e golfo paradiso

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e golfo paradiso
ANNO 7
5000 COPIE • DISTRIBUZIONE GRATUITA
NUMERO
ECCORECCO
73
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SETTEMBRE-OTTOBRE 2016
E GOLFO PARADISO
CROCE VERDE RECCO news
ALL’INTERNO
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RECCO
RICORDI GIOCA 4, 19 E 30 AL LOTTO E FAI UNA PASQUA CONTENTA
Quei modi di dire genovesi
imparati a Uscio
ia suocera Massone Maria era originaria di Uscio e aveva un bel numero tra
fratelli e sorelle. Si sposò giovanissima,
diciottenne, con Luigi Oneto, operaio, ebbero quattro figli: un maschio e tre femmine, di
cui una sola sopravvive. Io ho sposato, nel
1953, il figlio Francesco, che nel 1943 era stato chiamato alle armi. Ci univa la passione per la musica e l’interesse per
la cultura; pur non avendo potuto
continuare gli studi, aveva letto autonomamente testi di letteratura, storia
e anche di filosofia.
Con sua mamma Maria, che reggeva il negozio di frutta e verdura, “ereditato” dalla famosa Rosin dö Læte,
nonna di Francesco, andavo molto
d’accordo. Ho imparato da lei alcuni modi di dire genovesi... (o usciolini?), molto incisivi nel loro significato: “O l’ha perso o roman”, per
indicare una persona che non riesce
più a ragionare correttamente... Ma
cosa è il romano? È quel peso sferico, appeso al braccio della bilancia sostenuta dalla
mano del venditore, che fa da contrappeso al
piatto carico di frutta e verdura: senza il romano non è possibile pesare... quindi, secondo il detto, ragionare!
Altro modo di dire: “T’ë ûn çioto!”: quest’ultima non è una parolaccia, vuol dire “ce-
M
rotto” e significa, sei noioso, appiccicaticcio
come un cerotto…
E ancora: “Posci ti ëse allûghettôu”, che significa “Possa tu essere imprigionato”, che
ti si impedisca di nuocere o dar fastidio.
Io, milanese, sono venuta a Recco nel
1940, ho frequentato la quinta elementare all’ultimo piano del palazzo Massone con una
maestra bravissima; qui non conoscevo
nessuno.
Ebbene, la nonna di Francesco, che poi
ho sposato (lui, non la nonna) lo mandava a giocare al lotto sempre gli stessi tre numeri: 4 19 30… che, guarda caso, sono quelli della mia data di nascita: 19 aprile 1930...
non hanno mai vinto! Tuttavia esisteva una
filastrocca che diceva: “Se ti vêu fâ Pasqua
cuntenta, zêuga quattru dixinêuve e trenta” (se vuoi fare Pasqua contenta, gioca
4, 19 e 30), frase confermata dal gestore del banco lotto di Recco.
Aggiungo, per la cronaca, che i figli
maschi Oneto li ho partoriti solo io, in numero di due; pare che tutti gli altri zii e cugini Oneto abbiano avuto solo figlie femmine o i maschi non abbiano procreato.
Dato che anche mio padre si chiamava
Luigi, il mio primo maschio, nato 20 mesi
dopo Anna, si chiama Luigi, il terzo dopo 8
anni, Carlo.
ERNESTA PERELLI ONETO
ECCORECCO
E GOLFO PARADISO
DIRETTORE RESPONSABILE: Giuseppe Rosasco
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XX Settembre, Pro Loco Recco in via Ippolito d’Aste, Farmacia Savio e Ottica Ferrari in piazza Nicoloso, Libreria
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ECCORECCO E GOLFO PARADISO
RECCO E CAMOGLI UN CAPITOLO APERTO DA TROPPI ANNI SENZA ENTUSIASMO E GRANDI INTERESSI
Una nuova strada...
aperta alla cultura
SANDRO PELLEGRINI • Da Recco e da Camogli è partito un segnale forte di unità di
intenti per risolvere e gestire un tema di alta
Cultura, quella che merita di esser scritta con
la “C” maiuscola. La riapertura del Teatro Sociale alla vigilia del prossimo Natale con il
coinvolgimento in prima persona delle rispettive Amministrazioni comunali e di un
gruppo di cittadini volenterosi, operatori turistici e commerciali per la gestione della
prossima stagione, che spazierà per tutto
l’anno 2017, fornisce una testimonianza concreta di una forma di collaborazione intercomunale nel nome della Cultura universale.
Una collaborazione aperta a nuovi apporti
di altre persone, di altri Comuni, di altre categorie. Nessuno escluso. Una collaborazione
destinata ad avere ricadute positive nel turismo locale, nell’industria alberghiera e dell’ospitalità, nella gastronomia, nel commercio, in uno degli angoli più belli ed interessanti della Liguria.
Camogli e Recco hanno dato, all’insegna
della riapertura del Teatro Sociale, un segno
concreto di che cosa può fare una collaborazione su un tema concreto impostata in
maniera seria che dalla Cultura di rilievo
deve passare ad altri settori ad essa connessi.
I due Comuni si aprono alla collaborazione
di quelli circonvicini dimostrando come sia
oramai tempo di attività organizzate e sfruttate su scala più ampia di quella dei ristretti
confini comunali.
Non è che serva una grande riflessione.
La vicina Genova ha dimostrato abbondantemente come, a partire dal 1992, il 500°
anniversario della scoperta dell’America, con
una serie di fortunati investimenti sulla Cultura cittadina di livello, le ricadute di turisti arrivati, di ristoranti pieni, di alberghi occupati ad alte percentuali, con visite organizzate, frequentazioni di negozi, si sia roconvertita, almeno in una parte significativa, in città turistica. E chi l’avrebbe mai pensato or sono venticinque anni ?
Lo stesso ragionamento, che non gode di
alcun brevetto, potrebbe esser rivolto a tutti i centri del Golfo Paradiso. Senza sforare
in argomentazioni che coinvolgono altri Comuni, limitiamoci ad alcune considerazioni che riguardano il nostro piccolo Comune
di Recco. La Cultura è un animale che ha
molte teste ciascuna delle quali deve essere accarezzata e coccolata. Non si può essere eccellenti in un solo settore, e lasciare
ECCORECCO E GOLFO PARADISO
Particolare dell’interno restaurato del teatro.
TEATRO SOCIALE
I PRIMI APPUNTAMENTI
Venerdì 30 settembre
Nella ricorrenza dei 140 anni dall’inaugurazione del 1876:
ore 18: Il Teatro Sociale riapre
Presentazione del restauro e della stagione inaugurale. Nell’occasione sarà possibile accedere liberamente alla platea dalle
ore 16.
ore 21 Cenobio dei Dogi: 1876-2016:
come allora… l’Ernani di Giuseppe Verdi: guida all’ascolto di Gianni Bergamo,
con la partecipazione straordinaria del soprano Irene Cerboncini. A cura del Gruppo
Promozione Musicale.
Venerdì 23 dicembre
ore 21 Concerto di apertura
Oratorio di Natale di J.S. Bach Dirige il
maestro Fabio Luisi; solisti e musicisti
dell’Accademia della Scala.
info www.teatrosocialecamogli.it
tutto il resto nel dimenticatoio. Recco deve
riorganizzarsi culturalmente a partire dal settore della documentazione e della pubblicità,
della comunicazione, dal lavoro di squadra,
da quello della ricerca degli obiettivi da perseguire, per rispondere all’interrogativo famoso “chi sono, cosa faccio, dove vado?” riconoscendo onestamente tutte le carenze da
cui partire per superarle.
Vediamo qualche esempio. Pare giusto ripristinare una vera Biblioteca Comunale,
specialistica in poche materie. Quindi cercare una sede adeguata al famoso Angolo dei
Ricordi ove raccogliere le memorie del nostro passato, curare una serie di pubblicazioni monotematiche su argomenti specialistici che riguardano Recco e la sua vallata (dalla Storia, alla Geografia, alle Scienze
naturali), premiando le tesi di laurea di giovani locali su tali argomenti. Altre piccole ed
essenziali monografie ancora da mettere in
cantiere meritano le chiese ed i santuari di
Recco e della vallata con il finanziamento di
qualche restauro murario e di alcune opere d’arte laddove necessario.
Meriterebbe attenzione la valorizzazione
dei principali sentieri che consentono di percorrere a piedi i due lati della valle, da Recco a Uscio e viceversa passando per Avegno,
segnalando e valorizzando emergenze panormiche, stradali, antichi mulini, case
agricole, particolari coltivazioni.
Curare, su nuove basi, l’eccellenza gastronomica riconosciuta da anni, inventare
forme di collaborazione fra i ristoratori ed
i commercianti locali, sistemare una nuova
segnaletica stradale a sfondo turistico e culturale.
Avere in generale un occhio di particolare
attenzione a tutti i temi che possono avere
una ricaduta positiva nei settori culturali, turistici, commerciali, gastronomici e sportivi, nessuno escluso. Occorre saper offrire ai
visitatori del Teatro Sociale qualche buona
provocazione per spostarsi anche a Recco,
prima o dopo, meglio prima e dopo.
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SOTTO LA VERNICE DI UN NOME IN
DOVE I FORESTI
ERANO (SONO?)
VISTI COME
IL FUMO
NEGLI OCCHI
DI GIUSEPPE ROSASCO
GOLFO PAR
un’identità non
otto la brillante vernice di un nome dal sapore vagamente esotico, Golfo Paradiso, quasi un richiamo ad un improbabile Eden
terrestre, cosa si cela veramente? A voler essere pignoli, si potrebbe addirittura sostenere che Golfo Paradiso è una definizione
inesatta, perché l’insenatura è del tutto aperta a occidente, tanto da
sfumare nel più ampio Golfo di Genova. Poco importa, in definitiva non è quasi mai un profilo geografico a stabilire l’identità di un
luogo: occorre chiedere aiuto a qualcos’altro, che ci azzecca di più
con la storia, la cultura e le tradizioni che con gli atlanti. E di questo se ne era già accorto il famoso filosofo Friedrick Nietzsche. “Si
figuri – scriveva da Ruta di Camogli nel lontano 1886 all’amico Peter Gast – un’isola dell’arcipelago ellenico, su cui montagne e foreste si alternino capricciosamente, che un giorno, chissà per quale fe-
S
Vecchie cartoline di Camogli, Recco, Sori e Bogliasco, tutte “targate” Golfo Paradiso.
nomeno, abbia navigato verso la terraferma e vi si sia ancorato senza poter più staccarsene. Senza dubbio, questo luogo ha qualcosa di
ellenico, e d’altra parte ha qualcosa di piratesco, di improvvisato, di
nascosto, di pericoloso. Laggiù in fondo, a una svolta solitaria, ecco
una pineta "tropicale" che dà l’idea di essere lontani dall’Europa”.
Se tutto questo è vero, perché mai quest’isola ellenica, questo mondo a parte, ha dovuto aspettare sino al 1946 per potersi fregiare di
un nome proprio, di un marchio? Banalmente si può osservare che
in questa splendida cornice uomo e natura hanno più volte intersecato i loro percorsi, ma nel concreto dipanarsi di una vicenda storica che ha assunto caratteri peculiari in ogni singolo paese del comprensorio. Una diversità sottolineata soprattutto nelle più insignificanti gelosie di campanile, nell’attaccamento a tradizioni orgogliosamente esibite come simbolo di una propria esclusiva identità. Non
poteva certo bastare la vernice di una comune appartenenza paesaggistica (per giunta vissuta come tale solo dal genio di un filosofo o al massimo da piccole élite borghesi o forse ancora da qualche
pittore) a scalfire il peso di consuetudini millenarie. I nostri antenati
nulla sapevano di brand, di marketing: il loro orizzonte immagina4 • SETTEMBRE-OTTOBRE 2016 • NUMERO 73
tivo si chiudeva entro i confini della quotidiana fatica del vivere.
Finché i tempi, come spesso accade nelle vicende umane, improvvisamente maturano, magari nelle condizioni apparentemente
meno favorevoli. Lo scenario è quello disastrato del secondo dopoguerra. Calata la parola fine sull’orribile mattanza, cos’altro ci si poteva aspettare se non dolore, rabbia, preoccupazione per il domani?
Eppure, nemmeno troppo a sorpresa (se solo si conosce un poco la
gente di riviera), prevalse, in tutti e su tutto, il desiderio di riscatto.
Una molla che farà approvare in pochissimo tempo i piani di ricostruzione di Recco e di Sori (i paesi del comprensorio più colpiti dagli eventi bellici) e che alimenta le speranze di una rapida ripresa
economica. Forse quello che mancava, a voler cercare il pelo nell’uovo,
era una chiara visione programmatica. Ma, pensavano i più, serve
davvero un progetto preciso? Perché interrogarsi sui possibili scenari
futuri, quando già il presente è carico di preoccupazioni, ma anche
di opportunità?
Della stessa opinione non era Filippo Degregori, Filippin per gli
amici, un avvocato di Camogli, che portava impressa nella sua figura la più tipica impronta ligure: magro, dinoccolato, la parlata cantilenante. A dispetto di questo inconfondibile marchio di fabbrica,
su di lui scivolava via, senza quasi lasciar traccia, il diffuso vezzo
nostrano del mugugno e del maniman ( non si sa mai...), dietro il
cui paravento è fin troppo facile nascondere esasperato individualismo e diffidenza verso ogni cambiamento. No, a lui piaceva comunicare, guardare lontano, e trovava spesso modo di tradurre questo suo modo di vedere la vita nell’azione amministrativa, come presidente dell’azienda autonoma di soggiorno prima e assessore comunale dopo. Magari con l’aiuto di un po’ di fortuna.
Nel pieno turbinio ricostruttivo, si era appunto nel 1946, gli capitò di gettare lo sguardo su di una carta topografica dell’Istituto Geografico Militare. Si accorge di una minuscola località, proprio sotto
Portofino Vetta, indicata con il toponimo “Paradiso”. Un nome, l’avvocato lo scoprirà più tardi, dovuto a Sebastiano Gaggini, imprenditore-finanziere di origini svizzere, che nel 1906 aveva fatto costruire
sul promontorio il famoso Portofino Kulm, l’hotel del bel mondo di
allora. Per Degregori pensare di estendere l’appellativo Paradiso all’allora anonima fascia costiera che si distende da Nervi sino a Camogli è questione di un attimo. Dapprincipio sceglie di comunicare la sua idea quasi in sordina, in un articolo apparso su “Il Corriere del Pomeriggio” del 26 settembre 1946. “Il Promontorio – scrive –
con le sue cinque città (Rapallo, Santa Margherita, Portofino, Camogli,
Recco) costituisce un tutto organico, un’entità fisica, geografica, panoramica unica al mondo. Di esso solo la costa orientale del monte,
che delimita il Tigullio, e la vetta, hanno da tempo fama internazionale. (…) La costa occidentale invece ed il versante meridionale
sono del tutto sconosciute o per essere scarsamente attrezzate o addirittura inaccessibili. Di fronte alla organizzazione turistica del Tigullio, manca oggi una benché minima attrezzatura in quello che ameremo chiamare il golfo del Paradiso”.
Ecco bello scodellato il marchio. Ora bisogna superare l’ostacolo
più grosso: farlo conoscere. Come? “Attraverso le cartoline – dirà lo
stesso Degregori in un’intervista a metà degli anni Ottanta – e gli ami-
ECCORECCO E GOLFO PARADISO
VENTATO NEL 1946 DA FILIPPIN DEGREGORI
ADISO
solo paesaggistica
“Il più bel panorama del mondo” in una cartolina di Portofino Kulm del 1909 (raccolta R. Buelli).
ci distributori di cartoline. Ho fatto scrivere Golfo Paradiso su tutte le cartoline che ritraevano il territorio da Nervi a Camogli. Nessuno
ha mai fatto alcuna obiezione. Poi nel 1953 ho
fatto inserire il nome Golfo Paradiso nelle pubblicazioni dell’Ente Provinciale del Turismo e
in quelle del Touring di cui ero console. Sempre nel 1953 il nome è stato inserito nella Guida Rossa della Liguria”.
Battaglia vinta, grazie ad un veicolo pubblicitario che oggi può far sorridere. Eppure
vien da pensare che senza quella trovata i sette comuni del Golfo Paradiso (Bogliasco, Pieve Ligure, Sori, Recco, Avegno, Uscio e Camogli) sarebbero privi di un collante, di un
appiglio, da far valere nell’inevitabile dialettica con il capoluogo che nel frattempo ha
assunto il ruolo di Città Mettopolitana.
Certo, nell’immediato dopoguerra la città metropolitana era di là da venire, ci sarebbe giusto voluto la sfera di cristallo per
predirla. Ed è proprio difficile immaginare
l’avvocato Degregori nelle vesti di un indovino: la sua indole concreta lo portava a vedere nel turismo un’ autentica chiave di volta del futuro, non solo per Camogli. “L’Italia – sosteneva nel 1947 – ha una sola materia prima che è il sole: ogni sforzo delle autorità deve valorizzare quelle che sono le possibilità e le attrattive di ogni cittadina, e non
ECCORECCO E GOLFO PARADISO
solo di quelle già note e fornite di attrezzature. Occorre studiare a fondo le caratteristiche
atte ad incrementare la capacità ricettiva del
Paese, solo allora il turista affluirà, certo di
avere ogni comodità”. Parole sacrosante,
ma dirompenti, soprattutto nella Riviera di
Levante, dove i foresti (la gente di fuori) erano (sono?) visti come il fumo negli occhi.
Mentre lui pensava che fosse conveniente attirarli, con la pubblicità, con le invenzioni totpografiche (come di fatto era il nome Golfo
Paradiso), non disdegnando di ricorrere per-
sino a richiami di tipo scopertamente popolare, come la Sagra del Pesce, sarabanda gastronomica inventata nel 1952 assieme a due
suoi amici pescatori.
Il figlio Tito, alcuni anni fa, ne ha voluto
ricordare la figura dedicandogli un libro fotografico dal titolo Viaggio nella Camogli del
’900. Mio padre l’avvocato Filippo Degregori.
Sfogliando il corposo volume si incontrano
le immagini di personaggi allora famosissimi,
sorpresi durante i loro soggiorni, o le loro fughe, nell’incantevole borgo. Un parterre de
rois capace di suscitare ancora qualche ricordo in chi non aspetta più i capelli grigi,
dove si mescolano Ugo Tognazzi e Rex Harrison, Liz Taylor e Richard Burton, Mina e
Mike Buongiorno, Vittorio De Sica e il Quartetto Cetra, Renzo Tortora e Gilberto Govi. Storie e miti di un palcoscenico a cielo aperto di
un tempo ormai lontano.
Oggi resta un comprensorio che si fregia
di un nome voluto da un camoglino doc, il
quale era convinto che, sotto una apparentemente fragile identità paesaggistica, il Golfo Paradiso celasse in realtà un microcosmo
denso di storia e di storie, capace di accomunare nel profondo, o meglio di rappacificare, natura e opere dell’uomo. In una sintesi che si traduce non certo in un illusorio
Eden a portata di mano, ma in qualcosa di
più indefinibile e di più concreto al tempo
stesso: una radice comune, insomma e proprio per questo più intrigante da scoprire, nei
suoi tanti e spesso poco conosciuti risvolti.
Degregori (a sinistra) con Renato Tagliani, presentatore di “Campanile Sera” (da “Viaggio nella Camogli del ’900”).
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A sinistra, Angelo Repetto, in tenuta da autista, al Portofino Vetta negli anni Venti.
Sopra, la stazione di servizio a fine anni cinquanta.
Una stazione di servizio
L
a storia parte da Angelo Repetto, classe
1902, camogliese. La sorella Luisa, levatrice, farà nascere generazioni di bambini in tutto il comune. Negli anni venti del secolo scorso Angelo lavora come autista presso l’albergo del Portofino Vetta. Nella medesima struttura lavora la donna che diventerà sua moglie, Virginia Dabusti. Quando si sposano vanno a vivere a Ruta, dove arriverà il figlio Giovanni Battista, “Tino”.
Col declino dell’albergo della “Belle Époque”, Angelo diventa autista delle autolinee
“Costa Felice”.
Intorno al 1952 prende in gestione la
nuovissima stazione di servizio Esso in località “delle acacie” (nota anche come
“Violara”), al confine tra i territori comunali di Camogli e di Santa Margherita Ligure. Ideale per una conduzione familiare, la
struttura viene gestita da Angelo, Virginia e
Tino, poco più che ventenne.
Sino a non molti anni prima nella piazza di Ruta c’erano le pompe della benzina,
gestite dalle sorelle Figari, proprietarie del
vicino bar. Siamo nel dopoguerra: grazie al
boom economico, sull’Aurelia il traffico di
auto e camion aumenta di giorno in giorno.
La zona non è ancora servita dall’autostrada, i camion transitano sull’Aurelia spesso
incolonnati, molti provenienti da centro e
sud Italia, per la maggior parte carichi di
prodotti agricoli ed alimentari. E il traffico
è molto pesante anche durante la notte.
Dopo poco tempo la rosa dei servizi offerti dalla stazione di servizio è già molto
ampia: lavaggio, lubrificazione, cambio
olio e filtri, batterie… e viene ancor più
estesa con l’apertura di un piccolo bar. Vir-
ginia al bar, Angelo e Tino al distributore.
Ma il traffico aumenta sempre più: vengono assunti prima uno, poi due, e addirittura tre addetti ai servizi. A partire dal 1955
anche Rosa, fidanzata e poi moglie di Tino,
inizia a collaborare.
La via Aurelia nei primi anni cinquanta
è molto più tortuosa di oggi (Anas provvederà a rettificare molte curve tra Recco e
Rapallo); ad esempio non esiste il rettilineo
che oggi fronteggia il distributore, la strada
passa nel curvone che oggi è il retro della
stazione. Una grande scritta luminosa “Esso” sovrasta la collinetta accanto alla struttura. La scritta è talmente visibile da lontano che le ferrovie la fanno spegnere, perché
temono che dalla stazione di Rapallo i conduttori dei treni possano confonderla con il
semaforo rosso. A fine anni cinquanta la
bambini
adulti
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6 • SETTEMBRE-OTTOBRE 2016 • NUMERO 73
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ECCORECCO E GOLFO PARADISO
NEGLI ANNI CINQUANTA
C’ERA ADDIRITTURA
UN “DRIVE-IN GRILL”
DI RICCARDO BUELLI
Sopra, Tino al lavoro. A sinistra, il personale del distributore oggi. Da sinistra: Loris, Sergio, Gian Luigi e Gianni.
all’avanguardia
collinetta sul retro del distributore viene
spianata e Angelo pianta sei alberelli, i pini
che possiamo vedere ancora oggi.
In seguito, la stazione di servizio viene
più volte rimaneggiata e logicamente adattata al nuovo percorso dell’Aurelia. In quell’epoca è uno dei distributori con maggior
venduto di tutta Italia. Basti pensare che,
quando viene progettata la rettifica stradale, la società petrolifera si offre di pagare
una parte dei lavori di sbancamento, purché le permettano di allargare ulteriormente la sede stradale ed impiantare altre due
pompe di benzina dall’altro lato della carreggiata.
Intorno al 1957, nella vicina località Alega, la Shell impianta un nuovo distributore.
Il fatto preoccupa Angelo, ma in effetti di
lavoro ce n’è per tutti. Non solo, con il gestore Giuseppe e il figlio “Felli” nascerà una
bella amicizia basata su aiuto reciproco e fiducia.
Iniziano gli anni sessanta. Muore il padre di Tino, e la gestione passa nelle sue
mani. In quegli anni viene installata la
grande pensilina. È la prima costruita dalle
officine Ghisalberti di Genova. Destinata ad
un grande distributore di Albaro, viene dirottata a Ruta dato che, a Genova, gli abitanti del vicinissimo palazzo si oppongono
alla sua installazione.
Una novità sempre negli anni sessanta:
il signor Guido Ciardi, tornato dall’Argentina, rileva il bar e decide di ingrandirlo, as-
Un’altra immagine della stazione di servizio Esso alla fine degli anni Cinquanta.
ECCORECCO E GOLFO PARADISO
sieme al fratello Mario. Il locale, forse uno
dei primi in Italia, diventa ben presto un
“drive-in grill”, con un girarrosto per 45
polli e servizio direttamente in auto, con
vassoi muniti di ganci applicabili ai finestrini. Oltre al pollo, che è la specialità, si
fa anche la pizza. Per chi desiderava fermarsi, tra i pini c’erano dei piccoli capanni,
tavoli, dondoli e persino una fontana. Pochi
anni dopo i Ciardi lasciano l’impresa, che
viene rilevata dal cuoco Arrigo Iozzelli. La
società petrolifera, proprietaria dei locali,
fornisce materiali ed arredi per uniformare
lo stile agli altri bar attigui ai distributori
Esso in tutta Italia. Arrigo produce anche
una superba insalata russa, che viene lì
confezionata e venduta assieme ad altri
manicaretti.
Nel frattempo avanzano i lavori per la
realizzazione dell’autostrada. Destino vuole che il tratto Recco-Rapallo sia proprio il
primo ad essere aperto al pubblico, il 15 dicembre 1965. Nel volgere di meno di 4 anni la tratta si allunga da Genova a Sestri Levante. Il lavoro cala quasi subito del settanta per cento. E calerà ancora, complice anche l’Austerity, prima con lo stop alle auto
la domenica e in seguito con la circolazione a targhe alterne.
Il bar diventa bar-trattoria e, dopo altre
due gestioni, chiude a metà anni settanta. E
a causa di gravi problemi di salute, Tino si
ritira nel 1981.
Dal 1993 il distributore è gestito da Gianni Martignetti e Gian Luigi Mattavelli, coadiuvati da Loris e Sergio. La stazione di servizio viene affiancata dal distributore GPL
per auto, ma il vanto dei gestori è il “servitissimo”, con una particolare attenzione
per il cliente, ed il self-service 24 ore, dove
si possono trovare i carburanti ad un prezzo veramente interessante, spesso inferiore
a quello praticato nei dintorni.
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Il “ponte provinciale”
P
er fare fronte al crescente traffico non
più gestibile con il semplice binario, nel
periodo 1911-12, le Ferrovie dello Stato
iniziano il raddoppio della Brignole-Spezia; per l’abitato di Sori presentano alla Provincia e al Comune tre progetti per la costruzione del viadotto per il nuovo binario e,
nello stesso tempo, per fare fronte al problema
della viabilità locale, che viene compromessa dal raddoppio: il primo prevede lo spostamento a nord della strada con una lunga
galleria, il secondo prevede un lungo itinerario, il terzo realizza l’allontanamento del
percorso cittadino attraverso un viadotto a
mare di quello ferroviario.
La Provincia approva il terzo progetto
(maggio 1914) mentre il Comune di Sori, contrario a che si triplichi il pericolo che ha sempre temuto con un solo viadotto, rinvia la deliberazione; la Provincia ripropone il ponte
da realizzare sopra quello delle ferrovie ma
questo viene rigettato dal Ministero e dal Comune che, a sua volta, presenta la circonvallazione sul modello del secondo progetto
ferroviario.
Il braccio di ferro viene alla fine vinto dalla Provincia (in ciò “aiutata” dal progetto delle Ferrovie, che ha già deciso il raddoppio a
fianco del precedente); l’accordo con il Comune viene raggiunto il 7 dicembre sul viadotto a mare ma con i sottopassi necessari a
rendere libera la circolazione per il centro abitato.
Un primo accordo fra Provincia e FS viene stipulato nel febbraio 1915: accanto al ponte ferroviario esistente si affiancheranno
quello del raddoppio e quello provinciale; i
lavori di costruzione dei due ponti sono affidati all’Impresa Marasi & Gallo e nell’ottobre si concludono i contratti di espropriazione.
Vengono iniziati i lavori del viadotto ferroviario ma non di quello provinciale; solo nel
febbraio del 1916 viene approvato dalla Provincia il progetto definitivo del raccordo, con
pendenza dell’11%, sottopassante i due viadotti; ritenuta però competente la Provincia
Uno dei progetti, che prevedeva il passaggio della provinciale (in magenta) all’interno del paese.
A fronte: sopra, Sori negli anni cinquanta, con i viadotti stradale e ferroviario affiancati;
sotto, negli anni venti, il ponte ferroviario a siistra e, in diagonale, la via Aurelia che attraversa il paese.
della sola realizzazione del tratto stradale di
sua competenza, il costo del raccordo con la
nuova stazione, opera esclusivamente a servizio della viabilità cittadina, viene deliberato
a carico del Comune che, però, rigetta questa impostazione sottolineando il fatto che la
variazione del percorso per l’accesso alla nuova stazione, stabilita per evidenti necessità
delle Ferrovie, non può essere addebitata alle
Casse comunali, non dipendendo le nuove
opere dalla esigenza cittadina ma dalle Ferrovie dello Stato e dalla stessa Provincia.
La diatriba continua per tutto l’anno e così
si arriva al febbraio del 1917, mese in cui viene decretata la sospensione dei lavori per carenza di materiale e di uomini specializzati
richiamati in guerra. I lavori vengono ripresi nel febbraio 1919 ma solo per il viadotto
ferroviario, perché ancora non si realizza l’accordo fra il Comune e la Provincia né sul tracciato del viadotto stradale né sul costo del raccordo. Disaccordo che perdura non solo
fino all’attivazione del raddoppio ferroviario
(marzo 1920) ma ancora fino al marzo
1923, anno in cui inizierà la costruzione del
ponte.
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L’invito è rivolto in particolare
a quanti non sono serviti dalla rete gas.
8 • SETTEMBRE-OTTOBRE 2016 • NUMERO 73
In questo lungo periodo di stasi, Sori continua a rifiutare il ponte, con la stessa fermezza con cui ha vanamente combattuto nel
periodo prima della guerra, contro la realizzazione del raddoppio (con Bogliasco e Recco aveva sperato a che la stessa linea ferroviaria fosse spostata a nord e che si abbattessero i grandi viadotti che erano considerati un pericolo per l’agglomerato urbano sottostante): nel 1921 chiede lo spostamento a
monte della provinciale attraverso lo sbancamento della collina di S. Rocco, nel 1922
chiede che la provinciale passi in galleria sotto questa collina ma che si sposti sempre tutto a monte. Nel frattempo le Ferrovie hanno
dovuto creare un passaggio a livello nei pressi della galleria di S. Rocco per poter assicurare almeno il collegamento pedonale.
La costruzione del viadotto provinciale inizia il 21 marzo 1923 ma Sori deve ancora lamentare, nell’agosto del 1924, il mancato inizio dei lavori per il raccordo il cui nuovo progetto viene approvato nell’ottobre; ciò però
non permette di mettere mano all’opera
perché l’Impresa si rifiuta di intraprenderli lamentando il mancato adeguamento dei costi;
Piazzale Europa 16 - 16036 Recco (Ge)
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ECCORECCO E GOLFO PARADISO
di Sori
NEL 1911 LE FERROVIE
DECIDONO PER IL RADDOPPIO
DELLA LINEA GENOVA-SPEZIA.
INIZIA UN BRACCIO DI FERRO
TRA COMUNE E PROVINCIA
SU COME REALIZZARE
LA NUOVA VIABILITÀ
STRADALE NELL’ABITATO
DI VITTORIO BAGNASCO
questi verranno modificati nel luglio del ‘25 nel periodo in cui il ponte sarà terminato.
Ancora dopo un anno è tutto fermo; a giugno del ’26 terminano
i lavori di pavimentazione del ponte da parte dell’Impresa Stefano
Schiappacasse e tutto rimane fermo anche dopo che le Ferrovie ricorrono al Prefetto contro la Provincia, stufi di sopportare il peso del
costo del personale di custodia del passaggio a livello per esigenze
altrui; il presenziamento, infatti, che avrebbe dovuto cessare contestualmente all’apertura del viadotto e del raccordo, è assicurato da
tre agenti in turno che le Ferrovie sono disposte a mantenere sempre che vengano rimborsate del loro costo, 20.000 lire annue (o 100
lire al giorno a seconda delle fonti); il termine, oltre il quale il passaggio sarà chiuso, viene fissato dalle Ferrovie per il 15 agosto. Perdurando il silenzio di tutti, le Ferrovie decidono comunque di mantenere il presenziamento del passaggio ancora dopo il rifiuto ufficiale
del Comune chiamato in causa dal Prefetto nel gennaio 1927.
A metà febbraio, la Provincia si rifà viva con alcune novità: nonostante che dal novembre 1923 la strada principale sia divenuta proprietà statale (quindi debbono essere a carico dello Stato tutti i costi anche quelli relativi al raccordo), per venire incontro alle esigenze
del Comune, raggiunge un accordo con il Genio Civile per un nuovo progetto del cui costo, preventivato in 82.000 lire, la Provincia è
disposta a farsi carico della metà a condizione che lo Stato faccia altrettanto per l’altra metà.
Sembra tutto appianato, ma non con le Ferrovie che, nella totale assenza di decisioni, chiudono il passaggio a livello il 1° agosto
1927; il Prefetto, ancora una volta, sollecita la Provincia che chia-
ECCORECCO E GOLFO PARADISO
ma in causa il Genio Civile il quale, nel settembre, fa sapere di non
avere disponibilità di cassa se non per le opere urgenti. La Provincia si adegua alla inazione e si limita a gestire i collaudi; dopo quello della pavimentazione, effettuato il 15 marzo 1927 (costo finale
159.153,88 lire, il 50% del quale verrà rimborsato dal Ministero il
26 novembre 1929), segue quello del viadotto effettuato in tre riprese,
dall’aprile al maggio 1928.
Il ponte supera il collaudo il 23 agosto 1928, a distanza di tre anni
dalla fine della sua costruzione e di due dalla data ultima del collaudo, fissato inizialmente per il 15 settembre 1926, il suo costo finale risulterà di 2.404.247,75 lire.
Il raccordo sarà infine realizzato dalla Impresa Zanoni Giovanni,
secondo quanto riportato da un documento dell’Azienda Autonoma
Statale della Strada (A.A.S.S.), Compartimento per il Piemonte e la
Liguria, in base all’atto di cottimo stilato il 30 luglio 1929 e registrato
a Torino il 9 agosto 1929 per £ 60.000; è presumibile che i lavori siano stati ultimati nel 1931, tenuto conto che la prima rata di 40.000
lire sarà pagata il 15 agosto 1930 e che quindi a tale data i lavori non
potranno considerarsi ufficialmente terminati e che ovviamente si dovrà anche attendere l’esito del collaudo.
I ponti di Sori saranno poi ripetutamente colpiti e distrutti dai bombardamenti anglo-americani durante l’ultima guerra. Il 19 dicembre
1944 l’Ufficio Tecnico riprenderà i documenti per la ricostruzione del
ponte provinciale; le Ferrovie, dopo pochi mesi dalla fine della guerra, costruiranno un ponte provvisorio in legno per riattivare i collegamenti.
L’evento più eclatante si ebbe un mese prima del collaudo: il 16
aprile 1928 fu consegnata al Podestà di Sori una protesta di tutta la
popolazione che chiedeva per l’ennesima volta la realizzazione del
raccordo (il percorso pedonale per la stazione era assicurato solo da
un sentiero accidentato e l’accesso al ponte, all’estremo ovest, da una
scala; lo sbocco stradale del paese con il territorio, invece, è assicurato
dall’allacciamento, lato ponente, del ponte peraltro non ancora collaudato): 1.422 cittadini soresi, di fatto tutti gli abitanti adulti, guidati dal Segretario politico, misero la loro firma su un atto di dissenso,
espressione massima di protesta sotto il fascismo. Nel 1928 un solo
partito era legale, quello fascista; il suo segretario locale guidava la
protesta popolare in un periodo in cui il partito fascista era stato chiamato a “fascistizzare” lo Stato e gli italiani nella “certezza fascista”
di costruire una Nazione in cui i cittadini coltivassero rispetto per
lo Stato e lo Stato operasse per il bene dei cittadini; e il comportamento ambiguo della Provincia diede forse il passo al sentire comune
di uno Stato insensibile ai bisogni dei suoi cittadini ma diede per certo al partito l’occasione per farsi sentire vicino alle aspettative del
popolo sorese.
SETTEMBRE-OTTOBRE 2016 • NUMERO 73 • 9
BOGLIASCO UN METODO STUDIATO SCIENTIFICAMENTE E CLINICAMENTE A LIVELLO INTERNAZIONALE
Reiki, un rimedio bioenergetico
PIER LUIGI GARDELLA • Quando sentiamo un
dolore o malessere il primo pensiero che passa per la mente è quello di farlo cessare subito o al più presto. La medicina tradizionale ci è di aiuto intervenendo quasi sempre ad
eliminare il problema con antidolorifici, antiinfiammatori, cortisone e quant’altro. Non
dobbiamo però sottovalutare le controindicazioni riportate su tutti i medicinali, a partire dalla banale aspirina, proposti sul mercato.
Anche per questo oggi però la medicina
moderna affianca sempre più di frequentemente alle cure e terapie tradizionali metodi anche molto antichi e di grande valore per
la loro efficacia curativa sia nel trattamento
del dolore acuto che cronico. Le conferme della efficacia di queste terapie sono oramai costantemente segnalate da medici e ricercatori
ed adottate da sempre più numerose strutture
pubbliche e private; sulla base di queste esperienze la principale metodologia di affiancamento è senza dubbio il ReiKi.
Nessuna tecnica alternativa come il ReiKi è stato tanto studiato scientificamente e clinicamente a livello internazionale. La comunità scientifica concorda che è sicuro, non
presenta effetti collaterali e numerose ricerche ne dimostrano i benefici. I ricercatori concludono che l’introduzione del ReiKi negli
ospedali può rispondere ai bisogni fisici ed
emotivi del paziente. Le porte si sono spalancate negli ospedali come “Complementary & Alternative Medicine” e non mancano
i riscontri di alto livello.
Il ReiKi è definito come metodo bioener-
10 • SETTEMBRE-OTTOBRE 2016 • NUMERO 73
getico e può essere usato in modo complementare o alternativo per un ampio spettro
di patologie acute o croniche. Sono stati studiati gli effetti fisiologici per quanto riguarda la gestione del dolore anche in oncologia,
l’effetto sui valori ematici, sul cuore, sulla
guarigione delle ferite, sull’ansia, la depressione ed in alcune patologie specifiche come
la neutropenia (una conseguenza della chemioterapia
che espone a gravi infezioni).
La risposta del ReiKi è stata sempre positiva poiché agisce in modo armonioso sul
corpo e sulle sue esigenze del
momento, incanalando energia
e risanando dov’è più richiesto.
L’operatore ReiKi è preparato infatti ad introdurre dall’esterno l’energia e donarla al ricevente; questa si indirizza nel corpo del ricevente per sbloccare ristagni energetici facendo ritrovare all’organismo il proprio equilibrio.
ReiKi è una tecnica energetica molto antica che fu riscoperta alla fine dell’800 in Giappone dal monaco Mikao Usui. Trattando il
corpo con applicazioni di ReiKi, l’operatore
posiziona o avvicina le proprie mani delicatamente al corpo della persona con l’obbiettivo di far penetrare l’energia che esce dai
palmi delle proprie mani facilitando la guarigione o un ritrovato benessere fisico della
persona stessa.
Il flusso energetico che fuoriesce dai pal-
mi delle mani e penetra nel corpo del ricevente scioglie blocchi energetici, armonizza
e nutre energeticamente dall’interno del corpo ogni organo, ogni muscolo , ogni particella
e cellula del corpo. Rinnova e rafforza il sistema immunitario ed il benessere naturale
del corpo rendendo stabile ed
equilibrato la salute dello stesso. Stimola in modo naturale
il processo di auto guarigione
di cui il corpo umano è predisposto a rispondere durante
uno stato di malattia o malessere.
Petra Erntner, Master ReiKi,
porta il titolo più alto di questa disciplina dopo anni di studi effettuati presso la Scuola
Superiore di Naturopatia a Genova e mette in
pratica questa antica conoscenza. A Bogliasco presso la Sede della Croce Verde propone al pubblico di avvicinarsi a questa tecnica di trattamento. Questo anche, e molto spesso in affiancamento alle terapie della medicina tradizionale gestite dal proprio medico
di fiducia.
Petra riceve su appuntamento ogni martedì e giovedì pomeriggio presso la Croce Verde di Bogliasco, su richiesta si reca a domicilio, ed è disponibile ogni martedì mattina
per dare informazioni gratuitamente a chi desidera approfondire o chiarire domande inerenti al ReiKi. Il mondo del ReiKi in compagnia di Petra è consultabile sul sito www.ilreikidipetra.it.
ECCORECCO E GOLFO PARADISO
STORIA DAL DIARIO DI BORDO DEL NAVIGATORE EMERGONO PROBLEMATICHE E INGEGNOSE SOLUZIONI
Colombo e le tecniche nautiche
ER • Sabato 8 ottobre alle 10 la Sala Consigliare
del Comune di Recco ospita una presentazione
dal titolo «La tecnica nautica e le conoscenze geografiche all’epoca di Cristoforo Colombo». L’evento, patrocinato dal Comune di
Recco, vedrà come relatore l’ing. Franco Selvaggi, nostro concittadino appassionato di storia della navigazione.
Abbiamo rivolto alcune domande al relatore per comprendere meglio lo spirito di quest’iniziativa.
Come le è venuto in mente di scegliere un
argomento già ampiamente trattato da tanti
autori?
«Tempo fa mi è capitato tra le mani il diario di bordo di Cristoforo Colombo. Quasi per
gioco, ne ho ricostruito la rotta seguendo le
sue indicazioni sulle distanze percorse e gli
angoli di bussola. Rimasi così sorpreso dalla
precisione dei dati, che iniziai ad approfondire l’argomento, e mi accorsi che in quel periodo le tecniche di navigazione si stavano rapidamente perfezionando e che quei navigatori erano molto più abili di quello che generalmente si pensa. Insomma non erano degli avventurieri, ma piuttosto dei professionisti
preparati che perseguivano obbiettivi concreti
e accuratamente pianificati.»
Quali sono gli aspetti che caratterizzano in
qualche modo la sua ricerca?
«Innanzi tutto ho affrontato l’argomento
non soltanto sotto l’aspetto storico, ma soprattutto seguendo un approccio più tecnico,
direi quasi scientifico.
Per comprendere meglio le capacità nautiche delle imbarcazioni dell’epoca, ne ho ricostruito le caratteristiche tecniche quali le dimensioni, la stabilità, la resistenza di carena
e il rendimento velico. Con queste ho potuto sviluppare un “simulatore” con cui navigare in modo virtuale con i mezzi dell’epoca. Devo dire che sono emersi risultati assai
interessanti.
Poi ho approfondito le tecniche di navigazione e gli strumenti allora disponibili e in
particolare ne ho valutato la precisione. Questo mi ha consentito di comprendere appieno le difficoltà incontrate e le soluzioni, a vol-
ECCORECCO E GOLFO PARADISO
te davvero ingegnose, adottare da quei navigatori.
Ho studiato le carte nautiche dell’epoca caratterizzandone gli errori. Da questo sono
emerse informazioni inedite che non ho riscontrato in letteratura.
Infine ho analizzato le navigazioni storiche più significative, come la circumnavigazione dell’Africa e la traversata dell’oceano Pacifico. Per questo mi sono avvalso, non solo
del mio simulatore, ma anche delle mappe dei
venti prevalenti, oggi facilmente reperibili.»
A parte la loro abilità, qual è il profilo principale che emerge di quei navigatori?
«Direi che non erano e non si consideravano scopritori di nuove terre, ma piuttosto
scopritori di nuove rotte necessarie ad aprire vie commerciali dirette con le “isole delle
spezie”. Essi sapevano bene che questi territori erano nell’Oceano Indiano, e dove questo si trovasse (diversi mercanti occidentali vi
erano stati e ne erano tornati). Il problema era
arrivarci direttamente via mare aggirando la
barriera dell’Impero Ottomano.
In sostanza erano dei veri marinai e sufficientemente colti e “innovatori” da trovare in oceano i percorsi più efficienti e so-
prattutto ritrovarli e ripercorrerli in seguito.»
E di Cristoforo Colombo cosa ci dice?
«Ho l’impressione che Colombo fosse
molto diverso dallo stereotipo corrente. Non
era un “sognatore astratto”, ma una persona
molto concreta, ambiziosa e determinata. Egli
aveva capito che la Spagna, per competere con
il Portogallo, non aveva altra via che trovare
una rotta alternativa per le “isole delle spezie”. Aveva approfondito il suo progetto basandosi sugli studi geografici della “scuola fiorentina” (che era la più prestigiosa dell’epoca). Poteva esibire ottime referenze avendo navigato con i Portoghesi che erano molto più
avanti degli Spagnoli, e naturalmente mostrò
di essere un buon pianificatore e un ottimo
marinaio.
Anche i reali di Spagna lo compresero, ma
esitarono soltanto perché impegnati da ben
dieci anni nella guerra contro il sultano di Granada. Risolto il problema di Granada, dettero subito il via al progetto di Colombo, che si
risolse in un grandissimo successo: Colombo
trovò l’America e non l’India, ma, grazie al suo
viaggio, la Spagna poté subito concludere con
il Portogallo il “trattato di Tordesillas”, con il
quale si spartirono il globo intero.»
SETTEMBRE-OTTOBRE 2016 • NUMERO 73 • 11
SPORT BIANCONI E FRASSINETTI SONO LE DUE PALLANUOTISTE RECCHESI DEL SETTEBELLO OLIMPICO
Roberta e Teresa, da Rio a Recco
due splendide medaglie
ANDREA REVELLO • Due autentiche campionesse, che hanno condiviso anni di impegno e sacrifici fino a conquistare, con le
compagne di squadra, alle passate Olimpiadi in Brasile, una meravigliosa medaglia d’argento.
Classe 1989 Roberta Bianconi, classe
1985 Teresa Frassinetti, entrambe recchesi, entrambe nate nella vasca di Punta Sant’Anna
e poi cresciute nelle piscine di Recco, Camogli
e Rapallo.
L’inizio per le due atlete è stato il sincro:
poi, per entrambe, la scelta inizialmente poco
convinta della pallanuoto, tra l’altro nella vasca del Boschetto a Camogli, dato che Recco non aveva ai tempi la squadra delle ragazze. Uno sport relativamente giovane nel
settore femminile, per il quale inaspettatemente le recchesi si rivelano particolarmente portate. I primi risultati sono incoraggianti
e nel giro di poco tempo Roberta e Teresa diventano davvero brave.
A questo punto le loro storie si dividono:
Roberta gioca nel Camogli, poi nel Rapallo,
nel Recco, nel Bogliasco e ancora a Rapallo.
Teresa va a giocare nella Fiorentina Waterpolo, poi nel Rapallo e nel Recco. Oggi Roberta milita nell’Olympiakos di Pireo (Grecia)
mentre Teresa gioca nella Rari Nantes Bogliasco.
Entrambe buone forchette, entrambe
amanti dei viaggi – «Fino ad oggi abbiamo visto soprattutto aeroporti, alberghi e piscine» –
hanno un palmares di tutto rispetto: Roberta 1 scudetto nel campionato italiano e 2 in
Grecia; poi 1 Coppa Italia, 12 Coppe dei Campioni, 2 Supercoppe, 1 Coppa LEN. Teresa 3
scudetti nel campionato italiano, 2 Coppe dei
Campioni, 2 Coppe Italia, 2 Coppe LEN.
Ai Giochi di Rio si sono ritrovate nella nazionale olimpica e nella vasca dell’Olympic
Aquatics Stadium contro gli Stati Uniti hanno sofferto e gioito insieme per lo straordinario risultato.
12 • SETTEMBRE-OTTOBRE 2016 • NUMERO 73
Roberta e Teresa felici della loro medaglia. Sotto, Roberta con papà Renato, ex pallanuotista degli anni settanta.
La finale olimpica dello scorso 19 agosto
ai Giochi di Rio 2016 contro gli Stati Uniti per
il Setterosa allenato da Fabio Conti è stata certo amara per la squadra italiana, tuttavia le
due medaglie arrivate al collo di Roberta e Teresa rappresentano per Recco un momento
fondamentale: «lo sport dà tanto e chiede tanto», sono le parole di Pino Raiola, rappresentante regionale del Coni. Tradotto:per
avere risultati occorre un grandissimo impegno.
E non basta. Servono impianti e strutture. Qui si va nelle note dolenti, come ha sottolineato anche il presidente onorario della
Fin, Lorenzo Ravina, intervenuto alla premiazione di Roberta da parte della Città di
Recco lo scorso 16 settembre (Teresa sarà premiata al suo rientro a Recco).
Recco, una città super medagliata in campo sportivo, deficita di impianti adeguati al
numero di atleti ed ai risultati che essi hanno conseguito e conseguono. Solo il campo
da rugby “Carlo Androne” e dal prossimo
anno il campo da calcio di San Rocco (entrambi in sintetico) garantiscono un buon livello complessivo in quanto a terreno di gioco e ad attrezzature. Per il resto siamo molto indietro: le due palestre in centro fanno parte delle strutture scolastiche e il pallone di via
Vecchia Vastato è davvero precario.
La stessa pallanuoto, gloria di Recco da
sempre, è Cenerentola, dato che da molti anni
non ha una sua piscina dove allenarsi e disputare le gare di campionato. Vedremo
cosa sorgerà a San Rocco (vedi pag.18).
ECCORECCO E GOLFO PARADISO
ESCURSIONI DALLA CHIESA DI SAN ROCCO DI CAMOGLI FINO ALLE INSTALLAZIONI SOPRA PUNTA CHIAPPA
Le batterie sul Monte di Portofino
Tempo di percorrenza: 50 minuti. Attrezzatura:
scarpe da trekking o da ginnastica.
GERMANO GERMINNI • Nel periodo bellico
su molti promontori liguri sono state installate delle “batterie”, installazioni militari costituite da bunker a difesa antimare e antiaerea del territorio costiero. A oltre 70 anni
dal termine del conflitto bellico, nel nostro
comprensorio sono visibili e visitabili alcune di queste postazioni, come il bunker sottostante la chiesa della Madonna delle Grazie a Chiavari o quelle poste sul Monte Moro
sulle alture di Quinto che hanno salvato Genova dai bombardamenti navali inglesi.
Nel Promontorio di Portofino, sovrastante Punta Chiappa, di recente sono state restaurate ed è possibile visitarne gli interni, le
batterie militari costruite dal genio militare
all'inizio del secondo conflitto mondiale e modificate durante l'occupazione tedesca, dopo
l'armistizio dell' 8 Settembre 1943, per adeguarle ai rigidi standard costruttrici della Wehrmacht. Erano state dotate di cannoni di precisione per colpire i mezzi navali che attraversavano il golfo. Una parte di queste fortificazioni erano dotate di mitragliatrici antiaerei. Il complesso prevedeva anche gli alloggi, l'infermeria e la cucina/lavanderia.
Le fortificazioni sono raggiungibili facendo una bellissima passeggiata partendo
dalla Chiesa di San Rocco di Camogli. Una pedonale pianeggiante asfaltata, ci permette in
ECCORECCO E GOLFO PARADISO
10 minuti di raggiungere la località Mortola.
Da qui seguendo un percorso boschivo in falsopiano, contrassegnato da due cerchi rossi
pieni, si raggiungono le batterie sovrastanti
la Punta Chiappa a 246 mt. di altitudine, da
cui si gode un panorama mozzafiato circondati da una vegetazione mediterranea di estrema bellezza
In occasione del restauro dei bunker, è stato ripristinato il sentiero a gradoni che scende a Punta Chiappa, pertanto per chi è munito di un buon fiato e che per il ritorno vuole fare un percorso diverso, può scendere a
Punta Chiappa e ritornare a San Rocco usufruendo del percorso che sale al luogo di partenza transitando dalla Chiesa di San Nicolò di Capodimonte, le cui origini risalgono al
XII secolo. La chiesa è molto raccolta, ad
un'unica navata, ha due torri laterali ed è affiancata da piccole case che un tempo erano
monastero.
Al termine del percorso, è d'obbligo una
sosta sul sagrato di San Rocco in quanto da
qui il panorama sul mare e sulla riviera di ponente è unico. Ricordarsi che l'attiguo negozio
di alimentari vende le migliori gallette del marinaio che si possono trovare sul mercato e
che sotto il bancone del piccolo bar, hanno
sempre una bottiglia di ottimo vino bianco da
gustare con la focaccia.
SETTEMBRE-OTTOBRE 2016 • NUMERO 73 • 13
STORIA FU COSTRUITA NEL 1936 PER OSPITARE LA SEDE RECCHESE DEL CONSORZIO ANTITUBERCOLARE
La “palazzina Asl” di via Pisa
RICCARDO FERRARINI • Oggi è poco più di un blocco di cemento abbandonato alla intemperie, ingentilito dalle genziane e fiori di varia natura che gli crescono intorno, ma la “palazzina della ASL” di
Via Pisa, così come siamo abituati a conoscerla, ha avuto anch’essa una sua storia e soprattutto un suo ruolo nella storia della nostra
Città.
Come è noto una delle più grandi battaglie vinte dalla nostra nazione negli anni ’30 del secolo scorso, è stata l’aver debellato la tubercolosi dalla maggior
parte del territorio italiano e fu proprio durante la
VI campagna promossa
dal Consorzio Antitubercolare della Provincia di
Genova, che fu costruito il
Consorzio recchese, assieme a quello di Prà e di
Bolzaneto.
L’edifico fu fortemente
voluto a Recco a seguito
di una disposizione governativa che prevedeva
per l’anno 1936 un milione e mezzo di lire in più
sul bilancio annuale, al
fine di estendere l’obbligo
di una assicurazione antitubercolosi ai contadini,
ai mezzadri e alle loro famiglie. In questo contesto
Recco che si pone da sempre su un crocevia strategico dal punto di vista territoriale, che mette in comunicazione il genovesato, il Tigullio e la Val Fontanabuona, fu scelto come sito della Provincia orientale.
La lettera di richiesta di costruzione da parte del Consorzio di Ge-
14 • SETTEMBRE-OTTOBRE 2016 • NUMERO 73
nova al Comune asserisce che l’edificio, come è noto, dovrà sorgere
su area appositamente acquistata da questo Consorzio e porta la data
del 7 gennaio 1936, il 10 gennaio arriva al protocollo del Comune,
il 14 gennaio con firma del Commissario Prefettizio Guido Clerici e
del Segretario comunale Pellegro Ferro il progetto è approvato e iniziano i lavori dopo aver dato il dì precedente giorno di mercato giusta notizia e informazione ai cittadini tramite l’albo pretorio.
Il progetto prevedeva la creazione all’interno della palazzina, oltre alle sale di attesa, amministrazione e di servizio, anche
un laboratorio, una sala per Laringologia, una per Radioscopia,
una per Pneumotorace, sala visita, appartamento per il custode. Infine, la dotazione di una serie di sputacchiere.
A questi servizi si aggiunse anche un servizio di
cui altro comuni si avvalevano ovvero il “Carro
d’Igea”, un automezzo
munito della strumentazione per indagini radiologiche polmonari che potesse raggiungere i centri
più dislocati della provincia, munito anche di un
modernissimo apparto cinematografico sonoro per
la propaganda della profilassi che veniva effettuata
presso i sanatori di Chiavari anche sui fanciulli e
sulla donne in gravidanza.
Questa battaglia vide
tra il 1930 e il 1936 una riduzione dal 36% al 12% di morbilità e i
casi di morte da 24 a 18 su 10.000 abitanti, rispetto al decennio 18941903, quando anche Recco passò da 29 a 37 casi di morte sul territorio dell’intera provincia di Genova.
ECCORECCO E GOLFO PARADISO
news
SETEMBRE-OTTOBRE 2016
CROCE VERDE RECCO
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IL SERVIZIO FU ATTIVO NEL GOLFO PARADISO FINO AL 2010
Guardia Medica Pediatrica, un po’ di storia
Quest’estate i giornali hanno riportato alcuni articoli sulla Guardia Medica Pediatrica (GMP) estiva, che un fino a qualche
anno fa era presente nel Golfo Paradiso.
Negli articoli si commentava l’importanza
del servizio, specialmente nel periodo estivo per la presenza di molti turisti e di molti bambini, auspicandone l’istituzionalizzazione da parte della Regione.
Quegli articoli mi hanno riportato alla memoria gli anni in cui il servizio era svolto nel
Golfo Paradiso su proposta della Croce Verde Recco e finanziato, per la parte costo medici (circa 5/6.000 euro in base alle giornate
di presenza) dai sette comuni ripartendone
il costo in quota proporzionale ai residenti.
L’iniziativa prese corpo dall’estate del 2001
quando la Croce si offrì di organizzarlo per
tutto il comprensorio, mettendo a disposizione gratuitamente il proprio ambulatorio
e l’ospitalità dei medici, la ricerca e la con-
trattualizzazione dei pediatri disponibili,
l’auto con autista per le visite domiciliari.
Il servizio veniva effettuato tutti i giorni festivi e prefestivi dalle ore 9.00 alle ore
20.00 e iniziava intorno al 24 di giugno per
finire la domenica successiva all’8 settembre. Una media di 25 giornate nel periodo.
I servizi erano richiesti sia dai residenti che
dai turisti e si articolavano tra visite ambu-
latoriali presso la Croce, visite domiciliari
(gratuite) e consulenze telefoniche. Se ne effettuavano mediamente oltre un centinaio all’anno, ma dal 2011 il servizio ebbe termine
per l’indisponibilità finanziaria di alcuni Comuni.
Il programma veniva comunicato al 118 e all’ospedale Gaslini per consentire a tali enti
di poter usufruire del servizio sul territorio
qualora ricevessero richieste di intervento e,
ancora oggi ricordiamo i ringraziamenti
del direttore del Dipartimento di Emergenza dell’Ospedale per il contributo di alleggerimento del Pronto Soccorso.
Ci è sembrato opportuno in questo numero
di “EccoRecco” riportare alla memoria dei
nostri concittadini il ruolo di attenzione verso i bisogni sanitari che la nostra P.A. ha
sempre avuto e che anche continuerà ad avere anche per il futuro.
GIOVANNI RAINERO
RIPARTE IL SERVIZIO CIVILE NAZIONALE
“Build your life 2016”, ovvero “Costruisci la tua vita”: si chiama così il nuovo
progetto di Servizio Civile che Anpas Liguria ha predisposto per 34 ragazzi scelti tra
numerosi candidati per prestare la loro
opera in otto pubbliche assistenze del levante
genovese. Fra di esse, anche la Croce Verde
di Recco, che per un anno a partire dal 12 settembre potrà contare su sei giovani di età
compresa fra i 18 e i 29 anni da impiegare
nei servizi istituzionali. A dispetto del nome
altisonante infatti il progetto di servizio civile prevede infatti due tipologie di attività
che sono quelle tipiche e prioritarie delle
pubbliche assistenze liguri: il trasporto assistito socio-sanitario e il servizio di emergenza sanitaria.
«La collaborazione dei ragazzi del servizio
civile nello svolgimento di questo tipo di attività è fondamentale per l’associazione soprattutto in questi tempi di carenza di volontari. – spiega Marco Povero, volontario
consigliere responsabile del progetto – Tuttavia l’obiettivo che si pone la Croce Verde
va oltre il limite temporale di un anno:
vorremmo infatti che questi sei ragazzi entrassero a far parte della nostra realtà associativa e continuassero anche in seguito a
prestare servizio come volontari.»
Non soltanto un’opportunità lavorativa,
Cinque dei giovani del Servizio Civile: da sinistra, Stefania (18 anni), Marco (23), Carolina (27), Angela (25), Alice (18).
quindi, ma anzi una vera e propria esperienza di vita, ecco spiegato il singolare
nome del progetto: dunque i sei giovani
avranno la possibilità di confrontarsi con il
mondo del volontariato nell’ambiente semiprofessionistico del soccorso sanitario, partecipando a numerosi corsi di formazione,
completati i quali potranno partecipare
come soccorritori a tutti gli effetti negli interventi di emergenza sanitaria. La condivisione delle esperienze con il personale volontario e dipendente della Croce Verde
sarà poi un ulteriore momento di crescita e
di “costruzione di vita” attraverso un’esperienza qualificante nel mondo della solidarietà e del volontariato.
La festa sociale, tre giorni
di allegria con recchesi e turisti
Riaperto il bar
della Croce Verde
A fine luglio (27-28-29) il consueto appuntamento con la nostra festa sociale ha confermato la vicinanza della città al nostro sodalizio. Tre giorni nei quali ci presentiamo senza ambulanze e senza sirene, offrendo qualche momento di svago a tutti. Grande la partecipazione di recchesi e turisti (anche stranieri) che sono venute a mangiare nel nostro
stand e con ciò hanno portato un prezioso contributo materiale. E grande l’impegno di moltissimi militi, più o meno giovani, e di altri che sono venuti a darci una mano. Prossimo
appuntamento con tutti i nostri amici è la tombolata dell’Epifania.
ADDIO “TASCIN”, DA TUTTA LA CROCE VERDE
Non è facile scrivere quando un amico se
ne va. Non è facile scrivere perché non si
riescono a trovare le parole. Antonio Tassino è stato un grande pezzo di storia della nostra Croce Verde, una colonna portante
che non c’è più e che lascia un grandissimo
vuoto nei nostri cuori. Non possiamo fare
altro che alzare la bandiera a mezz’asta e salutare il nostro Tascin, augurandogli con
tutto il cuore un buon viaggio.
Pronto Soccorso in azienda
La Croce Verde organizza i corsi previsti dalla Legge 81/2008
L’articolo 15 del D.Lgs. 626/94 (sulla sicurezza negli ambienti di lavoro) dispone che il Datore di Lavoro:
- deve prendere i provvedimenti necessari in materia di pronto soccorso e di
assistenza medica di emergenza, stabilendo i rapporti con i servizi esterni
anche per il trasporto dei lavoratori infortunati;
- deve designare uno o più lavoratori incaricati dell’attuazione del pronto
soccorso.
Informazioni al numero 0185.721037
Dopo un lungo periodo di chiusura,
dalla fine di agosto ha finalmente riaperto i
battenti il nostro bar sociale, fornendo per
i clienti servizio di bar e tavola calda. Nella
gestione del locale è subentrata Marina
(aiutata da Nanni) e, oltre alle normali attività quotidiane, le iniziative pronte per il
mese di settembre sono già tantissime. Insieme ai soliti appuntamenti con i corsi di
Country dei “The Wanted” e le lezioni di latino americano di Dottor Jekyll, inizieranno lezioni di Zumba e di ballo Swing e con
ogni probabilità anche un corso di teatro. Per
quanto riguarda il weekend invece l’idea è
quella di organizzare una serata danzante di
ballo liscio. Insomma, venite a trovarci,
perché le novità interessanti sono tantissime e sempre in evoluzione e le porte della
Croce Verde di Recco sono aperte, oltre che
per i servizi alla cittadinanza, anche per un
po’ di sano divertimento!
DONATORI
SANGUE
Nelle mattine dei primi
tre venerdì del mese,
presso la nostra sede
di via Milite Ignoto,
un’autoemoteca AVIS
è presente con il personale
medico per le donazioni, con
inizio alle ore 7.30.
Info: 0185.721037
LETTERE
Ancora su Giovanni Bono:
«È nato a Camogli ma è venerato a Recco»
Un tardo epigono – ma non il solo – di Pietro Olcese, parroco di Recco, non accetta l’interpretazione degli storici contemporanei (Pavoni, Polonio, Bernabò, Ballardini, Calcagno)
sulla identità geografica di Vila Camuli.
Sono accusati insieme allo scrivente, di “arbitraria traduzione”. Sono le argomentazioni scritte dall’Olcese più di cento anni fa, usate in modo più maldestro.
La nascita di Giovanni Bono si colloca fra la
fine del VI e l’inizio del VII secolo dell’era cristiana. I confini esistenti all’epoca fra Vila Camuli e Vila Rechi sono identificabili solo usando fonti scritte e reperti contemporanei. La
continuità storica dei confini va provata e non
solo supposta.
Salvo i rari documenti che ne attestano
l’esistenza, le notizie sulla vita di Giovanni
Bono sono contenute in un inno in cui l’intento agiografico fa velo alla narrazione storica. L’ipotesi più accreditata è che sia stato scritto a Milano nel secolo XI. L’autore è
un soggetto facente parte del vertice della curia ambrosiana.
La versione storica prevalente sostiene che
l’arcivescovo milanese entrò in possesso delle pievi di Uscio, Recco, Camogli, Rapallo e,
in parte, di Bargagli durante il forzoso domicilio a Genova a causa dell’invasione longobarda del 568. Quindi nel secolo XI la diocesi metropolitana deteneva da alcuni secoli
i documenti relativi alle pievi, ai possedimenti, alle rendite e ai confini esterni ed interni del territorio della Advocatia. All’epoca il toponimo era traslato al territorio delle
pievi perché su di esso la l’Advocatus, a
nome della chiesa di Milano di cui era vassallo, esercitava i poteri politici e i diritti economici.
Nel Medio Evo lo stesso toponimo è scritto
in modo plurale. In latino, nel volgare locale e nei volgari parlati altrove. La ortografia
risente del diverso livello culturale dello
scrivente. La lingua volgare si parcelizza in
isole linguiste di autonomia variabile anche
a breve distanza. Il fenomeno si accentua nel
caso di lingue volgari diverse. I toponimi rispecchiano tale situazione caotica.
Santa romana chiesa ha sempre ritenuto di
ECCORECCO E GOLFO PARADISO
La zona di via Romagneno tra Recco e Camogli.
poter mentire a fin di bene. Il suo, e, quindi,
secondo la sua dottrina dei credenti. Una falsificazione di documenti è stata usata per secoli come tradizione intangibile. In essi si affermava che l’imperatore Costantino era
stato battezzato e guarito dalla lebbra da
Papa Silvestro. Al momento del trasferimento della capitale dell’impero da Roma a
Costantinopoli egli aveva concesso al pontefice e ai suoi successori il dominio di
Roma e con tutte le insegne e dignità imperiali la sovranità su le province, i territori
e le città d’Italia e della regione di Occidente. La donatio Costantini e i decretales
pseudoisodorianae, rese pubbliche circa
alla metà del secolo IX, contribuirono in modo
determinante a radicare l’idea che il potere
temporale fosse inscindibile dalla sovranità
religiosa del Papa. Solo nel 1433 Nicolò Da
Cusa e nel 1440 Lorenzo Valla dimostrarono
con indiscutibili argomenti filologici la falsità di tali documenti. E tuttavia l’idea che il
potere spirituale non potesse esercitarsi
senza il potere politico si protrasse sino ed
oltre la presa di Roma del 1870.
Scendo dallo storico soglio di Roma al livello della parrocchia plebana di Recco. La qualità culturale di Pietro Olcese è incompatibile
con il pensiero che il poeta della curia ambrosiana del secolo XI non fosse in grado di
individuare il luogo di nascita di Giovanni,
in base alle fonti esistenti e confondere Camogli con Recco. Egli ha in animo due obbiettivi. Ampliare il patrimonio religioso e
materiale della sua chiesa e valorizzare le reliquie del santo contitolare. Opporsi in modo
vincente alle tardive richieste del clero di Camogli che sostiene, in riferimento all’inno ambrosiano, di essere il luogo di nascita di Giovanni Bono. Lo storico Arturo Ferretto consegna a Pietro il testo di due compravendite immobiliari rogate nel 1060 e del 1061. Entrambi i terreni sono situati in Vila Camulii,
in località Romagneno vicino alla foce del Treganega. La lettura letterale degli atti stabilisce che il confine in essere fra le due pievi
è lo spartiacque fra la parte occidentale del
Migliaro e la parte orientale del Treganega
e, pertanto Romagneno è in Vila Camulii. In
epoca successiva il confine plebano diventa
il rio Migliaro e Romagneno il quartire orientale di Recco. L’Olcese afferma in modo
capzioso, ma non lo dimostra che il confine
fra le due pievi non è mai mutato ed elenca
le varianti del toponimo per escludere che
Vila Camullii si riferisca a Camogli. E sulla
base di premesse fasulle dichiara Vila Camullii e il toponimo del quartiere orientale di
Recco già alla nascita del Santo.
Per uscire dal labirinto di Pietro Olcese occorre distinguere fra la storia personale di
Giovanni Bono e la storia della venerazione
del Santo e del mito localista. Allo stato delle fonti Camogli è il luogo di nascita.
Al contrario è a Recco che la antica venerazione è arricchita dalla donazione reliquie dalla contitolazione a Giovanni Bono della chiesa barocca edificata nella prima metà del
XVII secolo e, infine dalla elezione a Santo patrono. Per le fonti e i reperti Pietro e Giacomo Olcese forniscono con i loro libri una risposta adeguata.
Che valga anche per i Santi quanto si afferma per i Profeti?
Desidero infine ringraziare il mio contestatore per il suo intervento. Anche nella Recco economicista e significativamente intrisa
di paganesimo non metafisico vi è uno spazio marginale per la cultura umanistica.
ALBERTO SCHIAPPACASSE
SETTEMBRE-OTTOBRE 2016 • NUMERO 73 • 17
ALMANACCO
Scrivete a [email protected] - Le e-mail anonime saranno cestinate.
INCENDI, VA IN FUMO
L’INIZIO DI SETTEMBRE
Grande lavoro per Volontari antincedio boschivi e Vigili del Fuoco nella
prima metà di settembre, a causa di
numerosi e ripetuti incendi che hanno mandato in fumo ettari di vegetazione boschiva sulle alture di Bogliasco, Sori e Recco. In alcuni casi si pensa a origini dolose, mentre la perdurante siccità ha aiutato molto l’estendersi delle fiamme.
EX BULLONERIA, ECCO
IL NUOVO PROGETTO
A metà agosto, il Secolo XIX ha pubblicato il nuovo progetto relativo all’area ex
IML, firmato dall’architetto Giò Gozzi.
Nessun albergo, mentre sorgeranno 100
nuovi appartamenti, stadio del nuoto per
1.300 spettatori, palestra per 400. Il verde concentrato in un giardino centrale
delimitato da condomini di 8 piani.
ISTITUTO NAUTICO:
CHI LO SA?
Il recchese Carlo Serafini, attraverso la stampa, richiama l’attenzione su un problema continuamente rimandato: il percorso pedonale dal centro fino al cimitero di S. Giovanni. Chi va
a piedi è infatti costretto a percorrere la via Aurelia sulla carreggiata stradale, con il rischio
costante di essere investito. Nessuna amministrazione ha mai
pensato ad una soluzione. La
proposta è realizzare un primo
percorso a monte, dove c’è terreno incolto, e prima della curva
(dove c’è una struttura dell’impianto di distribuzione del gas)
salire con una scala che conduca al limitrofo Parco della Rimembranza e quindi al cimitero.
PARTIGIANI RECCHESI,
ARRIVANO LE MEDAGLIE
Il Comune di Recco, rappresentato dal
consigliere comunale Veronica Raiola,
ha preso parte alla manifestazione
promossa dal Ministero della Difesa a
Genova presso Palazzo Ducale, per la
consegna delle medaglie ai partigiani
liguri. In un’atmosfera di grande commozione, per la città di Recco sono state consegnate le medaglie al partigiano Pierino Mura e ai parenti della partigiana Jolanda Malerba, che recentemente ci ha lasciato.
18 • SETTEMBRE-OTTOBRE 2016 • NUMERO 73
FESTIVAL COMUNICAZIONE
E FOCACCIA DI RECCO
“Una focaccia da Oscar”. Così l’ha definita Roberto Benigni quella che ha
gustato, dopo avere ritirato il “Premio
alla Comunicazione”, ad una cena al
con la moglie Nicoletta Braschi al Cenobio dei Dogi. A prepararla, con le
immancabili trofie, è stato Tony Picasso, che ha presentato i due piatti
come prodotti del territorio, fatto
molto apprezzato dal ministro Roberta
Pinotti, una dei commensali.
FOTO PASQUALE VALNETE
A PIEDI DAL CENTRO AL CIMITERO DI RECCO
SPERANDO DI ARRIVARCI VIVI
Imponente, con un nome importante, ma il “foresto” che
alza lo sguardo passando in via
Bettolo si chiede di che cosa si
tratti. Forse una targa sulla strada o un’integrazione alla scritta
dipinta sulla facciata potrebbero bastare per
far sapere ai turisti dell’esistenza di un’istituzione così importante, che affonda le sue radici nella storia marinara di Camogli e Recco.
BERLINGERI CENTRA
ANCORA L’OBIETTIVO
È stata una bella idea ed ha avuto il
meritato successo. Le stampe fotografiche degli scatti fatti dal 1975 al
’95 sono andate a ruba presso Pezzini Abbigliamento, che ha gentilemnte
concesso gli spazi. Così l’Associazione Gigi Ghirotti di Genova ha ricevuto una bella somma. Nella foto, il
presidente Franco Henriquet con Angelo Breveglieri e Luciano Berlingeri.
ECCORECCO E GOLFO PARADISO
ALMANACCO
CAMPO SAN ROCCO,
GRANDI NOVITÀ IN ARRIVO
CHIESA DELL’ASCENSIONE
IN UN PLASTICO
Grazie al finanziamento della famglia Trani-Durio, sono in via di conclusione il lavori di rifacimento del
manto in erba sintetica. Gli altri lavori riguardano gli spogliatoi con i relativi servizi, il punto di ristoro e l’attuazione di tutto ciò che riguarda la sicurezza. Ci sarà anche un’area ambulanze e una di posteggio ricavata sul
“prolungamento” naturale di via Fieschi, o perlomeno accessibile da vai
Ponte di Legno.
L’ha realizzato Rosanna “Cosetta” Ghio,
63 anni, recchese, residente in via dell'Alloro. Dopo aver frequentato un corso
di bricolage all’Unitre, ha pensato di costruire, con legno, ardesia, alluminio,
sabbia, piccole pietre e materiali di recupero, questo bel plastico della chiesa,
meta delle passeggiate quotidiane con il
cane. Il plastico fa bella mostra di sé
negli uffici della Pro Loco.
A RECCO RIPOSANO
LE CENERI DI CONSTANCE WEIL
Le ceneri di Constance Weil Rauch sono tornate a Recco, come da sua volontà. Da mercoledì
3 agosto riposano nel cimitero di Polanesi, come
dalle volontà espresse dalla stessa. Cittadina onoraria dal 2010, visse tra il 1933 ed il 1938 esiliata a Recco, dove fu allieva della Scuola tedesca
sul mediterraneo, fondata nella villa delle Palme
dal padre prof. Hans Weil.
MUSCOLI-COZZE:
UNA PARTITA PERSA?
Per il Ministero delle Politiche
agricole sono “cozze”, mentre
per noi liguri sono “muscoli”. Il
problema è stato sollevato dal
Secolo XIX, dopo che alcuni banchi di pesce sono stati invitati dalla Finanza a etichettare “cozze” i
neri bivalvi della Spezia. Intanto
sulla stessa testata si pubblicizzano, a pagina intera, le cozze
“Nieddittas” della Sardegna.
AMATRICIANA SOLIDALE,
SUCCESSO A RECCO
MESTIERI D’ALTRI TEMPI
A VOLTE RITORNANO
“Riparo macchine per cucire di tutte le
marche a domicilio. Potete incontrare
l’uomo sandwich - che certo è lo stesso
tecnico - tra i banchi dei mercati settimanali. Buon segno: vuol dire che c’è ancora chi usa la macchina per cucire in casa
e che si può trovare una persona in grado di ripararla in caso di guasto. Forse un
segnale di ritorno al passato, all’economia
domestica dei nonni?
ECCORECCO E GOLFO PARADISO
857 piatti di amatriciana (sotto la
supervisisone di Giovanna Canevello della Locanda Adorno), in
una sola serata presso gli stand
dei quartieri “Spiaggia” e “Ponte”
– allestiti per l’8 settembre – grazie ai quali sono stati raccolti oltre
10.500 euro, versati sul conto corrente (IBAN IT87Z 06175 32120
00000 1766180) aperto dall’Amministrazione comunale per l’emergenza terremoto. Hanno collaborato il Comune, il Santuario, la
Confraternita, tutti i Quartieri, le
parrocchie, la Pro Loco.
SETTEMBRE-OTTOBRE 2016 • NUMERO 73 • 19
SAPORI IN CUCINA
Vellutata di zucca gialla
con polvere di amaretti
al profumo di rosmarino
e zenzero
Ecco la ricetta proposta dallo chef executive Remo Gatto, dell’Hotel “Cenobio dei
Dogi” di Camogli. Per 6 persone.
Ingredienti
zucca gialla
patate
latte
cipolla
rosmarino ramoscello
radice di ginger
amaretti resi in polvere
olio extra vergine di oliva
sale
pepe bianco
1000 gr.
500 gr.
0,5 l.
50 gr.
n. 1
15 gr.
50 gr.
0,5 dl.
q.b.
q.b.
Procedimento
Mondare la zucca, le patate e la cipolla; dividere e tagliare tutto a cubetti.
Far imbiondire la cipolla nell’olio a fuoco
vivo, quindi aggiungere la zucca, le patate
e far rosolare per 5 minuti.
A questo punto grattugiare la radice di zenzero privata della pelle.
Ora incorporare il latte, sale e pepe e far sobbollire per 45 minuti, girare di tanto in tanto facendo cura che non attacchi sul fondo.
Togliere dal fuoco e frullare il tutto con un
frullatore ad immersione.
Aggiustare di sapidità.
20 • SETTEMBRE-OTTOBRE 2016 • NUMERO 73
Aggiungere alla vellutata il rosmarino precedentemente sfogliato e tritato finemente.
Impiattare in una tazza da consommé rifinita
con la polvere di amaretti un giro d’olio d’oliva e un rametto di rosmarino.
LA ZUCCA
La zucca è una pianta che proviene dalle Americhe, dove veniva coltivata già diversi millenni fa.
Il nome deriva dal latino cocutia, che significa
testa ad indicare la forma simile ad un cranio.
Esistono molte varietà di zucca, delle quali solo
alcune sono coltivate per giungere a completa
maturazione. Queste sono la Cucurbita maxima
(zucca lunga) e la Cucurbita moschata (zucca
tonda), mentre la Cucurbita pepo viene raccolta
acerba e consumata come tale (le zucchine).
Alcune varietà di zucca si prestano per usi diversi
da quello alimentare. Dalla Cucurbita lagenaria,
che ha una buccia durissima, un tempo si ricavavano contenitori, borracce e imbuti; mentre le
zucche più piccole, esiccate e spaccate in due
parti, venivano usate come cucchiaio o mestolo.
Tra le varietà di zucca commestibili più diffuse in
Italia si citano: zucca marina,zucca violina, zucca
di Castellazzo di Bormida, zucca lunga di Napoli,
zucca trombetta, zucca lardaia, zucca delica.
ECCORECCO E GOLFO PARADISO
BENESSERE
A cura della dott.ssa Maria Alice Rosasco, farmacista
PIDOCCHI,
NON PERDIAMO LA TESTA
Con l’inizio dell’anno scolastico molte
mamme (soprattutto dei bambini delle
scuole materne e i ragazzi delle elementari) devono fare i conti con un problema
purtroppo ricorrente: l’infestazione di
pidocchi del capo (Pediculus humanus capitis). Questi piccoli insetti grigio-biancastri, senza ali con zampe fornite di uncini che permettono loro di attaccarsi ai
peli, trovano nel cuoio capelluto un ambiente particolarmente favorevole alla loro
sviluppo. In quanto parassiti si nutrono
di sangue che succhiano dopo aver praticato una minuscola puntura. Se non rimossi per tempo, la loro vita media è circa di tre settimane durante le quali le femmine possono depositare anche trecento
uova . Contrariamente a quanto si crede,
i pidocchi non saltano da una testa all’altra ma il contagio avviene per contatto diretto fra persona e persona o attraverso la scambio di effetti personali (pettini, spazzole, sciarpe, asciugamani, cuscini ecc.).
Inizialmente, le punture dei pidocchi
non si sentono perché nella loro saliva è
presente una sostanza desensibilizzante
e solo dopo qualche settimana la persona colpita manifesta prurito locale,fastidio, piccole pustole. Il miglior sistema di
diagnosi (e di prima cura) consiste nel
pettinare con un apposito pettine a denti finissimi tutti i capelli dalla radice alla
punta dopo averli bagnati con apposito
balsamo per raccogliere e allontanare i
parassiti.
Essendo il pidocchio un parassita specifico che può vivere esclusivamente sugli
esseri umani, gli animali domestici non
rappresentano una fonte di trasmissione
per l’uomo, così come le specie “ospitate” dagli animali non si possono trasmettere all’uomo. Infine va ricordato che
gli unici pidocchi in grado di diventare
possibili vettori di microrganismi patogeni per l’uomo non sono quelli del capo
ma quelli del corpo (Pediculus humanus
corporis). Tuttavia i pidocchi del capo rappresentano un problema di sanità pubblica per la rapidità con cui si propaga l’infestazione coinvolgendo spesso intere
classi di alunni: basta però seguire con costanza alcune norme igienico-sanitarie per
eliminarli, consentendo così al bambino di
tornare a scuola completamente libero dai
parassiti.
Per fortuna in commercio esistono numerosi prodotti specifici contro la pediculosi (infestazione da pidocchi) sotto
forma di polveri, creme, gel, shampoo. Chi
preferisce usare prodotti meno aggressivi dei tradizionali composti chimici, può
far ricorso a rimedi naturali efficaci per allontanare i pidocchi. Senza dimenticare
l’aceto, vecchia ricetta della nonna, fastidioso per il suo forte odore, si possono
trovare presso le farmacie e parafarmacie
di fiducia prodotti già pronti all’uso, gradevoli all’olfatto, studiati appositamente
per creare un ambiente sfavorevole al radicamento dei pidocchi, provocarne la
morte per asfissia, svolgere un’azione insetticida.
Ad esempio gli estratti di corteccia d’Armago impediscono la formazione di chitina, ossia la “colla” che fissa le uova sul
cuoio capelluto; l’olio essenziale di lavanda lenisce le infiammazioni presenti;
l’olio essenziale di semi di pompelmo svolge un’azione repellente così come l’olio di
Neem e l’olio di Antiroba rendono l’ambiente ostile al radicamento degli insetti.
Esistono confezioni spray-no gas che favoriscono la distribuzione uniforme di
queste combinazioni di olii che, finemente nebulizzati, coprono il corpo degli
insetti con una sottile pellicola, esercitando in tal modo più efficacemente la loro
azione. La pulizia accurata con questi prodotti e l’azione meccanica dei pettini a
denti finissimi sono in grado di debellare i fastidiosi parassiti.
Vienici a trovare in via XXV Aprile 31 a RECCO tel. 0185 721803
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ECCORECCO E GOLFO PARADISO
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SETTEMBRE-OTTOBRE 2016 • NUMERO 73 • 21
VENT’ANNI FA
✔ Riprendono le trattative tra Comune e ordine religioso delle Suore Maestre Pie per
l’acquisto del complesso scolastico: grande
però la differenza tra la richiesta (5 miliardi)
e l’offerta (2,5 miliardi).
✔ Sulla gazzetta Ufficiale il finanziamento di
4,7 miliardi l’ospedale Sant’Antonio: la cifra occorre per rifare il pronto soccorso e ristrutturare le sale operatorie.
✔ È appeso a un filo il destino della pretura di via XXV Aprile: perché resti aperta Lugi
Grillo presenta un’interpellanza in Senato sperando nella benevolenza del guardasigilli (genovese) Giovanni Maria Flick.
✔ Il progetto Idrotec del nuovo assetto della zona a mare spacca la maggioranza: non
convincono l’eliminazione della diga e la previsione di un piccolo porticciolo turistico.
✔ Non c’è pace per l’impianto fognario:
sono previsti tre mesi di lavoro per risistemare
la condotta nella parte terminale che scorre
sotto via Punta Sant’Anna.
✔ La presenza di fiocchi di patate nelle confezioni di trofie prodotte da una nota ditta ita-
22 • SETTEMBRE-OTTOBRE 2016 • NUMERO 73
Da Il Secolo XIX e Il Lavoro di settembre-ottobre 1996
liana pone la questione di proteggere le ricette
originali delle specialità liguri da facili imitazioni commerciali.
✔ Accordo sperimentale in vista tra AMT e
Ferrovie dello Stato per un biglietto integrato
che permetta di viaggiare, dopo la timbratura, sulle linee S e T dei bus e sui treni locali e interregionali.
✔ No ai concerti rock in passeggiata a Recco: ma il concerto dei Casino Royale previsto sulla nuova location del campo parrocchiale affonda nel fango e viene annullato.
✔ Minaccia l’abbandono Carlo Charlie Ferreccio, l’ultimo dei fuochini recchesi: troppe le difficoltà burocratiche e l’impossibilità
di trovare un luogo “idoneo” per la legge dove
spostare l’attività.
✔ Comune in trattativa (trecento milioni la
cifra) per acquisire l’area Enel sita in via
Roma: potrebbe ospitare la nuova caserma dei
carabinieri e i Vab.
✔ Trova finalmente sistemazione presso il capolinea dei bus una delle toilette spaziali
(così le definiscono i detrattori) che la giunta Diena voleva installare sul territorio comunale.
✔ A un mese dalla notizie dei finanziamenti,
nuovo stop alla ristrutturazione dell’ospedale
Sant’Antonio: la perizia geologica dice che
la composizione del terrapieno del piazzale
pregiudica i lavori di scavo.
✔ L’amministrazione comunale di Recco
conferma a Italbonifica la raccolta dei rifiuti urbani fino al 2000.
✔ Un’altra grana a Recco per la Usl 3: gli
utenti protestano per lo stato di degrado della palazzina ex Saub, dove gli ambulatori
sono “malconci” e privi di sala d’aspetto.
✔ La giunta Diena pensa ad un servizio gratuito di minibus a servizio degli anziani che
risiedono nelle frazioni.
✔ Insorge il quartiere Valleverde contro i ragazzini che alla sera si radunano sotto i portici del quartiere e scorrazzano indisturbati
in motorino.
ECCORECCO E GOLFO PARADISO
IN LIBRERIA
A cura della prof.ssa Gabriella Massone
COME CONCEDERSI
QUALCHE PECCATO DI GOLA
Ora che l’estate si avvia a finire non è più
necessario strizzarsi nel costume da bagno
e tirare la pancia in dentro per entrare nei
vestitini aderenti: ci si può concedere qualche casacca o maglione più coprenti e pietosi per gli inevitabili rotolini che spuntano
da ogni parte, e soprattutto ci si può concedere qualche peccato di gola. In fondo se
le temperature calano occorrono calorie per
mantenersi in forma…
Questi libri sembrano pensati apposta per
indulgere ai peccati di gola, senza però eccedere: privilegiano l’uso di verdura fresca,
frutta e addirittura, come vedremo, fiori, per
creare piatti belli e buoni.
Con un attrezzo innovativo si possono ricavare da verdure e frutta degli “spaghetti” o
“fusilli” che aumentano la resa e facilitano
la cottura, oltre che trasformare una banale zucchina in un piatto da design, che è di
gran moda, ora che gli chef sembrano diventati guru di una nuova religione. Ricette – rigorosamente bio – e suggerimenti per
la presentazione dei piatti si trovano in Pazza verdura con lo spiralizer.
La tendenza del momento è tutto vegetariano, e la linea “Prêt à cuisiner” propone
Piatti veggie: ricette vegetariane, appunto,
Via Ippolito d’Aste 2a
Tel. 0185.722440
[email protected]
www.prolocorecco.it
che mescolano estrosamente
frutta e verdura per piatti stuzzicanti e colorati. L’unico problema risiede nel procurarsi alcuni ingredienti che di certo
non si trovano sugli scaffali dei
comuni supermercati, come olio
di semi di canapa, tempeh, rafano nero, aceto di sidro, ecc…
e nel desiderio insopprimibile di
una fiorentina al sangue dopo
aver letto e doverosamente apprezzato le ricette vegetariane.
Della stessa linea abbiamo anche Tartine e
crostini, che suggerisce sfiziose tartine per
ogni occasione, abbinando con originalità ingredienti semplici e ricercati e fornendo utili indicazioni per creare nuove ricette seguendo la propria fantasia.
L’autunno ispira il desiderio di conservare
per i mesi freddi la freschezza e il sapore dell’estate: Sottovetro insegna a cimentarsi in
preparazioni dolci e salate di frutta e verdura per arricchire la dispensa di cose buone e prendersi la soddisfazione di usare – o
regalare – un prodotto fatto in casa.
E per finire in bellezza, Rosa rosae – Declinare la rosa in cucina, un delizioso libro in cui, partendo da un tradizione secolare – lo sciroppo di rose e lo zucchero
rosato, orgoglio delle antiche confetterie
genovesi, le due autrici creano un’intera
in collaborazione con
selezione di ricette, dal salato al dolce, arricchite da questo dolce e profumato ingrediente. Una delle autrici, Maria Giulia
Scolaro, ha creato un’azienda agricola a Savignone dove coltiva rose antiche che poi
utilizza per le sue preparazioni. Ricette dal
sapore nostalgico dell’infanzia, declinate
con sorprendente modernità.
Emanuela Sacconato, Anna Marconato: Pazza verdura con lo spiralizer, ed. RED! 19.50
euro, pag. 160.
Virginie Garnier, Caspar Miskin: Piatti veggie, ed. L’Ippocampo, 9.90 euro, pag. 191.
Sabrine Fauda-Rôle: Tartine e crostini, ed.
L’Ippocampo, 9.90 euro, pag. 191.
Barbara Torresan, Sottovetro, Food editore,
€ 16.90, pag. 223.
Ilaria Fioravanti, Maria Giulia Scolaro: Rosa
rosae. Declinare la rosa in cucina, ed. Sagep, 16 euro, pag. 123.
www.capurrorecco.it
PIAZZA GASTALDI, 1 • RECCO
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PIAZZA S. GIOVANNI BONO, 22 • RECCO
TEL. 0185/722455 FAX. 0185/722455
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ARTICOLI DA REGALO E DA UFFICIO
VIA DELLA REPUBBLICA, 16 • CAMOGLI
TEL. 0185/777949 FAX. 0185/776571
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SETTEMBRE-OTTOBRE 2016 • NUMERO 73 • 23
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