Il cacciatore Brianteo del terzo millennio di Luigi

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Il cacciatore Brianteo del terzo millennio di Luigi
Il cacciatore Brianteo del terzo millennio
di Luigi Monguzzi Sez. cacciatori di Biassono
Il presidente Cabiati nella lettera ai soci ATC auspicava per il nuovo ambito di caccia Brianteo una
modalità degna e nobile per proseguire in questa nostra
ancestrale passione. Ecco il punto : coniugare dignità per
espletare la nostra passione per la caccia nonostante il territorio
Brianteo così fortemente antropizzato, territorio utile per caccia
a macchia di leopardo inframmezzato da strade e fabbricati.
Molti cacciatori hanno scelto altri lidi ma l’ambito di residenza
merita di essere supportato e aiutato, anche economicamente,
magari con modalità di caccia differenti e più sostenibili.
La storia insegna che nei momenti difficili , anche socio economici come quelli attuali, si scopre
interiormente una visione più spirituale della vita nella sua essenza. Coniugare il motto “ Cacciare il
più possibile “ preservando però anche il più possibile la presenza di selvaggina sul territorio
limitando l’abbattimento dei capi. La classica botte piena con la moglie ubriaca, se si ragiona con il
metro di giudizio attuale. Ma se si estende la percezione delle cose , come insegna il mio maestro,
nelle affinità elettive e nello spazio sconfinato che ognuno ha nella propria anima scorgendo da una
fessura di quanto sia immenso il sentimento di
amore che una persona ha a disposizione per
riempire questo spazio. Da sempre la cosa più
commovente ,limpida, pulita che percepisco di
questa vita è la coesione, la simbiosi, la complicità
che esiste fra il cacciatore ed il proprio cane.
Provate a misurare quanto affetto possono dare
reciprocamente questi due soggetti : infinito e
senza condizioni. A testimoniare questo, il recente
episodio del giovane cacciatore Siciliano morto
annegato in un invaso mentre cercava di salvare il
suo cane : questo da un senso al connubio
simbiotico cane cacciatore. Quindi per proseguire
in questo ragionamento introduciamo il sillogismo
logico “ La caccia è il cane “Tutto il resto deve
diventare una conseguenza con atti amministrativi
e comportamenti venatori che partono da questo presupposto. La caccia nel terzo millennio in
Brianza potrà continuare ad esistere solo attraverso la metamorfosi che trasformi il cacciatore in
cacciatore cinofilo; ne consegue un ancora maggiore rispetto della natura ed in particolare
dell’animale cacciato.
Di conseguenza l’esistenza di un selvatico, allevato prodotto e immesso in ATC, sarà spendibile
solo dietro la contropartita di una azione qualificata per il suo abbattimento. Dietro ogni fagiano,
lepre, starna abbattuta nel nostro ATC deve corrispondere una azione cinegetica apprezzabile. La
caccia è una disciplina più mentale che fisica e dietro ad ogni capo prelevato ci deve essere una
storia degna di essere raccontata : una ferma improvvisa ed inaspettata , una filata e guidata da
cardiopalma deve obbligatoriamente comparire prima della fucilata conclusiva. Fare il pieno di
emozioni e soddisfazioni per la corretta azione del proprio ausiliare ad ogni uscita durante la
stagione venatoria sarebbe il traguardo a cui ambire.
E i cacciatori generici vaganti sparatutto ? Magari già adesso si sentono discriminati e rivendicano
maggiore libertà di movimento. Ma noi siamo obbligati a fare i conti con questo nostro territorio
antropizzato da gestire per una caccia che mantenga almeno nei minimi termini la parola dignità , e
questo si acquista se la azione venatoria è
condivisa e giustificata dalla specializzazione
nobilitando il prelievo: della piccola avifauna,
con la tradizione secolare della caccia da
appostamento con richiami; la caccia alla
stanziale, con il comportamento del proprio
ausiliare. Bello costatare che nonostante il
trascorrere del tempo le emozioni ed il tuffo al
cuore di quando un selvatico si palesa alla vista
o la voce dei segugi si alza in cielo dopo lo scovo , quegli istanti interminabili dove con il cuore in
tumulto fra quella miscela di emozioni a metà strada tra eccitazione ed inquietudine siano sempre
come la prima volta. Poche cose nella vita sono così radicate nel profondo della nostra anima
errante. Per chi come me vede la caccia attraverso le parole del grande Mario Rigoni Stern e si
identifica in questo testo:
“ Molti uccelli avranno stroncato il volo,Molti quadrupedi la corsa.
Sarà morte per tante creature; sarà la fine di canti, di danze, di fame, di gelo. Un colpo :
un’ala che si stira, una zampa che si rattrappisce. Poi nulla. No non nulla.
Dall’altra parte ci sarà un uomo che raccoglierà non solamente il capo si selvaggina ma anche
tutto quello che questo era da vivo . Libertà, sole, spazi, tempeste.
All’uomo inconsciamente servirà dopo, quando riprenderà il lavoro di tutti i giorni e più
ancora quando sarà vecchio e sarà Lui ad aspettare la morte. “
Noi cacciatori abbiamo un vantaggio che altri non mettono a fuoco, per
questa nostra passione abbiamo imparato a camminare nei giardini di
Epicuro sforzandoci di apprendere come fuggire il tumulto delle cose del
mondo e più ancora cercare di ottenere la tranquillità dell’anima vincendo
la paura della morte, di fatto accettandola come un fatto naturale ed
inevitabile della vita.
Avviamo questa piccola rivoluzione culturale dove l’ATC Brianteo
potrebbe fare scuola e diventare l’università della caccia in Italia dando un
forte segnale di discontinuità se magari di conseguenza, per ipotesi , si
introducesse il vincolo del fucile ad un colpo solo o ad avancarica, o se
dopo un lancio di selvaggina a stagione venatoria iniziata , per avere più
possibilità numeriche di incontro , si addivenisse di uscire il sabato solo con il cane e posticipare
alla domenica la fucilata.
Dare un futuro alla caccia è la priorità che dobbiamo tenere
noi tutti cacciatori cinofili Briantei, con un comportamento
limpido e cristallino e un dogmatico rispetto alle leggi vigenti,
nel contempo però esigere rispetto e credibilità dalla
collettività. Una società , quella attuale,distratta e poco
informata, falsamente deviata dal giudizio da campagne
diffamatorie tenute dai principali mas media troppo
fortemente influenzati dalle lobby animal ambientaliste , sono loro che in mala fede diffondono
messaggi fondati su una falsificazione sistematica della realtà basandosi su ideologie di estremismo
e rozzi pregiudizi; riuscendo ad abbindolare l’opinione pubblica con il messaggio capzioso che la
salvaguardia della natura si ottiene solo assumendo posizione contro la caccia.
Noi cacciatori, persone di assoluta onestà certificata, che esercitano una arte antica quanto l’uomo
rivendichiamo con orgoglio la nostra identità culturale derivante da regole e valori che abbiamo
ereditato e custodiamo gelosamente nel profondo del cuore: etica del prelievo nel rispetto di
ambiente e fauna
L’invocazione , l’auspicio , la speranza, forse infondata ma da non abbandonare mai, è di un ritorno
alla consapevolezza da parte di tutti . Una superiore presa di coscienza che permetta di elevarsi ad
un livello superiore per potere raggiungere la conoscenza assoluta in senso spirituale.” Ragione e
passione siano timone e vela della nostra anima vagante”. La soluzione per un mondo incamminato
su una strada sbagliata è tornare alla sapienza e ai valori dei nostri antenati o predecessori, ad una
cultura rurale più vicina ai valori tradizionali dei nostri trisavoli,
“Il timore, il dolore, la collera sono emozioni naturali per le bestie, per gli uomini, persino per gli
Dei. Ma l’uomo si sforza di superarle mediante il ragionamento che è il migliore e più efficace
rimedio contro il male che sia stato dato ai mortali”.