Bilancio sociale 2009

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Bilancio sociale 2009
Bilancio
sociale
2009
"C'è chi insegna
guidando gli altri come cavalli passo per passo:
forse c'è chi si sente soddisfatto così guidato.
C'è chi insegna lodando
quanto trova di buono e divertendo;
c'è pure chi si sente soddisfatto essendo incoraggiato.
C'è pure chi educa,
senza nascondere l'assurdo
ch'è nel mondo,
aperto ad ogni sviluppo
ma cercando d'essere franco all'altro come a sé,
sognando gli altri come ora non sono;
ciascuno cresce solo se sognato".
Danilo Dolci
Cari soci di LiberoMondo,
cari amici delle Botteghe del Mondo,
"Ciascuno cresce solo se sognato": anche LiberoMondo può crescere solo se sognata…
solo se ciascuno di noi non rinuncia a pensare la nostra cooperativa diversa da quel che è…
non fuori o contro, ma oltre le discussioni, oltre le critiche, oltre le accuse…
Abbiamo provato quest'anno nelle riunioni di revisione e programmazione a dedicare tempo ad
esprimere cosa ci piacerebbe che fosse LiberoMondo, non per gli altri, non per i produttori, ma
per noi stessi; esprimere come desideriamo, come sogniamo LiberoMondo, in un contesto semplicemente di condivisione con gli altri, in cui gli altri potessero solo ascoltare e non replicare…
tutti sono riusciti ad esprimersi e sono venute fuori cose interessantissime!
Questo Bilancio Sociale 2009 è la condivisione con tutti voi dei nostri sogni fattisi realtà, fattisi
esperienza concreta giorno dopo giorno, anche con discussioni e contrasti, ma con la voglia sempre di sognare un LiberoMondo migliore.
Indice
1. LA COOPERATIVA LIBEROMONDO
1.1 LiberoMondo, piccola presentazione ...................................................................................7
1.2 Riflessioni di inizio anno ........................................................................................................8
1.3 LiberoMondo come cooperativa sociale ............................................................................11
1.4 L’organizzazione ...................................................................................................................14
1.5 Il fatturato 2009 .....................................................................................................................19
1.6 La promozione commerciale ..............................................................................................23
1.7 Ricerca e sviluppo prodotti..................................................................................................26
1.8 La base finanziaria ................................................................................................................33
1.9 Informazione e Comunicazione .........................................................................................36
1.10 Agices ....................................................................................................................................40
1.11 WFTO ....................................................................................................................................45
2. PICCOLI PRODUTTORI GRANDI PROGETTI
2.1 La mappa dei produttori......................................................................................................52
2.2 Acquisti esteri nell’anno 2009 ..............................................................................................54
2.3 La continuità del rapporto ..................................................................................................62
2.4 Il prefinanziamento dei produttori.....................................................................................64
2.5 Il Comitato Progetti...............................................................................................................67
Viaggi Missione ...........................................................................................................................69
- India.......................................................................................................................................70
- Sri Lanka ...............................................................................................................................82
- Nepal......................................................................................................................................90
- Kenya ..................................................................................................................................107
- Ecuador...............................................................................................................................112
- Paraguay .............................................................................................................................137
3. COLLABORAZIONI IN RETE
3.1 Associazione Scambiarti: Progetto Coad.........................................................................152
3.2 Cooperativa Pace e Sviluppo: Progetto Centro Salinas.................................................154
3.3 Cooperativa Terre Solidali: Progetti in Honduras e Guatemala..................................156
3.4 Cooperativa VarioMondo: Progetto Rwanda .................................................................158
3.5 Cooperativa Nazca: Progetto Impronte di Pace..............................................................160
3.6 Ong Vis: Progetto Chankuap.............................................................................................162
3.7 AQ System: Campagna e Progetto filtri dell'acqua........................................................164
Indice
3.8 L'Associazione e il Progetto Tatawelo ...........................................................................166
3.9 Cooperativa Mondo Solidale: Progetto El Bosque ......................................................168
3.10 Cooperativa Unicomondo: Progetto Matembwe.........................................................169
3.11 Cooperativa Vagamondi: Progetto Araliya ..................................................................170
3.12 Cooperativa Ravinala: Progetto Madagascar ...............................................................171
3.13 Associazione Croce del Sud: Progetto Zabré................................................................172
3.14 Cooperativa Raggio Verde: progetto Artes Maconde e Linea Be Cotton ................173
3.15 Cooperativa Fair: progetto Rajilaskmi Cotton..............................................................174
3.16 Cooperativa Quetzal: Progetto Apj ................................................................................176
3.17 Associazione Sole: Progetto Muteko Wahu ..................................................................177
3.18 Cooperativa Pangea Niente Troppo: progetto La Ruashi ..........................................178
3.19 Cooperativa Il Ponte: Progetto Alsar .............................................................................179
3.20 Cooperativa Ad Gentes: progetto Asarbolem ..............................................................181
4. I FORNITORI ITALIANI
4.1 L'Associazione Libera e le cooperative di LiberaTerra .................................................185
4.2 La Cooperativa Sociale la Fraternità (la Madre Terra) ..................................................188
4.3 La Cooperativa L'Arcolaio ...............................................................................................189
4.4 La Cooperativa Sociale Il Pungiglione............................................................................190
Bilancio al 31/12/2009......................................................................................................................
Nota integrativa al bilancio............................................................................................................
Relazione del Collegio Sindacale ..................................................................................................
1. La Cooperativa LiberoMondo
1.1 LiberoMondo,
piccola presentazione
LiberoMondo è una Cooperativa Sociale di tipo B, nata nel maggio 1997 dalla
naturale evoluzione dell'Associazione di volontariato Tsèdaqua.
1) È una centrale di importazione che acquista direttamente in 30
paesi del Sud del Mondo da 95 organismi di produttori .
2) È una cooperativa sociale di tipo B: un terzo dei propri soci
lavoratori viene da situazioni di disagio sociale.
3) È una centrale di distribuzione:
* di prodotti artigianali (più di 7.000 referenze),
* di prodotti alimentari equosolidali (circa 320 referenze),
* di cosmesi e detergenti equosolidali (circa 65 referenze),
* di prodotti alimentari biologici di cooperative sociali e di
cooperative del consorzio "LiberaTerra" che lavorano sui
terreni confiscati alle mafie (circa 75 referenze).
4) È una centrale di distribuzione in tutta Italia di prodotti artigianali
importati da progetti seguiti direttamente da Botteghe del
Mondo e di linee di prodotti sviluppati in collaborazione con
altre realtà di commercio equo.
5) È un'insieme di laboratori di trasformazione:
a) il laboratorio di pasticceria;
b) il laboratorio di pasta con aromi del commercio equo e solidale;
c) i laboratori di confezionamento: oltre il 90% dei prodotti alimentari trasformati sono confezionati nei laboratori della nostra cooperativa sociale.
6) È una cooperativa che fa informazione e sensibilizzazione
attraverso incontri, conferenze, relazioni, schede e dossier
informativi sui produttori del “sud del mondo”.
Nel 2009 ha attivato la "Bibliotequa", centro di documentazione
e di programmazione di attività nelle scuole.
7) Gestisce direttamente una Bottega del Mondo, con vendita
diretta al pubblico a Bra (CN).
È uno strumento di finanza etica: tramite quote e prestiti sociali.
10) LiberoMondo è una centrale di importazione che rimane ferma
nella decisione di non vendere alla grande distribuzione, ma di
avere quali unici ed esclusivi clienti le Botteghe del Mondo e alcuni
punti selezionati della piccola distribuzione.
C o o p e r a t i v a
9)
L a
8) LiberoMondo aderisce a:
- AGICES (Assemblea Italiana del Commercio Equo e Solidale)
come socio fondatore;
- WFTO (World Fair Trade Organization): organismo internazionale di commercio equo e solidale che unisce importatori
e produttori;
- WFTO Europa, associazione che riunisce i soci europei di
WFTO;
- Libera - Associazioni, nomi e numeri contro le mafie: socia, dal
2008, dell’associazione nazionale;
- ItaliaNat’s, associazione che appoggia e promuove i Movimenti dei bambini lavoratori;
- Campagna Abiti Puliti: coalizione che rappresenta in Italia la
Clean Clothes Campaign;
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1.2 Riflessioni di inizio anno
Com'è nostra tradizione, nelle riunioni di revisione e programmazione di inizio
anno abbiamo cercato di condividere insieme alcuni spunti di riflessione e domande su LiberoMondo e sulla nostra attività.
Vogliamo renderne partecipi tutte le botteghe, in uno spirito di condivisione e di
trasparenza sulla nostra struttura sociale e organizzativa.
1) LiberoMondo di fronte alla crisi economica
Ci eravamo detti lo scorso anno che, dopo il periodo di "vacche grasse"
(2001-2005) e di "vacche magre" (2006-2008), stavamo entrando in un periodo di crisi economica (2009-2010 e forse anche oltre).
Quest'anno ci siamo trovati in effetti in mezzo ad una crisi economico-sociale non semplice, in cui tutto sommato il settore del commercio equo e
solidale (ancora di nicchia) ha tenuto, pur se alcune realtà hanno avuto
parecchie difficoltà.
La nostra struttura, sia come fatturato che come margini, ha retto, anche se
non scontato che ciò avvenisse, date la complessità e le difficoltà del momento.
Siamo consapevoli che la situazione economica e sociale che ci sta attorno
è molto fragile e delicata?
Siamo consapevoli che LiberoMondo vive in questa fragile situazione e ha
dei vincoli molto forti per i criteri a cui si ispira (ad esempio, non si possono migliorare i margini facendo leva su un abbassamento dei prezzi dei
propri fornitori) ed è legata strettamente a congiunture instabili (per esempio, il cambio euro/dollaro) che possono condizionare pesantemente i risultati di bilancio di fine anno?
R i f l e s s i o n i
2) Si tira tutti insieme
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A volte quest'anno l'impressione è stata che non tutti in LiberoMondo
ci rendessimo conto della gravità della situazione economica e sociale che
ci circondava, e che dessimo per scontato che nella nostra cooperativa il lavoro ci sarebbe stato sempre, senza alcun problema e senza alcuna difficoltà.
Alcuni soci lavoratori hanno avuto ed espresso (anche nell'Assemblea del
12 dicembre 2009) la percezione che non tutti contribuivano nel medesimo
modo o meglio, che alcuni soci lavoratori tiravano ed altri "se la prendevano un po' comoda".
Nessuno chiaramente si pone il problema dinanzi ad esigenze di salute, ad
esigenze familiari ed a mille altri motivi personali che ciascun socio lavoratore ha, ma - soprattutto in determinati periodi dell'anno molto carichi
di lavoro (fortunatamente!) - l'evidente differenza di approccio/attaccamento al lavoro da parte di alcuni soci, in particolare in alcuni settori, ha
creato diversi malumori.
Si cercheranno sicuramente alcune soluzioni pratiche per il 2010, ma questa percezione è sicuramente molto pericolosa per una struttura come la
nostra, in cui oltretutto il lavoro "in più", spesso, è lavoro volontario (sia
per i soci lavoratori che per quelli espressamente definiti come volontari),
in cui la responsabilità maggiore di alcune persone non è retribuita ma "fa
parte del gioco" e della volontà personale di ciascuno.
O si tira tutti insieme o LiberoMondo rischia di scricchiolare nell'aspetto che più
la caratterizza: ne siamo tutti pienamente consapevoli?
3) Noi non possiamo andare sui tetti
Di fronte alle ristrutturazioni, ai licenziamenti, alle casse integrazioni è
ormai diventata quasi pratica abituale di protesta il salire in alto sui tetti
delle fabbriche, quasi allontanandosi dalla vita quotidiana, più vicini a
Dio che ai loro simili - direbbe qualcuno - o cercando una visibilità altrimenti irrecuperabile - direbbe qualcun’altro. Hanno cominciato nell'estate
2009 gli operai dell'Innse, gli ultimi- per adesso - sono stati quelli della Yamaha, appena scesi dal tetto della fabbrica di Lesmo.
Prima c'era almeno un padrone a cui gridare "Agnelli, Agnelli vaffanculo!",
i padroni li intravedevi la mattina quando entravano nello stabilimento
con la macchina dai vetri scuri, ma ne conoscevi bene il carattere. Adesso
spesso c'è una multinazionale oppure una società con sigle sconosciute e
con sedi altrettanto sconosciute.
Noi abbiamo la fortuna non solo di non avere padroni (giacché in una cooperativa i soci sono i padroni, anche se non l'abbiamo ancora forse tutti assorbito in noi stessi), ma di non dover nemmeno salire sui tetti per protestare o presentare le nostre proposte.
Le sedi per poter partecipare ed offrire agli altri le proprie idee ci sono (assemblee, riunioni aperte del Cda, riunioni responsabili, riunioni di settore…), ma le sappiamo sfruttare tutti al meglio?
Questo non significa che non ci siano responsabilità differenziate, ruoli
diversi (a seconda, spesso, non delle capacità di ciascuno ma delle "spalle
larghe" per sopportare i pesi senza incrinarsi), e nemmeno il fatto che se
poi "la cooperativa" (cioè l'insieme dei soci, o meglio la maggioranza) attua
o direttamente (nell'assemblea) o indirettamente (nelle decisioni prese
dagli amministratori, sempre smentibili in qualunque assemblea dalla
maggioranza dei soci) scelte differenti dal mio pensiero è perché "non
ascolta"…
O alla fine per alcune persone sono più comode le critiche sottobanco, i
mugugni, la volontà di essere sempre semplici dipendenti (e si dipende
sempre da qualcuno) e non padroni, per cui il lavoro e le soluzioni devono
arrivare sempre dall'alto (da quelli che prendono le decisioni) e non da se
stessi e da un maggior impegno e coinvolgimento?
4) "Meshesh o mashashal", scappare o migliorare?
Mentre si evadevano per ore di seguito ordini con articoli di artigianato "uno per tipo", il primo pensiero che veniva era: "Non potevano ordinarne di più?", però ci è servito per una riflessione sul lavoro manuale:
tante volte ci dimentichiamo che tutti quegli oggetti (ma varrebbe anche
per i prodotti alimentari - e chi ha impacchettato migliaia di panettoni in
laboratorio lo sa bene!) non sono sfornati a decine o a centinaia da dei macchinari, ma sono fatti manualmente, uno per volta, dalle sapienti mani
degli artigiani… e questo proprio noi che lavoriamo nel commercio equo
dovremmo ricordarcelo sempre.
"Uno per volta" è una regola che vale sempre, di fronte a lavori che sembrano lunghi, faticosi, interminabili…
C o o p e r a t i v a
5) Uno per volta…
L a
Questo gioco di parole in lingua amarica con il cambio solo delle vocali
chiaramente in italiano non rende, ma il concetto è molto chiaro ed interessante.
Di fronte alle difficoltà, di fronte alle discussioni e alla diversità di opinioni che spesso si traducono in conflitti espliciti o latenti, di fronte alla
stanchezza e al possibile esaurimento a volte delle risorse fisiche e mentali
di ognuno, la prima tentazione che viene è il "meshesh", il fuggire, il chiedere meno responsabilità, il diventare passivi e rinunciatari…
Il fuggire, lo scappare dalle proprie responsabilità e dal proprio ruolo che
si ha in cooperativa è più semplice e immediato, ma ha ripercussioni su se
stessi e su tutti gli altri; invece avere la saggia pazienza di aspettare - sopportando magari anche cose che a volte feriscono un po'- dare tempo alla
struttura e alle persone con cui lavoriamo fianco a fianco, capire che i nostri tempi non sono quelli degli altri e cercare di cambiare le vocali, di "mashashal", di migliorare innanzitutto le relazioni e il nostro modo di porci, per
vedere se il problema si può vedere da un'altra angolazione.
Scappare o migliorare?
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"Uno per volta" è anche riscoprire la bellezza non della quantità ma della
singolarità.
Come diceva un pittore tanzaniano, questo dipinto TingaTinga non lo faccio tante volte altrimenti perde di valore - e non per gli altri, ma per me
stesso: è uno, e l'uno, il singolo è importante.
Forse l'aver investito in questi ultimi anni come LiberoMondo sull'artigianato artistico (da produttori in Zimbabwe, Tanzania, Etiopia, Mozambico…) ha anche questo significato: ricordarci l'importanza del singolo lavoro manuale.
6) LiberoMondo ha ancora un ruolo politico all'interno del commercio
equo e solidale italiano?
Già nelle riflessioni del 2007 ci chiedevamo se non fosse necessario per
la nostra struttura riprendere e aggiornare alcuni discorsi, come quelli
della grande distribuzione, della certificazione o della scelta dei produttori.
Dopo due anni, l'impressione è che ci siano ancora meno discussioni all'interno del mondo del commercio equo, o meglio che si dia per assodato soprattutto in un periodo di difficoltà economiche per tutti - che ci sono
altre precedenze, altre priorità e alcuni discorsi rimangono all'interno di
Agices o di altre sedi ma faticano a diventare dibattito comune, almeno all'interno delle Botteghe del Mondo, che sembrano "in tutt'altre faccende
affaccendate".
Cosa possiamo fare come LiberoMondo in tale direzione? Possiamo riprendere alcuni temi, svilupparli internamente e discuterli all'esterno o li
diamo per assodati, vivendo sempre un po' di rendita a riguardo?
7) Ripensare il nostro ruolo di cooperativa sociale
R i f l e s s i o n i
Ce l'eravamo dati come obiettivo nelle riflessioni dello scorso anno e
finalmente, dopo mesi di riflessioni del Consiglio di Amministrazione, incontri con "esperti" di cooperative sociali, discussioni animate e aspettative
che si erano fatte molto “alte”, abbiamo cominciato nell'Assemblea del 12
dicembre 2009 un percorso di approfondimento e di confronto sul nostro
essere cooperativa sociale.
Nonostante i timori di chi l'aveva organizzata, il fatto di aver lasciato una
traccia aperta ha permesso un confronto franco e sereno in cui tutti hanno
parlato ed espresso la loro opinione.
Siamo sicuri di aver iniziato un percorso lungo ma proficuo in cui abbiamo
bisogno dell'apporto di tutti.
In fondo, se in questi pochi anni di vita della cooperativa siamo riusciti a
fare 37 progetti di inserimento è stato grazie al contributo e all'impegno di
tutti.
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1.3 LiberoMondo
come cooperativa sociale
Premessa
L a
C o o p e r a t i v a
Fin dalla sua costituzione LiberoMondo ha fortemente voluto che la
cooperazione sociale fosse un elemento fondante e caratterizzante del proprio modo di operare nell'ambito del commercio equo e solidale.
Siamo tutti consci che questa scelta vada continuamente confermata e approfondita non solo nel lavoro quotidiano, ma debba anche essere oggetto
di un confronto aperto tra tutti i soci, utile a condividere motivazioni, finalità e a definire strategie di azione comuni.
Per questo motivo si è scelto di dedicare gran parte dell'ultima assemblea
del 2009 a questo tema, in modo da mettere le basi per un percorso che
proseguirà nel 2010 e che si prefigge di coinvolgere tutti i soci attraverso
momenti dedicati.
Naturalmente si tratta di un cammino appena intrapreso e che necessita di
essere approfondito. Non si tratta infatti, almeno nell'immediato, di definire un aspetto puntuale o di prendere una decisione su una qualche particolare azione da mettere in atto, ma di dedicare del tempo per condividere le idee, le motivazioni e le aspettative di ciascuno, per elaborare un
orientamento comune, pur nel rispetto delle singole individualità.
Per ottenere questo risultato è necessario costruire un "linguaggio comune"
tra i diversi soggetti coinvolti, creare un livello di conoscenza reciproca
che consenta di evitare fraintendimenti e incomprensioni. Bisogna infatti
tenere presente che, nel corso dei tredici anni di vita della nostra cooperativa, la base sociale si è ampliata, includendo di volta in volta nuovi soci
che hanno portato con sé i propri vissuti e le proprie esperienze. È quindi
indispensabile non dare nulla per scontato o come "già detto", essere disposti a mettersi continuamente in discussione, a ridefinire il nostro modo
di essere cooperativa.
Non a caso questa necessità è emersa in modo particolare dalle persone
che sono entrate a far parte di LiberoMondo nel corso degli ultimi anni, inserendosi in un gruppo che già era costituito. I momenti di scambio e confronto possono aiutare i nuovi arrivati a inserirsi e a diventare coprotagonisti, a dare il loro contributo per la realizzazione di un progetto condiviso.
A volte il singolo socio, ivi compreso il socio lavoratore, fa fatica a percepirsi come parte di un gruppo che opera e agisce sulla base di motivazioni
e scopi condivisi, a scorgere al di là dell'operatività quotidiana il senso
complessivo dell'agire collettivo. Questo può demotivare il singolo e generare un senso di solitudine. La comunicazione interna circa le attività in essere nei vari ambiti, può sicuramente essere molto utile per far percepire
ai soci che il proprio apporto contribuisce alla composizione di un disegno
più ampio.
Non è sempre facile rendersi conto che dietro i "numeri" c'è una storia, un
vissuto, che vanno riscoperti continuamente. D'altra parte bisogna riconoscere come non sia sempre così facile per le singole persone o per i diversi
settori trasmettere agli altri ciò che si è fatto o si sta cercando di realizzare.
Questo vale un po' in tutti gli ambiti, ma mentre per alcuni di essi si riesce, almeno in determinati momenti, a dare un'idea di cosa si sta realizzando, come ad esempio nel caso del lavoro con i produttori, anche grazie
a strumenti quali video e report dei viaggi o di loro visite presso la nostra
sede, in altri casi questo risulta molto più difficile, come nel caso dell'aspetto "sociale". Chi per vari motivi vi è direttamente coinvolto riesce a coglierlo, ma non sempre riesce a comunicarlo, oppure non può farlo, per
rispetto alle persone coinvolte. Si ritiene infatti fondamentale preservare il
diritto di ciascuno di vedere tutelata la propria privacy.
Alcuni hanno lamentato una difficoltà nel cogliere l'atteggiamento complessivo della cooperativa in merito agli aspetti "sociali", il bisogno di un
maggiore confronto non solo sugli aspetti generali, ma anche su questioni
più specifiche e "tecniche". La sensazione è che in settori diversi si operi
con modalità diverse. A volte è come se alcune cose rimanessero prerogativa solo di qualcuno.
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Altri, pur condividendo l'importanza di proseguire un confronto sulle premesse della nostra azione in ambito sociale, ritengono si debba fare molta
attenzione a quali dinamiche si vanno a strutturare. Ritengono infatti che
sia fondamentale evitare atteggiamenti che, seppur con le migliori intenzioni, rischiano di innescare relazioni che tendono a creare una distinzione
tra soggetti attivi che svolgono una funzione o un servizio e soggetti esclusivamente passivi che ne beneficiano.
In questo senso si sottolinea l'importanza che ognuno si senta parte integrante del gruppo, seppur con modalità e bisogni diversi, e non oggetto
dell'azione del gruppo. Ciascuno dovrebbe sentire la responsabilità di dare
il proprio contributo, al meglio delle proprie possibilità e della propria situazione del momento. Per contro il gruppo dovrebbe essere in grado di
cercare di accogliere ciascuno dei suoi membri, configurando il proprio intervento in base ai bisogni e alle necessità delle singole persone. Naturalmente si tratta di un processo complesso e che necessita di tempo, ma che
si ritiene possa favorire una reale integrazione.
LiberoMondo: una cooperativa sociale e il suo territorio di riferimento
C o o p e r a t i v a
s o c i a l e
LiberoMondo è una cooperativa sociale di tipo B che da ormai 12 anni
opera e si interfaccia con altre realtà presenti sul territorio. Si è ritenuto
quindi opportuno, prima di entrare nel vivo della discussione, ricordare la
cornice istituzionale in cui si inserisce la nostra organizzazione, dando a
tutti la possibilità di avere un quadro comune e di chiarire eventuali dubbi.
Una cooperativa è un'associazione autonoma di persone che si uniscono
volontariamente per soddisfare i propri bisogni economici, sociali e culturali e le proprie aspirazioni attraverso la creazione di un'impresa a proprietà comune, controllata democraticamente.
In base alla natura dei soci e alle finalità che gli stessi intendono perseguire si possono distinguere diverse tipologie di cooperative: di consumo,
di credito, di produzione e lavoro, edilizie, agricole e della pesca.
La legge 381/91 ha introdotto nell'ordinamento giuridico italiano una
nuova figura di cooperativa, la cui finalità consiste (art.1) nel "perseguire
l'interesse generale della comunità alla promozione umana e all'integrazione sociale dei cittadini attraverso:
a) la gestione di servizi socio-sanitari ed educativi;
b) lo svolgimento di attività diverse - agricole, industriali, commerciali
o di servizi - finalizzate all'inserimento lavorativo di persone svantaggiate".
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Ai tradizionali caratteri di democraticità e mutualità, si é aggiunto il principio di solidarietà come segno distintivo della cooperazione sociale, alla
quale è stato riconosciuto un ruolo attivo nell'attuazione di forme di collaborazione con il sistema pubblico di protezione sociale. Inoltre, pur concorrendo, a fianco di altre organizzazioni pubbliche e private senza fini di
lucro, alla realizzazione di finalità di interesse generale, la cooperativa sociale mantiene la forma giuridica di impresa, con un approccio ai problemi
relativi alla produzione, organizzazione e gestione orientato a criteri di efficienza.
All'interno del quadro normativo vigente sono quindi definite due tipologie di Cooperative Sociali:
° le cooperative sociali di tipo A sono finalizzate alla gestione di servizi-socio sanitari ed educativi. Sono generalmente cooperative che si
occupano di gestire servizi ed attività a favore della persona: assistenza
domiciliare, gestione di case famiglia, di case di riposo, di asili nido, di
centri di aggregazione giovanile,…..;
° le cooperative sociali di tipo B sono invece finalizzate all'inserimento
lavorativo di persone appartenenti a specifiche categorie di persone che
provengono da situazioni di disagio. Tale inserimento può avvenire tramite lo svolgimento di attività lavorative nei settori dell'agricoltura,
dell'industria, dell'artigianato e dei servizi.
LiberoMondo, in quanto cooperativa sociale di tipo B, ha tra gli obiettivi
prioritari l'avvio di percorsi di inserimento nel mondo del lavoro a favore
di persone che provengono da situazioni di disagio sociale. In modo molto
schematico è possibile individuare due tipologie di inserimento:
° di tipo socializzante, che ha come obiettivo prioritario il fornire un
ambiente protetto in cui sviluppare le capacità relazionali;
° di tipo lavorativo, che ha l'obiettivo, dopo un periodo più o meno
lungo di formazione/apprendistato mirato allo sviluppo delle capacità
lavorative e relazionali, di arrivare ad un'assunzione presso la cooperativa stessa o presso altre strutture ritenute adatte alla persona coinvolta
nel progetto.
Gli inserimenti vengono realizzati in collaborazione con strutture pubbliche o private e sono preceduti dalla stesura di un progetto, elaborato sulla
base di incontri con operatori e familiari, che fissa tempi e obiettivi. I risultati raggiunti e le problematiche emerse vengono analizzati nel corso di
periodici incontri di verifica.
Nel corso degli ormai dodici anni di attività, LiberoMondo ha collaborato
con numerosi enti e strutture:
- Consorzio socio-assistenziale INT.ES.A.
- Consorzio socio-assistenziale Alba - Langhe - Roero
- Servizio Tossicodipendenze (Ser.T.)
- Casa Circondariale di Alba
- Dipartimento di Salute Mentale (DSM)
- Servizio Politiche Attive del Lavoro (SPAL) del Comune di Bra
- Consorzio Compagnia di Iniziative Sociali (CIS)
- Cooperativa O.R.SO
- Cooperativa Il Ginepro
- Comunità Terapeutica "La Redancia"
- Comunità Terapeutica "Il Tavoletto"
I progetti di inserimento sono stati 37, di cui 23 di tipo lavorativo, che
hanno portato a 17 assunzioni, e 14 con finalità formative e socializzanti.
LiberoMondo e il suo modo di essere cooperativa sociale
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C o o p e r a t i v a
La legge 381/91 definisce ciò che lo stato italiano riconosce essere una
cooperativa sociale e quali compiti e finalità le attribuisce. Da un punto di
vista formale ciò può essere sufficiente ed esaustivo.
Prendendo in considerazione ciò che accade ci si rende immediatamente
conto che la realtà non è così monolitica, non solo e non tanto a causa delle
diverse attività pratiche/produttive che vedono impegnate le singole organizzazioni, ma per il diverso modo di vivere e intendere la cooperazione
sociale.
Nel momento in cui si afferma che una cooperativa è "un'associazione autonoma di persone che si uniscono volontariamente per soddisfare i propri bisogni economici, sociali e culturali e le proprie aspirazioni attraverso
la creazione di un'impresa a proprietà comune, controllata democraticamente", si pone un chiaro accento su quella che è la componente valoriale,
motivazionale che ispira l'azione dei singoli e del gruppo nel suo complesso.
Diventa quindi indispensabile che tutti i componenti di una cooperativa
condividano motivazioni, aspirazioni in modo da costruire una visione
condivisa, un quadro di riferimento comune.
Per questo motivo si è scelto di non indirizzare la discussione in modo
troppo strutturato o sulla base di linee definite a priori, ma si è preferito
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avviare il percorso nel modo più aperto possibile raccogliendo le idee e
gli stimoli che ciascuno degli intervenuti ha voluto offrire, senza dare nulla
per scontato o sottointeso.
I soci di LiberoMondo hanno condiviso quelli che per loro sono gli elementi che dovrebbero essere alla base di una cooperativa sociale e per contro quali possono essere le maggiori difficoltà ed ostacoli da affrontare,
non limitandosi a considerare la sola esperienza di LiberoMondo, ma cercando di spaziare in orizzonti più ampi.
Cooperativa sociale è:
°struttura orizzontale e non verticistica
C o o p e r a t i v a
s o c i a l e
°ambiente di lavoro armonioso e responsabilizzante
° consapevolezza
° opportunità di ripartire e di essere autonomi
°riscoprire e vedere affermata la propria dignità
° reciproca mutualità
° impegno nelle relazioni
° mettersi in gioco sul piano delle relazioni
° condivisione di una visione
° formazione
° relazione con il territorio
° centralità delle relazioni
° valorizzazione delle persone dando a ciascuno la possibilità di esprimere le proprie
potenzialità
° fiducia reciproca
° importanza e valorizzazione del lavoro
manuale
° saper vedere le potenzialità delle persone
° gratuità
° partecipazione che, se vissuta pienamente, porta alla libertà
° imparare ad ascoltare
° convivialità e socialità
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Difficoltà, ostacoli,
punti deboli
° visione assistenzialistica
° relazioni non paritarie: una parte (soggetto) agisce in modo univoco sull'altra
(oggetto)
° individualismo
° diversi modi di mettere in pratica la visione condivisa
° trovare il modo per mettere in pratica
la visione condivisa
° poca coscienza del significato di essere
socio e socio-lavoratore
° modi diversi di intendere il ruolo del
socio (diritti-doveri)
° difficoltà di trovare il proprio posto
° mancanza di ricette prestabilite e necessità di esplorare nuovi percorsi
° difficoltà di valorizzare il contributo
del singolo
° difficoltà del singolo di sentirsi valorizzato dal gruppo
° possibile esaurimento risorse fisiche e
mentali del singolo
° difficoltà di avere una visione di insieme
° difficoltà di restituire agli altri una visione di insieme
° difficoltà di mantenere una comunicazione efficace
° avere più possibilità di partecipare
° difficoltà di dare un senso al proprio
lavoro, di vedersi inseriti in un progetto
più ampio
° percepire che non tutti contribuiscono
e si impegnano in uguale modo.
1.4 L’organizzazione
L'organizzazione concreta della Cooperativa LiberoMondo rispecchia
da una parte le normative vigenti a livello di cooperative sociali, alle quali
ci dobbiamo attenere (gli organi sociali e le responsabilità relative ad essi);
dall'altra rispecchia anche il nostro stile.
Gli organi sociali
a. Assemblea Soci: nel 2009 si è ritrovata a maggio per analizzare il bilancio
e dare le indicazioni programmatiche al Consiglio di Amministrazione e
a dicembre per trattare il tema "Cooperazione sociale. LiberoMondo e il
contesto locale. Dinamiche e prospettive".
b. Consiglio di Amministrazione: si è ritrovato ogni mese - a volte a sé, a volte
in riunione congiunta con la riunione dei responsabili - per analizzare i
problemi principali, deliberare le assunzioni e prendere le decisioni operative.
Presidente: Emanuele Giordana
Vice Presidente: Luca Gioelli
Consiglieri: Gianfranco Giordana, Giovanna Avalle, Massimo Sottimano,
Daniela Melotti
c. Collegio Sindacale: si è ritrovato trimestralmente per effettuare le verifiche di legge ed ha partecipato ai Consigli di Amministrazione.
Presidente: Silvia Marengo.
Sindaci effettivi: Giuseppe Cagliero, Gianluca Bergia
Sindaci supplenti: Giorgio Giuseppe Boglione, Mario Bonada
Gli organi esecutivi
Responsabili di settore
Sono attualmente 11 e gestiscono l'attività pratica della cooperativa, coordinando il lavoro ed il personale dei rispettivi ambiti di competenza.
I soci lavoratori di ciascun settore si riuniscono, generalmente con cadenza
mensile, per analizzare e discutere tra loro e con il direttore generale l'andamento delle attività e le eventuali problematiche.
I responsabili e il direttore generale di riuniscono mensilmente nelle Riunioni dei Responsabili per pianificare, controllare e verificare le attività
complessive della cooperativa.
I lavoratori
Le cooperative possono avvalersi delle prestazioni sia di personale dipendente che di soci lavoratori, ma LiberoMondo ha scelto di optare per questa seconda soluzione, eccetto nei casi di assunzione di breve durata.
C o o p e r a t i v a
Il direttore generale si occupa dell'operatività complessiva della cooperativa
ed ha il compito di coordinare il lavoro dei responsabili di settore, di favorire il flusso delle informazioni tra i vari ambiti della cooperativa, di gestire
il personale in collaborazione con i responsabili di settore, di proporre al
Consiglio di Amministrazione le nuove assunzioni.
L a
I responsabili della cooperativa sono i seguenti:
° Settore amministrazione: Giovanna Avalle
° Settore segreteria & assistenza clienti: Luciano Mondino
° Settore logistica: Angelo Allocco
° Settore controllo artigianato: Milena Busso
° Settore commerciale: Diego Negro
° Settore comunicazione Luca Gioelli
° Settore prodotti alimentari: Gianfranco Giordana
° Settore laboratorio pasticceria: Romina Rivoira
° Settore laboratorio confezionamento Massimo Sottimano
° Settore importazioni & progetti: Emanuele Giordana
° Bottega di Bra: Stefania Gerbaudo.
15
Dopo un periodo di prova iniziale, si richiede al dipendente di diventare
socio lavoratore, in modo da poter condividere pienamente i diritti e i doveri connaturati al fatto di essere parte di una cooperativa.
a. I soci lavoratori
Tutti i soci lavoratori della cooperativa, a prescindere dalla mansione (direttore, magazziniere, pasticcere…) percepiscono il medesimo stipendio
netto in busta. E' una scelta in cui crediamo fermamente, convinti che non
ci siano lavori di serie A e serie B e che tutti in cooperativa debbano impegnarsi al meglio delle proprie capacità ed esperienza.
Anche la responsabilità dipende dal lavoro che uno è chiamato a svolgere
(e quindi non è univoca, bensì diversificata a seconda dei ruoli), ma non implica, a nostro parere, una diversificazione di stipendio.
Le retribuzioni corrisposte da LiberoMondo sono conformi a quanto previsto dal Regolamento di Gestione del Registro di Agices (art 5.2):
"Il trattamento economico dei lavoratori è rapportato alla quantità e qualità dell'attività lavorativa prestata a favore dell'Organizzazione, secondo quanto concordato per iscritto con ciascun lavoratore, comunque non inferiore a quanto eventualmente è stabilito da disposizioni di legge, da tariffe professionali, da contratti
o da accordi collettivi nazionali e locali, per lo svolgimento di pari o analoghe mansioni e attività. Eventuali divergenze in difetto o in eccesso per funzioni analoghe
dovranno essere evidenziate e motivate.”.
La cooperativa ha sempre applicato a tutti i soci lavoratori il contratto della
categoria consumo-commercio che prevede 14° mensilità.
Attualmente tutti i lavoratori sono assunti al terzo livello, eccetto le persone assunte a tempo determinato, che partendo dal quarto livello passano
la terzo non appena l'assunzione diventa a tempo indeterminato.
Retribuzione lorda
Netto in busta paga
Costo mensile per LiberoMondo
1.510 euro
1.110 euro
2.580 euro
LiberoMondo ha scelto di essere una cooperativa sociale di tipo B e per
questo motivo almeno un terzo del personale assunto deve essere costituito da soci svantaggiati, ossia persone con lievi handicap di natura fisica
o mentale, o provenienti da situazioni di disagio sociale.
Lo stipendio dei soci svantaggiati usufruisce di una fiscalità particolare,
per cui a parità di salario il loro costo lordo è inferiore a quello di un socio
normodotato, dato che i contributi sono a carico dello Stato.
Organigramma
L ’ o r g a n i z z a z i o n e
ASSEMBLEA
16
16
COLLEGIO SINDACALE
Marengo Silvia,, Bergia Gianluca e Cagliero Giuseppe
DIREZIONE
Emanuele
AMMINISTRAZIONE
Giovanna (6 ore)
Paola
budget e controllo gestione
Gianfranco
SEGRETERIA
& ASSISTENZA CLIENTI
Luciano
Sabrina (6 ore)
Valentina
Michela
Graziella (pulizie)
LEGENDA
sv
socio volontario
in
inserimento lavorativo
cl
contratto di collaborazione
1/2
part time
cs
consulenza di altra cooperativa
tf
tirocinio formativo
mt
maternità
LOGISTICA
Angelo
CONTROLLO
ARTIGIANATO
Milena
Paolo T.
Franco
Davide
Luigi (sv)
Gianni (sv)
Roberto
Antonello
Federico (1/2)
Tonino (in)
Gianluca (in)
*aggiornato a settembre 2010
COMMERCIALE
Diego
Marco
promotori
Alessandro
Paolo M.
Fabrizio S.
Walter
Danilo
L'obiettivo che la cooperativa si prefigge è che, dopo un percorso di inserimento, anche i soci svantaggiati arrivino a percepire il medesimo stipendio netto dei soci normodotati.
I parametri di valutazione tengono conto delle potenzialità della persona
e dell'impegno dimostrato.
Attualmente la retribuzione netta in busta paga dei soci svantaggiati varia
da 850 a 1.110 euro al mese.
b. I soci volontari
La nostra cooperativa condivide da tempo il proprio lavoro con numerosi
collaboratori volontari che prestano il loro prezioso servizio gratuitamente
e in tutti i settori.
Anche nel 2009 i soci volontari hanno costituito una delle colonne portanti
della nostra cooperativa:
- nella bottega: 6 volontarie hanno affiancato in modo continuativo la
commessa part time;
- in magazzino: 2 persone, una con cadenza quotidiana, l'altra settimanale, hanno collaborato per la movimentazione delle merci verso fornitori e clienti e nel controllo qualità dei prodotti artigianali;
- nel laboratorio di confezionamento: 1 volontario tutti i giorni;
- nel consiglio di amministrazione: il lavoro di 5 consiglieri su 6 non è
retribuito.
c. Gli inserimenti lavorativi
Uno degli obiettivi prioritari della cooperativa è l'avvio di percorsi di inserimento nel lavoro per persone che vivono situazioni di disagio sociale.
In modo schematico è possibile individuare due tipologie di inserimento:
Tali inserimenti avvengono a due livelli:
- di tipo socializzante, che ha come obiettivo prioritario il fornire un
ambiente protetto in cui sviluppare le capacità relazionali;
- di tipo lavorativo, che ha l'obiettivo, dopo un periodo più o meno
lungo di formazione/apprendistato mirato allo sviluppo delle capacità
lavorative e relazionali, di arrivare ad un'assunzione presso la cooperativa LiberoMondo o presso altre strutture ritenute adatte alla persona
coinvolta nel progetto.
Gli inserimenti avvengono in collaborazione con strutture pubbliche (Asl,
Sert..) o con altre cooperative o comunità (Comunità Terapeutica La Redancia, Consorzio Iniziative Sociali…) e sono preceduti dalla stesura di un
della cooperativa LiberoMondo*
DEI SOCI
Gabriella (sv)
Rosita (sv)
Luigina (sv)
Agnese (sv)
Giovanna (sv)
Silvana (sv)
COMUNICAZIONE
& SITO
Luca
PRODOTTI
ALIMENTARI
Gianfranco (sv)
Daniela M.
Marco
Fabrizio P.
Marco (con grafica)
Samuela (tf)
centro di documentazione
Danilo (sv)
Lorenzo (sv)
Angelo (sv)
IMPORTAZIONI
& PROGETTI
Emanuele
Francesca
Luca
comitato progetti
Luigi E. (cs)
Antonio (cl)
Luca
Emanuele
Diego
Francesca
LABORATORIO
PASTICCERIA
Romina
Franca (mt)
Tiziana (1/2)
Cristina
Ary
LABORATORIO
CONFEZIONAMENTO
Massimo S.
Elisa
Bouchra (7 ore)
Teresa (1/2)
Sabina (1/2)
Barbara (1/2)
Alessio (1/2)
Daniela T.
Carla (1/2)
Claudio (sv)
Federico (in)
Paolo (1/2)
Magazzino laboratorio
Massimo D.
C o o p e r a t i v a
BOTTEGA
BRA
Stefania (1/2)
L a
CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE
Luca, Massimo S., Giovanna, Gianfranco, Emanuele, Daniela M.
17
progetto, elaborato sulla base di incontri con operatori e familiari.
I risultati raggiunti e le problematiche emerse vengono analizzati nel corso
di periodici incontri di verifica.
Nel corso del 2009 sono stati effettuati due inserimenti lavorativi in collaborazione con il Consorzio Socioassistenziale I.N.T.E.S.A. di Bra.
Le persone sono state inserite nel magazzino dei laboratori e nel settore
controllo qualità dell'artigianato, sulla base di una valutazione delle loro
attitudini e capacità lavorative.
LiberoMondo offre il personale e le strutture, mentre i costi assicurativi e
l'eventuale retribuzione di borsa lavoro sono a carico dell'ente proponente
l'inserimento.
Il nostro obiettivo, ove è possibile, è quello di arrivare ad una vera e propria assunzione, inizialmente a part time per poi valutare il passaggio a
tempo pieno, se la persona è in grado di sostenere un orario di 8 ore giornaliere.
d. Il Presidente
Il Presidente, che ha attualmente anche funzioni di amministratore e di direttore generale, percepisce un compenso di 2.580 euro lordo, pari a 1.610
euro netti, in quanto, a differenza degli altri soci lavoratori dipendenti,
una parte dei contributi previdenziali sono a suo carico. Il costo mensile
per LiberoMondo è identico, ma il netto in busta paga è più alto.
e. I collaboratori a progetto
Nel corso del 2009 si è mantenuta la collaborazione a progetto solo per Antonio Carlucci, che ha effettuato alcuni viaggi di verifica ai produttori in
Africa e ha partecipato alle riunioni del Comitato Progetti.
Per quanto riguarda invece Luigi Eusebi (che l'anno scorso aveva avuto
una collaborazione a progetto con noi), quest'anno la collaborazione per i
viaggi di verifica in America Latina e per le riunioni del Comitato Progetti
è continuata, ma è stata fatturata come consulenza dalla cooperativa Cinque Stagioni di Torino, essendo lui stato assunto da tale struttura.
Il costo lordo mensile per LiberoMondo dei collaboratori a progetto è lo
stesso degli altri dipendenti (ossia 15,75 € all'ora). Mentre il netto in busta
paga è più alto, in quanto parte dei contributi sono a carico del collaboratore stesso.
L ’ o r g a n i z z a z i o n e
f. La formazione
18
18
La cooperativa offre ai propri soci momenti di formazione nel corso dell'anno.
In alcuni casi si tratta di momenti aperti a tutti i soci, in altri di percorsi studiati appositamente per le persone impegnate in specifiche mansioni.
Tra i momenti di formazione comuni possiamo citare gli incontri con i produttori, le relazioni sui viaggi missione, gli incontri con rappresentanti di
altre realtà del commercio equo e solidale italiano ed europeo, gli approfondimenti circa l'evoluzione del commercio equo a livello italiano ed
internazionale.
Con riferimento ai percorsi differenziati:
- per i soci dei laboratori di produzione la formazione si articola in due
momenti, comprendenti rispettivamente la parte sociale (corsi di formazione organizzati da cooperative di servizi e finalizzati all'approfondimento di strumenti e modalità di affiancamento ai soci svantaggiati) e
la parte produttiva (incontri di elaborazione dati e di impostazione tecnica);
- per i soci dei settori della logistica, del controllo qualità e degli uffici
sono previsti riunioni logistiche, corsi sulla sicurezza ed il primo soccorso;
- per i soci della nostra bottega e per i promotori sono previsti invece
corsi di formazione di marketing, approfondimenti sui produttori, progetti e linee di prodotti, riunioni di approfondimento sull'attualità del
commercio equo italiano ed internazionale.
1.5 Il fatturato 2009
6.000.000
Fatturato magazzino dal 1998 al 2009
5.000.000
4.000.000
3.000.000
2.000.000
1.000.000
1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009
Il fatturato 2009 del magazzino
Il fatturato globale delle vendite all'ingrosso dei prodotti di LiberoMondo è di 5.228.024 euro esclusi, come al solito, i valori delle merci al
costo e delle materie prime. La ripartizione per categorie di prodotti è la
seguente:
- artigianato:
- alimentari
- detergenza
- cosmesi
- incensi e oli essenziali
- libri e materiale informativo
1.402.607 euro
3.417.661 euro
215.370 euro
139.267 euro
45.877 euro
7.241 euro
L'anno commerciale 2009 registra un incremento del fatturato generale,
rispetto al precedente, dell'1,60%. Il dato si rivela in linea con le previsioni
effettuate a inizio anno, e la prima impressione è quindi positiva, considerando che tale risultato è stato raggiunto in un contesto economico (generale e del commercio equo italiano in particolare) certamente non florido e
tranquillo.
Diamo, come di consueto, una veloce lettura d'insieme, prima di passare ad
alcune considerazioni sui prodotti.
1.200.000
1.046.223
1.000.000
792.190
800.000
584.666
568.638
600.000
280.301 303.371
400.000
315.564 301.347
451.073
231.964
264.124
200.000
139.696
e
e
ce
m
br
br
di
ve
m
no
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ot
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bb
fe
ge
nn
ai
o
io
0
C o o p e r a t i v a
Distribuzione fatturato mensile 2009
L a
La distribuzione del fatturato lungo l'anno conferma quanto rilevato
nei precedenti esercizi, vale a dire la prevalenza delle vendite nell'ultimo
quadrimestre (con un'incidenza sulle vendite totali del 54%); dei restanti
quadrimestri, il primo quadrimestre sale lievemente rispetto al 2008, raggiungendo il 28% del fatturato totale, mentre il secondo scende di circa
mezzo punto (confermando così la tendenza al ribasso dell'ultimo biennio).
19
Ripartizione fatturato
2009 per zone
Le vendite per area geografica ci dicono che le regioni del Nord, pur
confermando il maggiore apporto di fatturato degli anni scorsi, continuano
a diminuire il proprio peso percentuale sul totale delle vendite (accentuando in tal modo la discesa dell'anno scorso, per una complessiva contrazione di sei punti: dal 74% di fine 2007 al 68% attuale), a vantaggio soprattutto del Centro e del Sud e Isole (che salgono rispettivamente al 20%
e al 9%).
Una parola infine sull'estero, dove la situazione continua ad essere in continua evoluzione. Segnaliamo, in particolar modo, i buoni risultati delle
collaborazioni con alcuni gruppi francesi, greci, portoghesi, spagnoli e tedeschi.
Nord
Centro
2.75
5.85
Sud
3.11
Isole
Estero
20.26
Ripartizione percentuale fatturati per zone
68.02
80,00
60,00
2009
2008
40,00
2007
20,00
Nord
detersivi=215.370
cosmesi=130.491
libri=9.865
Ripartizione categorie merceologiche nei mesi (2009)
1.200.000
1.000.000
800.000
det+cosm
600.000
alimentari
400.000
artigianato
e
e
m
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nn
ai
o
200.000
fe
2 0 0 9
artigianato=1.413.051
F a t t u r a t o
Estero
Isole
La tipologia del prodotto conferma la tradizionale prevalenza degli alimentari (che rappresentano il 65% circa dell'intero fatturato), seguiti dai
prodotti dell'artigianato (29% circa del fatturato) e della detergenza e cosmesi (6%). Rispetto all'anno precedente, il 2009 differisce per la sostanziale stabilità nell'andamento complessivo mensile del gruppo degli alimentari e per la notevole irregolarità nelle vendite dell'artigianato (in sensibile calo fino a settembre; in deciso recupero nell'ultimo trimestre). La
categoria degli alimentari, come quasi sempre del resto, si presenta con an-
alimentari=3.428.503
20
20
Sud
Le vendite per cliente confermano la grande maggioranza dell'area
commerciale "equosolidale" (oltre il 93%), mentre il 7% è costituito da negozi specializzati in prodotti biologici e da altri punti vendita della piccola
distribuzione. Il 53% circa del totale dei nostri clienti è costituito da botteghe singole e/o medio piccole, mentre il restante 47% è costituito da organizzazioni di commercio equo che gestiscono più punti di vendita al dettaglio, oppure specializzate nella vendita all'ingrosso (è questo il caso di alcune realtà europee).
Composizione
fatturato 2009
inc+oli ess.= 45.877
Centro
damenti differenti nell'ambito dei gruppi merceologici. Da evidenziare, in
particolar modo, il perdurare delle criticità di alcune referenze tradizionalmente legate alla regalistica (natalizi, torroni e pralineria in generale) e
l'andamento incostante di alcune altre a più lunga commercializzazione
(cereali, confetture, succhi, spezie, confetteria). Le motivazioni sono molteplici: dalla frenata delle aziende nel proporre i classici cesti natalizi, alle
rotture di stock dovute al ritardo nelle forniture dei produttori, senza dimenticare alcuni problemi legati alle forniture di alcuni nostri terzisti. Da
registrare, invece, il buon risultato ottenuto con molte altre linee del nostro
listino alimentari (vini, snack dolci e salati, creme spalmabili, frutta secca,
creme vegetali, caramelle, tè e tisane). Buono l'andamento, in generale, dei
prodotti di altre cooperative sociali (marchi "Madre Terra", "Libera", "L'arcolaio").
Spostando lo sguardo sull'artigianato, la chiusura dell'anno ha confermato
quanto già emerso in molti mesi, vale a dire l'arretramento di alcune categorie importanti (bomboniere e presepi su tutte) e, all'opposto, il consolidamento di altre (bigiotteria, giochi, cesteria, oggettistica in legno e pietra).
Tra i produttori di artigianato, è da evidenziare una significativa inversione di tendenza nella ripartizione delle vendite per continente: è in
netta ripresa, infatti, il peso dei produttori asiatici (che consolidano così il
loro primato), mentre scende l'incidenza dei produttori latinoamericani,
in costante crescita nel triennio precedente; i produttori africani restano, invece, abbastanza stabili. La ripartizione delle vendite per continente, pertanto, è la seguente: Asia 49,5%; America Latina 31%, Africa 19,5%.
Da sottolineare il buon andamento della vendita delle linee di detergenza per la casa e cosmesi, grazie anche al primo anno completo di commercializzazione dei prodotti della linea di cosmetici "Taama" e all'introduzione dei nuovi prodotti per la cura della persona "Lympha Benessere".
Infine, buoni risultati sono stati ottenuti anche sui due versanti delle
collaborazioni con altre realtà dell'economia solidale (commercio equo e
non solo). Di Libera e Madre Terra abbiamo già parlato; riportiamo nella
tabella di fianco l'elenco di tutte le collaborazioni in essere a dicembre 2009.
Nel complesso, è cresciuta parecchio la percentuale di prodotti distribuiti
dalla nostra cooperativa e provenienti dalle ormai tante collaborazioni.
Ecco alcuni numeri al riguardo.
Collaborazioni artigianato:
109.131 euro (+72% rispetto al 2008), per
un totale di 14 realtà.
Collaborazioni alimentari:
514.208 euro (+ 15%), per un totale di 6
realtà.
Collaborazioni detersivi: 215.370 euro, (+ 19%), per un totale di 3 realtà
Collaborazioni cosmesi: 129.328 euro (+ 89%), per un totale di 6 realtà
Il totale delle collaborazioni ammonta a 968.037 euro (+27% rispetto al
2008), pari a un'incidenza sul fatturato finale pari al 18,5% (nel 2008 l'incidenza era pari al 14,7%). Quasi un milione di euro, quindi, sono stati fatturati con prodotti derivati, in un modo o nell'altro, da progetti gestiti insieme ad altre organizzazioni.
Le collaborazioni nel 2008
Artigianato
Ad Gentes - Pavia
Señor de Mayo - Bolivia)
Il Ponte - Giaveno
(Casa de las Artesanias - El Salvador)
Pangea - Roma
(La Ruashi - Congo)
Quetzal - Alba
(APJ - Brasile)
Raggio Verde - Cossato
(Artes Maconde - Mozambico e
Caraiberas - Brasile)
Ravinala - Reggio Emilia
(Progetto Madagascar)
Scambiarti - Verona
(COAD - Perù)
Unicomondo - Vicenza
(Matembwe - Tanzania)
Variomondo - Limbiate
(Caritas Butare - Rwanda)
Vagamondi - Formigine
(Araliya - Sri Lanka)
Tessile e abbigliamento
Fair - Genova
(Rajilakshmi Cotton - India)
Il Piccolo Principe - Casarsa d. Delizia
(Alpaquita - Bolivia)
Pace e Sviluppo - Treviso
(Centro Salinas - Ecuador)
Raggio Verde - Cossato
(linea "BE Cotton" - India e Italia)
Alimentari
Equomercato - Cantù
(marmellate e sughi - Kenya;
caffè - Uganda)
Mondo Solidale - Ancona
(caffè El Bosque - Guatemala)
Tatawelo - Firenze
(caffè Tatawelo - Messico)
L'arcolaio - Siracusa
Libera Terra - varie sedi
Madre Terra - San Clemente
Cosmesi e detergenza
L a
C o o p e r a t i v a
Croce del Sud - Piombino
(Pag la Yiri - Burkina Faso
e linea Taama)
Equoland - Firenze
(Ajanta - India)
Equo Mercato - Cantù
(Agua Escondida - Messico)
Mondo Solidale - Equo Mercato - Fair
(linea cura del corpo
"Lympha Benessere")
Mondo Solidale - Equo Mercato - Fair
(linea detergenti "Lympha")
21
Il fatturato al minuto: la bottega di Bra
Per la bottega di LiberoMondo il 2009 è stato un anno particolarmente positivo, al di là di quelli che erano gli stessi obiettivi che ci si era prefissati ad
inizio anno in fase di revisione e programmazione.
Nel 2009 siamo infatti riusciti ad invertire la tendenza negativa che contraddistingueva da qualche anno il fatturato della bottega, che non solo è cresciuto rispetto all'anno precedente, ma ha addirittura fatto registrare un livello più alto dal 2007 ad oggi. Uno dei principali motivi che hanno contribuito al raggiungimento di questo risultato è stato sicuramente il considerevole aumento della vendita di artigianato, categoria all'interno della quale
hanno spiccato soprattutto le bomboniere, i presepi e l'abbigliamento estivo.
Positivo è stato inoltre l'andamento dei prodotti alimentari, con un particolare apprezzamento per le ultime novità, e dei prodotti di cosmesi e detergenza. Al di là dell'andamento del fatturato e delle statistiche, comunque, il
2009 è stato indubbiamente un anno positivo per quello che questi numeri
rappresentano, e cioè il gradimento e la fiducia che i clienti della bottega ci
hanno accordato, che gratifica non solo, chi si occupa della gestione della
bottega (un particolare e sincero ringraziamento va tributato alle instancabili
volontarie) ma tutti i soci della cooperativa LiberoMondo.
Anche per quanto riguarda l'ambito della sensibilizzazione ed informazione,
l'obiettivo, non meno importante, di incrementare le attività della bottega sul
territorio braidese si è concretizzato grazie all'impegno, a titolo volontario,
del socio Danilo che ha organizzato e condotto degli incontri di formazione
presso alcuni istituti scolastici cittadini.
In conclusione si è trattato quindi di un anno particolarmente positivo sotto
tutti i punti di vista, che speriamo rappresenti un significativo punto di partenza per un 2010 altrettanto positivo.
Fatturato bottega di Bra (1997-2009)
120.000
101.838
100.000
76.090
74.908
euro
80.000
93.709
99.244
99.435 99.117
107.441
95.418 93.372
79.347
62.179
60.000
40.000
20.948
F a t t u r a t o
2 0 0 9
20.000
22
22
0
1997
1998
1999 2000
2001
2002
2003
2004
2005 2006 2007 2008 2009
1.6 La promozione commerciale
La promozione commerciale nell'anno appena concluso ha toccato, analogamente al 2008, la quasi totalità delle botteghe, in tutte le regioni del
territorio nazionale. Come di consueto, l'attività principale è stata quella
della promozione diretta presso il cliente, scandita in tre passaggi standard annuali, seguita da altri eventi specifici: fiere, giornate in magazzino,
momenti informativi in bottega, accoglienza presso lo show-room.
Visite alle botteghe
Sono state contattate quasi tutte le botteghe italiane, com'è emerso dalle
dettagliate e costanti relazioni dei promotori commerciali. In linea generale, vale la pena di evidenziare i seguenti punti qualificanti:
- aumento delle visite totali;
- mantenimento delle zone di promozione su tutto il territorio nazionale;
- intensificazione dei passaggi annuali in alcune botteghe;
- aumento del numero di interventi extra commerciali (serate, incontri
formativi vari);
- attività di "consulenza" per le botteghe (in occasione di manifestazioni,
promozioni in bottega, ecc.).
I promotori commerciali di LiberoMondo hanno svolto in gran parte
attività a tempo pieno (Alessandro Fabrizio, Paolo e Walter); Marco ha limitato l'attività di promozione ad alcuni clienti in Veneto, Trentino e Friuli
(nell'ultima parte dell'anno, infine, ha effettuato con Fabrizio alcune visite
congiunte, sancendo così il "passaggio di consegne" dei propri clienti, previsto da inizio 2010); Diego ha limitato le proprie visite ad alcuni depositi
e alla zona Lazio (fino a giugno): da settembre in avanti c'è stato l'inserimento di Francesca in Lazio e Umbria (temporaneo fino ad agosto 2010).
Si è dato avvio, infine, a un primo tentativo di promozione in Europa
(Diego e Walter), soprattutto nelle zone Francia, Spagna e Grecia.
La ripartizione delle regioni a fine 2009 / inizio 2010 è la seguente:
- Alessandro in Lombardia;
- Walter in Piemonte, Valle d'Aosta, Liguria, Emilia Romagna, Sardegna
e clienti Francia;
- Fabrizio in Veneto, Trentino Alto Adige, Friuli Venezia Giulia e Toscana ;
- Francesca in Lazio e Umbria;
- Diego per alcuni depositi e clienti estero;
- Paolo in Abruzzo, Molise, Puglia, Campania, Basilicata, Calabria e Sicilia.
C o o p e r a t i v a
La promozione resta senza dubbio un elemento insostituibile dell'attività commerciale della nostra cooperativa, e la risposta delle botteghe è
stata, ancora una volta, molto positiva. Va segnalato come la visita in bottega sia diventata, al di là dell'aspetto puramente commerciale, un momento particolare di approfondimento e riflessione in merito a svariate tematiche, e tale constatazione è di grande soddisfazione per noi, perché ci
permette di ampliare il confronto e la conoscenza reciproca, consolidando
il rapporto di fiducia instaurato negli anni precedenti. Vanno sottolineati,
a tale riguardo, tre importanti obiettivi raggiunti nel corso dell'anno:
l'informazione sempre più capillare in merito ai nostri prodotti; l'approfondimento su progetti e produttori; l'aumento degli incontri "extra-commerciali" in bottega (tramite la partecipazione a serate, seminari, conferenze,
L a
Il lavoro dei promotori si è concentrao soprattutto nei periodi compresi
tra fine gennaio-marzo, maggio-luglio e settembre-novembre. Negli altri periodi
l'attività, tuttavia, non si è quasi mai arrestata del tutto, concentrandosi su
botteghe eventualmente sfuggite in precedenza oppure effettuando passaggi supplementari presso clienti già visitati.
23
corsi di formazione, interventi nelle scuole, soprattutto all'interno di percorsi didattici elaborati da parecchie botteghe).
Non sono mancate, ovviamente, anche le difficoltà, dovute soprattutto
all'accavallarsi di iniziative in alcuni momenti dell'anno, con la conseguente difficoltà nel fornire risposte esaustive a tutte le domande; alle aumentate esigenze specifiche delle botteghe, soprattutto in relazione alla
qualità e quantità dell'informazione, commerciale e non; alla non sempre
efficace promozione in certi periodi (a causa, ad esempio, dell'accavallarsi
degli arrivi e/o del concentrarsi di richieste delle botteghe in determinati
mesi).
Fiere
Nel corso dell'anno la cooperativa ha partecipato direttamente alle seguenti manifestazioni:
Tuttaunaltracosa Family - Milano (maggio)
Salon Européen de Commerce Equitable - Lione (ottobre)
Tuttaunaltracosa - Osnago (ottobre)
Altrocioccolato - Gubbio (ottobre)
Inoltre, LiberoMondo è stata rappresentata da altre organizzazioni in quattro appuntamenti:
Fa' la cosa giusta - Milano (marzo)
Equa - Fiera regionale ligure del commercio equo - Genova (maggio)
Terra Futura - Firenze (maggio)
Eco&Equo - Ancona (novembre)
Promozione commerciale
Nel complesso il bilancio è positivo, pur con luci e ombre che riassumiamo brevemente. Sottolineiamo innanzitutto come, mai come quest'anno, gli appuntamenti si siano concentrati in alcuni periodi del calendario, rendendo notevolmente più difficile e faticosa la gestione degli
stessi. Tolto l'appuntamento di "Fa' la cosa giusta" (peraltro gestita dalla
cooperativa Altro Spazio di Lainate), tutti gli altri si sono svolti in maggio
(tre, di cui due addirittura nello stesso fine settimana) e in ottobre (tre
weekend consecutivi). Un sentito ringraziamento a tutta la cooperativa per
la collaborazione e l'impegno (prima, durante e dopo gli eventi).
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24
Tuttaunaltracosa Family (15/17 maggio) ha assunto ormai definitivamente il suo profilo di appuntamento per il pubblico, anche se ancora
molte botteghe, soprattutto lombarde, continuano a partecipare a questo
appuntamento (visto, non a torto, come un riferimento per il commercio
equo regionale). Buona la gestione e l'impatto con il pubblico milanese
(come al solito sempre numeroso, attento e "generoso" negli acquisti). Abbiamo partecipato con uno stand di 48 mq dedicato esclusivamente ad alcune linee di prodotti (alimentare, cosmesi e aromaterapia).
Il Salon Européen (2/4 ottobre), giunto nel 2009 alla seconda edizione,
si è presentato con numerose iniziative, conferenze, e un'area decisamente
fruibile (a parte i parcheggi, gestiti forse più all'italiana che alla francese…).
La partecipazione degli espositori non è stata in linea con le previsioni, e
così il pubblico, soprattutto quello professionale (mentre i privati, tutto
sommato, hanno risposto bene). Le cause sono da individuare in alcune
scelte dell'organizzazione, fra cui: il prezzo elevato d'ingresso per i professionali; le conferenze e i workshop quasi tutti a pagamento; i prezzi abbastanza elevati degli stand. L'organizzazione è stata complessivamente
molto buona (parecchio qualificato e motivato l'apporto di molti giovani
volontari). Abbiamo incontrato meno visitatori rispetto all'edizione 2008,
sebbene i risultati, probabilmente, siano stati più concreti.
Tuttaunaltracosa nazionale (9/11 ottobre), quest'anno giunta alla quindicesima edizione, si è svolta a Osnago. La scelta di ottobre, purtroppo, ha
appesantito ulteriormente un periodo tradizionalmente molto intenso per
la cooperativa. Si è scelto di riconfermare gli spazi dell'edizione precedente, pur con notevoli miglioramenti, soprattutto nell'area promotori e artigianato (molto apprezzato da tutte le botteghe l'allestimento della zona
dedicata a quest’ultimo). Abbiamo ricevuto la visita di 93 botteghe (di cui
53 lombarde), e consegnato 101 borse "assaggio" (cioè con i nuovi prodotti
in uscita, più il bilancio sociale 2008). L'anno precedente, a Parma, le bot-
teghe di passaggio furono 108 e a Milano, nel 2007, 110. Da notare come il
calo sia avvenuto soprattutto a carico dei clienti dell'area Centro-Sud.
Altrocioccolato (16/18 ottobre): partecipazione congiunta LiberoMondo-L'arcobaleno di Gubbio. Qualche problema di logistica di troppo
e un giorno in meno di fiera rispetto al 2008 (venerdì pomeriggio - domenica sera, anziché giovedì pomeriggio - domenica sera). Le vendite (gestite dalla bottega L'arcobaleno) sono state comunque in linea con le aspettative, e la risposta del pubblico è stata, anche quest'anno, decisamente positiva (grazie anche a un weekend soleggiato).
Altre manifestazioni
A "Fa' la cosa giusta" di Milano ci siamo appoggiati alla bottega Altro Spazio di Lainate, mentre ad "Eco&Equo" di Ancona la nostra rappresentanza
è stata curata dalla cooperativa Mondo Solidale. Ad "Equa" di Genova i
nostri prodotti (alimentari) sono stati promossi dal coordinamento botteghe della Liguria, mentre a Firenze ("Terra Futura"), lo stand è stato gestito dall'associazione "Il Granello di Senapa" di Prato. Positive, nel complesso, tutte e quattro le esperienze.
Giornate in magazzino
Una sola giornata di formazione, nel mese di maggio, dedicata alla cosmesi. Al di sotto delle aspettative la partecipazione, anche perché maggio
è già di per sé un mese ricco di appuntamenti (la giornata era stata in
prima battuta prevista in aprile, ma il sovrapporsi con l'assemblea Agices
(analogamente a quanto accaduto nell'ottobre 2008, in concomitanza dell'incontro con i gruppi di Libera Terra), ci ha costretti a posticipare l'incontro. Molto interessanti, comunque, gli argomenti trattati. Impossibile prevedere un secondo incontro in autunno, a causa dell'accavallarsi di iniziative tra metà settembre e inizio novembre.
Serate con le botteghe
Serate ma non solo… Il dato significativo è l'aumento di richieste da
parte delle botteghe, per incontri di diverso tipo: informazione per i soci
della bottega, incontri aperti al pubblico, interventi nelle scuole. Le tematiche sono state le più disparate: l'esperienza di LiberoMondo, approfondimenti sui progetti e prodotti, Agices, commercio equo in generale… Il bilancio è sicuramente positivo, anche se ciò ha comportato, in alcune settimane, un sovraccarico di lavoro notevole per alcuni promotori.
Newsletter
Analogamente agli altri anni, nel 2009 sono stati inviati alle botteghe
numerosi fogli informativi via e-mail (19 in totale). Il foglio informativo,
pur essendo di natura prevalentemente commerciale, è anche un foglio di
collegamento tra LiberoMondo e le botteghe, permettendo un rapido e
completo aggiornamento su prodotti, attività e iniziative.
La Cooperativa
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1.7 Ricerca e sviluppo prodotti
Continua la nostra instancabile ricerca di prodotti nuovi, sollecitati sia
dai clienti (le Botteghe del Mondo e la piccola distribuzione) che per far
fronte alla crisi hanno sempre bisogno di novità, sia in campo alimentare
che soprattutto artigianale e cosmetico; sia dai produttori, in parte quelli
storici e conosciuti che desiderano diversificare le loro produzioni, ampliare il numero di produttori di 1° grado coinvolti, sperimentare nuovi
mercati, in parte quelli nuovi, che chiedono di entrare nel circuito del commercio equo e di non essere scartati a priori perché "arrivati tardi" o perché comunque è più comodo continuare con produttori conosciuti e magari anche più strutturati e organizzati.
Chiaramente per LiberoMondo l'inserimento di prodotti e, soprattutto,
produttori nuovi non deve andare a scapito di quelli conosciuti. L'esperienza di questi anni ci insegna che è proprio dal rinnovamento dei prodotti e dall'inserimento anche di nuovi produttori che possono venire
nuovi stimoli e nuovi suggerimenti per i produttori che rischiano di assestarsi un poco.
Ricerca e sviluppo prodotti
I nuovi prodotti alimentari
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26
La nostra cooperativa è sempre stata molto attiva nell'offrire alle Botteghe del Mondo nuovi prodotti alimentari, anche grazie ai nostri laboratori di confezionamento che ci permettono di effettuare lavorazioni piccole e controllate.
Il nostro primo impegno quando pensiamo a un nuovo prodotto è sempre
stato quello di cercare di garantire la qualità totale: qualità del prodotto e
qualità della trasformazione.
Quest'anno abbiamo lavorato da una parte sull'ampliamento di alcune nostre linee già consolidate (tè, cereali, snack salati, cioccolatini, biscotti,
creme al cacao e cioccolato in tavolette), dall'altra ad un rinnovamento
completo di altre, principalmente le caramelle e la frutta secca.
In questo momento il listino prodotti alimentari di LiberoMondo comprende più di 400 referenze ed è uno dei listini più completi nell’ambito
del commercio equo italiano.
Dall'inizio dell'anno 2009 sono stati inseriti 60 prodotti totalmente nuovi.
Cereali e legumi
Orzo macinato
Riso Basmati
Mais per popcorn
Fagioli all'uccelletto in vetro
Lenticchie Pusha in vetro
Zuppa Primavera in vetro
Crema di olive
Crema di scalogno
Crema di noci/scalogno
Crema di noci
Frutta secca
Mandorle pelate italiane della Coop. Arcolaio
Banana chips
Dolci
Mandorline - biscotti al riso e mais
Paste di mandorla della Coop. Arcolaio
Amaretti siciliani della Coop. Arcolaio
Cioccolato e creme spalmabili
Pepita - cioccolato bianco al mirtillo
Juanita - cioccolato fondente alla menta
EquoBonita Green - crema spalmabile
senza latte e senza oli vegetali aggiunti
Cioccolatini e torrone
Tropic al limone
Torrone al rhum
Caramelle
Propoli - Pasticche propoli e miele
Gallette di mais
Gallette di riso rosa
Spizzichi - Cracker di focaccia al naturale
Spizzichi - Cracker di focaccia alle olive
Spizzichi - Cracker di focaccia al rosmarino
Caserecci- Grissini al naturale
Caserecci- Grissini alle erbe
Liquori
Limoncello di Libera
La Cooperativa
Salati
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Tè e Tisane
Tè English Breakfast in bustine
Tè English Breakfast sfuso
Tisana al tiglio
Tisana alla malva
Tisana camomilla/finocchio
Camomilla sfusa
Tè e tisane in scatola regalo
Snack
Cannoli di riso - con crema di cacao e nocciole
Boom Cake - Tortina al cacao
Boom Cake - Tortina all'arancia
Scacciapensieri - con crema di cacao e nocciole
Mambo - cioccolato al latte e biscotto
Mambo - cioccolato al latte e cinque cereali
Mambo - cioccolato bianco e cereali al cacao
Ricorrenze
Uova di Pasqua al cioccolato al latte 350g
Uova di Pasqua al cioccolato fondente 350g
Uova di Pasqua al cioccolato all'arancia 350g
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Rimedi naturali
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Propoli in soluzione idroalcolica gocce
Propoli in soluzione idroalcolica spray
Propoli in soluzione analcolica spray
Sciroppo balsamico miele/propoli
Bevande
Bebida Fresh Gazzosa 275 ml
Bebida Fresh Gazzosa 1 lt
Bebida Fresh Chinotto 275 ml
Bebida Fresh Chinotto1 lt
Bebida Fresh Ginger 275 ml
Bebida Fresh Ginger 1 lt
Pasta
Tagliatelle fungi in scatola regalo
Riccioli funghi in scatola regalo
I nuovi prodotti artigianali
Nel momento in cui le principali centrali europee diminuiscono i loro
acquisti di artigianato e aumentano quelli di alimentari per la Gdo, pensiamo sia necessario e urgente andare controcorrente ed investire nei prodotti artigianali. Questi ultimi, generalmente, garantiscono ai produttori
un valore aggiunto superiore ai prodotti alimentari (che sono spesso materie prime e non prodotti finiti) e permettono di coinvolgere anche realtà
di base molto piccole.
LiberoMondo punta alla valorizzazione dell'artigianato tradizionale locale,
suggerendo modifiche relative a dimensioni, colori, disegni… che lo possano rendere maggiormente vendibile nelle Botteghe del Mondo.
Da qualche anno, LiberoMondo ha iniziato a proporre alle botteghe alcune
linee di artigianato artistico, tipicamente africano. E’ una scommessa non
semplice, in quanto si tratta di articoli unici e particolari appartenenti a
una tipologia di prodotto ancora poco sperimentata dalle Botteghe del
Mondo, ma che crediamo potrà dare buoni risultati. In particolare ci riferiamo a:
- le statue in pietra di Tengenege, Zimbabwe;
- i batik della Community of Weya, Zimbabwe;
- i quadri Tingatinga dell'omonima cooperative, Tanzania;
- le statue in ebano e i tipici "Ujamaa" del Villaggio di Mwenge, Tanzania;
- le maschere e le statue in legno di Mysha, Ghana.
Dal punto di vista più generale, nel 2009 abbiamo lavorato in quattro direzioni:
- avvio delle relazioni con 12 nuovi produttori, con l’introduzione di un significativo numero di nuovi prodotti;
- sviluppo di nuovi prodotti da abbinare alle referenze alimentari da ricorrenza (Natale e Pasqua);
- design di nuovi design per linee dei giochi (con Selyn- Sri Lanka), delle
ceramiche, dei cesti e delle borse (con Craft Village - Vietnam), degli oggetti in feltro (con Mahaguthi - Nepal), delle bomboniere in pietra saponaria (con Smolart - Kenya);
- ampliamento e rinnovo della collezione Presepi 2009, arrivata a più di
900 referenze disponibili,
- ampliamento collezione Bomboniere 2009, con più di 700 articoli provenienti da 35 produttori;
- ampliamento del lavoro con l'Etiopia: ben 12 produttori sono stati coinvolti in un lavoro di design e sviluppo prodotti grazie alla nostra collaboratrice in loco, Hiruth Wondaferew, che si è anche occupata di organizzare l'esportazione.
Presso la nostra sede sono disponibili circa 10.000 referenze artigianali, provenienti da 95 produttori di Asia, Africa e America Latina.
L a
C o o p e r a t i v a
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I nuovi prodotti cosmetici
I Solari Taama
A ottobre 2008 avevamo lanciato la linea Taama in collaborazione con
L'Associazione Croce del Sud di Piombino (cfr. capitolo delle collaborazioni).
A maggio 2009 abbiamo ampliato la linea con 2 referenze di Solari: la
Crema protettiva e l'Olio abbronzante. Pur essendo prodotti di non semplice formulazione, la Daymons di Torino ha lavorato tenacemente per riuscire a conseguire un buon risultato, anche se non essendoci conservanti e
coloranti, la Crema protettiva risulta un poco spessa sulla pelle, ma il risultato di protezione dal sole e di abbronzatura per entrambi i prodotti è veramente ottimo.
La linea Ikiam
La lavorazione
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La preparazione dei prodotti della linea Ikiam inizia nel cuore della foresta, dove gli Achuar e gli Shuar raccolgono le foglie dell’ishpik, i frutti
dell’ungurahua e i preziosi rizomi dello zenzero. Nelle comunità Achuar
di Juyukamenta, Wichim e Wasakentsa si realizzano anche alcuni processi
di distillazione (per gli oli essenziali di zenzero e ishpik), tramite processi
ecocompatibili, senza alcun uso di alcuni agenti contaminanti e con l’utilizzo razionale e controllato dell’unico combustibile a disposizione, legname.
La restante parte della distillazione e la formulazione/preparazione dei cosmetici avvengono nel laboratorio specializzato che Fundación Chankuap
possiede e gestisce nella propria sede di Macas. Sempre nel magazzino di
Macas avvengono il confezionamento e la spedizione a LiberoMondo.
Si compie quindi interamente in Ecuador tutto il ciclo di lavorazione, dalla
coltivazione delle essenze al prodotto finito, e questo è un aspetto estremamente importante del progetto sostenuto da Chankuap, in quanto la creazione di elevato valore aggiunto ricade totalmente sui lavoratori ecuadoriani impegnati nelle varie filiere coinvolte: coltivazione, distillazione, preparazione dei cosmetici, confezionamento e vendita.
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30
La Fundación Chankuap
La linea Ikiam Alma Amazonica è parte di un progetto più ampio di valorizzazione e tutela delle risorse forestali promosso da Fundación
Chankuap – Recursos para el futuro, un’organizzazione non governativa
ecuadoriana che dal 1996 lavora ccon gli indigeni delle popolazioni
Achuar, Shuar e i coloni meticci che popolano la regione amazzonica vicino
alla frontiera con il Perú (province del sud-est di Morona, Santiago e Pastaza).
L’area interessata, ricoperta per lo più da foresta tropicale caratterizzata
da una ricchissima biodiversità, è una regione povera, contraddistinta da
forti disuguaglianze economiche e sociali e scarsamente collegata con il
resto del paese (le comunità indigene si trovano oltre la Cordillera del Kutukú, accessibile solo via aerea, nel Cantón Taisha e nella zona del Valle
del Upano, collegata attraverso strade che per lunghi tratti versano in condizioni precarie).
La filosofia generale del progetto mira al ristabilimento di una relazione
sana tra uomo e territorio amazzonico, attraverso la protezione del prezioso ambiente circostante e la creazione di risorse economiche per le comunità indigene.
La Fundación Chankuap (il nome è mutuato dall’omonimo fiume che
scende dalla Cordillera del Kutuki) è sorta all’interno del mondo missionario, salesiano nello specifico, con la finalità di principale di operare a favore della popolazione locale sotto il profilo economico e sociale e con l’obiettivo di porre un freno alla forte emigrazione verso Stati Uniti ed Europa
(un problema endemico nel paese e in tutta la zona andina).
Gli interventi si snodano lungo tre direttrici principali: formazione tecnica di alto livello per gli studenti indigeni, soprattutto per quanto concerne le tematiche legate alla valorizzazione delle risorse naturali; ricerca
scientifica sulla biodiversità vegetale; elaborazione di prodotti trasformati
ad alto valore aggiunto.
Durante i primi anni di attività, grazie a finanziamenti provenienti dalla
cooperazione canadese, venne privilegiato soprattutto l’aspetto della produzione (arachidi e cacao), del recupero delle specie vegetali native e della
riforestazione.
Nel 2002 furono avviate le prime sperimentazioni relative alle distillazioni
di piante aromatiche e medicinali locali, all’interno di un piano più ampio
di ricerca finalizzato allo sviluppo di filiere produttive sostenibili di
prodotti naturali (oli essenziali, spezie e infusi) e ad alto valore aggiunto.
I canali commerciali prioritari individuati per sostenere tali attività produttive furono il fair trade, il mercato locale e quello nazionale.
Fundación Chankuap gestisce inoltre tredici empori, denominati “Tiendas comunales - Centros de acopio”, ripartiti fra le diverse comunità
Shuar e Achuar delle province di Morona Santiago e Pastaia. Si è così costituita una piccola rete commerciale, con due obiettivi importanti: garantire la fornitura di prodotti di prima necessità alle comunità e funzionare
da primo centro di raccolta per i prodotti agricoli e forestali. Le “tiendas”
appartengono alle comunità e Chankuap si incarica della formazione del
personale addetto e del monitoraggio della gestione.
La Fundación ha inoltre ottenuto la certificazione organica per alcuni prodotti, lungo tutta la filiera produttiva, logistica e commerciale.
Chankuap è governata da un’Assemblea Generale, che si riunisce una
volta all’anno, e da un Direttivo composto da sei persone.
La gestione tecnica è affidata a sette aree operative (amministrazione, produzione, risorse naturali, trasformazione, commercializzazione, educazione e salute), in costante contatto con le comunità dei produttori, a loro
volta organizzate in “Grupos Solidarios de Trabajo o GST” (formati essenzialmente da gruppi di famiglie). Ogni GST nomina un proprio coordinatore, che li rappresenta nel contatto diretto con la Fundación.
Al fine di seguire in maniera più approfondita ed efficace i progetti nelle
aree abitate dai gruppi indigeni Achuar e Shuar, sono stati firmati accordi
formali di cooperazione con varie organizzazioni, fra cui alcune confederazioni e comunità indigene: “Nacionalidad Achuar del Ecuador-NAE”,
“Federación Interprovincial del Pueblo Shuar del Ecuador-FIPSE”, “Nacionalidad Shiwiar del Ecuador-NASHIE”, “Asociación Shuarde Taish”, “Comunidad Shuar de Pampants”, “Comunidad Shuar de Pitiur”.
I prodotti della linea Ikiam
Oli per massaggi
Olio per massaggi al mandarino è particolarmente ricco di olio essenziale di
mandarino, naturalmente ricco di "note di testa", vale a dire quei profumi
freschi, fruttati, molto volatili, che si avvertono velocemente: particolarmente gioiosi, lasciano una sensazione di leggerezza e felicità e svegliano
il bambino che è in noi.
Olio per massaggi allo zenzero dall'aroma speziato e penetrante, dona una
sensazione rigenerante al corpo, grazie al benefico effetto antiossidante.
Non appena lo applicherete, noterete le inconfondibili "note di base", tipiche dei profumi densi e caldi, che riconducono alla terra, donano stabilità,
forza ed energia e aiutano la concentrazione.
C o o p e r a t i v a
Olio per massaggi all'arancio, ricco in olio essenziale di arancio, dona energia ed equilibrio al corpo. Caratterizzato da "note di testa", fresche, fruttate
e volatili, vi lascerà con una sensazione particolarmente leggera e serena,
dopo una lunga e stressante giornata di lavoro.
L a
Olio per massaggi all'ishpink (base cannella), proviene dai delicati calici fiorali dell'Ocotea quixos, pianta originaria della foresta amazzonica. L'aroma
delicato, dolce e ampio, di media volatilità, è una tipica "nota di cuore" che
vi donerà creatività e ispirazione e darà alla vostra pelle una sensazione
energizzante e stimolante.
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Creme mani e corpo
Crema corpo multivitaminica citronella idratante ed emolliente, presenta spiccate proprietà antiossidanti e rigenerative, grazie alle vitamine del complesso B ed E. La presenza di olio di ungurahua amplifica in modo eccezionale l'azione emolliente e nutritiva, mentre l'olio essenziale di citronella
apporta un benefico effetto rilassante e piacevoli note profumate di
agrumi. La crema mantiene un tocco leggero e garantisce efficacia per
molte ore dopo l'applicazione.
Crema corpo multivitaminica zenzero, idratante ed emolliente, presenta spiccate proprietà antiossidanti e rigenerative, grazie alle vitamine del complesso B ed E. La presenza di olio di ungurahua amplifica in modo eccezionale l'azione emolliente e nutritiva, mentre l'olio essenziale di zenzero
dona una spiccata azione energizzante.
La crema mantiene un tocco leggero e garantisce efficacia per molte ore
dopo l'applicazione.
Crema mani alla citronella, leggera e non grassa, apporta le proprietà dermopurificanti della citronella e lascia un profumo fresco e leggero di limone.
RR ii cc ee rr cc aa ee ss vv ii ll uu pp pp oo p r o d o t t i
Crema mani alla curcuma (ingrediente di protezione e nutriente), possiede
un tocco leggero e non grasso, dalle spiccate proprietà emollienti e dal prolungato effetto durante la giornata.
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1.8 La base finanziaria
Finanza etica: capitale sociale, prestiti sociali e Shared Interest
Prestiti sociali
Anche nel corso del 2009 è proseguito il sostegno da parte della base sociale nei confronti della nostra cooperativa, sostegno preziosissimo che
rende concreta la volontà di tante persone di impiegare in maniera etica e
verificabile i propri risparmi. Diverse persone nuove hanno accolto questa
modalità di impiego dei propri risparmi, decidendo di convogliare all'interno della nostra operatività somme più o meno importanti, ma che nel
complesso costituiscono un "nocciolo duro" di peso sostanziale fra le fonti
di finanziamento della nostra cooperativa.
La legge ci consente infatti di raccogliere denaro (entro i limiti individuali
e collettivi rispettivamente di euro 31.776,00 pro-capite per singolo socio
e tre volte il patrimonio netto come valore complessivo) dalla base sociale
per il conseguimento del nostro scopo. Nel corso del 2009, ben 46 soci
hanno prestato alla cooperativa Liberomondo 861.917 euro ad un costo
medio del 3% circa.
Per effettuare prestiti è necessario essere soci, presentare la richiesta al consiglio di amministrazione; normalmente la durata del prestito è di 12 mesi,
con rinnovo annuale espresso, ma se il socio lo desidera può effettuare
prestiti anche per periodi più brevi. In caso di necessità il socio può chiedere il rimborso senza difficoltà; gli interessi vengono corrisposti per tutta
la durata del prestito, ed in ogni caso, per praticità, o liquidati o capitalizzati al 31/12 di ogni anno. La tassazione sugli interessi maturati è ad oggi
del 12.5%, viene operata dalla cooperativa alla fonte e versata all'Erario
nei termini previsti dalle normative vigenti. Gli interessi netti così liquidati
non devono più essere inseriti nella dichiarazione dei redditi del socio persona fisica. Viene costituito un libretto di prestito sociale nominativo, senza
nessun tipo di spesa.
Capitale sociale
Un altro importantissimo supporto di natura finanziaria che alcuni soci
hanno scelto di dare alla nostra cooperativa è stata la sottoscrizione di capitale sociale. Il nostro capitale sociale è composto da due tipi di azioni :
le azioni "socio cooperatore" dal valore di 50,00 euro caduna e le azioni
"strumento finanziario" dal valore di 100,00 euro caduna. Per essere soci è
necessario possedere almeno 1 azione socio cooperatore, questa viene rimborsata nel caso in cui si desideri recedere da socio. Se poi il socio lo desidera può sottoscrivere le azioni strumento finanziario che possono essere
rimborsate, senza che ciò comporti il recesso da socio. Al 31/12/2009 il capitale sociale ammonta a 234.700 (nr 200 azioni socio cooperatore e 2247
azioni strumento finanziario).
Shared Interest
1997
1998
1999
2000
2001
2002
2003
2004
2005
2006
2007
2008
2009
n. soci
62
67
67
86
95
108
122
132
140
142
147
156
156
entità
27.837
28.095
28.095
n. soci
-
12
14
entità
-
73.853
capitale sociale
111.864 138.307 155.507 155.507 201.950 202.850 209.800 225.350 211.050 234.700
prestito sociale
13
20
23
23
26
32
38
40
40
46
La Cooperativa
Un'altra importante fonte di finanziamento attivata dalla nostra cooperativa proviene da Shared Interest, una sorta di banca etica del Regno
Unito che, oltre ad effettuare operazioni di micro-credito con i produttori
del Sud, ha attivato strumenti di finanziamento rivolti agli importatori. I
capitali di cui dispone questa organizzazione sono raccolti a tasso zero sul
mercato britannico, con l'unico obbligo di rendicontare sull'impiego dei
126.237 138.380 317.280 407.752 476.029 514.029 603.255 683.715 738.327 784.856 816.917
33
medesimi in merito alle attività di supporto dei produttori del Sud del
Mondo.
Per questo Shared Interest si è rivolta agli importatori di commercio equo
membri di WFTO (il nuovo nome di IFAT); la linea che attualmente è a disposizione della nostra cooperativa è di 150.000 euro ed il meccanismo di
funzionamento è semplice: quando un importatore deve effettuare il prefinanziamento al produttore può chiedere a Shared Interest di effettuarlo
in vece sua; al ricevimento della merce la stessa Shared Interest effettua il
saldo e solo allora si apre il periodo di credito nei confronti dell'importatore di cinque mesi, trascorsi i quali lo stesso deve saldare Shared Interest.
Si tratta di uno strumento importante perché aiuta l'importatore proprio
in un punto nevralgico: egli può pagare Shared Interest, nel momento in
cui ha già iniziato a vendere e magari anche ad incassare la merce ordinata
e ricevuta dal produttore, anche se questi, proprio con l'intervento di Shared Interest ha ugualmente ricevuto, in linea con i principi del commercio
equo, prefinanziamento ll’ordine e saldo alla consegna.
Con questo supporto si attenua la forte tensione finanziaria cui sono soggetti gli importatori di commercio equo, derivante dal pagare la merce diversi mesi prima di poterla vendere. A causa dei costi purtroppo piuttosto
elevati la linea estera con la SI nel corso del 2009 è stata utilizzata in maniera significativa solo per "traghettare" il periodo estivo, come sempre un
po' più difficile sul fronte della liquidità.
Finanza convenzionale: Gli affidamenti bancari
La base finanziaria
Il 2009 sul fronte bancario è stato un anno che ha visto alcuni cambiamenti, dopo diversi anni scarsi di novità sostanziali. E' risultato determinante ricercare il contenimento dei costi ed affrancarsi da una sorta di
blanda "posizione dominante" dei due istituti principali. Con detti istituti
la relazione e l'operatività erano e permangono ottime ma non si è riusciti
ad ottenere condizioni significativamente migliorative anche quando la situazione generale di calo dei tassi lo avrebbe consentito.
Diverse banche si sono proposte con condizioni valide e concorrenziali;
sono dunque iniziati i rapporti con tre nuovi istituti. Degno di nota è che
questi nuovi rapporti sono partiti senza garanzia fidejussoria del CdiA, finalmente il lavoro (leggi il fatturato) stesso della Liberomondo tende a garantirne (anche se per ora solo parzialmente) le linee di operatività bancaria.
Grazie alla flessibilità ed adeguatezza del programma di contabilità non
si verifica un aggravio di lavoro amministrativo proporzionale; così come
l'esenzione dall'imposta di bollo cui come Onlus abbiamo diritto non comporta una proliferazione di costi legata al maggior numero di linee bancarie.
Ecco il dettaglio degli affidi al 31/12/2009.
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Banca Regionale Europea
° 113.000,00 euro di fido cassa,
° 430.000,00 euro di fido utilizzabili per gli anticipi all'importazione,
per la presentazione di ricevute bancarie e anticipo fatture
° 125.000,00 quale linea aggiuntiva temporanea di smobilizzo del credito sbf (novembre 2009/marzo 2010)
Banca di Credito Cooperativo di Cherasco
° 10.000,00 euro di fido cassa,
° 450.000,00 euro di salvo buon fine
° 300.000,00 euro di finanziamento all'importazione
Banca Credito Cooperativo di Casalgrasso
° 100.000,00 euro promiscuo
° 10.000,00 euro di fido cassa
Banca di Credito Cooperativo di Alba Langhe e Roero
° 10.000,00 euro di fido cassa
° 115.000,00 euro di fido utilizzabili per la presentazione di ricevute
bancarie e anticipo fatture
° 190.000,00 euro per gli anticipi all'importazione
Cassa di Risparmio di Alessandria
° 10.000 di fido cassa
° 250.000 euro di salvo buon fine
° 60.000 euro di finanziamento all'importazione
Cassa di Risparmio di Savona
° 10.000 di fido cassa
° 100.000 di anticipo fatture Italia
° 50.000 di finanziamento all'importazione
Banca del Piemonte
° 10.000 di fido cassa
° 100.000 di salvo buon fine
° 100.000 di anticipo fatture Italia ed estero
Dall'ottobre 2007 abbiamo inoltre acceso una linea di credito presso la dogana di Genova di 100.000 euro per il differimento di 90 giorni dell' iva e
di 30 giorni del dazio. Tale linea è gestita con la collaborazione dello spedizioniere Unione del Porto che ci supporta nelle pratiche di sdoganamento dei container ed assistita da una garanzia fideiussoria assicurativa.
L'importanza della gestione degli incassi
La Cooperativa
La nostra struttura si relaziona con un numero molto elevato di clienti,
e tenere sotto controllo le scadenze ed i relativi incassi costituisce ormai
una funzione fondamentale della segreteria. Questo si traduce in una persona dedicata quasi totalmente … Ci permettiamo di spiegare ai nostri
clienti perché a volte siamo così martellanti ed insistenti…
Si potrebbe pensare che la centrale di importazione abbia "le spalle grosse"
visto le maggiori dimensioni rispetto ad una bottega, ma è esattamente il
contrario… Importare direttamente (ed alcune botteghe che seguono un
progetto proprio ne sono più che consapevoli) comporta una forte esposizione finanziaria, dovuta alla necessità di pagare il prefinanziamento al
produttore parecchi mesi prima di ricevere la merce dal 50% al 100% del
valore dell'ordine.
Quando arriva un container di artigianato, la merce passa dapprima attraverso il controllo qualità che ne accerta l'integrità e procede alla codifica
dei singoli pezzi. Successivamente, i prodotti vengono messi a scaffale e
possono essere venduti. Una volta emessa la fattura, l'incasso dovrebbe
avvenire dopo sessanta giorni e solo a questo punto LiberoMondo inizia
a "rientrare" finanziariamente relativamente all'importazione in questione.
Se si tratta invece di un'importazione di materie prime, i tempi si allungano ulteriormente e di conseguenza aumenta lo sforzo finanziario che la
nostra cooperativa sostiene. Infatti, le materie prime (zucchero, miele, fave
di cacao, ecc.) prima di arrivare in bottega compiono un percorso decisamente più lungo: devono essere trasformate da fornitori esterni alla cooperativa o nel laboratorio di biscotti/pasta interno alla LiberoMondo. Tale
passaggio può essere a volte anche piuttosto complesso: si pensi alle fave
di cacao che devono essere prima trasformate in pasta, burro e polvere e
solo successivamente si potranno utilizzare per la produzione dei vari prodotti (Equo Bonita, Baci di Dama, Gocce di Cacao, Doble, tavolette Morena e Pepita, ecc.); tutto ciò comporta un nuovo impegno finanziario dovuto al saldo delle fatture dei fornitori esterni che producono per la nostra
cooperativa o al pagamento degli stipendi dei soci lavoratori che sfornano
gli squisiti biscotti e confezionano quasi tutti i prodotti alimentari a marchio LiberoMondo.
Va infine considerato il fatto che si parla sempre di grandi quantità di prodotti e, di conseguenza, di pesanti impegni finanziari, in quanto si cerca
sempre di importare container pieni al fine di abbattere i costi totali e ottimizzare il lavoro con il produttore.
Un altro elemento critico che caratterizza le vendite nel circuito del commercio equo e solidale è la forte stagionalità: la buona parte del fatturato
si realizza nell'ultimo quadrimestre dell'anno. Per far sì che i prodotti siano
tutti pronti e disponibili in tale periodo, la cooperativa deve organizzare
le varie produzioni nella prima parte dell'anno e ciò implica l'assunzione
di notevoli impegni finanziari in un periodo molto difficile quale è l'estate.
Spesso ci siamo trovati ad avere crediti scaduti da incassare (anche per le
botteghe l'estate è tempo di "vacche magre") e dunque a non avere liquidità sufficiente per fare fronte agli impegni con i fornitori o, peggio ancora, per anticipare l'IVA allo Stato, operazione indispensabile per lo sdoganamento dei container in arrivo.
Speriamo che una sempre maggiore comunicazione e consapevolezza
diffusa della ricaduta di un ritardo nei pagamenti possa spingere le botteghe che (comprendiamo bene) attraversano un momento di difficoltà
a non chiedere a noi di "finanziarle", ma ad assumersi in prima persona
l'impegno e la responsabilità di un'esposizione in proprio. Può sembrare
una richiesta forte, ma crediamo che sia fondamentale per chi si impegna nel commercio equo essere consapevole delle proprie responsabilità
anche nei confronti della nostra cooperativa che importa.
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Informazione e Comunicazione
1.9 Informazione e Comunicazione
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LiberoMondo ha cercato nell’arco degli anni di investire sempre maggiori risorse umane ed economiche nel tentativo di creare strumenti e occasioni di approfondimento all’interno del movimento italiano del commercio equo.
La Carta Italiana dei Criteri, di cui AGICES è depositaria, definisce il Commercio Equo e Solidale come “un approccio alternativo al commercio convenzionale; esso promuove giustizia sociale ed economica, sviluppo sostenibile, rispetto per le persone e per l’ambiente, attraverso il commercio,
la crescita della consapevolezza dei consumatori, l’educazione, l’informazione e l’azione politica”.
Tale definizione pone giustamente in risalto i diversi elementi fondanti
che devono caratterizzare il modo di essere e di operare delle organizzazioni che si riconoscono in questo movimento, ivi compreso l’aspetto informativo ed educativo.
LiberoMondo, partecipe fin dall’inizio delle attività dell’Assemblea Generale Italiana del Commercio Equo e Solidale, ha partecipato alla stesura
della Carta dei Criteri e non può che riconoscersi in tale definizione.
Per questo motivo è stato profuso il massimo impegno per fornire
un’informazione il più possibile completa e trasparente circa le scelte e le
attività della nostra cooperativa.
Naturalmente questo non significa che non c’è nulla da migliorare, anzi,
questo tipo di atteggiamento ha contribuito a stimolare la richiesta di sempre nuove e più dettagliate informazioni da parte dei nostri partner, “costringendoci” a continuare sulla strada intrapresa e contribuendo ad approfondire il livello del confronto e dello scambio con le organizzazioni
con le quali LiberoMondo collabora, siano esse produttori, Botteghe del
Mondo, ONG.
LiberoMondo Informa Soci
La comunicazione interna è un elemento importante per favorire la partecipazione informata dei soci che, secondo le proprie disponibilità, possono e devono essere coinvolti nella gestione della stessa.
Per esercitare questo fondamentale diritto di partecipazione e di democrazia è necessario consentire a tutti di avere accesso alle informazioni in
modo puntuale e trasparente. Il bollettino informativo LiberoMondo
Informa Soci, inviato con cadenza mensile ai membri della cooperativa, è
stato pensato proprio come agile strumento di comunicazione interna.
Oltre a essere aggiornati sull’andamento delle varie attività, i soci ricevono
anche materiali di approfondimento sui temi del commercio equo e solidale, su iniziative a livello locale.
LiberoMondo Informa
LiberoMondo Informa è uno strumento di comunicazione indirizzato
agli operatori del commercio equo, in particolare le Botteghe del Mondo,
e ai nostri soci e volontari.
Vuole essere uno strumento agile, ma al contempo utile ad informare sui
meccanismi del commercio equo, la relazione con i produttori, le iniziative
della nostra cooperativa, le filiere dei nuovi prodotti e le loro caratteristiche, le valutazioni del Comitato Progetti. Nel corso del 2009 sono stati pubblicati 3 numeri che sono stati distribuiti gratuitamente alle Botteghe del
Mondo, a soci e volontari. Per facilitarne la consultazione, LiberoMondo
Informa è inoltre disponibile nella sezione “Documenti” del sito internet
della cooperativa in formato pdf. I dati rispettivi al download indicano
che si tratta di uno strumento apprezzato ancorché semplice e ancora da
migliorare.
Bilancio sociale
La realtà di una organizzazione di commercio equo e solidale è variegata e complessa e spesso è difficile comunicarla in modo da darne un
quadro che sia sufficientemente chiaro e completo.
Il Bilancio Sociale, che LiberoMondo redige e pubblica fin dal 2001, vuole
essere uno strumento utile non solo a presentare le attività e i risultati “economico-quantitativi” dell’anno precedente, ma soprattutto le motivazioni
e lo spirito che animano il nostro operare insieme, come soci di una cooperativa, per il commercio equo e la cooperazione sociale. Per questo motivo pubblichiamo anche i dubbi e le domande che ci hanno accompagnato
nell’arco dell’anno, segnalando le difficoltà che abbiamo incontrato e non
solo gli obiettivi raggiunti, allo scopo di aprire un confronto schietto con
tutti coloro con cui collaboriamo. Il Bilancio sociale è inoltre uno strumento
importante per rendere efficaci ed effettivi gli obblighi di trasparenza che
una organizzazione di commercio equo ha nei confronti delle botteghe,
dei consumatori e dell’opinione pubblica in generale.
I dati sulla continuità degli acquisti, i prefinanziamenti e i saldi ai produttori, le attività di formazione e sensibilizzazione, le scelte strategiche devono essere resi pubblici allo scopo di fornire tutti gli elementi utili a valutare l’operato delle nostre organizzazioni e il rispetto dei criteri del Commercio Equo e Solidale.
Il Bilancio Sociale di LiberoMondo viene inviato gratuitamente ai soci, a
tutte le Botteghe del Mondo ed è inoltre possibile scaricarlo in formato
stampabile visitando la sezione “Documenti” del sito internet della cooperativa.
Mostre e dossier informativi
L’attività di sensibilizzazione, informazione ed educazione svolta dalle
Botteghe del Mondo, attraverso iniziative pubbliche, incontri nelle scuole,
corsi di formazione per soci e volontari, è molto importante. L’apporto di
operatori preparati è fondamentale e deve essere supportato da materiali
adeguati ed aggiornati. Convinta dell’importanza di questo lavoro, LiberoMondo ha cercato di dare il proprio contributo realizzando alcuni strumenti che si ritiene possano essere utili a tale scopo come ad esempio dossier informativi e mostre. Attualmente LiberoMondo dispone di tre mostre, i cui allestimenti da parte delle Botteghe del Mondo e i vari eventi
collegati sono stati segnalati sul nostro sito internet.
“Ssit Lequil Lum (I frutti della Madre Terra). La raccolta del caffè nel
Chiapas zapatista”
Mostra fotografica, formata da 15 pannelli e disponibile in due copie, che
attraverso una galleria di immagini illustra il percorso del caffè e il lavoro
di donne e uomini che quotidianamente, tra tante difficoltà e grandi soddisfazioni, costruiscono l’autonomia.È stato inoltre pubblicato un breve
documento dal titolo “Camminare domandando. Il movimento zapatista
e il progetto Tatawelo” che presenta in modo più approfondito il tema.
Questi due materiali sono stati pubblicati in collaborazione con l’Associazione Tatawelo. Nel 2009 è stata richiesta in 12 occasioni.
La “Mostra dei dipinti delle donne di Weya” è stata realizzata per far conoscere e valorizzare le capacità artistiche ed espressive di un gruppo femminile di un villaggio dello Zimbabwe. La mostra dei dipinti è composta
da 23 tele, ognuna accompagnata da una targhetta esplicativa in plexiglas
contenente il testo inglese originale e la traduzione in italiano, eseguita
cercando di conservare il più possibile i tempi del racconto e la forma del
racconto delle artiste. Il catalogo della mostra, “Comunità artistiche. L’esperienza di Weya e Tengenenge in Zimbabwe”, lungi dal pretendere di
fornire un quadro complessivo ed esaustivo su persone, ricerche e movimenti, intende porre l’attenzione su alcuni esempi che possono costituire
un’interessante e originale interrelazione fra esperienza artistica e commercio equo e solidale. Nel 2009 è stata richiesta 5 volte.
La Cooperativa
“Le mani sul cacao”, è un breve percorso di riflessione sulle magie del
cioccolato, sul ruolo delle multinazionali e sulle proposte del Commercio
Equo e Solidale; insomma, una breve storia dedicata ad una risorsa dolce
per pochi e amara per molti. La mostra, disponibile in due copie, si compone di 18 panelli ed è accompagnata da campioni di diverse fasi della lavorazione del cacao (fave, pasta e burro di cacao) in modo da fornire al visitatore un’esperienza non solo visiva. È inoltre disponibile una piccola
guida, dal titolo “Le mani sul cacao”, che si propone di condurre il lettore
nel mondo dolce e amaro del “Cibo degli Dei” e nella filiera equosolidale
del cioccolato di LiberoMondo. Nel 2009 gli allestimenti sono stati 19.
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Video
LiberoMondo è spesso chiamata a presentare le proprie attività, il proprio modo di fare commercio equo, i produttori con i quali si relaziona, le
filiere dei propri prodotti, i trasformatori con i quali collabora.
Per meglio rispondere a queste richieste sono stati realizzati ed autoprodotti due video, che crediamo, pur nella loro semplicità, possano essere
utili in occasioni di incontri, serate, momenti di formazione per i volontari e gli operatori delle botteghe.
Nel 2008 erano stati realizzati e distribuiti alle botteghe due video, uno sui
laboratori di produzione della cooperativa e l’altro sulla filiera di produzione della linea cosmetica Taama.
Nel 2009 sono stati realizzati una serie di filmati che hanno come protagoniste le organizzazioni di produttori con le quali LiberoMondo collabora.
Al momento sono stati pubblicati due video: “Smolart, un gruppo di
mutuo aiuto per la lavorazione artistica della pietra saponaria”, “Tree Savers, tutela dell’ambiente e lavoro per le fasce povere della comunità”
I due filmati sono stati presentati e distribuiti gratuitamente alle botteghe
in occasione della fiera Tuttaunaltracosa che si è tenuta a Osnago nel mese
di ottobre ed è tuttora possibile richiederne una copia.
LiberoMondo ha inaugurato, a marzo 2009, la propria pagina sul popolare sito internet YouTube dando la possibilità agli utenti che vi si collegano di visualizzare una serie di video, otto per il momento, che presentano le attività della cooperativa stessa e di alcuni produttori di commercio equo.
Informazione e Comunicazione
Sito Internet
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Il sito internet è uno strumento importante per la comunicazione tra
LiberoMondo e le Botteghe che in esso possono trovare tutti gli aggiornamenti circa le attività della nostra cooperativa. Particolare attenzione è dedicata alla presentazione dei produttori e delle filiere dei prodotti, attraverso schede e approfondimenti.Molto apprezzata è la possibilità di scaricare materiale informativo come il Bilancio Sociale, il LiberoMondo
Informa e le relazioni dei viaggi di verifica presso i produttori.Le schede
dei prezzi trasparenti dei prodotti alimentari, già presenti e scaricabili,
sono state riviste, arricchite con nuove informazioni e vengono costantemente aggiornate.
L’impegno profuso è stato ripagato dal numero considerevole di utenti
che hanno visitato il sito e ciò ci incoraggia a proseguire sulla strada intrapresa. Il sito vuole infatti essere non uno spazio chiuso, ma un luogo
aperto in cui dare visibilità alle iniziative e alle riflessioni delle Botteghe del
Mondo e di quanti si occupano di economia solidale.
Campagne e iniziative di sensibilizzazione
LiberoMondo è conscio che il commercio equo e solidale è una tessera
di un mosaico più complesso, di cui fanno parte iniziative e movimenti
dell’economia sociale, ONG, organizzazioni nazionali e internazionali che
si occupano di diritti e di ambiente.
La scelta di creare sinergie e azioni comuni, oltre ad essere una metodologia di lavoro auspicabile, è ormai sempre più una necessità per affrontare
le sfide del nostro tempo. Il lavoro in rete permette di condividere punti
di vista e risorse, di valorizzare le singole esperienze e di porle a servizio
di progettualità condivise.Per questo motivo LiberoMondo ha scelto di
collaborare con altre organizzazioni, di partecipare a momenti di confronto
e di aderire a campagne di sensibilizzazione dell’opinione pubblica.
Campagna Abiti Puliti
La Campagna Abiti Puliti è la coalizione che rappresenta in Italia la
Clean Clothes Campaign, campagna internazionale nata per rafforzare i lavoratori e migliorare le loro condizioni di lavoro nel settore dell’industria
tessile mondiale.
Essa ha l’obiettivo di porre fine all’oppressione, allo sfruttamento e agli
abusi che subiscono milioni di lavoratori, per la maggioranza donne e
spesso bambini, impiegati in questo settore.
LiberoMondo aderisce alla Campagna Abiti Puliti (Clean Clothes Campaign) e ne sostiene le attività anche attraverso una percentuale sul ricavato delle lenzuola e degli asciugamani importati congiuntamente con Fair
da Rajlakshmi Cotton.
Niente regali alle mafie, i beni confiscati sono cosa nostra
Promozione della campagna dell’associazione Libera contro un emendamento introdotto in Senato alla legge finanziaria che, infatti, prevede la
vendita dei beni confiscati che non si riescono a destinare entro tre o sei
mesi. E' facile immaginare, grazie alle note capacità delle organizzazioni
mafiose di mascherare la loro presenza, chi si farà avanti per comprare
ville, case e terreni appartenuti ai boss e che rappresentavano altrettanti
simboli del loro potere, costruito con la violenza, il sangue, i soprusi, fino
all'intervento dello Stato.
“T.V.B. – Ti Voglio Bere”, campagna nazionale per il risparmio idrico e la
valorizzazione dell’acqua della rete promossa dal Centro Studi Ambientali
di Torino
Il progetto T.V.B. Ti voglio bere mira proprio a educare a un consumo responsabile dell'acqua, stimolando la presa di coscienza individuale e collettiva sulla necessità di modificare i comportamenti quotidiani attraverso
l'acquisizione del concetto di risorsa limitata, e attraverso la consapevolezza che una scelta apparentemente semplice come il bere l'acqua di rubinetto può avere grandi ripercussioni, soprattutto da un punto di vista
ambientale.
Incontri, seminari e convegni
LiberoMondo ha organizzato o partecipato a numerosi incontri, seminari, convegni che hanno visto coinvolti diversi soci della cooperativa e
rappresentanti dei produttori.
Questi momenti di scambio e di confronto hanno permesso non solo di
presentare le attività e le scelte di LiberoMondo, ma ancor più di ricevere
interessanti stimoli e di costruire una fitta rete di relazioni e di scambi. Ci
limitiamo a segnalare alcune iniziative:
° “Incontro con Mahaguthi”, presentazione delle attività di un’organizzazione nepalese di commercio equo a cura di Sunil Chittrakar (diretore
di Mahaguthi) in occasione della fiera Tuttaunaltracosa tenutasi a
Osnago.
°“Tingatinga Painters, pittura popolare della Tanzania”, mostra di presentazione della attività e delle opere pittoriche di un gruppo di artisti tanzaniani organizzata in occasione della fiera Tuttaunaltracosa tenutasi a Osnago.
° nel mese di maggio si è tenuto, presso la sede della cooperativa, il consueto appuntamento di formazione per le botteghe e i soci che è stato
dedicato ad approfondire le filiere di produzione delle linee di cosmesi
di LiberoMondo.
LiberoMondo e il territorio locale
Formazione interna
Sono stati organizzati degli incontri destinati in particolare ai soci lavoratori in occasione delle visite di rappresentanti delle organizzazioni di
produttori, proiezioni di video sui progetti e di condivisione delle informazioni raccolte nel corso delle visite di monitoraggio realizzate dal Comitato
Progetti di LiberoMondo.
La Cooperativa
LiberoMondo è una realtà che ha instaurato una fitta rette di relazioni
a livello nazionale e internazionale, ma al contempo ha anche una sua dimensione locale che si esplicita nelle attività della propria Bottega del
Mondo di Bra e nelle collaborazioni con le altre organizzazioni del territorio. La cooperativa partecipa al coordinamento della Scuola di Pace di Bra
che si occupa di attività di formazione e sensibilizzazione, organizza serate, convegni e iniziative nelle scuole cittadine.
Il 23 maggio 2009 è stata inaugurata la Bibliotequa di LiberoMondo. Presso
la sede della cooperativa è ora disponibile uno spazio dove è possibile consultare e prendere in prestito libri, riviste documenti inerenti il commercio equo e solidale, l’economia sociale, il consumo critico, la nonviolenza
e molti altri temi di carattere sociale, politico e culturale.
Sono state riprese in modo più sistematico e strutturato le relazioni con
alcuni istituti scolastici del territorio per l’organizzazione di momenti di
formazione ed è continuata la collaborazione con studenti universitari per
la realizzazioni di ricerche e tesi di laurea.
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1.10 Agices
Assemblea Generale Italiana del Commercio Equo
Agices
LiberoMondo è
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LiberoMondo ha preso parte ai lavori di AGICES fin dalle prime riunioni che, nel 1998-1999, portarono alla stesura della Carta Italiana dei Criteri del Commercio Equo e Solidale.
Nel corso del 2009 ha partecipato alle riunioni del direttivo, alle due assemblee nazionali, tenutesi nei mesi di aprile e ottobre.
È importante per il movimento italiano avere un luogo di confronto e di
scambio che consenta, a tutte le organizzazioni che lo desiderano, di condividere un percorso volto alla promozione e alla tutela del Commercio
Equo e Solidale nel suo complesso, al di là dei campanilismi e degli interessi delle singole realtà, siano esse importatori o botteghe.
AGICES nasce proprio dalla volontà di cooperazione delle organizzazioni
italiane no-profit che da anni promuovono i prodotti e la cultura del commercio equo e solidale in Italia e dall'esigenza di dar loro una rappresentanza nei confronti della società civile e delle istituzioni.
Chiaramente non si tratta di rinunciare alle proprie convinzioni e scelte o
aderire a un pensiero unico che abolisce un sano confronto e una dialettica
anche accesa, purché corretta , ma di accettare che alcuni risultati sono
possibili solo se si è capaci di collaborare con gli altri, sulla base di criteri
minimi condivisi, in un quadro di regole chiare e nel rispetto delle reciproche differenze e peculiarità.
Il commercio equo e solidale, da idea sconosciuta ai più, è ora una realtà
sempre maggiormente presente e radicata anche nel contesto sociale italiano. Parecchi soggetti dell'economia tradizionale hanno cominciato ad
affacciarsi su questo mondo e senza dubbio questo è un risultato importante.
L’attenzione del consumatore medio rispetto alle filiere produttive è aumentata, da un lato a causa di alcuni scandali emersi negli ultimi anni, dall’altro per una maggiore consapevolezza ed educazione a quelle che sono
le problematiche legate alla produzione, al consumo e al successivo smaltimento dei rifiuti.
La richiesta di maggiore trasparenza che emerge da una parte dell’opinione pubblica sta spingendo un numero crescente di aziende a cercare di
rassicurare i consumatori, anche attraverso marchi di garanzia o certificazioni etiche, ambientali, sociali, biologiche,….
A volte si tratta di vere e proprie certificazioni che si rifanno a standard
internazionali, concesse da organismi autorizzati, in altri casi si tratta più
semplicemente di controlli interni e autocertificazioni.
Spesso non è semplice per il consumatore riuscire ad orientarsi tra una miriade di loghi, marchi, bollini, più o meno credibili o affidabili.
Le organizzazioni di commercio equo e solidale, dopo aver giustamente
cercato di formare le persone al consumo critico, devono anch’esse essere
in grado di rendere ragione di quello che dichiarano, mettere a disposizione tutte le informazioni utili a permettere al consumAttore di valutare
il loro operato, di scegliere in modo consapevole, senza pretendere di essere considerate a priori “eque” o di essere esentate da qualsivoglia giudizio o controllo.
Questo è uno degli obiettivi primari di AGICES che ha istituito e gestisce
il Registro Italiano delle Organizzazioni di Commercio Equo e Solidale
allo scopo di verificare gli standard e gli indicatori che traducono in pratica i principi contenuti nella Carta Italiana dei Criteri del Commercio
Equo e Solidale, in maniera oggettiva e trasparente.
1. Il sistema di controllo di AGICES
Il 21 ottobre 2009 ICEA (Istituto per le Certificazioni Etiche e Ambientali) di Bologna ha rilasciato la certificazione al sistema di controllo che
AGICES applica nei confronti delle organizzazioni di Commercio Equo e
Solidale iscritte al Registro.
Si tratta di un grande passo avanti in termini di garanzia, controllo e trasparenza da parte delle organizzazioni italiane di commercio equo e solidale.
La certificazione del sistema di controllo arriva infatti alla fine di un lungo
percorso che è stato intrapreso per assicurare ai consumatori e agli enti
pubblici l'affidabilità e la coerenza con i principi del Commercio Equo e solidale da parte della organizzazioni iscritte al Registro AGICES.
Il certificato è stato consegnato in occasione dell'Assemblea dei Soci che si
è tenuta a Milano lo scorso 24 e 25 ottobre.
Il Registro Italiano delle Organizzazioni di Commercio Equo e Solidale di
AGICES, qualifica gli iscritti verificando gli standard e gli indicatori che
traducono in pratica i principi contenuti nella Carta Italiana dei Criteri del
Commercio Equo e Solidale.
Le organizzazioni italiane, autorizzate all'utilizzo della dicitura "iscritto al
Registro AGICES", devono poter dimostrare ai cittadini e alle istituzioni
pubbliche e private di essere "eque e solidali", in quanto operanti nel rispetto di criteri chiari e condivisi.
Passata una prima fase costitutiva e sperimentale, AGICES ha deciso di
fare un salto di qualità per rendere il suo sistema di controllo più efficace
e credibile, in un'ottica di trasparenza e rigore.
I soci sono stati concordi circa la necessità di un sistema di certificazione
esterno che dovesse comunque prevedere per AGICES la possibilità di
mantenere il controllo sui criteri e sulla norma, di gestire direttamente il
marchio "iscritto al Registro AGICES", di essere coinvolta nella formazione
degli auditor (valutatori) e nella comunicazione esterna.
Sulla base di queste indicazioni è stato strutturata una procedura di monitoraggio e verifica del rispetto dei requisiti, gestita dal Comitato di Gestione del Registro AGICES, che consta di 3 fasi: autovalutazione, verifica
interna, verifica esterna.
a. Autovalutazione
L'organizzazione socia ogni anno compila i Moduli di Autovalutazione e
fornisce tutti i documenti e le informazioni richieste a supporto. L'autovalutazione è un momento importante per il socio, che verifica la propria rispondenza ai criteri del commercio equo e solidale, e mette in atto, laddove ne verifichi la necessità, misure volte a migliorare le proprie prassi.
L'idea che AGICES vuole proporre è quella della necessità di un miglioramento continuo.
Questa fase è stata avviata contestualmente alla fondazione dell'associazione.
La Cooperativa
b. Verifica interna
Il secondo livello del sistema di monitoraggio prevede diverse procedure
di controllo che sono suddivise in ordinarie e straordinarie.
Strumenti di verifica ordinari:
° il Comitato di Gestione del Registro (CGR) verifica la corretta compilazione di tutti i Moduli di Autovalutazione, che devono essere compilati annualmente dai soci, e la loro congruenza con la documentazione
a supporto (bilancio, report annuale,…);
° il CGR procede direttamente o attraverso valutatori qualificati, a visite ispettive (audit) a campione;
° il CGR assume in ogni momento informazioni atte a verificare eventuali inadempienze o comportamenti scorretti;
° i soci sono registrati all'interno del sito del SAW (Social Accountability Watch); questo è un Osservatorio sulla Responsabilità Sociale utile
a far conoscere e dare evidenza ai comportamenti socialmente responsabili delle organizzazioni, coinvolgendo in modo attivo i diversi portatori di interesse (lavoratori, sindacalisti, ambientalisti, consumatori,….). È una piattaforma web nella quale le imprese inseriscono volontariamente il proprio profilo e accettano di ricevere osservazioni sui
propri approcci, comportamenti, risultati da parte delle diverse parti
interessate, sia attraverso il canale sistematico dei "monitori", sia con
provenienza dal pubblico generico.
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Le organizzazioni che ricevono osservazioni, devono dare risposta a
queste attraverso il sistema, che garantisce assoluta sicurezza e riservatezza nella triangolazione delle informazioni organizzazione - parte
interessata - gestore del sistema (C.I.S.E di Rimini e, per le organizzazioni di commercio equo, anche il Comitato di Gestione del Registro).
Al pubblico generico, il sistema restituisce statistiche sul numero di osservazioni ricevute e gestite.
Ogni sistema di garanzia (certificato e non) risulta più credibile ed efficace se, oltre ad essere gestito da tecnici preparati, prevede anche la
partecipazione attiva di tutte le parti interessate al sistema stesso, ivi
compresi quindi consumatori, lavoratori, sindacati, ambientalisti,…
Strumenti di verifica straordinari:
° Il CGR può decidere di avviare azioni di monitoraggio e verifica
straordinarie, ogni volta che ne ravvisi necessità o su segnalazione del
Consiglio Direttivo o di almeno due Soci. Il controllo della compilazione dei moduli di autovalutazione è stato avviato fin dall'inizio, ma
nel 2007 AGICES è entrata nel vivo della seconda fase del monitoraggio soci, avviando le visite ispettive a campione.
Le organizzazioni che hanno ricevuto una visita ispettiva nel 2009 sono
state 25, mentre il numero salirà a 40 nel 2010. Nel contempo sono state effettuate anche alcune visite ispettive straordinarie.
c. Verifica esterna
Entro la fine del 2009 il Sistema di controllo di AGICES sarà certificato da
un ente di certificazione terzo e indipendente. Non sono quindi le singole
organizzazioni ad essere certificate, ma l'efficacia del Sistema di controllo
che AGICES ha predisposto per verificare, in maniera oggettiva e trasparente, i propri soci circa il rispetto dei criteri del commercio equo e solidale,
attraverso standard e indicatori che traducono in pratica i principi contenuti nella Carta Italiana dei Criteri del Commercio Equo e Solidale.
I soci, sottoposti al sistema di controllo, potranno quindi utilizzare la dicitura: "Organizzazione iscritta al Registro AGICES. Sistema di Controllo
certificato da (nome ente certificatore)".
Il Sistema di Controllo di AGICES così strutturato offrirà maggiori garanzie, anche grazie alla certificazione da parte di un ente esterno autorizzato
e alla trasparenza del processo.
Il rendere visibili a terzi come si lavora, secondo quali regole e criteri, permette di aumentare il livello di fiducia da parte dell'opinione pubblica,
delle istituzione pubbliche e private.
La certificazione non è il fine ultimo, ma semplicemente uno strumento
per dare maggiore credibilità al lavoro delle organizzazioni di commercio
equo, ma ancor di più per spronare queste ultime ad analizzare seriamente
la propria attività, apportando all'occorrenza le necessarie correzioni, in
una logica di miglioramento continuo.
Agices
2. Gruppo di lavoro sui “nuovi criteri”
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Nel corso dell'assemblea dei soci che si è tenuta a Milano il 24 e 25 ottobre 2009 è stato avviato un percorso che, senza voler mettere in discussione il chiaro orientamento espresso dai soci in occasione dell’assemblea
tenutasi a Torino nell’ottobre 2008 in tema di “allargamento della base sociale”, mira a riflettere sugli scenari futuri, su come coinvolgere nel percorso AGICES altri soggetti, su quale ruolo potrebbe avere l’ associazione
rispetto a chi non è socio ma magari intende beneficiare del suo sistema di
controllo.
È stato quindi costituito un gruppo di lavoro che deve riflettere riguardo
a:
° eventuali nuove categorie di criteri/Soci AGICES, analizzando l'evoluzione del settore: attività di cooperazione ed educazione, sviluppo di
filiere eque economia sociale e solidale, ristorazione e catering, ecc.);
° criteri attualmente in vigore potenzialmente escludenti per i soci AGICES (raccolta dati ed analisi relativa alla situazione di Organizzazioni
non ammesse ad AGICES perché non rispondenti agli attuali requisiti
e di organizzazioni socie escluse negli ultimi anni per mancato rispetto
dei requisiti);
° ruolo che AGICES potrebbe avere in tema di monitoraggio e certificazione: es. prevedere la possibilità di iscrivere al Registro AGICES anche
non Soci, occuparci della certificazione di soggetti al di fuori del territorio nazionale, ecc.
° quale possa essere, a medio-lungo termine, la base sociale fondante di
AGICES tenendo conto anche dello scenario internazionale (es. ipotesi
di criteri internazionali per le Botteghe del Mondo sostanzialmente diversi da quelli italiani).
Il gruppo, composto di 7 persone (tra cui , in rappresentanza del direttivo,
Luca Gioelli di LiberoMondo), ha approfondito i vari punti e ha riferito al
Consiglio Direttivo. Quest’ultimo ha elaborato un documento che è stato
presentato nel corso della assemblea che si è tenuta nel maggio 2010. I soci
hanno dato mandato al direttivo di continuare ad approfondire l’argomento.
3. Legislazioni sul Commercio Equo e Solidale
a. Legislazione nazionale
Nel corso della precedente legislatura era stato depositata una proposta
di legge sul commercio equo, ma il suo iter si era interrotto a causa del rinnovo del Parlamento. Con l’inizio della nuova legislatura il progetto di
legge è stato nuovamente depositato, ma la commissione parlamentare
competente non lo ha ancora discusso.
Il Sistema di Controllo predisposto da AGICES per le organizzazioni
iscritte al Registro Italiano delle Organizzazioni di Commercio Equo e Solidale è perfettamente coerente con quanto previsto da tale proposta di
legge.
Il 18 dicembre 2009 si è tenuto a Roma un seminario organizzato per approfondire il tema di una possibile legislazione sul commercio equo e solidale cui un rappresentante di AGICES ha partecipato in qualità di relatore.
I funzionari hanno infatti elaborato un nuovo testo di legge che, a differenza di quello precedentemente depositato, è sbilanciato a favore della
certificazione di prodotto e non riconosce il ruolo fondamentale svolto
dalle organizzazioni di commercio equo.
Questa scelta è sicuramente dettata dal fatto che tale soluzione risulta di
più facile gestione e, probabilmente, anche dal fatto che ci sono maggiori
interessi e pressioni a perseguire questo tipo di approccio.
AGICES ha avuto un incontro con alcuni funzionari che si stanno occupando della questione, proprio qualche giorno prima del seminario, e ha
fatto presente la propria posizione molto critica a riguardo, evidenziando
che l’impianto proposto non rispecchia assolutamente il movimento del
commercio equo italiano. Sarà importante seguire con molta attenzione
l’evoluzione della situazione nel corso del 2010.
La legge piemontese
Alla fine del 2005 le organizzazioni piemontesi del commercio equo e solidale vennero interpellate da alcuni consiglieri regionali che intendevano
lavorare a una proposta di legge regionale che normasse il settore.
Un gruppo di coordinamento, appositamente costituito e composto da Alberto Anfossi (Mondo Nuovo), Juan Saavedra (Coop. Isola) e Luca Gioelli
(LiberoMondo), ha raccolto e dato sistematicità ai contributi provenienti
dalle varie organizzazioni, e, in contatto con AGICES, ha seguito sia il percorso di legge avviato a livello nazionale che le esperienze simili avviate
in altre regioni italiane.
Allo scopo di costruire una base comune di conoscenze e di aprire un confronto allargato con tutte le forze politiche è stato organizzato, a febbraio
2007, un seminario sul tema della legge coinvolgendo sia le organizzazioni
piemontesi di commercio equo che i politici interessati.
La Cooperativa
b. Legislazioni regionali
Le regioni italiane che si sono dotate di un legislazione sul commercio
equo e solidale sono dieci. Ad Abruzzo, Friuli Venezia Giulia, Liguria,
Marche, Toscana e Umbria, si sono aggiunte Lazio, Piemonte, Emilia Romagna, nel 2009, e, a gennaio 2010, Veneto.
LiberoMondo ha seguito, per ovvie ragioni geografiche, il percorso che ha
portato all’approvazione della legge piemontese.
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Agices
Questo ha consentito al coordinamento piemontese di consolidare la propria posizione di interlocutore nei confronti delle diverse forze politiche.
Numerosi consiglieri regionali appartenenti a diversi partiti politici si sono
poi resi disponibili a depositare, nel mese di ottobre dello stesso anno, un
disegno di legge che, per scelta delle organizzazioni, ricalca la bozza proposta da AGICES.
Il Consiglio Regionale del Piemonte ha poi invitato i rappresentanti del
coordinamento piemontese e di AGICES a partecipare alla consultazione
indetta dalla VII Commissione sulle proposte di legge sul Commercio
Equo e Solidale. La consultazione si è svolta giovedì 6 dicembre 2007
presso la sede del Consiglio Regionale.
Soprattutto grazie al buon lavoro di coordinamento la proposta delle organizzazioni ha raccolto molti consensi e costituirà il documento base per
il lavoro della Commissione.
Dopo più di un anno di stallo, nel maggio del 2009 un funzionario regionale ha ripreso in mano la bozza di legge integrandola con altre proposte
avanzate da alcuni consiglieri regionali ed ha elaborato un nuovo testo
che comunque ha manteneva pressoché inalterata la struttura e la filosofia iniziale.
In ogni caso le organizzazioni piemontesi per correggere alcuni passaggi
del testo rielaborato hanno inviato alcuni emendamenti che sono stati in
gran parte accolti.
In data 28 ottobre 2009, è stata approvata dal Consiglio Regionale la Legge
n. 26. “Disposizioni per la promozione e la diffusione del commercio equo
e solidale”.
Sono quindi ripresi i contatti con i funzionari regionali per lavorare alla
stesura del provvedimento attuativo che è stato approvato successivamente approvato a febbraio 2010.
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1.11 WFTO
World Fair Trade Organization
La World Fair Trade Organisation (WFTO), ex IFAT, è un'organizzazione che opera a livello mondiale e che riunisce quasi 350 organizzazioni
di commercio equo e solidale, sia produttori che importatori, presenti in 70
paesi.
La base sociale è composta per la maggior parte, circa il 65% del totale, da
organizzazioni situate in Africa, Asia e America Latina.
WFTO ha implementato un sistema di monitoraggio che consente alle organizzazioni socie che vi aderiscono l'utilizzo del marchio FTO (Fair Trade
Organisation).
Il suo scopo è quello di svolgere un ruolo di collegamento tra le organizzazioni di commercio equo creando uno spazio di confronto comune che
coinvolge sia produttori che importatori.
I soci si riuniscono in assemblea ogni due anni per definire le linee politicostrategiche dell'organizzazione, mentre la gestione ordinaria è curata dal
direttivo, composto da nove membri, coadiuvato dal direttore generale e
dal personale operativo della sede centrale che si trova in Olanda.
La struttura organizzativa prevede inoltre cinque coordinamenti "regionali", che hanno lo scopo di facilitare lo scambio e il confronto tra i soci all'interno delle rispettive aree continentali e di favorire un'azione congiunta
sul territorio di riferimento. Si tratta di COFTA (Africa), WFTO Latinoamerica, WFTO Asia, WFTO Europe, soci Nord America e Pacifico.
Mentre i primi quattro si sono dotati di una propria struttura organizzativa e di una forma giuridica legalmente riconosciuta, l'ultimo è tutt'ora
un coordinamento informale.
Nell'anno che intercorre tra un'assemblea generale e la successiva hanno
luogo le assemblee dei coordinamenti "regionali".
LiberoMondo è socia di WFTO, accreditata dal 2003 quale FTO, e di WFTO Europe.
Il coordinamento dei soci italiani di WFTO
World Fair Trade Organization
La Conferenza dell'Asian Fair Trade Forum, che si è tenuta in Sri Lanka
nell'ottobre 2008, ha anche ospitato la Conferenza Mondiale Annuale di
IFAT Global. I soci intervenuti hanno deciso, a larga maggioranza, di cambiare il nome dell'organizzazione in World Fair Trade Organisation
(WFTO) con la conseguente adozione di un nuovo logo.
A seguito di tale decisione l'Asian Fair Trade Forum, IFAT Europa e IFAT
Latinoamerica hanno cambiato i loro nomi rispettivamente in WFTO Asia,
WFTO Europe e WFTO Latinoamerica.
La Cooperativa
La realtà del commercio equo, sia nelle pratiche che nelle scelte politiche, non è completamente omogenea né a livello internazionale, né nei
vari ambiti nazionali. Questo vale anche per l'Italia, dove, nonostante differenze anche sostanziali, almeno su certe tematiche è possibile individuare quello che potremmo definire come "modello italiano".
Questo si caratterizza in modo significativo rispetto al resto dell'Europa,
per lo meno quella centro settentrionale: basti citare a titolo di esempio il
"caso Nestlè" nel Regno Unito, il ruolo delle Botteghe del Mondo, gli equilibri tra organizzazioni di commercio equo e il marchio FLO,…
Se a questo si aggiunge che il "modello italiano" è in una posizione di minoranza nel contesto generale, ben si capisce la scelta dei soci italiani di
WFTO e WFTO Europe di confrontarsi, attraverso incontri periodici, per
cercare, ove possibile, di elaborare proposte e strategie comuni, allo scopo
di essere maggiormente efficaci e incisivi.
Questo lavoro, iniziato nel 2005, ha dato e continua a dare buoni risultati,
vedi il caso degli standard per le Botteghe del Mondo, e sta contribuendo
ad accreditare "il modello italiano", centrato sulle organizzazioni e su un
livello di partecipazione democratica che, seppur con mille difetti, è all'avanguardia nel panorama del commercio equo internazionale.
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Integrazione tra WFTO Europe e News!
L'assemblea generale dei soci europei ha fatto proprio un documento
di intesa tra WFTO Europe e News! (network europeo delle Botteghe del
Mondo) inerente l'integrazione tra le due organizzazioni. Questo significa
che News! confluirà in WFTO Europe e, compatibilmente con il termine
degli impegni in essere, cesserà le proprie attività. WFTO Europe ora si
occuperà anche del coordinamento del Botteghe del Mondo europee e
delle attività connesse all'organizzazione della Giornata Mondiale del
Commercio Equo.
Sustainable Fair Trade Management System
WFTO
WFTO è impegnata nella elaborazione di un sistema, il Sustainable Fair
Trade Management System (SFTMS), che dovrebbe ridefinire le metodologie di controllo, monitoraggio e certificazione dei propri soci in modo
tale da poter consentire loro di apporre un marchio sui propri prodotti.
Non si tratterebbe in ogni caso di una certificazione del prodotto, ma di
una certificazione dell'organizzazione.
Il direttivo di WFTO ha affidato ad un'agenzia di consulenti l'incarico di
approfondire il tema e di elaborare una proposta. Nel corso del 2008 sono
state presentate alcune bozze che hanno ricevuto i commenti e le riflessioni dei soci.
Dieci organizzazioni italiane membre di WFTO, tra cui LiberoMondo, pur
condividendo lo spirito della proposta, che nelle intenzioni mira a favorire
un migliore accesso al mercato per le organizzazioni di produttori, hanno
evidenziato alcune importanti carenze e richiesto correzioni e modifiche.
A questo scopo è stato elaborato un documento, inviato al direttivo di
WFTO, ai coordinamenti continentali e infine presentato e discusso all'assemblea annuale di WFTO Europe, in cui sono stati evidenziati una serie
di punti deboli della bozza del SFTMS e le relative proposte di modifica.
L'assemblea di WFTO Europe, tenutasi a Roma a settembre 2008, ha accolto e fatto propri i punti fondamentali del documento dei soci italiani e
ha dato mandato al proprio direttivo di sottoporre quanto emerso al
WFTO.
In modo particolare il testo approvato ha sottolineato la necessità di:
- prevedere che il sistema si occupi non solo del primo acquisto, ma
copra anche i passaggi successivi che compongono la filiera di produzione e commercializzazione;
- modificare i criteri proposti in modo da renderli coincidenti con gli attuali standard di WFTO;
- rivedere in modo sostanziale la struttura di gestione del sistema in
modo che WFTO mantenga il controllo sulla definizione dei criteri e
sulla loro eventuale modifica;
- approfondire i vantaggi e gli svantaggi di un sistema di certificazione
"chiuso", riservato quindi ai soli soci, e di un sistema di certificazione
"aperto"(come quello previsto dalla bozza presentata), ossia accessibile
anche ai non soci di WFTO, con particolare attenzione alle conseguenze
che potrebbero derivare dalla eventuale concessione del marchio anche
a tali soggetti;
- analizzare approfonditamente la questione dei costi di avvio e gestione del sistema, ponendo particolare attenzione a rendere il tutto accessibile anche ai piccoli produttori;
- approfondire le possibili interazioni con il sistema FLO in merito all'applicazione e gestione del SFTMS, valutando se sia opportuno o
meno sviluppare delle collaborazioni in tale senso.
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Le perplessità e le proposte delle organizzazioni italiane sono state nuovamente presentate agli altri soci e ai consulenti incaricati di sviluppare il sistema in occasione della Conferenza Generale Annuale che si è tenuta in
Sri Lanka ad ottobre 2008.
Oltre ai soci italiani, anche i rappresentanti di WFTO Europe e WFTO Latinoamerica hanno espresso una posizione critica riguardo alla bozza presentata.
In seguito alle osservazioni e ai contributi pervenuti il documento relativo
al SFTMS è stato parzialmente rivisto, ma nonostante ciò, la maggioranza
dei soci presenti alla Conferenza Generale Annuale che si è svolta in Nepal
nel maggio 2009 non ha ritenuto opportuno procedere alla sua approvazione.
Su proposta dei soci europei, con un'importante contributo delle organizzazioni italiane presenti (AGICES, CTM Altromercato e LiberoMondo), è
stato invece predisposto un ulteriore percorso di approfondimento e di
confronto per arrivare ad una nuova versione del SFTMS da sottoporre all'approvazione dell'assemblea, se possibile nel corso del 2010. Per supportare il lavoro dello studio di consulenza è stato istituito un gruppo di lavoro composto da un rappresentate per ciascuno dei cinque coordinamenti
continentali e da un membro del direttivo di WFTO.
Nei mesi successivi sono stati inviati questionari e chiesti contributi ai soci,
materiale che, unito a 10 audit pilota e alle indicazioni emerse dalla conferenza di maggio, dovrebbero costituire la base di partenza per il proseguimenti del lavoro.
Uno degli intenti dichiarati è quello di cercare di integrare il sistema con
gli standard ISO9001 e ISO14001, in modo che un solo audit consenta di ottenere tutte e tre le certificazioni.
Criteri per i "rivenditori al dettaglio" di prodotti
di Commercio Equo (Fair Trade Retailers)
La Cooperativa
L'idea di definire criteri comuni a livello internazionale per i "venditori
al dettaglio" del Commercio Equo, questa è la dicitura scelta, è stata lanciata a maggio 2005, nel corso della Conferenza Generale Annuale di
WFTO di Quito.
La prima proposta, elaborata da NEWS!, è stata presentata in occasione
delle assemblee "continentali" che si sono tenute nel 2006. Quella dei soci
europei si è svolta a Parigi nel mese di settembre.
In tale occasione le organizzazioni italiane presenti (AGICES, CTM Altromercato, Commercio Alternativo e LiberoMondo) hanno mosso critiche
sostanziali sia riguardo al processo di elaborazione che, aspetto ben più
importante, ai contenuti della proposta.
La sua stesura è avvenuta senza consentire una reale partecipazione dei
vari soci che si erano resi disponibili, ma soprattutto i criteri proposti erano
del tutto insufficienti ed inadeguati.
Basti pensare che non era richiesto alle organizzazioni di occuparsi di attività di informazione e sensibilizzazione e il criterio fondamentale per definirle "venditori al dettaglio" era quello secondo cui i prodotti di commercio equo dovevano costituire almeno il 60% della merce presente in magazzino, magari invenduta da tempo, senza fare cenno a cosa questo significasse in termini di percentuali di vendita.
L'azione coordinata dei soci italiani ha evidenziato questi problemi, sia di
forma che di sostanza, e ha convinto l'assemblea della necessità di approfondire la discussione. Il direttivo ha quindi deciso di ritirare tale proposta.
Dopo la conferenza di Parigi si sarebbe dovuto avviare un percorso che
realmente coinvolgesse i soci nella definizione di un nuovo testo, ma così
non è stato e nel corso della Conferenza Generale Annuale tenutasi a
Blankenberg (Belgio) nel maggio 2007 è stato ripresentato il documento
originale senza alcuna modifica. Messo ai voti è stato bocciato quasi all'unanimità.
Il direttivo di WFTO ha quindi deciso di affidare il coordinamento del processo di elaborazione dei criteri per i "rivenditori al dettaglio" del Commercio Equo a WFTO Europe, che ha istituito un apposito gruppo di lavoro a cui hanno partecipato, per l'Italia, Giorgio Dal Fiume, in veste di cocoordinatore, e Enrico Avitabile, quale rappresentante di AGICES.
È stata elaborata una proposta che prevede quattro criteri/standard validi
a livello internazionale per tutte le organizzazioni che hanno punti di vendita al dettaglio. È stata poi prevista la possibilità per i singoli coordinamenti "continentali" di aggiungere una serie di altri criteri pensati per il
proprio specifico contesto, come nel caso di WFTO Europe.
Tra i punti salienti e qualificanti della proposta possono essere citati:
- definizione generale di Bottega del Mondo - "rivenditore al dettaglio"
di prodotti di commercio equo;
- criteri dei selezione riguardo l'origine dei prodotti in vendita (da produttori WFTO e FLO, importazioni dirette o indirette,…);
- percentuale minima derivante dai prodotti di commercio equo sul totale dei ricavi da vendita;
- utilizzo degli eventuali utili derivanti dall'attività: almeno il 90% deve
essere reinvestito per sviluppare e migliorare le attività di Commercio
Equo e a sostegno dei produttori, mentre il restante 10% può essere de-
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stinato a progetti sociali e di solidarietà o essere diviso tra i soci/proprietari;
- criteri relativi allo sviluppo di pratiche rispettose dell'ambiente;
- promozione di azioni di informazione e sensibilizzazione.
Il documento presenta inoltre alcune proposte circa il sistema di monitoraggio da adottare, ma al momento alcuni aspetti rimangono ancora da
definire. In modo particolare si tratta di valutare se sia più efficace un controllo centralizzato da parte di WFTO o sia meglio affidare questo compito ai coordinamenti nazionali.
Le organizzazioni italiane hanno operato di concerto con AGICES proponendo il suo sistema di criteri e standard, ma naturalmente è stato necessario trovare delle soluzioni che tenessero conto dell'esperienza di tutti i
paesi europei.
In Italia, ad esempio, dove la regola è che le organizzazioni di commercio
equo devono essere senza scopo di lucro, si ha a che fare con cooperative
ed associazioni, mentre in altri paesi le forme giuridiche scelte sono diverse e contemplano anche imprese sociali, ditte individuali o comunque
realtà profit.
Nonostante siano state presentate le ragioni della scelta fatta in Italia, non
è stato possibile inserire un criterio che avrebbe escluso in partenza molte
realtà situate in altri paesi europei. Si è quindi scelto di ragionare della sostanza e non della forma, non concentrandosi sulla natura giuridica dell'ente, ma sulla modalità di gestione degli utili. In questo modo è stato trovato un compromesso che sostanzialmente poco si discosta da quella che
è la prassi in Italia, seppur con una piccola discrezionalità da parte delle
organizzazioni nella destinazione del 10% degli utili.
Il documento è stato inviato a tutti i coordinamenti continentali con la richiesta di discuterlo e di inviare commenti, critiche, emendamenti, che
però non sono purtroppo pervenuti.
Nel corso della Conferenza Generale Annuale di WFTO svoltasi in Nepal
nel maggio 2009, si è tenuto un incontro sul tema, ma la proposta non è
stata messa in votazione in assemblea.
Al direttivo di WFTO è stato richiesto di rilanciare il percorso chiedendo
a tutti i coordinamenti continentali di esprimersi sulla proposta in modo
da poter arrivare ad una conclusione, così come auspicato da WFTO Europe e da numerosi soci europei.
Quest'ultima ha organizzato un seminario che si è tenuto a Madrid a metà
settembre, nel corso del quale si è deciso di costituire un gruppo di lavoro
che si occupi di valutare la possibilità di sviluppare un sistema unico a livello europeo per il monitoraggio delle organizzazioni.
WFTO Global è stata messa a conoscenza dell'avvio di questo percorso che
dovrebbe produrre una proposta da inviare ai soci di WFTO Europe almeno due mesi prima della prossima assemblea che dovrebbe tenersi nel
corso del 2010. A differenza di quanto stabilito il gruppo non ha ancora
avviato i lavori.
Sempre a Madrid è stato deciso di costituire altri due gruppi di lavoro:
uno si dovrebbe occupare di sviluppare servizi formativi a favore delle organizzazioni europee mentre l'altro dovrebbe preoccuparsi del coordinamento di campagne di pressione e sensibilizzazione.
WFTO
Normativa europea sul Commercio Equo
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L'Unione Europea non ha in programma di emanare una direttiva sul
Commercio Equo e Solidale, mentre è possibile si stia pensando a una normativa generica circa il "commercio etico-sostenibile" in cui includere
anche il Fair Trade.
Questa prospettiva potrebbe rivelarsi pericolosa in quanto invece di essere
foriera di maggiore chiarezza, potrebbe generare confusione, assimilando
ed equiparando esperienze in alcuni casi molto diverse per genesi e pratica, con il rischio di stravolgere, o per lo meno rendere più blandi, i criteri
e i principi del Commercio Equo e Solidale.
La situazione potrebbe cambiare nel momento in cui in più paesi europei
venissero approvate leggi nazionali su tale materia, a maggior ragione se
queste normative fossero in contrasto tra loro. In questo caso la Commissione Europea sarebbe "obbligata" a intervenire per ridare omogeneità e
coerenza al quadro normativo dei paesi membri.
Al momento i paesi in cui sono stati avviati percorsi legislativi in tema di
Commercio Equo e Solidale sono tre (Belgio, Francia e Italia) e i contenuti
La Cooperativa
delle proposte in essere sono, purtroppo, molto diversi.
Le posizioni tra i soci di WFTO Europe su una eventuale direttiva europea
sono articolate e in alcuni casi opposte: se da un lato si tratta di un percorso
sicuramente insidioso, una norma di tale genere potrebbe infatti stravolgere i criteri privando di fatto le organizzazioni della possibilità di definire
principi e prassi del Commercio Equo, dall'altro potrebbe costituire, se opportunamente strutturato, un riconoscimento ufficiale e un importante
strumento di tutela e promozione.
FINE (acronimo di FLO, IFAT - ora WFTO, News! ed EFTA, coordinamenti
internazionali di organizzazioni di Commercio Equo e Solidale) ha costituito un gruppo di lavoro per approfondire la questione e seguire l'evoluzione della situazione in ambito istituzionale.
Si tratta di un tema complesso che ha diverse implicazioni giuridiche e per
questo motivo si è deciso di affidare ad uno studio legale internazionale il
compito di analizzare l'impatto delle normative in discussione in Belgio,
Francia e Italia rispetto alla vigente legislazione europea in tema di libero
scambio, alle regole previste dall' Organizzazione Mondiale del Commercio (WTO) e alla attuale configurazione del movimento europeo del Commercio Equo e Solidale.
Lo scenario si complica ulteriormente dal momento che l'ISO (Organizzazione per la Standardizzazione Internazionale), ha iniziato a valutare la
possibilità di definire uno standard sul Commercio Equo e Solidale. Nel
caso ciò si concretizzasse le ripercussioni, in positivo o in negativo, sarebbero sicuramente significative.
In data 1 luglio si è tenuto a Bruxelles un incontro tra esponenti delle Direzioni della Commissione Europea che si occupano di commercio equo e
alcuni rappresentanti del Fair Trade Advocacy Office.
Oggetto della discussione è stata la Comunicazione della Commissione
del 5 maggio 2009 in cui si afferma che il Commercio Equo, così come definito a livello internazionale, viene riconosciuto ed apprezzato, che continueranno ad essere stanziati fondi a finanziamento di appositi bandi europei, ma che nessun riconoscimento legale o operativo - specie in sede di
Fair Procurement - può essergli riconosciuto, perché ciò turberebbe la libera concorrenza e creerebbe una sperequazione rispetto ad altri modelli
di "commercio sostenibile/etico".
Ricapitolando:
- il Commercio Equo è incluso nella più grande famiglia del "commercio etico/sostenibile" e nessuna discriminazione positiva può essere ammessa;
- disponibilità a finanziare bandi europei accessibili alle organizzazioni
di commercio equo, ma nessuna volontà di aprire un confronto sulle
linee politico-commerciali;
- nessun specifico riferimento al Commercio equo nelle normative che
si occupano di promuovere concretamente il commercio o di orientare
gli acquisti pubblici.
All'incontro era presente anche un rappresentante di EuroCoop, organizzazione che include anche Coop Italia, che ha caldamente sponsorizzato il
Commercio Equo e il proprio ruolo in questo ambito.
Questo tipo di approccio della Commissione Europea potrebbe quindi
creare dei problemi sia sul fronte del riconoscimento politico del Commercio Equo che dell'inserimento di criteri ad esso favorevoli nelle normative
relative agli acquisti pubblici.
L'eventuale approvazione di leggi nazionali o di normative regionali in
contrasto con questa impostazione potrebbe però contribuire a riaprire il
dibattito su questo tema.
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2. Piccoli produttori
Grandi progetti
La mappa
Messico
Miel del Sur
Mujeres por la Dignidad
Ssit Lequil Lum*
Marocco
Gie Targanine
Guatemala
Copavic
De La Selva
El Bosque*
El Salvador
Alsar*
Colombia
Piel Acida
Ecuador
Camari
Centro Exportaciones Salinas
Fundaciòn Chankuap
Mcch
Perù
Candela
Ciap
Manos Amigas
Minka
Coad*
Bolivia
Señor de Mayo*
Cile
Calypso
Canto de Agua
Comparte
Legenda
* progetti di collaborazioni in rete
Burkina Faso
Watinoma
Pag La Yiri*
Ghana
Mysha
Brasile
Apilider
Centro Yanten
Copermate
Coopealnor
Progetto Onça
Apj*
Carraiberas*
Mali
Fac Gest
Togo
Avec Gie
Congo
La Ruashi*
Rwanda
Caritas di Butare*
Sudafrica
Coppercraft
Stellar Winery
Paraguay
Artesvida
Comitè Nueva Esperanza
Mimbipà
dei produttori
Nepal
Acp
Children Nepal
Kumbeshat T.S.
Mahaguthi
Manushi
Sana Hastakala
WSDP
Bangladesh
Base
Creation
Dhaka
Usha
Vietnam
Craft Link
Craft Village
Ecolink
K’Long
Palestina
Sindyanna
Holy Land
Ywca
Peace Steps*
Etiopia
Bosco Children
Egiserà/Tokuma
Kechene Pottery
Misrach Center
Ossa
Signum Vitae
Tree Savers
Women’s Fuelwood
Madagascar
Ravinala*
Kenya
Bega Kwa Bega
Smolart
Mauritius
Craft Aid
Mozambico
Muteko Wahu*
Artes Maconde*
Zimbabwe
Community of Weya
Mapepa
Mzilikazi
Tengenenge Community
Filippine
Preda
Salay
Sri Lanka
Gospel House
Selyn
Siyath
Araliya*
India
Asha
Ema
Imagination
Navdanya
Sipa
Rajilaskmi Cotton*
Tanzania
Bellarts
Goig Handicrafts
Mkombozi Groups
Rstga
Tcrs Women Group
Tingatinga Cooperative
Zaspo
Matembwe*
Thailandia
Y Development
Indonesia
Mitra Bali
2.2 Acquisti esteri nell'anno 2009
PROSPETTO ACQUISTI ESTERI FOB
DAL 2000 AL 2009 (IN EURO)
2000
2001
2002
2003
2004
2005
2006
2007
2008
2009
%
48.300
89.500
123.025
166.410
201.221
219.709
325.739
487.367
537.563
469.141
-13%
artigianato
162.414
295.260
305.525
363.053
462.408
596.021
731.160
789.643
755.282
577.715
-23%
TOTALE euro
210.714
384.760
428.550
529.462
663.629
815.730
1.056.899
1.277.010
1.292.845
1.046.856
-19%
alimentari/cosmesi
Considerazioni generali
Nel corso del 2009 abbiamo importato dal 62% dei 90 produttori con
cui si relaziona LiberoMondo.
Dal 38% non abbiamo importato per diversi motivi, esplicitati singolarmente più sotto: per ritardi dei produttori, per arrivi a fine 2008 (in realtà
pochi quest'anno), per giacenze di prodotto, per difficoltà organizzative
dei produttori.
Acquisti esteri
* I nuovi produttori (11 nel 2009), anche se inferiori rispetto agli anni
passati, continuano comunque a segnalare il nostro desiderio di coinvolgere realtà nuove, spesso piccole e senza sbocchi commerciali, e ancora
non conosciute nel commercio equo e solidale europeo.
54
54
* Ma il primo dato che emerge è senz'altro il seguente: il 2009 è stato il
primo anno dal 2000 che abbiamo importato meno dell'anno precedente (circa
250.000 euro).
Questo è stato un grave problema per noi e indubbiamente per i produttori, anche se è molto differenziato da paese a paese e da produttore a produttore (qualcuno come vedremo è rimasto stabile o addirittura aumentato
come volume d'acquisti).
Quali le cause? (ci soffermiamo qui su quelle comuni all'artigianato e all'alimentare, mentre sulle cause specifiche vedremo in seguito):
1) il cambio euro/dollaro favorevole a LiberoMondo, soprattutto da
aprile in poi, con un aumento del 3% di acquisti in dollari sia per l'alimentare sia per l'artigianato, con relativo adeguamento dei prezzi da
parte dei produttori;
2) hanno chiuso alcuni nostri produttori "storici" (Surya, Tinajas) che
non siamo riusciti a sostituire con altri simili su analoghe categorie di
prodotti;
3) alcuni produttori hanno avuto problemi strutturali e non sono riusciti a mandarci tutto ciò che avevamo ordinato - pensiamo soprattutto
ad alcuni produttori africani;
4) da parte nostra, nel corso dell'anno abbiamo limitato gli acquisti, in
particolare di artigianato, data la situazione di crisi economica.
Anno
Produttori
di cui
nuovi
2004
51
21
Aspetti positivi
2005
64
20
2006
62
14
2007
67
28
2008
62
11
2009
56
11
1) Uno dei principali elementi positivi di quest'anno è stato l'essere riusciti a far fronte agli impegni finanziari di prefinanziamento e saldo, meglio di qualunque anno precedente garantendo ai produttori puntualità,
precisione e rapidità; non si sono presentati problemi neanche da settembre a dicembre come era avvenuto lo scorso anno.
Chiaramente - è inutile nascondercelo - oltre al grosso lavoro sulle linee
bancarie da parte dell'amministrazione, una delle cause principali è stata
la forte diminuzione degli acquisti di quest'anno. Comunque è un elemento da non dare per scontato, date le segnalazioni da parte dei produttori riguardanti altre realtà di commercio equo.
2) Il cambio euro/dollaro: consideriamo il fatto che i produttori latinoamericani non chiedono quasi mai i pagamenti in euro (con qualche "grossa"
eccezione, come il Paraguay o la cooperativa Ssit Lequil Lum del Messico),
mentre i produttori africani o asiatici richiedono sempre più il pagamento
in euro, a fronte dell'oscillazione del dollaro, a cui spesso si accompagna
in parallelo un'oscillazione delle loro monete locali. LiberoMondo cerca di
venire incontro il più possibile a tali richieste, soprattutto nei confronti dei
produttori africani e dei piccoli produttori asiatici.
Contrariamente alle previsioni di inizio anno, il cambio è stato favorevole
alle nostre importazioni, meno nel primo trimestre (1,25/1,30), più nel periodo successivo (1,40/1,50).
Considerando che, nel 2009, sono state pagate in dollari il 50% delle importazioni di alimentari/cosmesi (contro il 47% del 2008) e il 66% di quelle di
artigianato (contro il 63% del 2008), questo ci ha aiutato non poco a mantenere margini accettabili, nonostante tutti i problemi.
3) Siamo riusciti a organizzare alcune grosse importazioni, aumentando
i container da 40 piedi, riuscendo in tal modo a calmierare l’aumento dei
costi senza incidere in modo significativo sui prezzi finali o su una riduzione dei margini della struttura.
Problemi
2. Per quanto riguarda le materie prime, "soft commodities" o "breakfast commodities" (cacao, zucchero, tè, tisane…), in confronto ai due anni
precedenti, si sono sbloccate positivamente alcune situazioni critiche: riso
dell'Ecuador (che abbiamo ricominciato ad acquistare solo perché i produttori di Camari avevano una sovrapproduzione), caffè del Messico
(dove per il primo anno per necessità dei produttori stessi abbiamo importato con l'Associazione Tatawelo due container), zucchero del Paraguay (solo nella seconda parte dell'anno, ma per una mancata scorta nostra).
Una materia prima che è rimasta problematica - per scarsità di raccolto nel
2009 e per inasprimento delle norme di esportazione da parte di alcuni
paesi come Messico e Brasile - è stato il miele, che per il secondo anno consecutivo non siamo riusciti ad importare direttamente.
* Un'attenzione particolare in un'ottica 2009/2010 va data sicuramente ai
prezzi delle materie prime:
Le breakfast commodities chiudono il 2009 con quotazioni in borsa che
hanno raggiunto i massimi, in controtendenza rispetto ai cereali (sprint
così eccezionali da attirare sempre di più l'attenzione dei fondi e degli investimenti speculativi). Nello specifico:
- il cacao ha avuto un aumento in quest'ultimo anno del 28,6%, raggiungendo a dicembre a New York la quotazione più alta degli ultimi 31
anni: oltre i 3.500 dollari a tonnellata; noi stessi siamo passati a pagarlo
dai 2.370 dollari del 2008 ai 3.450 dollari del 2009;
- il caffè qualità arabica è salito quest'anno del 30,2%, registrando uno
dei migliori risultati degli ultimi 11 anni;
- lo zucchero è aumentato in quest'anno del 165%, ai massimi da 28 anni;
- il tè è aumentato dell'83,5%;
- il succo di arancia è aumentato dell'88,8%.
Cosa c'è dietro questa escalation dei prezzi? Banalmente il mercato.
Più precisamente da un lato la domanda dei paesi emergenti (Cina ed
India in testa, ma non solo), dall'altro il fatto che questi prodotti provengono dai paesi del Sud del mondo dove la produzione è meno resistente
ai fattori esterni come il clima, i conflitti, l'accesso al credito.
Ad esempio la produzione di cacao è in calo per il quarto anno consecutivo: non succedeva così dal crollo del 1965/69, e in gran parte è dovuta ai
Piccoli produttori, grandi progetti
1. La crisi mondiale ha portato alcuni grossi problemi pratici per le nostre importazioni:
- dal lato dei produttori: alcuni, più strutturati, hanno ridotto il personale
con conseguenti problemi nel produrre documenti corretti per l'esportazione o hanno dovuto aumentare i prezzi dato il calo degli ordini; questo
spesso perché non avevano più ordini sufficienti, cosa che in alcuni casi ha
aggravato problemi strutturali preesistenti nei produttori stessi;
- dal lato dei costi: il punto precedente ha portato ad un aumento notevole
dei noli, a cui si è aggiunto un aumento delle spese fisse del porto di Genova, soprattutto per le soste.
55
problemi di invecchiamento delle piante del cacao e ai conflitti della Costa
d'Avorio, da cui dipende il 40% del cacao del mondo.
La quotazione del tè ha risentito del crollo del 10/20% delle produzioni dei
principali paesi esportatori (Kenya, Sri Lanka, India) falciati dalla siccità.
La produzione dello zucchero è stata decimata dal Niño in Brasile (primo
produttore) e dalle piogge in India (secondo produttore).
Il caffè ha risentito della perdita di produzione della Colombia.
Il prezzo del succo d'arancia si è alzato a causa della malattia degli aranci
e del clima freddo in Brasile e in Florida.
3. Continua la difficoltà di valutazione sugli aumenti dei prezzi FOB da
parte dei produttori:
- il relativo adeguamento dei prezzi da parte dei produttori per il cambio euro/dollaro (con qualcuno che ha cercato di "tutelarsi" forse più
del dovuto) anche se il cambio con la moneta locale spesso non è così diretto; comunque la conoscenza e la fiducia reciproca con la quasi totalità dei produttori ha permesso almeno di avere spiegazioni puntuali
e "sincere" riguardo ad alcuni aumenti;
- non c'è stata mai contrattazione dei prezzi, bensì a volte solo segnalazione di quanto avrebbe inciso sul cliente finale (e quindi sulla vendibilità del prodotto in futuro) l'aumento prospettato, in modo da prevenire future domande su relative diminuzioni di acquisti;
- abbiamo cercato il più possibile di riassorbire gli aumenti dei prezzi
Fob nei nostri margini, andando però ad apportare, ove necessario,
anche piccoli ritocchi sui prezzi finali dei prodotti.
Gli acquisti di alimentari e di cosmesi
* Il numero di produttori da cui abbiamo importato nel 2009 è diminuito rispetto al 2008: 17 produttori contro i 21 del 2008, con 4 produttori
nuovi: Craft Aid delle Isole Mauritius, Imagination dell'India, Chankuap
dell'Ecuador e Pag la Yiri del Burkina Faso.
Abbiamo anche ripreso gli acquisti da Zaspo della Tanzania e Ecolink del
Vietnam, da cui avevamo importato nel 2007.
ACQUISTI DI ALIMENTARI/COSMESI PER PAESE
Acquisti esteri
Africa
produttori
paese
2009
Zaspo
Tanzania
22.864,40
Craft Aid
Mauritius
Gie Targanine
Marocco
Pag La Yiri
Burkina Faso
Citrusdal
Sudafrica
- 22.542,60
Ely Bee
Senegal
-
Avec Gie
Togo
-
Dagaba
Tanzania
Fac Gest
Mali
produttori
paese
Mcch
Ecuador
87.134,44
108.388,21
-20%
Centro Salinas
Ecuador
85.335,48
36.395,99
135%
Ssit Lequil Lum
Messico
45.084,75
26.013,00
73%
Mimbipà
Paraguay
44.819,75
58.782,00
-24%
8.895,40
Comparte
Cile
35.468,15
36.579,32
-3%
8.320,26
Camari
Ecuador
22.381,04
11.061,96
102%
-
8.078,40
Apilider
Brasile
8.014,46
-
nuovo
-
5.397,00
Chankuap
Ecuador
5.403,43
-
nuovo
-
2.923,20
Progetto Onça
Brasile
-
2.299,44
333.641,50
277.220,48
nel 2007
14.134,45
-
nuovo
8.922,84
5.670,00
34%
2.140,00
-
nuovo
48.061,69 58.903,66
-18%
TOTALE
Asia
produttori
paese
Sipa
India
27.472,50
5.903,50
365%
Imagination
India
26.657,28
-
nuovo
Sindyanna
Palestina
20.364,00 111.138,00
-82%
Ywca
Palestina
8.250,00
Ecolink
Vietnam
4.694,10
Tea Promoters
India
-
8.072,00
Siyath
Sri Lanka
-
7.885,86
TOTALE
56
56
America Latina
differenza
-
Cape Natural Tea Sudafrica
TOTALE
2008
2009
2008
differenza
45.475,00
-82%
nel 2007
87.437,88 201.438,81
-57%
2009
2008
differenza
20%
* Per quanto riguarda i 9 produttori da cui non abbiamo importato:
- Citrusdal per mancanza di prodotto e decisione del produttore di passare ad avere solo grossi clienti;
- Fac Gest, Avec Gie: i produttori hanno rimandato la spedizione al 2010;
- Projeto Oñca, Cape Natural Tea, Tea Promoters, Siyath: per giacenza di
prodotto invenduto;
- Dagaba: per bocciatura del progetto dopo la visita in loco di Tonino
Carlucci;
- Ely Bee: per bocciatura del progetto dopo il secondo tentativo, per problemi legati alla qualità del prodotto e alla quantità di prodotto consegnato, senza un possibile compromesso con il produttore.
* Per quanto riguarda le 4 diminuzioni di acquisto, tre (Mcch, Sindyanna,
Ywca, Mimbipà) sono dovute a giacenza di prodotto invenduto, mentre nel
caso di Comparte la piccola differenza è imputabile esclusivamente al cambio euro/dollaro.
* Per quanto riguarda gli aumenti di acquisto sono da segnalare:
- Centro Salinas per aumento di prodotti e scorte (prevedibilmente si ripercuoterà sugli acquisti 2010);
- Camari: per la ripresa delle importazioni di riso Indica;
- Sipa: nuova linea di oli essenziali, in parte usati anche per la linea
Lympha Benessere;
- Ssit Lequil Lum: per necessità dei produttori abbiamo importato due
container anziché uno, insieme all'Associazione Tatawelo.
Gli acquisti di artigianato
ACQUISTI DI ARTIGIANATO PER PAESE
Africa
paese
2009
2008
differenza
Kenya
40.494,06
84.848,31
Etiopia
25.461,46
23.287,49
-52%
9%
Ghana
10.700,79
26.252,10
-59%
Tanzania
10.409,60
9.422,68
10%
Mozambico
1.028,50
8.305,00
-78%
Sudafrica
4.204,90
21.354,57
-80%
-
2.368,00
Burkina Faso
TOTALE
92.299,31
175.838,15
-45%
Asia
paese
2009
2008
differenza
America Latina
paese
2009
2008
Perù
156.175,91
120.088,19
32%
Paraguay
50.536,96
101.665,78
-50%
Cile
13.233,84
11.818,63
6%
Guatemala
9.954,75
11.939,85
-17%
Ecuador
8.039,18
6.414,10
25%
Colombia
4.254,57
5.682,24
-20%
Messico
1.682,20
nuovo
Venezuela
-
12.955,87
Vietnam
59.016,95
28.632,87
122%
Argentina
-
10.381,56
Bangladesh
56.676,90
46.058,30
23%
Brasile
-
7.128,66
Nepal
45.740,33
22.902,91
100%
Bolivia
-
3.021,72
India
30.479,54
38.609,31
-21%
Thailandia
17.463,24
39.100,01
-55%
577.715,07
755.281,79
Sri Lanka
15.577,08
64.304,10
-76%
Indonesia
12.497,83
16.931,06
-26%
Palestina
3.816,24
5.075,75
-25%
Filippine
-
26.732,73
TOTALE
241.268,11
288.347,04
-16%
differenza
TOTALE
-23%
Piccoli produttori, grandi progetti
America Latina
Si conferma, per il secondo anno consecutivo, il primo continente da
cui importiamo, seppur con una diminuzione del 15%. Tale diminuzione
corrisponde tuttavia ad una media tra i paesi da cui abbiamo aumentato
gli acquisti (Cile Ecuador e soprattutto Perù) e quelli da cui sono dimi-
57
nuiti (Guatemala, Colombia e soprattutto Paraguay).
I paesi da cui importiamo sono passati da 10 a 7 (mancano Venezuela, Argentina, Brasile, Bolivia, ma si aggiunge il Messico).
I produttori sono passati da 14 a 12, con un produttore nuovo, Mujeres por
la Dignidad del Messico, introdotto grazie alla collaborazione con l'Associazione Tatawelo.
Per quanto riguarda i 4 produttori da cui non abbiamo importato:
- Tinajas: per chiusura (si spera temporanea) del progetto;
- Patagonia Candles: per giacenza di prodotto invenduto;
- Lua Nova: per aumenti dei prezzi Fob del 25%;
- Projeto Alpaquita: per giacenza di prodotto e problemi organizzativi
del produttore stesso.
Per quanto riguarda le 5 diminuzioni di acquisto (De la Selva, Piel Acida,
Canto de Agua, Manos Amigas e Comparte) queste sono state tutte dovute a
giacenza di prodotto invenduto.
Per quanto riguarda gli aumenti sono da segnalare Ciap, Camari e Calypso.
Asia
L'Asia per il secondo anno consecutivo passa al secondo posto come
continente da cui importiamo prodotti artigianali, anche se a pochissima
distanza dall'America Latina, con una diminuzione del 16%. Da alcuni
paesi sono tuttavia aumentati gli acquisti (Bangladesh e soprattutto Vietnam e Nepal), mentre da altri sono diminuiti (India, Thailandia, Sri Lanka,
Palestina e Indonesia).
I paesi da cui importiamo sono passati da 9 a 8, mancando le Filippine.
I produttori sono passati da 19 a 16, con un produttore nuovo, Ema dell'India, da cui avevamo importato nel 2001 e nel 2002; abbiamo ripreso anche
ad importare da Sana Hastakala, da cui avevamo importato nel 2007.
Per quanto riguarda i 6 produttori da cui non abbiamo importato ci sono
Surya Group, per chiusura (si spera temporanea) del progetto, e 5 produttori (Salay, Gospel House, Usha, Sipa e Preda) per giacenza di prodotto invenduto.
Per quanto riguarda invece le 6 diminuzioni di acquisto:
- Y Development, Selyn, Holy Land e Acp: per giacenza di prodotto invenduto;
- Asha: per errata valutazione e eccessiva prudenza nell'ordine da parte
nostra;
- Craft Link: per definitivo passaggio degli acquisti a Craft Village.
Per quanto riguarda gli aumenti segnaliamo Craft Village e Mahaguthi con
cui abbiamo sviluppato nuove linee di prodotti; Creation, Base, Mitrabali,
Dhaka e Manushi per aumento di scorte di prodotto.
ACQUISTI DI ARTIGIANATO DALL’AMERICA LATINA
Acquisti esteri
America Latina
58
58
produttori
paese
2009
2008
differenza
Ciap
Perù
111.878,51
74.602,99
50%
Comité ArtesVida - Mimbipà
Paraguay
35.698,96
-
diverso*
Manos Amigas
Perù
29.282,91
32.281,62
-9%
Minka
Perù
15.014,49
13.203,58
14%
Nueva Esperanza - Mimbipà
Paraguay
14.838,00
-
diverso*
De La Selva
Guatemala
9.954,75
11.939,85
-17%
Camari
Ecuador
8.039,18
6.414,10
25%
Calypso
Cile
8.407,26
6.463,30
19%
Piel Acida
Colombia
4.524,73
5.682,24
-20%
Canto de Agua
Cile
2.930,00
3.010,00
-3%
Comparte
Cile
1.896,58
2.345,33
-19%
Mujeres por la Dignidad
Messico
1.682,20
-
nuovo
Mimbipà
Paraguay
-
101.665,78
*
Tinajas
Venezuela
-
12.955,87
Patagonia Candles
Argentina
-
10.381,56
Lua Nova
Brasile
-
7.128,66
Projecto Alpaquita
Bolivia
-
3.021,72
TOTALE
244.147,41
291.096,60
-16%
Africa
Le importazioni dall'Africa rilevano una fortissima diminuzione (del
45%) e tale diminuzione ha cause più strutturali in confronto alla diminuzione del 14% del 2008, che aveva invece cause più contingenti.
ACQUISTI DI ARTIGIANATO DALL’ASIA
Asia
produttori
paese
2009
2008
Craft Village
Vietnam
58.487,90
24.184,35
Mahaguthi
Nepal
33.966,70
18.011,82
88%
Creation
Bangladesh
33.321,34
15.862,40
110%
Y Development
Thailandia
17.463,24
39.100,01
-55%
Asha
India
16.083,49
30.609,31
-48%
Selyn
Sri Lanka
15.577,08
51.438,94
Ema
India
14.396,05
Base
Bangladesh
14.440,51
13.500,10
6%
Mitra Bali
Indonesia
12.497,83
10.223,35
22%
Dhaka
Bangladesh
8.838,98
6.233,20
41%
Manushi
Nepal
6.971,35
1.297,53
437%
Holy Land
Palestina
3.816,24
5.075,75
-25%
Sana Hastakala
Nepal
2.757,72
-
nel 2007
Acp
Nepal
2.044,56
3.593,56
-44%
Craft Link
Vietnam
529,05
4.448,52
-89%
Heed Handicrafts
Bangladesh
76,07
-
campioni
Salay
Filippine
-
24.186,70
Gospel House
Sri Lanka
-
12.865,16
Usha
Bangladesh
-
10.462,60
Sipa
India
-
8.000,00
Surya Group
Indonesia
-
6.707,71
Preda
Filippine
-
2.546,03
TOTALE
differenza
141%
-70%
nuovo
241.268,11 288.347,04
-16%
Piccoli produttori, grandi pro-
Le importazioni dal Kenya registrano una diminuzione del 52% dovuta in
parte alle giacenze di prodotto (effettivamente le importazioni da questo
paese nel 2007/2008 erano state molto elevate), in parte alla difficoltà da
parte dei produttori a sviluppare nuovi prodotti. Pensiamo di riuscire a
risalire nel 2010.
Per quanto riguarda il Ghana invece il problema è forte, in quanto, nonostante noi ci relazioniamo con un produttore di secondo grado organizzato, la vendibilità dei prodotti di questo paese è scesa ancor di più del
2008 dopo parecchi anni di vendita. Qui difficilmente vediamo soluzioni
sostanziali, anche se stiamo facendo alcuni tentativi sui prezzi, sulla qualità e sulla presentazione dei prodotti.
Per quanto riguarda il Sudafrica e il Mozambico avevamo fatto scorte eccessive nel 2008.
In positivo le importazioni dalla Tanzania sono risalite leggermente, ma ci
sarà bisogno di un intervento forte nel 2010, mentre finalmente per l'Etiopia, dopo 2 anni di lavoro, si cominciano a vedere i risultati dell'investimento fatto da LiberoMondo nei viaggi e nel lavoro con Hiruth Wondaferew, la nostra coordinatrice dei progetti in Etiopia.
Dal Burkina Faso non abbiamo più importato per difficoltà di vendita del
prodotto e mancanza del catalogo nuovo, mentre dallo Zimbabwe vorremmo riprendere nel 2010 dopo il viaggio missione.
I produttori sono passati da 14 a 17, con 4 produttori nuovi, tutti dell'Etiopia.
Per quanto riguarda i 3 produttori da cui non abbiamo importato: Tcrs per
difficoltà del progetto, nonostante il nostro ordine in aumento rispetto al
2008; Kapula Candles e Watinoma, per giacenza di prodotto invenduto.
Per quanto riguarda le 6 diminuzioni di acquisto:
- Bega kwa Bega: per cambio euro/dollaro, quindi per il produttore non
è stata una diminuzione;
- Mkombozi Group e Mikono: per mancato invio di prodotti a fronte del
nostro ordine;
- Smolart, Misha, Muteko Wahu, Egiserà, Coppercraft: per giacenza di prodotto invenduto.
59
Per quanto riguarda gli aumenti: sono da segnalare quelli a due produttori etiopi, Tree Savers e Bosco Children.
La percentuale degli acquisti dall'Africa sul totale acquisti è passata dal
26% del 2005, al 21% del 2006, al 24% del 2007, al 23% del 2008, al 16% del
2009.
L'obiettivo del 30% che ci eravamo proposti per il 2009/2010 purtroppo non
sarà raggiunto.
Le cause sono molteplici:
- la crisi ha colpito effettivamente soprattutto l'artigianato più artistico
e quello meno vendibile, anche per una qualità spesso inferiore e meno
standardizzata rispetto ai prodotti asiatici;
- la difficoltà delle organizzazioni dei produttori africani a rinnovare i
prodotti;
- la difficoltà delle organizzazioni dei produttori africani ad avere strutture stabili in grado di esportare con facilità.
Da parte nostra cercheremo nel 2010/2011 di investire in alcuni paesi (in
particolar modo Etiopia, Tanzania e Zimbabwe) e di aumentare la compensazione dei margini con produttori di altri continenti per diminuire i prezzi
al pubblico e quindi aumentare la vendibilità dei prodotti.
ACQUISTI DI ARTIGIANATO DALL’AFRICA
Acquisti esteri
Africa
produttori
paese
2009
Smolart
Kenya
39.689,08
83.910,25
-53%
Mysha
Ghana
10.700,79
26.252,10
-59%
Egiserà/Tokuma
Etiopia
4.928,83
6.448,22
-24%
Signum Vitae
Etiopia
4.763,80
-
nel 2007
Bellarts
Tanzania
4.663,11
3.171,00
47%
Bosco Children
Etiopia
4.386,24
4.386,24
217%
Coppercraft
Sudafrica
4.204,90
18.576,00
-77%
Tree Savers
Etiopia
3.581,28
3.500,00
2%
Produttori vari
Etiopia
3.124,70
-
nuovo
Tinga Tinga Cooperative Tanzania
2.981,52
-
nel 2007
Misrach Center
Etiopia
2.378,62
-
nuovo
Mikono
Tanzania
1.495,72
3.719,68
-60%
Kechene Pottery
Etiopia
1.461,00
-
nuovo
Mkombozi Groups
Tanzania
1.269,25
2.532,00
-50%
Muteko Wahu
Mozambico
1.028,50
8.305,00
-78%
Women’s Fuelwood
Etiopia
837,00
-
nuovo
Bega Kwa Bega
Kenya
804,98
938,06
-14%
Kapula Candles
Sudafrica
-
2.778,57
Watinoma
Burkina Faso
-
2.368,00
Tcrs
Tanzania
-
1.442,50
TOTALE
60
60
2008
differenza
92.299,31 168.327,62
-45%
ACQUISTI TOTALI DAI PRODUTTORI
paese
2009
2008
Ciap
Perù
111.878,51
74.602,99
Mimbipà
Paraguay
95.356,71
160.447,78
Mcch
Ecuador
87.134,43
108.388,21
Centro Salinas
Ecuador
85.335,48
36.395,99
Craft Village
Vietnam
58.487,90
24.184,35
Ssit Lequil Lum
Messico
45.084,75
26.013,00
Smolart
Kenya
39.689,08
83.910,25
Comparte
Cile
37.364,73
38.924,65
Mahaguthi
Nepal
33.966,70
18.011,82
Creation
Bangladesh
33.321,34
15.682,40
Camari
Ecuador
30.420,22
17.476,06
Manos Amigas
Perù
29.282,91
32.281,62
Sipa
India
27.472,50
13.903,50
Imagination
India
26.657,28
-
Zaspo
Tanzania
22.684,40
-
Sindyanna
Palestina
20.364,00
111.138,00
Y Development
Thailandia
17.463,24
39.141,42
Asha
India
16.083,49
41.025,92
Selyn
Sri Lanka
15.577,08
51.438,94
Minka
Perù
15.014,49
13.203,58
Base
Bangladesh
14.440,51
13.500,10
Ema
India
14.396,05
-
Craft Aid
Mauritius
14.134,45
-
Mitra Bali
Indonesia
12.497,83
10.223,35
Mysha
Ghana
10.700,69
26.252,10
De La Selva
Guatemala
9.954,75
11.939,85
Gie Targanine
Marocco
8.922,84
5.670,00
Dhaka
Bangladesh
8.838,98
6.233,20
Calypso
Cile
8.407,26
6.343,30
Ywca
Palestina
8.250,00
45.475,00
Apilider
Brasile
8.014,46
-
Manushi
Nepal
6.971,35
1.297,53
Chankuap
Ecuador
5.403,43
-
Egiserà/Tokuma
Etiopia
4.928,83
6.448,22
Ecolink
Vietnam
4.694,10
-
Bellarts
Tanzania
4.663,11
3.171,00
Piel Acida
Colombia
4.524,57
5.682,24
Bosco Children
Etiopia
4.386,24
13.339,27
Coppercraft
Sudafrica
4.204,90
18.576,00
ACQUISTI TOTALI DAI PRODUTTORI
produttori
paese
2009
2008
Holy Land
Palestina
3.816,24
17.666,20
Tree Savers
Etiopia
3.581,28
3.500,00
Produttori vari
Etiopia
3.124,70
-
Tinga Tinga Arts
Tanzania
2.981,52
-
Canto de Agua
Cile
2.930,00
3.010,00
Sana Hastakala
Nepal
2.757,72
-
Misrach Center
Etiopia
2.378,62
-
Pag La Yiri
Burkina Faso
2.140,00
-
Acp
Nepal
2.044,56
3.593,56
Mujeres por la Dignidad
Messico
1.682,20
-
Mikono
Tanzania
1.495,72
2.277,18
Kechene Pottery
Etiopia
1.461,00
-
Mkombozi Groups
Tanzania
1.269,25
2.532,00
Muteko Wahu
Mozambico
1.028,50
8.305,00
Women’s Fuelwood
Etiopia
837,00
-
Bega Kwa Bega
Kenya
804,98
938,06
Craft Link
Vietnam
529,05
4.448,52
Salay
Filippine
-
24.186,70
Citrusdal
Sudafrica
-
22.542,60
Tinajas
Venezuela
-
12.955,87
Gospel House
Sri Lanka
-
12.865,16
Usha
Bangladesh
-
10.462,60
Patagonia Candles
Argentina
-
10.381,56
Ely Bee
Senegal
-
8.895,40
Avec Gie
Togo
-
8.320,00
Dagaba
Tanzania
-
8.078,40
Tea Promoters
Tanzania
-
8.072,00
Siyath
Sri Lanka
-
7.885,86
Lua Nova
Brasile
-
7.128,66
Surya Group
Indonesia
-
6.707,56
Fac Gest
Mali
-
5.397,00
Projecto Alpaquita
Bolivia
-
3.021,72
Cape Natural Tea
Sudafrica
-
2.923,20
Kapula Candles
Sudafrica
-
2.778,57
Preda
Filippine
-
2.546,03
Watinoma
Burkina Faso
-
2.368,00
Projecto Onça
Brasile
-
2.299,44
Tcrs
Tanzania
-
1.442,50
Piccoli produttori, grandi progetti
produttori
61
2.3 La continuità
Uno dei criteri fondamentali del commercio equo e solidale, che spesso
i produttori ritengono più importante del prezzo, è la continuità della relazione commerciale, ossia la garanzia di poter contare su un rapporto di
partenariato stabile e continuativo.
Vediamo come nel 2009 LiberoMondo ha affrontato questo aspetto fondamentale della propria attività.
Il Regolamento di Gestione del Registro di AGICES prevede che:
Art 6.5 " Ogni anno l'Organizzazione, nel caso importi direttamente da produttori di Commercio Equo e Solidale, assicura una relazione stabile misurabile attraverso il rinnovo dell'ordine al 60% dei produttori da cui ha importato
l'anno precedente.
In caso di non raggiungimento, l'ente deve aver redatto una relazione scritta
circa le cause del non raggiungimento di continuità e possibilmente aver definito un piano di intervento/sostegno ai produttori partner."
Art 6.6 "Dopo un periodo di prova (max 2 anni x ogni nuovo produttore),
l'Organizzazione, nel caso in cui importi direttamente da produttori di Commercio Equo e Solidale, deve assicurare una relazione stabile con il partner produttore, misurabile attraverso il raggiungimento annuale di un valore d'acquisto prodotti pari ad almeno il 70% del valore acquisti dell'anno precedente.
In caso di non raggiungimento, l'ente deve aver redatto una relazione scritta
circa le cause del non raggiungimento di continuità e possibilmente aver definito un piano di intervento/sostegno ai produttori partner".
Continuità
In conformità a quanto previsto pubblichiamo qui di seguito l'elenco
dei produttori dai quali, nel corso del 2009, LiberoMondo ha acquistato
per un importo inferiore al 70% di quanto ordinato nel 2008.
L'elenco si riferisce a tutti i produttori con cui LiberoMondo collabora,
compresi quelli che si trovano nel periodo di prova di 2 anni.
Ai produttori non compresi nella tabella seguente è stato garantito un acquisto pari almeno al 70% del fatturato dell'anno precedente.
62
62
Non acquisto
per giacenze elevate di prodotto
Cape Natural Tea
Sudafrica
Gospel House
Sri Lanka
Kapula Candles
Sudafrica
Patagonia Candles
Argentina
Preda
Filippine
Progetto Onça
Brasile
Salay
Filippine
Siyath
Sri Lanka
Tea Promoters
India
Usha
Bangladesh
Watinoma
Burkina Faso
per altri motivi
Togo
rimando al 2010 della spedizione da parte del produttore
Citrusdal
Sudafrica
mancanza di prodotto e decisione del produttore di passare ad avere solo grossi clienti
Dagaba
Tanzania
bocciatura del progetto dopo la visita in loco di Antonio Carlucci
Ely Bee
Senegal
bocciatura del progetto dopo il secondo tentativo, per problemi legati alla qualità e alla
quantità del prodotto consegnato, senza un possibile compromesso con il produttore
Fac Gest
Mali
rimando al 2010 della spedizione da parte dei produttori
Lua Nova
Brasile
aumenti dei prezzi FOB del 25%
Projecto Alpaquita
Bolivia
problemi organizzativi del produttore
Surya Group
Indonesia
chiusura (si spera temporanea) del progetto
Tcrs
Tanzania
difficoltà del progetto, nonostante nostro ordine in aumento rispetto al 2008
Tinajas
Venezuela
chiusura (si spera temporanea) del progetto
Diminuzione di acquisto oltre il 30%
per giacenze elevate di prodotto
Acp
Nepal
Coppercraft
Sudafrica
Mysha
Ghana
Muteko Wahu
Mozambico
Selyn
Sri Lanka
Sindyanna
Palestina
Smolart
Kenya
Y Development
Thailandia
Ywca
Palestina
per altri motivi
Asha
India
errata valutazione ed eccessiva prudenza nell’ordine da parte nostra
Craft Link
Vietnam
definitivo passagio degli acquisti di ceramiche a Craft Village
Mikono
Tanzania
mancato invio di prodotti a fronte del nostro ordine
Mkombozi Groups
Tanzania
mancato invio di prodotti a fronte del nostro ordine
Piccoli produttori, grandi progetti
Avec Gie
63
2.4 Il prefinanziamento dei produttori
Il prefinanziamento, ossia il pagamento anticipato con interessi a tasso
zero di almeno il 50% del valore della merce, è uno dei principi cardine
del commercio equo e solidale.
Può sembrare banale e scontato soffermarsi su questo aspetto, ma vi assicuriamo che così non è, se si analizzano le prassi in uso a livello internazionale.
Il Regolamento di Gestione del Registro di AGICES, prevede che:
Prefinanziamento
Art. 6.7 “L'Organizzazione, nel caso in cui importi direttamente da produttori di Commercio Equo e Solidale, rispetta le richieste dei produttori per ciò che
riguarda il prefinanziamento. In caso di richieste di prefinanziamento superiori al 50% l'ente risponde a seconda delle proprie possibilità o valutazioni.
L'ente redige ogni anno un rapporto e/o ha a disposizione un elenco e/o evidenze contabili contenente tutti i prefinanziamenti effettuati, a disposizione
del Comitato di Gestione del Registro AGICES.
NOTA: E' considerato prefinanziamento l'anticipo ai fornitori a tasso zero senza costi - per il fornitore. Altra forme di anticipazioni con l'applicazione di
un tasso di interesse sono considerate attività di credito - cfr. Art.5.8 Carta
Italiana dei Criteri del Commercio Equo e Solidale.”
64
64
LiberoMondo ha sempre rispettato questo criterio, senza mai applicare
tassi di interesse sui prefinanziamenti ai produttori.
Le modalità di pagamento relative alle importazioni, che nel corso del 2009
hanno coinvolto 56 organizzazioni di produttori, sono state le seguenti:
- in 26 casi è stato fatto il 50% di anticipo;
- in 4 casi il 50% all'ordine e il 50% prima della partenza del container,
cioè mediamente 40 gg prima di ricevere la merce;
- in 16 casi è stato dato il 100% di anticipo;
- in un caso è stato dato il 90% di anticipo:
- in 2 casi è stata richiesta del produttore il pagamento "controdocumenti", per cui appena arrivano i documenti del container in banca
(mediamente 15/20 giorni prima dell'arrivo del container) li ritiriamo
pagando il 100% del valore della fattura. Applichiamo questo metodo
solo nel caso di esplicita richiesta del produttore;
- in un caso, invece della modalità "controdocumenti" abbiamo concordato con il produttore il pagamento 100% a merce pronta, prima della
partenza del container;
- in un caso il pagamento è stato fatto su richiesta del produttore con
lettera di credito;
- in 3 casi il produttore non ha richiesto l'anticipo essendo una piccola
cifra, ed è stato fatto il saldo al 100% appena la merce ci è arrivata;
- in un caso non abbiamo fatto noi il prefinanziamento, ma è stato fatto
dall'Associazione Croce del Sud che segue direttamente il progetto in
Burkina Faso;
- solo in un caso (Ywca della Palestina) abbiamo concordato con il produttore - dopo anni di problemi di qualità dei prodotti - di non fare il
prefinanziamento, ma di effettuare il saldo non appena la merce è arrivata ed è stata controllata nel nostro magazzino.
Uno dei principali elementi positivi di quest'anno è stato l'essere riusciti
a far fronte agli impegni finanziari di prefinanziamento e saldo, meglio di
qualunque anno precedente garantendo ai produttori puntualità, precisione e rapidità; non si sono presentati problemi neanche da settembre a
dicembre come era avvenuto lo scorso anno.
Chiaramente - è inutile nascondercelo - oltre al grosso lavoro sulle linee
bancarie da parte dell'amministrazione, una delle cause principali è stata
la forte diminuzione degli acquisti di quest'anno. Comunque è un elemento da non dare per scontato, date le segnalazioni da parte dei produttori riguardanti altre centrali italiane di commercio equo e solidale.
Riportiamo qui di seguito nel dettaglio la tabella dei prefinanziamenti.
Africa
produttori
paese
prefinanziamento
note
importo
data
Bega Kwa Bega
Kenya
SI
100%
747,43
23/12/2009
Bellarts
Tanzania
SI
Bosco Children
Etiopia
SI
100%
4.386,24
03/03/2009
Coppercraft
Sudafrica
SI
100%
4.209,90
1.350,00
09/02/2009
30/12/2009
Craft Aid
Mauritius
SI
100%
14.120,00
07/09/2009
nel 2008
Egiserà/Tokuma
Etiopia
SI
100%
4.928,83
20/05/2009
Gie Targanine
Marocco
SI
100%
8.922,84
27/02/2009
Kechene Pottery
Etiopia
SI
100%
1.461,00
03/03/2009
Mikono
Tanzania
SI
100%
Mysha
Ghana
SI
2.100,00
22/07/2009
Misrach Center
Etiopia
SI
100%
2.206,81
03/03/2009
Mkombozi Groups
Tanzania
SI
100%
1.269,25
02/03/2009
Muteko Wahu
Mozambico
SI
2.600,00
27/02/2009
1.756,00
09/07/2009
3.614,83
9.580,92
11.121,25
09/02/2009
22/06/2009
24/12/2009
Pag La Yiri
Burkina Faso
Produttori vari
Etiopia
NO
il prefinanziamento è stato
fatto dall’associazione Croce
del Sud con cui collaboriamo
SI
100%
nel 2008
Smolart
Kenya
SI
Tinga Tinga Arts
Tanzania
SI
100% all’acquisto
Tree Savers
Etiopia
SI
100%
3.581,28
20/05/2009
Women’s Fuelwood
Etiopia
SI
100%
837,00
03/03/2009
Zaspo
Tanzania
SI
nel 2008
America Latina
produttori
paese
prefinanziamento
importo
data
Apilider
Brasile
SI
8.222,57
20/04/2009
Calypso
Cile
SI
2.800,00
3.194,65
09/02/2009
24/12/2009
Camari
Ecuador
SI
6.924,80
3.059,35
2.725,37
03/04/2009
06/10/2009
30/12/2009
Canto de Agua
Cile
Centro Exportaciones
de Salinas
Ecuador
SI
9.218,29
12.292,12
24/03/2009
08/06/2009
Chankuap
Ecuador
SI
NO
note
non richiesto, ma saldo al
100% immediato all’arrivo con
DHL
90%
5.505,95
25/03/2009
07/12/2009
07/12/2009
29/12/2009
Ciap
Perù
SI
12.404,58
12.469,55
3.205,75
Comparte
Cile
SI
14.541,56
4.557,76
15/01/2009
26/06/2009
De La Selva
Guatemala
SI
5.551,15
09/03/2009
Manos Amigas
Perù
SI
12.076,78
07/12/2009
MCCH
Ecuador
SI
29.138,51
14.626,58
27/10/2009
28/10/2009
Mimbipà
Paraguay
SI
12.000,00
250,00
7.100,00
7.700,00
19/02/2009
15/07/2009
29/07/2009
13/10/2009
Minka
Perù
SI
6.374,24
07/12/2009
1.663,05
24/09/2009
NO
non richiesto, ma saldo al
100% immediato all’arrivo con
DHL
Mujeres por la dignidad
Messico
Piel Acida
Colombia
SI
2.216,64
25/03/2009
Ssit Lequil Lum
Messico
SI
8.100,00
14.000,00
26/06/2009
10/11/2009
Piccoli produttori, grandi progetti
nel 2008
65
Asia
produttori
paese
prefinanziamento
note
Acp
Nepal
SI
50% all’ordine e 50% prima
della partenza del container
Asha
India
SI
Base
Bangladesh
NO
controdocumenti richiesto dal
produttore
Craft Link
Vietnam
NO
non richiesto, ma saldo al
100% immediato all’arrivo con
DHL
Craft Village
Vietnam
SI
Creation
Bangladesh
NO
lettera di credito richiesta dal
produttore
Dhaka
Bangladesh
NO
controdocumenti richiesto dal
produttore
Eco-Link
Vietnam
Prefinanziamento
data
2.158,41
06/04/2009
9.196,29
17.124,01
20/04/2009
30/12/2009
15.648,85
6.215,90
4.234,32
29/01/2009
02/10/2009
27/10/2009
SI
100%
4.834,91
11/03/2009
richiesto
dal
produttore
pagamento 100% prima della
partenza del container
16.234,30
29/09/2009
Ema
India
SI
Holy Land
Palestina
SI
2.017,07
13/03/2009
Imagination
India
SI
13.260,00
08/06/2009
28/01/2009
03/03/2009
24/12/2009
Mahaguthi
Nepal
SI
50% all’ordine e 50% prima
della partenza del container
7.846,69
9.603,17
8.306,56
Manushi
Nepal
SI
50% all’ordine e 50% prima
della partenza del container
3.772,45
3.573,22
28/01/2009
14/05/2009
Mitra Bali
Indonesia
SI
6.407,06
29/07/2009
Sana Hastakala
Nepal
SI
1.732,03
11/05/2009
Selyn
Sri Lanka
SI
8.112,09
24/03/2009
Sindyanna
Palestina
SI
4.470,00
22.865,00
10/06/2009
04/12/2009
Sipa
India
SI
5.500,00
3.975,00
7.800,00
28/01/2009
08/05/2009
08/06/2009
Y Development
Thailandia
SI
3.057,58
6.318,01
24/04/2009
03/09/2009
YmcA
66
66
importo
Palestina
NO
50% all’ordine e 50% prima
della partenza del container
100%
dati i problemi di qualità del
2008, abbiamo concordato con
i produttore di non fare il prefinanziamento ma di fare subito il saldo appena arrivata e
controllata la merce
2.5 Il Comitato Progetti
Il Comitato Progetti di LiberoMondo ha proseguito la sua attività di
analisi e valutazione delle organizzazioni di produttori/esportatori con i
quali LiberoMondo collabora.
Il Comitato Progetti è composto attualmente da 5 persone: Luigi Eusebi,
Antonio Carlucci, Diego Negro, Luca Gioelli ed Emanuele Giordana. Ad
inizio 2010 si è aggiunta anche Francesca Minerva.
Nell'arco del 2009 il Comitato Progetti si è riunito in 7 occasioni, per un totale di 9 giorni lavorativi, ed ha esaminato 21 griglie di valutazione elaborate in seguito ai viaggi di verifica effettuati dagli stessi componenti del
gruppo.
Nell'arco di due anni di attività il Comitato Progetti ha esaminato 46 griglie di valutazione e l'obiettivo è quello di arrivare a valutare tutte le organizzazioni con le quali LiberoMondo collabora.
La scelta delle realtà partner da visitare/valutare tiene conto di alcuni criteri di priorità che potremo sinteticamente schematizzare come segue:
- situazioni problematiche o di crisi
- progetti "prioritari"
- progetti nuovi.
LiberoMondo ha sempre reso pubbliche le relazioni e i report redatti in
seguito alle visite ai produttori partner. Contestualmente alla costituzione
del Comitato Progetti, la nostra cooperativa ha scelto di pubblicare su LM
Informa, seppur riassumendole e contestualizzandole, le delibere relative
alla valutazione dei progetti. In ogni numero del "periodico" vengono
quindi presentate alcune valutazioni, siano esse positive o negative, al fine
di rendere intellegibile e trasparente in lavoro del Comitato Progetti.
Piccoli produttori, grandi progetti
Nella riunione del 9 novembre, l'ultima dell'anno, si è provveduto ad una
revisione dell'elenco delle organizzazioni di produttori con cui LiberoMondo si relaziona.
Vi sono alcuni progetti che non compaiono più in questo elenco in quanto,
anche nei casi in cui non è stata redatta una griglia di valutazione, il Comitato Progetti li ha concordemente esclusi dall'elenco dei partner di LiberoMondo in seguito a visite effettuate, a informazioni raccolte e, in alcuni
casi, a reticenze e difficoltà ad ottenere chiarimenti e informazioni.
È stata inoltre stilata una proposta circa il piano dei viaggi di verifica per
l'anno 2010 e il calendario per gli incontri del Comitato Progetti per il
primo semestre del prossimo anno.
67
Comitato progetti
Valutazioni Comitato Progetti
68
68
Produttore
Paese
Prodotti
Valutazione
Data
Sindyanna
Palestina
alimentari
positiva
27 febbraio
Ywca
Palestina
alimentari
positiva
27 febbraio
Minka
Perù
artigianato
positiva
27 marzo
Manos Amigas
Perù
artigianato
positiva
27 marzo
Progetto Alpaquita
Bolivia
artigianato
positiva
27 marzo
La Kochalita
Bolivia
artigianato
positiva
05 maggio
Fundaciòn Chankuap
Ecuador
cosmesi
positiva
05 maggio
Coppercraft Africa
Sudafrica
artigianato
positiva
1-2 luglio
Bellarts
Tanzania
artigianato
positiva
1-2 luglio
Tinga Tinga Arts
Tanzania
artigianato
positiva
1-2 luglio
Zaspo
Tanzania
artigianato
positiva
1-2 luglio
Mkombozi Groups
Tanzania
artigianato
positiva
1-2 luglio
Moto
Tanzania
artigianato
positiva
1-2 luglio
La Coronilla
Bolivia
alimentare
positiva
30 luglio
Mahaguthi
Nepal
artigianato
positiva
30 luglio
Corporaciòn Gruppo Salinas
Ecuador
artigianato
positiva
1-2 settembre
Bega Kwa Bega
Kenya
artigianato
positiva
1-2 settembre
Smolart
Kenya
artigianato
positiva
1-2 settembre
Goig
Tanzania
artigianato
positiva
1-2 settembre
Selyn
Sri Lanka
artigianato
positiva
1-2 settembre
Mcch
Ecuador
alimentari
positiva
9 novembre
Viaggi missione 2009
India
Superficie: 3.287.263 kmq
Popolazione: 1.156.897.766 ab.
Indice di sviluppo umano (HDI/ISU rank): 60,9
Indice di povertà umana (HPI/IPU rank): 28
Aspettativa di vita: uomini- 62 anni/donne 65 anni
Alfabetizzazione: 34%
Popolazione sotto la soglia di povertà (-2$ al giorno): 25%
Incremento demografico: 3,5%
DATI UNDP 2008
Produttori: Asha, Sipa, Imagination, Ema,
Navdanya
Periodo:
A cura di:
luglio-agosto 2009
Francesca Minerva
India
Shining India
70
Negli ultimi anni si è molto parlato del boom
dell'India, del gigante Indiano, dell'incredibile
India, dell'India splendente (shining India), della
speranza Indiana.
Col suo tasso di crescita medio superiore al 7% dal
1997, l'India è cresciuta a un ritmo pari al doppio di
quello mondiale. Il colosso indiano, insieme a
quello cinese, è stato capace di ridisegnare gli equilibri geopolitici internazionali, mettendo in discussione l'ordine mondiale scaturito dalla Guerra
Fredda.
Il paese ha registrato un livello di crescita del Pil del
9,6% nel 2006, del 9,0% nel 2007 e del 6,6% nel 2008.
E per il quinquennio 2007-2012 si prevede raggiunga il 10%. Secondo un recente studio della
Deutsche Bank, entro il 2020, Cina e India saranno
rispettivamente, dopo gli Stati Uniti, la seconda e la
terza economia al mondo.
L'india ospita 1.027 miliardi di abitanti, più del doppio della nostra Europa. E i due giganti asiatici rappresentano da soli il 40 per cento dell'intera popolazione mondiale.
Tuttavia, a differenza della Cina, l'India ha perseverato nella difesa della democrazia e conserva il suo
pluralismo e le enormi differenze non solo in termini economici, ma sul piano religioso, culturale e
dei comportamenti.
“L'India - ha scritto Rampini - è il primo caso storico di una democrazia nata da un'immensa nazione con un'alta percentuale di analfabeti, prima
ancora che vi si formasse un ampio ceto medio. E'
un esempio unico di liberaldemocrazia fondata sul
consenso di una maggioranza di poveri e di contadini.
I principali fenomeni connessi a questa "via originale alla democrazia", sono stati ben illustrati dalla
storica Simonetta Casci in "L'India tra i grandi" (Carocci 2008). Il primo fenomeno riguarda la creazione
e l'alternanza di coalizioni, costitute dal Partito del
Congresso (che nel 1947 era guidato da Jawaharlal
Nehru e che fino agli inizi degli anni '80 ha dominato la politica indiana), e dal Bharatiya Janata
Party (BJP), formazione di destra indù, fondato nel
1980. Alle elezioni del 2004 clamorosa è stata la
sconfitta del BJP, che ha dovuto rispondere del costo
sociale provocato dalla politica neoliberista e dalla
destabilizzazione causata dalla sua ideologia comunitaria, sfociata nei tragici scontri inter-religiosi e
nel massacro di musulmani nello stato del Gujarat
nel 2002. Il congresso è così tornato alla guida del
paese ed è stato riconfermato anche nel 2009. Con
l'appoggio di Sonia Gandhi, presidente del partito,
il primo ministro Manmohan Sing ha formato l'United progressive Alliance, una coalizione di governo
composta da vari partiti regionali. E' risultato evidente che, data l'estrema diversificazione regionale,
il raggiungimento di un equilibrio da parte dei partiti dominanti richiede una politica più pragmatica
e meno ideologica. L'insuccesso ha inoltre dimostrato come il movimento nazionalista indiano e l'ideologia dell'hindutva (induità), non siano conciliabili con la moderna democrazia indiana.
Il secondo fenomeno è costituito dall'ascesa dei partiti delle caste inferiori, in particolare nello stato dell'Uttar Pradesh, che domina la scena politica nazionale con una popolazione di circa 166 milioni. Grazie al loro peso in parlamento, i partiti che rappresentano i più deboli hanno ottenuto le loro quote
per le assunzioni garantite nel pubblico impiego e
nelle università. L'effettiva partecipazione politica
dei gruppi sociali inferiori a livello nazionale ha indicato ormai un irreversibile adattamento della gerarchia indù alla democrazia.
Il terzo fenomeno riguarda l'affermazione dell'autogoverno locale, con il rilancio del panchayati raj,
antica forma di autogoverno dei contadini nei villaggi, fondato sul progetto gandhiano di diffondere
la democrazia in India: si trattava di collegare fra
loro, in cerchi sempre più ampi, comunità autosuf-
Dintorni di Calcutta - Bengala occidentale
ficienti e autogestite, conservando il senso di appartenenza e di solidarietà che caratterizza il villaggio.
Riferendosi in particolare al Avviato negli anni '90 (in
particolare con il 73° emendamento alla Costituzione
approvato nel 1991) il panchayati raj può favorire
l'empowerment di gruppi sociali inferiori nel contesto rurale riducendo il costo sociale della globalizzazione e della modernizzazione.
In sintesi, le ampie coalizioni, che permettono di contenere ideologie antidemocratiche puntando sull'eterogeneità dell'India, la comparsa sulla scena di partiti rappresentanti le caste più basse e la spinta verso
la governance locale denotano, nonostante le sue complesse dinamiche, la vitalità della democrazia indiana1.
India: terra di contraddizioni
Cfr. Simonetta Casci, L'ordinamento politico e la forza del pluralismo, in in L'India tra i grandi, Carocci 2008
2
Cfr. Federico Rampini, La speranza indiana, Mondadori 2008
3
A. Amighini e S. Chiarlone, L'integrazione nell'economia globale: promesse e anomalie, in L'India tra i grandi, Carocci 2008
4
Ifad, 2008
1
“Case” sulle strade di Mumbai
Viaggi missione
La vitalità economica e politica dell'India sono
tuttavia pervase dalle contraddizioni più estreme: il
primo volto dell'India, modernità e alti tassi di sviluppo, è testimoniato dall'interesse di colossi quali
Microsoft, Dell, Hunday e Ibm e dalla scelta di delocalizzazione intrapresa da molte aziende. Il secondo
è fatto di una serie di riti, di templi colorati, matrimoni combinati, povertà e analfabetismo e di ritmi
propri di una società rurale dove le caste esistono ancora.
Il paese vanta centri d'eccellenza tecnologica ma allo
stesso tempo oltre un terzo della popolazione vive in
condizioni di povertà cronica. L'India sforna oltre
200mila laureati in ingegneria ogni anno, più del
doppio dell'America e dell'Europa, ma al tempo
stesso ha 380 milioni di analfabeti.
Anche le disparità territoriali sono acute: il sud del
paese ha servizi e livelli di istruzione spesso d'eccellenza, mentre in alcuni stati settentrionali, come l'Uttar Pradesh, il più popoloso, la metà dei bambini
sotto i 3 anni soffre di malnutrizione cronica.
Persiste il sistema delle caste e in alcune zone rurali
gli ex "intoccabili" sono bersaglio di intolleranza.
Insieme alle disuguaglianze sociali e le caste, l'analfabetismo e la discriminazione contro le donne, altra
faccia della medaglia del boom indiano è il suo costo
ambientale.
Molte multinazionali sono andate a produrre in Asia
anche per approfittare di normative ambientali meno
severe. Greenpeace ha di recente pubblicato uno studio sull'accumulo di montagne di rifiuti elettronici,
che provengono da tutto il mondo e vengono depositate nella periferia di Nuova Delhi.
Il surriscaldamento climatico avrà effetti più pesanti
nel subcontinente asiatico che in ogni altra parte del
pianeta. Lo scioglimento dei ghiacciai dell'Himalaya
sta sconvolgendo il flusso del Gange. Il ritmo dei
monsoni, che per millenni ha scandito la vita agricola, si sta sregolando rapidamente. La mancanza di
acqua apre scenari inquietanti per gli approvvigionamenti alimentari2.
Tale situazione è strettamente connessa al modello di
sviluppo indiano degli ultimi decenni: lo sviluppo
economico indiano ha vissuto un'accelerazione a
partire dagli anni '90, quando il passo delle riforme
velocizzò, sulla spinta dei programmi di stabilizzazione cui il paese dovette sottoporsi sotto l'egida del
Fondo Monetario Internazionale, in seguito alla crisi
della bilancia del pagamenti del 1991.
Tali riforme includevano la liberalizzazione del commercio internazionale e degli investimenti esteri, la
drastica riduzione dei monopoli pubblici, il libero
corso del tasso del cambio della rupia e lo smantellamento del sistema delle licenze per il sistema industriale.
Questo nuovo approccio di politica economica consentiva l'approvazione di investimenti diretti dall'estero (FDI) a capitale misto con maggioranza di capitale estero e di FDI a capitale esclusivamente
estero nelle cosiddette "special economic zones", aree
esentasse nelle quali le imprese sono considerate
operanti in territorio straniero.
Le nuove politiche hanno abolito parzialmente o totalmente le restrizioni ai FDI in molti settori chiave
dell'economia, inclusi quelli precedentemente riservati in modo esclusivo al settore pubblico (per esempio l'estrazione, la raffinazione e la distribuzione di
petrolio e derivati)3.
Fra le aree su cui le riforme non sono intervenute figurano il mercato del lavoro, il settore agricolo e il
regime di favore per le piccole imprese.
Le riforme epocali neoliberiste, dunque, non hanno
toccato la principale fonte di occupazione del paese,
rappresentata dall'agricoltura. Anzi, ne hanno peggiorato le condizioni. Il progresso economico ha causato centinaia di milioni di nuovi poveri, come conseguenza dei processi di deruralizzazione e urbanizzazione che stanno caratterizzando il "nuovo corso"
indiano.
La maggior parte della popolazione povera è concentrata nelle zone rurali. Benché l'agricoltura contribuisca a meno del 18% del Pil indiano, la sua importanza nella struttura economica, sociale e politica è
di molto superiore a questo indicatore. Circa il 72 per
cento dell'1,2 miliardi di indiani vive ancora nelle
zone rurali4.
La povertà è particolarmente diffusa fra i membri
delle caste e delle tribù nelle aree rurali del paese. Le
zone più povere sono alcune regioni del Rajasthan,
del Madhya Pradesh, del Uttar Pradesh, del Bihar,
del Jharkhand, dell'Orissa, del Chhattisgarh e del
71
West Bengal. Importanti cause della povertà fra la
popolazione rurale indiana - sia a livello individuale, sia di comunità - sono la mancanza d'accesso
ai beni produttivi e alle risorse finanziarie, gli alti
tassi d'analfabetismo, assistenza sanitaria insufficiente e un accesso molto limitato ai servizi sociali.
In generale le donne sono la categoria più svantaggiata nella società indiana, benché il loro status vari
molto secondo l'estrazione etnica e sociale. Le
donne sono particolarmente esposte alla diffusione
dell'Hiv/Aids dalle zone urbane alle zone rurali.
Nel 2005 si stima che 5,7 milioni di uomini, donne
e bambini indiani erano infetti da Hiv/Aids, la maggior parte nella fascia d'età 15-49 anni e quasi il 40%
(2,4 milioni nel 2008) sono donne5.
Come conseguenza di tale situazione critica, tra il
2005 e il 2009, oltre 8.000 agricoltori si sono tolti la
vita, secondo i dati dello stesso governo indiano.
Slum di Mumbai
India
IL COMMERCIO EQUO IN INDIA:
SGUARDO D'INSIEME
Il movimento Fair Trade in India ha una lunga
storia. Da un lato l'India è sempre stato un paese di
abili commercianti, dall'altro nella stessa filosofia
gandhiana erano presenti una serie di principi molto
vicini a quelli della carta del commercio equo: l'idea
di un lavoro libero dallo sfruttamento, centrato sulla
salvaguardia della dignità umana, sull'autorealizzazione e sul controllo della filiera produttiva.
Gli anni '70 hanno rappresentato un momento significativo per lo sviluppo del movimento cooperativistico in diverse aree del paese. Per molte associazioni
indiane dunque, l'ingresso nel mondo del commercio equo è stato la prosecuzione di un percorso organizzativo avviato sin da decenni.
Le organizzazioni indiane di commercio equo hanno
raggiunto dimensioni, capacità commerciali e organizzative di alto livello. Indubbiamente beneficiano
anche della generale espansione economica del
paese, delle facilitazioni per le esportazioni e della
crescita del mercato interno.
La loro attiva partecipazione nei forum regionali
(Fair Trade Forum India e Asia Fair Trade Forum),
5
72
National AIDS Control Organisation
che forniscono corsi di formazione alle organizzazioni partner, dimostra anche gli sforzi fatti per la
creazione di network locali efficaci.
Nonostante non esistano studi specifici sull'impatto
del commercio equo in India in termini quantitativi,
tuttavia un'analisi qualitativa mostra l'efficacia del
commercio equo nel creare opportunità di lavoro,
nel migliorare le condizioni lavorative di piccoli
contadini e artigiani in tutto il paese.
Secondo il Fair Trade Forum India, che include 75
membri, sono oltre 100.000 i produttori beneficiari
del commercio equo.
Per la maggior parte si tratta di organizzazioni
grandi (di II livello), che riuniscono decine e a volte
centinaia di gruppi di produttori (di I livello). Queste forniscono formazione tecnica e facilitano l' accesso al mercato dei gruppi di I livello. Molte delle
organizzazioni di primo livello hanno raggiunto anch'esse capacità organizzative e dimensioni tali da
potersi relazionare direttamente con il mercato nazionale e internazionale. Questo processo, rinforzato
da molti acquirenti del Nord che spesso preferiscono relazionarsi direttamente con il produttore di
primo grado e ridurre così i costi, sta mettendo in
crisi, secondo quanto sostenuto dal Fair Trade
Forum India, il sistema di network interno, nonché
le organizzazioni di secondo livello, che si vedono
scavalcate.
Per quanto riguarda gli investimenti nei progetti sociali, sostenuti dalle stesse organizzazioni di commercio equo indiane, occorre segnalare come l'efficacia dei programmi sociali rivolti ai produttori è
garantita solo dalla presenza di fondi extra provenienti da agenzie internazionali, NGO o Fair Trade
partners. E non tutte le organizzazioni sono in
grado, spesso per mancanza di risorse umane, di
portare avanti attività di found raising in modo costante. Senza tali fondi aggiuntivi, il solo prezzo
equo, che i produttori indiani cercano di mantenere
sempre molto competitivo, non garantisce la realizzazione di progetti sociali.
LiberoMondo in India
LiberoMondo acquista dall'India un'ampia varietà di prodotti che vanno dagli incensi, ai saponi
naturali, alla bigiotteria all'artigianato in cuoio, pietra e legno fino al riso basmati.
I principali partner indiani di LiberoMondo sono:
Asha: organizzazione storica del commercio equo e
tra i principali partner di LiberoMondo, con sede a
Mumbai, riunisce 70 piccoli gruppi di artigiani di
tutto il paese.
Sipa: altro partner di vecchia data, network di realtà
Fair Trade di tutta l'India del Sud.
Imagination: piccola organizzazione di primo livello, situata ad Auroville, nel Sud del paese e dedita prevalentemente alla produzione di saponi naturali, con cui LiberoMondo ha iniziato a collaborare nel 2009.
Ema: organizzazione di Calcutta, impegnata nella
produzione di cuoio, candele e strumenti musicali.
Navdanya: grande organizzazione con sede a Deradhun, nel nord del paese, che riunisce migliaia di
contadini di tutta l'India promuovendo l'agricoltura
organica.
Asha
Storia e struttura di una delle più grandi
organizzazioni indiane di commercio equo
Progetti educativi e sanitari
Asha ha uno staff di "operatori sociali" che risiedono negli stati in cui sono concentrati il maggior numero di artigiani. Lavorano come link fra Asha e i
gruppi di produttori, seguono l'andamento degli ordini e sono responsabili della qualità dei prodotti e
della puntualità delle consegne. Coordinano inoltre
progetti sanitari ed educativi e la formazione tecnica
volta ad aumentare efficienza e produttività. Il 2 per
- Centro medico (Saharanpur)
Nella cittadina del nord dell'India in cui sono
concentrati la maggior parte degli artigiani del
legno, Asha ha inaugurato dal 2006 un piccolo
studio medico. Presso il centro, un medico pagato
da Asha offre visite gratuite due volte la settimana e distribuisce gratuitamente farmaci agli
artigiani della zona, perlopiù carpentieri. Il costo
di una visita presso un normale consultorio è di
circa 150 rupie, cui si aggiunge la spesa delle medicine.
Per il mantenimento del centro Asha spende
15.000 rupie al mese, tra le spese dell'affitto e il
costo del medico.
- Progetto Accademia (Agra)
La E-Accademia è stata avviata nel 2004 per offrire corsi d'informatica e d'inglese ai figli degli
artigiani. Attualmente il progetto ha 20 studenti e
mette a disposizione 3 computer.
- Biblioteca dei giocattoli (Jaipur)
Asha ha aperto una biblioteca dei giocattoli nel
villaggio di Bagru (Jaipur), per arricchire il ruolo
del gioco nella crescita dei bambini. La biblioteca
è dotata di giocattoli, giochi didattici, libri illustrati, ecc. Un totale di 30 bambini beneficia del
progetto ogni anno. Oltre alle attività ricreative, i
volontari e gli operatori di Asha organizzano
anche classi di studio.
- Progetto istruzione (Jaipur) e Progetto gruppi
di studio (Moradabad)
L'obiettivo di questo progetto è la promozione
del processo didattico dei figli degli artigiani (50
beneficiari), attraverso l'organizzazione di gruppi
di studio. In parallelo all'istruzione formale ogni
settimana sono condotte diverse attività ricreative.
- Assistenza didattica:
Il Programma di Assistenza Didattica di Asha è
incentrato sui figli degli artigiani. Nel 2008-2009
Asha ha fornito assistenza didattica a 164 bambini.
- Cucine senza fumo:
Il progetto "Cucine senza fumo" è stato introdotto
nel 2005 per ridurre l'effetto nocivo derivante dall'utilizzo del legno come combustibile da cucina.
20 artigiani in totale dal Saharanpur e dal Moradabad hanno ricevuto cucine a gas, un cilindro e
un tavolo.
- Istituto della speranza (Andhra Prasesh):
L'Hope Institute of Textile Crafts (Istituto della
Speranza dei manufatti tessili) è stato creato nel
1992 nel villaggio di Chandramampalli, per avviare alla sartoria le ragazze del villaggio.
Tra i gruppi di produttori che vendono i loro prodotti attraverso Asha, abbiamo visitato i produttori
del legno a Saharampur, nel, Nord del paese e i produttori di noci del sapone, a Trichy, nel Sud.
Viaggi missione
ASHA riunisce 71 gruppi di produttori di tutto il
Paese che realizzano un'ampia gamma di prodotti lavorati a mano: manufatti di legno, pietra, ottone,
ferro, acciaio, ebano, cuoio, carta riciclata, prodotti di
abbigliamento in cotone, seta e lana.
Asha significa "speranza" in sanscrito ed è una delle
più antiche e più grandi organizzazioni indiane nell'ambito del commercio equo e solidale. E' stata fondata nel 1975 a Mumbai al fine di sostenere in tutta
l'India gruppi di artigiani svantaggiati attraverso la
commercializzazione dei loro prodotti. "A quel
tempo - spiega l'attuale responsabile delle esportazioni, Ruel Satyavrata - l'organizzazione era molto
piccola: l'ufficio contava appena cinque impiegati e
quattro addetti al confezionamento. Erano tempi difficili: i produttori non avevano alcun canale disponibile per vendere sul mercato e dipendevano dai prestiti bancari, con alti tassi d'interesse. Vi era una mancanza d'opportunità e know-how. Asha fu fondata
proprio per aiutarli nella commercializzazione dei
prodotti, per frenare l'emigrazione degli artigiani rurali verso le città e migliorare le loro condizioni di
vita".
Fra i clienti iniziali vi erano alcune organizzazioni
cattoliche degli USA e del Regno Unito, che hanno
sostenuto Asha offrendole stimoli soprattutto nello
sviluppo dei prodotti. Superato un periodo critico
negli anni '80, quando, in alcune occasioni, i membri
del consiglio direttivo hanno dovuto autotassarsi per
pagare alcuni gruppi di produttori, a partire dagli
anni '90 Asha è cresciuta in maniera significativa (1015% all'anno) ed ha registrato un aumento delle vendite, specie dopo essere diventata membro dell'ex
Ifat. A partire da quel momento, Asha ha iniziato a
promuovere attività nel sociale, fra cui programmi
educativi, sanitari e di promozione del risparmio.
Asha è ora particolarmente impegnata nella promozione del commercio equo e solidale a livello nazionale; a tal fine ha inaugurato recentemente dei punti
vendita a Mumbai all'interno di grandi centri commerciali.
Asha è membro di: Wfto, Asia Fair Trade Forum e
del Fair Trade Forum India, di cui è anche stato promotore. Lucas Caldeira, attuale manager di Asha, è
fra i nove membri del consiglio direttivo del Wfto, di
cui è tesoriere e rappresentante indipendente.
Asha distribuisce i prodotti dei suoi artigiani a circa
40 organizzazioni del Nord del mondo.
cento del prezzo FOB è dedicato ad attività nel sociale. Tra i programmi sociali vi sono:
73
Produttori di legno
Saharampur - Uttar Pradesh
India
Tra i prodotti distribuiti da Asha, il legno è tra le
principali categorie in termini di vendite. La maggior parte della produzione del legno è concentrata
nella città di Saharampur, nello stato settentrionale
di Uttar Pradesh.
L'Uttar Pradesh è quinto stato per estensione dell'Unione Indiana ed il primo per popolazione, con
175 milioni di abitanti. La principale attività economica è l'agricoltura e lo stato è uno dei più poveri
del paese.
Saharampur ospita circa 30 mila artigiani del legno,
prevalentemente musulmani, riuniti in centinaia di
gruppi che vanno dai laboratori familiari alle
aziende piccole, medie e grandi. A Saharampur
vengono prodotti ogni giorno decine di migliaia di
portagioie, mobili, portapenne da tavolo, portaincensi, portalettere, fermalibri, cornici per foto e
molti altri oggetti di quel noto legno scuro e intarsiato presenti nei negozi di artigianato etnico e nelle
bancarelle di tutto il mondo.
Grandi aziende di esportazioni della vicina Delhi
organizzano quotidianamente spedizioni per il
Giappone, il Brasile, gli Stati Uniti, l'Italia, la Spagna, la Germania e il resto del mondo. Il boom di
esportazioni di questi prodotti si è verificato soprattutto dal 1998 al 2002.
Ogni mattina, sulle strade di Saharampur, si presentano i mercanti di legname che vendono la materia
prima organizzando una sorta di asta. I mastri dei
laboratori gridano l'uno sull'altro per accaparrarsi
il miglior legno al miglior prezzo possibile.
Proprietario del legname è il governo dello stato,
che vende ai grossisti. Nella zona ci sono circa 50
grandi mercanti di legname.
La lavorazione del legno è una specializzazione dei
musulmani, che costituiscono circa la metà della po-
74
Artigiano del legno di Asha - Saharampur
polazione di questa città.
Asha collabora con dieci piccole e medie aziende
della città e paga i prodotti circa il 10% in più del
mercato tradizionale.
A Saharampur vive uno dei "social worker" di
Asha, Bisu, che visita regolarmente i gruppi di artigiani per coordinare con loro gli ordini e promuove, specialmente tra le donne, progetti di risparmio collettivo.
Ansa: produttori di noci del sapone
ANSA si trova nel Tamilnadu meridionale, terza
economia più grande fra gli stati indiani e lo stato
più industrializzato del paese, nella città di Tiruchirappalli, comunemente conosciuta come Trichy.
ANSA distribuisce diversi integratori alimentari e
prodotti cosmetici ecologici ad aziende nazionali e
internazionali. Tra i suoi principali prodotti vi sono
le noci del sapone.
Le noci del sapone provengo da un albero chiamato
Sapindus, che contiene saponina. La specie è ampiamente coltivata sulle parti più alte delle pianure
Indo-Gangetiche, nelle regioni Shivaliks e sub-Himalayane ad altitudini comprese fra i 200m e i
1500m. Conosciuto anche come "albero delle noci
del sapone", è uno dei più importanti alberi delle regioni tropicali e sub-tropicali dell'Asia. Le noci del
sapone sono usate da lungo tempo nel mondo occidentale per la produzione del sapone, insieme ad
altri additivi chimici. Oggi le noci del sapone sono
comunemente disponibili nei negozi biologici in Europa, mentre in India non sono comunemente usate
e vendute. In alcuni villaggi, le donne le usano per
preparare shampoo naturali e per lavare i tessuti di
seta delicati; tuttavia le noci del sapone sono raramente usate in lavatrice.
Le noci del sapone hanno proprietà insetticide e
inoltre sono usate nella medicina ayurveda per il
trattamento dell'epilessia, della psoriasi, dei pidocchi e delle emicranie. Alcuni studi hanno mostrato
che la saponina delle noci del sapone inibisce la crescita delle cellule tumorali.
Ansa acquista le noci del sapone da grossisti nell'Himachal Pradesh, India settentrionale. Non ha però
alcun contatto diretto con gli agricoltori che raccolgono le noci del sapone e non dispone di informazioni sul prezzo che ricevono per ogni chilo di noci.
Ansa distribuisce le noci acquistate e vari gruppi di
donne, che si occupano della snocciolatura a mano
delle noci. Queste vengono poi confezionate in sacchi di cotone e spedite ad Asha, a Mumbai, che poi
le vende sul mercato internazionale del commercio
equo.
Le donne che lavorano da casa nella snocciolatura
delle noci del sapone sono pagate su base produttiva: 4,50 Rs. al chilo. Considerando che ci vuole
oltre un'ora per snocciolare un chilo di noci del sapone e che le donne lavorano dalle 4 alle 5 ore al
giorno, esse ricevono circa 20 rupie al giorno (circa
0,35 euro). Durante la valutazione hanno denunciato
di essere sottopagate.
Oltre alla questione del prezzo poco equo risulta critico il tipo di filiera: dai raccoglitori nell'India setten-
Sgusciatura delle noci del sapone - Tamil Nadu
trionale alle unità di lavorazione al Sud fino all'organizzazione esportatrice a Mumbai e infine in Italia.
Appare inoltre incoerente il fatto che i raccoglitori di
noci, che non è una materia prima particolarmente
elaborata, siano completamente esclusi dalla catena.
Sipa
Storia e obiettivi
SIPA (Federation of South Indian producer assotiations - Federazione delle associazioni dei produttori dell'India meridionale) è una federazione di 40 agenzie
volontarie e cooperative di produttori dell'India meridionale. La sede centrale di Sipa è a Chennai, mentre i gruppi sono negli stati dell'Andra Pradesh, Karnataka, Kerala, Pondicherry e Tamilnadu. Sipa è coinvolta in programmi volti alla creazione di reddito, in
coordinamento con le Ong e i loro gruppi.
LA RETE DI SIPA
La struttura organizzativa comprende un consiglio d'amministrazione, un consiglio centrale e 3
commissioni di lavoro responsabili della distribuzione, della programmazione e dell'amministrazione. Attualmente il consiglio d'amministrazione ha
circa 36 membri, comprendenti Ong, società cooperative e gruppi di produttori associati alla Sipa. Inoltre, ognuno dei 5 stati meridionali è rappresentato
da 5 membri nel consiglio d'amministrazione. I rappresentanti degli stati costituiscono un capitolo statale.
Il consiglio d'amministrazione elegge il Consiglio
Centrale, comprendente un massimo di 15 membri
per due anni. La formazione del Consiglio Centrale
Produttori di Sipa partecipanti al corso di HP
Viaggi missione
Sipa è nata con l'obiettivo di facilitare la crescita socioeconomica di artigiani e produttori marginalizzati
nei 5 stati dell'India meridionale. Per conseguire questo obiettivo, Sipa promuove e sviluppa una rete di
produttori, fornendo servizi di commercializzazione
e rafforzamento delle capacità organizzative e produttive. La finalità di Sipa è orientata allo sviluppo
olistico e alla sostenibilità delle imprese.
Tra i prodotti commercializzati da Sipa ci sono oggetti in ceramica, giocattoli e bambole in legno laccato, articoli decorativi, mobili in palissandro e tavole
intagliate, tessuti, prodotti per tintura, accessori per
la casa, sciarpe di seta, panieri, decorazioni natalizie
e borse.
L'idea di costituire e promuovere Sipa fu suggerita
nel 1984 a Chennai da gruppi di produttori precedentemente affiliati a COMPROMA (Community Product Marketing), un'organizzazione impegnata nella
distribuzione di prodotti di varie Ong e cooperative
del Sud dell'India. COMPROMA fu promossa nel
1978 dal signor Panchaksharam (Panchu), che lavorava come consulente di Oxfam Bridge, e da altri pro-
fessionisti dello sviluppo sociale. Questa organizzazione tuttavia fallì a causa di problemi di gestione.
Nell'agosto 1984, i membri di COMPROMA si resero
conto della necessità di costituire un organismo alternativo, un'agenzia di commercializzazione, per
vendere i loro prodotti sul mercato internazionale.
Ritenevano che il nuovo organismo avrebbe potuto
fornire accesso e servizi di formazione ai suoi membri, oltre a fornire un supporto nella commercializzazione. Oxfam Bridge sostenne questa decisione e nominò il sig. Panchu perché facilitasse il processo di
costituzione di un'organizzazione e di una rete.
Questo processo sfociò nella formazione di Sipa nel
1986.
All'inizio, nel 1986, Oxfam Trading commissionava a
Sipa prodotti fatti a mano e prodotti tessili. Il mercato internazionale di Sipa si espanse quindi gradualmente ed altre ATO cominciarono a fare ordini
all'organizzazione.
Nel 1989 Oxfam chiuse le sue attività nell'India meridionale e il sig. Panchu entrò in Sipa come consulente, fornendo assistenza professionale. Il sig. Panchu, in qualità di segretario della Sipa, fu tra i promotori del Forum di commercio equo e solidale indiano nel 2001 (Fair Trade Forum India). Sipa ha ospitato il segretariato nazionale del Forum fino al 2003.
Sipa è membro dell'IFAT, dell' Asia Fair Trade Forum
e del Fair Trade Forum India.
È stata una delle prime organizzazione indiane a
promuovere il commercio equo e solidale, avviando
partenariati con le agenzie di sviluppo e le Ong.
75
si svolge attraverso una procedura mista di elezioni
e nomine.
Il Consiglio Centrale comprende Ong, rappresentanti di cooperative e di gruppi di produttori. Il personale non è rappresentato nel Consiglio Centrale
di Sipa.
Benché i detentori di ufficio debbano rimanere in
carica per due anni, possono essere rieletti per più
mandati consecutivi. Il presidente fondatore, David
Edmonds, è rimasto in carica per 15 anni dal 1986
sino alla sua morte. Il sig. Panchu occupa la posizione di segretario dal 1992.
RELAZIONI DI SIPA CON I PRODUTTORI
La relazione fra Sipa e i suoi produttori è trasparente e ben sviluppata. Molti produttori sono membri di Sipa e sono al corrente delle attività dell'organizzazione, della situazione finanziaria e del funzionamento strategico. La maggior parte dei produttori incontrati ha dimostrato un buon legame d'appartenenza e di coinvolgimento con l'organizzazione. La presenza dei produttori nel Consiglio ha
facilitato tale processo. L'intensa attività di formazione svolta da Sipa rappresenta un incentivo a lavorare con l'organizzazione.
Europa e USA per interfacciarsi in prima persona
con i clienti esistenti e per sviluppare nuovi potenziali clienti. Sipa offre l'opportunità ai produttori di
partecipare a queste attività e, ad oggi, 4 produttori
partner hanno partecipato a fiere e tour promozionali in Europa. In tutte le fiere Sipa distribuisce i cataloghi dei prodotti e campioni di merce, per facilitare il processo di scelta del prodotto. I tour promozionali sui mercati si sono rivelati uno strumento
di marketing efficace per aumentare gli ordini e il
giro d'affari.
Tra i produttori di I grado di Sipa, di cui LiberoMondo acquista i prodotti vi sono produttori di incensi.
I produttori potenziali sono identificati sulla base
dei seguenti criteri:
- Struttura del gruppo
- Infrastrutture di base disponibili per la produzione
- Competenze degli artigiani
La scrematura iniziale è seguita da visite sul campo
per valutare la situazione effettiva.
A tutti i gruppi di produttori Sipa paga un anticipo
del 50 per cento sugli ordini. Il rimanente 50 per
cento è pagato attraverso un assegno circolare entro
45 giorni dalla consegna. Fra gli attuali 40 gruppi,
ricevono ordini per quasi 10 mesi all'anno i produttori impegnati nella produzione di giocattoli di
legno, ceramiche, candele, incensi, prodotti di cartoleria.
Sipa applica un margine medio del 20%, destinato
alla distribuzione dei prodotti e alla realizzazione
dei programmi sociali e di rafforzamento delle capacità.
India
Progetti
76
Sipa offre sostegno in termini di rafforzamento
delle capacità e sviluppo d'impresa nelle aree del
design, sviluppo del prodotto, commercializzazione, formazione informatica, controllo qualità,
confezionamento, definizione del costo e del
prezzo. Fra i più recenti programmi avviati da Sipa
vi è un programma di formazione informatica, finanziato dall'azienda americana Hewlett-Packard
(HP): sono stati forniti 15 computer portatili e 5
computer da scrivania completi di stampante per
addestrare alle strategie MED alcuni partner selezionati. Questo progetto è decollato nel settembre
2008.
Sipa inoltre partecipa regolarmente a fiere nazionali
e internazionali. Organizza tour promozionali in
Impacchettamento degli incensi - Pondicherry
Inner Reflection è nata nel 1996 con l'obiettivo
di creare opportunità di lavoro formale e di mercato
per le donne più povere dei villaggi situati nei dintorni di Pondicherry, capitale dell'omonimo Stato federale del sud dell'India.
Nel '96 il suo fondatore, Riaz Khan, ha avviato la
produzione di candele coinvolgendo 5 artigiane.
La competizione delle candele made in China ha
reso tuttavia difficile le vendite e nel 1999 Inner Reflection ha avviato anche la produzione di incensi,
attività storicamente diffusa nella zona.
Primo passo è stato il raggruppare in gruppi e cooperative donne che lavoravano in modo informale
da casa, legate a intermediari, con i quali spesso si
indebitavano. Riunirle in gruppi significava dare
loro l'opportunità di sviluppare le loro capacità, contrattare per pagamenti migliori e rapportarsi con organizzazioni formalmente riconosciute.
Col fine di rafforzare le produttrici di incensi, nel
2008 Inner Reflection ha condotto un'analisi sulle
loro condizioni di lavoro e ha promosso un seminario della durata di 3 giorni, durante il quale le produttrici di vari gruppi hanno avuto modo di esprimere il loro punto di vista sulle principali difficoltà
della loro attività e sul salario necessario. A partire
da quanto emerso durante questo meeting, Inner Reflection ha stabilito un salario superiore rispetto alla
retribuzione media delle produttrici di incenso della
stessa zona.
Oggi lavorano con Inner Reflection 88 lavoratrici. Le
unità produttrici sono collocate nei tre villaggi di
Muthialpet, Reddirpalayam e Chinna Mudalian Charati (quest'ultimo gravemente colpito dallo tzunami
del 2004).
Grazie al lavoro di advocacy portato avanti da Inner
Reflection presso il governo locale, a tutte le lavoratrici è stata rilasciata la "Artisan Card", che garantisce
una serie di coperture dal punto di vista assicurativo
e sanitario.
Il fondatore di Inner Reflection ha inoltre promosso
la fondazione e sostenuto lo start up di altre cooperative di produttrici di incenso. Con la sua attività di
pressione sul governo locale, ha svolto un ruolo
chiave nella crescita organizzativa e nel miglioramento delle condizioni delle lavoratrici di incenso di
tutta la città.
Incensi: tradizione millenaria
3. Perfumery: si prepara una soluzione liquida per
la profumazione, costituita da oli essenziali diluiti .
4. Drying: le stecche di incensi così ottenute vengono messe ad asciugare
5. Quality checking: vengono eliminati gli stick in
cui la massa non si è avvolta in modo uniforme
(in questa fase si verifica un calo del 15%)
6. Packaging: gli incensi vengono inseriti nelle bustine di plastica e poi nelle apposite confezioni di
carta, insieme al foglio informativo.
Le produttrici lavorano circa 8 ore al giorno e sono
pagate su base produttiva (32 Rp per ogni 1.000 bastoncini). Considerando che la loro capacità produttiva è di circa 3.000 bastoncini al giorno, il guadagno
giornaliero medio è di 96 rupie.
Confrontato con altre lavoratrici di incenso del sud
dell'India la condizione delle produttrici di Inner Reflection è decisamente migliore.
Dal seminario organizzato da Inner Reflection nel
2008 è emerso che le lavoratrici di Pondicherry guadagnano in media 25 rupie per 1.000 sticks.
La retribuzione garantita da Inner reflection alle produttrici di incenso è dunque superiore a quello delle
lavoratrici non organizzate.
Le materie prime utilizzate per realizzare gli incensi
sono: il bamboo, varie polveri naturali, acqua e solventi chimici, nel caso di incensi tradizionali, Charcoal. La lavorazione degli incensi Masala non prevede l'utilizzo di solventi chimici.
Gli steps di produzione degli incensi sono i seguenti:
1. Making pest: si mischiano tra loro 5 diverse polveri, si impastano con l'acqua fino ad ottenere una
massa compatta
Produttrice di incensi - Pondicherry
Viaggi missione
In India la produzione di incensi, comunemente
noti con il loro nome Hindi agarbati, ha una storia
millenaria: le prime testimonianze sono presenti già
nei Veda, i testi sacri dell'induismo e tra i testi religiosi più antichi del mondo (la loro datazione viene
fatta risalire tra il 1.500 e il 5.000 a.C).
Gli indiani, sia induisti che buddisti, hanno sempre
usato gli incensi nelle loro cerimonie religiose come
offerta per le divinità , nonché come strumento curativo. Per secoli la preparazione di incensi era attività
esclusiva dei monaci.
L'india è il primo produttore mondiale di incensi e
la domanda di incensi indiani è in costante aumento,
sia nel mercato locale che in quello internazionale.
La produzione di incensi ebbe origine nello stato del
Tamil Nadu, per poi diffondersi anche nel vicino
Karnataka, oggi primo produttore nel paese.
La produzione di agarbati è diffusa tra le famiglie rurali e semi-urbane, impiega prevalentemente donne
e bambini e opera in gran parte nel settore informale.
Molte donne lavorano da casa.
Gli incensi si dividono in due grandi categorie: Masala e Charcoal.
I primi vengono fatti miscelando diverse polveri profumate (come quelle ottenute dalle spezie) e rollando
la pasta ottenuta sullo stick di bamboo. Questi incensi contengono essenze profumate in quantità
molto ridotte o nulle.
Gli incensi charcoal sono ottenuti immergendo lo stick
in una miscela di profumi e oli essenziali.
2. Rolling: la massa ottenuta viene rullata sulle
stecche di bambù
77
Ema
Storia sintetica e obiettivi
dell'organizzazione
India
Ema è stata fondata nel 1977 da un gruppo di
giovani ragazzi e ragazze di un college di Calcutta,
intenzionati a promuovere il movimento cooperativistico. L'idea iniziale era quella di riunire vari
gruppi di artigiani, in modo che per loro fosse più
semplice reperire le materie prime e vendere i prodotti. Inizialmente aderirono sette cooperative; di
anno in anno si sono aggiunti nuovi gruppi e attualmente le cooperative coinvolte sono 25.
All'obiettivo iniziale di sostenere gruppi di artigiani
nella commercializzazione, se ne è presto aggiunto
un altro: quello di creare un progetto ampio che
fosse allo stesso tempo progetto economico, sociale
e ambientale.
Per questo l'associazione, la cui sede iniziale era
nella città di Calcutta, ha acquistato un terreno in
una zona rurale in cui poter costruire sia gli uffici
sia alcune unità produttive. L'attuale sede di Ema
sorge a Baruipur, una municipalità di oltre 44 mila
abitanti, situata a 25 km da Calcutta, nello Stato del
Bengala.
A Baruipur ci sono gli uffici, 4 unità produttive, una
struttura che ospita i produttori per cinque giorni
la settimana, una mensa, un grande orto in cui si
coltivano ortaggi, legumi e frutta, sette pozzi artificiali per la raccolta dell'acqua piovana (per uso agricolo), pannelli solari che forniscono energia pulita e
sostengono le attività dell'intero centro.
Le attività produttive di Ema si inseriscono quindi
in un percorso più ampio che mira alla creazione di
un gruppo che si relazioni, lavori e viva mettendo in
pratica dinamiche di rispetto, reciprocità e aiuto
mutuo, in cui ognuno possa esprimere le proprie
potenzialità, in cui si viva proteggendo la natura e
in armonia con essa.
78
Lavorazione del cuoio - Baruipur (Calcutta)
Produzione di strumenti musicali
Baruipur (Calcutta)
I lavoratori sono scelti tra persone non qualificate,
con poche possibilità di trovare impiego altrove, e
privilegiando madri sole e disabili. Attualmente
nella sede di Baruipur lavorano oltre 200 persone.
Le quattro unità produttive sono le seguenti: unità
del cuoio, delle candele, degli strumenti musicali e
del tessile.
Ema si relaziona inoltre con altre unità produttive
esterne, da cui acquista altri prodotti, tra cui oggetti
in legno, in pietra e mandala.
Negli anni '90 Ema ha vissuto una serie di problemi
e spaccature interne, dovute in particolare alla mancanza di consenso verso le scelte del manager di allora. Dalla spaccatura è nata, nel 1994, una nuova
organizzazione, Madhya Khalikata, anch'essa impegnata nel commercio equo. Ema ha risentito, anche
con un calo nelle vendite e con perdita di alcuni
clienti internazionali, di questi anni di crisi. La dirigenza di Swapna Das, donna brillante e intelligente,
ha ridato nuovo slancio e riaperto buone prospettive per il futuro e la crescita dell'associazione.
Nella sede di Baruipur, vengono elaborati prodotti
in cuoio, candele, sciarpe di seta, sciarpe di cotone
e strumenti musicali.
Imagination
Imagination è stata fondata nel 1992 da due artisti latinoamericani con l'obiettivo di creare opportunità di lavoro e realizzare prodotti tessili e saponi naturali con metodi eco-compatibili.
E' una delle piccole "industrie verdi" situate nella città
internazionale di Auroville, nello stato del Tamil
Nadu (India del Sud).
Coinvolge 54 artigiani dei villaggi vicini, prevalentemente donne e fornisce loro corsi di formazione in
diversi settori quali la sartoria, la tessitura, la produzione di batik, bambole e saponi naturali. Oltre ai
programmi di formazione, Imagination offre ai lavoratori una serie di servizi, tra cui l'assistenza sanitaria e la concessione di prestiti senza interessi; organizza inoltre attività ricreative, compresa una vacanza ogni anno per tutti i lavoratori in una località
del sud dell'India.
Imagination è gestita da due presidenti: il regolamento di Auroville relativo alle attività economiche,
infatti, impedisce la concentrazione delle responsabilità nelle mani di una sola persona.
Imagination fa parte di un più ampio progetto di sviluppo sostenibile, sociale e ambientale, rappresentato
dalla città internazionale di Auroville. Questa "città
dell'aurora", concepita da Mirra Alfassa (The
Mother) sulla base della filosofia del mistico indiano
Sri Auribondo, è nata nel 1968 per essere un "laboratorio" di convivenza pacifica tra culture diverse. La
sua fondazione venne sostenuta dal Governo Indiano
e dall'Assemblea Generale dell' UNESCO che presentò Auroville come "progetto di basilare importanza per il futuro dell'umanità".
Alla cerimonia di inaugurazione, il 28 Febbraio 1968,
presero parte i rappresentanti di 124 Paesi, ognuno
dei quali portò con sé una manciata di terreno dalla
propria terra natale, tutt'ora conservata in un'urna di
marmo ad Auroville. Centinaia di persone lavora-
rono alla riforestazione e all'irrigazione di un'area
che allora era praticamente desertica.
Oggi Auroville è una foresta verde, con una ricca
biodiversità e un tessuto economico attivo. Vi abitano più di 2000 persone provenienti da diversi
paesi del mondo, che vivono secondo regole condivise e secondo un principio di proprietà collettiva.
Al centro della città sorge un grande tempio d'oro e
luogo di meditazione, il Matrimandir, intorno a cui
si sviluppano le aree residenziali, i campi coltivati, le
guest-house per i numerosi turisti, scuole, campi
sportivi, piccoli negozi, uffici, bar e ristoranti di cucina indiana e internazionale. La cosiddetta "area industriale" è occupata dalle unità produttive di Auroville: si tratta di piccole "industrie verdi" che producono oggetti di artigianato, cosmesi e abbigliamento
riducendo al massimo l'uso di elettricità e utilizzando, quando possibile, materiali di riciclaggio.
Oltre a contribuire all'auto sostentamento della città,
queste unità produttive generano opportunità di lavoro regolare per uomini e donne dei villaggi vicini.
SAPONI VEGETALI DHARMA
I saponi vegetali della linea Dharma, realizzati da
Imagination, sono fatti a base di oli essenziali e di
grassi naturali e sono realizzati tramite lavorazione
a freddo, dalla saponificazione degli acidi grassi provenienti dagli oli di cocco, palma, oliva e dagli oli essenziali.
Gli oli e i grassi naturali vengono trasformati in sale
sodico e in glicerina grazie all'azione della soda caustica (idrossido di sodio). Dalla reazione tra soda,
acqua e grassi si ottiene un prodotto ottimo e proprio durante la reazione chimica la soda scompare.
Il sapone prodotto è totalmente artigianale e realizzato senza l'aggiunta di grassi animali o industriali.
I saponi Dharma hanno la certificazione "Beauty
without crueltly".
Una particolarità: le scatole dei saponi sono stampate, una ad una, manualmente da un artigiano di
Auroville.
Viaggi missione
taglio del sapone - Tamil Nadu
79
Navdanya
Navdanya è un movimento per la conservazione
della biodiversità, l'agricoltura sostenibile e i diritti
degli agricoltori, fondata dalla famosa attivista e
ambientalista indiana Vandana Shiva. E' stata avviata nel 1987 come programma della Research
Foundation for Science, Technology and Ecology
(RFSTE - Fondazione di ricerca per la scienza, la tecnologia e l'ecologia).
"Navdanya" vuol dire nove semi, che rappresentano
la fonte collettiva per la sicurezza alimentare dell'India e un equilibrio ecologico vario a più livelli, dall'ecologia della terra all'ecologia del nostro corpo.
Une dei principali motti di Navdanya è: "la diversità è prosperità".
Sin dall'inizio, Navdanya si è occupata di tematiche
legate alla biodiversità, all'agricoltura biologica, ai
diritti dei popoli, alle risorse naturali e alla sostenibilità.
Navdanya affronta queste tematiche lavorando su 3
livelli, dal micro al macro: a) svolge attività di ricerca attraverso i suoi comitati di esperti; b) lavora
sul campo con migliaia di agricoltori per promuovere l'agricoltura biologica, facilitare la conservazione e lo scambio dei semi di delle varietà tradizionali 3) distribuendo i prodotti dei suoi partner a livello nazionale e internazionale.
La coltura del riso è la più diffusa a livello mondiale.
Più del 90 % è coltivato in Asia. Si consumano annualmente circa 200 milioni di tonnellate di riso. E'
l'alimento base della dieta di metà della popolazione
mondiale.
E' generalmente riconosciuto che il riso è stato coltivato in origine nella regione dell'India o dell'IndoCina. I più significativi ritrovamenti archeologici
della coltivazione del riso in India risalgono al 9000
- 8000 a.C. (Mesolitico avanzato). Il riso è anche utilizzato in numerosi rituali religiosi in India.
Con la diffusione della Rivoluzione Verde in India
negli anni Sessanta, è aumentato rapidamente il
tasso di sostituzione delle varietà tradizionali (soprattutto riso e grano) con le moderne varietà ad alta
resa (HYV). Anche oggi continuano a scomparire a
tassi preoccupanti le varietà tradizionali, oltre alla
trasformazione delle colture indigene e dei relativi
ecosistemi.
In India, oltre il 75% della produzione totale di riso
proviene dalle 10 varietà migliorate (HYV), che
hanno sostituito la maggior parte delle varietà indigene. In realtà, secondo quanto dimostra Navdanya
nei suoi esperimenti e studi, le HYV non hanno
un'alta resa se la produttività è misurata in termini
di rendimento per volume unitario di acqua utilizzata (tonnellate / k. lit) e le varietà indigene sono
meno costose e sostenibili ecologicamente della
maggior parte delle HYV.
India
Attualmente Navdanya ha oltre 5000 membri in
tutto il paese.
Navdanya ha costruito una fattoria biologica, la
"Fattoria biologica della conservazione della biodiversità", su un area di 20 acri, a Deradhun, fra le
montagne dell' Himalaya e Sivalik, nell'Uttrakand,
India settentrionale. La terra era stata precedentemente desertificata dalla monocoltura di eucalipti e
adesso ospita un habitat in cui crescono oltre 650 varietà di piante che includono, fra le altre, 250 varietà
di riso, 30 varietà di grano e molte specie di piante
mediche. A Deradhun si svolgono attività di ricerca
sul campo, seminari e laboratori di formazione con
gli agricoltori. Visitano la fattoria e partecipano ai
laboratori e ai workshop studenti e volontari da
tutto il mondo.
Grazie soprattutto al prestigio internazionale di Vandana Shiva nei movimenti sociali e nel commercio
equo, Navdanya ha distribuito i suoi prodotti a varie
organizzazioni di commercio equo e ad altri partner
internazionali.
Molte Ong e movimenti sociali di Spagna, Francia,
Regno Unito, Canada, USA e di altri paesi sostengono Navdanya nel finanziamento dei suoi programmi e delle attività di ricerca.
Fattoria di Navdanya - Deradhun
80
INTERVISTA A VANDANA SHIVA
AGOSTO 2009 - NEW DELHI
Come è nata Navdanya e con quali obiettivi?
Ho fondato Navdanya nel 1987, quando era diventato chiaro che poche corporation volevano controllare tutti i semi della vita, modificando ogni pianta e brevettando ogni coltura.
Per me questa era un'idea di dittatura, quindi abbiamo iniziato a salvare semi, in
modo che i contadini avessero la libertà di conservare e seminare i loro semi, semi
di libertà.
Nella fase iniziale abbiamo fondato banche dei semi in diverse comunità del Paese,
ma nessuno credeva che si potessero salvare fino a 50 varietà di riso. Il paradigma
della monocoltura e dell'agricoltura industriale era profondamente radicato nella
mentalità della gente e sembrava impossibile ipotizzare un'agricoltura diversa.
Questo è il motivo per cui ho deciso di costruire la fattoria di Deradhun: avevamo
bisogno di un posto in cui "educare" il pubblico, i politici e mostrare che attraverso
la biodiversità è possibile produrre di più e che salvando i semi i contadini possono
aumentare i loro redditi.
Ai contadini è sempre stato detto: "liberati dei tuoi semi, comprane di nuovi e diventerai più ricco!".
Invece è successo esattamente il contrario: i contadini che dipendono dai semi dalle
corporation si stanno indebitando. Migliaia di contadini hanno commesso suicidi e la maggior parte di loro si trova proprio in aeree in cui la Monsanto ha stabilito il suo monopolio. Questi sono semi del suicidio. Noi abbiamo bisogno di semi
di vita.
Nella fattoria di Derhadun si può osservare che lavorando con la natura è possibile creare prosperità per gli esseri umani,
e che lavorando con la natura possiamo sconfiggere la povertà e la fame.
Quest'anno abbiamo una grave siccità, ma i contadini che lavorano nel rispetto della natura e con il modello suggerito da
Navdanya - un modello basato sulla biodiversità e l'agricoltura ecologica - sono contadini che non soffrono un collasso agricolo.
Questo modello, ora necessario per affrontare il cambiamento climatico, ha tre grandi vantaggi: 1) protegge la natura e la
biodiversità; 2) difende il sostentamento dei piccoli contadini e delle persone più povere, perché la forma migliore per rimuovere la povertà è l'agricoltura ecologica; 3) permette di produrre cibo e risolvere il problema della fame. E' quindi una
vittoria in ogni aspetto: una vittoria per i consumatori, che possono mangiare un cibo migliore, e una vittoria per i produttori, che ottengono redditi più alti, non sprecano i loro soldi per comprare semi chimici cari e non distruggono questo
splendido pianeta.
A Deradhun abbiamo anche avviato una piccola scuola, la scuola dei semi, che è aperta alle persone del mondo: i contadini vengono per i corsi e chiunque può venire per imparare come l'agricoltura organica e la biodiversità sono la strada per
uscire dalla povertà e dalla catastrofe ecologica nella quale siamo immersi.
Tra i principali prodotti di Navdanya c'è il riso basmati. Quali sono le sue peculiarità?
Data la scarsità di cibo e la crisi alimentare di oggi, il governo Indiano ha proibito l'esportazione di tutti i risi tranne il
basmati (quello meno utilizzato per il consumo locale perché più pregiato) ma il governo corrompe i commercianti che
esportano il riso non basmati e ora molti commercianti stanno esportando riso non basmati con il marchio del riso basmati:
comprano e vendono varie qualità di riso non basmati cospargendole di chimici che gli danno così l'aroma del basmati.
Per cui il mercato del basmati è ora completamente corrotto. Quello che compri col nome di basmati non è sempre basmati,
ma Deradhun è un posto unico per questa qualità di riso. I contadini che coltivano il basmati stanno coltivando assolutamente l'autentico e antico basmati.
Per noi il basmati è importante prima di tutto per l'unicità di questo riso - è un riso ottimo - poi perché è un seme che è
stato patentato: una compagnia in Texas dichiara di aver inventato il basmati.
Il vero basmati che i contadini coltivano è un importante ingrediente di giustizia. Per questo il Fair Trade è importante. Consumare il riso basmati autentico è giusto per coloro che lo mangiano e per coloro che lo consumano.
Viaggi missione
Navdanya ha anche dei piccoli negozi. Come funzionano?
La nostra fattoria è anche il cuore del Fair Trade locale: Navdanya sostiene i contadini fornendo loro semi, corsi di formazione, ma li sostiene anche creando un mercato giusto, facendo sì che guadagnino un prezzo giusto per il loro incredibile lavoro e vendano il loro riso basmati e gli altri prodotti nei nostri negozi. Abbiamo dovuto aumentare i nostri negozi
perché il mercato convenzionale è diventato sempre più ingiusto.
I negozi sono piccoli spazi di giustizia e la fattoria di Deradhun è un luogo in cui i contadini non sono sfruttati, sono loro
a fissarne il prezzo, assicurano una buona qualità e sono partecipi di un network come quello descritto da Gandhi: lui non
voleva il mondo come una piramide in cui la cima schiaccia la base, che è la forma in cui il mercato globale è organizzato,
con 5 multinazionali che controllano e schiacciano il resto del mondo. Gandhi vedeva un mondo fatto di circoli oceanici di
amore e compassione. Noi vediamo Navdanya come una forma per dilagare questi circoli oceanici di inclusione, in modo
che gli ultimi contadini, gli ultimi bambini, le ultime donne, non siano deprivati della parte del benessere che loro stessi
creano.
81
Sri Lanka
Superficie: 65.610 kmq
Popolazione: 25 milioni
Etnie: 75% cingalesi, 18% tamil, 7% moor, 1% altri
Religione: 70% buddisti, 15% induisti, 8% cristiani, 7% musulmani
Spese militari: 21% della spesa pubblica totale (Italia: 4,1%)
Indice di sviluppo umano (HDI/ISU rank): 99° su 177
Indice di povertà umana (HPI/IPU rank): 44° su 108
Aspettativa di vita: 71,6 anni
Alfabetizzazione: 90,7%
Popolazione sotto la soglia di povertà (-2$ al giorno): 41,6%
DATI UNDP 2008
Produttori: Selyn, Gospel House
Periodo: agosto 2009
A cura di: Luca Gioelli
Lo Sri Lanka, il cui nome ufficiale è Repubblica
Democratica Socialista dello Sri Lanka, conosciuta
anche come Ceylon (nome ufficiale fino al 1972), è
uno stato insulare che si trova in Asia, e occupa l'omonima isola al largo della costa sud-orientale del
subcontinente indiano. Per la sua forma particolare
e la sua vicinanza alla costa indiana è stata definita
“lacrima dell'India”. La sua capitale amministrativa è
Sri Jayewardanapura Kotte ed è situata alla periferia di Colombo, precedente capitale nonché città più
popolosa del paese.
Il 26 dicembre 2004 le coste sono state travolte dal
maremoto che ha provocato la morte di 31 mila persone. Tra le zone più colpite, i litorali a sud-ovest intorno alla città di Galle e quelli delle regioni tamil
nordorientali. Molte vie di comunicazione sono tuttora interrotte.
Sri Lanka
La storia
82
I primi a insediarsi sull'isola furono i veddah, un
popolo nomade dalla pelle scura e di statura bassa
quasi come i pigmei. Secondo una leggenda piuttosto maliziosa, sarebbero stati imparentati con gli
yakkha, demoni sconfitti dai singalesi intorno al V
o VI secolo a.C. Diversi regni singalesi misero radici
sull'isola durante il IV secolo a.C., il più forte dei
quali fu quello di Anuradhapura, nelle pianure del
nord. Il buddhismo fu introdotto da Mahinda, figlio
dell'imperatore indiano mauryano Ashoka, nel III
secolo a.C., diventando rapidamente la religione
dominante e cardine di un forte ed esplicito nazionalismo.
Nei secoli successivi i regni singalesi dovettero
affrontare a più riprese e con alterne fortune invasioni provenienti dal sud dell’India.
I portoghesi arrivarono a Colombo nel 1505 e si impadronirono del monopolio sul commercio di spezie e cannella. Nel 1597 i colonizzatori portoghesi
detenevano il controllo formale sull'isola, ma non
riuscirono tuttavia a estromettere il potente regno
singalese di Kandy che, nel 1658, si avvalse dell'aiuto degli olandesi per scacciarli. Agli olandesi interessavano il commercio e il profitto molto più
della religione e della terra. Tuttavia anch’essi tentarono di estendere il proprio controllo su tutta l’isola
finché nel 1796 vennero scalzati dagli inglesi. Questi ultimi riuscirono ad annientare il regno di Kandy
e nel 1815 diventarono la prima potenza europea a
governare l’intera isola. L'impero avanzava inesorabilmente con la costruzione di strade, piantagioni
di caffè, tè, cannella e noci di cocco (coltivate da
contadini Tamil deportati dall'India meridionale) e
l'introduzione dell'inglese come lingua nazionale.
Lo Sri Lanka, o Ceylon come ancora veniva chiamata, ottenne la piena indipendenza in qualità di
'dominion' del Commonwealth nel 1948. Il suo
primo governo adottò una politica socialista, rafforzando i servizi sociali e mantenendo un'economia
forte, ma anche revocando il diritto di voto a
800.000 tamil che lavoravano nelle piantagioni della
regione collinare. Il nazionalista singalese Solomon
Bandaranaike venne eletto nel 1956 e fece approvare in parlamento una legge 'esclusivamente
Sinhala' che faceva del singalese la lingua nazionale
e riservava di fatto ai singalesi i posti di lavoro e le
posizioni migliori. In parte questo doveva servire a
rimediare allo squilibrio di potere esistente tra la
maggioranza singalese e l'élite colta, cristiana e di
lingua inglese; provocò invece le ire della minoranza hindu tamil, che cominciò a premere per un
sistema di governo federale che desse maggiore autonomia alle zone a maggioranza tamil del nord e
dell'est. I problemi etnici e religiosi dello Sri Lanka
risalgono a questo periodo e si sono intensificati
con il rallentamento dell'economia e l'aumento
della competizione per la ricchezza e per il lavoro.
Bandaranaike fu assassinato da un monaco buddhista nel 1959, quando stava tentando di ricomporre
il dissidio fra le due comunità. La sua vedova, Sirimavo, prese il suo posto, diventando la prima
donna al mondo a ricoprire la carica di primo ministro. Proseguì la politica socialista del marito, ma
l'economia andava di male in peggio. Una rivolta
male organizzata dai Maoisti Singalesi del JVP (Janatha Vimukthi Peramuna) fece migliaia di vittime.
Un anno dopo, il paese divenne una repubblica e
riprese il nome ufficiale di Sri Lanka.
Nel frattempo l'economia continuava a deteriorarsi e il disagio cresceva tra i tamil del nord. La costituzione del 1972 attribuiva formalmente al
buddhismo il primato di religione di stato e i posti
per i tamil all'università vennero ridotti. Quando il
disagio civile si trasformò in stato di emergenza
nelle zone a maggioranza tamil, la polizia e l'esercito, male addestrati e prevalentemente singalesi,
cominciarono a essere considerati come un nemico
dai giovani tamil, che iniziarono una lotta per l'indipendenza della loro terra. Junius Richard
Jayewardene fu eletto nel 1977 e promosse il tamil
a 'lingua nazionale' nelle zone a maggioranza
Tamil. Attribuì anche maggiori poteri al governo locale, ma la violenza e le rappresaglie tra le forze di
sicurezza e i giovani tamil sfuggirono presto al controllo.
Quando i secessionisti del LTTE (Liberation Tigers of Tamil Eelam) massacrarono una pattuglia dell'esercito nel 1983, una folla singalese inferocita si scatenò in due giorni di devastazione, uccidendo diverse
migliaia di tamil e bruciando e saccheggiando le loro
proprietà. Questo segnò un punto di non ritorno:
molti tamil si trasferirono al nord nelle zone a maggioranza tamil e i singalesi cominciarono ad abbandonare la zona di Jaffna. I secessionisti tamil reclamavano il terzo settentrionale del paese e la costa
orientale; essi costituivano senza dubbio la maggioranza al nord, però a est si trovavano tamil, singalesi
e meor (musulmani) in parti uguali. Vi fu un'escalation di violenza da entrambe le parti, con intimidazioni e massacri tipici di quella che oggi chiamiamo
'pulizia etnica'.
La guerra
Viaggi missione
I mezzi di informazione non ne hanno parlato
molto, eppure, dopo i conflitti in Iraq e Afghanistan,
quella in Sri Lanka è stata la guerra recente più violenta. In Iraq la tragica conta dei morti si attesta sui
duemila al mese, l’Afghanistan segue alla velocità di
settecento morti mensili, il conflitto tra il governo di
Colombo e gli indipendentisti tamil ha registrato una
mortalità media mensile di trecento persone: di gran
lunga superiore a qualsiasi altra guerra attualmente
in corso. Negli ultimi anni, la situazione ha subito un
drastico peggioramento, anche a causa della recente
scoperta di enormi giacimenti di petrolio e gas naturale nello specchio di mare al largo dei territori ribelli.
Questo conflitto, iniziato nel 1983 e costato circa
novantamila vittime, per metà civili, affonda le sue
radici in una vecchia disputa storiografica che sconfina nella mitologia. Lo Sri Lanka, 'terra splendente'
in sanscrito, è abitato da due popoli assai differenti
tra loro. La maggioranza dominante singalese, di religione buddista e origine indoeuropea, sostiene di
essere l'unica e originaria popolazione di quest'isola.
Secondo questa versione - comunemente ritenuta veritiera - la minoranza tamil, di religione induista e
origine dravidica, migrò nel corso dei secoli dall'India meridionale stanziandosi nella parte settentrionale dell'isola.
I tamil rivendicano di essere autoctoni dello Sri
Lanka fin dalla notte dei tempi, quando l'isola era
collegata al sud dell'India tramite l'istmo di terra noto
come il 'Ponte di Adamo', oggi sommerso dal mare.
Il regno tamil di Jaffna, effettivamente esistito nel
nord dell'isola tra l'XI e il XVI secolo d.C., è la base
storica delle loro rivendicazioni indipendentiste.
Come per molte guerre contemporanee, si tratta
di una triste eredità della dominazione coloniale. Per
meglio controllare le colonie, i britannici - e non solo
loro - ricorrevano all'antico principio del “divide et impera”, sfruttando e accentuando le divisioni e i contrasti all'interno delle popolazioni per impedire che
esse si unissero contro di loro. In Sri Lanka, a quell'epoca conosciuta come Ceylon, i coloni di Sua Maestà
decisero di emarginare la maggioranza singalese privilegiando i tamil. Ad essi fu data un'istruzione di
matrice occidentale nelle scuole e università costruite
nelle zone tamil del nord. Tutti i funzionari dell'am-
ministrazione coloniale erano tamil e anche i migliori posti di lavoro (medico, insegnante, poliziotto,
soldato) erano a loro appannaggio. Perfino il lavoro
nelle piantagioni di tè degli altipiani interni non era
destinato ai singalesi, ma alle centinaia di migliaia
di tamil fatti appositamente venire dal sud dell'India. Con la conquista dell'indipendenza, nel 1948, la
maggioranza singalese si prese la rivincita e iniziò a
estromettere i tamil da tutti i settori. L'insofferenza
dei tamil crebbe progressivamente con l'aumentare
delle politiche discriminatorie fino alla nascita, negli
anni Settanta, di movimenti e partiti nazionalisti
tamil che iniziarono a rivendicare l'indipendenza
delle loro regioni. Dopo la sanguinosa repressione
delle proteste tamil del 1977 - centinaia di manifestanti vennero uccisi dall'esercito - gli indipendentisti entrarono in clandestinità e scelsero la strada
della lotta armata, che ebbe inizio sei anni più tardi,
dopo i sanguinosi pogrom anti-tamil del luglio nero
del 1983. A guidarla fu fin da subito il movimento
delle Tigri per la liberazione della patria Tamil (Liberation Tigers of Tamil Eelam - Ltte), fondato da Velupillai Prabhakaran, che da allora ne fu il comandante supremo. L'esercito governativo rispose scatenando una guerra totale nelle regioni settentrionali
e orientali dell'isola. Una guerra che da allora è continuata quasi ininterrottamente. Nel corso degli anni
l'Ltte – finanziato dalla diaspora tamil sparsa in tutto
il mondo - ha assunto il pieno controllo delle province nord-orientali dello Sri Lanka, instaurando
un'amministrazione parallela con tanto di governo,
parlamento, moneta, banca, sistema postale, ospedali, scuole propri, e ha potenziato la propria struttura militare dotandosi di marina e aviazione oltre
che di una brigata di kamikaze, le famigerate Tigri
Nere.
L’ultima tregua nei combattimenti, raggiunta nel
febbraio 2002, sembrava potesse reggere nonostante
le migliaia di violazioni da entrambe le parti. La tragedia dello tsunami del dicembre 2004, che unì gli
uomini di fronte alla natura, pareva aver messo la
parola 'fine' alla guerra, ma l'illusione durò poco. A
rovinare tutto è stato un fattore che, almeno in questo conflitto, non era mai apparso prima: il petrolio.
Le prospezioni sottomarine effettuate dall'India nel
2005 hanno rivelato la presenza di enormi giacimenti
di petrolio e gas naturale sotto i fondali del Golfo di
Mannar, proprio al largo della regione controllata
dal Ltte. Questo ha certamente giocato un ruolo non
secondario nella ripresa delle ostilità alla fine del
2005, seguita da una drammatica escalation costata
più di settemila morti e caratterizzata da massicci
bombardamenti aerei da parte dell'aviazione governativa – che non ha risparmiato obiettivi civili - e da
sempre più sanguinosi attacchi suicidi sa parte delle
Tigri Nere. A questo si aggiunge il crescente fenomeno delle sparizioni e delle esecuzioni extragiudiziali di civili ad opera dei corpi speciali dell'esercito
e soprattutto dei paramilitari collaborazionisti tamil
del gruppo 'Karuna'. Un fenomeno che il governo di
Colombo ha ritenuto “normale” in un contesto di
lotta al terrorismo.
Il 19 maggio 2009 il governo singalese ha proclamato la propria vittoria sui ribelli Tamil. Con l'uccisione del leader storico della Tigri Tamil, Velupillai
Prabhakaran, e con la conquista da parte dell'eser-
83
Sri Lanka
cito delle ultime trincee del Ltte nel distretto di Mullivaikal, si è definitivamente concluso un conflitto
che in 26 anni ha causato la morte di oltre 90 mila
persone.
Più che una vittoria, un massacro. A pagare il
prezzo più alto di questa guerra sono stati, soprattutto negli ultimi mesi, i civili tamil. Da quando è
iniziata, a gennaio 2009, la travolgente avanzata dell'esercito singalese verso le ultime roccaforti del Ltte
sulla costa orientale di Mullaitivu, sono morti oltre
9 mila civili tamil, contro circa 2.500 guerriglieri del
Ltte e 1.300 soldati singalesi. Una strage di civili
causata dagli indiscriminati bombardamenti governativi su villaggi, tendopoli di sfollati e perfino
ospedali. Un crimine di guerra che si è consumato
nella più totale indifferenza della comunità internazionale.
Un crimine di guerra di cui sono corresponsabili
le Tigri Tamil, che, quantomeno nelle ultime settimane, impedivano ai civili di fuggire usandoli di
fatto come scudi umani. Una pratica criminale alla
quale i comandi del Ltte non erano mai ricorsi in
passato perché i civili tamil sfollati dai combattimenti hanno sempre scelto di fuggire in territorio
ribelle, piuttosto che in territorio governativo, per
paura di finire rinchiusi nei ‘campi d'accoglienza'
del governo (prigioni a cielo aperto dove i profughi
vengono trattati come prigionieri e come sospetti
terroristi, quindi interrogati, a volte torturati e uccisi) o di essere comunque condannati a una vita
fatta di emarginazione e persecuzioni razziali. Pochi
erano i fortunati che si potevano permettere di fuggire all'estero, in India o addirittura in Europa.
In Sri Lanka, i leader sopravvissuti delle Tigri Tamil
hanno annunciato di voler proseguire politicamente
la lotta per la costituzione di uno stato Tamil indipendente.
L'annuncio è arrivato con un messaggio registrato
del capo delle relazioni internazionali, Selvarasa
Pathmanathan, secondo il quale il movimento continuerà a perseguire l'obiettivo di uno stato tamil indipendente, con la lotta politica. "La battaglia del
popolo tamil - ha dichiarato - ha raggiunto un
nuovo livello. E' ora di proseguire con la nostra visione politica per il conseguimento della nostra libertà". Inoltre, Pathmanathan, che è ricercato dall'Interpol perché accusato di avere procurato armi
all'organizzazione, ha annunciato la formazione di
un governo di transizione e di un comitato direttivo
che dovrà decidere le azioni future del gruppo, secondo principi democratici.
Per alcuni analisti, la nuova formazione potrebbe
guadagnare presto numerosi consensi e supporti finanziari fra la popolazione tamil che ha dovuto lasciare l'isola.
L'offensiva militare governativa, che ha posto fine
ad una guerra che si protraeva da 26 anni, ha lasciato sul campo diverse migliaia di civili tamil,
mentre 250 mila profughi sono stati richiusi in
campi militari, dove è stato più volte denunciato il
mancato rispetto dei diritti umani basilari .
Selyn
Selyn nasce nel 1991 su iniziativa di Sandra
Wanduragala, avvocato cingalese, che iniziò a lavorare con 15 donne del villaggio di Wanduragala, nei
pressi di Kurunegala, capoluogo dell’omonima provincia sita nella parte centro occidentale del paese.
La decisione di avviare un progetto che si occupasse di fornire lavoro, formazione, reddito e autonomia alle donne nasce da quella che è stata l’esperienza di vita della fondatrice.
Da giovane si rese conto “..delle grandi difficoltà
che le donne devono affrontare per accudire la famiglia, aiutare i figli a costruirsi un futuro e di come
la loro dedizione sia un bene prezioso e insostituibile per la crescita e il benessere della comunità”.
Non sempre è possibile dire lo stesso degli uomini
che a volte sono poco presenti o ancor peggio fonte
di problemi per le famiglie a causa dell’alcoolismo
e delle violenze perpetrate ai danni di mogli e figli.
Questa è stata anche l’esperienza di Sandra che
ebbe occasione di rendersi conto delle mille difficoltà affrontate dalla madre nell’accudire una famiglia di sei persone con un marito alcolista.
Divenuta adulta ed autonoma iniziò a praticare la
professione legale e si costruì una propria famiglia
con due figli, ma non abbandonò l’idea di intervenire concretamente a favore delle donne, in particolare di quelle che non avevano avuto la sua stessa
fortuna.
Pensando a quella che era un’attività tradizionale
dell’area, decise di investire il suo denaro personale
per avviare un primo laboratorio di tessitura, allestito in un modesto edificio eretto su un piccolo appezzamento di terra che faceva parte della sua dote.
Un primo gruppo di 15 donne iniziò quindi a produrre tessuti utilizzando i tradizionali telai a mano.
Nel 1994 Sandra, che nel frattempo stava proseguendo il suo lavoro da avvocato, decise di coinvolgere nell’attività il fratello minore, Hilary.
Un conoscente di origine giapponese di passaggio
a Kurunegala ricevette da Sandra un piccolo animale di pezza, realizzato per l’occasione quale dono
per la figlia. Il regalo piacque molto non solo all’interessata, ma anche ad amici e conoscenti che ne richiesero altri esemplari.
Lavoro al telaio
84
disposizione delle cinque unità che si occupano della
tessitura: quattro sono attrezzate con telai manuali e
coinvolgono 93 donne, mentre una è dotata di telai
elettrici e dà lavoro a 29 persone.
Le pezze di tessuto possono essere quindi utilizzate
nella realizzazione di abbigliamento, tra cui i bellissimi sari, e articoli tessili per la casa, come tovaglie,
copriletto, tendine,…
In questo caso sono le stesse unità di tessitura a
provvedere anche a questa fase della lavorazione.
La maggior parte dei tessuti sono però destinati all’unità produttiva allestita presso la sede che si occupa della produzione di giochi e articoli per bambini.
“Fabbrica dei giochi”
In questo modo un po’ casuale ebbe inizio la produzione di pupazzi, giochi e altri articoli per bambini e
ragazzi.
L’attività di Selyn si è andata ampliando nel corso
degli anni, così come la sua gamma di prodotti, fino
ad arrivare a contare circa 360 dipendenti, cui si devono aggiungere alcuni gruppi esterni.
La difficile situazione economica degli ultimi anni ha
provocato una flessione degli ordini e una conseguente riduzione del personale che ad agosto 2009
contava di 328 unità. Ciò è avvenuto sostanzialmente
non rimpiazzando il personale che nel frattempo ha
deciso di dimettersi per cause personali, quali ad
esempio, nel caso delle donne, il matrimonio o la nascita dei figli.
Il ruolo delle donne nella società e nella famiglia
è ancora fortemente ancorato a modelli tradizionali
che influenzano in modo sostanziale anche le possibilità di accesso e di permanenza nel mondo del lavoro. Selyn è nata proprio con l’intento di offrire a
donne, soprattutto quelle appartenenti alle classi sociali meno abbienti, l’opportunità di essere maggiormente autonome e protagoniste sia in ambito familiare che all’interno della società.
Si tratta dell’unità produttiva più grande sia dal
punto di vista degli spazi che del personale assunto.
Al momento vi lavorano 170 persone, nella quasi totalità donne, impegnate nella realizzazione di allegri e coloratissimi pupazzi in pezza, giochi, e articoli
per bambini.
I modelli “nascono” nel dipartimento sviluppo prodotti che si occupa della realizzazione di un prototipo scegliendo i colori e definendo l’esatta successione delle operazioni da compiere.
Dopodiché si passa alla produzione vera e propria
che inizia con il taglio delle pezze, la cucitura manuale o a macchina dei singoli componenti, l’assemblaggio, il controllo qualità e l’imballaggio per la
spedizione.
La struttura
Tintura
Selyn acquista il cotone grezzo e provvede alla
tintura presso una unità ubicata in una zona rurale
nei pressi di Kurunegala in cui lavorano sei uomini.
Il centro è dotato di un impianto per il trattamento
delle acque di lavorazione.
Tessitura
I filati opportunamente tinti vengono poi messi a
La “Fabbrica dei Giochi” di Selyn
Viaggi missione
Selyn è un impresa privata di proprietà di Sandra
Wanduragala e di suo fratello Hilary. Entrambi prestano la loro opera all’interno della struttura, anche
se in modi e tempi diversi: Sandra si divide infatti tra
le attività legate a Selyn, all’istituto scolastico da lei
fondato e, anche se in misura sempre più trascurabile, all’esercizio della professione legale.
Selyn impiega direttamente 328 persone (90% delle
quali sono donne) che prestano il loro servizio presso
le diverse unità produttive dedite a una o più fasi
della lavorazione:
85
Scuola materna Royal International Institute
Alle 298 persone impiegate nell’attività produttiva vanno aggiunte altre 30 persone che si occupano del magazzino, della gestione dei due punti
di vendita al dettaglio (Kurunegala e Colombo),
dell’amministrazione, dello sviluppo prodotti, del
coordinamento dei gruppi di lavoro esterni.
In caso di necessità Selyn si avvale della collaborazione di alcuni gruppi esterni anche se nel corso del
2009, a causa del poco lavoro, la maggior parte di
questi gruppi non è stata coinvolta.
Fa eccezione una cooperativa di donne situata nei
pressi di Batticaloa, a cui vengono commissionati
tessuti e capi di abbigliamento, soprattutto sari.
Questa organizzazione si trova in una delle regioni
che sono state duramente provate dalla guerra tra le
forze governative e le Tigri Tamil. Selyn sta cercando di avviare ulteriori contatti e collaborazioni
in queste aree per dare il proprio contributo fattivo
alla pacificazione e al miglioramento delle condizioni della popolazione civile.
Sri Lanka
Responsabilità sociale
86
Selyn è un’impresa molto attenta alle implicazioni economiche e sociali della propria attività e
non si limita al rispetto delle disposizioni di legge,
ma ha implementato una serie di servizi e di condizioni migliorative a favore di dipendenti e artigiani.
Il contratto di lavoro prevede indennità di maternità, fondo pensione, fondo “liquidazione”, festività
e ferie pagate, fondo malattia e infortuni, premi produzione.
Selyn ha predisposto un “piano casa” finanziato
con fondi accantonati dall’azienda. I dipendenti, che
periodicamente vengono selezionati, ricevono un
contributo utile alla ristrutturazione della propria
abitazione o, ove necessario, alla costruzione di una
nuova.
Ogni anno vengono donate alcune bici a lavoratori
che si sono particolarmente distinti o che si trovano
ad affrontare particolari difficoltà di trasporto.
Selyn offre inoltre la possibilità di accedere a forme
di credito agevolate.
La tessitura è un’attività tradizionalmente complementare al lavoro agricolo e tutt’ora diversi lavoratori, in occasione delle due stagioni del raccolto e
dei due periodi della semina chiedono e ottengono
dei giorni di ferie per potersi occupare del lavoro
nei campi.
Selyn destina una parte significativa degli utili a
sostegno delle attività del Royal International Institute, istituto scolastico fondato da Sandra Wanduragala e tutt’ora di sua proprietà.
Le scuole pubbliche sono spesso sovraffollate, carenti in strutture e materiali didattici, con insegnanti a volte poco preparati e/o motivati.
Tutte le famiglie che sono in grado di permetterselo
tendono quindi a iscrivere i propri figli a scuole private, spesso situate in altre città, nel tentativo di garantire loro migliori opportunità per il futuro.
Sandra sperimentò tutto questo quando, in una
città di provincia come Kurunegala, dovette cercare
una scuola che potesse fornire un’educazione adeguata alla figlia maggiore.
Si rese conto che, mentre lei sarebbe stata in grado
di superare questo problema grazie alle buone condizioni economiche della sua famiglia, la maggior
parte degli altri genitori non avrebbe potuto fare altrettanto. Di qui la decisione di fondare, nel 1990,
una piccola scuola privata che nel primo anno di attività coinvolse 60 bambini.
L’iniziativa ha avuto un notevole successo e ora gli
alunni sono 1.800, distribuiti nella quattro sezioni
dell’istituto: scuola materna, scuola elementare,
scuola media, scuola superiore.
Aumentando il numero degli iscritti è stato di volta
in volta necessario cercare nuove sedi che in alcuni
casi sono state concesse in affitto da enti pubblici,
ma purtroppo la collaborazione delle istituzioni è
piuttosto carente.
Il principio ispiratore dell’iniziativa è sempre
stato quello di offrire anche ai figli delle famiglie
meno abbienti la possibilità di avere accesso a una
istruzione di buon livello, senza doversi trasferire e
a costi accettabili. Le quote di iscrizione sono state
tenute appositamente basse e non avrebbero consentito di sostenere i costi dell’attività.
Non si tratta di un’attività pensata per generare
profitti per il proprietario, anzi la maggior parte dei
costi, inclusi l’acquisto dei terreni, la costruzione
degli edifici e tutte le altre opere necessarie sono
stati finanziati con gli utili derivanti dall’attività
commerciale di Selyn o con fondi personali di Sandra Wanduragala.
Gospel House
Nel corso dell’esperienza lavorativa presso la
struttura i giovani hanno l’opportunità, oltre che di
ricevere uno stipendio, anche di formarsi e di colmare alcune delle lacune legate alla loro preparazione scolastica.
I nuovi assunti sono formati all’interno dell’azienda
e viene loro richiesto, così come a tutto il personale
impegnato della produzione, di ruotare in tutte le
mansioni in modo da assicurare che vengano acquisite e sviluppate il numero maggiore di capacità.
La legge prevede che il periodo di apprendistato
possa durare 4 anni, lasso di tempo in cui è data la
possibilità di corrispondere uno stipendio inferiore.
Gospel House prevede invece un solo anno di apprendistato dopodiché l’inquadramento del dipendente diventa quello di “lavoratore qualificato”. Alcune persone, terminato il periodo di formazione,
decidono di sfruttare le conoscenze acquisite per
avviare proprie attività.
Lo stipendio base inclusi i benefit e le integrazioni
è di circa 10.000 rupie cingalesi al mese anche se naturalmente gli operatori più qualificati arrivano a
guadagnare di più. Il salario previsto dalla legge
per un operatore qualificato del settore è di circa
9.000 rupie.
Nel caso l’azienda sia chiusa o non ci siano ordini i
dipendenti ricevono, così come definito per legge, il
50% del salario minimo giornaliero. I premi produttività possono arrivare al corrispettivo di 2 o 3 mensilità, ma naturalmente non sono corrisposti a tutti
i lavoratori.
Vengono riconosciute tutte le festività e 14 giorni di
ferie pagate all’anno a cui si possono aggiungere dei
permessi speciali per gravi motivi di famiglia. È riconosciuto il congedo per maternità che dura 6
mesi, di cui 4 pagati e 2 no.
È previsto il ricorso agli straordinari per gli uomini,
ma non è mai obbligatorio. Per le donne che vengono dai villaggi il lavoro dopo le 19:00 non è conUnità di produzione
Produzione interna
Le attività di Gospel House sono iniziate nei
pressi di Colombo, ma sono poi state trasferite 80 km
più a nord, nelle vicinanze della città di Madampe.
I dipendenti che prestano la loro opera presso la
sede centrale sono 37.
Indra Tudawe, “Plugging information gaps about Sri Lanka’s
chronically poor”, Jan 2003.
1
Viaggi missione
Gospel House è una impresa nata nel 1976 nella
città di Colombo ad opera di John Karunaratne che,
preoccupato per le condizioni di vita dei giovani disoccupati, decise di attivarsi per cercare di dare una
risposta ai loro bisogni. Utilizzando il motore di una
asciugatrice dismessa, regalatogli da un pastore protestante del luogo, costruì un tornio per la lavorazione del legno.
Tearcraft (ora “Created”), organizzazione inglese di
ispirazione cristiana impegnata nel sostenere progetti nel cosiddetto “Sud del Mondo”, venne a conoscenza di questo progetto e inviò un primo ordine
di alcuni articoli in legno, dando inizio alle esportazioni di Gospel House.
John purtroppo morì di cancro nel 1983, ma manifestò la chiara intenzione e il desiderio che il progetto
proseguisse: “Gli uomini di Dio devono andare, ma
il loro lavoro deve continuare”, così ricordano i suoi
famigliari.
Per questo motivo la moglie, Noeline, e i figli, Shiran e Modestus, si fecero carico delle attività che
continuano tutt’ora. Shiran parlando del senso del
lavoro dell’organizzazione afferma: “Se prendendo
una particolare decisione posso dare lavoro anche a
una sola persona in più, bene questo è ciò che farò”.
Nonostante si tratti di un’azienda privata gli eventuali utili non vengono divisi tra i proprietari, ma,
seguendo l’impostazione iniziale data dal fondatore,
vengono reinvestiti per lo sviluppo dell’organizzazione e delle sue attività. I tre proprietari in ogni caso
lavorano all’interno dell’organizzazione e percepiscono uno stipendio mensile.
Gospel House è stata fondata primariamente per
offrire un lavoro nell’ambito della produzione di giochi in legno, oggetti artigianali utilitari e ornamentali
a giovani poveri e con un basso livello di istruzione
e di formazione.
Si propone di contribuire all’economia nazionale valorizzando le risorse sostenibili del paese con l’uso di
tecnologie appropriate, allo scopo di elevare le condizioni di vita di dipendenti, produttori, delle loro
comunità e di lavorare per il mutuo beneficio di tutti
i soggetti che compongono la filiera dal produttore
al consumatore.
Nelle proprie linee guida l’organizzazione pone l’accento sull’importanza di un atteggiamento responsabile nei confronti dell’ambiente e sul rispetto delle
tradizioni culturali locali.
Gospel House è associata a WFTO e alla sua istanza
regionale, WFTO Asia (ex Asian Fair Trade Forum –
AFTF). In collaborazione con le altre organizzazioni
singalesi ha dato vita a un coordinamento nazionale
del commercio equo e solidale.
Il personale viene selezionato seguendo l’idea iniziale del fondatore di dare lavoro a giovani poveri
e con scarsa istruzione. Si tratta di un’impostazione
tutt’ora attuale in un contesto in cui la disoccupazione giovanile è molto alta, tanto che il 40% dei
giovani di età compresa tra i 25 e i 29 anni è ancora
dipendente dai genitori1.
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Sri Lanka
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sentito, a meno che il datore di lavoro non provveda
al trasporto a casa. Gospel House non richiede ore
di lavoro straordinario alle donne in quanto non
può prendersi la responsabilità per la loro sicurezza.
La remunerazione dello straordinario è del 10-15%
superiore a quanto previsto dalla legge.
Per i dipendenti sono inoltre previsti i seguenti benefit:
- EPF (Employees’ Pension Fund): schema pensionistico statale obbligatorio a cui i dipendenti
contribuiscono con un 8% del salario e la ditta
con il 12%.
- ETF (Employees’ Trust Fund: schema statale
obbligatorio per il quale la ditta contribuisce con
un 3%. Tale fondo contribuisce alle spese mediche più importanti, può essere utilizzata come
assicurazione sulla vita che può essere ritirata
dai famigliari in caso di decesso del lavoratore o
dallo stesso in caso di spese straordinarie e motivate, viene corrisposta come liquidazione nel
momento in cui il dipendente lascia il lavoro.
- Fondo Assistenziale per i lavoratori (Workers
Welfare Fund): schema assicurativo ulteriore
predisposto da Gospel House nel maggio 2003.
Il lavoratore contribuisce con 15 rupie al mese,
mentre Gospel House con parte del profitto dell’azienda. È gestito da un comitato di tre persone
elette dai dipendenti stessi
- In caso di morte di un famigliare vengono corrisposte 1.000 rupie.
- 1.000 rupie in caso di spese ospedaliere o cure
prescritte dal medico.
- In caso di nascita di un figlio 1.000 rupie vengono depositate a nome del neonato.
- In caso di matrimonio vengono corrisposte
dalle 1.000 alle 3.000 rupie, in base all’anzianità
di lavoro presso l’azienda.
- Gospel House si presta inoltre a fungere da garante per prestiti richiesti alle banche da parte di
dipendenti e produttori per spese quali l’affitto
della casa, l’acquisto di un motociclo,…
Gli ambienti di lavoro sono confortevoli, salubri,
ben illuminati e dotati di servizi igienici separati per
uomini e donne. I locali sono attrezzati con sistemi
per l’aspirazione delle polveri e i lavoratori sono
forniti di mascherine, anche se qualcuno dei lavoratori non sempre le utilizza soprattutto quando si
trova ad operare in ambienti aperti. Le dotazioni di
sicurezza e gli estintori sono disponibili e facilmente
raggiungibili vengono effettuati corsi di formazione
circa la prevenzione degli incendi.
Sono inoltre previste ispezioni annuali per verificare la conformità dell’ambiente di lavoro rispetto
alle legislazioni correnti in materia di sicurezza.
Gruppi esterni
Gospel House Handicrafts produce i propri prodotti presso la sede di Madampe, ma parte delle lavorazioni vengono affidate a realtà esterne. Si tratta
per lo più di gruppi informali, famiglie allargate,
che operano presso il domicilio di uno dei membri
e che si collocano in un raggio che va dai 10 ai 120
km di distanza dalla sede.
In alcuni casi si tratta di persone segnalate da associazioni benefiche o da gruppi organizzati della società civile (come ad esempio organizzazioni non
governative, chiese cristiane, tempi indù, ecc…) in
quanto in situazioni economiche difficili o con
scarse opportunità di inserimento nel mondo del
lavoro.
Le varie unità non superano generalmente le 10-12
persone anche se vi sono gruppi più numerosi,
come nel caso della produzione degli articoli in
fibra di cocco. Questo progetto avviato dal CRUF,
organizzazione non governativa locale in seguito
allo tsunami del 2004, coinvolge circa 200 persone.
La maggior parte delle unità produttive esterne
sono composte prevalentemente da donne e si occupano principalmente della levigatura dei pezzi
realizzati presso la sede.
L’età delle persone che fanno parte dei gruppi è eterogenea anche perché i molti casi si tratta di famiglie allargate in cui i vari componenti, secondo la
propria capacità e disponibilità di tempo, collaborano all’esecuzione del lavoro affidato.
Nel momento in cui viene effettuato l’ordine i
gruppi ricevono un pagamento pari al 50% dell’ammontare totale della commessa. Su richiesta, possono essere versati ulteriori anticipi nel corso del
periodo della produzione fino a un massimo del
90% del valore dell’ordine. Gli anticipi sono liberi
da interessi o da qualsiasi altro costo per chi li riceve.
Il restante 10% viene versato successivamente al
conferimento dei prodotti in modo da poterne verificare la qualità e la quantità e comunque entro 20
giorni dalla data di imbarco.
Non esistono contratti nazionali o salari minimi per
gli artigiani che svolgono la loro attività in modo
indipendente o informale e gli artigiani dei gruppi
esterni vengono quindi pagati a cottimo. Il costo
del lavoro viene calcolato in base al rapporto tra
quantità prodotta e ore di lavoro. Il risultato viene
discusso con lo staff e con produttori. In alcuni casi
Gospel House ha proposto lei stessa un aumento
dei prezzi o offerto premi per l’alta produttività. In
genere la remunerazione è di un 15% superiore agli
standard di “mercato”.
I pagamenti possono essere tracciati e verificati
nella loro congruità grazie a note di consegna dei
prodotti controfirmate dai produttori, che vengono
pagati generalmente per mezzo di assegni.
È da sottolineare come il numero dei gruppi
coinvolti non è al momento così stabile, soprattutto
a causa del calo delle vendite che sta colpendo non
solo Gospel House Handicrafts, ma anche altri produttori, in modo particolare chi si occupa di produzione artigianale.
L’organizzazione tende chiaramente a tutelare il più
possibile i dipendenti e, nonostante si evidenzi la
volontà di garantire la continuità del rapporto, i lavoratori dei gruppi esterni sono coloro che per
primi subiscono gli effetti del calo delle vendite.
In occasione della visita che ha avuto luogo ad agosto 2009 erano stati segnalati 15 gruppi esterni, che
sono diventati 14 a marzo 2010. D’altra parte bisogna
anche ricordare che molte delle persone, soprattutto
donne, che fanno parti di questi gruppi svolgono
altre attività, soprattutto in ambito familiare e agricolo, e in una buona parte dei casi il lavoro artigianale ha un ruolo complementare volto all’integrazione del reddito.
In ogni caso è importante ribadire come la continuità
degli ordini da parte di botteghe e importatori sia
uno degli aspetti più importanti per garantire la sostenibilità delle organizzazioni dei produttori.
Impatto della produzione
CRUF
Gospel House ha saputo intessere una serie di relazioni sia a livello locale che internazionale, anche
grazie alla attiva partecipazione della famiglia Karunaratne alle attività della comunità protestante. Questo ha consentito loro di avviare una serie di attività
in ambito sociale, sia direttamente che dando vita a
nuove realtà come nel caso della Community Restoration and Uplifment Foundation, organizzazione
non governativa creata per gestire interventi e progetti a favore delle comunità colpite dallo Tsunami
che il 26 dicembre 2004 ha devastato buona parte
delle regioni costiere dello Sri Lanka.
Pur essendo stata fondata a inizio del 2005 l’organiz-
Pescatore della zona colpito dalloTsunami del 2004
Viaggi missione
Gospel House dimostra una certa attenzione alle
problematiche ambientali sia per quanto riguarda la
scelta delle materie prime utilizzate che per la gestione degli scarti di lavorazione.
L’organizzazione è specializzata nella produzione di
articoli in legno per bambini: puzzle, giochi, accessori e mobiletti.
I prodotti sono realizzati utilizzando come materia
prima principale il legno di Albizia falcataria o pannelli di fibra a media densità (MDF).
L’Albizia falcataria è una pianta a crescita molto rapida che viene anche utilizzata per proteggere dal
vento le coltivazioni di tè. Gospel House ha stretto
un accordo con i proprietari di una piantagione per
utilizzare gli alberi che vengono abbattuti quando
non più utili allo scopo.
Il MDF (Medium Density Fibreboard) è un pannello
di fibra di legno a media densità prodotto a partire
da tondame, scarto o cascame di lavorazione.
Alcuni prodotti di piccole dimensioni vengono realizzati utilizzando la “polvere di legno” prodotta nel
corso delle lavorazioni. In questo modo l’aspirazione
delle polveri risulta essere importante non solo dal
punto di vista della salute dei lavoratori, ma anche
per la riduzione dell’impatto ambientale della produzione.
Le vernici utilizzate sono chimiche, ma per un numero di prodotti sempre maggiore si utilizzano
quelle a base alchidica, usate prevalentemente nel
campo delle vernici organiche.
È importante sottolineare che per imballare i prodotti
si è scelto di non utilizzare più, ove possibile, materiale plastico come il polistirene, ma di sostituirlo con
eco pellets.
I giochi e gli altri articoli destinati ai bambini sono in
possesso della certificazione CE.
zazione è stata ufficialmente riconosciuta, secondo
quanto previsto dalla legge cingalese, nel giugno
2006.
La CRUF è nata allo scopo di fornire aiuto alle persone che avevano perso la famiglia, i propri cari, i
propri effetti personale, le proprie proprietà, inclusa
la casa. Inizialmente sono stati forniti generi di
prima necessità come cibo e acqua, vestiti, tende, ma
in conseguenza dell’esperienza e dell’attività di Gospel House Handicrafts, accanto a ciò vennero da subito attivati progetti volti alla generazione di reddito
per la popolazione locale.
In particolare si è provveduto alla costruzione di barche da pesca, all’avvio della produzione di spago utilizzando fibre di cocco, alla manifattura di semplici
articoli tessili.
La CRUF si è occupata della costruzione di un villaggio composto da 48 case nuove, di una scuola materna, di un centro comunitario e sono inoltre state
riparate 150 abitazioni parzialmente danneggiate.
È stato finalizzato un progetto di riforestazione che
ha portato, nell’arco di due anni, al reimpianto di 200
mila alberi.
È stata avviata una piccola manifattura tessile, che
opera secondo i principi del commercio equo e solidale e un centro di formazione che hanno coinvolto
persone colpite dallo tsunami. Tale progetto ha incluso anche una scuola materna per i figli degli artigiani.
Nel corso degli anni sono stati avviati progetti anche
in aree non colpite dallo tsunami, ma a favore di persone in stato di necessità.
CRUF è un’organizzazione non governativa e non si
è potuta occupare della vendita dei prodotti realizzati nell’ambito dei vari progetti, ma si è avvalsa
della collaborazione e dell’intermediazione di Gospel House che ha offerto la propria disponibilità e i
propri canali commerciali.
I fondi necessari per le varie attività sono stati raccolti grazie al contributo dei membri dell’organizzazione e da numerosi donatori privati sia locali che
stranieri, molti dei quali collaboravano con Gospel
House Handicrafts da diversi anni.
89
Nepal
Nome completo del paese: Repubblica del Nepal
Superficie: 140.800 kmq
Popolazione: 27.676.547 abitanti (tasso di crescita demografica 2,2%)
Indice di sviluppo umano ISU (2008): 142° su 177
Indice di povertà umana IPU: 84° su 108
Aspettativa di vita alla nascita: 62,6 anni
Tasso di analfabetismo: 51,4% della popolazione al di sopra dei 15
anni
Popolazione con meno di 2$ al giorno: 68,5%
Tasso di cambio: 1 euro = 103,748 Rupie Nepalesi (24 maggio ’09)
DATI UNDP 2008
Produttori: ACP, Children Nepal, Women’s
Skill Development Project,
Mahaguthi, Kumbeshwar
Technical School
Nepal
Periodo:
A cura di:
90
Maggio- Giugno 2009
Luca Gioelli
Pur essendo uno stato di dimensioni medio-piccole, il Nepal presenta una notevole varietà di climi
ed ambienti naturali, comprendendo territori che
spaziano dalla pianura del Gange alla catena montuosa dell'Himalaya. Otto dei quattordici "ottomila"
del pianeta si trovano in territorio nepalese.
Il paese può essere indicativamente diviso in tre
fasce parallele che, da sud a nord sono:
- il Terai, pianura gangetica a 100 m s.l.m., caratterizzata da un clima tropicale;
- una zona intermedia di natura collinare e montagnosa;
- la catena dell’Himalaya.
La storia antica del Nepal non presenta documenti storiografici largamente attendibili, e si perde
nella leggenda. Si narra che in tempi remoti la valle
di Kathmandu fosse un lago, ed il bodhisattva
Manjusri fendendo il terreno con un colpo di spada
creò la gola di Chobar, facendo così defluire le
acque.
Intorno all'ottavo secolo a.C. i Kirati (o Kiranti) furono i primi abitanti della valle a darsi un'embrionale organizzazione sociale. Nel VI secolo a.C., secondo la cronologia tradizionale, nacque Siddharta
Gautama (il Buddha storico) vicino a Lumbini, città
situata nella parte meridionale del paese ai confini
con l'India: l'avvenimento è testimoniato da una colonna commemorativa fatta qui erigere nel II secolo
a.C. dall'imperatore buddhista indiano Ashoka
della dinastia Maurya.
Nel IV secolo d.C. il territorio fu invaso dai Lichhavi, che introdussero l'Induismo ed il relativo sistema sociale (Muluki Ain), unitamente alla suddivisione della popolazione in caste.
Dal IX al XII secolo i Thakuri ebbero la supremazia
sulle altre etnie, seguiti nel XIII secolo dai Malla. A
quel tempo il Nepal non era un regno unito, ma un
insieme di stati costantemente in guerra fra loro.
Nella stessa valle di Kathmandu vi erano alcune
città-stato indipendenti, ciascuna con il proprio sovrano. Spesso i governanti delle singole città erano
legati da vincoli di parentela, ma all'occasione non
esitavano a dichiararsi reciprocamente guerra.
L'unità politica nepalese è un fatto relativamente
recente: verso il XVIII secolo, al declino della stirpe
dei Malla, si assistette all'affermazione degli Shah,
famiglia che regnerà sul paese fino al 2008, anno in
cui è stata proclamata la repubblica. Costoro, a partire dal regno di Gorkha, sottomisero progressivamente gli altri regni locali finché, durante la festa
dell'Indra Jatra del 1768, Prithvi Narayan Shah non
conquistò con il suo esercito Kathmandu e fu incoronato primo re del Nepal unificato.
Le tensioni con l'India britannica sfociarono nella
guerra anglo-nepalese (1815-1816) che terminò con
una grave disfatta del paese himalayano. La pace
venne siglata con il trattato di Sugauli che sancì la
cessione di parte del Terai e del Sikkim alla Compagnia Britannica delle Indie Orientali in cambio della
conservazione dell'autonomia.
Nella notte del 14 settembre 1846 ebbe luogo un
evento che avrebbe influenzato la vita politica del
paese per oltre un secolo. Un ufficiale dell'esercito,
Jang Bahadur Kunwar, fece assassinare a tradimento numerosi membri della Corte e dell'esercito
mentre erano radunati nel cortile di Kot. Grazie a
questo espediente, alla sua scaltrezza, nonché alla
debolezza del re Rajendra, riuscì ad accentrare su
di sé il potere, riuscendo a farsi nominare Maharaja
dal sovrano, con garanzia di trasmissione del titolo
ai suoi discendenti. Si creò così una diarchia nella
quale il monarca era esautorato di ogni potere,
mentre il governo era in mano alla famiglia Rana
(il nuovo cognome adottato da Jang Bahadur).
Il periodo dei Rana presenta, oltre a numerose
ombre, anche alcune luci: essi abolirono la schiavitù ed il sati, l'usanza indù di gettare la vedova
(viva) sulla pira funeraria del marito.
Furono i primi a confrontarsi con i costumi europei, e sotto il loro governo venne introdotta l'architettura neoclassica a Kathmandu. A loro si devono
i primi tentativi di modernizzazione del Paese.
Una svolta si ebbe solo nel 1947 con la fondazione del Partito del Congresso Nepalese ad opera
di Bishweshwar Prasad Koirala, su ispirazione del
Partito del Congresso indiano. L’ultimo primo ministro ereditario, Mohan Shamsher, rassegnò le dimissioni il 12 novembre 1951.
Nel 1955 re Tribhuvan morì, e la corona passò al figlio Mahendra. Costui indisse le prime elezioni
della storia del paese, che si tennero nel 1959. Furono vinte dal Partito del Congresso nepalese, e Bishweshwar Prasad Koirala assunse la carica di
Primo Ministro. Nel 1962 il re dichiarò la messa al
bando dei partiti politici e decise di reinstaurare
l'antico sistema indiano dei panchayat, basato sulle
assemblee locali. Questo sistema rappresentativo
dalla struttura piramidale rimase in vigore fino al
1991 e risultava essere completamente apartitico.
in una repubblica federale, sancendo in questo modo
la fine della monarchia. Le elezioni che si sono tenute il 10 aprile 2008 hanno visto la netta vittoria del
partito maoista, che ha ottenuto 220 seggi su 601. Il
28 maggio 2008 è stata proclamata la repubblica.
Il 4 maggio 2009, dopo meno di un anno quale
capo del primo governo del Nepal repubblicano, si è
dimesso il Primo Ministro Pushpa Kamal Dahal, conosciuto anche come Prachanda, “il terribile”, leader
del Partito Comunista del Nepal (maoista) che nelle
elezioni del 2008 ottenne oltre il 36% dei voti.
Tutto è cominciato il 3 maggio quando il premier
aveva deciso di rimuovere dal suo incarico il Capo di
Stato Maggiore dell’esercito, il generale Katawal, accusato di aver disobbedito agli ordini del governo
per aver arruolato più di tremila nuovi soldati,
quando, stando agli accordi di pace firmati nel 2006,
la priorità sarebbe dovuta andare agli ex membri
della guerriglia maoista (Pla), e per aver reintegrato
otto generali senza consultare il governo.
Considerando incostituzionale la decisione di rimuovere il generale Katawal, il presidente Ram
Baran Yadav lo ha riconfermato in carica. Allo stesso
tempo Prachanda ha nominato un altro generale,
filo-maoista, nuovo capo di stato maggiore.
Nei giorni successivi si sono verificati degli scontri
tra manifestanti favorevoli al ex primo ministro e le
forze dell’ordine, mentre si susseguivano le manifestazioni in diverse zone del paese. Le strade che collegano Kathmandu alla regione separatista del Terai,
nel sud del paese, sono state bloccate da scioperi a
oltranza, rendendo impossibile far arrivare i camion
nella capitale.
Il 25 maggio 2009, Madhav Kumar Nepal, capo
del partito comunista marxista-leninista, ha preso la
guida di un nuovo governo di coalizione formato da
22 partiti, con la possibilità di contare su una maggioranza di 350 voti in Parlamento, contro i 251 dell’opposizione.
Il 4 giugno però si è assistito alla prima crisi del
nuovo governo quando il partito Madhesi Janadhikar Forum ha deciso di abbandonare la coalizione di governo e di espellere 7 suoi membri.
Le proteste e gli scioperi sono continuati e la tensione ha fatto temere che la situazione potesse degeLe strade di Kathmandu
Viaggi missione
Nel 1972, a Mahendra successe il figlio Birendra, che
non volle mutare l'assetto istituzionale del paese.
Dopo l'inasprirsi della violenza e della protesta popolare fu però costretto ad indire, nel 1981, un referendum sul sistema politico in vigore: una debole
maggioranza si espresse ancora per il mantenimento
dei panchayat.
Nel 1990, in un clima di aperta rivolta (“Jana Andolan”, ossia movimento popolare), il re dichiarò decaduto il vecchio sistema, e si accinse ad assumere il
ruolo di sovrano costituzionale.
Nel decennio 1991-2001 vi fu una successione di governi di coalizione senza maggioranze sufficientemente forti e, generalmente, senza un preciso indirizzo politico. Nel 1996, dopo un ultimatum al governo, il Partito Comunista Maoista Nepalese diede
inizio alla lotta armata attraverso azioni di guerriglia.
Il primo giugno 2001, secondo i resoconti ufficiali, il
principe ereditario Dipendra compì una strage nel
palazzo reale quale furiosa risposta al rifiuto dei suoi
genitori di accettare la sposa da lui scelta. Dipendra
uccise il re Birendra e la regina Aishwarya insieme
ad una decina di altri parenti, poi rivolse la medesima arma contro di sé e fece fuoco, ma non morì all’istante. Nonostante fosse in coma era ancora il principe ereditario e venne proclamato re sul letto dell'ospedale. Spirò pochi giorni dopo, ed il 4 giugno 2001
fu insediato per la seconda volta (la prima fu dal novembre 1950 al gennaio 1951) lo zio Gyanendra, fratello di Birendra.
Il primo febbraio 2005 Gyanendra destituì il governo
guidato da Sher Bahadur Deuba, dichiarando lo
Stato d'emergenza, assumendo su di sé il potere esecutivo e nominando un Consiglio dei ministri di sua
fiducia.
Nella primavera del 2006 scoppiò la seconda mobilitazione generale per la democrazia nella storia del
paese (“Loktantra Andolan”, ossia movimento democratico, o “Jana Andolan II”). Centinaia di migliaia di nepalesi, tra cui gli studenti guidati dal loro
leader Gagan Thapa, scesero in piazza per chiedere il
ritorno alla democrazia. Il 21 aprile, dopo una settimana di ininterrotti cortei di massa, re Gyanendra rinunciò al potere assoluto, ed invitò i sette maggiori
partiti dell’opposizione (tra cui non figurava il Partito Comunista Maoista del Nepal) a designare un
nuovo primo ministro. La scelta cadde su Girija Prasad Koirala, che giurò il 30 aprile 2006. Lo stesso
giorno si riunì il Parlamento, per la prima volta dal
2002, che approvò all'unanimità la proposta di Koirala per indire l'elezione di un'Assemblea Costituente.
Il 16 dicembre 2006, a seguito di un accordo con il governo nepalese per una Costituzione provvisoria, i
Maoisti fecero il loro ingresso in Parlamento e nel governo del paese, iniziando un percorso di disarmo.
Bisogna sottolineare che non tutti i membri del movimento maoista accettarono l’accordo e i dissidenti
diedero vita a una frangia scissionista che intendeva
lottare a favore dell'indipendenza del Nepal meridionale.
Il 28 dicembre 2007 è stato approvato dal parlamento, sulla base di un accordo che ha coinvolto i
sette partiti principali, tra cui quello maoista, un
emendamento costituzionale che ha costituito di
fatto il primo passo per la trasformazione del Nepal
91
Nepal
92
nerare verso nuovi scontri armati, timore che non
ha fortunatamente avuto riscontro.
Il 31 agosto, il Partito Comunista del Nepal (maoista) ha deciso di formare un governo ombra composto da 18 “ministeri” allo scopo di controllare l'attività dell'esecutivo del premier Madhav Kumar
Nepal.
Nel mese di novembre, per cercare di controllare la
situazione, il governo ha disposto lo schieramento
di 5.000 uomini nelle diverse città del, ma, nonostante ciò, il 12 novembre un migliaio di manifestanti maoisti hanno circondato gli uffici governativi per protestare contro il Presidente Ram Baran
Yadav. A guidarli è stato il leader del partito maoista nepalese ed ex primo ministro, Puhpa Kamal
Dahal. I maoisti hanno messo in atto un gheraò,
protesta con cui si circonda il luogo della manifestazione per impedire l'entrata di altre persone.
Dopo un’interruzione di oltre cinque mesi, il 25
dicembre sono ripresi i lavori dell’assemblea costituente nepalese che deve redigere il testo della
nuova costituzione della più giovane repubblica himalayana. Nonostante molte questioni siano state
risolte, il Partito Comunista Maoista, pur potendo
contare sul 40% dei membri dell’assemblea, non è
riuscito a fare approvare alcuni suoi emendamenti.
Tra questi, il cambiamento della bandiera nazionale,
attualmente la stessa del periodo monarchico, l’introduzione delle parole “guerra del popolo” nel
preambolo della costituzione, e il nome della stessa
carta costituzionale, che per i maoisti avrebbe dovuto essere “Costituzione della Repubblica Federale Popolare del Nepal”. I maoisti hanno anche
perso sul fronte della definizione del federalismo,
nella quale non verrà citata la divisione su base etnica, così come non verrà incluso il riferimento al
secolarismo. Via libera a larga maggioranza invece
per la libertà di stampa e il pluralismo, fortemente
voluti dal partito del Congresso.
Non contenti di questa situazione, i maoisti
hanno inoltre annunciato che, se il governo non accetterà le loro condizioni, riducendo i poteri del presidente e lavorando per uno stato federale su base
etnica, avvieranno una nuova ondata di proteste
per ristabilire “la supremazia del popolo” nel paese.
Una proposta, questa, avversata da tutti gli altri
partiti che, comunque, non rinunciano a qualche
strappo alla regola per cercare di catturare maggiori
consensi.
A dispetto di quanto dichiarato, infatti, il Partito del
Congresso e altre formazioni che siedono nell’assemblea costituente hanno infatti dato il loro appoggio a gruppi politici legati all’etnia Newar nella lotta
per il riconoscimento di una provincia su base etnica. Il 26 dicembre è stata istituita la Provincia autonoma Newar che comprende la città di Kathmandu e la sua valle.
A inizio gennaio 2010, sono stati rilasciati duecento ex bambini soldato, arruolati dai maoisti durante la guerra contro il governo centrale e, dal
2006, rinchiusi in un campo di “soggiorno” situato
nel sud del paese. Le Nazioni Unite stimano che, al
momento della cessazione delle ostilità, dei circa
ventimila guerriglieri detenuti nei campi di prigionia circa tremila fossero minorenni.
Il processo di reinserimento degli ex bambini-soldato dovrebbe proseguire, seppur tra mille difficoltà.
Il paese sta attraversando un momento di transizione che dovrebbe portare, anche grazie al lavoro dell’Assemblea Costituente, al consolidamento del sistema democratico. Nonostante questo
bisogna sottolineare che il clima politico rimane
teso e le numerose forze politiche, nella ricerca di
maggiori consensi, sono facilmente portate ad assecondare, se non a favorire o fomentare, le sempre
più frequenti rivendicazioni provenienti dai diversi
gruppi etnici e sociali.
Le condizioni di lavoro in Nepal
Il primo dicembre 2008, in un incontro del Labour Advisory Committee (LAC) è stato raggiunto
un accordo tra le rappresentanze sindacali e quelle
datoriali circa la fissazione di nuovi minimi salariali mensili: lavoratore non specializzato 4.600
rupie nepalesi (NPR), semi specializzato 4.650, specializzato 4.760, altamente specializzato 4.950. Il salario minimo giornaliero per lavoratore è stato fissato in 190 NPR.
Le parti hanno anche convenuto di non applicare
la nuova struttura salariale alla produzione della
juta, almeno fino a quando il corrispondente salario
giornaliero indiano rimarrà fermo a 142 NPR al
giorno.
Negli ultimi anni il governo nepalese ha adottato una serie di provvedimenti per favorire il passaggio da cottimista a lavoratore dipendente, in
modo particolare per coloro che svolgono il proprio
lavoro all’interno delle organizzazioni/imprese.
Evidentemente si tratta di un provvedimento che
dà maggiori garanzie agli artigiani, ma che sta
creando non poche difficoltà anche alle organizzazioni di commercio equo. In genere le retribuzioni
degli artigiani vengono calcolate a cottimo, anche a
causa della volatilità del mercato che rende difficile
garantire un lavoro continuativo.
Alcuni lavoratori, così come alcune persone
dello staff delle organi hanno segnalato che se da
un lato l’assunzione a tempo determinato dà sicuramente maggiori garanzie al lavoratore, dall’altro si
può tradurre, nel caso di alcuni lavoratori particolarmente capaci, in una “riduzione dello stipendio”, se l’azienda non valuta in modo appropriato
i vari livelli di specializzazione e di produttività.
In ogni caso risulta evidente come per la stragrande
maggioranza dei lavoratori si tratti di una conquista importante, la cui sostenibilità non può però essere scaricata esclusivamente sulle organizzazioni
del “Sud del Mondo”, ma dovrebbe responsabilizzare ancora di più gli importatori circa alcuni importanti aspetti che rendono una relazione equa e
solidale: il pagamento di un prezzo equo, la continuità delle relazione, il rispetto dei tempi di pagamento.
Fair Trade Group Nepal
Il Fair Trade Group Nepal, costituitosi come
gruppo informale nel 1993 e legalmente registrato
come organizzazione non governativa nel 1996, è il
coordinamento delle organizzazioni nepalesi di commercio equo.
Le relazioni tra le varie organizzazioni nepalesi di
commercio equo, così come avviene in molti paesi,
non sono state sempre buone. In una prima fase è
prevalsa la competizione e la concorrenza, ma l’istituzione di FTG Nepal e il lavoro comune per la promozione e la tutela del commercio equo nel paese ha
fatto sì che nell’arco degli anni si costruisse una rete
di organizzazioni sufficientemente cooperativa.
FTG Nepal ha offerto la possibilità alle organizzazioni di commercio equo di confrontarsi sulle strategie e sulle prassi che dovrebbero caratterizzare il loro
operato. Questo ha fatto sì che venissero individuati
una serie di regole e di strumenti condivisi come, ad
esempio, il Fair Wage Standard.
Si tratta di un quadro di riferimento per la fissazione
dei salari e delle remunerazioni che i membri del
coordinamento si sono impegnati a rispettare e che
include norme circa la non discriminazione tra
donne e uomini.
considerato da molte donne alla stregua di un hobby
o al massimo un lavoro saltuario. È loro convinzione
che donne con un livello di istruzione molto basso o
inesistente possono essere formate, sia da un punto
di vista teorico che pratico, e diventare abili artigiane, capaci di organizzarsi e di rendere remunerativa la loro attività.
Questo porta a una maggiore autostima e all’aumento della considerazione e del peso di cui godono
a livello sia famigliare che sociale, contribuendo a
renderle maggiormente autonome e al contempo
partecipi delle decisioni che riguardano loro stesse
e le proprie famiglie.
ACP rivendica il fatto di non essere un ente assistenziale, ma di operare, pur con intenti e finalità sociali,
in modo professionale e con un’organizzazione efficiente che mira a garantire la sostenibilità della struttura. Per questo motivo ritiene fondamentale avvalersi delle prestazioni di personale qualificato, che
consenta di gestire al meglio i vari settori di competenza, ma, altresì, motivato ad operare a favore di artigiani e artigiane a basso reddito nel tentativo di migliorare le loro condizioni di vita.
ACP è un’organizzazione non governativa e in
quanto tale la legislazione del paese non le permette
di essere in possesso di una licenza di esportazione.
Per questo motivo ha costituito una società controllata (o come, la definiscono loro, una organizzazione
“sorella”), la Nepali Craft Trading Pvt. Ltd., che si
occupa di tutte le attività legate all’export.
Association for Craft Producers
Lavorazione del feltro
Viaggi missione
L’Association for Craft Producers (ACP) è una organizzazione non governativa nepalese, associazione
senza scopo di lucro, che attualmente lavora con circa
1.200 produttori in ben 15 distretti del paese.
L’associazione è stata costituita nel 1984 da un
gruppo di persone, prevalentemente donne, con
competenze in ambito economico e sociale e con
esperienza nel settore dei progetti di sviluppo a favore delle donne.
L’obiettivo principale di ACP è quello di sostenere
con le proprie attività artigiani, ma, come detto, soprattutto artigiane, a basso reddito, permettendo loro
di vivere degnamente del proprio lavoro.
Proprio per questo motivo si è dotata di una struttura
che fornisce formazione e servizi di consulenza su design, marketing, gestione.
Attraverso l’attività commerciale si vuole dare la
possibilità di un lavoro continuativo ed equamente
retribuito, consentendo agli artigiani di provvedere
al sostentamento delle proprie famiglie e di migliorare le condizioni di vita della comunità.
Nel corso degli anni sono stati sviluppati diversi progetti in ambito sociale quali programmi di educazione di base e corsi di igiene, rivolti in particolare
alle donne, assistenza sanitaria, consultori famigliari.
L’intera attività è orientata a favorire uno sviluppo
sostenibile che tenga in considerazione la salute e la
sicurezza dei lavoratori e il rispetto dell’ambiente,
evitando, ove possibile, materiali o processi produttivi inquinanti.
ACP si fregia del fatto di aver contribuito a cambiare
la percezione del lavoro artigianale che prima era
93
La struttura organizzativa
ACP è retta da un consiglio di amministrazione
composto da 9 persone (7 donne e 2 uomini) di cui
3 sono stati tra i soci fondatori. Si tratta di persone
con una formazione culturale e professionale elevata e con una lunga esperienza in campo economico e sociale.
Proprio la volontà di condividere e di mettere a servizio della comunità, in particolare delle donne, le
proprie capacità ha spinto queste persone a impegnarsi in ACP.
Il consiglio di amministrazione è il responsabile ultimo dell’organizzazione e ne definisce le linee politiche e strategiche, decide sulle assunzioni e sulle
mansioni del personale.
La signora Meera Bhattarai, socia fondatrice dell’organizzazione, oltre a far parte del consiglio di amministrazione ricopre anche il ruolo di direttore generale, con compiti di coordinamento dell’operatività della struttura che è organizzata in settori di attività: settore amministrativo e contabile, settore
produzione, settore progetti e programmi.
Si tratta di una persona di estrazione sociale e culturale elevata, dotata di forte personalità e carisma,
attorno a cui ruotano un po’ tutte le attività. La centralità e importanza di questa figura può rappresentare, in prospettiva, un elemento di debolezza per
l’organizzazione. Lei stessa pare rendersi conto di
questa situazione e sottolinea l’importanza di formare persone capaci e motivate che possano proseguire il lavoro.
Negli ultimi anni si sono andate delineando altre
figure che, perlomeno nei rispettivi ambiti di competenza hanno assunto un ruolo di riferimento. Ad
esempio la rappresentante attuale di ACP in senso
al FTG Nepal è la signora Revita Shrestha, attuale
responsabile del settore “progetti e programmi”.
Nepal
La struttura operativa
94
L’obiettivo primario dichiarato da ACP è quello
di concentrare le proprie attività a favore di artigiani a basso reddito, dando priorità alle donne. Le
attività si rivolgono sia ai produttori che si sono insediati nelle città o nei sobborghi, che alle popolazioni delle aree rurali.
In Nepal il sistema delle caste e della appartenenza
etnica ha ancora una sua influenza e di fatto condiziona in modo significativo la vita delle persone, soprattutto nelle aree rurali. Per questo motivo anche
le organizzazioni di commercio equo quando parlano delle persone coinvolte nelle loro attività fanno
spesso riferimento a questi fattori.
ACP dichiara di voler mantenere un certo equilibrio
rivolgendosi sia ai principali gruppi etnici che alle
minoranze. Stimano che gli artigiani che collaborano con loro appartengano ai seguenti gruppi: 39%
Newar, 15% Brahmin, 19% Chhetri e 27% a minoranze etniche.
L’operatività è gestita da uno staff di 60 persone che
si occupano della parte amministrativa, delle attività produttive interne alla sede, dei progetti e dei
programmi sociali.
ACP fornisce però lavoro ed assistenza a oltre 1.200
artigiani, 90% dei quali donne.
Circa 90 persone prestano il loro lavoro come artigiane nei laboratori attivi presso la sede: preparazione delle materie prime (tintura della lana o del
cotone, cardatura della lana,..) per le unità produttive interne ed esterne, decorazione con la tecnica
del block printing (xilografia - decorazione con
tamponi e timbri), ceramica, falegnameria, feltro,
screen printing (serigrafia).
Gli altri 1.100 artigiani operano in unità produttive
esterne che si configurano come gruppi informali
coordinati da un “capo gruppo”, come laboratori o
piccole imprese a gestione famigliare.
Ai 1.200 artigiani citati, vanno aggiunti altri 150 lavoratori che fanno riferimento ad alcune imprese
esterne a cui ACP si rivolge per alcune lavorazioni.
In momenti di particolare lavoro è possibile che
siano coinvolti dei lavoratori occasionali.
I vari settori sono coordinati da responsabili che insieme con il direttore esecutivo concordano il piano
delle attività.
Condizioni contrattuali
Le persone che a vario titolo lavorano per ACP possono essere suddivise in alcuni gruppi in base al
tipo di contrattualità che li lega alla struttura e al
loro inquadramento.
Personale permanente
A questa categoria appartengono le persone assunte in modo permanente. Percepiscono uno stipendio fisso mensile, integrazioni definite dalla
legge e benefit previsti dall’organizzazione. In questa categoria rientrano: le persone che compongono
lo staff e gli operatori della sede, le artigiane che lavorano nei laboratori interni alla struttura.
Personale “registrato”
Si tratta di personale che non è assunto a tempo indeterminato, ma che ha firmato un documento, generalmente chiamato “entry form”, che viene custodito tra i documenti amministrativi dell’organizzazione e che definisce e riconosce ufficialmente la
collaborazione della persona con l’ente. In genere
potremmo definirli come artigiani “registrati”. In
questo caso il lavoratore percepisce o un salario o,
molto più frequentemente, una retribuzione a cotControllo qualità
timo ma usufruisce anch’egli di tutti i benefit previsti dalla struttura.
Circa 80 artigiani “registrati” ricevono un salario
fisso.
Personale esterno
Si tratta sostanzialmente di artigiani e artigiane che
non si recano al lavoro presso la sede dell’organizzazione, ma lavorano presso il proprio domicilio o in
gruppi informali, in genere coordinati da una “capo
gruppo” che si occupa di tenere i contatti con ACP.
Queste persone possono essere “registrate”, cioè aver
firmato un “entry form”, oppure no. Nel primo caso
godono di tutti i benefit e le integrazioni previsti dall’organizzazione nel secondo caso, no.
I lavoratori che appartengono a questa categoria che
vengono pagati a cottimo.
Personale di aziende “esterne”
In alcuni casi la struttura può affidare la produzione
ad aziende esterne. In questo caso il personale non
ha relazioni con ACP, ma il suo inquadramento e le
condizioni di lavoro dipendono dall’impresa, in genere a gestione famigliare, per cui prestano il loro
servizio. I membri del FTG Nepal hanno stilato un
protocollo con alcune direttive circa gli accordi da
prendere con eventuali ditte esterne che prevedono
degli impegni in merito al rispetto dei diritti dei lavoratori.
Comitato consultivo dirigenti e produttori
La possibilità di avere un reddito proprio fornisce
alle donne un’importante riconoscimento sia in ambito familiare che sociale, ma altrettanto fondamentale risulta essere la crescita della consapevolezza
delle proprie capacità e abilità nell’ambito della relazione e della partecipazione alla vita del gruppo e al
processo decisionale.
Anche in considerazione di questo aspetto la dirigenza di ACP ha costituito un comitato cui partecipano i rappresentanti dei produttori e i membri del
comitato dei “dirigenti”.
Lo scopo è quello di sviluppare buone relazioni in
ambito lavorativo, favorendo cooperazione, trasparenza e comunicazione, dando la possibilità ai partecipanti di scambiarsi suggerimenti e condividere
idee utili al miglioramento dell’associazione e soprattutto lavorare insieme per il raggiungimento di
obiettivi comuni e condivisi.
Il comitato si riunisce tendenzialmente una volta al
mese e si occupa di decisioni che riguardano i produttori: ad esempio, alcuni dei programmi e dei benefit, come il congedo per maternità e l’indennità per
le festività, sono stati avviati proprio su proposta del
comitato.
Impatto della produzione e
attenzioni ecologiche
La sede di ACP è stata dotata di una serie di strumenti utili a ridurre l’impatto sull’ambiente delle lavorazioni e dei materiali utilizzati.
La tintura della lana e del cotone richiede molta
acqua che, a processo terminato, deve poi essere
smaltita in modo appropriato. Per cercare di ridurre
l’impatto di questa lavorazione ACP ha predisposto, presso la sede dell’organizzazione, un sistema di
grondaie che consente di raccogliere l’acqua piovana
in un apposito serbatoio interrato da 300.000 litri.
L’acqua così raccolta viene utilizzata per le necessità
produttive.
La tintura di lana e cotone, così come il block printing, producono acque di lavorazione che vengono
raccolte in una cisterna. Nel 1994, grazie a un contributo dell’UNIDO fu costruito un primo sistema di
trattamento delle acque di lavorazione, che nel 1997
venne implementato con un nuovo depuratore acquistato con il supporto di SNV, ente della cooperazione governativa olandese.
Il depuratore è in grado di processare 15.000 litri di
liquidi reflui al giorno.
La questione ancora aperta è quella dello smaltimento dei fanghi risultanti. Questi vengono consegnati all’ente per la gestione dei rifiuti, ma non vi
sono “certezze” che vengano smaltiti in modo appropriato.
È stato inoltre avviato un processo per sostituire gli
inchiostri a base di kerosene utilizzati per il block
printing con degli inchiostri a base d’acqua.
Viaggi missione
Gli artigiani appartenenti ai gruppi “Personale registrato” e “Personale Esterno” sono circa 1.100 (90%
donne), anche se è difficile stabilirne il numero
esatto. Soprattutto i gruppi più piccoli o di nuova costituzione sono quelli più difficilmente censibili. I
produttori registrati sono in genere quelli che lavorano da più tempo e in modo continuativo con la
struttura. Secondo i dati raccolti risultano essere circa
600, ossia la metà dei produttori coinvolti.
I componenti dello staff, il personale della sede ivi
comprese le artigiane dei laboratori interni ricevono
un salario mensile, mentre la maggior parte degli
altri artigiani vengono pagati a cottimo.
La remunerazione di un’artigiana che riceve uno salario mensile parte da circa 6.000 rupie al mese a cui
vanno aggiunti i vari benefit.
Una produttrice “esterna” della maglieria, “registrata” ma che lavora a domicilio ed è pagata a cottimo, guadagna tra le 4.500 e le 15.000 rupie al mese,
in base al tempo che dedica alla produzione e alle sue
capacità.
Nella valutazione delle remunerazioni è importante
considerare anche i benefit offerti da ACP, che sono
molto numeri: programma di risparmio, prestiti agevolati, premio produzione, fondo previdenza, servizio mensa gratuito, servizio di assistenza psicologica,
programmi di educazione informale, sussidi per l’istruzione dei figli, indennità per le festività, congedo
e indennità di maternità e paternità, fondo malattie
ed emergenze,….
L’organizzazione, per quanto riguarda questo ambito, ha fissato due obiettivi per il 2010:
- aumentare il numero di artigiani che beneficiano
del lavoro e dell’assistenza, aumentando al contempo le retribuzioni, siano esse fisse o a cottimo;
- aumentare del 50% il fondo destinato alla coper-
tura dei costi dei programmi a beneficio dei produttori: tal fondo dovrebbe passare da 3.567.379
(5% del fatturato dell’anno di riferimento) a
5.351.069 rupie, ossia da circa 34.600 euro a quasi
52.000 euro.
95
Viene promosso l’uso di carta riciclata e privilegiato
l’uso di legno “dolce”, a crescita più rapida, in
modo da non intaccare le foreste e poter ripristinare
velocemente gli alberi abbattuti.
Viene scoraggiato l’utilizzo di sacchetti di plastica
ed è stato proibito il fumo all’interno dei locali ad
uso comune.
La situazione dei gruppi di produttori esterni è invece di più difficile gestione, anche se sono stati avviati programmi volti alla riduzione dell’impatto
ambientale. Ad esempio nel caso della produzione
di articoli in metallo viene promosso l’utilizzo di
materie prime riciclate e la fornace del Lalitpur Singing Bowl Group è stata dotata di una ciminiera con
un particolare filtro in modo da ridurre le emissioni.
Emerge una certa attenzione ai temi ambientali, ma
non è semplice trasferire tale sensibilità ai produttori esterni anche perché gli eventuali adeguamenti
necessitano di fondi.
Nepal
Children Nepal
96
Il Nepal è un paese “in via di sviluppo”, secondo un gergo che sarebbe probabilmente da rivedere nei suoi presupposti, con una situazione politica che da alcuni anni si presenta turbolenta e ancora in cerca di un equilibrio.
La popolazione è di circa 27,6 milioni di abitanti, di
cui circa la metà con meno di 18 anni. Il tasso di alfabetizzazione maschile è del 63%, quello femminile del 35% (2004), dato che non sorprende considerato che solo il 79% dei ragazzi e il 60% delle ragazze è iscritto a scuola, ma solo il 27% dei bambini
conclude la scuola primaria.
Il lavoro minorile costituisce un serio problema
e circa 2,6 milioni di bambini sono sfruttati in questo modo dal momento che le famiglie li mandano
a lavorare, anche lontano da casa, per contribuire
al sostentamento della famiglia. A questo si aggiunga che secondo le statistiche circa il 63% dei
bambini nepalesi è stato o sarà malnutrito, almeno
in un periodo della propria vita.
I bambini sono privati dell’elementare diritto ad
un’educazione a causa della povertà, dell’analfabetismo di massa e di problemi socio-economici,
come lo sfruttamento del lavoro minorile, la tratta
delle bambine, il lavoro in condizioni di schiavitù e
la discriminazione nei confronti delle bambine.
Anche solo con questi pochi dati è possibile rendersi conto di quanto sia delicata la condizione dei
bambini e quanto questi siano vulnerabili, in Nepal
come negli altri paesi poveri.
Pokhara è una città di circa 200 mila abitanti, tra
le più popolose del Nepal, situata a circa 200 km
dalla capitale Kathmandu (circa 8 ore di autobus).
È una delle località che attraggono più turisti perché, oltre alla bellezza del luogo e alla sua storia, da
qui partono molti percorsi per gli appassionati del
trekking.
La zona in cui risiedono i turisti è quella che costeggia il Pewa Tal, il pittoresco lago in cui si specchiano
le vette innevate che incorniciano la vallata. Ma la
realtà di Pokhara non è fatta solo di alberghi e ristoranti.
Dove ha sede CN e si svolgono la maggior parte
delle sue attività, si stima che 13.000 mila bambini
vivano in quartieri/zone povere e degradate, più di
8.000 lavorino come manovali e circa 130 dormano
per strada. Naturalmente le più a rischio sono le
bambine che spesso trovano un’occupazione come
“domestiche” presso le case delle famiglie benestanti.
Questo è, in estrema sintesi, il contesto in cui opera
Children Nepal e che ha indirizzato le scelte e le
linee di azione dell’organizzazione.
Children Nepal (CN) è un’organizzazione non
governativa e no profit impegnata a promuovere i
diritti, il benessere e lo sviluppo dei bambini che vivono ai margini della società. Lavora direttamente
con i bambini e le loro famiglie con attività pratiche, aiutandoli a sfuggire agli effetti della discriminazione, dello sfruttamento e della violenza basati
sulla casta, la disabilità, il genere e lo stato sociale.
È stata fondata nel 1995 da un gruppo di professionisti impegnati nell’ambito dell’educazione, della
salute e dei servizi sociali che avevano vissuto esperienze simili nel corso della loro infanzia. Loro
erano preoccupati per il numero di bambini che vivevano ai margini della società con le loro famiglie
che non erano in grado di provvedere loro un adeguato supporto alle necessità materiali, come un riparo, assistenza medica, ed emotive a causa della
propria formazione e del fatto che essi per primi
erano cresciuti nelle stesse situazioni. Molti bambini, non in condizione di ricevere un’educazione
adeguata o di frequentare scuole incapaci di affrontare il problema dei bambini emarginati, non venivano raggiunti dalle istituzioni sociali. Come risultato molti di questi bambini sono sfruttati ed esposti alla violenza e al crimine, soffrendo per problemi di salute fisici e/o mentali.
Nel corso degli anni CN è cresciuta ed ha aiutato molti bambini e le loro famiglie. Con le proprie
infrastrutture, l'organizzazione è cresciuta diventando un centro che offre risorse alle persone e alle
altre organizzazioni che vogliono lavorare con
Staff di Children Nepal
bambini in circostanze difficili e uno spazio in cui
formarsi e scambiarsi esperienze.
Nella sua opera per migliorare la situazione dei singoli bambini, CN è innanzitutto impegnata a lavorare con le loro famiglie, aiutandole ad affrontare i
problemi della vita quotidiana e creando opportunità di accesso ai fornitori locali di servizi. Quando
alle famiglie vengono dati tali possibilità e sono inserite nelle reti di supporto della comunità, sono in una
posizione migliore che consente loro di avere un
ruolo attivo nel loro futuro a medio-lungo termine e
di richiedere i servizi di cui realmente necessitano.
CN crede che sarà possibile giungere a un cambiamento sociale vero e durevole solo lavorando a
stretto contatto con la società civile e concentrando
la maggior parte del proprio lavoro a questo “livello
di base”.
La visione di CN, che emerge anche dai loro documenti, contempla una “società in cui tutte le differenze, come ad esempio quelle di classe sociale, genere, religione, stato fisico o mentale, sono valutate
come espressioni di comunità e patrimoni culturali
diversi; in cui tutte le persone hanno l’opportunità e
la capacità di soddisfare i propri bisogni primari e la
società stessa si compiace della partecipazione di
tutti i suoi membri ad ogni livello del processo democratico.”
La missione che CN si prefigge di portare a termine è quella di facilitare processi che rendano capaci i bambini lavoratori e le loro famiglie di assumere un ruolo attivo e determinante nella soluzione
dei loro stessi problemi attraverso il rafforzamento
delle loro competenze, la crescita della fiducia e la
scoperta e l’utilizzo delle capacità esistenti; questo
porterà al più efficace miglioramento a lungo termine delle loro condizioni di vita.
Gli obiettivi sono:
- accrescere l’accesso di bambini che si trovano in
condizioni particolarmente difficili e delle loro famiglie ai servizi esistenti;
- migliorare le condizioni socio-economiche delle
famiglie attraverso la formazione di gruppo e le
attività pratiche;
- mettere in condizione i bambini di diventare
buoni cittadini attraverso lavori di gruppo, la pratica della non-violenza, il rifiuto della corruzione
e della discriminazione delle persone a causa
della casta, del genere, della disabilità e della condizione sociale;
- mobilitare la società civile, coloro che forniscono
servizi alla persona e tutte le persone interessate
per la protezione e la cura dei bambini che vivono
CN opera nell’ambito del proprio lavoro sociale
secondo un approccio olistico e vede la famiglia e la
comunità locale come principali obiettivi e al tempo
stesso come principali risorse per raggiungere le
proprie finalità.
CN crede che per giungere a un reale miglioramento
della condizione dei bambini la famiglia deve essere
assolutamente coinvolta e partecipe del tentativo.
L’organizzazione lavora a più livelli: livello microbase con i bambini e le famiglie, livello medio con
scuole, distretti, fornitori di servizi di salute, altre organizzazioni non governative e cooperative, e infine
livello “macro” sostenendo la causa, promuovendo
azioni di pressione e momenti di formazione circa i
diritti dei bambini, l’uguaglianza per tutte le persone
e il miglioramento dei servizi sociali previsti per i
poveri.
Le attività di Children Nepal possono essere raggruppate per aree tematiche:
- Bambini e giovani
° Centro di contatto e accoglienza
° Inclusione scolastica
° Formazione professionale e collocamento al lavoro
° Gruppi di auto aiuto per bambini e giovani
° Campi di orientamento
° Alfabetizzazione informatica e supporto all’educazione di base
- Famiglia
° Consulenza famigliare
° Gruppo di auto aiuto per genitori
° Programmi di generazione di reddito per le famiglie
° Microcredito
- Comunità
° Mobilitazione sociale per la protezione e la
cura dei bambini e dei loro diritti
° Educazione alla Pace per i giovani
° Lavoro di rete tra organizzazioni della società
civile
- Generazioni di risorse interne
° Suryamukhi Handicrafts
- Sviluppo delle capacità
° Formazione e gruppi di lavoro
Viaggi missione
Children Nepal ha come scopo di:
- rafforzare le capacità dei bambini e delle rispettive famiglie che vivono ai margini della società
in modo che possano soddisfare le proprie esigenze fondamentali;
- provvedere il supporto necessario per l’integrazione sociale e aiutare le persone a rompere il circolo vizioso della discriminazione basata sulla
casta, la disabilità, il genere e lo stato sociale;
- accrescere le capacità dei membri e dei volontari
di CN in modo che questi possano raggiungere
gli scopo precedentemente menzionati.
situazioni di difficoltà;
- essere auto sostenibili grazie alla produzione e
la vendita di prodotti artigianali, promuovendo
seminari di formazione e sviluppando collaborazioni tra persone e organizzazioni che condividono le stesse idee;
- sviluppare, testare e documentare strategie per
promuovere l’auto-sviluppo della comunità e attività auto-sostenibili;
- aumentare buone relazioni con organizzazioni
simili in modo da lavorare in questo campo con
maggiore forza, evitando le duplicazioni e condividendo le risorse.
97
Nel corso dell’anno luglio 2007 – giugno 2008 (la
visita è stata effettuata a giugno 2009 e in quel momento non erano ancora disponibili i dati relativi al
periodo luglio 2008 – giugno 2009) per il quale, in
sede di visita erano disponibili i dati, 949
bambine/ragazze, 380 bambini/ragazzi, 381 famiglie
hanno beneficiato dei diversi servizi offerti da Children Nepal. Ben 358 bambini, di cui 238 bambine,
hanno ricevuto un sostegno per la scuola e il 99% di
loro ha terminato con successo gli studi.
Duecento bambini sono stati sostenuti economicamente grazie ai contributi di privati cittadini di altri
paesi quali, ad esempio, Belgio, Canada, Danimarca, Germania, Italia, Olanda, Regno Unito, Spagna, Stati Uniti, Svizzera.
Inoltre 28 giovani hanno terminato con successo gli
studi secondari e 20 ragazze sono hanno portato a
termine con profitto il corso di formazione professionale.
Le risorse economiche necessarie allo svolgimento delle attività sono dovute ai finanziamenti di
organizzazioni non governative internazionali o
alle donazioni di privati (55%), il 43% è dovuto all’autofinanziamento (vendite di artigianato cui si
aggiungono le quote dei soci, contributi liberali e il
noleggio di spazi e attrezzature del centro), il re-
Laboratorio di produzione di Suryamukhi
stante 2% è dovuto ai contributi degli enti locali.
Suryamukhi Handicrafts
Children Nepal ha avviato, nel febbraio del
1999, un programma volto alla generazione di reddito chiamato Suryamukhi Handicrafts (il termine
Suryamukhi in sanscrito significa “dal volto splendente come il sole”) che si prefigge di creare opportunità di lavoro per donne a basso reddito per aiutarle ad aumentare le loro risorse e a migliorare le
loro condizioni di vita. Oltre a fornire una fonte di
reddito e un supporto sociale a queste donne,
Suryamukhi è stato pensato per contribuire al sostegno dei programma e delle attività di Children
Nepal.
Si tratta, almeno al momento, di un ambito che
non è strutturato e pensato come una vera e propria unità produttiva a se stante, ma più che altro
come un programma di sostegno a donne in difficoltà, molte delle quali madri o sorelle dei bambini
inseriti nelle attività del centro. In questi casi il coinvolgimento di queste persone nell’attività artigianale è da leggersi come funzionale a un intervento
integrato, un progetto complessivo che coinvolge
non solo i minori, ma necessariamente anche gli
altri componenti della famiglia.
Le persone che usufruiscono di questo programma sono attualmente 40, tutte donne. Non
sono assunte, ma pagate a cottimo, anche se viene
loro garantito, pur in carenza di ordini, il lavoro per
tutto l’arco dell’anno. La produzione eventualmente
in eccesso viene stoccata in attesa di essere venduta.
.
Nepal
Base sociale e struttura operativa
98
La base sociale di CN è attualmente composta
da 6 membri a vita e da 71 membri ordinari che
eleggono il consiglio di amministrazione dell’organizzazione.
La gestione delle attività è affidata allo staff che si
compone di 17 persone, ivi compreso il direttore
esecutivo, il Signor Ram Chandra Paudel, uno dei
fondatori dell’organizzazione.
Lo staff e il personale docente è assunto con contratto a tempo indeterminato e gode di tutti i benefici concessi dalla legge. Gli stipendi, differenziati
secondo la mansione svolta sono comunque generalmente superiori alle disposizioni di legge. Come
nel caso di altre organizzazioni nepalesi di commercio equo si parte da una remunerazione attorno
alle 6.000 Rs al mese.
Il personale è qualificato e motivato: molti degli attuali dipendenti/operatori hanno dapprima frequentato il centro in qualità di volontari.
Le 40 donne impegnate nella produzione vengono
invece remunerate a cottimo utilizzando come base
di calcolo i valori appena enunciati.
Children Nepal si avvale anche della collaborazione di circa 50 volontari locali e di volontari internazionali.
Women’s Skill Development Project
Preparazione dell’ordito
Viaggi missione
Il Women’s Skill Development Project (WSDP) fu
fondato e registrato ufficialmente secondo quanto
previsto dalle leggi nepalesi nel 1975, che fu dichiarato dalle Nazioni Unite “anno internazionale delle
donne”.
Esso fu avviato come centro di formazione finanziato
dal governo, con lo stesso nome che ha ora, per offrire la possibilità alle donne che lo desideravano di
imparare a tessere, tagliare e cucire.
WSDP fu creato con l’intenzione di aiutare i più bisognosi e aiutare le donne povere e analfabete a sviluppare le proprie capacità.
Dopo il 1989, quando in Nepal fu introdotta la democrazia, il centro cominciò a declinare in quanto il
governo non era più in grado di finanziarlo. Molte
donne non erano in grado di trovare lavoro, fino a
che una impiegata, Ramkali Khadka, vide le potenzialità del progetto e prese l’iniziativa. Ella iniziò raccogliendo fondi/investimenti dai componenti della
sua famiglia e dai componenti della comunità.
Con un capitale iniziale di appena 10.000 rupie nepalesi (poco meno di 100,00 euro) a disposizione
Ramkali Khadka e tre colleghe, Shanti Thapa, Lalu
Gurung e Surya Panday, iniziarono a produrre artigianato e WSDP si trasformò gradualmente in un’organizzazione non governativa autosufficiente e di
successo.
WSDP ha sempre prodotto borse, anche se agli
inizi queste avevano un design un po’ “antiquato” ed
erano realizzate in modo molto semplice con il solo
utilizzo di cotone naturale color panna.
Shanti, Lalu and Surya parteciparono, a Kathmandu,
a un corso di formazione sulla tintura/colorazione
dei materiali e il controllo di qualità. Filati di colore
nero vennero poco dopo inseriti nei lavori al telaio e
alla fine furono in grado di introdurre nuovi e differenti colori.
Nei primi anni ’90, quando WSDP si stava ancora avviando e contava solo 16 lavoratori, in confronto ai
quasi 200 attuali, l’organizzazione beneficiò dell’aiuto
della sua prima volontaria di Voluntary Service
Overseas (VSO), organizzazione britannica che invia
giovani volontari a prestare servizio nei paesi in via
di sviluppo.
Questa volontaria prestò il suo servizio per due anni
durante i quali si occupò delle questioni inerenti il
marketing: prese le borse e le portò nelle zone più famose e popolari di Pokhara, dove le vendette con
successo ai turisti occidentali. Nel 1994 arrivò la seconda volontaria di VSO che si dedicò allo sviluppo
di nuovi modelli, creando la “baby bag”, a tutt’ora il
prodotto più venduto da WSDP.
Da quel momento in poi Ramkali e le sue lavoratrici
continuarono a creare nuovi modelli e differenti
combinazioni di colori.
Nel 1995, WSDP ottenne la registrazione come organizzazione non governativa e diventò parte del
Fair Trade Group Nepal. Questo fu un passo significativo in quanto da quel momento WSDP iniziò a essere promossa anche attraverso le organizzazioni di
commercio equo e solidale.
A partire dal 1996 le vendite e il fatturato dell’organizzazione sono cresciuti in modo stabile.
Nel 2002 due nuove volontarie si unirono al progetto, una giapponese legata alla JICA (Japan International Cooperation Agency) che si incaricò dello studio di nuovi modelli e una statunitense legata agli
American Peace Corps che aiutò l’organizzazione a
ristrutturare la parte commerciale.
Entrambe ebbero un impatto degno di nota e WSDP
continuò a svilupparsi e a crescere. Alcune altre volontarie che prestarono per brevi periodi la loro
opera diedero comunque un contributo, seppur più
limitato.
Nel marzo del 2003 WSDP si associò a IFAT (attuale
WFTO) e grazie a fiere e mostre a cui partecipò in
giro per il Nepal fu in grado di stabilire nuovi contatti ed espandere il proprio mercato, che successivamente raggiunse l’Europa, così come il Giappone
e gli Stati Uniti.
WSDP ha sempre avuto come obiettivo quello di
creare opportunità di lavoro per le donne, in particolare quelle più bisognose. Per questo motivo, fin dall’inizio, vennero introdotti una serie di criteri e a
tutt’oggi l’obiettivo primario dell’organizzazione rimane quello di offrire opportunità di formazione
professionale alle donne in modo da renderle autonome e autosufficienti.
Nell’arco degli anni sono state formate persone provenienti da situazioni e contesti sociali, economici,
etnici estremamente diversi. Molte provenivano da
villaggi rurali ed erano vedove, divorziate, disabili,
vittime di violenze, alcune erano state allontanate
dalle loro case e dai loro villaggi.
WSDP ha offerto loro corsi di formazione in molte
discipline: taglio, cucito, tessitura, tintura, gestione
delle attività e molti altri aspetti legati alla produzione artigianale.
Hanno potuto inoltre usufruire di corsi sulla cura
della salute e la lingua inglese, tutti offerti gratuitamente da volontari locali e/o stranieri.
Nel corso degli anni WSDP ha aiutato centinaia di
donne ad acquisire le abilità professionali necessarie a renderle autonome. A tutt’oggi è una delle
poche organizzazioni della regione formata da
donne.
99
Nepal
Struttura e organizzazione
100
I soci attuali sono 183, tutte donne, a cui si devono aggiungere le 3 fondatrici a cui è riconosciuto
lo status di soci a vita.
Come previsto da statuto, tutti i soci hanno diritto
di partecipare ai processi decisionali e, riuniti in assemblea, eleggono il direttivo che è composto di 9
membri e si riunisce con cadenza trimestrale.
Le decisioni prese o gli orientamenti generali vengono resi pubblici anche grazie ad apposite bacheche e lavagne predisposte all’interno della sede dell’organizzazione.
Numerose informazioni sono affisse all’interno
della sede e consentono alle socie di WSDP e alle
produttrici che collaborano con la struttura di essere a conoscenza di alcuni aspetti importanti inerenti le sue scelte organizzative e attività. A titolo di
esempio possono essere citati i seguenti pannelli:
- la composizione della base sociali e degli organi elettivi;
- l’organigramma della struttura;
- il sistema di calcolo utilizzato per il pagamento
delle stoffe che riporta chiaramente tutte le indicazioni del caso;
- l’elenco dei servizi riservati agli associati e in
generale a tutte le produttrici che collaborano
con la struttura;
- lo schema di calcolo del prezzo dei prodotti con
esplicitate le varie voci di costo, i margini e il
loro utilizzo, secondo uno schema paragonabile
al prezzo trasparente;
- i giorni di vacanza e le festività retribuite;
- gli orari di lavoro.
La struttura operativa prevede un organigramma diviso in più settori, ciascuno coordinato
da un responsabile. I componenti dello staff sono 15
e sono coordinati da un direttore esecutivo.
Se si considerano anche le donne che non sono
socie, ma che al bisogno prestano la loro opera a favore di WSDP, il numero delle persone coinvolte
sale a 380.
Le remunerazioni sono più alte dei minimi contrattuali e in media gli operatori ricevono un compenso
che va dalle 7.000 alle 8.000 rupie al mese.
Le socie-produttrici vengono pagate a cottimo secondo un sistema di calcolo prefissato sulla base
della difficoltà del lavoro da svolgere e sulla quantità degli articoli prodotti.
In questo caso la base di calcolo utilizzata come parametro supera i minimi salariali e si aggira sulle
8.000 rupie al mese.
Anche le produttrici che collaborano occasionalmente con WSDP vengono pagate con lo stesso sistema a cottimo.
Fino al presente l’organizzazione è stata impegnata strutturarsi e a divenire auto sostenibile,
anche perché non usufruisce di finanziamenti da
parte del governo o di organizzazioni non governative.
In ogni caso l’organizzazione offre alle produttrici
una serie di servizi e programmi:
- formazione: le insegnanti e le assistenti usufruiscono di corsi di aggiornamento permanenti,
mentre i nuovi membri ricevono una formazione
di base per lo sviluppo delle proprie capacità
nell’ambito della tessitura, tintura, taglio e cucito, produzione di bambole,….
- attività ludico ricreative: feste e momenti di
incontro in occasione della celebrazione delle
principali festività, picnic, …
- visite di istruzione: visite organizzate presso
luoghi di interesse storico/culturale, uscite per
momenti di formazione esterni alla struttura,..
- borse di studio: borse di studio per i figli delle
produttrici per una somma che va dalle 5 alle 7
mila rupie
- assistenza medica: assistenti degli ospedali locali forniscono assistenza medica alle produttrici
- premi: nel corso dell’anno vengono assegnati
premi per le persone che maggiormente si distinguono nelle attività svolte, per le donne disabili in riconoscimento del loro impegno,….
- momenti di ristoro: a tutte le produttrici viene
offerta la possibilità di consumare la bevanda
tradizionale, il tè, nel corso della giornata.
Alle produttrici permanenti vengono inoltre offerti
i seguenti servizi: giorni di vacanza retribuiti, fondo
per i momenti di ristoro offerti presso la sede alle
operatrici, fondo pensione per gli impiegati, indennità per il pasto fuori casa, fondo spese per le celebrazioni religiose, visite formative in Nepal e all’estero, corsi di aggiornamento, corsi di educazione
alla salute.
La produzione artigianale
WSDP ha un’ampia gamma di prodotti in cotone tessuto e confezionato a mano: borse, astucci,
portafogli, zaini, sciarpe,… La linea principale è
realizzata con fibre di cotone tinte con colori di origine chimica, ma certificati AZO-free, ossia senza
Consegna dei tessuti
Mahaguthi
La storia ufficiale in genere si occupa della nascita, espansione e caduta degli imperi e dei condottieri e solo di rado rivolge la sua attenzione alle vicissitudini dei popoli e alla vita quotidiana della stragrande maggioranza delle persone, spesso in lotta
per la sopravvivenza o impegnate a rivendicare i
propri diritti.
A volte questo silenzio viene rotto grazie all’emergere di figure che in virtù della propria personalità
e carisma, riescono a farsi portavoce dei diritti e delle
istanze delle fasce povere ed emarginate.
Nella storia recente del Nepal può essere citato a
tale riguardo il gandhiano Tulsi Mehar Shrestha.
Egli nacque da una famiglia del modesto ceto medio
Newar nel 1896, nel distretto di Lalitpur, zona a sud
di Kathmandu, e, in seguito a un percorso di formazione e di crescita personale, decise di esporsi pubblicamente contro l’oppressione delle fasce più povere e emarginate della società, tra cui le donne, attaccando in modo particolare il rigido sistema delle
caste.
La sua visione di riforma della società e di sviluppo
delle comunità enfatizzava il ruolo delle donne, che
dovevano essere aiutate, grazie all’educazione e a
programmi volti alla generazione di reddito, ad essere autonome ed autosufficienti.
La promozione e attuazione di questa idea causò un
certo scompiglio all’interno della società del tempo e
spinse il Primo Ministro Chandra Shumsher J. B.
Rana ad accusare Tulsi Mehar Shrestha di operare
contro lo stato, costringendolo all’esilio onde evitare
una lunga prigionia.
Per questo motivo si trasferì in India, entrando in
contatto e collaborando in modo stretto con il
Mahatma Gandhi. Visse in numerosi ashram e si dedicò intensamente all’apprendimento delle tecniche
di filatura e tessitura.
La collaborazione con Gandhi gli consentì di maturare un’importante esperienza nell’ambito del lavoro
a favore delle fasce povere ed emarginate della poProduzione della carta
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derivati dell'azoto e auto-fissanti con acqua calda,
più eco-compatibili e sicuri per chi ne viene a contatto.
A partire dal 2006 è stata avviata la produzione di articoli tinti con colori di origine completamente naturale, mentre più recentemente è stata introdotta una
linea di prodotti realizzati tessendo l’allo, fibra naturale di origine locale ricavata dalla specie botanica
Girardinia diversifolia, anche conosciuta come “ortica
gigante himalayana”.
Si tratta di una fibra più grezza, non adatta a tutti i
tipi di lavorazione, che viene utilizzata da sola o abbinata a fibre di cotone.
La prima fase di lavorazione prevede che le matasse di cotone siano lavate e bollite in modo da nettarle da sporco e impurità, per poi passare, ove necessario, alla tintura. Per ridurre l’impatto di tale processo, le acque vengono utilizzate quattro volte e,
successivamente, vengono trattate grazie all’utilizzo
di un sistema di cisterne in modo da far sedimentare
i residui delle colorazioni. I fanghi vengono poi raccolti e conferiti alla società che si occupa dello smaltimento dei rifiuti.
I filati tinti vengono stesi ad asciugare al sole. Una
volta pronti si procede stendendo i fili grazie a una
serie preordinata di paletti, in modo da preparare
l’ordito. Si passa alla preparazione dell’ordito stendendo i fili grazie a una serie preordinata di paletti.
Gli abbinamenti di colore sono stabiliti in questa fase,
ed i fili, una volta ordinati, sono pronti per essere trasferiti sul telaio.
Le artigiane di WSDP utilizzano il tradizionale telaio a tensione, il più facile e il meno esoso da realizzare. È formato da due traverse in legno, i subbi, su
cui si deve legare il filo che forma l'ordito. Quest’ultimo viene tenuto fermo da due pattine sottili, mentre con un pettine, il liccio, si batte il filo che forma la
trama.
Un estremo di questo tipo di telaio va legato ad un albero o ad un sostegno fisso, mentre l'altra estremità
deve essere legata alla vita della tessitrice, permettendole di controllare la tensione dell’ordito con il
proprio corpo.
Questo tipo di telaio è molto leggero e facilmente trasportabile tanto che era utilizzato dalle popolazioni
nomadi.
Le fasi della tintura e della preparazione dell’ordito avvengono presso la sede dell’organizzazione,
mentre la tessitura può essere svolta anche presso la
propria abitazione. Le donne lavorano spesso nelle
loro case site nelle zone rurali in modo da poter contemporaneamente accudire alla famiglia e alla casa.
Normalmente un tessuto di sette metri di lunghezza
e 40 centimetri di larghezza viene preparato in due
giorni. La striscia così realizzata viene riconsegnata
presso la sede di WSDP per essere pesata e, al momento del conferimento, l’artigiana viene puntualmente pagata.
I tessuti vengono quindi tagliati e cuciti per ottenere
i prodotti desiderati che, una volta terminati vengono sottoposti al controllo qualità per essere poi imballati e spediti ai clienti.
La tintura e la tessitura si svolgono sotto dei porticati molto ben arieggiati, mentre le operazioni di taglio, confezionamento, controllo qualità e imballaggio dei prodotti finiti dispongono di apposite salette.
101
Nepal
102
polazione e rafforzò le sue convinzioni, tanto da
spingerlo a ritornare, nel 1923, in Nepal per mettere
in pratica quanto appreso e contribuire al cambiamento sociale del proprio paese.
Anche grazie all’appoggio di Gandhi, che scrisse
una lettera la Primo Ministro nepalese, ottenne il
permesso di fare ritorno in patria e di avviare un
piccolo progetto inerente la filatura e la tessitura.
Tulsi Mehar si stabilì a Shankhamul Ghat, nel distretto di Lalitpur, sulle sponde del sacro fiume
Bagmati, e diede vita alla prima manifattura tessile
nepalese, utilizzando una pacco di cotone grezzo
offerto dall’illustre amico indiano.
L’organizzazione così fondata prese, nel 1927, il
nome di Shree Tin Chandra Kamdhenu Charkha Pracharak Mahaguthi e fu una delle prime realtà paese
attive in ambito sociale. In seguito, per onorare la
memoria di Gandhi, Tulsi Mehar fondò una seconda organizzazione, la Nepal Gandhi Smarak Nidhi,
che, nel 1973, si fuse con la prima, dando vita al
Nepal Charkha Pracharak Gandhi Smarak Mahaguthi.
Nella valle di Kathmandu era tradizionalmente presente una piccola produzione di cotone, la cui filatura e tessitura era svolta a livello domestico. L’attività promossa da Tulsi Mehar costituiva il primo
tentativo di organizzare questa produzione, incrementando le possibilità di lavoro e di reddito di
molte famiglie.
Nella zona di Mangal Bazar venne inaugurato un
centro per la vendita al dettaglio, dove vennero
però concentrati anche lo stoccaggio della materia
prima e la produzione.
Dallo sviluppo di questa che inizialmente era
una struttura di piccole dimensioni nacque, nel
1984, Mahaguthi, Craft With a Coscience, organizzazione che attualmente beneficia oltre un migliaio
di produttori distribuiti in diverse parti del Nepal.
Fedele alla sua visione, Tulsi Mehar aspirava alla
creazione di un centro di formazione di tipo residenziale, che si occupasse di donne vedove o abbandonate. Questo fu possibile nel 1977 quando fu
insignito del “Nehru Award”, quale riconoscimento
delle sue attività in ambito sociale, e ricevette in premio la somma di 145.000 Rupie, che egli destinò
completamente alla creazione di un centro di tipo
residenziale per la formazione e la riabilitazione per
donne vedove e abbandonate. Il centro, a cui venne
poi dato in onore del suo fondatore il nome di Tulsi
Mehar Mahila Ashram, è dotato di strutture abitative, di un piccolo centro medico, di laboratori di
produzione, di un asilo con una piccola area giochi.
L’ashram offre un percorso formativo gratuito strutturato in due anni, nel corso dei quali donne in difficoltà, accompagnate dai propri figli, possono usufruire dell’ospitalità e dei servizi del centro.
Mentre le madri apprendono a tessere, cucire, lavorare a maglia, seguendo al contempo corsi di alfabetizzazione, i figli possono frequentare la scuola e accedere a percorsi educativi.
Tulsi Mehar morì nel 1978, poco dopo l’inaugurazione dell’ashram.
Il centro accoglie ogni anno circa 80 donne scelte tra
le più povere ed emarginate, e le sue attività sono finanziate in modo significativo da Mahaguthi, che
ogni anno versa alla struttura il 40% dei propri profitti.
Lo scopo sociale di Mahaguthi è quello di fornire servizi sociali, tecnici e finanziari a gruppi
svantaggiati di produttori, in modo particolare
donne, e fornire loro accesso al mercato locale e internazionale. Obiettivi dichiarati sono:
- promuovere piccole attività artigianali
- supportare singoli artigiani o piccoli gruppi affinché possano migliorare le proprie capacità organizzative e i processi produttivi;
- promuovere la cultura tradizionale, l’arte e l’artigianato, coniugando lo sviluppo di nuovi prodotti, con le tecniche e i modelli tradizionali;
- diffondere le pratiche del commercio equo con
attenzione al rispetto dell’ambiente;
- promuovere azioni di sensibilizzazione dell’opinione pubblica e di pressione sulle istituzioni
pubbliche per promuovere il commercio equo e
lo sviluppo sostenibile.
Produzione interna
Lo staff dell’organizzazione si compone di 37
persone a cui si aggiungono 67 donne (di cui 4 con
disabilità) che lavorano nella unità produttiva interna dedicata alla produzione di capi di abbigliamento e articoli di tessuto.
Le persone dello staff sono assunte con contratti a
tempo indeterminato e ricevono uno stipendio
mensile stipendi mensili differenziato in base alle
mansioni, ma comunque non inferiore alle 6.000
rupie.
Le lavoratrici che prestano la loro opera nel laboratorio di produzione tessile interno, sono state pagate a cottimo fino alla fine del 2008, per poi essere
anch’esse assunte a tempo indeterminato a inizio
2009 e la loro remunerazione è equiparata a quella
degli altri dipendenti.
Anche nel caso del pagamento a cottimo si assume
come valore di riferimento lo stipendio di 6.000
rupie nepalesi al mese, valorizzando in modo proporzionale il tempo lavoro necessario alla produzione di ogni singolo articolo. Gli artigiani esperti e
particolarmente rapidi possono arrivare a guadagnare cifre superiori, vicine anche alle 8.000/9.000
Rs al mese.
Assemblaggio astucci per torroni LiberoMondo
Produzione esterna
Mahaguthi si relaziona, inoltre, con circa 85
gruppi esterni di produttori, arrivando a coinvolgere
circa 1.000 artigiani e artigiane. L’andamento delle
vendite influenza la continuità dei rapporti con i produttori: con alcuni le relazioni commerciali sono regolari, mentre con altri sono più sporadiche.
Qui di seguito vengono presentate molto brevemente
le attività di alcuni dei gruppi con i quali Mahaguthi
si relaziona.
Tulsi Mehar Mahila Ashram
L’ashram offre a circa 80 donne un percorso formativo gratuito strutturato in due anni, nel corso dei
quali donne in difficoltà, accompagnate dai propri
figli, possono usufruire dell’ospitalità e dei servizi
del centro.
Mentre le madri apprendono a tessere, cucire, lavorare a maglia, seguendo al contempo corsi di alfabetizzazione, i figli possono frequentare la scuola e accedere a percorsi educativi.
Il centro per coprire parte dei costi di mantenimento
della struttura, cerca di vendere i prodotti realizzati
nell’ambito delle attività di formazione. Mahaguthi,
oltre a versare all’ashram il 40% dei propri utili (nel
2008 sono stati versate 2 milioni di rupie), è impegnato a trovare sbocchi di mercato per tali prodotti.
Al momento riesce a coinvolgere circa 15 donne a cui
spetta il 50% del ricavo delle vendite. Mahaguthi
versa questo importo all’ashram che provvederà a
consegnarlo alle donne alla fine dei due anni di formazione in modo che possano utilizzarlo per avviare
delle piccole attività artigianali. Questo è possibile
grazie al fatto che durante la loro permanenza al centro non devono sostenere alcuna spesa, in quanto
tutto il necessario viene fornito loro gratuitamente.
A-one Import Export
Liku Khimti Paper Products
La Liku Khimti Paper Products è una cooperativa
che si occupa della produzione di fogli di carta
grezza, tradizionalmente conosciuta come Lokta
paper. Questo tipo di carta è prodotta artigianalmente in Nepal seguendo una tradizione che si
perde nei secoli. Per la lavorazione viene utilizzata la
corteccia della Daphne Cannabina o della Daphne
Papyracea (chiamata Lokta). Questi alberi crescono
nelle foreste del Nepal tra i 1.900 e i 3.000 metri e
hanno notevoli capacità rigenerative che consentono
loro di ricrescere velocemente una volta tagliati.
La cooperativa ha 11 soci, 8 donne e 3 uomini, uno
dei quali di nome Gangaram è l’attuale presidente.
La Cooperazione Svizzera e l’UNDP, che nel 2005
hanno sostenuto la nascita del gruppo, hanno chiesto a Mahaguthi di entrare nel progetto per mettere
a disposizione le sue competenze e supportare la
cooperativa nelle attività di commercializzazione.
Attualmente Mahaguthi acquista il 90% della loro
produzione, mentre il restante 10% viene venduto
direttamente sul mercato locale.
Le comunità locali hanno ottenuto dal governo il
compito di gestire il patrimonio boschivo, per cui gli
unici autorizzati alla raccolta della corteccia utilizzata per la produzione della carta, sono gli abitanti
della zona. La cooperativa acquista la materia prima
dagli abitanti delle montagne circostanti al prezzo,
nel 2009, di 82 Rupie/kg, contro le 63 Rps/kg del
2007.
La corteccia viene immersa in bidoni pieni di acqua
che poi vengono posti a bollire su dei fuochi alimentati a legna, più recentemente a gas.
Le strisce di corteccia vengono poi inserite in una
macchina che, grazie a una serie di lame, le riduce
in poltiglia. Questa può essere tinta aggiungendo
delle sostanze coloranti, prima di essere stesa su dei
telai e di essere lasciata ad asciugare al sole.
La cooperativa si occupa solo della produzione di
fogli di carta che vengono acquistati da Mahaguthi o
venduti direttamente sul mercato locale. Il prezzo
dei fogli varia in funzione della grammatura:
1 foglio da 5 grammi = 1 Rupia
1 foglio da 20 grammi = 2 Rupie
1 foglio da 40 grammi = 4 Rupie
La cooperativa ha sede a Rasanalu, comunità di
casa sparse, a circa 300 km da Kathmandu. A dispetto della distanza non così elevata, il tempo di
percorrenza del tragitto è di circa 9 ore, di cui le ultime 2 su una pista in terra battuta, segnalata sulle
mappe come sentiero per il trekking. La strada asfaltata, o comunque segnalata come tale sulle cartine,
termina infatti nella località di Jiri da cui un tempo
partivano gli scalatori alla conquista dell’Everest.
Viaggi missione
Si tratta di un’impresa privata che si occupa della
produzione di oggetti in feltro. Pur avendo iniziato a
produrre dei cappelli in feltro fin dal 1989, l’inizio
vero e proprio delle attività è da far risalire al 1992.
Nelle fasi iniziali la A-one è stata supportata dal Danida, organismo governativo danese che si occupa di
progetti di cooperazione.
Attualmente la struttura dà lavoro a 100 persone, 60
impegnate nella produzione del feltro e 40 dedite alla
cucitura degli articoli o in altre attività collegate.
Il 50% del personale è assunto a tempo indeterminato, mentre l’altra metà è pagata a cottimo. Il salario
parte da un minimo di 4.700 – 5.000 rupie al mese
fino ad arrivare ad un massimo di 15.000 rupie, stipendio corrisposto alla persona con maggiore esperienza nella produzione del feltro che si occupa del
controllo qualità, della formazione del nuovo personale e della realizzazione dei modelli più complicati.
La struttura, ritenendo il suo apporto indispensabile,
non vuole correre il rischio di perdere i suoi servigi.
I lavoratori hanno diritto a due mesi di maternità e a
una liquidazione che equivale a una mensilità.
L’indennità per malattia è 50% a carico del datore di
lavoro e 50% a carico del dipendente. Non è prevista
la pensione, che spetta solo ai dipendenti pubblici.
Il processo produttivo, per quanto semplice, permette di creare bellissimi e originali oggetti utiliz-
zando tecniche che sono rimaste sostanzialmente immutate nei secoli.
La lana, naturale o opportunamente tinta, viene dapprima cardata e poi composta allo scopo di ottenere
la forma desiderata. A questo punto viene insaponata e successivamente frizionata, fino ad ottenere
l’infeltrimento.
Il prodotto, una volta terminato, viene centrifugato
o posto al sole ad asciugare, per poi essere finito e
ritoccato.
103
Il costo del trasporto dei fogli di carta da Rasanalu
a Kathmandù è di circa 200 Rupie.
Compatibilmente con gli ordini, la produzione può
essere effettuata dai mesi di luglio/agosto fino ad
aprile, per poi essere sospesa durante il periodo
delle piogge monsoniche.
I ricavi della vendita vengono suddivisi equamente
tra i soci della cooperativa che svolgono questa attività compatibilmente con il lavoro dei campi.
Mahaguthi ha scelto di avere come fornitore preferenziale per i fogli di carta Lokta questa cooperativa valutando il progetto molto valido. In questo
senso è allo studio un nuovo progetto per favorire
un ulteriore miglioramento degli standard qualitativi, attraverso corsi di formazione e fornitura di attrezzature.
Si tratterebbe di un ulteriore investimento di Mahaguthi su questo gruppo che ha già beneficiato in
passato di questi servizi.
- formazione nella colorazione della carta, grazie
al supporto tecnico di una consulente filippina:
i costi dell’iniziativa sono stati interamente sostenuti da Mahaguthi;
- attività di microcredito a favore dei produttori
dei tessuti Dhaka e della carta;
- una piccola cooperativa di produttori di fogli
di carta, la Liku Khimti Paper Products di Rasanalu, nel distretto di Ramechhap, ha usufruito
di formazione per il miglioramento della qualità dei prodotti e delle tecniche di produzione,
ivi compresa la fornitura di strumenti di lavoro
(telai, fornelli,..).
Mahaguthi destina il 40% degli utili a sostegno
delle attività del Tulsi Mehar Mahila Ashram, che
fornisce a donne e madri in condizioni di estrema
difficoltà e ai loro figli, formazione, ospitalità, cibo,
indumenti, cure sanitarie, nell’ambito di percorsi
biennali.
Everesti Gateway Herbs PV Ltd.
La Everesti Gateway Herbs PV Ltd. è una piccola impresa di proprietà famigliare con sede a Jiri
che si occupa della produzione di fogli di carta. Il
tipo di lavoro è molto simile a quello svolto dalla
cooperativa Liku Khimti Paper Products. Le persone che lavorano sono 16, divise in 4 gruppi di 4
individui, uno impegnato nella preparazione della
“poltiglia” e le altre 3 impegnate nella sistemazione
dei telai e nella rimozione dei fogli essiccati.
Il personale non vive nel paesino di Jiri, ma proviene dalle comunità sparse sulle montagne e oltre
a fornire la propria opera lavorativa presso la sede,
si occupa della fornitura della corteccia che funge
da materia prima.
Oltre alla “carta Lokta”, viene prodotto un secondo tipo di carta chiamato “carta giapponese”
che è realizzata a partire dalla corteccia di un albero
sempre appartenente alla famiglia della Daphne
Papyracea, ma che dà luogo a fibre più piccole conferendo alla carta maggiore uniformità, ma anche
minore resistenza. Mentre la carta lokta può essere
tinta anche dopo essere stata essiccata, la “carta
giapponese” non può sopportare lo stesso tipo di
trattamento in quanto una volta seccata non può
più essere bagnata, pena la rottura del foglio.
Mahaguthi paga a questa organizzazione lo stesso
prezzo per i fogli di carta che viene riconosciuto alla
cooperativa di Rasanalu, anche se nel caso della
Liku Khimti Paper Products, si deve accollare dei
costi di trasporto più elevati.
Nepal
Progetti e servizi
104
Mahaguthi fornisce consulenza tecnica e formazione ai gruppi con cui collabora, promuove progetti volti al miglioramento delle capacità gestionali
e organizzative, organizza corsi e per il miglioramento della qualità.
In collaborazione con organizzazioni locali e straniere organizza laboratori di formazione per la creazione di nuovi design, finanzia l’acquisto di piccoli
macchinari e di utensili utili al miglioramento della
produzione e delle condizioni di lavoro.
A titolo di esempio possono essere citati alcune iniziative svolte nel corso dell’annualità 2007/2008:
Kumbeshwar Technical School
Kumbeshwar Technical School è stata fondata nel
1983 da Siddhi Bahadur Khadgi, ex membro del
Consiglio di Stato. Situata a Lalitpur (Patan) una
delle 3 principali città della valle di Kathmandu, la
scuola è adiacente al tempio di Shiva a cinque livelli
che si trova nella piazza chiamata Kumbeshwar.
Il quartiere è in maggior parte popolato da appartenenti all’etnia Newar, la popolazione originaria della
valle. La comunità locale si compone principalmente
di Newar appartenenti alle caste inferiori, come macellai, barbieri, autisti, lavoratori, manovali e braccianti, spazzini. Il nome della famiglia rispecchia
l’occupazione dei suoi componenti.
La scuola è stata legalmente registrata nel 1987,
secondo quanto previsto dal Governo Nepalese,
presso il Ministero dell’Educazione e degli Affari Sociali, il Consiglio per l’Educazione Tecnica e l’Istruzione Professionale (CTEVT), Il Consiglio Nazionale
di Coordinamento dei Servizi Sociali (ora Consiglio
della previdenza sociale – SWC), l’Ufficio dell’Amministrazione Distrettuale (CDO) e l’Ufficio Distrettuale per l’Educazione. La scuola ha sviluppato forti
legami con altre organizzazioni non governative ed
è inoltre impegnata a favore dello sviluppo socioeconomico delle donne e dei bambini di famiglie a
basso reddito.
Sebbene il target dei beneficiari sia stato ampliato
nel 1986, la scuola fu inizialmente avviata allo scopo
di assistere la comunità “Pode”, tradizionalmente
spazzini, casta che occupa il livello più basso, e altri
gruppi socialmente ed economicamente svantaggiati
inclusi bambini soli che vivevano nel quartiere, immigrati in cerca di lavoro da aree remote del paese.
I “Pode” sono considerati “intoccabili” e hanno
poco peso nell’ambito delle decisioni sociali e politiche, sono privati dell’educazione e perfino della possibilità di partecipare alle attività religiose. Le loro
condizioni di vita sono estremamente povere. Nonostante l’importanza del tempio di Shiva sito nella
piazza Kumbeshwar, il luogo era carente di servizi
igienico-sanitari e di impianti di scarico, rendendo
ai bambini della comunità locale appartenenti a
famiglie a basso reddito
2. fornire educazione tecnica e formazione professionale a donne e giovani appartenenti a famiglie a basso reddito ed aumentare la loro possibilità di accedere a una più ampia gamma di opportunità di lavoro
3. creare e sostenere programmi volti a generare
reddito che beneficino direttamente gruppi a
basso reddito, soprattutto donne
4. migliorare gli standard di alfabetizzazione e
l'educazione generale degli studenti.
5. fornire educazione, formazione e assistenza
agli orfani e donne indigenti
6. mettere in grado la comunità locale e altri beneficiari delle attività di KTS di assumersi appieno la responsabilità di se stessi e del proprio
futuro.
Attività produttive
KTS è un’organizzazione impegnata in molte attività sociali, educative e produttive. Di queste ultime, molte sono gestite internamente, come nel caso
della falegnameria, della tintura dei filati, della tessitura dei tappeti.
L’attività produttiva che coinvolge più persone è
però quella relativa ai lavori a maglia. In questo caso
le persone che si ritrovano presso il centro per svolgere il loro lavoro sono una minoranza, circa 28, impegnate sia nella produzione che nel controllo qualità, mentre le altre svolgono il loro lavoro presso la
propria abitazione: si tratta di circa 470 persone,
nella quasi totalità donne, tra cui alcune disabili.
Circa il 20% di loro lavora direttamente con KTS,
mentre la parte restante fa riferimento a uno dei 13
gruppi informali collegati all’organizzazione.
Le persone complessivamente coinvolte, in modo indiretto, sono però molte di più, oltre 2.000. Si tratta
spesso dei componenti dei diversi nuclei familiari.
Lo staff e il personale docente è assunto con contratto a tempo indeterminato e gode di tutti i benefici concessi dalla legge. Gli stipendi, differenziati secondo la mansione svolta sono buoni e comunque
generalmente superiori alle disposizioni di legge.
Kumbeshwar - Scuola primaria
Viaggi missione
l’intera area adiacente molto sgradevole e non certo
congeniale per stabilirvisi.
Il Signor Siddhi Bahadur Khadgi, che è vissuto e
ha cresciuto la propria famiglia in questo luogo, potè
constatare le urgenti necessità della zona e della popolazione che vi viveva. Decise di accettare la sfida e
avviò un programma di educazione indirizzato proprio alla comunità “Pode”. Il tutto iniziò con un centro diurno che si prendeva cura dei bambini che le
donne “Pode” erano solite portare sulle loro spalle
mentre spazzavano le strade.
Successivamente il centro venne ristrutturato e prese,
nel 1983 il nome di Kumbeshwar Technical School
(KTS).
Proprio in quell’anno, Kabindra Khadga, figlio del
fondatore, avviò, accanto al centro per i bambini, sei
classi di alfabetizzazione per adulti e un programma
di alimentazione e vaccinazione.
Nel 1984 furono introdotti un programma di educazione primaria per i bambini e uno, per gli adulti, di
formazione alla tessitura di tappeti.
In oltre 25 anni di attività dell’organizzazione e di
23 anni di formazione professionale e di programmi
volti alla generazione di reddito per le fasce più povere delle popolazione, KTS è lentamente, ma costantemente cresciuta fino al presente. Le attuali attività
comprendono: un scuola materna e primaria per 250
bambini, una comunità per 20 bambini senza casa,
programmi di formazione professionale per giovani
ragazzi e ragazze da quindici anni in su, in ambiti
quali la falegnameria, la tessitura di tappeti, la filatura e il lavoro ai ferri da maglia e un centro diurno
per i bambini figli delle persone in formazione e dei
produttori.
KTS nel corso dei primi anni di attività riuscì ad accantonare un piccolo fondo grazie ai ricavi derivanti
dalle vendite dei prodotti. Questo ha consentito all’organizzazione di riuscire a dare continuità alle proprie attività senza eccessive difficoltà anche nei momenti in cui non erano disponibili fondi esterni.
Il 24 maggio 2008 il presidente fondatore Siddhi
Bahadur Khadgi ha inaugurato la nuova sede di KTS.
La struttura portante è stata completata anche se i lavori sono completamente conclusi solo per tre dei
cinque piani più sottotetto e terrazza che compongono l’edificio.
La realizzazione della nuova sede è stata possibile
anche grazie al contributo di alcune organizzazioni
partner tra cui SERRV International e Ten Thousand
Villages. Per finanziare la costruzione è stato inoltre
necessario prendere in prestito la somma di 2 milioni
di rupie nepalesi (circa 19.000 euro) dal fondo di previdenza sociale del personale della scuola. I corsi di
formazione e l’unità di controllo della qualità del lavoro a maglia (ai ferri) e gli uffici amministrativi sono
già stati trasferiti (giugno 2009) nel nuovo edificio.
L’attività di ricerca fondi continua allo scopo di completare gli spazi destinati al centro gratuito di assistenza all’infanzia, all’area di accoglienza e soggiorno
gratuiti per le persone in formazione provenienti da
aree rurali e villaggi remoti, ai corsi di formazione in
maglieria, al laboratorio di design e al magazzino di
stoccaggio.
Gli obiettivi primari di KTS sono:
1. fornire scuola materna ed educazione primaria
105
Finitura dei maglioni
Come nel caso di altre organizzazioni nepalesi di
commercio equo si parte da una remunerazione attorno alle 6.000 Rs al mese.
Le persone esterne che conferiscono i propri prodotti a KTS vengono remunerate a cottimo utilizzando come base di calcolo i valori appena enunciati.
Sia i lavoratori assunti che i produttori a cottimo
possono usufruire di numerosi servizi offerti dall’organizzazione quali ad esempio agevolazioni per
l’accesso al credito, contributi per cure mediche e
degenze ospedaliere.
Nepal
Progetti e servizi
106
Kumbeshwar Technical School è un’organizzazione molto impegnata in ambito sociale attraverso
numerose attività volte a fornire pari opportunità
alle fasce emarginate e socialmente ed economicamente svantaggiate.
I programmi sono rivolti prevalentemente ai bambini, ai giovani e alle donne e coprono un’ampia
gamma di attività che possono essere però raggruppate come segue:
- scuola materna e primaria
- comunità per minori (orfanotrofio)
- programmi di formazione professionale
- centro diurno per minori
Vengono inoltre finanziate borse di studio per l’educazione secondaria a favore di bambini che
hanno frequentato le scuole primarie presso il centro.
Possono poi essere citate a titolo di esempio alcune
iniziative:
- in occasione della giornata mondiale del com-
mercio equo è stato offerto al personale femminile di KTS, ai produttori alla comunità locale e
alle persone indigenti un check up medico e
cure gratuite grazie alla preziosa collaborazione
di personale medico qualificato;
- corsi sulla salute e la prevenzione a favore
delle donne, del personale, dei produttori e dei
partecipanti ai programmi di formazione professionale: operatori qualificati dell’organizzazione Nahuda hanno dato informazioni su prevenzione e cura della salute con particolare attenzione alle donne e a malattie quali il tetano,
l’HIV e le precauzioni da prendere nel corso
della gravidanza;
- vaccinazione contro la tubercolosi dei bambini
che frequentano la scuola materna e primaria,
anche grazie al contributo della municipalità di
Lalitpur;
- corsi di alfabetizzazione a favore di produttori
e donne della comunità locale tenuti da “Mahila
Wachat Sakriya Samuha” (Active Women’s Saving Group), gruppo locale costituito da donne.
Tutte queste attività non producono utili, anzi vengono offerte gratuitamente o a costi calmierati alla
fasce indigenti della popolazione, alle persone inserite nei percorsi formativi e al personale di KTS.
Le attività produttive, oltre a generare reddito per
le persone coinvolte, consentono con i ricavi delle
vendite di finanziare tali attività.
Un ruolo importante rivestono anche le donazioni
di istituzioni pubbliche e private o di singoli cittadini.
A questo proposito possono essere ricordate due
iniziative:
- Worldwide Friends of Kumbeshwar Kids, iniziativa a cui aderiscono più di 150 persone, la
maggior parte straniere, che sostengono economicamente le attività di KTS
- “KTS Cookbook”, libro di ricette tipiche nepalesi che viene venduto allo scopo di raccogliere
fondi.
Importante è anche l’apporto dei volontari che affiancano il personale nelle varie attività.
Kenya
Superficie: 582 650 kmq
Popolazione: 36.913.721 (2003)
Indice di sviluppo umano ISU (2008): 148° su 177
Indice di povertà umana IPU (2008): 60° su 108
Aspettativa di vita: 52,1 anni
Popolazione con meno di 2 $ al giorno: 58,3%
DATI UNDP 2008
Produttori: Smolart, Bega Kwa Bega
Periodo:
A cura di:
Giugno 2009
Antonio Carlucci
Smolart
Antonio Carlucci con il direttore di Smolart
Viaggi missione
Smolart, gruppo di auto aiuto, è formato da artisti che vivono a Tabaka, piccolo villaggio situato a
pochi chilometri da Kisii, nella parte occidentale del
Kenya, a circa 400 km dalla capitale Nairobi.
Si tratta di una zona prevalentemente rurale caratterizzata da attività agricole e artigianali. Nell'area di
Tabaka è pero presente un particolare tipo di pietra
saponaria, detta "Kisii stone", reperibile in diverse
varietà di colore e di durezza. La presenza di questo
tipo di materiale ha favorito lo sviluppo di piccole
attività artigianali per la maggior parte a conduzione
famigliare.
La pietra saponaria viene estratta da piccole cave utilizzando utensili molto semplici e sfruttando unicamente il lavoro manuale degli addetti.
I singoli artigiani acquistano poi il materiale grezzo
da cui ricavano diverse tipologie di oggetti come scatole, statue, suppellettili, scacchiere,…
Gli artigiani non sono generalmente in grado di
provvedere in proprio alla commercializzazione del
prodotto finito, che viene per lo più acquistato da
grossisti o intermediari che ne curano la vendita sul
mercato interno o l'esportazione.
Smolart (acronimo di Small Medium and Large Art)
è un'organizzazione di auto mutuo aiuto, costituita
nel 1990 su iniziativa di un gruppo di artigiani e riconosciuta ufficialmente con atto del Ministero della
Cultura e degli Affari Sociali. Dopo un periodo iniziale di rodaggio, il gruppo divenne pienamente
operativo nel 1994.
Attualmente i soci sono circa 200, di cui 140 donne,
tutti impegnati nella lavorazione della pietra saponaria.
La cultura e la tradizione dei Kisii prevedono che la
scultura sia a totale appannaggio degli uomini, mentre le donne dovrebbero occuparsi esclusivamente
del lavoro nei campi, badare ai figli e alla casa. Smolart ha voluto infrangere questo tabù promuovendo
l’arte della scultura tra le donne, anche se ha dovuto
scontrarsi con non poche resistenze da parte della
componente maschile della comunità.
Le attività sono dirette da un comitato di gestione,
eletto ogni tre anni dall'assemblea dei soci e compo-
sto da 7 membri (al momento 4 donne e 3 uomini).
Un loro ruolo importante è quello di fungere da
nodo di collegamento tra le attività dell'organizzazione e la base sociale.
Questo riveste una particolare importanza, dal momento che il villaggio è costituito da diverse comunità distribuite anche a una certa distanza dal "centro" di Tabaka.
All'interno del comitato di gestione vengono eletti
direttore, vice-direttore, segretario e tesoriere, mentre gli altri tre membri sono a capo di altrettanti sottocomitati che si occupano di specifici aspetti della
vita associativa.
I requisiti richiesti per l'affiliazione sono il raggiungimento della maggiore età, la residenza nella comunità locale, la condivisione degli obiettivi dell'organizzazione e la disponibilità (ove sia necessario) a seguire un percorso formativo circa le modalità produttive e il controllo qualità.
107
Al momento dell'ammissione si è tenuti al versamento, una tantum, di una quota associativa. Nel
caso in cui il nuovo socio non sia in grado di ottemperare a questa disposizione, può essergli concesso
di provvedere poco alla volta con una percentuale
sul fatturato realizzato.
Obiettivi
Smolart è nata allo scopo di migliorare la condizione di vita dei lavoratori delle cave e degli scultori. Oltre ad occuparsi degli aspetti prettamente
produttivi, la sua attività è anche indirizzata a sostenere progetti comunitari in campo sanitario ed educativo, iniziative volte a migliorare le condizioni
abitative e ambientali, interventi a favore di organizzazioni che si occupano di campagne di coscientizzazione riguardo l'AIDS.
Il lavoro di Smolart mira a:
° sradicare la povertà tra i suoi membri e le relative comunità di appartenenza;
° migliorare le condizioni sociali, economiche e
ambientali dei produttori marginalizzati;
° promuovere il commercio equo e la giustizia
sociale;
° assicurare condizioni di lavoro salutari nel rispetto dei diritti dei lavoratori;
° utilizzare materie prime e tecnologie locali;
° combattere la discriminazione di genere, garantendo condizioni eque tanto agli uomini
quanto alle donne, generalmente più esposte a
condizioni di sfruttamento lavorativo;
° proteggere l'ambiente e gestire le risorse in
modo sostenibile;
° promuovere le tradizioni culturali locali, sostenendo l'attività artigianale attraverso la formazione in campo organizzativo e gestionale;
° promuovere interventi a favore di educazione
e salute, progetti comunitari inerenti l'approvvigionamento idrico, i servizi igienici e le strutture
abitative.
Kenya
I prodotti
108
La produzione è completamente manuale, compresa l'estrazione della pietra grezza dalla cava, che
viene poi lavorata utilizzando attrezzi molto semplici. I lavoratori delle cave non fanno parte né dipendono direttamente dalla cooperativa, ma sono
spesso assunti a giornata dai proprietari delle
stesse. Mentre gli uomini si dedicano alla scultura,
le donne hanno l'incarico di rifinire e di dipingere i
pezzi, assicurando nel
contempo il controllo della qualità.
Le tecniche utilizzate esaltano le caratteristiche della
pietra naturale. Nella cultura locale, l'eredità artistica viene trasmessa di generazione in generazione:
i genitori insegnano ai propri figli il gusto della lavorazione artigianale e i segreti della lavorazione
della pietra. Questo consente loro di sviluppare un
proprio stile artistico e sperimentare nuove vie per
esprimere se stessi e la cultura di cui sono parte integrante.
Gli artigiani traggono ispirazione da numerose
fonti. In primo luogo dalle tradizioni e dai racconti
con i quali sono stati cresciuti fin da piccoli, quando,
accovacciati ai piedi dei familiari, assistevano al lavoro degli adulti. Un ruolo importante è giocato
anche dalla formazione ai valori e alle tecniche artistiche. A influenzare la vena creativa contribuiscono in modo inequivocabile l'osservazione dell'ambiente circostante e i fatti della vita di tutti i
giorni.
Il mercato locale non offre grosse possibilità e la
maggior parte dei prodotti viene venduta all'estero,
per la quasi totalità ad organizzazioni di commercio equo. Il prezzo del prodotto viene stabilito tenendo conto dei costi di produzione, compresa
un'equa retribuzione del lavoro, dei costi di gestione dell'organizzazione e di una quota parte da
destinare ai progetti di carattere sociale.
Aspetti sociali e ambientali
Grazie al lavoro svolto in questi anni, l'organizzazione ha incrementato le vendite di prodotti artigianali, riuscendo a garantire maggiori redditi ai
propri associati e ad implementare i servizi loro offerti, che vanno dallo sviluppo di nuovi prodotti al
controllo della qualità.
Il livello di vita degli artigiani è migliorato, in modo
da consentire loro di provvedere all'educazione dei
figli, di migliorare la propria situazione abitativa e
le condizioni sanitarie.
Lavorazione della pietra saponaria