L`arte dei fan nell`era dello spettacolo digitale.
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L`arte dei fan nell`era dello spettacolo digitale.
L’arte dei fan nell’era dello spettacolo digitale. FAN VIDEO, FAN ART, FAN SERVICE di Paola Pirotti “Spazio, ultima frontiera. Eccovi i viaggi dell’astronave Enterprise durante la sua missione quinquennale.” In principio fu Star Trek. Era l’8 settembre del 1966 quando andò in onda, per la prima volta sulla rete NBC, la storia dell’equipaggio della nave spaziale più famosa della storia della cultura occidentale, l’Enterprise. L’universo fantascientifico creato da Gene Roddenberry diede vita al primo grande fandom della storia della cultura popolare del Novecento. Se per fandom intendiamo un vero e proprio universo di fan, formato da un gruppo di persone che condividono la passione per un fenomeno culturale, allora Star Trek è il padre del fandom per eccellenza. A differenza di quanto molti asseriscono o credono, essere fan non è certo una conseguenza dello sviluppo della cultura popolare nel Novecento, al contrario è uno dei lavori più antichi del mondo.In epoche diverse, in luoghi diversi c’è sempre stato il fan. Non erano forse fan le numerose persone che accorrevano ai concerti di Mozart o coloro che speravano di incontrare dal vivo Charles Dickens per una dedica sul suo ultimo libro? Con l’avvento del cinema, della televisioni e più recentemente delle tecnologie, il fan ha dominato sul panorama culturale come una marionetta che muove i fili. Ma non è stato sempre rosa e fiori per l’appassionato. Si ricorda che l’uomo che uccise John Lennon era uno dei suoi più grandi fan, mentre la protagonista del libro – e poi del film – “Misery non deve morire”da vita ad una lunghissima serie di torture per il suo scrittore preferito che ha intenzione di uccidere la protagonista nel suo ultimo romanzo. Numerosi i racconti, i film, gli eventi di cronaca o di finzione in cui la personalità del fan molto spesso è stata sinonimo di turbamento, instabilità psichica, ossessione, pericolo. Dal celebre film di Whitney Houston “The Bodyguard” (1992), in cui il personaggio di Kevin Kostner deve proteggere la protagonista da un presunto fan che la minaccia di morte, fino al video del cantante Eminem “Stan” (2000) in cui racconta la storia di un fan tanto ossessionato dalla sua figura da finire col suicidarsi. Nonostante la connotazione negativa con cui in passato si era (e lo si è ancora) soliti identificare la figura del fan-atico, dagli anni’90 si è diffusa una vera e propria disciplina che ha comportato differenti visioni e analisi sul fan: i fandom studies. Ad oggi potremmo affermare che la realtà del fandom ha raggiunto una metamorfosi completa ed una considerazione tale da poter smuovere i fili dell’industria culturale a proprio piacimento. Proporrò una concreta dimostrazione dell’enorme cambiamento sulla percezione del fan, non più visto come un effetto collaterale del celebrity system quanto un’artista dell’epoca contemporanea, oltre che una vera e propria macchina per fare soldi e creare/decretare successi grazie alle enormi possibilità di Internet e del mondo digitale. 1 “Vidding Grrls. Pratiche di remix audiovisivo nella cultura digitale contemporanea”, LUCIA TRALLI. 2 “Software Culture”, LEV MANOVICH. 3 “Immersi nelle storie – Il mestiere di raccontare nell’era di Internet”, FRANK ROSE. Ciò che distingue, infatti, coloro che furono i primi fan di Star Trek o Star Wars dagli attuali fandom è proprio l’infinita quantità di possibilità offerte dal web, che hanno permesso agli appassionati di dare libero sfogo creativo al loro amore per film, serie TV, libri attraverso piattaforme come Youtube, Tumblr e programmi comePhotoshop, Sony Vegas, FinalCut. Infine, grazie a Facebook e Twitter, la loro creatività diventa virale – e qualche volta anche famosa. Il fan, non a caso, è il perfetto prosumer. Al tempo stesso un produttore – in quanto crea e produce ogni giorno per passione, attraverso il web – e consumatore – dato che il fan si è dimostrato sempre un grande finanziatore nel campo del cinema, della musica, della TV. Nel suo “Software Culture”, lo scrittore Lev Manovich sostiene che negli anni Duemila i consumatori del web si sono gradualmente trasformati in “produttori mediali” grazie alla diffusione e alla rapida accessibilità di nuove piattaforme social media. Ciò ha naturalmente coinvolto la lunga schiera di appassionati che hanno abbracciato il paradigma dello user-generated content (Contenuto generato dall’utente) e dato vita a proprie creazioni. E’ indicativo il lavoro di Manovich in quanto nel 2010 prevedeva una crescita sempre più esponenziale del numero di produttori di contenuti quali foto, blog o video, professionisti e soprattutto non professionisti. In generale, questi dati riguardano più comunemente gli utenti di internet, mentre il nostro oggetto di studio è in particolare una fetta di questo gruppo, ovvero il mondo dei fan. Quanto più attentamente analizziamo i singoli fenomeni, tanto più possiamo comprendere il ruolo che le tecnologie hanno avuto nello sviluppo del potere dei fandom e della moderna considerazione che la cultura oggi ha di essi. Molti sono i fenomeni che si sono venuti a creare dall’unione tra fandom e internet dando vita ad unavera e propria forma di spettacolo digitale popolare che ha permesso una nuova diffusione del termine “fan”, ma tre in particolare saranno soggetto della mia analisi: fan video, fanart, fanservice. Possono i fan decretare il successo o il declino dell’industria culturale? FANTRAILER e FANVIDEO – quando i registi sono i fan. Youtube non è solo il terzo sito web più visitato al mondo dopo Google e Facebook, ma è soprattutto una delle piattaforme web preferite da intere schiere di fandom che nascondono una natura da videomaker. E’ chiamata “vidding” la pratica di remix di suoni e immagini attraverso il montaggio di footage (filmati) da una o più fonti per rielaborare in modo originale la fonte stesa che molto spesso si rivela essere materiale da film, serie TV, video musicali e altro. Molto spesso si tratta di fan trailer, ovvero della rielaborazione di celebri trailer secondo un genere diverso: una versione horror sullo stile di David Lynch del trailer di Dirty Dancing, oppure il famoso trailer di Robert Ryang che ha trasformato “Shining” di Stanley Kubrick in una commedia romantica anni ’80. 1.«Sulla piattaforma YouTube si contano a oggi 83.100 risultati alla 1 “Vidding Grrls. Pratiche di remix audiovisivo nella cultura digitale contemporanea”, LUCIA TRALLI. 2 “Software Culture”, LEV MANOVICH. 3 “Immersi nelle storie – Il mestiere di raccontare nell’era di Internet”, FRANK ROSE. voce “recut trailer” e 1.340.000 risultati alla voce “fake trailer”, mentre un sito dedicato esclusivamente al genere come The Trailer Mash - movie trailers, re-cut colleziona 813 trailer48.» Ancora ben più conosciuta e diffusa è la categoria di fan video. I fanvideo sono montaggi di immagini tratte da film e serie televisive, accompagnate da una musica o una canzone che le interpreti. I software per il montaggio digitale (i privilegiati Sony Vegas e FinalCut, che permettono un uso semplice ma anche creativo delle clip) hanno dato lapossibilità, a migliaia di nuovi appassionati, di dare la loro opinione visivamente. Colui che crea (il vidder) può dedicare il suo fan video ad un personaggio, supportare (e quindi mostrare i lati preferiti di) una particolare coppia di personaggi dal punto di vista romantico, criticarli o celebrarli, se non addirittura esaltare un aspetto o un tema della serie TV o del film che hanno scelto come soggetto del proprio lavoro.Materiali di partenza vengono ricercati e scelti dal vidder dai quali estrapolano clip per realizzare “un’opera nuova”. Naturalmente il fan video implica l’appartenenza ad uno o più fandom e possiede – nel suo piccolo – delle regole e delle etichette specifiche. Sarebbe impossibile analizzare ogni video presente sulla piattaforma e rintracciarne le peculiarità o le similitudini. E’ anche vero che non ce n’è bisogno: prendere alcuni esempi basterebbe a sottolineare le strategie più comuni utilizzare dai giovani fanregisti. Alla ricerca su Youtube della parola “multifandom” (o anche “multimales”, “multivillains”) saremmo sommersi da un’infinità di video che rielaborano una serie di scene, clip o frammenti, seguendo un tema specifico, l’amore, la vita, la morte, la gioia o la tristezza, ad esempio. Un video sull’amore includerebbe le scenepiù romantiche tratte dai film preferiti del vidder con tanto di voice-over drammatico come accompagnamento. Un fan dei personaggi Marvelche vuole esaltare i temi o le caratteristiche principali dei film sui supereroi, tende a realizzare tributi dedicati al tormento dell’essere un eroe o alle action-scenes che tanto ci lasciano a bocca aperta ogni qual volta le vediamo. Una femminista, invece, tenderebbe a celebrare la presenza, le gesta e le personalità delle donne in determinati film o serie TV (in quel caso si chiamerebbero “multifemales”). Famosi sono i fan video dedicati al personaggio di Buffy Summers, protagonista della serie di culto creata nel 1997 da JossWhedon “Buffy – L’ammazzavampiri” che confermano l’enorme successo dell’eroina più famosa della TV. Ogni vidder ha uno stile personale e sempre più comunemente anche una sua firma (è facile trovare in basso a destra di un fan video il nome-firma dell’autore, come detentore dei diritti di quell’opera). Un modo di tagliare le immagini, di colorare le scene che caratterizza e distingue, perlomeno nel mondo del web, il creatore di video in questione. Ma ben prima di caricare (e diventare uploaders su Youtube), bisogna realizzare l’opera-video. Come nascono i fan video? Le fasi generali sono semplici: il fan reperisce il materiale (la ricerca dei video da 1 “Vidding Grrls. Pratiche di remix audiovisivo nella cultura digitale contemporanea”, LUCIA TRALLI. 2 “Software Culture”, LEV MANOVICH. 3 “Immersi nelle storie – Il mestiere di raccontare nell’era di Internet”, FRANK ROSE. tagliare, rielaborare, colorare), poi utilizza software come Sony Vegas o FinalCut per la vera e propria parte creativa della realizzazione. Attraverso questi software, gli appassionati si trasformano per un po’ in piccoli registi/montatori applicando alle clip tagliate un colouring, delle textures e – i più esperti – degli overlays (quest’ultimi sono sovrapposizioni animate che arricchiscono visivamente il lavoro). Una volta salvato il video, l’ultima fase è l’upload del fan video su una piattaforma web, quasi sempre Youtube. Sicuramente non sorprende questo fenomeno al giorno d’oggi, ma qual è la sua storia, dove affonda le sue radici il fan video? Tutte le strade portano, ancora una volta, a Star Trek, il padre dei fandom. Rintracciamo le prime forme di fan video nel 1975 quando Kandy Fong, membro del più antico fan club della serie, proiettò ad una convention di Star Trek una serie di diapositive accompagnate da un brano musicale. Da lì, nel giro di qualche anno e grazie all’avvento delle videocassette, il fenomeno si espanse fino al formato video di oggi. Da questo punto di vista, sarebbe interessante indagare le motivazioni che spingono giovani di tutto il mondo a spendere ore ed ore del loro tempo per video che non hanno lo scopo di raggiungere milioni di visualizzazioni, ma sono in cerca riconoscimento, ovvero sono lo strumento adottato dai fandom per raggiungere e aggiungere nuovi fan. È come se questa pratica fosse un moderno processo di identificazione con l’altro: attraverso la condivisione di un proprio lavoro si fanno nuove amicizie, si crea un legame tra persone geograficamente distanti e si intensifica il successo dell’oggetto in questione. La percezione dilatata e sempre più costante tramite il web permette di creare una vera e propria rete indistruttibile di gruppi di appassionati, grazie oggi soprattutto a software digitali che stuzzicano la creatività delle giovani menti desiderosi di riconoscersi l’un l’altro tramite le proprie passioni. Negli anni ’60 e ’70 i fan di Star Trek non avevano la possibilità di riassemblare e montare le immagini dei loro episodi preferiti e caricarli su Youtube, ma con la diffusione delle convention e l’enorme sostegno dato alla serie, hanno dato la possibilità al concetto di “fan” e “fandom” di rifarsi una reputazione positiva nei decenni successivi e fino ad oggi, dove attraverso il web e le sue infinite e creative possibilità il potere del fandom cresce sempre più pericolosamente. Una tradizione interessante, sia nell’ambito dei fan video che delle fan art, è rintracciabile nella tecnica dei crossover. Il termine inglese indica generalmente l’accavallamento o l’incrocio di più parti, ma ha un significato ben preciso nel mondo dei fan. Si definisce crossover l’intreccio tra uno o più personaggi e episodi di un film, una serie o un libro già conosciuti singolarmente. Per essere più chiari, sarà un crossover il film in uscita nel 2016 di Zack Snyder “Batman Vs. Superman: Dawn of Justice”. Sequel del film dedicato solamente al supereroe di Krypton (Man of Steel, 2013), Dawn of Justice possiede un potente crossover tra Superman e Batman, due personaggi che appartengono – cinematograficamente parlando – a due filoni di serie diversi, ognuno già famoso e conosciuto singolarmente. Il crossover è una 1 “Vidding Grrls. Pratiche di remix audiovisivo nella cultura digitale contemporanea”, LUCIA TRALLI. 2 “Software Culture”, LEV MANOVICH. 3 “Immersi nelle storie – Il mestiere di raccontare nell’era di Internet”, FRANK ROSE. licenza che il fan si prende in relazione alle sue passioni, uno sfogo creativo che da vita ad una vera e propria illusione. Non sono rari in giro per Youtube i crossover tra diversi personaggi appartenenti a mondi diversi. Il lato più interessante del fenomeno è sicuramente l’accuratezza e la precisione con cui molti di questi fan video vengono realizzati: se non siamo già consapevoli di assistere ad un crossover (e dunque a un video che unisce diverse parti di diversi film o episodi) potremmo addirittura credere che sia vero. Nel 2009 divenne virale il video di Jonathan McIntosh “Buffy Vs. Edward” che rappresentava il fittizio confronto tra due personaggi cult della cultura popolare: Buffy, l’ammazzavampiri della serie TV omonima e Edward Cullen, il celebre vampiro della saga cinematografica Twilight. Una cacciatrice, l’altro vampiro. Nessuno dei due personaggi, ovviamente aveva mai avuto a che fare con l’altro (la serie è degli anni ’90 mentre i film sono stati girati dal 2008 al 2012), eppure il video di McIntosh spiega perfettamente cosa vuol dire crossover nel mondo dei fandom: montare sequenze provenienti dalle varie stagioni – in questo casto di di Buffy e il primo episodio della saga Twilight (diretto da Catherine Hardwicke, 2008) - costruendo in modo realistico una narrazione coinvolgente ed efficace, grazie anche ad un lavoro di colorazione e illuminazione. Può definirsi crossover anche un fan video con narrazione dove entrano in relazione personaggi dello stesso mondo cinematografico o televisivo sotto una nuova luce in chiave differente: tagli e montaggi di video in cui i personaggi di Harry Potter e DracoMalfoy (nemici nella serie originale di J.K Rowling) vengono ritratti come grandi amici, oppure interazioni tra Daenerys Targaryen e Jon Snow (personaggi di Game of Thrones) che nella serie non si sono mai neppure conosciuti. Lo stesso discorso vale per il mondo delle fan art, in cui immagini chiamate picspamsono ritagliate e legate tra loro con maniacale attenzione, dando l’impressione di assistere ad un’immagine originale. Non si tratta di banali fotoritocchi ma di un lavoro minuzioso sui pixel e un risultato che molto spesso evoca un’idea, un significato dietro l’immagine manipolata. FANART – quando l’arte diventa grafica. Nel Settembre del 2014, la casa di distribuzione M2Pictures insieme ad alcuni siti per promuovere l’uscita del film “Scrivimi Ancora” (C. Ditter, 2014) chiese ai fan di progettare e realizzare la locandina del film in modo creativo e originale. Questo è solo uno dei numerosi episodi che sempre più frequentemente uniscono grandi società ai fan in un comune scambio di beni: la locandina migliore avrebbe ricevuto in regalo una copia del romanzo da cui era tratto il film autografato dagli attori. Da anni ormai le case di distribuzione, le casa editrici o in generale la cultura dello spettacolo, hanno compreso il potenziale dei fan. Sfruttare e coinvolgere il talento di coloro che comprano è una buona manovra per assicurarsi il loro affetto. Per fan art si intende un’opera d’arte basata su una storia, uno o più personaggi creata da fan. Una tavola realizzata nei minimi dettagli o una vignetta satirica. Un personaggio o un vestito particolare, una battuta o una scena. Basta un minimo affinché il fan se ne interessi e decida di renderlo oggetto di sua rappresentazione. 1 “Vidding Grrls. Pratiche di remix audiovisivo nella cultura digitale contemporanea”, LUCIA TRALLI. 2 “Software Culture”, LEV MANOVICH. 3 “Immersi nelle storie – Il mestiere di raccontare nell’era di Internet”, FRANK ROSE. Se per i fan video i software privilegiati sono programmi di montaggio, le fan art nascono da programmi di grafica come il celebre Photoshop. Innanzitutto, le fan art hanno lo stesso scopo dei fan video, ovvero omaggiare ed evidenziare le qualità del loro film, attore, personaggio, cantante preferito in modo creativo e originale. A differenza di chi monta immagini già realizzate, però, coloro che creano fan art hanno quasi sempre una preparazione base a programmi di grafica, molto spesso sono artisti emergenti che utilizzano il loro stile personale per farsi strada nel mondo tramite le infinite possibilità del web. TUMBLR è la piattaforma di microblogging privilegiata per i fan-artisti: un grande portfolio sul web che permette di dare vita ad una personale galleria d’arte virtuale. Basta un tag, un’etichetta che possa identificare l’opera e in pochi secondi la fan art è visibile a tutti. La dashboard (una sorta di bacheca virtuale personale) è il centro delle attività degli utenti su Tumblr. Da qui, infatti, prendono vita gran parte delle attività. La creazione dei post è facilitata da moduli diversi che avviano una procedura diversa a seconda che si voglia pubblicare un testo, una immagine, una citazione, un link, una conversazione, un file sonoro o un filmato. Se ad esempio rintracciamo su Tumblr il tag/etichetta “Game of Thrones”, una delle serie fantasy più famose degli ultimi anni, saremo sommersi da fan art di ogni tipo, realizzate da molteplici gruppi di fan. C’è chi rende omaggio ai personaggi femminili di Westeros (il continente occidentale dove si svolge la trama della serie e dei romanzi) tramite infiniti lavori: da ritratti realizzati a mano fino a riproduzioni grafiche di scene amate. La creazione di fan art richiede un’estesa conoscenza di base sia dei programmi di grafica che del soggetto in questione: dopo aver aperto un progetto in Photoshop bisogna scegliere che tipo di opera d’arte si vuole realizzare. L’uso dei colori, in questi casi, è fondamentale. Pennelli, brushes, textures sono strumenti fondamentali per gli appassionati-artisti che decidono di intraprendere questo tipo di percorso. Come per i fan video, l’industria dell’intrattenimento ha ben presto riconosciuto del potenziale in questo tipo di arte: sempre più di frequente vengono indetti concorsi da parte di case di distribuzione, case editrici, riviste cinematografiche ecc… che offrono fan-gadgets (accessori di tutti tipi, i veri talloni d’Achille dei fan) o viaggi all’estero al fan-artista più originale, più bravo, più interessante. Esemplificativo è questo concorso indetto dal sito “Lega Nerd”, che raccoglie intorno a sé fan di videogiochi, fumetti, musica e altro. «In occasione dell’uscita al cinema di Guardiani della Galassia, date libero sfogo alla fantasia condividendo la vostra versione Lego del film sotto forma di immagine o video. Usate i vostri Lego vecchi o nuovi, colorateli, modificateli, truccateli e create qualcosa di veramente figo, che siano fan art, foto o video Lego sul tema del film Guardiani della Galassia. Condividete il vostro lavoro su Facebook e Twitter usando l’hashtag#WANTEDguardiani 1 “Vidding Grrls. Pratiche di remix audiovisivo nella cultura digitale contemporanea”, LUCIA TRALLI. 2 “Software Culture”, LEV MANOVICH. 3 “Immersi nelle storie – Il mestiere di raccontare nell’era di Internet”, FRANK ROSE. Le 10 migliori opere riceveranno a casa un set Lego 76021 “Il Salvataggio Dell’Astronave Milano”della linea Marvel Superheroes dei Guardiani della Galassia, un biglietto per il cinema e la pubblicazione del proprio lavoro sulla nostra pagina Facebook.» C’è tutto: la possibilità di realizzare un fan video o una fan art con tema “I Guardiani della Galassia”, un regalo a tema per il vincitore, la diffusione del lavoro via social network. Esistono casi eccezionali in cui le fan art acquisiscono maggior prestigio di poster, copertine, immagini ufficiali – o in cui questi fanmade vengano scambiati per originali. Recentemente, una fan art dedicata al nuovo film ispirato ai fumetti della DC Comics, “Suicide Squad” (che uscirà nel 2016), è diventata un vero e proprio caso mediatico sul web, grazie anche alle grandi aspettative e al forte entusiasmo dei fan. Inizialmente rilasciata e riconosciuta come foto leaked (ovvero foto originale rubata), l’immagine promozionale che ritraeva due dei personaggi preferiti dei fan (Joker e Harley Quinn interpretati rispettivamente da Jared Leto e Margot Robbie) ha fatto il giro del mondo in poche ore finendo su siti e riviste cinematografiche. Nonostante non fosse stata confermata dai produttori, l’immagine è stata riconosciuta originale fin quando non è stata accertata la sua non veridicità ed è stata rivelata la sua natura di fan art. Ciò ci porta a comprendere anche quanto forte sia il potere – oltre che il talento, naturalmente – di un fan. L’immagine promozionale era talmente dettagliata e ben realizzata da poter essere scambiata per originale e scatenare il web. Come giustificare tale fenomeno? Prima dell’avvento di internet e del digitale, il mondo dello spettacolo era controllato e guidato dalle imprese dei mass media. Non è più così. Oggi si tratta soprattutto di sensibilità e reazione. Il pubblico dello spettacolo digitale non è più (sempre che lo sia mai stato) passivo, al contrario è sensibile a ciò che lo circonda in modo da poter reagire di conseguenza. FANSERVICE – quando i fan decidono. Il concetto di fan service è particolarmente recente e controverso. Quella passività dello spettatore e quella crisi dei mass-media che tanto si ama decantare di tanto in tanto, per quanto riguarda la televisione e il cinema è una questione facilmente discutibile. Quando il computer si diffuse nelle case, molti gridarono alla morte della televisione o del cinema. Qualcuno lo fa ancora. Eppure il mezzo tecnologico non ha distratto il pubblico dalla TV o dalle sale cinematografiche, al contrario ha reso “attiva” quella presunta passività dello spettatore di fronte a delle immagini in movimento. Al giorno d’oggi, grazie proprio al web, le persone sono chiamate ad interagire e a partecipare attivamente e talvolta anche a prendere decisioni che influiscono fortemente sulla scrittura di programmi, personaggi o trame. Questo, banalmente, è fan service. 1 “Vidding Grrls. Pratiche di remix audiovisivo nella cultura digitale contemporanea”, LUCIA TRALLI. 2 “Software Culture”, LEV MANOVICH. 3 “Immersi nelle storie – Il mestiere di raccontare nell’era di Internet”, FRANK ROSE. I social network, in particolare Twitter, hanno fatto cadere quel muro invisibile che si ergeva tra produttori, attori, creatori e fan, permettendo a questi ultimi di dire la loro in modo diretto e influenzare il lavoro degli autori. Mai sottovalutare il potere dei fan. 3.«Cosa succede quando gli spettatori si appropriano di pezzi di trama e cominciano a raccontarli a modo loro?», si chiede l’antropologo digitale e collaboratore della rivista “Wired” Frank Rose nel suo “Immersi nelle storie – Il mestiere di raccontare nell’era di Internet”. Nel giugno del 2009, alla vigilia della terza stagione della serio di culto Mad Men (AMC) , su Twitter sbuca un account a nome di Betty Draper (personaggio della serie) che, coerentemente con la personalità della donna, commenta e scrive Tweet ai fan della serie. In poco i produttori scoprono che dietro all’account c’è Helen Klein Ross, una (vera) segretaria di agenzie pubblicitarie in nessun modo legata alla produzione. Una semplice fan della serie. Questo esempio, è la presentazione di uno dei numerosi modi che – grazie al web – permettono agli spettatori più appassionati di entrare nel mondo e nelle storie dei personaggi, molto spesso decretandone anche il futuro. Come ricorda F. Rose, i media digitali hanno creato una crisi di autorialità, perché quando è il pubblico a decidere, quando i fan entrano nel gioco, il controllo dei mass media comincia a crollare. Eppure, non è difficile rintracciare una forma di interazione simile tra autore-lettore già ai tempi di Charles Dickens, noto per le sue modifiche di scrittura e narrazione in base alle reazioni dei suoi fan. In principio, il termine fanservice era un termine utilizzato in riferimento agli anime e ai manga giapponesi per indicare elementi di narrazione creati per soddisfare gusti o richieste dei fan, spesso dettagli come nudità gratuita, elementi amorose e altro ancora. Col tempo, il termine si è esteso fino ad assumere molteplici sfumature e fino a diffondersi nel mondo della TV e del cinema (molto spesso anche della musica) occidentale. Per la prima volta nella storia dello spettacolo, l’industria dell’intrattenimento si pone al servizio di coloro che sostengono i prodotti. Naturalmente non si tratta di favori gratis. Ogni momento fanservice è studiato affinché il fan rimanga affezionato alla storia, ai personaggi e dunque affinché il prodotto non perda pubblico e, economicamente parlando, successo. Prendiamo il caso della serie TV della Fox, GOTHAM. La serie, ispirata ai fumetti della DC Comics, è la storia di Batman senza Batman. Lo scopo della serie era quella di raccontare le vicende della celebre città di Gotham prima dell’arrivo del Cavaliere Oscuro. Sappiamo bene però che tutto il fascino della storia di Gotham gira proprio intorno alle avventure dell’Uomo Pipistrello. Dunque, come rendere un successo una storia portandone via l’elemento più famoso e di maggior successo? In questo caso, Gotham ha giocato d’astuzia. Se è pur vero che Bruce Wayne in quanto Batman non è presente nella serie, molti elementi secondari sono serviti da fanservice per gli appassionati dei fumetti e dei già celebri film. Ogni episodio è stato costruito per presentare in modo più o meno velato alcuni dei personaggi più famosi della storia di Gotham City. Durante i mesi di trasmissione, sui social network giravano teorie su chi sarebbero diventati determinati personaggi e omaggi a queste nuove versioni più giovani dei celebri nemici del Cavaliere Oscuro. 1 “Vidding Grrls. Pratiche di remix audiovisivo nella cultura digitale contemporanea”, LUCIA TRALLI. 2 “Software Culture”, LEV MANOVICH. 3 “Immersi nelle storie – Il mestiere di raccontare nell’era di Internet”, FRANK ROSE. Attraverso il fan service, Bruno Heller (creatore della serie) e il Network Fox, si sono assicurati il successo e il seguito dei fan senza dover scomodare ancora una volta il personaggio di Batman. Un esempio ancora più recente è rintracciato nel teaser trailer del nuovo film della saga Star Wars, in uscita nel 2015, Star Wars: Episode VII - The Force Awakens. Il film era già stato oggetto di polemiche fin dall’annuncio della realizzazione. Come assicurarsi il successo e l’entusiasmo di una saga con un fandom così legato alla storia e ai suoi personaggi? Come poter chiedere alle nuove e alle vecchie generazioni di unirsi insieme e andare al cinema? La risposta è nel trailer. Poco più di un minuto e mezzo di rapide carrellate di nuovi volti e grandiose scene d’azione (ideali per le nuove generazioni cresciute con i blockbuster realizzati in digitale) fino agli ultimi secondi in cui la macchina da presa si ferma su Han Solo, interpretato da Harrison Ford, e il suo leale amico Chewbacca, con una frase che fa brillare gli occhi ai più vecchi fan della saga: “Chewie, siamo a casa.” Con questa astuta strategia, tipicamente fanservice, George Lucas e la Walt Disney si sono assicurati l’entusiasmo e il passaparola dei fan. Servirà questo per rendere il nuovo Star Wars un nuovo acclamato capitolo? Non lo sapremo fino alla sua uscita a Dicembre. Qualcuno applaude di gioia, qualcun altro storce il naso, ma il fenomeno di fanservice è sempre più diffuso e non per questo ben accolto. I fan meritano un ruolo importante nel processo di realizzazione, ma non un ruolo invasivo. Se gli sceneggiatori o i produttori di Hollywood seguissero – come ultimamente fanno – ogni consiglio, petizione o richiesta che i fan gridano a gran voce tramite Facebook, Twitter o Tumblr, i prodotti peccherebbero di incoerenza e non-linearità. Il pubblico è volubile, prima ama un personaggio e qualche episodio dopo si augura che muoia. Che il mondo dello spettacolo abbia intenzione di assicurarsi il successo a discapito della qualità? Quasi certamente no, né Hollywood né l’industria culturale in generale è così ingenua da lasciarsi sopraffare. È interessante, però, poter assistere alle enormi trasformazioni che il ruolo del fan ha subito. Da figura negativa e ossessiva a colui che decreta il successo dell’industria culturale, grazie all’avvento di Internet e di reti dirette con creatori, produttori, registi e attori. In poche parole, Misery non deve morire. E non solo. Adesso tocca ai fan poter scegliere il suo destino. --«Il concetto di spettatore o di lettore è superato, andrebbe sostituito con il termine più calzante di partecipante. Internet ci consente di andare più a fondo in una storia di quanto ci permetta un film di due o tre ore. Per questo è un deep media e non più un mass media». Con questa citazione di Frank Rose, possiamo trarre le nostre ultime conclusioni. Lo spettatore che, secondo la definizione, assiste ad uno spettacolo, una cerimonia, una manifestazione è ormai troppo stretta e riduttiva. Inoltre, assistere non è più il verbo adatto a descrivere l’attività dello spettatore o fan. I fandom, il pubblico, tutte quelle persone che decidono di dedicare le proprie passioni ad un aspetto o un prodotto dell’industria culturale non sono più semplici 1 “Vidding Grrls. Pratiche di remix audiovisivo nella cultura digitale contemporanea”, LUCIA TRALLI. 2 “Software Culture”, LEV MANOVICH. 3 “Immersi nelle storie – Il mestiere di raccontare nell’era di Internet”, FRANK ROSE. consumatori, ma instancabili produttori e partecipanti. Al fan non basta godere del prodotto da un bel po’ di tempo ormai, egli ha bisogno di poterlo manipolare, dire la sua nei modi più creativi e conosciuti. Ha bisogno di essere riconosciuto da altri come lui. E ancora, il fan non è più il fanatico che dedica la sua vita ad idolatrare una celebrità o un prodotto dell’industria culturale in modo ossessivo e malato (seppure non si escludano casi del genere anche al giorno d’oggi), ma è parte di un gruppo di appassionati che interpretano un ruolo centrale nell’universo dei media e della culturale popolare moderna. Ci riesce semplice adesso rispondere alla domanda iniziale: “Possono i fans decretare il successo o il declino dell’industria culturale?” Probabilmente si. Abbiamo dimostrato come. L’arte del web ha consegnato nelle mani dei fandom le redini dello sviluppo della cultura popolare. Quanto questo sia pericoloso o vantaggioso non possiamo saperlo, ma è piuttosto chiaro che lo spettacolo digitale, che esplora i più radicali fenomeni della cultura mediale, ha svolto un ruolo molto importante in questo processo di affermazione della figura dell’appassionato. Il fandom si concentra intorno ad un personaggio dello spettacolo, un prodotto televisivo o cinematografico (soprattutto nel caso in cui si tratti di una saga che possa tenere incollati i fan per più tempo) e utilizza la propria passione in un’intensa, creativa attività fruitiva che comprende ogni genere e che non esclude il continuo sviluppo di nuovi modi di esprimere il proprio status di fan attraverso modi sempre più nuovi, nel mondo dello spettacolo digitale. Se ripensiamo a Star Trek, un percorso cominciato quasi cinquant’anni fa, ci sconvolge rintracciare un così lineare e intenso cambiamento e ci chiediamo quanto ancora lontano possa andare l’universo dei fan. FONTI E APPROFONDIMENTI: Kandy Fong’s First Fan Video [ http://www.criticalcommons.org/Members/fcoppa/clips/kandyfongs-first-slideslow/view] CONCORSO FAN ART, FAN VIDEO [ leganerd.com/2014/10/15/concorso-lego-guardiani-dellagalassia ] ”Buffy Vs. Edward”, J. McIntosh [https://www.youtube.com/watch?v=RZwM3GvaTRM] “Immersi nelle storie – Il mestiere di raccontare nell’era di Internet”, FRANK ROSE. “Vidding Grrls. Pratiche di remix audiovisivo nella cultura digitale contemporanea”, LUCIA TRALLI. “Software Culture”, LEV MANOVICH. ESEMPI DI FAN VIDEO e CROSSOVER: 1 “Vidding Grrls. Pratiche di remix audiovisivo nella cultura digitale contemporanea”, LUCIA TRALLI. 2 “Software Culture”, LEV MANOVICH. 3 “Immersi nelle storie – Il mestiere di raccontare nell’era di Internet”, FRANK ROSE. what is a hero? [multifandom] - YouTube www.youtube.com/watch?v=VGLgtlZzOQk Life Is… [multifandom] - Youtube www.youtube.com/watch?v=UEYyvIaOk6g Merlin/Harry Potter Crossover https://www.youtube.com/watch?v=9FHYRmlGpUU ESEMPI DI FAN ART e CROSSOVER: 1 “Vidding Grrls. Pratiche di remix audiovisivo nella cultura digitale contemporanea”, LUCIA TRALLI. 2 “Software Culture”, LEV MANOVICH. 3 “Immersi nelle storie – Il mestiere di raccontare nell’era di Internet”, FRANK ROSE. 1 “Vidding Grrls. Pratiche di remix audiovisivo nella cultura digitale contemporanea”, LUCIA TRALLI. 2 “Software Culture”, LEV MANOVICH. 3 “Immersi nelle storie – Il mestiere di raccontare nell’era di Internet”, FRANK ROSE.