Legge 40, un equilibrio che non va stravolto. Letture in malafede dei

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Legge 40, un equilibrio che non va stravolto. Letture in malafede dei
Legge 40, un equilibrio che non va stravolto.
Letture in malafede dei dati sull'attuazione
(Michele Aramini in Avvenire, 7 luglio 2007)
La relazione presentata nei giorni scorsi sull'attuazione della legge 40 del 2004
è diventata purtroppo una delle tante occasioni per parlare male della legge che regola
la fecondazione artificiale.
Nel presentare i numeri ci si è soffermati su alcuni particolari del tutto
marginali, come il leggero calo di percentuale di gravidanze ottenute sul numero totale
degli impianti. Il dato numerico dice che si è passati dal 24,8% di gravidanze su cento
impianti al 21,2%. Si tralascia di dire che questo dato è abbastanza variabile e dipende
da molte circostanze, come la minore esperienza dei nuovi centri di fecondazione
artificiale e la maggiore età delle donne che vi si rivolgono, circostanze che gli
estensori della relazione dovrebbero ben conoscere.
Questo piccolo dato ha fatto parlare di "flop della fecondazione", con titoli di
giornale costruiti ad arte per gettare fumo negli occhi dell'opinione pubblica. Lo
stesso dicasi per la questione del turismo procreativo: si tratta di un minimo
incremento nel numero delle coppie che si recano in Spagna o in Belgio per sottoporsi
a tecniche vietate in Italia, in Francia e in Germania. Va ricordato poi che, anche
prima della legge 40, molte coppie benestanti si rivolgevano ai centri esteri, specie
statunitensi, perché ritenuti più efficienti oppure perché volevano tenere del tutto
nascosta presso amici e parenti la condizione di sterilità.
Se passiamo a una lettura corretta della relazione, emerge con tutta evidenza il
buon funzionamento della legge 40: i bambini nati nel 2003 sono stati 4.807, mentre
quelli nati nel 2005 sono stati 6.235. Come si fa a chiamare flop questo forte
incremento in termini assoluti? Se poi consideriamo il numero delle donne che hanno
cominciato il ciclo di fecondazione, il numero è salito nei due anni in esame da 17.125 a
27.254. Anche in questo caso la realtà mostra che la legge 40 ha generato un clima di
maggior fiducia e non vi è alcuna fuga delle coppie in relazione alle prescrizioni
stabilite.
Se le coppie si sentissero oppresse dalle nuove procedure, non si registrerebbe
questo fortissimo incremento nei trattamenti di fecondazione artificiale. È chiaro che
se l'età delle donne che accedono alla fecondazione artificiale è molto alta, il numero
dei successi diminuisce, ma questo accade in ogni Paese e con qualunque tipo di
legislazione, perché è un dato biologico strutturale.
Veniamo ora a qualche considerazione sul perché di tanta voluta deformazione
dei dati. La legge 40 ha permesso di salvare la vita a un numero enorme di embrioni.
Questo dato assolutamente positivo è considerato un danno da coloro che vedono nella
tutela dell'embrione un possibile pericolo per la legge sull'aborto.
Ricordiamo che la legge sull'aborto è fondata sul principio di
autodeterminazione della donna (così assoluto da diventare arbitrario). Il fatto che
una nuova legge dia protezione all'embrione è visto da alcuni come un pericolo per
questa totale libertà, che fa usare l'aborto come contraccettivo ultimo, in contrasto
con lo stesso spirito della legge 194, che vieta di interrompere la gravidanza come
mezzo per regolare le nascite.
Occorre allora leggere meglio i dati della relazione, e ribadire il pieno sostegno
alle scelte operate dalla legge 40, anche in vista della ridiscussione delle linee guida
per la sua attuazione. Nessun cambiamento delle linee guida può essere accolto che
vada nella direzione di tutelare meno efficacemente l'embrione e la relazione di
coppia. Occorre ribadire che l'idea di un figlio a ogni costo e di un figlio come diritto
non è moralmente accettabile e non lo è neppure sul piano della giustizia, perché viola i
diritti dei figli stessi.
La legge 40 giustamente respinge la rivendicazione di questi presunti diritti e
opera perché la fecondazione artificiale avvenga nel rispetto sia del desiderio dei
genitori sia nel rispetto del valore della vita e della famiglia, con un equilibrio che non
deve essere modificato al ribasso.