Proposte di legge inviate alla presidenza della Camera

Transcript

Proposte di legge inviate alla presidenza della Camera
Femminicidio, da Bongiorno e Carfagna
proposta di legge per l’ergastolo
Le parlamentari di Fli e Pdl propongono di modificare le aggravanti
dell'omicidio quando la violenza nasce da un atteggiamento
discriminatorio". Puppato: "Le esponenti democratiche aderiscano"
di Redazione Il Fatto Quotidiano | 22 novembre 2012Commenti (168)
Più informazioni su: Discriminazioni di Genere, Femminicidio, Giulia
Bongiorno, Laura Puppato, Mara Carfagna, Questioni di Genere, Violenza di
Genere.
Share on oknotizie Share on print Share on email More Sharing Services
78
Sono già più di cento, dall’inizio dell’anno, le donne uccise in Italia per mano
di un uomo che quasi sempre è il partner o un ex o un parente. Quasi una
ogni due giorni. Lo chiamano femminicidio, la parola non è bella ma rende
l’idea: uccidere una donna proprio perché donna, e in quanto tale
considerata di proprietà dell’uomo che ha diritto di scelta su come e quanto
deve vivere la compagna, la figlia, la sorella, la cui unica colpa è di aver
voluto sottrarsi a questa tirannia. Per questo reato Giulia Bongiorno e Mara
Carfagna chiedono, in una proposta di legge, la pena dell’ergastolo.
L’argomento è di grande attualità, non solo per i continui episodi di cronaca
ma anche perché domenica si celebra la Giornata mondiale contro la
violenza sulle donne. Anche il ministro Elsa Fornero, che ha la delega alle
Pari opportunità, ieri ha ammesso che essere donna in Italia è un ostacolo
oggettivo e che verso le donne “c’è un accanimento particolare” e ha
auspicato che il Parlamento ratifichi al più presto la Convenzione di Istanbul
contro la violenza sulle donne.
“Non chiamateli raptus di follia – ha pregato la Bongiorno, presidente della
Commissione giustizia della Camera, sua l’iniziativa della proposta di legge –
mi rendo conto che se li consideriamo gesti folli siamo tutti più tranquilli, ma
non è così. Questa violenza nasce da un atteggiamento discriminatorio degli
uomini verso le donne: c’è un diffuso maschilismo, gli uomini pensano di
aver diritto a decidere della vita delle donne”. Dunque, alla base di tutta
questa violenza nei confronti delle donne c’è una questione culturale e solo
un profondo cambiamento potrebbe combattere il fenomeno in modo
efficace e duraturo, ma i continui episodi riportati dalla cronaca impongono
misure normative.
Ecco dunque la proposta elaborata dalla parlamentare finiana, che ha
incontrato subito l’adesione della collega del Pdl Carfagna, seconda
firmataria. Si propone innanzitutto di introdurre una specifica aggravante
nell’articolo 576 del Codice penale (cioè le aggravanti previste per
l’omicidio), per punire con il carcere a vita chiunque uccida “in reazione a
un’offesa all’onore proprio o della famiglia di appartenenza o a causa della
supposta violazione, da parte della vittima, di norme o costumi culturali,
religiosi o sociali ovvero di tradizioni proprie della comunità d’origine”.
Vengono subito alla mente il caso di Hina, ragazza pakistana uccisa in Italia
dai parenti come punizione per non volersi adeguare agli usi tradizionali
della cultura d’origine o di Sanaa, sgozzata dal padre in quanto colpevole di
avere un fidanzato italiano.
Altra aggravante per quale è previsto l’ergastolo è quando l’omicidio è
preceduto da anni di maltrattamenti. La proposta vuole poi estendere
queste aggravanti alle convivenze more uxorio e prevede una pena da 24 a
30 anni per chi commette il reato nei confronti di un minore di anni 10 o in
sua presenza.
Infine, viene introdotta una nuova figura di reato, il “matrimonio forzato“,
punendo con il carcere da uno a cinque anni chi costringe o induce con la
violenza o minaccia a contrarre matrimonio contro la sua volontà. Stessa
pena per chi attira con l’inganno una persona residente in un altro Stato allo
scopo di costringerla a sposarsi. In ogni caso, il matrimonio così contratto
verrebbe considerato nullo ai sensi della legge italiana.
Le promotrici si rendono conto che ormai la legislatura è agli sgoccioli e il
tempo è poco, ma non disperano: “Ho visto a volte miracoli, in poche
settimane legge prendere forma e diventare priorità, altre leggi invece
scomparire. Siccome la violenza sulle donne è un’emergenza nazionale, se ci
sarà il supporto dei parlamentari io non escludo anche di poter riuscire a
vedere approvata questa legge” ha detto Bongiorno. E già arrivano i primi
sostegni: da Barbara Saltamartini, vice presidente del gruppo Pdl alla
Camera e da Laura Puppato, unica donna candidata alle primarie del
centrosinistra, che non può sottoscrivere perché non è parlamentare ma
invita le parlamentari democratiche a farlo. Alla Puppato risponde però la
senatrice del Pd Anna Serafini: “Siamo in attesa di questo testo, come di altri
che potranno essere presentati da altri gruppi, per poterci confrontare a
partire dalla nostra proposta di legge, depositata come parlamentari del Pd,
già il 4 luglio scorso – spiega - Il nostro testo, in questi mesi ha viaggiato
anche per ricevere i contributi di tante donne e uomini e ha incontrato in
molti eventi pubblici le maggiori associazioni che si battono contro il
femminicidio. Durante questo percorso non è mancato mai
l’incoraggiamento del segretario del Pd Pierluigi Bersani per procedere con
determinazione in questa battaglia per la libertà delle donne”.
Proposta extra legem
Vi sarebbero diverse cose da fare per migliorare la situazione
delle donne in Italia.
Come prima cosa, accettare la proposta di legge contro il
Femminicidio.
Intanto, si può fare molto altro per aiutare le donne. La nostra
proposta è di organizzare manifestazioni e/o spettacoli generali
ma soprattutto di sensibilizzazione verso il fenomeno del
Femminicidio e la violenza sulle donne. Mostrando tutte le
conseguenze delle azioni degli uomini e tutti i dati delle morti e
delle violenze per far capire quanto grave sia la situazione. Con il
ricavato (manifestazioni che partano specie dalle scuole in modo
da sensibilizzare anche i ragazzi su questo delicato e importante
argomento) di questi eventi organizzati avremmo pensato poi di
costruire (almeno 2 per regione) centri di accoglienza e aiuto per
ragazze madri, ragazze che cercano di uscire dalla prostituzione o
quelle che vengono violentate in famiglia (denunciando gli
accaduti). Anche se questo non è moltissimo è già un grande
passo per migliorare la situazione.