati attorno ad una tavolino da bar, girati con attori suoi amici, tra una sigaretta e un caffè. Il film è uscito nel 2004, vietato ai minori in USA, visto che la sigaretta oggi a Hollywood è peggio della pornografia . [email protected] 2 Filmografia PERMANENT VACATION (1988) STRANGER THAN PARADISE (1984) MYSTERY TRAIN - MARTEDÌ NOTTE A MEMPHIS (1989) TAXISTI DI NOTTE (1991) DEAD MAN (1995) GHOST DOG - IL CODICE DEI SAMURAI (2000) COFFEE AND CIGARETTES (2004) INTERVISTA A JIM JARMUSCH da www.filmup.com Come è stata concepita la struttura di questo film che unisce materiali girati qualche anno fa con materiali nuovi? Ho dato il via a questo progetto nel 1986, con il corto in cui recita Benigni, poi ne ho girati altri fino ad arrivare ai più recenti, quelli con Cate Blanchett e Alfred Molina. Tutto il materiale aveva un filo conduttore, quello del caffè e delle sigarette, così ho deciso metterlo insieme. Il risultato è stata un'opera composta da tante piccole novelle, un lungometraggio camuffato da corto, o viceversa. In ogni episodio torna la metafora degli scacchi, c'è un significato particolare? Nessun mistero recondito, volevamo un design minimalista e un tema visivo da poter ripetere. Gli scacchi erano visivamente molto semplici e facilmente riproducibili. Da cosa le deriva il fascino per lo scienziato NicolasTesla, più volte citato nel film? Tesla mi affascina da tanto tempo. Ho sempre creduto che le sue invenzioni fossero davvero utili e innovative. Se avessimo usato di più le sue scoperte piuttosto che quelle di Heinstein, avremmo avuto un mondo più interessante e sicuramente diverso, con energia pulita e gratis per tutti. Ha intenzione di fare altri corti sul tema di Coffee and Cigarettes? Si, ho già in mente altre storie e altri personaggi, ma credo che dovrò aspettare almeno 12 anni avere il materiale che mi serve per un altro lungometraggio! Come sceglie gli attori? Spesso scrivo pensando già a chi interpreterà la parte, l'attore e il personaggio sono quasi un tutt'uno nella mia immaginazione Perchè non dirige un lungometraggio da tanto tempo? Scrivo sempre, evidentemente le mie storie si adattano poco ad un lungometraggio. Comunque a breve ne dovrei girare uno. Non ho grandi ambizioni, per me è importante il tempo che passa fra un film e un altro, perchè è in quel periodo che trovo l'ispirazione. Io credo fermamente in questa legge: "Non c'è input senza output" nel senso che c'è bisogno di un periodo di pausa per produrre. [email protected] 3 Perchè sceglie di usare spesso il bianco e nero? Ho usato il biano e nero per il primo espisodio di questo film, poi ho deciso di continuare per dare a tutti i corti lo stesso stile e lo stesso impatto visivo. Ho usato la stessa posizione della cinepresa, ho cercato di dare coerenza e consistenza a tutto il lavoro. Poi adoro il bianco e nero, trovo che sia un modo per dare allo spettatore meno infomazioni inutili: il mio fine è quello di dare un'informazione essenziale. Come mai Cate Blanchett recita due ruoli totalmente diversi nello stesso episodio? Ho sempre ammirato le capacità camaleontiche di Cate Blanchett. Più volte mi è capitato di andare a vedere un film solo perchè c'era lei. Mi piace questo doppio ruolo che recita, e anche se non abbiamo potuto improvvisare a causa del particolare tipo di fotografia che utilizzavamo, lei è riuscita a mimetizzarsi talmente tanto nei due personaggi da risultare irriconoscibile. Ogni episodio del film è caratterizzato da una musica particolare. La sceglie in fase di montaggio o ce l'ha già in mente mentre gira? Di solito l'aggiungo dopo. Cerco però di tener conto delle atmosfere delle varie situazioni. Ho usato musiche di diverso genere e stile a seconda degli episodi, passando da musiche totalmente strumentali, al jazz, alla musica degli anni '60. Ho scelto ciò che mi permetteva di ampliare le atmosfere e i personaggi, a volte eclettici, che raccontavo. Lavorerà ancora con Iggy Pop e Cate Blanchett? Non ho ancora piani specifici, e siccome sono scaramantico non parlo mai dei miei progetti futuri, ma mi piacerebbe lavorare ancora con loro.. Crede che sia difficile distribuire un film in bianco e nero? I meri discorsi commerciali non mi hanno mai interessato, io mi interesso delle varie forme d'arte cinematografica. In Italia il film sarà distribuito dalla BIM, e non credo ci saranno problemi, anche se quella di ieri sera era una prima mondiale e quindi non possiamo sapere come verrà accolto in altri paesi. Da dove viene la sua ispirazione? Non credo di poter rispondere a questa domanda. E' come chiedere da dove viene la musica. Credo che l'ispirazione venga dalle situazioni capaci di commuovere, di far ridere, dalla vita stessa. Credo che venga dal mio interesse nel sentire le conversazioni in un ristorante, nell'origliare i dialoghi fra le persone. Mi piace osservare i dettagli della natura umana, le quisquiglie della vita. La pausa caffè è una delle parti meno drammatiche della giornata di ognuno, un momento che mi consente di esplorare ciò che succede fra le persone, i malintesi, la cattiva comunicazione, le preoccupazioni e le piccole gioie di ogni giorno. Il film vuole essere un atto di difesa nei confronti dei fumatori tanto bistrattati in America? Io credo che alla gente piaccia stare insieme, parlare e spesso usa droghe per rilassarsi. La nicotina e la caffeina sono droghe potenti forse più di altre che vengono normalmente considerate illegali. La gente usa queste sostanze per i motivi più disparati, per rilassarsi, per nascondersi, per dimenticare. In alcune culture, come quella degli indiani d'America, la nicotina è sacra. Io però non giudico nè chi ne fa uso, nè i personaggi del film. Non prendo posizione. [email protected] 4 Crede che il risultato finale del film sia una carrellata su come sia cambiato il modo di interagire degli uomini? Penso l'opposto. Le cose non cambiano, non ho intenzione di fare una cronaca del cambiamento. Da sempre l'uomo si siede intorno ad un tavolo per parlare con i suoi simili. Questo film parla piuttosto della consistenza e della sostanza della natura umana. Molti dei personaggi interpretano sè stessi, è stato difficile far conciliare la vera natura di un attore con quella del personaggio? Ho costruito la sceneggiatura prendendo in considerazione i singoli attori. Ognuno di loro interpreta sè stesso e l'astrazione di sè stesso. Sullo schermo portano le loro qualità, anche se esagerate. In questo però si sono divertiti, in fondo sono tutte persone dotate di un notevole senso dell'umorismo DICIOTTO ANNI PER UN SOGNO IN BIANCO E NERO... INTERVISTA A JIM JARMUSCH da La Repubblica Jim Jarmusch ha appena terminato una sceneggiatura di cui non vuole rivelare il contenuto ma segue con passione la promozione internazionale di Coffe and Cigarettes, il film ad episodi presentato all'ultimo Festival di Venezia e uscito oggi in Italia. "Non se la prenda se non le dico altro: sono supersitizioso", racconta nel suo ufficio ricavato in un interrato del Lower East Side a cui ha dato il nome di Esoskeleton. "Posso dirle solo che non si tratterà di un film ad episodi, e che ho in mente un attore che amo molto". Ammetterà che come descrizione è molto vaga. Preferisco che sia così. Non amo i film descritti prima che siano realizzati: si tratta di qualcosa di innaturale che causa sempre delusione. Parliamo di Coffe and Cigarettes: come nasce l'idea di un film ad episodi? Per puro caso. Nel 1986 ho ricevuto una telefonata da parte di John Head, uno dei produttori del Saturday Night Life, il quale mi chiese di dirigere un corto di cinque minuti da inserire nel programma. Le uniche condizioni erano che doveva durare cinque minuti e doveva essere divertente. L'accordo prevedeva il loro finanziamento in cambio del diritto di messa in onda. Sembrano condizioni molto allettanti, per di più da parte di una trasmissione di culto. Sì, ma non le ho ancora detto che mi diedero due settimane di tempo dal momento della telefonata. E lei cosa ha fatto? Ho approfittato del fatto che Roberto Benigni stava arrivando in città ed ho organizzato insieme a lui e a Steven Wright quello che è diventato il primo episodio del film. Siamo arrivati sul set con una sceneggiatura che è stata ampiamente reinventata. Dopo che l'episodio fu trasmesso ebbi l'idea di girare altri brevi film con un'ambientazione simile. Da allora il progetto si è sviluppato per quasi diciotto anni: alcuni film risalgono a quel periodo iniziale, ma la maggioranza li ho girati pochi mesi fa. [email protected] 5 Il cast farebbe invidia a grandi film: oltre a Benigni c'è Bill Murray, Alfred Molina, Cate Blanchett nel ruolo di due cugine estremamente diverse, per non parlare di Tom Waits ed Iggy Pop. Ho voluto mettere insieme artisti con cui avevo piacere di lavorare e con cui potevo realizzare qualcosa di personale e creativo. Che spazio ha lasciato all'improvvisazione? Dipende dagli episodi. Ce ne sono alcuni che sono rimasti quasi identici alla sceneggiatura, ed altri, come quello di Tom Waits, dove molte battute sono state inventate sul set. Anche Cate Blanchett ha dato un forte contributo creativo, ma il fatto di dover recitare nella stessa scena due personaggi che non potevano sovrapporre la propria voce ha limitato in parte la possibilità di improvvisazione. La macchina da presa è quasi sempre immobile. Molte inquadrature sono identiche, come ad esempio l'inquadratura dall'alto sul caffè. Ed è identico lo schema registico dei diversi episodi. All'inizio la semplicità era dettata anche dal poco tempo a disposizione, ma già dal secondo episodio è diventato una caratteristica espressiva. Forse anche uno stile. Perché anche questo film è girato in bianco e nero? C'è una qualità luminosa del bianco e nero che mi ha sempre affascinato ed è per questo che lo ho scelto per molti dei miei film. E mi affascina l'idea di comunicare una misura più limitata di informazioni ed una percezione differente della realtà. Nel suo film compaiono degli afro-americani, degli italo-americani e dei bianchi non caratterizzati riguardo alla loro etnia. Come mai in un film così newyorkese mancano i latini o gli orientali? È solo un caso, del quale mi sono accorto alla fine delle riprese. Ora vorrei girare degli episodi con degli indiani, e, perché no, anche con dei pellerossa. Io penso che il carattere newyorkese di Coffee and cigarettes accentui l'universalità del progetto. In realtà potrebbe essere ambientato dovunque: a Roma come a Pechino, o anche a Kabul. Emerge anche molta solitudine... Non lo nego, ma non è voluta. Almeno non coscientemente. Posso dirle che la solitudine è un elemento costante della vita. L'episodio ambientato a Los Angeles, che vede protagonisti due attori, comunica un senso di vuoto e cinismo che manca nelle altre storie. Mi interessava dare un senso di distacco e incomunicabilità, tipico di certi ambienti hollywoodiani. Ma devo rivelarle che l'episodio è stato girato nell'area di Williamsburg a Brooklyn. In questi ultimi anni è venuta alla ribalta una generazione di nuovi registi che stanno cambiando il cinema americano. Li seguo con grande interesse e passione: penso ai Spike Jonze, ai due Anderson, a Sofia Coppola, e anche a registi più estremi come Harmony Korine e Vincent Gallo. Io sono stato tra i pochi a cui è piaciuto per esempio Brown Bunny, il film di Gallo massacrato a Cannes: apprezzo sempre quando un regista tenta qualcosa di diverso e arrischiato. Molti tra i registi più interessanti sono anche avventurosi. [email protected] 6 Ci sono dei registi non americani a cui riconosce queste caratteristiche? Le rispondo dicendo che mi sento vicino a Emir Kusturica, Aki Kaurismaki, Claire Denis e Wong Kar-Wai. Al di là della differenza di stile e di temi sento nei loro film un grande amore per le potenzialità espressive del cinema. Oggi è in corso un grande ripensamento sul cosiddetto fenomeno degli indipendenti. Si tratta di un ripensamento legittimo: l'aggettivo indipendente sta diventando un marchio come tanti, svuotato spesso di contenuti e di idee. Come sta cambiando il cinema americano? È sempre più difficile imporre un cinema personale. Ci sono ovviamente le eccezioni, ma il regista e lo scrittore devono confrontarsi con "gruppi creativi", se non addirittura consigli di amministrazione, che controllano la strada presa dal progetto alla luce delle ricerche di mercato. Inoltre gli studios oggi controllano anche le sale cinematografiche, cosa che fino al tempo di Reagan era fuorilegge. È possibile essere un autore nell'America di oggi? Contesto la concezione "autoriale" del cinema: vede, un film è sempre una esperienza collettiva, che spesso produce il meglio proprio grazie alla collaborazione di diversi talenti. Personalmente ritengo che siamo tutti degli artigiani, che a volte riusciamo a raggiungere l'arte. INTERVISTA –JIM JARMUSCH“COFFEEANDCI GARETTES” BIANCO COME IL FUMO, NERO COMEI LCAFFE’ di Marcella Perugini –da www.fice.it Un film a episodi girato in quindici anni, con molti attori underground famosi tra cui il nostro Benigni e Tom Waits. Coffee & cigarettes è un film costituito da dodici cortometraggi, gi r at odal l ’ i ndi pendent ear t i st aamer i canoJi m Jar muschepr es ent at of uor iconcor soal l a 60^ Mostra del Cinema di Venezia. Una serie di episodi girati in momenti diversi a partire dal 1986, che hanno come protagonisti attori di fama ritratti in conversazioni poco impegnative, mentre sorseggiano caffè e fumano sigarette. Molti volti noti del cinema underground e cantanti di culto prestati al cinema: Roberto Benigni, Tom Waits, Steven Wright, Iggy Pop, Cate Blanchet t ,Bi l lMur r ayeSt ev eBuscemi .( …)Abbi amoi nc ont r at o l ’ aut or e,ogget t odic ul t operoper ecomeStranger than paradise, Daunbailò, Dead man e Ghost Dog, durante la sua permanenza veneziana. Coffee & cigarettes è un film molto particolare. Costituito da episodi si presenta come un prodotto minimalista, nei contenuti come nella forma. Questo film dal punto di vista delle immagini è sicuramente molto minimale, perché privilegia le conversazioni o meglio le chiacchiere dei personaggi. Amo mettere in scena nei miei film la quotidianità e cogliere i personaggi nei momenti di relax. I discorsi che fanno gli attori in Coffee & cigarettes mentre sorseggiano caffè e fumano non sono seri, non parlano cioè di esperienze drammatiche. Nel film, dunque, l'elemento drammatico è al minimo, mentre massima è la concentrazione sulla conversazione. [email protected] 7 Anchedalpunt odiv i st af or mal eèunoper ami ni mal e… Sì ,l apel l i col aèi nbi ancoener o.A f r ont ediunaquasii nes i st enz adicol or i ,c’ è mol t aat t enz i oneal l ’ usodeidet tagli. Mi interessava per esempio su un piano visivo la tovaglia a quadri, dove il bianco e nero risultavano costituire un motivo di rimando al nero del caffè e al bianco della sigaretta. La scelta del dettaglio è stata, dunque, funzionale alla rilevanza nella pellicola del piano visivo. Come e quando nasce il progetto del film? L’ i deamièvenut aconi lpr i mocor t omet r aggi o,c hehogi r at onel1986.Beni gnie Steven Wright si incontrarono casualmente a New York. Mi piaceva rappresentarli in un contesto informale come se si relazionassero per la prima volta. Quando ho f at t oi lsecondoepi sodi onel l ’ 88avevogi ài nment edif ar eunaser i echet ut t ’ or ami piacerebbe portare avanti. Nel film dirigo tutti attori che conosco e mi piace giocare con la varietà di personaggi che sono in grado di offrire. Come ha lavorato alla sceneggiatura? Generalmente, visualizzo le immagini che ho in testa e solo dopo scrivo una piccola sceneggiatura. Molte delle idee che ho realizzato si basano su cose reali che accadono a persone che conosco. Crede che il doppiaggio potrà influire negativamente sulla fruizione della pellicola? Il doppiaggio impedisce che della pellicola vengano apprezzate anche la voce e il suono,cosìcomesonost at ipensat iperi lf i l m.Qui ndil ’ us odeldoppiaggio mi vede cont r ar i o.E’ ov vi oche al cunecopi e usc i r anno doppi at e,s opr at t ut t o quel l e perl a televisione. Ma avendo finanziato in modo ingente il film ho la possibilità di controllarlo. E' come se il doppiaggio eliminasse alcune caratteristiche fondamentali del film? In questo caso inserire il doppiaggio sarebbe come fare la doccia con l ’ i mper meabi l e.Nonavr ebbesenso! Quando nasce il feeling artistico tra lei e Benigni? Roberto è una delle persone sul pianeta Terra che preferisco. Ci siamo conosciuti molti anni fa ad un festival di Salsomaggiore. Entrambi eravamo in giuria. Solo che anziché vedere film per intero spesso facevamo delle pause per fumare sigarette nei corridoi. Per questo abbiamo preso molti rimproveri dal direttore. Quando poi sono arrivato a Roma per proporre Daunbailò ho pensato a Benigni per uno dei personaggi chiave del film. Cosa ne pensa del Benigni di Pinocchio? Credo che abbia fatto bene a realizzarlo come voleva, in Italia e con una produzione italiana, senza cedere alle pressioni di chi voleva che fosse un prodotto hollywoodiano. Nelf i l m ha r es o omaggi o a di v er sigener imus i cal i ,dal l ’ hi p hop albl ues.Quant a importanza ha per lei la musica e come ha scelto i pezzi? La musica è sempre stata per me la forma di espressione più immediata. Sono cr esc i ut o nel l ’ Ohi o e da adol es cent e ascol t avomol t or oc ke r hyt hm’ n’ bl ues,che hanno avuto il potere di liberare il mio spirito espressivo. Ed una volta trasferitomi a New York ho cominciato la mia carriera artistica come musicista. Nel film ho [email protected] 8 ut i l i z z at omusi checher i mandanoal l apr oduz i onemus i cal edegl ianni ’ 70,alpunk rock, hip hop e la new wave del cinema undergrund. Che significato ha per lei il connubio tra caffè e sigarette? Entrambe sono delle droghe e molto forti. Sono le cosiddette droghe legali insieme al l ’ al c ool .I n quest of i l m non ho vol ut o gi udi c ar el ’ as sunz i one diquest ot i po di droghe, né promuoverla. Semplicemente raccontare i momenti di relax della gente comune, prendendo spunto da situazioni reali. Recensioni la Repubblica (14/3/2004) Roberto Nepoti Qualche tempo fa, nel suo fervore antitabagista, il Ministero della Salute ventilò l'intenzione di apporre scritte contro il fumo anche a tutte le sequenze cinematografiche in cui qualcuno aspira dall'odiata sigaretta. Se l'ipotesi fosse passata, avrebbe reso inguardabile un film come quello di Jim Jarmusch, dove tutti fumano dal primo all'ultimo fotogramma. Coffee & Cigarettes è una raccolta di cortometraggi, uno più divertente dell'altro, ripresi in bianco (come le sigarette) e nero (come il caffè) da direttori della fotografia del calibro di Tom Dicillo, Robby Mueller, Frederick Elmes. Il regista li ha affidati, quasi si trattasse di un "private joke" (ma godibile da tutti), a un esercito di facce famigliari appartenenti al mondo del cinema e della musica: da Iggy Pop e Tom Waits a Roberto Benigni, da Cate Blanchett (in un doppio ruolo) a Bill Murray e Steve Buscemi, a Gza e Rza del supergruppo rap Wu-Tang-Clan. Che fanno? Cate, ad esempio, si produce nel doppio ruolo di una bionda, raffinata attrice di successo e della sua invidiosa e maldicente cugina bruna; Murray interpreta un cameriere di tavola calda; Waits e Iggy Pop intrattengono una conversazione "nonsensical", seduti allo stesso tavolo. Si discute di tutto (i progetti eversivi di Elvis, le invenzioni di Nikola Tesla, l'uso della nicotina quale surrogato dell'insetticida, come si prepara un buon tè all'inglese, la popolarità, il rock...) nel modo più politicamente scorretto, tra scorrettissimi sorsi di caffè e tirate di sigaretta. Film TV (16/3/2004) Pier Maria Bocchi Attorno a tavolini da bar con caffè e sigarette, Iggy Pop e Tom Waits cianciano di batteristi e di dischi che mancano nel juke-box; il duo rock osannato The White Stripes si interessa di condotti di energia; Alfred Molina e Steve Coogan si scambiano civili sospetti e colpi bassi; GZA e R2A (dei Wu-Tang Clan) incontrano l'acchiappafantasmi cameriere Bill Murray in incognito, più fantasma di tutti; e due vecchietti, infine, brindano alla Parigi degli anni '20 e alla New York '70, mentre uno dice che se si riesce ad ascoltare bene, durante la vita si sentono le note di Mahler. Sono solo alcuni degli incontri che Jim Jarmusch, rimescolando le carte con alcuni suoi cortometraggi passati (ci sono anche Benigni, Buscemi, la Blanchett, Isaac De Bankolé), ci offre in un bianco e nero pastoso (di diversi autori, da Robby Muller a Tom Di Cillo). E il film, a conti fatti, è bello: perché riesce, con dialoghi dai tempi imbattibili, a dirci della "fumosità" dell'universo, ma con purissima ironia. Che non sottrae la commozione e la meditazione più profonda sull'uomo, la vecchiaia, il tempo, il silenzio), come nell'ultimo, splendido episodio. Jarmusch ci mostra le sue conoscenze e amicizie cool: ma non straborda nello snobismo altezzoso, e divertente non poco. La Stampa (14/3/2004) Alessandra Levantesi All'inizio, nel lontano 1986, fu un filmato di 6 minuti, "Coffee and Cigarettes", con l'ancor giovane Roberto Benigni che seduto al tavolino di uno scalcinato bar intratteneva in un inglese ruspante (effetto perso nel doppiaggio italiano) un dialogo alla Ionesco con lo sconosciuto Steven Wright, mentre entrambi compulsivamente fumavano e bevevano caffè. Poi, nel 1989, venne l'episodio di Memphis con i gemelli Cinque e Joie Lee (nella vita fratello e sorella di Spike) che, fra una [email protected] 9 sigaretta e un pessimo caffè, cercavano di liberarsi dell'invadente cameriere Steve Buscemi patito di Elvis Presley; e infine nel 1993 fu la volta del capitoletto californiano (premiato a Cannes nella sezione corti) dove i musicisti Tom Waits e Iggy Pop, fieri di aver smesso di fumare, si concedevano una sigaretta. Ora i tre episodi, insieme ad altri otto tutti legati dal motivo del fumo e del caffè, sono andati a costituire il lungometraggio "Coffee and Cigarettes" che non deluderà gli estimatori dell'ironia surreale e beckettiana di Jim Jarmusch: un regista che non ha il respiro del grande affresco, ma dello schizzo raffinato e originale. E del resto, da "Stranger than Paradise" a "Daunbailò" e "Ghost Dog", ogni suo film è costruito su un succedersi di piccole scene di ordinaria follia, ambientate in un fatiscente contesto di emarginazione e disegnate con grazia e stile personalissimi. Qui, oltre ai già citati, sono molto riusciti il colloquio fra una controllatissima donna di successo e sua cugina rockettara fallita, entrambe impersonate da Cate Blanchett; l'apparizione di uno stralunato Bill Murray in preda a delirio per il troppo caffè consumato; e soprattutto l'incontro del caloroso Alfred Molina e dello snobistico Steve Coogan, nella parte di loro stessi, ovvero due attori inglesi (infatti bevono tè) in trasferta di lavoro a Los Angeles. Il tutto girato in un sofisticato bianco e nero da un pugno di eccellenti direttori di fotografia, da Robby Muller a Tom DiCillo. Corriere della Sera (20/3/2004) Maurizio Porro Una bislacca, divertente serie di corti, iniziati nell'87 con i 6 minuti del giovane Benigni, che l'americano sempre indipendente Jim Jarmusch raccoglie, a cinepresa fissa, per raccontare una particolare umanità seduta al bar, tra caffè e sigarette, chiacchiere e tazzine. Ecco, amici o nemici, umili e vanagloriosi, famosi e anonimi, parlare di smettere di fumare, di Gianni e Pinotto, del dentista, di Elvis assassinato, del tè e dei ghiaccioli, di filosofia e politica. O semplicemente guardarsi negli occhi e trasmettersi magari infelicità e solitudine, tanto che l'ultimo episodio sembra di Beckett. Non sempre, ma talvolta geniale, Coffee & Cigarettes è una tragicommedia che si avvale del contributo carismatico di artisti amici, da Bill Murray a Tom Waits, dalla doppia Cate Blanchett a Iggy Pop ai gemelli Lee, emblemi di una cultura dialettica molto american way, da cowboy, tutto servito in molto seducente bianco e nero. www.blackmailmag.com - Antonello Schioppa Accompagnato all'ultimo Festival di Venezia dallo stesso Jarmusch, Coffee & Cigarettes si propone come delizioso gioco tra amici, collage disegnato dalla genuina vena cinematografica di uno dei registi più "indie" d'America. Un trenino di dodici corti che trova le sue radici, risalendo la corrente, sul set dello splendido Down by Law (1986), film-manifesto del cineasta d'adozione newyorkese che mescolava la verve surreale di Roberto Benigni al nichilismo rude di Tom Waits e John Lurie. Dal folgorante incontro con il comico toscano nacque il primo corto della serie, che nelle intenzioni di allora doveva essere un'esperienza a sé stante: Coffee & Cigarettes, pellicola "parallela" alla realizzazione del film, in cui Benigni e Steven Wright, spappolati in una splendida e spoglia fotografia minimale firmata Tom Di Cillo (che passerà alla regia nel 1991 con Johnny Suede) si incontrano in una sorta di bar fantasma animando 6 minuti di conversazione non-sense. I pilastri del loro blaterare rimandano ai temi cari di tutta la cinematografia del regista: la riflessione sul linguaggio (che nel doppiaggio italiano rischia inevitabilmente di affogare...), la sfida della comunicazione (il tavolo a scacchiera e le tazzine di caffè come pedine), la perdita dei sogni nella civiltà contemporanea, la molteplicità dei punti di vista, la separazione dei destini, la solitudine imbevuta di cortocircuiti fiabeschi (le tazzine che si riempiono da sole). Temi racchiusi, come sempre nella filmografia di Jarmusch, tra la forma solida e geometrica delle immagini fisse e la puzza di nicotina. L' esperienza si ripete nel 1989 (stesso anno di un altro lungometraggio: Mystery Train, con l'ospite d'onore Joe Strummer). Titolo: Coffee & cigarettes (Memphis version). Attori: Steve Buscemi, Joie Lee, Cinquè Lee. Soggetto: Elvis Presley e il suo gemello sconosciuto. Nel 1993 arriva il terzo: Coffee & Cigarettes (Somewhere in California), con Tom Waits e Iggy Pop che si incrociano (nella parte di loro stessi) in un bar desolato "da qualche parte nella California". "Hei, vieni spesso in questo bar?" "Qualche volta" "Lo sai che non hanno nessuno dei tuoi dischi nel Juke Box?" L'episodio con i due musicisti tra i migliori in assoluto, autentico cult fotografato da Frederick Elmes che si aggiudica la Palma d' Oro del cortometraggio al Festival di Cannes. È da qui che matura l'idea di dar vita ad una serie di filmati da riunire in un lungometraggio. Seguiranno, [email protected] 10 così, tutti gli altri, sempre all'insegna delle direttive stilistiche e poetiche inaugurate con i primi episodi. Ospiti: Alfred Molina, Bill Murray, i rapper del Wu-Tang Clan Gza e Rza (autore quest'ultimo delle colonna sonora di Ghost Dog con Forest Whitaker, oltre che del recentissimo Kill Bill di Quentin Tarantino), Steve Coogan (che si improvvisa fan leccato di Spike Jonze, autore di Essere John Malkovich e de Il Ladro di Orchidee), Cate Blanchett, Steve Buscemi, i due White Stripes Meg e Jack alle prese con il generatore a corrente alternata polifase di Nikola Tesla... L'esperimento, pienamente riuscito, mostra come il regista plasmi la forma cortometraggio in autentica occasione di divertimento e libera sperimentazione, regalandoci un notevole work in progress icona di uno stile unico e inimitabile, sempre uguale nella forma e nei contenuti e, al tempo stesso, indispensabile e rigenerante nella sua sincerità intellettuale e poetica. Un cinema fatto di regole proprie e autonome, solido ed indistruttibile e, contemporaneamente, sempre sull'orlo del collasso. Fin dalla New Wave di Permanent vacation (1982), girato come tesi di laurea con qualche migliaio di dollari ed una precaria Super 16, Jarmusch ruota nel "vuoto permanente" dei rapporti umani e degli spazi sociali, rimuginando sul dialogo e la conversazione, che in Coffee & Cigarettes trovano la propria sublimazione, come puro istinto, gesto meccanico, necessità di circostanza... come fantasia balbettante di qualcosa che non trova sfogo, nè immagine, nè respiro. Sempre sull'orlo del collasso, appunto: menefreghista delle regole della narrazione e dell'affabulazione (il maestro Nick Ray lo bacchettava sulla mancanza di ritmo delle sue storie) il regista diverte, confonde ed emoziona con un'abilità semplice ed innata, ma imperscrutabile. è il gioco della pallina nei tre bicchieri: per lo spettatore è impossibile vincere, per i suoi fan è impossibile imitarlo. Perché ogni sua storia nasce intorno all'incontro dei suoi attori. Esattamente il contrario di quello che in genere si fa... 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