Meno intramoenia per tagliare le file, la Campania ci pensa ma ci

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Meno intramoenia per tagliare le file, la Campania ci pensa ma ci
Meno intramoenia per tagliare le file, la Campania ci pensa ma ci sono perplessità
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Giovedì, 07 Aprile 2016, 09.28
POLITICA E SANITÀ
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2016
Meno intramoenia per tagliare le file, la Campania ci pensa ma ci sono
perplessità
TAGS: LISTE DI ATTESA, INTRAMOENIA, CIMO, REGIONE CAMPANIA
Prenotavano interventi in libera professione intramoenia all'insaputa dell'ospedale, poi convincevano i pazienti in lista
d'attesa - spesso per operarsi di tumore al cervello - a pagare da 1500 a 6 mila euro in clinica privata, ma l'intervento era
ascritto alla lista di quelli istituzionali e lo pagava (anche) il servizio sanitario: l'ennesimo caso di mazzette chieste ai
malati per saltare le file, al Dipartimento di Neurochirurgia dell'Ospedale Ruggi di Salerno, e i conseguenti tre arresti tra
medici e collaboratori, balzano in cronaca. Proprio mentre in Campania ci si interroga sui paletti da introdurre alla libera
professione intramuraria. Nei giorni scorsi sulla Gazzetta del Mezzogiorno il sindacalista medico napoletano Franco
Verde ha suggerito al Governatore Vincenzo De Luca un intervento in tre mosse: punizioni al medico ove sforasse le
ore di attività intramoenia che per legge non possono superare il 50% delle ore di attività istituzionale, più controllo
fiscale sugli emolumenti del medico e destinazione di parte dei proventi intramoenia per la riduzione delle liste d'attesa.
Riflessioni che i sindacati "sul campo" trovano dettate da presupposti sbagliati.
«Premetto, nei fatti di cronaca citati l'intramoenia poco c'entra. Quanto alle liste d'attesa, quale che sia la soluzione per
governarle si rivelerà estemporanea se, seguendo le boutade del governatore toscano Rossi, in Campania si continuerà a
pensare che il medico tolga ore all'attività istituzionale per svolgere libera professione intramuraria», dice Antonio De Falco segretario Cimo
Campania. «In realtà, l'intramoenia si fa fuori orario di lavoro. Di fronte a questo argomento si sostiene che l'orario di lavoro istituzionale andrebbe
aumentato per arginare le attese. Quelle però sarebbero per noi attività "aggiuntive" da retribuire a parte e la regione non vuol saperne. Del resto il
medico a pari di salario non può far più ore di quelle previste da contratto, in un giorno può fare un numero limitato di interventi». Qui viene
incontro l'intramoenia. Nel suo articolo però Verde boccia l'ipotesi di creare due liste d'attesa una per i pazienti istituzionali e l'altra per i "paganti",
in quanto a pari patologia si dividerebbe i malati in ricchi e poveri con tempi di attesa diversi. De Falco spiega che ci sono solo due possibilità, lista
doppia o unica. E l'unica migliore non è.
«Se in un ospedale è ammessa la lista d'attesa doppia - spiega De Falco - con pazienti in fila coperti dal Ssn ed altri a pagamento, l'équipe, poniamo,
dopo tre interventi istituzionali può ri-montare in libera professione e intaccare l'altra lista d'attesa. Se invece è ammessa la sola lista unica, su base
di priorità d'intervento, ove il medico avesse un accordo con il decimo paziente per operarlo in libera professione deve prima evadere i nove
pazienti istituzionali che sono in lista davanti a lui. Se riesce a fare tre interventi/die in istituzionale, solo al quarto giorno potrà operare il paziente
intramoenia, una volta che ha staccato, perché la lista singola gli impone di fare prima tutti i pazienti "istituzionali"; così i pazienti che lo avevano
scelto in privato saranno spinti ad andare via. In tal modo, si distrugge un caposaldo dell'attività pubblica, perché l'intramoenia è scelta dal paziente
in funzione dei "nomi" che guidano un certo reparto, ma quegli stessi nomi se perdono i pazienti vanno via. Insomma, il problema delle attese non
dipende da una volontà dei medici, ma da un sistema - quello campano - che non si evolve e anzi si spegne a causa di tagli continui al personale,
emolumenti bloccati da dieci anni, disponibilità di letti scesa sotto la media nazionale, emanazioni di disposizioni. Come quella, che per essere più
efficienti nell'abbattere le liste di attesa imponeva di fare più visite l'ora, a discapito della qualità della prestazione».
De Falco concorda con Verde quando questi chiede di proporzionare attività istituzionale e intramuraria e di reinvestire i fondi dell'intramoenia per
potenziare l'istituzionale. «Ma anche qui, su quale base va calcolato che in un reparto si è fatta troppa intramoenia? Sull'attività del singolo medico
o di tutta l'équipe o di tutto il reparto? Le prestazioni di un reparto sono talmente complesse che può ben accadere che un primario ottenga la
massima efficienza dai suoi pur dedicando se stesso a più interventi privati della norma. Attrae pazienti: lo puniamo? Lo spingiamo ad andare via,
con conseguenze anche sull'attività formativa sugli specializzandi? O piuttosto le eccellenze non si valorizzano?»
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