05.03.17 Arena (2). - Accademia d`Arti Discanto

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05.03.17 Arena (2). - Accademia d`Arti Discanto
SPETTACOLI
L’Arena
È un nuovo Venditti che
guarda al passato in un
concerto senza pianoforte. Quello di domani sera
al Palazzo dello sport
adiacente allo stadio Bentegodi sarà per il cantautore romano uno show diverso dal solito. Il titolo
dello spettacolo, Campus
live rimanda all’ultima
opera realizzata, in versione cd e dvd, Campus live, registrata in diretta al
Campus di Cinecittà, la
scuola artistica voluta da
Maurizio Costanzo. In
quelle session Antonello
e la sua Superband, il
gruppo che le segue anche in questo tour, hanno
cominciato ad arrangiare le canzoni per la prima
volta senza il pianoforte,
Il
cantautore
romano
Antonello
Venditti.
Sarà un
concerto
senza
pianoforte quello
che si
terrà
domani
al
Palasport
Giovedì
17 Marzo 2005
Cantautori doc. Domani arriva al Palasport con uno show diversodal solito. Loaffianca laSuperband
LafantasticastoriadiVenditti
strumento prediletto del
cantautore romano.
Con ben tre chitarristi
in formazione, il gruppo
che accompagna Venditti ha un’impronta molto
rock. La line-up completa comprende Alessandro Centofanti alle tastiere, Derek Wilson alla batteria, Fabio Pignatelli
(ex dei Goblin) al basso,
Amedeo Bianchi al sax e
Marco Rinalduzzi con
Maurizio Perfetto e Gio-
vanni Di Caprio alle chitarre acustiche/ elettriche. Da quelle session al
Campus sono uscite versioni rinnovate dei classici di Antonello, insieme
ai brani più importanti
dell’ultimo periodo. La
scaletta del concerto di
domani riproporrà in
parte quelle serate a
Cinecittà. Si partirà con
il singolo che guidava il
disco precedente Campus, la strasentita (alla
radio) Che fantastica storia è la vita, e poi a seguire un volo a planare su
tutta la produzione vendittiana, da Qui a 21 modi
per dirti ti amo, da Il compleanno di Cristina a Giulio Cesare, fino al rifacimento delle immancabili
Roma capoccia, Sara, Sotto il segno dei pesci, Notte
prima degli esami e Ci
vorrebbe un amico.
Nella setlist saranno
presenti anche Lacrime
cordati di me e Buona domenica, in medley con In
questo mondo di ladri.
Tra i bis, nelle prime
date del tour, Venditti ha
infilato anche una cover
di Tenco, Lontano lontano, e l’unico inedito presente in Campus live,
quella Addio mia bella addio, provienente da un
canto militare italiano
databile intorno alla Prima Guerra Mondiale, ripreso da una poesia del
di pioggia, dedicata al padre di Antonello, e Ruba,
scritta per Mia Martini.
In questo tour, svincolato dal pianoforte, utilizzato a volte dal timido Antonello come difesa e armatura, c’è spazio anche per
un brano come Dimmelo
tu cos’è, presentato per
l’ultima volta dal vivo
vent’anni fa, o forse più.
In chiusura finiranno le
sue canzoni più nazionalpopolari come Ri-
45
1848 e poi riutilizzato pure dalla tradizione popolare anglo-americana.
Il concerto è il sesto appuntamento della rassegna "Cantautori doc" organizzata da Eventi in
collaborazione con l’assessorato allo Spettacolo
del Comune. Quella di Verona sarà anche la prima
data in Triveneto del
tour. La biglietteria del
Palasport domani aprirà
alle 17. L'entrata al palazzetto sarà possibile fin
dalle 19.30 e l’inizio dello
spettacolo è previsto per
le 21. Per informazioni e
prenotazioni potete contattare
Eventi
allo
045.80.39.156 oppure tramite e-mail a [email protected]. (g.br.)
Fondazione Arena. Parla il basso baritono parmigiano, protagonista dell’opera di Verdi che torna stasera al Filarmonico Migliaiadimusicistieospiti dirilievoalladuegiorniinFiera
«SonounFalstafferoicomico»
DaSolieriaEmmanuel
Pertusi:Nonpuntosullatobuffoperchénonamolemacchiette ungrandeSoundExpo
Pertusi:Nonaccentuoillatobuffoperchénonamolemacchiette
La medaglia d’oro della
Presidenza della Repubblica come benemerito
della Cultura; il Premio
Abbiati della critica musicale italiana; il Premio
Rossini d’oro a Pesaro
non sono che gli ultimi attestati alle capacità artistiche di Michele Pertusi,
guadagnati in vent’anni
di serio professionismo
nel canto. Il celebre basso
baritono parmigiano ritorna questa sera (alle
20.30) al Teatro Filarmonico nel ruolo di Falstaff nell’omonima opera di Verdi.
«Dopo il Don Giovanni
del 2002», dice, «collaboro
nuovamente con la Fondazione in un altro ruolo di
grande impegno per un
cantante in una commedia perfetta, che da tempo
si affacciava nella mente
di Verdi. Sono un Falstaff
divertente e divertito, ironico, ma non troppo buffo
perché a me non piacciono le macchiette. Insomma, sono un personaggio
eroicomico per un dramma che si risolve in commedia, cui si addice l’umorismo, la facezia, l’ironia».
- Più commedia o più
dramma?
«Una commedia dove il
dramma del protagonista
è sempre presente ed attivo. Tanto freme sotto l’apparenza comica e tanto è
forte che talvolta alla ma-
«In futuro gli allestimenti lirici
dovranno proporre nuove formule
per avvicinare di più i giovani»
schera ironica sta per essere sostituita quella tragica».
- Non è la prima volta,
che lei l’affronta
«No. Falstaff l’ho debuttato a Bologna con la direzione di Daniele Gatti e
tornerò presto a farlo anche in forma di concerto.
L’ho ripetuto poi a Londra con sir Colin Davis,
che ha un modo di interpretare la commedia tutta personale. Quella è stata un’esperienza emozionante e unica così come il
don Quichotte di Torino
con il regista Piero Faggioni. Incontri determinanti che lasciano il segno nella carriera di un
cantante e ti cambiano un
po’ la vita, mostrandola
in maniera migliore, anche con i lati dell’utopia».
- Si considera ancora un
basso oppure è ormai portato a fare il baritono?
«Nei miei ruoli alterno
l’uno con l’altro ma ho a
che fare in prevalenza
con il bel canto, quindi
con Rossini e Mozart, salvo qualche leggera punta-
AncheI VirtuosiItaliani aS.Anastasia
Lo«Stabatmater»
perCeciliaGasdia
La chiesa di Santa Anastasia ospita (alle 21) un
importante concerto pasquale che vede protagonisti il soprano Cecilia
Gasdia (nella foto) e l’orchestra da camera I Virtuosi Italiani. Si tratta
di uno degli eventi sostenuti e organizzati
dalla Fondazione Cassa
di Risparmio, che periodicamente valorizza
le storiche
chiese della
città con artisti di grande richiamo
e programmi di particolare interesse. Nell’occasione
verrà eseguito lo Stabat Mater
per soprano e archi di
Luigi Boccherini, preceduto dal mottetto Longe
mala, umbrae, terrores
e dalla Sinfonia Al Santo Sepolcro di Vivaldi, e
da due arie e un Concerto Grosso di Handel.
Vincitrice nel 1980
del Concorso Maria Cal-
las e da allora protagonista nei maggiori teatri
in tutto il mondo, Cecilia Gasdia non ha bisogno di presentazioni
nella città che l’ha vista
nascere e formarsi musicalmente; oltre che
nel repertorio lirico l’artista è molto impegnata
in recital e nell’interpretazione
di composizioni sinfonico-corali.
L’Orchestra da camera I Virtuosi Italiani è formata
dalle prime
parti di alcune prestigiose orchestre
del nord Italia. Costituita da alcuni anni vanta
collaborazioni con importanti interpreti internazionali; ha al suo
attivo incisioni per le
etichette EMI, Chandos, Arcadia, Naxos. Il
concerto è a ingresso libero.
Chiara Zocca
ta nei Lombardi alla prima crociata, Attila, I Racconti di Hoffmann, Thais,
il don Quichotte, Guglielmo Tell, Falstaff, appunto. Ma niente di più. Forse
in futuro aggiungerò qualche altro personaggio, se
qualcosa maturerà nella
mia vocalità ma non credo, in ogni caso, che mi
orienterò verso il grande
repertorio classico dei
bassi, quelli alla russa,
per intenderci».
- Qualche anno fa avrebbe ipotizzato di interpretare Marin Faliero, Attila o
Athanael in "Thais"?
«Giammai. Sono sempre ruoli un po’ ambigui,
che si prestano anche a
una voce baritonale. Alcuni li ho affrontati anche
per un motivo affettivo,
come nel caso di "Thais",
legata al progetto di un caro amico recentemente
scomparso: il maestro
Marcello Viotti."
-È convinto che l’opera
stia vivendo un periodo di
necessarie trasformazioni?
«Il momento è estrema-
mente confuso, qualcosa
andrà per forza cambiato. Riconosco che i giovani abbiano bisogno di ascoltare
l’opera con nuove
formule dove primeggi forse più il
musical, l’effetto illumino-tecnico, l’uso dei microfoni, abbandonando
vecchi stilemi, pur salvando i testi letterari e musicali. Ho visto una Bohème
negli Stati Uniti, impostata in questo modo da un regista di cinema. Magari il
canto non rispettava completamente l’ortodossia
ma l’allestimento è piaciuto moltissimo al pubblico
giovane».
- Pensa che i registi di cinema indicheranno nuovi tracciati alla lirica?
«Sono un punto di partenza che ne cambieranno certe attitudini:
dalle posture fino all’aspetto degli interpreti, rivolgendosi a
un pubblico più vasto. Un tempo si rappresentava il diavolo nel Faust o in
Mefistofele come
un mangia bambini, vestito di rosso. Adesso, dopo
quello che ci hanno mostrato attori come De Niro e
Al Pacino, nessuno si sognerebbe
di mostrarcelo
più come allora».
Gianni Villani
Michele Pertusi
nel ruolo
di Falstaff (foto
Brenzoni)
La pianista conclude, al Teatro Salieri di Legnago, una rassegna che si è rivelatainteressante
Ikawa,iljazzcheparlagiapponese
IntrioconDeRossieSenni
Parla giapponese e ha gli
occhi a mandorla la protagonista dell’ultimo appuntamento con "Forme del
Jazz", il ciclo di concerti
che in soli 4 appuntamenti al Salieri di Legnago ha
fatto una bella carrellata
su alcuni nomi nuovi e interessanti del jazz odierno. Sul palco del teatro (alle 21) salirà la pianista
giapponese Yayoi Ikawa
(nella foto), nome ancora
decisamente poco noto anche tra gli addetti ai lavori, ma che, a giudicare dalla qualità dell’unico suo
disco autoprodotto intitolato Colours Of Dreams
(registrato l’anno scorso),
è destinata a far parlare
di sé. Con lei ci sarà una
coppia ben affiatata: Zeno
De Rossi alla batteria e
Stefano Senni al contrabbasso, musicisti che lavorano assieme con ottimi
risultati in molte formazioni. Nonostante sia nata a Tokyo, la Ikawa si
può definire un’espressione pura del nuovo jazz
newyorkese non solo perché nella grande metropoli americana vive da una
decina di anni, ma anche
perché il gusto, il suono e
l’energia della sua musica fanno riferimento a
quell’area.
Dopo aver studiato improvvisazione con alcuni
guru della città americana e in particolare col con-
trabbassista Reggie Workman ha forgiato un personale e autorevole linguaggio. Nella tecnica pianistica e nelle sue composizioni ritmicamente molto argute e articolate, si mettono in evidenza la pulizia e
la velocità della mano destra e un gusto che può ricordare a tratti Uri Caine
e Myra Meldford.
Luigi Sabelli
Al TeatroVirtus di Sommacampagnail primo dicinque concerti
Ilpianoèl’unica«voce»
Alviaoggiconl’americanoJohnNoelRoberts
Per il quarto anno consecutivo l’Accademia d’Arti Discanto propone - da stasera
sino al 12 maggio - il Festival pianistico,
una delle manifestazioni più significative della nostra provincia. Sono in programma cinque concerti in cartellone
ogni 15 giorni e sempre di giovedì (alle
21) al Teatro Virtus di Sommacampagna. È previsto l’arrivo di artisti di fama
internazionale impegnati in musiche
che spaziano da Ravel a Beethoven.
Si comincia stasera con l’americano
John Noel Roberts cui segue, il 31 marzo,
il maestro Stefano Giavazzi, diplomatosi
al Conservatorio di Mantova e vincitore
di numerosi concorsi pianistici. Per l’occasione, il musicista eseguirà le Sei danze tedesche" di Schubert e la "Sonata in
si bemolle maggiore D 960.
Il 14 aprile, quindi, tocca a Bruno Cesselli, pianista di radici classiche che dal
1980 si interessa di jazz e improvvisazione: nell’82 ha ottenuto il Premio Città di
Jesolo come miglior nuovo talento del panorama italiano. Il 28 aprile invece è la
volta del giovanissimo duo tedesco composto da Ellina Perlin e Iliana Bunung ,
mentre il 12 maggio la serata ospita l’orchestra di Padova e del Veneto diretta da
Anton Nanut e la pianista Mariangela
Vacatello. Poco più che ventenne, l’artista napoletana vanta già numerosi successi come solista e importanti collaborazioni con musicisti affermati come
Rocco Filippini e Toby Hoffman, con il
quale recentemente si è esibita in quartetto a New York.
Michela Pezzani
La due giorni fieristica di
Sound Expo 2005, l’evento
ideato da Giambattista
Zerpelloni, ha richiamato, per la sesta volta, migliaia di giovani musicisti. L’esposizione ha mantenuto fede alle promesse
della vigilia perché le attese novità tecnologiche
erano veramente numerose. Basterà citare, per
esempio, i microfoni a
condensatore per ripresa
d’orchestra dalle prestazioni fantascientifiche o
la rivoluzionaria tastiera
svedese Nord Modular
G2X a cinque ottave, il cui
debutto ufficiale è previsto il prossimo 6 aprile o
ancora il neonato amplificatore per basso, che pesa
solamente 26 chilogrammi per una potenza di ben
600 watt.
Dal punto di vista più
strettamente artistico, vale la pena ricordare i concerti a ciclo continuo, tenuti nel piazzale retrostante il parcheggio multipiano, che hanno dato la
possibilità al pubblico di
avvicinare personaggi come Maurizio Solieri. Il
chitarrista di Vasco si è divertito a suonare per
un’ora tiratissima con la
Steve Rogers Band, tornando alle origini del
rock. Da citare anche l’entusiasmante esibizione di
Marco Pasetto con la Big
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imbranato, lei, Jennifer Lopez, un’inossidabile killer indifferente
al fascino maschile. Ma l’amore vince ogni diversità e ogni rocambolesca
situazione. I due protagonisti della divertente storia erano ai tempi
una coppia anche nella vita e l’affiatamento si vede; gustose anche le
comparsate di due mostri sacri del cinema americano come Al Pacino
e Christopher Walken.
Band Città di Verona, il
trascinante Texas sound
della Morblus e la splendida vocalità di Alan Farrington.
La manifestazione ha
visto anche il debutto di
Antonio Rigetti, il bassista di Vasco, in veste di
cantautore con alcune ballate rock di grande suggestione. Nella seconda giornata, davanti a un pubblico ulteriormente aumentato, il momento topico è
coinciso con l’ingresso di
Tommy Emmanuel (nella
foto) che ha regalato
un’anteprima del suo suc-
cessivo concerto solo, durante il set di Luca Olivieri e della sua TC Band.
Working man blues e Tiger rag hanno messo in
mostra la grande abilità
dei due chitarristi, pronti
a giocare una specie di
duello melodico da brividi. Positivo il rientro degli Acth, che hanno dimostrato l’attualità dello stile nato negli anni ’70 e ’80.
Un cenno anche per Vladi
Blues Band e Voodoo Groove, che devono il loro successo alle citazioni di
grandi solisti come Eric
Clapton e Jimi Hendrix.
Infine, Gianluca Capitani
ha dimostrato quale livello tecnico si deve raggiungere per riuscire a suonare come ha fatto lui, con
gente come Steve Vai e
Scott Reeves. Il jazzista
Franz Hellmüller ha deliziato la platea con la sua
raffinata arte chitarristica, accompagnato da un
ottimo Luca Sisera al contrabbasso.
In chiusura, la solita eccezionale esibizione del
virtuoso australiano Tommy Emmanuel, che riesce
sempre a stupire. La gran
folla di appassionati, coinvolti nelle istrioniche follie del "canguro volante",
ha potuto infatti assistere
a una delle sue migliori
performance.
Roberto Ceruti
Prima tv esclusiva
domani ore 21.00