L`OSSERVATORE ROMANO

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L`OSSERVATORE ROMANO
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L’OSSERVATORE ROMANO
POLITICO RELIGIOSO
GIORNALE QUOTIDIANO
Non praevalebunt
Unicuique suum
Anno CLVI n. 202 (47.337)
Città del Vaticano
domenica 4 settembre 2016
.
Alla vigilia della canonizzazione di madre Teresa di Calcutta il giubileo dei volontari e degli operatori di misericordia
Ratificato il trattato di Parigi
Mano tesa di Cristo
Xi Jinping e Obama
insieme sul clima
Vigilia della canonizzazione di madre Teresa in
piazza San Pietro, dove sabato mattina, 3 settembre — a ventiquattr’ore dalla solenne cerimonia
che sarà presieduta da Papa Francesco — migliaia
di volontari e “operatori di misericordia” hanno
celebrato il giubileo proprio nel segno della testimonianza della religiosa, instancabile apostola di
carità tra i poveri e i sofferenti.
Testimonianza di un sacerdote francese
Quando incontrai Teresa
CHARLES
DE
PECHPEYROU
A PAGINA
5
A loro si è unito lo stesso Pontefice, che definendoli «artigiani di misericordia» ha ricordato
che «la credibilità della Chiesa passa in maniera
convincente anche attraverso il servizio verso i
bambini abbandonati, gli ammalati, i poveri senza
cibo e lavoro, gli anziani, i senzatetto, i prigionieri, i profughi e gli immigrati, quanti sono colpiti
dalle calamità naturali».
Francesco ha messo in guardia, in particolare,
dalla tentazione di «voltarsi dall’altra parte per
non vedere la fame, le malattie, le persone sfruttate». Per il Papa «non si può distogliere lo sguardo» per «non vedere le tante forme di povertà
che chiedono misericordia». Si tratta di «un peccato grave», un «peccato moderno» che talvolta
si riscontra nella stessa comunità cristiana. Ma —
ha ammonito il Pontefice — «non sarebbe degno
della Chiesa né di un cristiano “passare oltre” e
supporre di avere la coscienza a posto solo perché
abbiamo pregato o perché sono andato a messa la
domenica».
«La vostra presenza è la mano tesa di Cristo
che raggiunge tutti» ha detto infine rivolgendosi
ai volontari e richiamando la figura della religiosa
fondatrice delle Missionarie della carità — «domani avremo la gioia di vedere madre Teresa proclamata santa: lo merita!» ha scandito — che costituisce una «testimonianza di misericordia dei nostri tempi» e «si aggiunge alla innumerevole
schiera di uomini e donne che hanno reso visibile
con la loro santità l’amore di Cristo».
PECHINO, 3. La Cina ha ratificato
oggi l’accordo mondiale sul clima
raggiunto il 12 dicembre a Parigi.
Poche ore dopo, anche gli Stati
Uniti hanno ratificato l’intesa.
L’annuncio è arrivato in una dichiarazione congiunta rilasciata dal
presidente statunitense, Barack
Obama, e dal presidente cinese, Xi
Jinping, alla vigilia del vertice del
G20 di Hangzhou.
Obama, in una cerimonia con il
presidente cinese, Xi Jinping, ha
affermato che la cooperazione è «la
miglior chance che abbiamo» per
salvare il pianeta. I due leader hanno simbolicamente consegnato al
segretario generale dell’Onu, Ban
Ki-moon, i rispettivi documenti, in
base ai quali i due Paesi si impegnano ai passi necessari per onorare l’accordo di Parigi, che fissa i
target sulla riduzione delle emissioni responsabili dell’effetto serra per
ogni singolo Paese.
«Non si tratta — ha aggiunto
Obama — di una battaglia che ogni
singolo Paese per quanto potente
può fare da solo. Un giorno potremo vedere tutto ciò nel momento
in cui finalmente decideremo di
salvare il pianeta». Da parte sua,
Xi ha espresso l’auspicio che
l’esempio sino-americano possa essere una spinta per gli altri Paesi
affinché comincino a prendere iniziative sostanziali.
Le due grandi potenze mondiali
da sole rappresentano il 38 per
cento delle emissioni globali di gas
serra e la decisione di Washington
e Pechino rappresenta un importante passo avanti nell’attuazione
del testo che potrebbe entrare in
vigore alla fine di quest’anno. L’ac-
insulari, la cui esistenza è minacciata dalla crescita del livello delle
acque oceaniche e che rappresentano solo l’1,08 per cento delle emissioni.
Intanto, il presidente cinese ha
dichiarato che il suo Paese è pronto a realizzare «aggiustamenti dolorosi» per dare soluzione ai problemi della sua economia e a portare queste riforme «fino al traguardo». Xi ha parlato dinanzi alla
conferenza degli imprenditori delle
economie del G20, il cosiddetto
B20, riunita a Hangzhou. Il presidente cinese ha riconosciuto che il
modello economico del suo Paese
degli ultimi anni «non è più sostenibile», per cui si è impegnato a
cambiare i suoi motori di crescita
per fare della Cina «un Paese innovatore».
Dal canto suo, Obama è arrivato
in Cina per il suo undicesimo e
con tutta probabilità ultimo viaggio in Asia del suo mandato. Una
presenza in cui probabilmente confermerà l’attenzione a questo continente cui si è volta la politica estera statunitense sotto i due mandati
della sua presidenza.
Oggi, vigilia dell’importante appuntamento internazionale, Obama
ha avuto, come detto, un lungo incontro con il suo omologo Xi Jinping, padrone di casa nel primo
summit dei venti Paesi ospitato
dalla seconda economia mondiale.
È stato il loro ottavo faccia a faccia
e il quarto incontro bilaterale ufficiale. Il primo si svolse in California nel 2015, quando entrambi decisero di aprire «una nuova tappa»
nelle relazioni bilaterali.
PAGINA 8
Si intensificano i contatti diplomatici tra Stati Uniti e Russia
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Speranze di tregua ad Aleppo
DAMASCO, 3. Gli Stati Uniti e la
Russia stanno intensificando i contatti per raggiungere un accordo che
consentirebbe di imporre un cessate
il fuoco di 48 ore ad Aleppo, nel
nord della Siria, e l’apertura di un
corridoio umanitario. Lo hanno riferito questa mattina fonti diplomatiche all’emittente satellitare Al Arabiya. L’intesa sarebbe nient’affatto
scontata e aspetti chiave dell’accordo
sarebbero oggetto di discussione tra
le parti, fra cui il segretario alla Difesa statunitense, Ash Carter, e i
gruppi dell’opposizione siriana.
In particolare, si starebbe trattando sul transito di aiuti umanitari attraverso una delle vie d’accesso al
centro di Aleppo controllate dalle
forze governative (nei check-point i
militari del Governo di Damasco
non avrebbero il permesso di ispezionare i carichi) e sulla possibilità
che gli aerei di Bashar Al Assad si limitino a voli di ricognizione in modalità «non-combat» sulla zona.
Da quanto trapela, l’intesa potrebbe portare a una condivisione d’informazioni d’intelligence tra Washington e Mosca che permetterebbe alle
forze russe di effettuare nuovi raid
in Siria. Secondo le fonti l’accordo
potrebbe essere annunciato dal segretario di Stato americano, John
Kerry, e dal ministro degli Esteri
russo, Serghiei Lavrov, già a partire
da domani, più probabilmente
all’inizio della prossima settimana.
Proprio Kerry e Lavrov non erano
riusciti la scorsa settimana a Ginevra
a raggiungere il ben più ambizioso
obiettivo d’imporre una tregua a livello nazionale.
Nel frattempo, però, «la Turchia
non permetterà che i curdi costituiscano un “corridoio del terrore” al
nostro confine sud». Con queste parole, il presidente Recep Tayyip Erdoğan ha ribadito la posizione di
Ankara rispetto all’avanzata dei curdi siriani del Pyd e i fini dell’operazione Scudo dell’Eufrate, con la
quale l’esercito turco ha fatto il proprio ingresso nel nord della Siria.
Erdoğan ha anche smentito la Casa
Bianca, negando che i curdi si siano
ritirati a est del fiume Eufrate. Secondo Ankara questo ripiegamento,
del quale gli Stati Uniti si erano fatti garanti, è condizione imprescindibile per qualsiasi accordo. Il presidente turco ha quindi ribadito che la
Bambini in strada alla periferia di Aleppo (Reuters)
comunità internazionale non può
permettersi di «esprimere preferenze
tra organizzazioni terroristiche», dicendosi «incredulo» dinanzi a certe
dichiarazioni che giungono dall’O ccidente.
Nei giorni scorsi, riferendosi ai
curdi del Pyd, il portavoce del Pentagono, Jeff Davis, aveva affermato
che «la gente con cui lavorano gli
Stati Uniti ha mantenuto la promessa» di ritirarsi oltre l’Eufrate. E una
fonte del dipartimento della Difesa,
come riferito dall’agenzia curda Rudaw, aveva confermato la notizia del
ritiro: «Abbiamo chiarito agli elementi dell’Ypg (Unità di protezione
del popolo, braccio militare del Pyd,
ndr) che devono tornare a est
dell’Eufrate, nel rispetto degli impegni presi. Riteniamo che sia già successo».
Dal canto suo, il premier turco,
Binali Yıldırım, nella relazione sui
primi 100 giorni del suo Governo,
ha escluso un ritorno al processo di
pace con i curdi del Pkk, affermando tuttavia che è ferma intenzione di
Ankara riallacciare i rapporti con Siria ed Egitto. «Hanno perso la loro
chance» ha detto Yıldırım riferendosi al Pkk. «Non faremo sconti e andremo fino in fondo, salveremo i cittadini curdi dal problema del terrorismo».
E, intanto, in Iraq, almeno 15 persone sono morte ieri e 50 sono rimaste ferite a Baghdad in una serie di
attentati e in un incidente avvenuto
in un deposito di armi di una milizia sciita. Altri 20 poliziotti iracheni
sono stati uccisi e circa 40 sono rimasti feriti in uno scontro avvenuto
con i miliziani jihadisti dell’Is a Salaheddin, provincia dell’Iraq settentrionale.
I due presidenti ad Hangzhou (Reuters)
cordo infatti sarà operativo quando
sarà ratificato da almeno 55 Paesi
che producono un totale del 55 per
cento delle emissioni globali.
Secondo gli analisti, la ratifica di
Stati Uniti e Cina potrebbe mettere le ali all’accordo di Parigi. Il 21
settembre, Ban Ki-moon ha invitato tutti gli Stati a New York per
ufficializzare la ratifica, durante
l’Assemblea generale delle Nazioni
Unite.
Gli obiettivi dell’accordo sono
ambiziosi e richiederanno uno sforzo colossale, soprattutto da parte
del gigante asiatico, che deriva il
70 per cento della sua elettricità
dal carbone.
La notizia della ratifica è stata
diffusa dall’agenzia di stampa statale Xinhua, secondo la quale il
Comitato permanente dell’Assemblea nazionale del popolo — principale organo legislativo — ha intrapreso l’azione prima dell’incontro
tra Xi Jinping e Barack Obama.
L’accordo di Parigi è stato firmato, a conclusione della Cop21, da
180 Paesi, ma ogni Nazione, in base alla propria legislatura, deve ratificarne il testo. Finora, secondo il
sito web delle Nazioni Unite, solo
24 Paesi hanno concluso il processo, ma sono per lo più piccoli Stati
Al summit del G20 si parlerà più
di economia che di politica, anche
se verranno affrontate le principali
questioni internazionali. Per un
G20 di successo, come la Cina si
augura, Pechino insiste sulle questioni relative all’economia globale,
più che sulle questioni politiche.
La conferma era arrivata nei giorni
scorsi dal viceministro degli Esteri
cinese, Li Baodong, che aveva sottolineato che «il summit di Hangzhou deve focalizzarsi sulle questioni economiche».
NOSTRE
INFORMAZIONI
Il Santo Padre ha nominato
il Cardinale Fernando Filoni,
Prefetto della Congregazione
per l’Evangelizzazione dei
Popoli, Suo Inviato Speciale
alla consacrazione della Cattedrale di Karonga (Malawi),
che avrà luogo il 5 novembre
2016.
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domenica 4 settembre 2016
La riapertura del ponte Tre occhi
ad Amatrice (Ansa)
Annunciati nuovi centri di accoglienza per i profughi
Parigi chiuderà
il campo di Calais
ROMA, 3. Dopo la scossa di magnitudo 4.3 nella notte a Norcia, in
Umbria, la terra è tornata a tremare
nelle Marche alle 12.18, con grado
4.5, nella zona fra Macerata, tra
Montegallo e Castelsantangelo sul
Nera. Intanto, il Governo ha convocato per martedì tutte le parti coinvolte per l’avvio del progetto Casa
Italia.
Le due scosse oltre i quattro gradi
sulla scala Richter non sembra abbiano provocato ulteriori seri danni.
Il sismologo Massimo Cocco,
dell’Istituto nazionale di geofisica e
vulcanologia, ha spiegato che le due
scosse sono state provocate dall’attivazione di nuove faglie, secondo
l’andamento teorico noto. «Il quadro di interpretazione della situazione non cambia», ha osservato.
La scossa nella notte, con profondità di 11 chilometri, è stata avvertita
anche a Rieti e Macerata oltre che a
Foligno e nella zona del Perugino.
A Norcia ieri è arrivato il commissario straordinario per la ricostruzione, Vasco Errani, che, in questi giorni ha visitato tutti i luoghi devastati
dalla tragedia del 24 agosto scorso.
Ad Amatrice, dopo dieci giorni di
lavori, è stato riaperto il ponte Tre
occhi, importante via di collegamento per il paese del reatino. Il sindaco
di Amatrice ha detto che la nuova
Continua a tremare la terra tra Umbria e Marche
Scosse a Norcia e Macerata
struttura, inaugurata dal capo della
Protezione Civile Fabrizio Curcio e
dalle autorità locali, si chiamerà
ponte della rinascita.
A proposito di ricostruzione, martedì a Palazzo Chigi, il Governo avvierà gli incontri con tutti i soggetti
coinvolti in vista dell’attuazione del
piano Casa Italia. Fabrizio Curcio,
capo della Protezione Civile, ha detto che «serviranno sette mesi per
realizzare delle casette». Da parte
sua, Giovanni Azzone, rettore del
Politecnico di Milano, nominato
project manager di Casa Italia, è intervenuto sulla stampa per ricordare
che «oggi ci sono agevolazioni fiscali e finanziarie per gli interventi
antisismici ma in pochi le usano e in
pochi le conoscono». «Questo
significa — ha aggiunto Azzone —
che tali agevolazioni così come sono
non funzionano e devono essere ripensate». Azzone ha sottolineato
anche che in Italia «ci sono grandi
finanziamenti per l’edilizia scolastica, ma si devono integrare in un
progetto nazionale» e va chiarito, ha
Verso le terze legislative in un anno
Crisi infinita a Madrid
MADRID, 3. La Spagna si prepara a
tornare alle urne per la terza volta
in un anno, dopo che, ieri sera, il
Parlamento di Madrid ha bocciato
il secondo tentativo del presidente
del Governo incaricato, Mariano
Rajoy, di formare un Esecutivo di
minoranza.
Al leader del Partito popolare
(Pp) sarebbe bastata la maggioranza semplice dei voti (176 su un totale di 350), ma anche ieri — come
due giorni fa — a favore hanno votato solo 170 deputati. Centottanta i
voti contrari. I partiti rappresentati
in Parlamento hanno adesso due
mesi di tempo, fino al 31 ottobre,
per trovare un accordo per la formazione di un Governo prima che
re Filippo VI convochi nuove elezioni per dicembre. I quattro grandi partiti, consapevoli della crescente esasperazione del Paese verso la
loro incapacità a uscire dalla crisi,
si sono detti però pronti a una riforma della legge elettorale per anticipare il voto al 18 dicembre, voto
che altrimenti dovrebbe svolgersi a
ridosso del Natale.
Quella di Rajoy era comunque
una sconfitta annunciata. Già mercoledì scorso, alla prima votazione
in Parlamento, aveva fatto il pieno
dei 170 voti possibili: 137 Pp, 32 di
Ciudadanos e un deputato di Coalición Canaria. Contro avevano votato 85 socialisti del Psoe, 71 di Podemos, 24 indipendentisti e nazionalisti catalani e baschi. Ora il percorso si fa ancora più incerto, con
la possibilità sempre più concreta
delle terze elezioni in un anno, che
tutti considerano «assurde» (sarebbe la prima volta dal 1945 in un
Paese dell’Europa occidentale).
Una ipotesi è che le elezioni basche e galiziane del 25 settembre
cambino lo scenario politico — se ci
sarà una nuova sconfitta del socialista Pedro Sánchez — e possano
spingere i leader del Psoe a imporre
un cambiamento di rotta. E che, in
parallelo, producano un avvicinamento dei nazionalisti baschi (5 deputati) a Rajoy, il quale potrebbe
ritentare l’investitura in ottobre.
L’ex presidente del Governo, il
socialista Felipe González, ha proposto che il Pp presenti un altro
candidato al posto di Rajoy. Ma
sembra molto improbabile che ciò
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autotrasportatori, lavoratori del
porto e semplici cittadini si preparano a manifestare lunedì, per chiedere più sorveglianza sulle strade
che portano alla città e all’imbocco
del tunnel sotto la Manica.
In Italia, sul fronte degli sbarchi,
oggi sono arrivati al molo Marconi
del porto di Messina, in Sicilia, 812
migranti che si trovavano a bordo
della nave della marina militare
Bersagliere. Tra loro molte donne,
otto delle quali incinte, e diversi
bambini. Si tratta di persone come
sempre soccorse nei giorni scorsi
nel Canale di Sicilia. E ieri a Cagliari, in Sardegna, c’è stato l’arrivo
di 931 migranti, di cui 200 minori,
sulla nave Dattilo della Guardia
costiera e sono stati arrestati ben 13
presunti scafisti, di cui sette risultano essere minorenni. Per due di loro c’è anche l’accusa di aver procurato il decesso di tre persone già
già senza vita al momento del soccorso in mare. C’è da dire che,
contando altri sbarchi nella giornata precedente, in 48 ore sono arrivati sull’isola otre 1548 migranti.
Guardando alla Calabria, nel
porto di Corigliano Calabro, è attesa domani la nave di un’organizzazione umanitaria denominata
«Vos Chablis» con a bordo circa
800 migranti.
E il comandante della nave della
Guardia costiera Dattilo, Alessio
Morelli, ha ricordato che da marzo
2015 a oggi solo la nave Dattilo ha
soccorso 22.000 persone. Morelli
ha spiegato che i mezzi che intraprendono questi viaggi stanno
cambiando. Per esempio, oltre ai
casi di gommoni stracolmi di persone, «sempre più spesso i migranti che arrivano dall’Asia, soprattutto Pakistan e Bangladesh, utilizzano piccole imbarcazioni in legno e
costituiscono gruppi poco numerosi». Si moltiplicano così le operazioni di salvataggio in mare.
Istituito
un Governo
tecnico
a Skopje
Si vota nel Meclemburgo - Pomerania Anteriore
Elezioni
regionali tedesche
Rajoy durante il dibattito in Parlamento (Reuters)
avvenga. Un’altra ipotesi, molto
fragile, vedrebbe Psoe e Podemos
tentare la costruzione di una coalizione “del cambiamento”, con l’appoggio degli indipendentisti e di
Ciudadanos. Una strada, però, per
ora esclusa dal Psoe. La probabilità
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inoltre sottolineato, se i fondi europei possano essere dirottati su Casa
Italia.
Intanto, nelle zone terremotate
due uomini sono stati arrestati in
flagranza di reato, per furto aggravato, dai carabinieri di Ascoli Piceno
mentre riempivano un furgone di
materiale della protezione civile e
dei vigili del fuoco e di donazioni ai
terremotati. È accaduto la notte
scorsa al campo Rio di Acquasanta
Terme, in provincia di Ascoli Piceno,
dove è allestita una tendopoli. Originari di Roma, i due si stavano appropriando di materiale destinato
all’opera di soccorso e all’assistenza
degli sfollati, comprese donazioni di
privati cittadini. Atti di sciacallaggio
che suscitano sdegno e offendono la
memoria delle vittime del terremoto,
il dolore dei sopravvissuti e la generosità dei soccorritori.
Così come ha fatto la pubblicazione sulla rivista francese «Charlie Ebdo» di alcune disgustose e ignobili
vignette che deridono le popolazioni
colpite dal sisma e non rispettano
nemmeno i morti.
BRUXELLES, 3. La Francia chiuderà
la cosiddetta “giungla” di Calais, il
campo profughi che si trova ai
margini della città nel nord del
Paese, in cui sono accampati migliaia di migranti. Lo ha detto ieri
il ministro dell’Interno, Bernard
Cazeneuve, annunciando nuovi
centri di accoglienza. Intanto, sulle
coste italiane proseguono gli sbarchi e gli arresti di presunti scafisti.
Arrivate quasi duemila persone in
due giorni. Nell’ultima operazione
in Sardegna sono stati fermati 13
scafisti di cui sette minorenni.
L’ampia area verde a Calais sarà
smantellata e lo Stato francese
creerà nuovi posti in centri d’accoglienza e campi rifugiati entro la fine di quest’anno. Sono le promesse
fatte da Cazeneuve durante la sua
visita — l’ottava in due anni — nella
città diventata il simbolo della crisi
dei profughi in Francia.
Secondo quanto riferito dal sindaco della città, Natacha Bouchard, durante una riunione del
ministro dell’Interno con i rappresentanti degli enti locali si è parlato di sgombero in una sola tappa.
Ma le autorità precisano che i tempi dell’operazione restano da definire, anche perché resta il nodo
dell’autorizzazione da parte della
giustizia a demolire i numerosi negozi e tavole calde improvvisate
sorti negli ultimi mesi tra le tende.
A metà agosto, il tribunale amministrativo regionale ha detto
“no”, e ora si attende l’esito del ricorso al Consiglio di Stato. Parallelamente allo sgombero, ha detto
ancora Cazeneuve, sarà portata
avanti «la creazione da qui alla fine dell’anno di 2000 nuovi posti in
centri di accoglienza e orientamento e di 6000 posti in centri per richiedenti asilo», a cui si dovrebbero aggiungere fino a 5000 nuovi
posti alloggio nel 2017. In attesa
che le promesse si concretizzino,
più concreta è, al momento, che si
torni a votare. «Una vergogna», ha
tuonato Rajoy puntando il dito
contro Sánchez, accusandolo di
«volere ripetere il voto fino a un risultato di suo gradimento».
Campagna elettorale in Austria
per il ballottaggio presidenziale
VIENNA, 3. In Austria si alzano i
toni della campagna elettorale in
vista del ballottaggio bis per le
presidenziali del 2 ottobre prossimo. Per irregolarità nello scrutinio
dei voti per corrispondenza, la
Corte costituzionale di Vienna
aveva annullato la vittoria al secondo turno del candidato indipendente (ma sostenuto dai Verdi), l’ecologista Alexander Van der
Bellen, che a maggio si era imposto per soli 31.026 voti sull’ultranazionalista Norbert Hofer, leader
del Partito della libertà.
Il primo turno si era invece
chiuso con la vittoria di Hofer.
Determinanti, per ribaltare l’esito
del voto, erano state le 740.000
schede elettorali spedite per posta,
GIOVANNI MARIA VIAN
direttore responsabile
Giuseppe Fiorentino
vicedirettore
Piero Di Domenicantonio
che avevano consegnato la vittoria
finale a Van der Bellen. Ma il Partito della libertà, secondo cui sarebbero state registrate irregolarità
in 94 dei 117 collegi elettorali, aveva annunciato un ricorso, accolto
dalla Corte costituzionale.
Van der Bellen è chiamato a difendere un vantaggio di nemmeno
30.000 voti, un’impresa per nulla
scontata dopo la Brexit e dopo le
stragi di Nizza e di Monaco. Hofer, infatti, punta molto sui temi
della sicurezza e della difesa della
cultura e dell’identità mitteleuropea, mentre Van der Bellen si oppone ai venti nazionalisti e alla
chiusura ermetica dei confini. Gli
analisti concordano che saranno
decisivi i voti degli indecisi.
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caporedattore
Gaetano Vallini
segretario di redazione
BERLINO, 3. Domenica sono in programma le elezioni regionali nel
Land nord-orientale tedesco del Meclemburgo - Pomerania Anteriore,
dove il partito cristiano-democratico
(Cdu) del cancelliere, Angela Merkel,
rischia di essere superato dai populisti di destra di Alternativa per la
Germania (Afd).
Quelle nella regione dell’ex Ddr
sono le prime di sei tornate elettorali
che si terranno in Germania prima
delle elezioni federali del settembre
del 2017. L’11 si vota per le Comunali
in Bassa Sassonia e fra due settimane
a Berlino. I sondaggi prevedono che
la grande coalizione tra Cdu e socialdemocratici della Spd — al Governo
a livello nazionale e da dieci anni nel
Meclemburgo - Pomerania Anteriore
Servizio fotografico: telefono 06 698 84797, fax 06 698 84998
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— possa essere confermata. Oltre ad
attribuire alla Spd una vittoria con il
28 per cento dei consensi, un sondaggio pubblicato nelle ultime ore
dall’istituto Wahlen prevede, soprattutto, un testa a testa — attorno al 22
per cento — tra la Cdu e Afd.
Un’altra rilevazione (Insa) sta catalizzando il dibattito pre-elettorale,
prospettando addirittura un sorpasso
senza precedenti sulla formazione di
Merkel, ferma al 20 per centro, da
parte del partito nazional-populista
accreditato di un 23 per cento.
Nelle regionali di marzo in Sassonia-Anhalt, la formazione di destra
ottenne una simile affermazione con
il 24,3 per cento dei consensi, sorpassando, però, la Spd.
Un comizio elettorale a Schwerin (Ansa)
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SKOPJE, 3. Nella Ex Repubblica
Jugoslava di Macedonia è stato
costituito ieri un Governo tecnico di transizione, che avrà il
compito di portare il Paese alle
elezioni anticipate dell’11 dicembre. A favore del nuovo Esecutivo hanno votato 95 deputati.
Due i contrari. La creazione del
Governo tecnico 100 giorni prima del voto era prevista dall’accordo dei giorni scorsi fra le
quattro principali forze politiche, che hanno deciso — con la
mediazione dei rappresentanti di
Stati Uniti e Ue — di tenere le
nuove elezioni a dicembre. A
guidarlo è l’attuale premier,
Emil Dimitriev, e di esso fanno
parte anche esponenti dell’opposizione. Il Parlamento sarà
sciolto 60 giorni prima del voto
e la campagna elettorale dovrebbe cominciare il 20 novembre.
Il Paese balcanico, ricordano
gli analisti, vive una lunga crisi
politica che va avanti dal febbraio 2015, quando il leader
dell’opposizione socialdemocratica, Zoran Zaev, accusò il premier
conservatore,
Nikola
Gruevski, e il suo Governo di
avere intercettato le conversazioni telefoniche di oltre 20.000
persone, compresi politici, magistrati, diplomatici, giornalisti.
Tentativi di tenere elezioni anticipate erano falliti il 24 aprile e,
successivamente, il 5 giugno.
Soddisfazione per l’accordo
raggiunto sulle elezioni è stata
espressa dall’Unione europea.
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Credito Valtellinese
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Forze di sicurezza a Davao
sul luogo della strage (Reuters)
La firma dell’accordo tra Governo di Bogotá e le Farc il 26 settembre a Cartagena
Pace in Colombia
Bomba in un mercato provoca quattordici morti
Grave attentato
nel sud delle Filippine
MANILA, 3. Il gruppo jihadista Abu
Sayyaf ha rivendicato l’attentato di
ieri nel mercato notturno della città
filippina di Davao, nel sud-est, che
ha provocato almeno 14 vittime e oltre settanta feriti, molti dei quali ricoverati in ospedale in gravi condizioni. Lo ha detto il sindaco di Davao, Sarah Duterte, figlia del presidente del Paese asiatico. «L’ufficio
del presidente ci ha confermato che
è stata una rappresaglia di Abu Sayyaf», il gruppo islamista affiliato al
cosiddetto Stato islamico (Is), ha
precisato il primo cittadino.
Davao è la più grande città delle
Filippine meridionali, con una popolazione di due milioni di abitanti
e si trova a circa 1500 chilometri dalla capitale Manila. Il presidente Duterte ha annullato il suo primo viaggio all’estero, in Brunei, per seguire
gli sviluppi della situazione dopo il
grave attentato. Da quando è entrato
in carica, a inizio luglio, il capo dello Stato ha sferrato una vasta offensiva militare contro i terroristi di
Abu Sayyaf, responsabili, tra l’altro,
di periodici sequestri di persona (tra
cui quello dell’italiano Rolando Del
Torchio, liberato lo scorso aprile).
Hong Kong
al voto
per il rinnovo
del Parlamento
HONG KONG, 3. I cittadini di
Hong Kong si recano domani alle
urne per le prime elezioni legislative dopo il cosiddetto “movimento degli ombrelli” del 2014, un
movimento di protesta che voleva
il suffragio universale.
Due anni dopo si presentano
alle urne i partiti tradizionali, divisi fra gruppi invisi a Pechino e
quelli a favore dell’attuale Governo, e anche i nuovi partiti politici
emersi dal “movimento degli ombrelli”, caratterizzati da gruppi locali e candidati che hanno fatto la
campagna elettorale per l’indipendenza di Hong Kong dalla
Cina. Uno sviluppo inaspettato,
indicano gli analisti politici, dato
che nel 1997, quando la Gran Bretagna cedette la sovranità di
Hong Kong alla Cina, la popolazione locale non aveva alcuna
aspirazione indipendentista.
Le elezioni di domenica dovranno, dunque, stabilire la composizione del Consiglio legislativo
— il mini-Parlamento di Hong
Kong — che viene però eletto con
un sistema ben lontano da quel
suffragio universale che era stato
chiesto dai manifestanti.
I 70 seggi del Consiglio sono,
infatti, riempiti per metà da parlamentari eletti tramite voto corporativo, e solo 35 di loro sono
eletti dal voto popolare. Non a
caso, la rete televisiva statunitense
Cnn ha definito le elezioni di
Hong Kong come «le più complicate al mondo».
Secondo un recente sondaggio
condotto dalla Chinese university,
i consensi per l’indipendenza di
Hong Kong sono in crescita.
Pochi giorni fa, nei combattimenti
nell’isola di Jolo, una delle principali
roccaforti di Abu Sayyaf, a 900 chilometri da Davao (città natale del
presidente Duterte, di cui è stato
sindaco per oltre 20 anni), sono rimasti uccisi almeno trenta jihadisti e
quindici soldati. Circa 7000 soldati
sono stati impegnati nella lotta al
movimento armato, che si calcola
conti su poche centinaia di militanti.
Gli analisti ricordano che nel sud
delle Filippine sono attivi altri gruppi armati separatisti musulmani, e
che l’accordo di pace per un’ampia
autonomia siglato con il principale
di essi — il Fronte islamico di liberazione Moro — si è arenato in Parlamento. Nelle campagne meridionali
opera anche una guerriglia comunista, che il presidente sta cercando di
coinvolgere nelle trattative di pace.
Poche ore dopo l’attentato, Duterte — che ieri sera si stava dirigendo
proprio verso il mercato notturno e
che, secondo alcuni media locali, era
il vero obiettivo dell’attacco — ha dichiarato lo stato di illegalità in tutto
l’arcipelago asiatico.
In una dichiarazione alla stampa,
il presidente ha precisato che la
mossa non si tradurrà nell’imposizione della legge marziale, ma potrà
consentire ai militari di essere dispiegati nei centri urbani a sostegno della polizia per aumentare i controlli e
istituire posti di blocco. «Questi sono tempi eccezionali», ha detto il
capo di Stato ai giornalisti visitando
il luogo dell’esplosione.
Due giorni fa, la polizia ha reso
noto di avere sventato un attentato
contro Duterte, scoperto grazie alla
dichiarazione di un contrabbandiere
d’armi, che aveva fatto intendere come influenti narcotrafficanti volessero vendicarsi contro il presidente, la
cui “guerra alla droga” ha causato
oltre 2000 vittime in pochi mesi.
BO GOTÁ, 3. Il presidente colombiano, Juan Manuel Santos, ha annunciato che firmerà il trattato di pace
con le Forze armate rivoluzionarie
della Colombia (Farc) alla fine di
questo mese a Cartagena. «Questo
è forse l’annuncio più importante
della mia vita — ha detto Santos in
un discorso — aggiungendo che la
cerimonia della firma è prevista per
il 26 settembre.
La scorsa settimana il Governo
Santos e le Farc hanno raggiunto
uno storico accordo, ponendo fine a
42 anni di ostilità da parte del più
grande gruppo ribelle dell’America
latina. L’accordo dovrà poi essere
approvato dai colombiani, chiamati
a esprimersi in un referendum indetto per il 2 ottobre. Nessun dettaglio è stato fornito sulla cerimonia.
Prima della sua firma, l’accordo deve essere ratificato anche dalla conferenza nazionale delle Farc, che
inizierà il prossimo 17 settembre e si
concluderà il 23. Inizialmente prevista per il 13, la conferenza è stata
rinviata «per ragioni logistiche», secondo un comunicato dei ribelli.
causato oltre 260.000 morti, a cui si
aggiungono milioni di sfollati. Secondo le stime del Governo di Bogotá, le persone colpite in maniera
diretta o indiretta dal conflitto sono
state oltre sette milioni e mezzo.
Negli ultimi anni, le Farc — nate
negli anni sessanta come braccio armato del partito comunista impe-
gnato nella lotta contro i grandi latifondi armati — si finanziavano anche con il narcotraffico e i sequestri.
Il rapimento più noto attuato dalle
Farc fu quello della candidata presidenziale Ingrid Betancourt, tenuta
prigioniera per sei anni fino alla sua
liberazione nel 2008.
Di nuovo in piazza i sostenitori di Rousseff
Cortei antigovernativi
a San Paolo
Al potere in Uzbekistan per 27 anni
A Samarcanda i funerali
del presidente Karimov
TASHKENT, 3. Sono previsti per oggi
a Samarcanda i funerali del presidente dell’Uzbekistan, Islam Karimov, morto in seguito a un ictus
che lo aveva colpito lo scorso fine
settimana. Dopo una giornata di incertezza sulla sorte del capo dello
Stato, 87 anni, ieri sera tardi a confermare la notizia del decesso è stata
una delle sue figlie, Lola KarimovaTillyaeva. «Ci ha lasciato», ha scritto sulla sua pagina facebook.
Il presidente russo, Vladimir Putin, ha definito la morte di Karimov
«una perdita pesante per l’intero
popolo uzbeko, la Comunità degli
Stati indipendenti (Csi) e i Paesi
partner nell’Organizzazione per la
cooperazione di Shanghai».
Karimov, che ha governato il Paese dell’Asia centrale per più di un
quarto di secolo dopo la caduta
dell’Unione sovietica, non ha un
successore chiaro. Formalmente, è il
presidente del Senato che per tre
mesi assume i poteri in Uzbekistan
in caso di impedimento del presidente. Ma da quando Karimov è
stato ricoverato, Nigmatulla Yulda-
Ancora tensioni
in Gabon
LIBREVILLE, 3. Non accenna a diminuire la tensione in Gabon dopo le
violenze scoppiate all’annuncio della
conferma alla guida del Paese del
capo di Stato uscente, Ali Bongo.
Più di 1000 persone sono state arrestate dalle forze di sicurezza.
I risultati delle elezioni presidenziali a turno unico hanno dato la
vittoria a Bongo con il 49,8 per cento delle preferenze, contro il 48,23
per cento del leader dell’opposizione, Jean Ping, uno scarto di circa
6000 voti. Ora, tocca alla Corte costituzionale confermare i numeri.
L’opposizione, tuttavia, ha denunciato «elezioni fraudolente» e ha
chiesto di rendere pubblici i risultati
di ogni seggio, una richiesta avanzata anche da Stati Uniti e dall’Ue.
In una nota dell’Eliseo, il presidente francese, François Hollande,
ha espresso profonda preoccupazione per la crisi politica in Gabon e
ha «condannato duramente le violenze e i saccheggi, così come le minacce e gli attacchi contro i sostenitori dei principali candidati».
Migliaia di manifestanti si sono
riversati nelle strade, contestando la
La firma dell’intesa, composta da
297 pagine, dovrebbe favorire lo
scioglimento delle Farc, che al momento contano circa 7.000 militanti.
Secondo quanto concordato, i
membri delle Farc dovrebbero consegnare le armi a una missione delle
Nazioni Unite dispiegata in 28 aree
rurali entro sei mesi.
A chi confesserà i propri crimini
di guerra sarà consentito di scontare
la propria pena prestando servizi
sociali nelle aree più colpite dal
conflitto. Al futuro movimento politico saranno riservati 10 seggi in
Parlamento per due legislature, fino
al 2026. Dopo, dovrà dimostrare la
propria forza alle urne.
In attesa del referendum, Governo e Farc stanno comunque facendo
dei passi avanti per l’attuazione
dell’intesa: ieri i negoziatori all’Avana hanno annunciato che a partire
dal 10 settembre i bambini soldato
con meno di 15 anni lasceranno i
campi dei guerriglieri e saranno
presi in carico da rappresentanti
dell’Unicef.
La Colombia si avvia dunque a
mettere fine a un conflitto che ha
vittoria di Bongo, erede di una dinastia al potere da quasi mezzo secolo.
Sparatorie sono scoppiate in più
parti della capitale, Libreville, e colonne di fumo si sono alzate dal
Parlamento, il cui ingresso è stato
dato alle fiamme dai dimostranti,
che si sono ripetutamente scontrati
con le forze di sicurezza in assetto
antisommossa.
Da parte loro, i sostenitori di
Ping — già presidente dell’Unione
africana dal 2008 al 2012 — hanno
denunciato un assalto della polizia
alla sede del comitato elettorale, che
avrebbe provocato due morti.
Hollande ha chiesto «a tutte le
parti» di esercitare «moderazione e
calma», esortando le autorità a mettere in atto un «processo che garantisca la trasparenza dei risultati elettorali». Sono circa 450 i soldati di
Parigi di stanza nell’ex colonia, insieme a circa 10.000 cittadini francesi. Un analogo invito alla calma è
arrivato ieri anche dall’alto rappresentante per la Politica estera e la sicurezza comune dell’Unione europea, Federica Mogherini.
shev, in carica dal gennaio dello
scorso anno, non si è manifestato in
alcun modo. Il premier Shavkat
Mirziyoyev, 59 anni, a capo del Governo dal 2003 con la delega
sull’agricoltura,
settore
cruciale
dell’economia del Paese, ha invece
presenziato al posto di Karimov a
uno degli eventi per la giornata
dell’Indipendenza che si è celebrata
giovedì in scala ridotta. Viene infatti
indicato come uno dei possibili successori, insieme al vicepremier e ministro delle finanze, Rustam Azimov, 57 anni, ex banchiere, negoziatore di Tashkent con l’Fmi ed esponente più liberale del regime.
Il capo della Casa Bianca, Barack
Obama, ha dichiarato che con la
morte del presidente Islam Karimov
«l’Uzbekistan inizia un nuovo capitolo della sua storia». «Gli Stati
Uniti — ha assicurato in una nota il
capo della Casa Bianca — restano
impegnati nella partnership con
l’Uzbekistan, alla sua sovranità, sicurezza e a un futuro basato sui diritti di tutti i suoi cittadini».
Proteste di sostenitori dell’ex presidente Rousseff a San Paolo (Reuters)
BRASILIA, 3. Dopo giorni di cortei
e proteste, una nuova manifestazione è stata organizzata a San
Paolo, in Brasile, domenica dai sostenitori dell’ex presidente della
Repubblica, Dilma Rousseff, che
contestano il nuovo capo dello
Stato Michel Temer. Si tratta di
movimenti sociali, vicini al Partito
dei lavoratori (Pt), che non hanno
accettato l’impeachment approvato
dal Senato con cui Rousseff è
uscita di scena mercoledì scorso.
Nel Paese si discute anche sulla
decisione, presa dalla maggioranza
dei senatori, di respingere l’interdizione dai pubblici uffici per otto
anni dell’ex capo di Stato Rousseff, prevista dalla Costituzione in
caso di impeachment.
Da parte sua, il presidente Temer, che si trova ad Hangzhou in
Cina, per partecipare al G20, parlando con i giornalisti ha affermato che «dopo un lungo periodo di
turbolenza politica e strangolamento economico, il Brasile ha
voltato pagina, lasciandosi alle
spalle tutta l’instabilità economica
e politica degli ultimi anni».
Temer è stato ricevuto dal presidente cinese Xi Jinping, con cui
ha discusso degli investimenti cinesi in Brasile che spaziano dal
settore dell’energia alle infrastrutture e all’acciaio.
In alcune dichiarazioni alla
stampa rilasciate alla vigilia della
sua missione in Cina, Temer si è
impegnato a trovare, durante il
suo primo viaggio internazionale
come presidente in carica, «le risorse e gli investitori» per il futuro
del Brasile.
Colloqui sul processo politico libico
Missione di Kobler ad Algeri
TRIPOLI, 3. Mentre proseguono i
combattimenti a Sirte tra le forze
fedeli al premier libico designato,
Fayez Al Sarraj — sostenute dai raid
dell’aviazione statunitense — e i miliziani del cosiddetto Stato islamico
(Is) asserragliati negli ultimi bastioni della città, l’inviato speciale
dell’Onu per la Libia è atteso oggi
e domani ad Algeri per una serie di
colloqui con il ministro per gli Affari maghrebini dell’Unione africa-
Forze del premier Al Sarraj impegnate a Sirte (Reuters)
na e della Lega araba, Abdelkader
Messahel, a proposito «degli ultimi
sviluppi del processo politico in Libia e sugli sforzi richiesti per la restaurazione della pace, la sicurezza
e la riconciliazione nazionale in
questo Paese amico e vicino».
Secondo un comunicato del ministero degli Esteri algerino l’inviato
delle Nazioni Unite terrà una conferenza aperta ai rappresentanti dei
corpi diplomatici, incentrata «sugli
sforzi a proposito del regolamento
in corso e sulle prospettive del processo di pace in Libia».
Dal canto suo, il ministro degli
Esteri francese, Jean-Marc Ayrault,
ha dichiarato che «la minaccia terrorista e la proliferazione dei traffici
costituiscono sfide urgenti», e il
Governo guidato da Fayez Al Sarraj
«per sradicare l’Is, deve prendere il
controllo di tutte le istituzioni e del
territorio. Ma per questo ha bisogno di trovare un compromesso con
il Parlamento di Tobruk e il generale Haftar». Il capo della diplomazia
di Parigi ha aggiunto che «la Francia è pronta a sostenere questi sforzi, in collegamento con le potenze
regionali, a cominciare dall’Egitto».
L’OSSERVATORE ROMANO
pagina 4
domenica 4 settembre 2016
Uno dei 102 acquerelli dedicati
da Salvador Dalí alla «Divina Commedia»
di MARCO BECK
hi Pisa, vituperio de le genti /
del bel paese là
dove ’l sì suona
[…]». Continua
ancora oggi a echeggiare, varcando
una distanza di oltre sette secoli da
quando Dante compose il XXXIII
canto dell’Inferno, la violenta invettiva contro la città che, nel vortice
dei conflitti tra le fazioni dei guelfi e
dei ghibellini, perpetrò l’infamia della condanna a morte inflitta dall’arcivescovo Ruggieri al conte Ugolino
della Gherardesca: una pena efferata
sia per la modalità anticipatrice di
uno dei futuri orrori di Auschwitz, il
“bunker della fame” dove consumò
il suo martirio san Massimiliano
Kolbe; sia per il coinvolgimento di
due figli e due nipoti del presunto
traditore, del tutto «innocenti» in
virtù dell’«età novella». Oggi, però,
Pisa si sta riscattando. Ha ormai
“perdonato” al vate fiorentino l’apocalittica minaccia di un’inondazione
provocata dalla Capraia e dalla Gorgona giunte a ostruire la foce
dell’Arno. Nella locale università insegna Letteratura italiana Marco
Santagata, che con le sue pubblicazioni (saggi, una biografia e persino
un romanzo) ma soprattutto con
l’edizione delle Opere di Dante nei
Meridiani di Mondadori sta significativamente contribuendo a un rinnovato approccio alla figura e agli
scritti del sommo poeta, sull’abbrivio del doppio anniversario (20152021). E per suo impulso proprio la
città “vituperata” ha organizzato nello scorso maggio la manifestazione
Dante posticipato: incontri tematici,
mostre, letture pubbliche, esibizioni
di scrittori.
Un altro evento collettivo ad
maiorem Dantis gloriam, di notevole
spessore culturale, si è svolto a Milano nel 2015: il tradizionale Dies aca-
La fede nella Commedia
«A
Quanto più il mondo del poeta
si allontana da noi
tanto più si accresce
la nostra volontà di conoscerlo
Parola di Montale
demicus dell’Accademia ambrosiana,
emanazione della Biblioteca ambrosiana, è stato dedicato a una serie di
approfondimenti specialistici sul capolavoro dantesco. Ne è scaturito un
volume dalle molteplici, affascinanti
sfaccettature: Peccato, penitenza e santità nella «Commedia», a cura di M.
Ballarini, G. Frasso e F. Spera (Roma, Bulzoni Editore, 2016, pagine
XII + 216, euro 20).
Il titolo stesso conferisce legittimo
risalto a quelle convergenze poeticospirituali con il leitmotiv del giubileo della misericordia che di fatto innervano la maggior parte dei contributi offerti da dodici autorevoli “addetti ai lavori”.
Inaugura la rassegna il cardinale
Gianfranco Ravasi, che ripercorre —
con acume esegetico contrappuntato
da rimandi non solo scritturali e patristici ma anche artistico-musicali
(paragone tra Dante e Bach) e filosofico-teologici (Kierkegaard in Timore e tremore: «La fede è la più alta
passione dell’uomo») — il canto
XXIV del Paradiso, là dove san Pietro
sottopone Dante a un vero e proprio
“esame di teologia”. Le cinque domande dell’esaminatore e le corrispondenti risposte del «baccelliere»
tracciano, in chiave intensamente autobiografica, un profilo della religiosità di Dante rispetto alle questioni
“lievi e gravi” del credere.
Emerge, in tutta la sua vastità e
profondità, la cultura biblica del
poeta. L’affermazione «fede è sustanza di cose sperate / e argomento
delle non parventi» è palesemente
ricalcata sulla definizione che egli
leggeva, secondo la Vulgata latina,
nella Lettera agli Ebrei (11, 1). Spiega
poi Dante come la logica, il «silogizzar» che invera la sua fede, si fondi
«in su le vecchie e ’n su le nuove
cuoia», cioè sul sacro dittico
dell’Antico e del Nuovo Testamento.
E nella scia di Agostino e di altri padri della Chiesa, fino a Tommaso
d’Aquino, ecco la prova dirimente, il
supremo miracolo che certifica l’assoluta veridicità del Vangelo: la conversione del mondo pagano operata
Come stella in cielo
prodigiosamente da evangelizzatori
in apparenza deboli e marginali fra
cui lo stesso Pietro. Infine, al culmine di una riepilogativa professione
di fede aperta dal dogma trinitario,
Dante suggella il suo “catechismo”
con una sintesi folgorante: «Quest’è
la favilla / che si dilata in fiamma
poi vivace, / e come stella in cielo in
me scintilla». Puntuale nel cogliere
il “dantismo” anche di Paolo VI (lettera apostolica Altissimi cantus del
1965) e di Benedetto XVI (enciclica
Spe salvi, 2007, n. 13), il cardinale
Ravasi ricorda come proprio questa
splendida immagine sia stata citata
da Papa Francesco all’inizio della
sua prima enciclica, Lumen fidei
(2013, n. 4), per descrivere la luce
della fede destinata a illuminare tutta l’esistenza umana.
Ancora sul Paradiso incentra il suo
intervento monsignor Marco Ballarini. Analizzando i due canti
agiografici XI-XII, che hanno come protagonisti Francesco d’Assisi e Domenico
di Guzmán, il dottore
dell’Ambrosiana sottolinea
anzitutto che Dante ci vieta
di leggere quei due modelli
di «santità nuova (e ultima?)» in chiave di semplice
parallelismo, di mera giustapposizione biografica. È
un medesimo progetto provvidenziale che li vede uniti in una comune
militanza per la rigenerazione della
Chiesa. Nella loro duplice, infaticabile missione si attua la conciliazione di aristotelismo domenicano (primato dell’intelletto) e agostinismo
francescano (primato della volontà),
il superamento della frattura tra razionalismo e misticismo, radicati in
simbiosi nel fondamento evangelico.
I due “campioni” impegnati a «mantener la barca / di Pietro in alto mar
per dritto segno» corrispondono
all’ideale dantesco di un cristianesimo povero, immune da ogni pretesa
di potere, ma anche combattivo contro la corruzione ecclesiastica, il dilagare dell’eresia e le derive spiritualistiche, nel quadro di una fedele comunione con la Sede apostolica. Italianista e francesista, autore di pregevoli indagini sui rapporti tra teologia e letteratura, Ballarini ha trattato un suggestivo tema dantesco
anche in una sua recente raccolta di
saggi letterari, Lo Spirito e le lettere,
vol. I (Edizioni di Storia e Letteratura, 2015, pagine XII + 228, euro 24).
Distillando da emblematici passi
della Commedia il pensiero di Dante
circa il corpo, l’anima e la risurrezione della carne, il sacerdote e docente
milanese ha sondato le “ragioni del
cuore” che s’innestano nel tronco
teologico del dogma sino a giustificare il «disio» di rivedere con occhi
corporei, grazie all’escatologica palingenesi della carne, quanti nella
carne abbiamo amato prima della
morte.
Meritano almeno una menzione e
un encomio, tra gli altri artefici del
convegno ambrosiano e dei relativi
Atti, Giuseppe Frasso (Paradiso
XXIV-XXVI: appunti sulla santità apostolica), Alfonso D’Agostino (La seduzione del male), Francesco Spera
(Il tempo e lo spazio della penitenza),
Claude Cazalé Bérard (Il poeta e la
sua scrittura come strumento della Redenzione).
Alla ricorrenza di un genetliaco
incastonato nel mega-anniversario
della nascita di Dante va ricondotta
la pubblicazione di un’opera corale i
cui pregi contenutistici si rispecchiano nella sontuosa veste tipografica:
Per beneficio e concordia di studio, a
cura di Andrea Mazzucchi (pagine
XXIV + 940, euro 75), volume stampato dalle Arti Grafiche Bertoncello
di Cittadella (Pd) nel dicembre 2015
con l’impiego, non casuale, del carattere “D ante” (!) e distribuito dalla
Salerno Editrice. Come chiarisce il
sottotitolo, si tratta di un repertorio
di Studi danteschi offerti a Enrico
Malato per i suoi ottant’anni. Coprende uno spettro cromatico di temi e spunti che spaziano da un’acuminata specializzazione a una levigata divulgatività: ben cinquantasette
studiosi hanno composto uno sfavillante mosaico in onore di uno dei
nostri maggiori dantisti, ciascuno inserendovi una propria tessera peculiare. Affiorano compendi o lacerti
di lavori in corso. C’è chi recupera,
con aggiornamenti esegetici, perso-
naggi e luoghi “topici” della Commedia, come Luciano Canfora, ricercatore di radici classiche nell’invenzione dantesca del «nobile castello»
all’interno del Limbo; Franco Cardini, che riconsidera, tra storia e leggenda, la figura del Saladino, «eroe
per l’Europa cavalleresca»; Giuseppe
Galasso, che si concentra sulla posizione di Dante in merito ai due
grandi Svevi, Federico I Barbarossa
e Federico II, l’«eretico» condannato
all’inferno tra gli epicurei. Particolarmente interessanti le sintesi sulla
“fortuna” di Dante nell’interpretazione di alcuni suoi estimatori eccellenti: Matteo Palumbo illustra la visione che delle tre cantiche aveva Boccaccio, con le conseguenti rifrazioni
(e talora inversioni di segno) sulla
narrativa del Decameron; Floriana
Calitti rivela la lungimirante modernità delle letture dantesche nel saggismo letterario del Foscolo esule a
Londra; Antonio Saccone riporta alla ribalta la ragionata passione di
Montale per la Commedia, in sintonia con altri due insigni poeti del
Novecento da lui coltivati, Eliot e
Pound. Si segnalano anche penetranti scorci di una dantologia “trasversale”, ad esempio l’affondo di
Lina Bulzoni nel «valore etico del
tempo» e nell’«arte medievale della
memoria», a partire dalle complesse
articolazioni dell’«albero dei peccati» (Inferno XI). Una singolare angolatura viene poi proposta attraverso
la citazione di numerosi romanzi,
perlopiù thriller, in cui Dante, tessitore nel suo poema di trame criminali (Paolo e Francesca, Ugolino,
Pia de’ Tolomei...), assurge al ruolo
di detective capace di risolvere casi
Eugène Delacroix, «Ugolino e i suoi figli» (1856-1860)
di misteriosi delitti: è questo l’ambito nel quale si aggirano, privilegiando il modello seriale di Giulio Leoni, tanto Paolo Orvieto quanto Carlachiara Perrone.
Giovanni Boccaccio vide nell’amata Commedia un «eccellentissimo dono» consegnato per sempre ai posteri. Eugenio Montale ha attribuito la
straordinarietà del perpetuarsi di
quel dono al fatto che «quanto più
il mondo di Dante si allontana da
noi, di tanto si accresce la nostra volontà di conoscerlo». Alla luce
dell’inesausta sete di conoscenza testimoniata dalla fioritura di tali e
tante ricognizioni dantesche, com’è
possibile non concordare col poeta
degli Ossi di seppia?
Nel segno dell’intelligenza teologica
Dante e la misericordia
di GIOVANNI BATTISTA RE
Dante Alighieri è stato non solo il più
grande poeta italiano, che ha vissuto con
intensa partecipazione la vita dei suoi
tempi, ma aveva anche una straordinaria
intelligenza teologica che, con piglio sicuro, si è addentrata nelle problematiche
più alte della dottrina cristiana.
Sul tema della misericordia divina il
poeta fiorentino esprime considerazioni
teologicamente profonde ed esatte. Attirano l’attenzione soprattutto due episodi
raccontati nella cantica del Purgatorio,
luogo di purificazione e di espiazione,
che Dante qualifica come il posto in cui
le anime attendono «a farsi belle» (Purgatorio II, 75), per rendersi degne di salire
in paradiso al cospetto di Dio.
Dante è sorpreso di trovare nel purgatorio, e non all’inferno, il re Manfredi,
figlio di Federico II, re di Sicilia e di
Puglia. Anzi, è talmente sorpreso
che, in un primo tempo,
scambia quell’uomo «biondo... bello e di gentile
aspetto» col re Davide e
lo riconosce solo dopo
che l’interessato
gli dice: «Io
son Manfredi, nipote di Costanza imperatrice».
Manfredi era stato scomunicato dal Papa ed era morto nella battaglia di Benevento il 26 febbraio del 1266. Egli chiede
a Dante di chiarire, quando tornerà sulla
terra, la sua sorte. E spiega che quando
in battaglia fu colpito da due lance mortali, «io mi rendei, piangendo,
a quei che volertier perdona.
Orribil furon li peccati miei;
ma la bontà infinita ha si gran braccia,
che prende ciò che si rivolge a lei» (Canto
III, vv.119-123)
Il secondo episodio si trova nel quinto
canto del Purgatorio e riguarda Bonconte,
figlio di Guido di Moltefeltro, ucciso nella battaglia di Campaldino nel 1289. In
terra né la moglie Giovanna, né altri parenti lo ricordano nelle loro preghiere,
Agnolo Bronzino, «Dante rivolto verso il Purgatorio» (1530)
per cui egli tiene sempre la testa bassa
per la vergogna.
Bonconte racconta a Dante che quando nella battaglia gli fu «forata la gola»
e perse la vista e la parola, «nel nome di
Maria finii, e quivi caddi e rimase la mia
carne sola» (versi 100-102).
Dio non è solo
«l’amor che muove il sol e l’altre stelle»
ma è anche
colui che «volentier perdona»
Nel momento estremo della vita, Bonconte
invocò il nome della Madonna, ricordando la
conclusione dell’Ave Maria recitata in gioventù: «Prega per noi peccatori adesso e nell’ora
della nostra morte».
Ma questa invocazione della Beata
Vergine Maria, che salva Bonconte, fa arrabbiare il demonio che scatena una tempesta di proteste, perché un angelo del
cielo gli strappa dalle mani quell’anima
solo «per una lacrimetta» all’ultimo istante di vita, mentre Satana era sicuro di
portarsi quell’anima all’inferno (versi 87107).
Si tratta di altissima poesia, perfettamente corrispondente all’insegnamento
cattolico sulla divina misericordia.
Per Dante, Dio non solo è «l’amor che
muove il sol e l’altre stelle», ma è anche
colui che «volentier perdona».
Come insegna anche Papa Francesco,
la misericordia di Dio è una dolcissima
verità che sta al centro del Vangelo e che
costituisce «l’architrave della vita della
Chiesa». Dio non abbandona nessuno,
ma dà a tutti la possibilità di un nuovo
inizio. Non ci sono situazioni dalle quali
non possiamo uscire. Nella vita si può
sbagliare, ma l’importante è rialzarsi sempre. Dio ci ama, e proprio perché ci ama,
nella sua infinita misericordia è sempre
disposto a perdonarci, purché da parte
nostra vi sia il pentimento del male compiuto e il proposito di portare i nostri
passi sulla via del bene.
L’OSSERVATORE ROMANO
domenica 4 settembre 2016
pagina 5
Jamie Lee, «Ritratto di Madre Teresa
con bambino in stile Pop Art» (XX secolo)
Testimonianza di un sacerdote francese
Quando
incontrai Teresa
di CHARLES
DE
PECHPEYROU
ono poche le persone a non essere rimaste sconvolte dal loro
primo incontro con madre Teresa di Calcutta. Padre Christian
Daleau, un sacerdote francese di
81 anni, che oggi esercita il suo ministero
nella diocesi di Luçon, affacciata
sull’Atlantico, e che ha servito l’opera di
madre Teresa per molti anni, è tra coloro
S
per i quali quell’incontro ha rappresentato
una vera e propria svolta. Siamo alla fine
degli anni Settanta. Questo sacerdote, che
aveva scelto di dedicarsi all’insegnamento
nel centro della Francia, ha scoperto da
poco quella straordinaria figura della
Chiesa, grazie a una delle sue alunne, che
gli confida il suo desiderio di entrare nella
vita religiosa per seguire il cammino di
madre Teresa e che si mostra sorpresa dal
fatto che il suo professore, un sacerdote,
non la conosca. Decide allora d’interessarsi a colei che oggi
chiama “la madre”.
Man mano che familiarizza con la sua figura e si dedica alla
diffusione del suo
pensiero, padre Daleau sente crescere in
lui il desiderio d’incontrarla.
Il primo incontro
avviene a Roma nel
1977: «Ammetto che
mi colpì più di quanto mi aspettassi, per
la sua semplicità e la
sua presenza nel momento che stava vivendo» confessa oggi
al nostro giornale.
All’incontro era presente anche il fratello
di madre Teresa, ufficiale in pensione residente in Sicilia; cercava di attirare la sua
attenzione, ma lei non gli dava ascolto, incontrato la moglie del presidente. Il
presa com’era da alcuni bambini venuti tempo passava e iniziavo a preoccuparmi,
ma lei mi ha rassicurato: il presidente avefin lì per salutarla.
«In quel momento non provai alcun va messo a nostra disposizione la sua aurimpianto per aver lasciato l’insegnamento tomobile e la sua scorta. Ritenendo che i
e aver seguito la piccola religiosa nel suo motociclisti stessero rischiando la propria
lavoro al servizio dei più
poveri» racconta il sacerdote francese. Padre DaAveva un attaccamento speciale per la recita
leau ha potuto poi constatare questa preoccupadel rosario soprattutto nelle emergenze
zione di madre Teresa
Lo fece recitare anche per i motociclisti
per il momento presente
in un contesto completadella scorta di Giscard d’Estaing
mente diverso, ossia in
temendo che stessero rischiando la vita per lei
occasione
dell’incontro
della religiosa con il presidente della Repubblica
Valéry Giscard d’Estaing nel Palazzo vita per aprirci la strada in direzione
dell’Eliseo, nel 1980. «Con alcuni amici dell’aeroporto, madre Teresa ci ha ingiunl’abbiamo accompagnata lì in macchina e to di recitare il rosario per loro. Una volta
abbiamo cercato di far sì che tutto andas- arrivati, ha chiesto a ognuno quanti figli
se bene. Dopo il suo incontro con il capo aveva e di portare loro la sua benedizione.
di Stato, abbiamo celebrato la messa nel Uno dei motociclisti si è messo a piangeconvento dei domenicani in rue du Fau- re, turbato da quella presenza sempre al
bourg Saint-Honoré. Solo dopo la messa, servizio degli altri. Benedire era il suo moin un secondo momento, madre Teresa ha do particolare di dire grazie».
In un’altra occasione, mentre tornava a
Parigi con madre Teresa dall’abbazia benedettina di Saint-Louis-du-Temple a
Vauhallan, nella regione parigina, padre
Daleau rimase colpito dall’attaccamento di
madre Teresa alla recita del rosario, soprattutto in situazioni di urgenza. «Una
volta arrivati a Parigi, la sera, mi disse che
l’indomani doveva partire urgentemente
per Roma. Ma come? Una suora prese il
telefono e cominciò a chiamare tutte le
compagnie aeree. Nel frattempo madre
Teresa c’invitò a pregare. La vidi prendere
un grande rosario legato alla sua cintola.
Le decine passavano. E all’improvviso la
suora ci annunciò di aver trovato un posto
su un volo Alitalia! Non potrei giurare
che quello sia stato l’effetto immediato
della nostra preghiera, ma c’era una fiducia illimitata in Dio» rammenta il sacerdote francese.
Padre Daleau ha anche ricordato con
emozione il giorno in cui ha accompagnato madre Teresa a Oslo, dove doveva ricevere il premio Nobel per la Pace. Era il 10
dicembre 1979.
«Il momento più emozionante fu chiaramente il suo discorso, e si rifiutò di partecipare alla cena di gala; mi colpiva il fatto che lei associava sempre la pace alla fede cristiana e al Vangelo, tanto era impregnata dalla presenza di Gesù che determina tutto, presente in tutti i dettagli. Mi fu
poi difficile pubblicare e diffondere quel
testo in Francia, giudicato, per i suoi continui riferimenti al Vangelo e a Cristo, non
abbastanza neutrale per essere accolto da
tutti». Cinque anni dopo, sempre in Francia, madre Teresa animò una veglia di preghiera nella cattedrale d’Orleans. Come a
Oslo, sottolinea padre Daleau, che aveva
organizzato l’incontro, «la sua preoccupazione era di far prendere coscienza ai cristiani d’occidente che una condivisione
delle ricchezze era necessaria, ma che andava di pari passo con un approfondimento della fede». Soprattutto visitando i
“poveri tra i poveri”, piuttosto che raccogliendo fondi. «Madre Teresa temeva che
i donatori si sentissero così liberi dal doversi impegnare di persona a favore dei
più bisognosi — spiega padre Daleau —. E
voleva prima di tutto dei co-worker, che si
facessero, come lei, un posto tra i poveri».
Quel crocifisso appuntato sul sari
Concluso il simposio di AsiaNews
di VINCENZO FACCIOLI PINTOZZI
Mf Husain, «Mother Therese» (1994, particolare)
Concerto a San Paolo
di ROSSELLA FABIANI
«Cantare l’inno di madre
Teresa, con le parole che lei
stessa scrisse quando aveva
appena 18 anni, è per me,
per la mia vita e per la mia
carriera, un grande regalo».
Inva Mula, la più famosa
soprano albanese, è la
protagonista del concerto
che si tiene questa sera,
sabato, nella basilica di San
Paolo fuori le Mura, alla
vigilia della canonizzazione
della religiosa. E per lei,
artista musulmana, è stata
un’emozione straordinaria.
«L’avevo interpretato — ha
detto ancora la soprano,
riferendosi all’inno — la
prima volta un anno fa nella
cattedrale di Pristina, in
Kosovo, e non potevo
immaginare allora che sarei
stata adesso qui a Roma in
un’occasione così
importante». Il concerto si
aprirà con l’Ave Maria di
Schubert per concludersi
appunto con l’inno di madre
Teresa, ed è stato
organizzato
dall’amministratore
apostolico di Prizren, Dodë
Gjergji, assieme alla
Conferenza episcopale
d’Albania e ai vescovi di
Macedonia e Montenegro.
La basilica di San Paolo
fuori le Mura è stata scelta
«proprio perché anche San
Paolo, come madre Teresa, è
l’evangelizzatore della nostra
terra e anche a lui abbiamo
voluto rendere omaggio con
la musica», ha detto
monsignor Gjergji.
La musica, quindi, come
veicolo di dialogo e di
amore. Con un’orchestra —
la Filarmonica del Kosovo —
e cantanti musulmani che
hanno reso omaggio a una
santa cattolica. Del resto
anche madre Teresa diceva
che «la musica, come
l’amore, sono due cose che
non hanno bisogno di
spiegazioni», perché
nascono dal cuore e
superano ogni frontiera.
edere presto un santuario nei
pressi di Aden «per onorare le
martiri della carità, quelle suore
di madre Teresa che con il loro
impegno e il loro estremo sacrificio hanno onorato nel miglior modo possibile la memoria e l’esempio della fondatrice».
È l’auspicio espresso da monsignor Paul
Hinder, vicario apostolico della Penisola arabica, concludendo i lavori del Simposio internazionale di AsiaNews dedicato alla ormai
prossima santa. Il presule era stato previsto
fra i relatori, ma alcuni impegni lo avevano
V
Nello Yemen devastato dalla guerra civile
la gente muore di fame
E alle missionarie della Carità
è impedito
di accostarsi all’eucaristia
costretto a disdire la partecipazione. Liberatosi all’ultimo momento, è giunto a metà
dell’incontro ed è stato invitato a parlare prima della fine.
«Mi avete colto di sorpresa — ha detto
sorridendo ai presenti — perché non pensavo
di dover intervenire. Ma voglio chiedere a
tutti voi presenti di pregare per noi». La si-
tuazione nello Yemen, Paese a stragrande
maggioranza islamica devastato da una sanguinosa guerra civile, «è terribile. Da anni la
gente muore di fame, e le violenze si moltiplicano». Allo stesso modo, «è terribile la situazione delle ultime missionarie della Carità
rimaste nell’area. Dal rapimento di padre
Tom (il salesiano Tom Uzhunnalil, scomparso dopo il raid del 4 marzo scorso in cui
persero la vita quattro suore) non possono
accostarsi all’Eucaristia. E se conoscete madre Teresa e le sue missionarie, sapete che
dolore enorme possa essere per loro».
Il tema è stato in effetti centrale durante
tutto il Simposio. Aprendo i lavori il cardinale Fernando Filoni, prefetto della Congregazione per l’evangelizzazione dei popoli, si
è distaccato dal testo preparato per sottolineare l’importanza fondamentale della «cristologia nell’operato di madre Teresa. Senza
comprendere che Cristo è stato ed è il centro
dell’opera di questa Congregazione e della
sua fondatrice, non si comprende la realtà
del loro sterminato amore nei confronti di
chi soffre di più».
Anche il direttore di AsiaNews, padre Bernardo Cervellera, ha voluto rimarcare la predominanza dell’annuncio evangelico attraverso le opere di carità e la necessità fondamentale di rimanere sempre con gli occhi fissi su
Gesù Cristo: «Papa Francesco ce lo ricorda
sin dalla sua elezione. La Chiesa e i cattolici
impegnati nel sociale non sono e non possono diventare un’organizzazione non governativa. Il compito del cristiano è prima di tutto
annunciare il Vangelo e la Madre lo ha fatto
sempre, con le parole e con i gesti».
Uno dei testimoni diretti della vita di madre Teresa, l’arcivescovo di Mumbai, cardinale Oswald Gracias, ha aperto il suo intervento chiedendosi cosa avrebbe detto «lei»
davanti a questo incontro: «Avrebbe detto
che non si dovrebbe parlare di uomini e
donne, ma di Gesù. E ci avrebbe invitato
tutti a smetterla di chiacchierare per andare
a fare qualcosa per i poveri». Ricchissimo di
aneddoti personali e di ricordi — divertenti e
commoventi — il contributo del cardinale
Gracias ha spaziato dal coraggio all’amore
della prima missionaria della Carità: «Ma
avrebbe potuto fare questo senza Cristo, senza i sacramenti, senza una fede semplice e
profonda? No, non avrebbe potuto. Senza
Dio, la “piccola matita” si sarebbe spezzata».
L’arcivescovo di Mumbai ha anche voluto
raccontare la reazione del suo Paese, l’India,
alle critiche nei confronti delle missionarie
della Carità che in questi giorni — come
spesso accade sulla stampa internazionale —
sono state riportate alla luce per cerca di offuscare la rilevanza mondiale della canonizzazione. «Mi hanno invitato — ha raccontato
ai presenti — a rispondere a un politico
Senza una fede semplice e profonda
avrebbe potuto fare tutto quello che ha fatto?
No, non avrebbe potuto
Senza Dio la “piccola matita”
si sarebbe spezzata
dell’ala oltranzista del governo. Questi aveva
ritirato fuori le vecchie storie: la Madre non
è una santa ma un’astuta sfruttatrice della
povertà altrui. Per rendere più vivace il dibattito, i giornalisti televisivi prima di me
hanno fatto commentare queste critiche a
quindici persone comuni, tutte non cristiane
tranne una. Ebbene, gli intervistati hanno
espresso soltanto amore e ammirazione per
la fondatrice e le sue suore: alla fine mi è rimasto da dire solo “sono d’accordo”. E hanno chiuso il collegamento».
Della centralità eucaristica nella vita delle
suore di Madre Teresa ha parlato lungamente anche sister Mary Prema Pierick, attuale
superiora della Congregazione: «Quando sono stata accolta nell’ordine la nostra Madre
mi ha voluto appuntare il crocifisso sul sari
e, con la sua voce bassa, mi ha detto: “Figlia
mia, ricevi il simbolo del nostro Sposo. Segui le sue tracce in cerca di anime. Porta Lui
e la sua luce nella casa dei poveri, in modo
particolare di coloro che ne hanno più bisogno. Porta e diffondi sempre la carità del
suo cuore. Soltanto così potrai dissetare la
sua sete di anime”».
Sono parole, ha concluso con evidente
commozione la religiosa, «che in quella
prima mattina non avevo compreso, ma che
con il tempo hanno scavato in profondità
nel mio cuore. Madre Teresa ha sempre
messo prima di tutto la fame più profonda
che accomuna ogni essere umano, di ogni religione e in ogni parte del mondo: la fame di
D io».
L’OSSERVATORE ROMANO
pagina 6
domenica 4 settembre 2016
Un sussidio dell’Ecumenical Water Network
MANILA, 3. «Siamo contrari a
queste uccisioni, così come siamo
contrari al ritorno della pena di
morte nella nazione. Stiamo incoraggiando tutti i gruppi cattolici
a presentare ognuno la propria
posizione, affinché vi possano essere suggerimenti e spunti importanti per risolvere la situazione.
Dobbiamo, alla fine di questo
percorso, individuare una “voce
comune” che sia quella della
Chiesa e del popolo che rappresenta». Sulla lunga serie di omicidi che si registra ormai da settimane nelle Filippine e che vede
come vittime presunti narcotrafficanti è intervenuto il vescovo ausiliare di Manila, Broderick S.
Pabillo, che in una dichiarazione
ad AsiaNews ha ribadito con forza la posizione dell’episcopato.
«La Chiesa vigila e vigilerà —
sottolinea il presule — affinché
non tornino gli anni bui», per allontanare «le ombre della dittatura militare». Tuttavia, per riuscirci, «è necessaria unità e compattezza nel denunciare ogni deriva
giustizialista».
Secondo dati ufficiali la guerra
ai trafficanti di droga ha già provocato nelle Filippine duemila
morti. Ma potrebbero essere addirittura il doppio come stimano
alcune organizzazioni della società civile che denunciano anche il
Siamo
ancora in tempo
Preoccupazione per il clima di violenza nelle Filippine
A rischio
il rispetto dei diritti umani
fatto che spesso gli autori di queste stragi non vengono perseguiti,
anche se risulta che abbiano sparato contro persone disarmate.
Esecutori materiali di questi omicidi extra giudiziari — accusano i
vescovi — sono gruppi armati che
Qualità
del nuovo evangelizzatore
SYDNEY, 3. «Per il successo del rinnovamento delle parrocchie, il nuovo
evangelizzatore ha bisogno di quattro
qualità: coraggio, fiducia, senso
dell’urgenza e gioia». È quanto ha dichiarato il cardinale Donald William
Wuerl, arcivescovo di Washington,
nel discorso di apertura di Proclaim
2016, la conferenza sulla nuova evangelizzazione organizzata dalla Conferenza episcopale australiana. Per rendere efficace il rinnovamento delle
parrocchie, secondo il porporato, è
necessario «un rinnovamento della
nostra fede personale perché siamo
stati chiamati a uscire e a essere discepoli missionari. Prima di tutto, abbiamo bisogno di soffermarci in preghiera con lo spirito. Poi, abbiamo bisogno di vivere fiduciosi nella verità; infine, dobbiamo avere il desiderio di
condividere la nostra fede come discepoli evangelizzatori. Quando la parrocchia incoraggia i suoi membri a essere evangelizzatori — ha concluso —
essa può diventare un centro di irradiazione missionaria costante».
compiono veri e propri raid, godendo spesso di una certa immunità.
Per monsignor Pabillo questa
situazione sta mettendo a rischio
il rispetto dei diritti umani. Tra
l’altro «non è ben chiaro se le vittime siano davvero trafficanti di
droga». Nella Chiesa e nella società civile si sono levate molte
voci di condanna e in difesa dei
diritti civili della popolazione.
Tuttavia, spiega il vescovo, queste
voci «non sembrano essere abbastanza rumorose». Per questo, aggiunge,
«abbiamo
bisogno
dell’aiuto di tutti, anche della comunità internazionale, per essere
sicuri che chi è al potere ascolti
quanto abbiamo da dire».
Il pericolo, osserva il vescovo
ausiliare di Manila, è anche
nell’appoggio dell’opinione pubblica a questo modo di combattere il narcotraffico. Oltretutto,
spiega, non c’è certezza sulla catena di comando, e le forze
dell’ordine talvolta paiono agire
in maniera indipendente e fuori
controllo.
Il vescovo Pabillo ammette che
«la tossicodipendenza e il commercio di stupefacenti sono un
problema enorme per le Filippine, forse addirittura il più grave.
Ma non ci si può concentrare soltanto su questo problema, la
guerra alla droga non può essere
l’unico focus».
Sulla piaga degli omicidi extragiudiziari è intervenuto nei giorni
scorsi anche il cardinale arcivescovo di Manila, Luis Antonio G.
Tagle. Dopo aver invitato a «promuovere sempre il rispetto della
vita umana, che è sacra, a proteggerla in ogni condizione e a ogni
stadio della sua evoluzione» (il
riferimento era soprattutto alla
piaga dell’aborto), il porporato
ha condannato il mercato della
droga. «Vendere queste sostanze
illegali e spingere i giovani verso
il vizio è un’altra forma di omicidio: si uccidono i loro sogni, le
loro menti e le loro relazioni sociali e familiari». Tuttavia, davanti a un colpevole, «ci si deve sforzare affinché abbia una nuova vita e la possibilità di rialzarsi in
piedi».
SAN PAOLO, 3. «L’acqua, il cibo e la giustizia climatica sono la chiave per un futuro sostenibile». Questo è stato uno
dei
messaggi
principali
dell’Ecumenical Water Network del World Council of
Churches (Wcc) durante i lavori dell’assemblea generale
dei Consiglio dei presbiteriani
e dei riformati delle Chiese
dell’America latina (Aipral),
svoltosi a San Paolo, in Brasile. Come parte del lavoro sui
cambiamenti climatici e l’accesso all'acqua potabile, l’Aipral ha messo a punto un
nuovo strumento pedagogico:
si tratta di un libro dal titolo
«Siamo in tempo».
Il testo si propone di ispirare le riflessioni su come la
creazione di Dio sia influenzata dalle pratiche umane, dal
consumismo, dall’avidità e
dalla mancanza di responsabilità nei confronti del dono di
una casa comune.
Dal punto di vista della fede cristiana, il libro «Siamo in
tempo» affronta temi come
l’acqua, i cambiamenti climatici, la natura come creazione
di Dio, la salute ambientale,
la sicurezza alimentare, la biodiversità, l’ecoteologia e inoltre mette in evidenza i suggerimenti che la fede cristiana
può offrire nei momenti di
crisi.
La nuova pubblicazione è il
risultato di numerosi dibattiti
e incontri svolti negli ultimi
anni in America latina, tra cui
la consultazione sul tema
«Giustizia climatica e acqua»,
durante la quale ha svolto un
ruolo attivo la copresidente
del network ecumenico del
Wcc, Veronica Flachier.
Per noi, come Chiese riformate — ha spiegato Gabriela
Mulder, che ha presieduto le
consultazioni dell’Aipral — è
indispensabile lavorare per la
giustizia climatica. Non possiamo negare, come cristiani,
che questo problema non sia
una priorità e una responsabilità. Ci auguriamo che la
nuova guida possa essere di
aiuto per rispondere a questo
problema come comunità di
fede».
Anche in occasione della
conferenza di Stoccolma, organizzata per celebrare la Settimana mondiale dell’acqua e
che si è conclusa venerdì, Dinesh Suna, membro del Wcc,
ha ribadito che «come Chiese
non possiamo limitarci a festeggiare la Giornata mondiale dell’acqua ma dobbiamo
occuparci della sua accessibilità garantita a tutti», e ha incoraggiato i partecipanti ad
aderire all’esortazione del
Wcc di eliminare la produzione di acqua in bottiglia dal
Nord America ed Europa dove «l’acqua del rubinetto è sicura e potabile».
Fidei donum veneti in Thailandia
Il caffè della missione
BANGKOK, 3. Borse di studio grazie al caffè: è uno dei tanti progetti realizzati da padre Bruno
Rossi, missionario fidei donum
padovano, dal 1999 in Thailandia.
A beneficiarne sono i ragazzi del
centro di formazione che ha sede
a Chae Hom, nella provincia di
Dampang, che nel 2000 è diventato parrocchia. «Da tre anni —
racconta ad AsiaNews — abbiamo
iniziato questa nuova attività, che
ha l’intento di aiutare gli agricoltori dei monti che coltivano caffè
di buona qualità. Negli anni passati il re ha lanciato un progetto
per sostituire la coltivazione di
oppio con quella di caffè e lo
Stato compra i chicchi dai contadini per poi tostarlo». L’idea di
padre Rossi è stata quella di eseguire la tostatura in loco, per poi
vendere il prodotto a prezzo
maggiore sul mercato. È così che
è nato il “Caffè Bruno”: «Abbiamo comprato una tostatrice da
trenta chili e l’abbiamo portata
nel centro. Ora compriamo il caffè dai coltivatori, lo tostiamo e lo
rivendiamo in Thailandia e
all’estero. Con i guadagni creiamo borse di studio per i ragazzi».
Ogni anno il centro produce ottocento chili di qualità arabica al
100 per cento, che «porta un guadagno non indifferente. Grazie a
questo progetto la struttura potrà
sostenersi senza bisogno di aiuti
esterni anche quando i missionari
se ne andranno».
Tutto è nato dal rapporto con i
missionari del Pime, già presenti
in Thailandia da tempo: «Ora
siamo in quattro, tre della diocesi
di Padova e uno di Belluno. Ci
siamo stabiliti nella provincia di
Chiang Rai, nel nord-ovest del
Paese, ma abbiamo due parrocchie a Chae Hom e una a Lamphun, regione molto industrializzata». In totale, i sacerdoti si occupano di quaranta villaggi abitati da diverse tribù (akha, lahu,
hmong, karen). All’arrivo dei missionari, le due chiese non esistevano e la messa veniva celebrata
in modo saltuario nei villaggi
sparsi nella grande regione. A
Chae Hom, come detto, si trova
una delle attività principali, il
centro di formazione: «Lì — spiega padre Rossi — ospitiamo i ragazzi provenienti dalle montagne,
che altrimenti sarebbero troppo
distanti dalle scuole per frequentare le lezioni. Abbiamo una capienza di cento persone ma ora
ce ne sono sessanta perché nel
frattempo abbiamo inaugurato altre due strutture più vicine ai villaggi». Solo la metà degli studenti ospitati è cattolica e «sempre
più spesso riceviamo richieste di
genitori buddisti che vogliono
mandare i loro figli da noi».
Dare agli studenti una casa per
frequentare la scuola, seguire i
cattolici che vivono nei villaggi
sulle montagne, aiutare i coltivatori locali di caffè: questi i principali obiettivi dei missionari veneti
in questa parte della Thailandia.
Un progetto organizzato da quindici diocesi del Triveneto che a
metà degli anni Novanta hanno
pensato di aprire una missione in
Asia con l’obiettivo di collaborare
a un progetto comune.
A Chae Hom le famiglie dei
ragazzi devono provvedere solo
alle spese della scuola, per il resto
«offriamo tutto noi, chiediamo
solo un contributo iniziale di due
sacchi di riso. Qualche anno fa —
continua il missionario — grazie a
una colletta italiana abbiamo
comprato un appezzamento di
terra che i ragazzi coltivano a riso. Il lavoro li aiuta a integrarsi
fra loro, maschi e femmine, cattolici e non». Pur essendo un centro cattolico, viene chiesto anche
ai ragazzi buddisti o animisti di
partecipare alle attività religiose.
La partecipazione all’eucaristia è
libera per tutti, e molto spesso è
più alto il numero di non cattolici. «Ciò fa capire che questi ragazzi sono in una fase di ricerca
interiore», conclude padre Bruno.
Iniziativa della comunità evangelica in Italia
Lavoro e creato
ROMA, 3. Dal 1° settembre al
4 ottobre sempre più Chiese
cristiane nel mondo osservano
un particolare periodo liturgico dedicato alla preghiera e
all’azione
per
l’ambiente.
Nell’ambito del «Tempo per il
creato 2016», la Commissione
globalizzazione e ambiente
(Glam) della Federazione delle chiese evangeliche in Italia
(Fcei) ha preparato una raccolta di materiali intitolata
«Lavoro, un intervento nel
creato a immagine di Dio?
Dominio o servizio?». Il tema
del lavoro — si legge nell’introduzione — è stato scelto
sulla scia dell’esperienza della
«Carovana per la dignità e la
sostenibilità del lavoro» che
ha viaggiato nel 2015 attraverso l’Italia. Esperienza che ha
messo in evidenza come «la
giustizia economica e la giustizia climatica si tengano per
mano. Entrambe chiedono
conto della sostenibilità del
lavoro per chi lo svolge, per
la società e per il pianeta».
I principali problemi sono
quelli della disoccupazione,
dell’emigrazione
giovanile
qualificata, della precarietà,
della sempre più bassa remunerazione, fatti che hanno riportato il tema del lavoro
«nell’agenda della politica,
dell’economia, dei media e
delle chiese». La raccolta della Glam propone anche materiale teologico a uso delle comunità per i culti del «Tempo
per il creato», periodo che va
appunto dal 1° settembre, inizio dell’anno liturgico nella
tradizione ortodossa, al 4 ottobre, festa di san Francesco
d’Assisi. L’idea — ricorda Riforma.it (quotidiano on-line
delle chiese evangeliche battiste, metodiste e valdesi in Italia) — fu lanciata nel 1989
dall’allora patriarca ecumenico Demetrio e successivamente adottata da tutte le comunità cristiane del mondo, che
si impegnano a celebrarlo
ecumenicamente. Impegno ribadito di recente sia dalla
Conferenza
delle
chiese
europee sia dal Consiglio delle conferenze episcopali d’Europa.
L’OSSERVATORE ROMANO
domenica 4 settembre 2016
pagina 7
Eugène Delacroix
«Il buon samaritano» (1849, particolare)
Alla giornata di ringraziamento dopo la canonizzazione di madre Teresa
Il cardinale Puljić
inviato papale a Skopje
La missione dei cristiani nel mondo secondo John Henry Newman
Per piacere a Dio
di HERMANN GEISSLER
Il 1° novembre 1836 il predicatore anglicano John Henry Newman ha tenuto un sermone sul
tema «Rendere gloria a Dio nelle attività terrestri». Egli parte
dalla considerazione che la
grande maggioranza dei cristiani
esercita una professione nel
mondo ed è loro dovere «glorificare Dio proprio in tale missione, nell’ambito di essa e per
mezzo di essa». Secondo Newman, nell’adempimento di
questa missione si devono evitare due pericoli: da una parte,
quello di essere assorbiti dal
mondo e di esercitare la propria
professione per spirito terreno.
Newman ritiene che questo atteggiamento sia purtroppo dominante nelle società moderne:
«Dello spirito di ambizione parlo, per usare una parola forte
che d’altronde è l’unica a esprimere appieno il mio pensiero, di
quella bassa ambizione che spinge ciascuno a preoccuparsi del
successo e dell’ascesa nella vita,
ad accumulare denaro, a sopprimere i rivali e a soppiantare i
primi arrivati. Ecco un quadro
della mentalità cui, più o meno,
a seconda dei differenti temperamenti, tutti si ispirano nel loro
atteggiamento verso il mondo.
Meglio, molto meglio sarebbe
allontanarsi totalmente dal mondo piuttosto che legarsi a esso
così, meglio fuggire come Elia
nel deserto, che servire a Baal e
ad Astarot in Gerusalemme». A
causa di questa mentalità gli uomini diventano spesso schiavi
del mondo e adoratori degli dei
e soprattutto di “mammona”,
del denaro.
D’altra parte, Newman accenna anche a un’altra tentazione,
cioè quella di fuggire dal mondo. Il predicatore di Oxford descrive questo atteggiamento falso con queste parole: «Sapendo
di dover essere ciò che la Scrittura chiama “l’uomo spirituale”
(1 Corinzi, 2, 15), egli si immagina che per diventarlo occorra
assolutamente rinunziare a ogni
seria attività terrena, disinteressarsene, disprezzando i naturali
e normali piaceri della vita. Si fa
un dovere di violare gli usi della
società assumendo un’aria melanconica e un triste tono di voce; si mantiene silenzioso e assente anche in mezzo agli amici
e ai familiari, quasi dicesse a se
stesso: “Ho occupazioni troppo
alte per partecipare a queste effimere, miserabili cose”». Il cristiano, che tende verso Dio e la
vita eterna, non deve svalutare
la sua responsabilità nel mondo,
trascurando persino i suoi doveri terreni.
Il retto atteggiamento dei cristiani consiste nel considerare le
proprie occupazioni nel mondo
come “via al Paradiso”, indirizzando tutte le attività alla gloria
di Dio: «Possiamo compiere
ogni cosa volentieri, per il Signore e non per gli uomini, essendo attivi e raccolti a un tempo». Per corroborare i fedeli in
quest’atteggiamento,
Newman
offre alcuni consigli. Cita innanzitutto una parola di san Paolo
che è il motto dell’intero sermone: «Sia [...] che mangiate sia
che beviate sia che facciate qualsiasi altra cosa, fate tutto per la
gloria di Dio» (1 Corinzi, 10, 31).
Da quest’affermazione il predicatore deduce che ogni cosa può
essere fatta per la gloria di Dio,
anche e in particolare ciò che
pare piccolo o insignificante.
Anzi, per la gloria di Dio il cristiano può accettare e sopportare anche difficoltà e insuccesso:
«Volentieri quindi intendo accettare una condizione che, all’insaputa di tutti, mi sarà penosa.
Invece di lamentarmi con Dio,
mi occuperò con diligenza di
ciò che non mi va a genio: rinnegherò me stesso; non c’è sofferenza che non possa essere
sopportata in modo passabile
confortati dal pensiero di Dio,
dalla sua grazia e da una solida
volontà».
Compiendo fedelmente il dovere quotidiano e accettando le
sfide che si pongono per la gloria di Dio, il fedele può trovare
pace, consolazione e serenità.
Il fedele cercherà poi «di far
risplendere davanti agli uomini
la propria luce interiore», dicendo nel proprio cuore: «I miei
genitori, i miei educatori o il
mio principale non dovranno
poter mai dire di me che la religione mi ha rovinato. Mi vedranno al contrario più attivo e
solerte di prima, i miei compagni mai avranno occasione di ridere della mia ostentazione: non
ostenterò mai nulla, ma compirò, con la benedizione di Dio, il
mio dovere in modo virile». Attraverso un lavoro impegnato,
fedele e sincero, il cristiano ren-
Grazie a un accordo elettricità rinnovabile a prezzi contenuti
In Inghilterra e Galles
diocesi cattoliche più “verdi”
LONDRA, 3. In Inghilterra e Galles
sedici diocesi e più di tremiladuecento parrocchie cattoliche potranno
comprare energia elettrica a 5 sterline (quasi 6 euro) per metro quadro
all’anno anziché 49 sterline (oltre 58
euro). Il risparmio complessivo sarà
significativo, di circa 180.000 sterline, ovvero più di 213.000 euro. A
darne notizia — sul suo sito in rete —
è l’arcidiocesi di Westminster, guidata dal cardinale Vincent Gerard Nichols, presidente della Conferenza
episcopale. La lodevole iniziativa è
frutto di un accordo che coinvolge
l’Interdiocesan Fuel Management
Ltd e la Churchmarketplace, due società fondate dalla Chiesa per negoziare prezzi più convenienti sul mercato di merci e servizi, in linea con i
principi di sussidiarietà e solidarietà
della dottrina sociale cattolica.
È grazie alla negoziazione di queste due organizzazioni che, d’ora in
poi, le diocesi interessate (compresa
quella di Westminster) godranno di
elettricità rinnovabile con costi significativamente più bassi. L’intesa è
diventata necessaria dopo che un anno fa il Governo britannico ha deciso di applicare anche alle diocesi
cattoliche l’imposta sul mutamento
climatico, con un aggravio dei costi
per l’elettricità rinnovabile e rendendo così più difficile la scelta di usare
energia pulita.
La collaborazione tra l’Interdiocesan Fuel Management Ltd e la
Churchmarketplace potrebbe essere
estesa anche a scuole e università
cattoliche, in modo tale che l’energia
rinnovabile diventi un’opzione conveniente per tutte le organizzazioni
legate alla Chiesa in Inghilterra e
Galles.
de testimonianza della luce del
Vangelo. Newman fa anche presente che lo stesso Signore Gesù
ha lavorato per molti anni, alcuni apostoli sono stati pescatori
prima della loro chiamata, Paolo
ha persino continuato la sua
professione di costruttore di tende anche dopo la sua conversione. Come è possibile incontrare
Cristo nei poveri, nei perseguitati, nei bambini, così il fedele
può trovarlo nell’umile lavoro di
ogni giorno: «Si accorgerà allora che si può trovare vera unione col Salvatore anche nella fatica. Come è necessario vederlo
nelle occupazioni di ogni genere
che egli assegna ai suoi eletti. Il
credente si incontrerà con Cristo
nell’esercizio della propria vocazione umana. Non sarà per
averla trascurata, che potrà godere maggiormente della presenza del Signore: lo sentirà invece
vicino a sé nel dovere quotidiano, elevato quasi alla dignità di
un sacramento».
Newman descrive il lavoro
quotidiano come una realtà quasi sacramentale, perché in esso
la persona può incontrare in
modo particolare il Cristo lavoratore.
Inoltre
Newman
parla
dell’umiltà che Gesù ha predicato e vissuto e che spinge i suoi
discepoli a compiere i propri
doveri con grande disponibilità.
Gli esempi di Gesù «devono necessariamente agire sul cristiano;
egli si darà con amore al proprio
lavoro, senza procrastinare di un
attimo, felice di farsi umile per
partecipare a quelle condizioni
di vita che hanno attirato le più
speciali benedizioni di Gesù».
Nel lavoro quotidiano possiamo
imitare l’umiltà e l’abbassamento di Gesù in molti modi.
L’umiltà è una virtù esigente per
noi tutti, ma ci rende felici,
amabili e conformi al cuore di
Cristo.
La professione terrena è infine
anche un mezzo «per tenere
lontani i pensieri inutili e vani.
Spesso nascono nel cuore cattivi
sentimenti, proprio perché l’ozio
li favorisce. L’uomo che ogni
giorno ha il suo dovere da compiere, e che ora per ora lo esegue, si sottrae a una moltitudine
di tentazioni: esse non hanno il
tempo necessario per prendere il
sopravvento su di lui». Un famoso detto citato da Newman
afferma: «L’ozio è il padre dei
vizi».
Concludendo, Newman sottolinea che occorre sempre compiere le proprie attività terrene
con diligenza, sincerità e rettitudine, non per piacere a questo
mondo, ma a Dio. Perseverare
in un simile atteggiamento rimane una grande sfida per i cristiani. Newman quindi invita i fedeli a pregare perché Dio ci
conceda ogni giorno la grazia di
fare la sua volontà, di mangiare
e di bere, di digiunare e di pregare, di lavorare con le mani e
con lo spirito per la gloria di
Colui che ci ha creati e redenti
con il suo sangue.
Newman vede la responsabilità dei cristiani nel mondo soprattutto nella loro missione di
esercitare le proprie attività per
la gloria di Dio. Come insegna
la costituzione dogmatica Lumen
gentium, la missione dei fedeli
laici nel mondo è soprattutto
quella «di illuminare e ordinare
tutte le cose temporali, alle quali
sono strettamente legati, in modo che siano fatte e crescano costantemente secondo il Cristo e
siano di lode al Creatore e Redentore» (n. 31). Gli spunti di
Newman possono aiutarci a
mettere in pratica queste parole.
Lo scorso 20 agosto è stata pubblicata la nomina del cardinale Vinko Puljić,
arcivescovo di Sarajevo (Bosnia ed Erzegovina), a inviato speciale del Papa alla
celebrazione che si terrà a Skopje (Ex Repubblica Jugoslava di Macedonia) l’11
settembre prossimo, a conclusione della giornata di ringraziamento per la
canonizzazione di madre Teresa di Calcutta. La missione pontificia al seguito del
porporato sarà composta da don Davor Topic, parroco della cattedrale di rito
latino di Skopje e decano del clero della diocesi latina di Skopje, e da don Zoran
Stojanov, parroco della parrocchia di rito bizantino di Radovo e decano
dell’esarcato apostolico di Macedonia. Di seguito il testo della lettera papale di
nomina.
Venerabili Fratri Nostro
VINCENTIO S.R.E. Cardinali PULJIĆ
Archiepiscopo Metropolitae
Vrhbosnensi vel Seraiensi
Quos ad amori Christi caritate in
pauperrimos eximia vocans respondendum, iisdem concedit Deus, qui
mysteria regni parvulis revelavit (cfr.
Mt 11, 25), in afflictis fratribus Christo ministrare et, suscepto obsequio
humanae humilitatis, sollicitudine
salutis flagrare ac sanctificationis
animarum comburi. Hac aeterni Patris misericordia suffulti ac reconciliati in corpore carnis eius per mortem, permanentes in fide fundati atque immobiles a spe Evangelii, dum
spiritualem
pauperum
intimam
communicantes destitutionem ambulamus in tenebris, dominicae caritatis luce tamen collustramur, in
passionibus mundi adimplentes ea,
quae desunt passionum Christi in
carne nostra, ut nosmetipsos exhibeamus perfectos in Christo (cfr.
Col 1, 21-29). Quae omnia in sanctis
praesertim vidimus consummata,
per quos, imitatores eiusdem Salvatoris in mundo et iam in Christo viventes, ad mysteria salutis implenda
conversationes invenimus ipsorumque insigni incitamur exemplo.
Gaudeamus, igitur, haec omnia
considerantes, celebrationibus, quibus Scopiae gratiae Deo agentur
propter canonizationem beatae Matris Teresiae de Calcutta, virginis,
quae exemplum hominibus mulieribusque huius temporis obtulit mirum illius «Si quis vult post me venire, abneget semetipsum et tollat
crucem suam et sequatur me» (Mc
16, 24) cuiusque vita quasi continuatio Christi vitæ in hoc saeculo eluxit
et veluti stella a stella differens in
claritate (cfr. 1 Cor 15, 40-41) christifidelibus proponitur.
Libenter, ergo, humanissimam Venerabilis Fratris Cyri Stojanov, Episcopi Scopiensis et Exarchae Apostolici Macedoniae, accepimus petitionem, ut eminentem aliquem ecclesiasticum virum eligeremus, qui
nomine Nostro his dictis sollemnibus praeesset, et ad te, ergo, Venerabilis Frater Noster, animum Nostrum conversi sumus, qui, Archiepiscopus Metropolita Vrhbosnensis
vel Seraiensis, gregem et hunc corroboras exemplo, verbo praedicatio-
nis erudis grataque supplicatione
tueris.
Idcirco, harum Litterarum virtute,
Te Missum Extraordinarium Nostrum
nominamus, mandatis tibi factis, ut
nomine Nostro Scopiae die XI proximi mensis Septembris Missarum
sollemniis in actione gratiarum
propter canonizationem beatae Teresiae de Calcutta, virginis, die IV eiusdem mensis in Urbe Nobis celebrandam, praeesse valeas. Spiritualem hic Nostram dilectionem omnibus christifidelibus atque hominibus
bonae voluntatis ibi congregatis renunties ac, verbis Apostoli adhibitis
illis «Estote ergo imitatores Dei [...]
et ambulate in dilectione, sicut et
Christus dilexit nos et tradidit seipsum pro nobis oblationem et hostiam Deo» (Eph 5, 1-2), omnes ad
praeceptum adhorteris caritatis servandae et ad intellectum amoris in
familiis sicut et publicis in adiunctis
novo studio renovandum.
Dum tibi, Venerabilis Frater Noster, Benedictionem Nostram Apostolicam impertimus omnibus, qui
celebrationibus intererunt, trasmittendam, quo uberius fructus earundem sumantur spirituales, legationem tuam ardentibus precibus comitamur, a Deo misericordiae suppliciter exposcentes, ut, beatae Teresiae de Calcutta intercessione, per
eiusdem Filii sitientis super crucem
vultus contemplationem magis considerare invicem in provocationem
caritatis et bonorum operum (Heb
10, 24) valeamus.
Ex Aedibus Vaticanis, die XXII
mensis Augusti, in memoria Beatae
Mariae Virginis Reginae, anno
MMXVI, Iubilaeo Misericordiae,
Pontificatus Nostri quarto.
Per la celebrazione del congresso eucaristico nazionale italiano
Il presidente della Cei
rappresenterà il Pontefice a Genova
Lo scorso 16 agosto è stata
pubblicata la nomina del cardinale
Angelo Bagnasco, arcivescovo di
Genova e presidente della
Conferenza episcopale italiana, a
inviato speciale del Papa al
Congresso eucaristico nazionale
d’Italia, che sarà celebrato a
Genova dal 15 al 18 settembre. Di
seguito il testo della lettera
pontificia di nomina.
ANGELO S.R.E. Cardinali
BAGNASCO
Archiepiscopo Metropolitae
Ianuensi
Praesidi Conferentiae
Episcopalis Italicae
Laeti valde nuntium accepimus
diebus XV-XVIII proximi mensis
Septembris in clara urbe Ianua
Congressum Eucharisticum Nationalem Italiae celebratum iri.
Ad illum praesertim confluent
plurimi Christifideles Italiae ex
Cardinalibus, Episcopis, Sacerdotibus, Religiosis viris ac mulieribus et Laicis commemoraturi
«fontem vitae Ecclesiae et pignus futurae gloriae» (Unitatis
Redintegratio, 15).
Quibus celebritatibus cupientes maiorem addere decorem,
mentem Nostram ad Te, Venerabilis Frater Noster, convertimus,
qui sollers Archiepiscopus Metropolita es eiusdem urbis et
Praeses Conferentiae Episcopalis
Italicae.
Quare te eligimus ac renuntiamus Missum Extraordinarium
Nostrum ut in Eucharistico hoc
Congressu Nostram geras personam optatorum et hortationum,
quae in animo habemus, interpres sis ac nuntius, minime dubitantes quin, ob tuas egregias
animi ingeniique dotes rerumque ecclesiarum peritiam, commisso officio, Spiritu Sancto afflante, diligentissime sis functurus.
Qua fausta oblata occasione
fideles omnes adfuturos hortamur ut sanctissimam Eucharistiam «sacramentum pietatis, signum unitatis, vinculum caritatis, convivium paschale» (Sacrosanctum Concilium, 83) magis in
dies colant deque Ea se nutriant
ita ut sint inter se fraterne coniuncti et ad aedificationem Ecclesiae et mundi bonum conferre valeant.
Volumus insuper adhortari ut
quisque, si cotidie potest, praesertim in difficultatibus vitae,
Sanctissimum
Sacramentum
Christi infiniti amoris et misericordiae, in nostris templis conditum et saepe solum, visitet, loquatur ut filius cum Eo Eumque
silens auscultet, Eique se tranquillum committet. Praeterea
cum tota Ecclesia dicimus meliusve canimus maxime fidentes:
«Tantum ergo sacramentum veneremur cernui et antiquum documentum novo cedat ritui;
praestet fides supplementum
sensuum defectui. Genitori Genitoque laus et iubilatio, salus,
honor, virtus quoque sit et bene-
dictio; procedenti ab utroque
compar sit laudatio. Amen».
Deum denique deprecamur
ut, intercedente Eius Sanctissima Matre, ex hoc Eucharistico
Nationali Congressu uberrimi
spirituales fructus oriantur, dum
Tibi, Venerabilis Frater Noster,
et omnibus ibi adstantibus, Be-
nedictionem Apostolicam, dilectionis Nostrae testem, peramanter in Domino impertimur a vobis cunctis poscentes preces pro
Nobis ac Nostro Petrino Ministerio.
Ex Aedibus Vaticanis, die VII
mensis Iunii, anno MMXVI,
Iubilaeo Misericordiae,
Pontificatus Nostri quarto.
L’OSSERVATORE ROMANO
pagina 8
domenica 4 settembre 2016
«La vostra presenza è la mano tesa di
Cristo che raggiunge tutti». Lo ha detto il
Papa ai partecipanti al giubileo degli
operatori di misericordia, riuniti in piazza
San Pietro sabato mattina, 3 settembre.
Abbiamo ascoltato l’inno all’amore che
l’Apostolo Paolo scrisse per la comunità
di Corinto, e che costituisce una delle
pagine più belle e più impegnative per la
testimonianza della nostra fede (cfr. 1
Cor 13, 1-13). Quante volte san Paolo ha
parlato dell’amore e della fede nei suoi
scritti; eppure in questo testo ci viene offerto qualcosa di straordinariamente
grande e originale. Egli afferma che, a
differenza della fede e della speranza,
l’amore «non avrà mai fine» (v. 8): è per
sempre. Questo insegnamento deve essere per noi di una certezza incrollabile;
l’amore di Dio non verrà mai meno nella
nostra vita e nella storia del mondo. È
un amore che rimane sempre giovane, attivo, dinamico e attrae a sé in maniera incomparabile. È un amore fedele che non
tradisce, nonostante le nostre contraddizioni. È un amore fecondo che genera e va
oltre ogni nostra pigrizia. Di questo
amore noi tutti siamo testimoni. L’amore
di Dio, infatti, ci viene incontro; è come
un fiume in piena che ci travolge senza
però sopprimerci; anzi, al contrario, è
condizione di vita: «Se non ho l’amore
non sono nulla» — dice san Paolo (v. 2).
Più ci lasciamo coinvolgere da questo
amore e più la nostra vita si rigenera.
Dovremmo veramente dire con tutta la
nostra forza: sono amato, perciò esisto!
L’amore di cui parla l’Apostolo non è
qualcosa di astratto e di vago; al contrario, è un amore che si vede, si tocca e si
sperimenta in prima persona. La forma
più grande ed espressiva di questo amore
è Gesù. Tutta la sua persona e la sua vita
Il Papa saluta in piazza San Pietro i partecipanti al giubileo degli operatori di misericordia
Mano tesa di Cristo
non è altro che la manifestazione concreta dell’amore del Padre, fino a giungere
al momento culminante: «Dio dimostra
il suo amore verso di noi nel fatto che,
mentre eravamo ancora peccatori, Cristo
è morto per noi» (Rm 5, 8). Questo è
amore! Non sono parole, è amore. Dal
Calvario, dove la sofferenza del Figlio di
Dio raggiunge il suo culmine, scaturisce
la sorgente dell’amore che cancella ogni
peccato e che tutto ricrea in una vita
nuova. Portiamo con noi sempre, in maniera indelebile, questa certezza della fede: Cristo «mi ha amato e ha consegnato
sé stesso per me» (Gal 2, 20). Questa è
la grande certezza: Cristo mi ha amato, e
ha consegnato sé stesso per me, per te,
per te, per te, per tutti, per ognuno di
noi! Niente e nessuno potrà mai separarci dall’amore di Dio (cfr. Rm 8, 35-39).
L’amore, dunque, è l’espressione massima di tutta la vita e ci permette di esistere!
Davanti a questo contenuto così essenziale della fede, la Chiesa non potrebbe
mai permettersi di agire come fecero il
sacerdote e il levita nei confronti dell’uomo lasciato mezzo morto per terra (cfr.
Lc 10, 25-36). Non si può distogliere lo
sguardo e voltarsi dall’altra parte per non
vedere le tante forme di povertà che
chiedono misericordia. E questo voltarsi
dall’altra parte per non vedere la fame, le
malattie, le persone sfruttate..., questo è
un peccato grave! È anche un peccato
moderno, è un peccato di oggi! Noi cristiani non possiamo permetterci questo.
Non sarebbe degno della Chiesa né di
un cristiano “passare oltre” e supporre di
avere la coscienza a posto solo perché
abbiamo pregato o perché sono andato a
Messa la domenica. No. Il Calvario è
sempre attuale; non è affatto scomparso
né rimane un bel dipinto nelle nostre
chiese. Quel vertice di com-passione, da
cui scaturisce l’amore di Dio nei confronti della miseria umana, parla ancora ai
nostri giorni e spinge a dare sempre nuovi segni di misericordia. Non mi stanche-
rò mai di dire che la misericordia di Dio
non è una bella idea, ma un’azione concreta. Non c’è misericordia senza concretezza. La misericordia non è un fare il
bene “di passaggio”, è coinvolgersi lì dove c’è il male, dove c’è la malattia, dove
c’è la fame, dove ci sono tanti sfruttamenti umani. E anche la misericordia
umana non diventa tale — cioè umana e
misericordia — fino a quando non ha raggiunto la sua concretezza nell’agire quotidiano. L’ammonimento dell’apostolo
Giovanni rimane sempre valido: «Figlioli, non amiamo a parole né con la lingua,
ma coi fatti e nella verità» (1 Gv 3, 18).
La verità della misericordia, infatti, si riscontra nei nostri gesti quotidiani che
rendono visibile l’agire di Dio in mezzo
a noi.
Fratelli e sorelle, voi qui rappresentate
il grande e variegato mondo del volontariato. Tra le realtà più preziose della
Chiesa ci siete proprio voi che ogni giorno, spesso nel silenzio e nel nascondimento, date forma e visibilità alla misericordia. Voi siete artigiani di misericordia:
con le vostre mani, con i vostri occhi,
con il vostro ascolto, con la vostra vicinanza, con le vostre carezze... artigiani!
Voi esprimete il desiderio tra i più belli
nel cuore dell’uomo, quello di far sentire
amata una persona che soffre. Nelle diverse condizioni del bisogno e delle necessità di tante persone, la vostra presenza è la mano tesa di Cristo che raggiunge tutti. Voi siete la mano tesa di Cristo:
avete pensato questo? La credibilità della
Chiesa passa in maniera convincente anche attraverso il vostro servizio verso i
bambini abbandonati, gli ammalati, i poveri senza cibo e lavoro, gli anziani, i
senzatetto, i prigionieri, i profughi e gli
immigrati, quanti sono colpiti dalle calamità naturali... Insomma, dovunque c’è
una richiesta di aiuto, là giunge la vostra
attiva e disinteressata testimonianza. Voi
rendete visibile la legge di Cristo, quella
di portare gli uni i pesi degli altri (cfr.
Gal 6, 2; Gv 13, 34). Cari fratelli e sorelle,
voi toccate la carne di Cristo con le vostre mani: non dimenticatevi di questo.
Voi toccate la carne di Cristo con le vostre mani. Siate sempre pronti nella solidarietà, forti nella vicinanza, solerti nel
suscitare la gioia e convincenti nella consolazione. Il mondo ha bisogno di segni
concreti di solidarietà, soprattutto davanti alla tentazione dell’indifferenza, e richiede persone capaci di contrastare con
la loro vita l’individualismo, il pensare
solo a sé stessi e disinteressarsi dei fratelli
nel bisogno. Siate sempre contenti e pieni di gioia per il vostro servizio, ma non
fatene mai un motivo di presunzione che
porta a sentirsi migliori degli altri. Invece, la vostra opera di misericordia sia
umile ed eloquente prolungamento di
Gesù Cristo che continua a chinarsi e a
prendersi cura di chi soffre. L’amore, in-
fatti, «edifica» (1 Cor 8, 1) e giorno dopo
giorno permette alle nostre comunità di
essere segno della comunione fraterna.
E parlate al Signore di queste cose.
Chiamatelo. Fate come ha fatto Sister
Preyma, come ci ha raccontato la suora:
ha bussato alla porta del tabernacolo.
Così coraggiosa! Il Signore ci ascolta:
chiamatelo! Signore, guarda questo...
Guarda tanta povertà, tanta indifferenza,
tanto guardare dall’altra parte: “Questo a
me non tocca, a me non importa”. Parlatene con il Signore: “Signore, perché? Signore, perché? Perché io sono tanto debole e Tu mi hai chiamato a fare questo
servizio? Aiutami, e dammi forza, e dammi umiltà”. Il nocciolo della misericordia
è questo dialogo con il cuore misericordioso di Gesù.
Domani, avremo la gioia di vedere
Madre Teresa proclamata santa. Lo merita! Questa testimonianza di misericordia
dei nostri tempi si aggiunge alla innumerevole schiera di uomini e donne che
hanno reso visibile con la loro santità
l’amore di Cristo. Imitiamo anche noi il
loro esempio, e chiediamo di essere umili
strumenti nelle mani di Dio per alleviare
la sofferenza del mondo e donare la gioia
e la speranza della risurrezione. Grazie.
E prima di darvi la benedizione, vi invito tutti a pregare in silenzio per tante,
tante persone che soffrono; per tanta sofferenza, per tanti che vivono scartati dalla società. Pregare pure per tanti volontari come voi, che vanno incontro alla carne di Cristo per toccarla, curarla, sentirla
vicina. E pregare pure per tanti, tanti che
davanti a tanta miseria guardano da
un’altra parte e nel cuore sentono una
voce che dice loro: “A me non tocca, a
me non importa”. Preghiamo in silenzio.
E lo facciamo anche con la Madonna:
Ave o Maria...
Preghiera alla Vergine di Aparecida
Madre degli scartati
Si è svolta sabato mattina, 3 settembre,
alla presenza del Papa, la cerimonia
di inaugurazione dell’immagine della Madonna
di Aparecida collocata nei giardini vaticani.
Di seguito le parole pronunciate da Francesco.
Sono contento che l’immagine di Nostra Signora Aparecida sia nei Giardini. Nel 2013
avevo promesso di tornare quest’anno, cioè
il prossimo anno: non so se sarà possibile,
ma almeno La avrò più vicina, qui. Vi invito a pregare perché continui, Lei, a custodire tutto il Brasile, tutto il popolo brasiliano,
in questo momento triste; che custodisca i
più poveri, gli scartati, gli anziani abbandonati, i bambini di strada; che custodisca gli
scartati e messi nelle mani degli sfruttatori
di ogni genere; che salvi il suo popolo con
la giustizia sociale e con l’amore di Gesù
Cristo, suo Figlio. Chiediamo con amore,
per tutto il popolo brasiliano, che Lei, Madre, benedica. È stata trovata dai poveri lavoratori: che oggi sia trovata da tutti, in
modo speciale da quelli che hanno bisogno
di lavoro, di educazione, da quelli che sono
privi della dignità. PreghiamoLa insieme:
Ave o Maria...
Martirologio della carità
Sembra un martirologio dei primi secoli,
persino nella forma, la testimonianza di
suor Sally, l’unica sopravvissuta al massacro
nella casa delle missionarie della carità ad
Aden, nello Yemen, il 4 marzo scorso. Quel
giorno furono brutalmente uccise quattro
suore con undici collaboratori, cristiani e
musulmani. E il sacerdote salesiano don
Tom Uzhunnali venne rapito, ma di lui non
si sono avute più notizie. Papa Francesco ha
stretto la religiosa indiana in un abbraccio,
baciandole la testa e le guance, durante
l’udienza in occasione del giubileo degli
operatori di misericordia. Un abbraccio sotto il grande arazzo che raffigura madre Teresa, già collocato sulla loggia della basilica
vaticana per la canonizzazione di domenica
mattina.
Suor Sally, che era la superiora della casa
yemenita intitolata proprio alla fondatrice,
racconta di essersi salvata nascondendosi
dietro la porta della cella frigorifera. Poi
non voleva andarsene per continuare il suo
servizio accanto alle persone povere, anziani
e disabili: assistevano ottanta persone, anche alcuni bambini. Del resto, dice con
semplicità, tutte le suore erano pienamente
consapevoli dei rischi che stavano correndo
ad Aden: «Ma noi vogliamo servire i poveri, vivere e morire per loro», arrivando, come ha fatto la superiora generale suor Prema in un momento molto difficile, «a bussare con fiducia al tabernacolo per parlare
con Gesù e chiedere il suo aiuto». Ora la
sua speranza è che per i cristiani cessino le
minacce e che il sangue delle sue consorelle
sia seme di pace nel medio oriente e possa
fermare le violenze. Ripete i loro nomi con
tenerezza, sorridendo: suor Annselna, 57 anni, era indiana; suor Judith, 41 anni, keniana; suor Margarita, 44 anni, e suor Reginette, 32 anni, erano originarie del Rwanda.
Dopo aver fatto il giro della piazza sulla
jeep accompagnato da sei ragazze impegna-
te nel volontariato, Francesco ha deposto
una rosa bianca davanti all’immagine della
Madonna, sul sagrato. A presentargli l’essenza di questa particolare giornata giubilare è stato l’arcivescovo Rino Fisichella, presidente del Pontificio Consiglio per la promozione della nuova evangelizzazione.
Ogni giorno, ha detto, «queste persone sono impegnate nel servizio umile e lontano
dai riflettori, che porta sollievo e conforto a
tante situazioni di sofferenza e di emarginazione: sono uomini e donne, giovani e anziani, che con la loro assistenza garantiscono un aiuto concreto alle differenti forme di
povertà umana». Sono, ha proseguito, «la
compagnia di Cristo là dove c’è solitudine;
sono la carezza del Padre per quanti soffrono; sono il conforto della comunità cristiana
per i tanti abbandonati, senza casa e patria.
E, tuttavia, la loro opera nascosta è preziosa
agli occhi di Dio che vede fin nelle pieghe
più profonde della sofferenza umana».
«Oggi sono venuti qui da ogni parte del
mondo per celebrare con lei il giubileo della
misericordia e per testimoniare che Dio è
entrato nella loro vita» ha detto l’arcivescovo al Papa, aggiungendo: «Vengono da Betlemme e da Osaka, dall’Australia e dall’India, da tutti i paesi dell’Europa e in particolare dall’Italia, dall’Albania e dal Portogallo. Non hanno voluto mancare di essere con
noi gruppi che giungano dal Canada e dal
Togo, dall’Argentina e dall’Indonesia, dal
Brasile e dagli Stati Uniti e poi dalla Nigeria, dal Messico, da Hong Kong». Rappresentano «parrocchie, comunità, associazioni
e movimenti». Insomma, ha aggiunto monsignor Fisichella, «l’universalità della Chiesa
ancora una volta si manifesta in questa
piazza per dire grazie al Signore per essere
entrato nella vita di questi volontari. In effetti, si sono sentiti tutti chiamati alla misericordia — sono stati “misericordiati” loro
per primi — e per questo si sono trasformati
in strumento di misericordia». E «i loro volti richiamano gli infiniti modi in cui si
esprime la misericordia del Padre».
Un pensiero del tutto particolare l’arcivescovo ha rivolto al «personale della Polizia
e dei Vigili del fuoco che in questi giorni
sono stati impegnati nei luoghi del terremoto per salvare vite umane». In piazza era
presente una delegazione delle forze dell’ordine, con Liborio De Simone, Matteo Palladinetti e il cane Leo, divenuto il labrador
più famoso d’Italia per aver tenacemente indicato ai soccorritori le tracce di Giorgia, la
bambina di otto anni rimasta per sedici ore
sotto le macerie a Pescara del Tronto.
Particolarmente significative, poi, le testimonianze presentate da Mayas Keryo, profugo siriano arrivato in Italia attraverso i
corridoi umanitari aperti dalla comunità di
Sant’Egidio, e ora impegnato nel volontariato per le strade di Roma, e di Carolina
Hodali, cattolica palestinese, che lavora con
la Misericordia di Betlemme. E, ancora,
hanno preso la parola la famiglia Maita, che
vive «il volontariato come normalità», e Lorena Londoño, colombiana, che sta svolgendo il suo servizio come volontaria per il giubileo a Roma. Impressionante la storia di
Roberto Giannoni: arrestato per un grave
errore giudiziario e chiuso per un anno nel
penitenziario fiorentino di Sollicciano, ha
perso tutto quello che aveva, ma ha trovato
la misericordia di Dio e ora è in prima fila,
come volontario della San Vincenzo de’
Paoli, per stare accanto ai carcerati.
Ad animare l’incontro in piazza San Pietro anche alcune esibizioni artistiche di alto
profilo: Usha Uthup, cantante indiana legata da una lunga amicizia con madre Teresa,
ha intonato For the poorest of the poor mentre
Izzatilla Toshkenbov, dodicenne uzbeko, ha
eseguito un brano con il chang, uno strumento popolare della sua terra.
Nei giardini vaticani
La Vergine di Aparecida, patrona del
Brasile, da oggi veglia anche sulla Città del
Vaticano. La sua immagine — collocata nei
giardini vaticani, nei pressi della grotta
della Madonna di Lourdes — è stata
inaugurata e benedetta alla presenza del
Papa. L’opera dell’artista brasiliano Cláudio
Pastro vuole anche celebrare i trecento anni
del ritrovamento dell’immagine nelle acque
del rio Paraíba, avvenuto nel 1717. Vi è
raffigurata, infatti, la scena della scoperta
della statuetta: alla base una barca, accanto
alla quale si vedono tre pescatori e una rete
stilizzata con diversi pesci.
All’inizio della cerimonia il cardinale
Bertello, presidente del Governatorato dello
Stato della Città del Vaticano, ha
ringraziato il Pontefice per la sua presenza
e ha sottolineato come da ora in poi i
pellegrini che visiteranno i giardini,
osservando l’immagine dell’Aparecida,
saranno invitati a riflettere sul ruolo di
Maria. Ha poi invocato la protezione della
patrona del Brasile su Francesco e su quanti
vivono e lavorano in Vaticano. Da parte sua
il cardinale Raymundo Damasceno Assis,
arcivescovo di Aparecida — che ha guidato
la preghiera e ha benedetto l’immagine —
ha ringraziato il Papa per la sua visita in
Brasile nel 2013 e ha ricordato i lavori della
quinta Conferenza generale dell’episcopato
latinoamericano e dei Caraibi svoltasi nel
2007 proprio ad Aparecida. Il porporato ha
anche presentato i circa duecento pellegrini
brasiliani che hanno animato la cerimonia
con il canto alla Madonna. Oltre a loro,
erano presenti i cardinali Braz de Aviz,
prefetto della Congregazione per gli istituti
di vita consacrata e le società di vita
apostolica, e Baldisseri, segretario generale
del Sinodo dei vescovi, gli arcivescovi Ilson
de Jesus Montanari, segretario della
Congregazione per i vescovi, numerosi
presuli brasiliani e il rettore del santuario di
Aparecida, João Bautista de Almeida. Per il
Governatorato, i cui servizi tecnici si sono
occupati dei lavori di installazione
dell’opera, erano presenti il vescovo
Fernando Vérgez Alzaga, segretario
generale, e Rafael García de la Serrana
Villalobos, direttore dei servizi tecnici. Ha
partecipato alla cerimonia anche Denis
Fontes de Souza Pinto, ambasciatore del
Brasile presso la Santa Sede, che insieme
con la Conferenza episcopale brasiliana ha
promosso l’iniziativa.