lume di speranza

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lume di speranza
lume di speranza
La rivista della CBM Missioni cristiane per i ciechi nel mondo
N. 2 • 2014
L’istruzione
è la chiave
per uscire dalla
povertà
Care amiche,
cari amici,
alle mamme di oggi
piace portare in
giro i neonati con le
apposite fasce. Così
protetti e al sicuro,
i piccoli partono
alla scoperta di ciò
che li circonda. Non
posso fare a meno
di notare quanto le mamme siano
orgogliose dei loro pargoli, a giusta
ragione. I figlioletti crescono accuditi
e coccolati, le mamme augurano
loro tutta la fortuna, la gioia, il successo e la salute possibili. I papà, non
meno orgogliosi, sono altrettanto
impegnati nello spalancare le porte
del mondo ai loro frugoletti. Una
famiglia è davvero una cosa bella e
incoraggiante, non trovate anche
voi?
Nonostante l’infinito amore dei loro
genitori, i bambini disabili entrano
spesso in contatto con un mondo
diverso, soprattutto nelle regioni povere. Gli ideali lasciano presto il posto al problema dei costi delle cure
mediche, delle misure di promozione
e dell’istruzione scolastica. Di punto
in bianco, i pensieri della famiglia
ruotano tutti attorno a questioni
economiche. Tristi e scoraggiati, i
cuori delle mamme e dei papà si
chiudono, impietriti dalla consapevolezza di non poter prestare gli aiuti
e l’assistenza necessari, di trovarsi in
un vicolo cieco, abbandonati al loro
destino. Le speranze che avevano
nutrito per la prole di un futuro di
gioia e amore sono cancellate dalla
condizione di bisogno e dai valori
superficiali della società.
Ogni bambino ha il diritto di essere
amato e di condurre una vita dignitosa e protetta. Dove non c’è più
speranza, interveniamo noi, riportandola tramite i nostri partner locali
a chi credeva di essere stato dimenticato. Con il vostro aiuto e sostegno,
possiamo dare dignità e protezione
a questi piccoli, e di questo vi siamo
immensamente grati
Hansjörg Baltensperger
Lume di speranza
Con
amore
e passione
Grazie a mezzi ausiliari ed esercizi adeguati,
Hanna è perfettamente integrata nella classe di
vedenti.
Hanna vive nelle Filippine, ha undici
anni ed è cieca, ma il suo volto
risplende di gioia, perché frequenta
con ottimi voti la quarta assieme a
bambini vedenti. Questo risultato è
il frutto della preparazione avvenuta
nella scuola del centro risorse per
ciechi sostenuto dalla CBM, che rifornisce le scuole regolari con materiali
didattici e mezzi ausiliari.
anni ho incominciato a frequentare
il prescuola per ciechi e a otto sono
passata alla scuola regolare.» Al prescuola del partner della CBM, la ragazzina ha imparato a muoversi con
l’aiuto del bastone bianco, a sbrigare
autonomamente gli atti quotidiani e
a scrivere in Braille.
Grande motivazione
La maestra è entusiasta dell’eccezio-
Hanna maneggia con grande abilità l’abbaco, lo strumento con cui
da non vedente fa i calcoli. Oggi la
classe, composta di Hanna e 29 allievi
vedenti, esercita l’arrotondamento
delle cifre. Ogni risposta corretta
è salutata con un applauso. Anche
quella di Hanna. «Brava Hanna!»,
si sente gridare. Benché sia cieca,
Hanna è una delle migliori in tutte
le materie: matematica, inglese, filippino, scienze naturali, formazione
del carattere, storia e cultura.
Istruzione scolastica grazie agli aiuti
della CBM
Hanna ha perso la vista da neonata a causa di una retinopatia dei
prematuri curata troppo tardi. Per
proteggersi gli occhi – e perché fa
chic –, ogni tanto porta gli occhiali.
«Percepisco la luce, ma non riesco
a distinguere nulla», spiega Hanna.
«Mia mamma non sapeva come gestire la mia cecità, ma Dio sì. A cinque
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nale motivazione di Hanna: «I ragazzi disabili hanno una grandissima
voglia di imparare, tutti gli argomenti sono interessanti per loro. Per
noi insegnanti è un’enorme soddisfazione! E tra gli allievi nascono pure
belle amicizie».
Domande e tocchi per capire
È ora di ricreazione, Hanna e alcune
amiche ipovedenti sono in cortile e
chiacchierano vivacemente. Addah,
la consulente di progetto locale della
CBM, anche lei cieca, ci svela che i
non vedenti sono molto loquaci. Ai
vedenti bastano pochi secondi per
inquadrare una situazione in base ai
gesti e alla mimica dei presenti, i ciechi hanno bisogno delle parole e del
tono di voce per capire, soprattutto
per immaginare cose distanti, come
un uccello che vola o un edificio. Per
nulla timida, Hanna chiede a un’operatrice europea della CBM: «Di che
colore sono i tuoi occhi? Nel tuo paese li hanno tutti azzurri?», sempre
con la massima cortesia e un sorriso
gentile. La domanda successiva lascia
però la donna di stucco: «Potrei
toccarti la pancia? Siamo curiose di
sapere se anche tu sei incinta». E così
salta fuori che una delle insegnanti
è in dolce attesa, un evento molto
eccitante per le ragazze.
Massima autonomia
Hanna va da sola a scuola, prendendo prima il bus – uno dei coloratissimi Jeepney – e poi un risciò o un
Un sistema collaudato: Karen legge le domande, Hanna scrive le risposte in Braille.
Parola d’ordine:
inclusione!
Per prima cosa, i genitori vengono istruiti dagli specialisti
della CBM, che insegnano loro le
tecniche e gli esercizi di orientamento e mobilizzazione da eseguire con il figlio cieco affinché
impari a muoversi in autonomia
in casa.
Ottimizzazione
Per mezzo di occhiali, lenti,
telescopi ed esercizi mirati, i
bambini ipovedenti sono in
grado di seguire le lezioni come
tutti. Gli specialisti della CBM li
sottopongono quindi ad accertamenti oculistici e ottici. I terapisti
si recano anche in classe per
controllare e ottimizzare i mezzi
ausiliari, la tecnica di visione e il
materiale didattico.
Hanna è fiera della sua autonomia.
tuc tuc. Gli ultimi metri li affronta
con il bastone bianco, districandosi
tra buche e cavi elettrici penzolanti
nel quartiere fittamente costruito.
A casa, si muove con una tale sicurezza che sembra vederci. Rapida,
cambia l’uniforme scolastica con la
sua maglietta preferita e un paio di
pantaloncini. Tramite il partner della
CBM e la scuola integrativa, i genitori
hanno imparato a educare Hanna
all’indipendenza. «A casa mi occupo
da sola di molte cose», racconta fiera
la ragazzina. «I miei genitori vogliono che io sappia cavarmela senza
aiuto. Sono capace di lavarmi i panni
e di rigovernare. Loro mi insegnano a
rivolgermi con naturalezza alle altre
persone.»
Prima i compiti
Per i compiti, Hanna si fa aiutare da
Karen, una cugina più grande. Karen
legge le domande e Hanna scrive in
modo rapido e sapiente le risposte in
alfabeto Braille. A scuola, gli esercizi
verranno corretti da un’insegnante
che conosce la scrittura dei ciechi.
Finiti i compiti, Hanna esce nella via e
chiama a gran voce la sua amica, che
abita due case più in là, per ascoltare
musica e ballare insieme.
Capacità di base speciali
In un prescuola speciale, i bambini ciechi imparano anche a leggere e scrivere in alfabeto Braille.
Gli esperti della CBM convincono
le scuole locali ad accettare gli
allievi ciechi così preparati.
Inclusione scolastica
I partner della CBM formano gli
insegnanti speciali e forniscono
alle scuole sussidi didattici e altro
materiale in Braille. Gli esperti
della CBM, gli insegnanti speciali
e gli insegnanti regolari creano
assieme le condizioni affinché i
bambini ciechi possano trovare
il loro posto in una classe di
vedenti. La CBM assume inoltre
spesso le tasse scolastiche e versa
borse di studio.
Aiuti iniziali per avviare
un’attività
I giovani ciechi possono continuare a beneficiare del sostegno degli specialisti della CBM
anche durante gli studi o l’apprendistato. Una volta conclusa
la formazione, vengono loro
concessi microcrediti per avviare
un’attività. La CBM promuove
inoltre la formazione di gruppi di
autoaiuto di genitori e disabili,
nella cerchia dei quali si possono
trovare soluzioni individuali.
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Cieco non significa mica stupido!
Al contrario, come dimostra Hanna: cieca, frequenta una scuola per vedenti ed è tra le migliori della classe. Di norma,
gli allievi ciechi hanno risultati più alti della media, perché, imparando le vie, gli oggetti, le disposizioni dei locali, sottopongono la concentrazione e la memoria a un duro allenamento. Con una sana dose di autostima, Hanna ribadisce: «So fare
tutto come gli altri, ho solo bisogno di un pizzico di sostegno e comprensione». Nelle Filippine, purtroppo, una situazione
come la sua è tutt’altro che la norma. In genere, i bambini ciechi non beneficiano di esercizi mirati né di istruzione scolastica, e sono costretti alla dipendenza e alla povertà vita natural durante. Hanna sogna di diventare telefonista e grazie alla
vostra generosità potrà esserlo.
30 franchi bastano per un corredo di materiale scolastico comprensivo di tavoletta per la scrittura Braille e punteruolo.
Con 60 franchi consentite a un bambino cieco di frequentare la scuola.
Donate l’istruzione scolastica a un bambino cieco, sarà la sua chiave per uscire dalla povertà!
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Rose
Rose
Rose
Aiuti della CBM,
talento e volontà
Rose Kwamboka ha frequentato per
anni la scuola per sordi sostenuta
dalla CBM a Kerugoya, in Kenia.
Oggi, a 28 anni, è la prima laureata
non udente del paese. Questa è la
sua storia.
«Avevo otto anni quando mi sono
venuti gli orecchioni. Una mattina mi
sono svegliata e tutto mi pareva più
silenzioso. Durante i giochi, le amiche
mi accusavano di continuare a ignorarle. Così mi sono accorta di sentirci
sempre peggio, fino a non udire più
nulla.
Un’odissea inutile
La mamma mi ha portata in ogni
ospedale che conosceva, ma la risposta era sempre la stessa: «Ci spiace,
la sordità di sua figlia è incurabile».
Disperata, mia mamma ha dovuto
arrendersi.
Un nuovo mondo
Un anno più tardi, i miei genitori mi
hanno portata nella scuola di Kerugoya per bambini sordi, partner della
CBM. Mi sono trovata in un mondo
tutto nuovo, al quale mi sono aperta
con entusiasmo. Non ero sola, c‘erano altri ragazzini come me! In soli
sei mesi ho imparato a esprimermi
fluentemente nella lingua dei segni,
ho fatto amicizia, ho ritrovato la spe-
Lume di speranza
ranza e il sorriso. Gli insegnanti mi
incoraggiavano e ispiravano. Grazie
a loro sono diventata la persona che
sono oggi.
Il duro impatto con l’università
Più tardi, sono stata ammessa all’università, dove ho studiato psicologia dell’apprendimento, religione
cristiana, storia, conduzione e
consulenza. All’inizio mi sono sentita
parecchio sola. Molti miei compagni
non avevano mai incontrato una
persona sorda e non sapevano come
comunicare con me. Le lezioni non
erano tradotte nella lingua dei segni,
quindi dovevo farmi sempre prestare
gli appunti.
Amica e interprete
Dopo alcuni mesi, la mia compagna
di stanza ha incominciato di sua iniziativa a studiare la lingua dei segni.
È presto diventata la mia interprete
durante le presentazioni e le discussioni. Finalmente avevo una voce,
cosa che ha fatto cambiare anche
l’atteggiamento degli altri nei miei
confronti. Alla fine del primo anno
avevo già alcuni amici.
Non ce la farà mai!
Per avere risultati eccellenti, dovevo
dedicarmi anima e corpo allo studio.
Molti faticavano ad accettarmi, sem-
plicemente perché ero diversa. Parecchi pensavano che non sarei riuscita
a superare nemmeno il primo anno,
ma io ho sempre dato il massimo per
dimostrare che potevo farcela.
Prima laureata sorda del Kenia
Dopo quattro anni, ho conquistato
il bachelor con un «Upper Second
Class Honours degree», a due soli
punti di distanza dal «First Class».
Sono felicissima di essere la prima
donna sorda del Kenia con un titolo
accademico, soprattutto considerato
che fino all’università ho frequentato
solo scuole per sordi.
Incoraggiare gli altri
Oggi incontro molti giovani non
udenti come me, a cui cerco di
spiegare che possono benissimo
avere successo. Il mio sogno è che
un maggior numero di sordi, specialmente donne, possa frequentare e
concludere l’università. Adoperarmi
per i loro diritti è la mia passione. Ed
è una via che conosco molto bene.»
Dopo il bachelor, Rose ha conseguito
il master in sviluppo aziendale. Oggi
lavora come specialista per l’inclusione nell’ufficio regionale della
CBM per l’Africa orientale e conduce
gruppi di discussione motivazionali
nelle scuole per sordi.
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Il bus informativo
della CBM al festival
Afro-Pfingsten
di Winterthur
Scoprite il mondo dei ciechi.
Con l’occhiale che simula
la cataratta, potrete avere
un’idea di come vede una
persona su due affetta da
handicap visivo. Siete calorosamente invitati a provare
questa esperienza.
Durante il festival AfroPfingsten di Winterthur,
il bus informativo della
CBM sarà sulla KatharinaSulzer-Platz, davanti alla
Halle 53, a dieci minuti a
piedi dalla stazione.
Domenica 8 giugno
dalle 11 alle 19
Vi attendiamo numerosi!
Spunto di riflessione:
pensate in primis alle risorse o alle mancanze?
Penso che risalga già ai tempi di
scuola: sui compiti in classe che
mi venivano ritornati, spesso era
segnato quanti errori avevo fatto
e non quanti esercizi avevo risolto
correttamente. Quando facciamo un
errore e questo viene anche evidenziato, esso si radica fortemente in
noi, oscurando tutto quello che di
giusto e buono abbiamo raggiunto.
Un po’ di tempo fa, ho tenuto un seminario di coaching, durante il quale
ho fatto un piccolo esperimento. Al
centro di un grande foglio bianco,
ho disegnato un puntino nero e
poi, tenendo il foglio bene in vista,
ho chiesto ai partecipanti che cosa
vedessero. Questi hanno riflettuto
e rimuginato, tentando di interpretare nei modi più disparati quel
puntino nero. Alla fine, li ho resi
attenti al fatto che essenzialmente si
trattava di un grande foglio bianco.
Eppure tutti hanno visto soltanto
il puntino nero. È più o meno così
che reagiamo, spesso più rivolti alle
carenze che alle risorse. Abbiamo disimparato a essere fieri delle nostre
capacità e dei nostri punti di forza?
Il dott. Fredmund Malik, professore
di economia, scrive in uno dei suoi
libri che è più facile ampliare i propri
punti forti che minimizzare o eliminare quelli deboli. Se ci focalizziamo
sulle nostre capacità e sui nostri
punti di forza, viviamo un numero
maggiore di esperienze di successo e
siamo più motivati, a tutto vantaggio della nostra autostima.
Allo stesso modo, gli specialisti attivi
nei progetti della CBM cercano di
non definire le persone disabili
attraverso i loro svantaggi, bensì
mettendone in evidenza e incoraggiandone i talenti. Queste persone
si sono viste rammentare fin troppo
spesso i loro deficit e trattare di
conseguenza. È stupefacente quel
che accade quando viene data loro
fiducia, come nella scuola di Kerugoya in Kenia per bambini audiolesi.
Gli insegnanti incoraggiano gli allievi
in tutti gli ambiti, portandone alla
luce il potenziale, che si traduce in
una partecipazione attiva e motivata
alle lezioni.
E voi, come pensate? Vi definite tramite quello che vi riesce o piuttosto
tramite quello che manca? Fate una
prova: durante la giornata, osservatevi con attenzione. Alla sera, cercate di ricordare tutto quello che vi
è riuscito. Io ho preso questa abitudine. Vedrete che pensare alle risorse
fa bene e rafforza l’autostima.
Christoph Hickert,
responsabile
comunicazione
CBM
7www.cbmswiss.ch
Una guarigione duramente
«Se cammina per un po’, le si gonfiano le gambe. È doloroso, e Benita
piange molto» spiegano i genitori
Sylvia e Steven. «Quando passiamo,
tutti la fissano e ridono. Gli altri
bambini la prendono in giro: ‹Con
quelle gambe non ti sposerai mai.›
Benita è spesso triste.»
Le gambe deformate impedivano
a Benita di rannicchiarsi, la bimba
aveva quindi bisogno di aiuto sia
per vestirsi sia per usare il gabinetto.
Quando doveva andare a prendere
l’acqua, il fratello la portava in
braccio fino al pozzo, ma poi rientrava da sola, una fatica immane che
riusciva a compiere solo con molte
pause. Giocare a nascondino o con
la palla era sempre troppo faticoso e
doveva arrendersi quasi subito.
donna, i genitori non credono alle
loro orecchie: l’intero trattamento è
gratuito. Tempo nove mesi e Benita
sarebbe guarita. Pieni di speranza, i
genitori danno il loro consenso.
Domare la crescita delle ossa
Nel corso di un intervento chirurgico della durata di un’ora, sul lato
esterno delle gambe, sopra e sotto
ciascun ginocchio, viene avvitata
una piccola piastra di metallo. «Le
piastre», spiega il chirurgo della CBM
dott. Fulvio Franceschi, «rallentano
la crescita su quel lato, così il lato
interno può recuperare con conseguente raddrizzamento degli arti».
Mentre le ossa lavorano, mamma
Sylvia deve compiere più volte al
giorno esercizi specifici con Benita.
Una prova di fiducia
Due settimane dopo l’intervento,
le gambe sono storte come sempre. La bimba incomincia inoltre a
lamentare dei dolori, dorme male,
ha spesso un po’ di febbre e non
mangia quasi più nulla. «I vicini continuano a dirci che è tutto inutile.»
Mamma Sylvia non sa più che pensare. A tre settimane dall’intervento,
Benita cammina da sola, ma riesce a
piegare le ginocchia solo pochissimo
Angoscia per il futuro di Benita
«Come potrà mai cavarsela mia figlia?» si preoccupava mamma Sylvia.
Il ricorso a un medico era escluso,
troppo costoso. La famiglia guadagnava a malapena di che vivere con
la vendita del pesce affumicato del
Lago Vittoria.
Speranza con la clinica della CBM
Un volontario aveva segnalato la
famiglia a un’assistente sociale della
clinica ortopedica sostenuta dalla
CBM. Durante il colloquio con la
Impressum
conquistata
più di prima. Oltretutto ha perso due
chili, ora ne pesa solo nove!
Arrivano gli aiuti
Gli specialisti sono preoccupati. Se
non mangia abbastanza, Benita non
cresce, e se le ossa non crescono non
può avvenire alcuna correzione! I
genitori lavorano duro ogni giorno
per mantenere i cinque figli. L’ultimo
è ancora un lattante. Con le forze
residue fanno compiere gli esercizi a
Benita, per altro le energie non bastano. Gli operatori si recano dunque
più volte la settimana dalla famiglia
per incoraggiarla e per verificarne
l’alimentazione, in più coinvolgono
pian piano anche gli scettici vicini.
Un cambiamento miracoloso
Allora era vero! Dopo otto mesi, le
gambe di Benita sono diritte. «La
nostra bimba può ora coprire lunghi
percorsi, correre, accovacciarsi - e
senza alcun dolore!» Mamma Sylvia
è entusiasta: «Gioca sempre con la
palla, è felice e piena di energia! È
diventata autonoma, aiuta a lavare
i piatti e a pulire i pavimenti. Mi è
stato tolto un peso enorme, non ci
sono parole per esprimere la mia
gioia e la mia gratitudine».
Ogni donazione
conta – liberate
bambini e adulti
dall’handicap e
dalla sofferenza!
Editore
CBM Missioni cristiane per i ciechi nel mondo
Schützenstrasse 7, 8800 Thalwil
Tel. 044 275 21 87, fax 044 275 21 89, [email protected]
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deducibili dalle imposte secondo le direttive cantonali.
Pubblicazione
5 volte l’anno per i sostenitori della CBM Missioni cristiane
per i ciechi nel mondo
Comunicazione, redazione Christoph Hickert, Stefan Leu
Joël Rey & Co. (versione italiana)
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della fonte.
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Tipografia/sponsor Tipografia Franz Kälin AG, Einsiedeln
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di un progetto, l’eccedenza verrà impiegata per soccorrere i più
bisognosi.