9 - Lungarno

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9 - Lungarno
MAGGIO 2013
N°7
sipario
FABBRICA EUROPA
struscioni
GATTI MEZZI
AGENDA EVENTI di MAGGIO
intervista ai
Sommario
pag. 4 | arte
un’idea di bellezza di elena magini
N° 7 • MAGGIO 2013
Editoriale
di Matilde Sereni
pag. 5 | sipario
fabbrica europa di tommaso chimenti
pag. 6 | cose nuove
lindy hop di eleonora ceccarelli
pag. 7 | location
combo di maria paternostro
pag. 8 | un sex symbol al mese
morten harket di il moderatore
pag. 8 | amori
cara valentina di valentina
pag. 9 | palestra robur
via dei cerchi di leandro ferretti
pag. 9 | stop-down
clubbing photography di sandro bini
pag. 10 | the italian game
scenari italiani anni ‘70 e ‘80 di ivan carozzi
pag. 14 | appuntamenti
festival d’europa di bernardo giachi
pag. 15 | struscioni
due belle ghigne di riccardo morandi
pag. 16 | pellicole
il cinema di resistenza di caterina liverani
pag. 17 | interviste doppie
indie fest di riccardo sgamato
pag. 18 | perle
mudhoney di lespertone
pag. 19 | startup
birra moa di riccardo miniati
pag. 20 | palati fini
Qualche giorno fa sono stata a cavallo.
Ma non immaginatevi una poetica
scampagnata primaverile con il vento tra
i capelli.
No, no.
Essendo la prima volta nonostante le mie
origini maremmane, come al mio solito
ho contornato la prova di sketch e battute,
fino a quando non mi sono ritrovata la
staffa su cui teoricamente avrei dovuto
poggiare il piede più o meno all’altezza
della tempia sinistra.
Il sorriso si è spento come d’incanto e ho
pronunciato le fatidiche parole: “No, non
sono capace.”
Risposta secca, diretta, tipica di un buttero:
“Errore. Mai dire così. Le parole giuste
sono: non ci ho mai provato.”
Ora, chi mi conosce può facilmente
immaginare la maestria con la quale
sia salita su un coso vivo alto tre metri
dandomi, a detta dell’istruttore, “un
semplice slancio di reni”.
Quasi commovente, a dir poco
imbarazzante.
Che poi, a ripensarci ora non è stato
niente di trascendentale. Alla fine ho
semplicemente stazionato per una ventina
di minuti su una povera bestia che si
fermava ad ogni passo convinto di avere
sul groppone un sacco di patate.
Vero, ma se non altro ho potuto perdere
lo sguardo in un oceano verde da
una posizione decisamente insolita. E
sopratutto ci ho provato. Non è stato
difficile come pensavo. Comico magari,
ma non difficile.
Bene, con Lungarno è un po’ la stessa
cosa.
Siamo saliti su questo cavallo senza avere
una grande esperienza, forse senza redini
e magari pure senza sella.
A volte ne abbiamo paura, a volte ne
ridiamo.
Ma di sicuro ci stiamo provando, e
guardiamo Firenze da una prospettiva
tutta nostra.
Adesso poi, che è maggio, figurarsi lo
spettacolo.
street food in florence di gianluca volpi
pag. 21
pag. 22
parole di sara loddo
suoni di lespertone
pag. 23 | matite
amove di lorenzo coppini
Iscrizione al Registro Stampa del Tribunale di Firenze n. 5892 del 21/09/2012
N. 7 - MAGGIO 2013 - Rivista Mensile - www.lungarnofirenze.it
Editore
Associazione Culturale Lungarno
Via dell’Orto, 20 - 50124 Firenze
P.I. 06286260481
Direttore Responsabile
Marco Mannucci
Direttore Editoriale
Matilde Sereni
Responsabile di redazione
Leonardo Cianfanelli
Stampa
Grafiche Martinelli - Firenze
Distribuzione
Ecopony Express - Firenze
Hanno collaborato
Tommaso Chimenti, Sandro Bini, Caterina
Liverani, il moderatore, Lespertone, Valentina,
Ivan Carozzi, Zanobacci, Sara Loddo, Leandro
Ferretti, Elena Magini, Eleonora Ceccarelli,
Riccardo Miniati, Lorenzo Coppini, Riccardo
Morandi, Maria Paternostro, Gianluca Volpi.
Nessuna parte di questo periodico può
essere riprodotta senza l’autorizzazione
scritta dei proprietari. La direzione non si
assume alcuna responsabilità per marchi,
foto e slogan usati dagli inserzionisti, né
per cambiamenti di date, luoghi e orari
degli eventi segnalati.
Per sapere dove trovare Lungarno, cerca la
lista completa dei punti di distribuzione su
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in copertina:
“Florentine Graffiti”
di Corrado Tiralongo (COR.)
Illustratore e graphic
designer freelance.
Si avvicina al disegno ed
a tutto ciò che gli ruota
intorno da autodidatta fino
al 2010, anno in cui inizia a
frequentare il corso di illustrazione presso la
Scuola Internazionale di Comics di Firenze.
Grazie a questa esperienza inizia ad usare
le tecniche tradizionali in parallelo a quelle
digitali, preferendo su tutte acrilici e oli.
Oltre ad essere attivo come illustratore, COR.
lavora anche nel campo grafico, realizzando
materiale a fine pubblicitario come poster,
flyer, packaging, ma anche artworks per album
musicali e impaginazioni a fine editoriale.
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arte
di elena magini
Un’idea
di bellezza
D
alla sua apertura nel 2007 il CCC
Strozzina presenta come tratto distintivo della sua attività
espositiva l’alternarsi di mostre
collettive che approfondiscono e indagano
tematiche emblematiche della condizione
odierna, con uno sguardo rivolto all’attualità
socio-politica, mass-mediale e culturale.
Parlare della bellezza, in questa prospettiva,
oltre al proporre una progetto ambizioso da
un punto di vista teorico e storico, significa
ascrivere il dibattito sull’argomento all’interno di una specificità del nostro essere
contemporanei, o quanto meno verificare
come tale permanenza possa costituire ancora oggi un sistema significante per l’arte.
La mostra, lontano da volontà di definizioni omnicomprensive e assolutistiche, offre
otto diverse declinazioni delle singolari
esperienze con cui gli artisti percepiscono o
intendono la bellezza oggi, la sua finalità, il
suo valore, la sua cogenza nel nostro modo
di relazionarci all’esistente. Una bellezza che
non è risposta ad un convenzionale canone,
ma mira a rappresentare le complessità e le
idiosincrasie della società contemporanea,
preponendo allo spettatore un’esperienza composita di partecipazione sensibile e
emotiva con le opere esposte.
dal 29 marzo al 28 luglio 2013
Strozzina - Palazzo Strozzi - Firenze
Sulla tensione tra sguardo sulla realtà, sua
percezione e rappresentazione, giocano ad
esempio i lavori di Andreas Gefelder (Germania, 1970) e Alicja Kwade (Germania, 1979).
In Teleportation Kwade costruisce un’installazione di luci - lampade da tavolo inserite tra
lastre di vetro - che creano rispecchiamenti
e sfasature visive. La visione complessiva
dell’opera si modifica percorrendo lo spazio:
la diversa distanza che lo spettatore intrattiene con gli oggetti va a infatti a disvelare
il loro funzionamento, proponendone una
percezione rinnovata. Andrea Gefelder impiega la manipolazione fotografica per proporre un’estetizzazione dei soggetti ritratti.
Che lo sguardo fotografico si rivolga a piante
o a costruzioni urbane, queste vengono cristallizzate nell’immagine come fossero disegni astratti, a evocare l’ordine e l’armonia
che sottendono sia il paesaggio naturale che
quello antropico.
La bellezza come agente attivo di cambiamento è invece raccontata in Dammi i colori
di Anri Sala (Albania, 1974). Il video narra l’a-
zione dell’artista/sindaco Edi Rama, che ha
fatto ridipingere con colori sgargianti tutti
gli edifici della città di Tirana, caratterizzati
da una rigida architettura post-socialista.
L’azione rappresentata pone in relazione la
trasformazione estetica al rinnovamento politico/culturale che ha coinvolto la città nello
stesso periodo, evidenziando la possibile
funzione sociale dell’arte.
La circoscrizione degli inventi, la loro eterogeneità e relatività, caratterizzano Un’idea di
bellezza. La personalissima interpretazione
degli artisti, le suggestioni offerte, favoriscono una riappropriazione personale da parte
degli spettatori, evidenziando la qualità soggettiva sia dei lavori esposti che della partecipazione del pubblico ad un tema antico e
universale, avvertito ancora oggi come fertile argomento di riflessione.
Vanessa Beecroft, Chiara Camoni, Andreas Gefeller, Alicja Kwade, Jean-Luc Mylayne, Isabel
Rocamora, Anri Sala, Wilhelm Sasnal.
in alto: Wilhelm Sasnal - “Anka in Tokyo” 2006, Olio su tela - www.strozzina.org
sipario
di tommaso chimenti
N
on sarà più la “rambla” fiorentina
di fine primavera, lo struscio artistico ed intellettuale che anticipava, di suoni, colori e luci, l’estate.
Fabbrica Europa, più che maggiorenne, alla
sua ventesima edizione, cambia nuovamente pelle e, come cantava Fossati, “cambia
casa”. Già perché lo snodo centrale di FE era
stato in questi anni la, poco sfruttata dall’amministrazione, Stazione Leopolda, una struttura d’archeologia industriale che tutta Italia
invidia a Firenze ed utilizzata solo per qualche vetrina commerciale, che, soltanto con
la sua presenza scenica faceva da fondale e
drammaturgia alle piece, ai concerti ma anche ai silenzi, alle eco che si rincorrevano tra i
soffitti altissimi, le travi, il cemento o i pilastri
in ferro arrugginito: ogni volta un’emozione
perdersi.
Non sembrava Firenze, ma Parigi o Berlino.
Si respirava aria internazionale. Ma l’affitto
comunale della Stazione Leopolda risulta
essere troppo oneroso ed esoso. Ed allora
l’esplosione prima verso la città, a dir la verità
già iniziata nelle ultime annate con piccoli “fuoriporta”, e poi verso la regione. Dalla
Leopolda appunto, con pochissimi appuntamenti, passando per il Teatro della Pergola,
spostandosi all’Istituto Francese, toccando
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Fabbrica
Europa
dal 16 aprile al 19 giugno 2013
Firenze
il Rondò di Bacco fino ai Cantieri Goldonetta ed ancora, nella bisettrice della tramvia,
al Cantiere Florida e raggiungendo il Teatro
Studio di Scandicci, ed oltre, con Pontedera
(Luca Dini e Roberto Bacci promotori e fondatori di entrambe le situazioni) ed il suo
Teatro Era.
Anche la programmazione è espansa su tre
mesi (dal 16 aprile fino al 19 giugno). Mancherà quest’anno la musica, sezione che
aveva dato le sue belle soddisfazioni. Si
punta tutto sulla danza, nazionale e internazionale, l’installazione di arti visive di Maurizio Nannucci (dal 3 all’11 alla Leopolda) e
grande teatro dei Maestri riconosciuti: Peter
Brook, Luca Ronconi, Alvis Hermanis, Anatolij Vasiliev. Tutti insieme, uno dopo l’altro.
Personaggi non arrivati per caso a Fabbrica
Europa ma con un vissuto, un tessuto ed un
percorso lavorativo e d’intenti legato a Pontedera Teatro. Rapporti e non cartelloni da
riempire, vicinanze e non festival d’ospitate.
Due residenze, perché la Fabbrica è laboratorio permanente delle arti, Ronconi e Vasiliev.
La riflessione sulla semplicità di Peter Brook
con il suo “Un flauto magico”, il lavoro con
tanti bravi e giovani attori nella scena pulita
e bianco latte di Luca Ronconi nel “Sei personaggi” pirandelliano (3, 4 e 5 maggio), in
uno dei pochi lavori che andranno in scena
alla Leopolda, “Sonja” (10, 11 e 12 maggio)
del lettone Hermanis (anche l’altro suo “Le
signorine di Wilko” ebbe seguito) una scena
piccola e due attori incredibili, Vasiliev, che
nell’occasione riceverà l’onorificenza della
cittadinanza pontederese (dopo altri illustri
teatranti come Eugenio Barba, Grotowsky,
Thomas Richards e Cacà Carvalho) farà tappa
per un mese (dall’8 maggio al primo giugno),
con dimostrazione del lavoro, dopo gli step
effettuati a Venezia, in Polonia, Mosca e Parigi. Da seguire inoltre la conferenza dell’architetto Massimiliano Fuksas (9 maggio, Leopolda) o le “Sonate Bach” di Virgilio Sieni (12
maggio, Pergola). Fabbrica, Firenze, Toscana.
Addio Leopolda.
www.fabbricaeuropa.net - www.pontederateatro.it
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cose nuove
di eleonora ceccarelli
Lindy
Hop
A
ttraverso il Lindy Hop possiamo
avvicinarci ad un mondo che nella
nostra società si tende a rendere
accessibile a pochi, una novità che
è bene conoscere.
Lindy hop. Da dove nasce la passione per
questo ballo.
La passione per questo ballo nasce nel 2007.
Lo abbiamo visto ballare per la prima volta
al Summer Jamboree, un festival che ha luogo a Senigallia ogni anno in agosto, dove
in quell’occasione si teneva un workshop di
lindy hop con insegnanti di fama mondiale
dove noi abbiamo partecipato.
Da allora lo swing è sempre con noi.
Siete una delle prime realtà in Toscana impegnate a diffondere questa cultura, c’è stata
una buona risposta?
Si, la risposta è stata positiva fin dall’inizio
della nostra avventura che è iniziata un anno
e mezzo fa e ci stiamo impegnando per far
crescere questo movimento.
Dove insegnate?
Attualmente insegniamo tre giorni la settimana al Centro Arte Danza di Firenze in via
Marconi. Da settembre apriremo altre sedi a
Firenze, Prato ed Empoli.
È necessario avere delle basi? A quale età ci si
può avvicinare?
Non è necessario avere delle basi e non ci
sono limiti di età.
Unici requisiti richiesti sono tanta voglia di
divertirsi, di sorridere e di socializzare, questo
era ed è lo scopo del lindy hop.
Come si chiama chi pratica questo ballo?
Chi pratica questo ballo si chiama lindy hopper.
Può essere definito un ballo di coppia?
È un ballo di coppia, anche se non si escludono passi di jazz routine ballati singolarmente.
Immagino la scelta della musica sia parte
fondante. Parlatemi delle vostre colonne sonore.
La musica del lindy hop è lo swing.
Gli artisti e le orchestre che hanno fatto la
storia come Benny Goodman, Duke Ellington, Slim Gaillard, Glenn Miller...
In Italia che dimensioni ha questo movimento
di appassionati?
Diciamo che in questi ultimi anni si sta diffondendo molto.
Ci sono varie realtà in Italia, principalmente a
Roma, Bologna, Milano, Torino, Genova, Como.
Segnalatemi i migliori festival per voi cultori.
Il camp in assoluto che racchiude questo tipo
di danza è ad Herrang in Svezia, dove ogni
anno viene dedicato un intero mese per lo
studio di questa disciplina e i balli ad esso correlati come il charleston la tap dance, balboa,
authentic jazz…
Cosa non può mancare nell’armadio di una
vera ballerina di Lindy hop. Anche di un ballerino.
Nell’armadio di un leader non può mancare un
papillon e una scarpa elegante.
Per una follower una camicetta e una gonna al
ginocchio della vostra nonna.
Siete “swing” anche nella quotidianità?
Praticamente si, visto che dedichiamo la
maggior parte del nostro tempo a questa
disciplina.
Per voi è solo un ballo, oppure uno stile di
vita? Cosa significa per voi?
Non è solo un ballo, ma soprattutto una
grande passione.
È bello vederli, è bello ascoltare questa musica ed immergerci in anni che non abbiamo
vissuto, assaporarne i suoni, le voci, le atmosfere. Grazie a Tommaso e Giulia e ai loro balli
che sanno di speranza e allegria. Che sanno
di meltin-pot.
http://www.tommasoandgiulia.com
location
di maria paternostro
L
e Murate di Campo di Marte. Las
Palmas al chiuso. L’Ambasciata dei
quarantenni. Queste sono solo alcune delle definizioni che sono già
state appioppate al Combo. Il voluminoso
spazio nei pressi della stazione di Campo di
Marte aprì nel 2005 per volere dell’Assessorato all’Istruzione e alle Politiche Giovanili, diventando un polo di attrazione per giovani e
studenti tra sale prove, un palco per concerti,
bar, libreria, uno spazio espositivo e un altro per condurre laboratori. Fu un peccatola
chiusura perché in questa zona residenziale,
in cui notoriamente la maggior parte degli
abitanti sono famiglie e pensionati benestanti, era l’unico punto di aggregazione per
il popolo dei nottambuli. Dopo anni di limbo,
tra permessi, convenzioni, lavori, collaudi, da
poco più di un mese è ritornato a nuova vita
sotto nome di Combo Social Club. Ma basta
dare uno sguardo al locale e alla programmazione per rendersi conto che l’idea del centro
sociale è stata completamente accantonata.
400 metri quadri dal design semplice ma
elegante in cui lo spazio è organizzato in
una zona per il ristorante, l’altra per il bar e
il palco, altre ancora per i laboratori creativi.
Il tutto, declinato tra musica, cucina, eventi
culturali (incontri, convegni, presentazioni,
spettacoli teatrali, cinema) è gestito dall’associazione culturale Effetti Collaterali, presieduta dal musicista Enzo Mileo. Lo staff è
collaudato ed è lo stesso che gestisce Las
7
Combo
Palmas, vincente formula che da anni anima l’estate di piazza Annigoni, tra cui spicca la presenza ai fornelli dello chef Stefano
Calzolari, alchimista del gusto e specializzato in una appetitosa cucina di mare senza
però dimenticare la tradizione toscana e con
un’inclinazione anche alla combinazione dei
sapori etnici da tutto il mondo.
La programmazione artistica, in collaborazione con l’Assessorato all’Istruzione e alle
Politiche Giovanili e la Direzione Cultura di
Palazzo Vecchio, vuole costruire una vera
e propria fucina creativa fatta di linguaggi
mobili e sperimentatori, traiettorie interdisciplinari per giovani attori, musicisti, artisti
e designer che si confronteranno tra corsi,
workshop, laboratori. Non a caso il nome
Combo sta a significare “combinato di tante
cose”. Le attività didattiche e formative, che
rappresenteranno anche la cifra e il fiore
all’occhiello del Combo, si declineranno tra
stage, approfondimenti e giornate formative
su musica, teatro, lingue, laboratori artistici.
In questo contenitore multitasking, la parte
del leone è affidata alla musica. Dal giovedì alla domenica il cartellone si snoda in un
variegato carnet di concerti con un ampio
spazio dedicato ai gruppi emergenti e alle
combinazioni musicali. E poi ancora contest,
jam session serate dedicate alla musica popolare e tradizionale e special guest. Dal lunedì al mercoledì invece proiezioni video e dj
set; on il valore aggiunto di attiguo studio di
registrazione che, non solo immortala le performance live, ma offre la possibilità di realizzare produzioni musicali, mixaggio, project
studio, editing del suono. Il tutto per rendere
il Combo una bussola che intercetta la ribollente esigenza di progettualità, per scambiare idee e dare vita a nuove sinergie tra artisti.
Non molto originale, ma sicuramente interessante, l’idea di strutturare una libreria
con la formula del book sharing: chiunque
può portare un libro da casa e consultarne
o prenderne in prestito un altro, in modo
da creare uno scambio informale tra lettori.
Dice Enzo Mileo, presidente dell’associazione e direttore artistico “La filosofia del Combo è quella di costruire una casa della musica
e dell’arte in cui tutti possono incontrarsi e
scambiare senza spocchia le proprie esperienze”. Che dire? Le aspettative sono tante,
ma è sicuramente un buon inizio e una ventata di novità.
www.combofirenze.it - foto: Riccardo Sgamato
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un sex symbol al mese
una non precisata (ma di certo illuminata) mente
alle prese con la vera essenza della bellezza
il moderatore
Morten Harket
“T
ake on me
Take me on
I’ll be gone
In a day or two...”
È con questo sdolcinato quanto profetico
mantra che, complice un videoclip-cartoon che fece gridare al miracolo gli amanti
dell’animazione, lo scettro del POP scandinavo passò dalle mani fricchettone degli Abba alla glaciale stretta synth degli
A-HA.
Morten Harket era il leader di questo liofilizzato trio di brindelloni norvegesi, durati
“da Natale a Santo Stefano”, ma in grado
comunque di relegare all’eternità la succitata hit “Take On Me”, successo planetario clamoroso galvanizzato da un refrain
di tastierina tanto stitico quanto virale,
fischiettato ovunque da orde di adole-
scenti strizzati nei jeans a vita alta.
Con quegli occhi infossati naturalmente
votati alla seduzione o forse strizzati per
lo sforzo da dissenteria perenne, Morten pareva un miraggio alle ragazzine di
metà anni ’80; un proverbiale esempio di
discrezione scandinava abbracciato mortalmente al tipico dress code dell’epoca
fatto di capelli laccati e avambracci oscurati da un groviglio di braccialetti - peste
della decade - di gomma nera liquiriziastyle.
Vi consiglio, per finire, di dare un’occhiata
alla pagina wikipedia a lui dedicata (versione italiana),
evidentemente scritta da un/una fan in
pieno trip agiografico...
http://unsexsymbolallasettimana.blogspot.it
cara valentina
di valentina
Ciao Vale,
mi chiamo Mina, ho 41 anni, sono femmina, sono
bionda, frizzante, lavoro, ho casa, amo i gatti, i bambini, il cinema, la tecnologia, le risate, uscire e tornare
a casa, uscire e non tornare, viaggiare con la testa e
con aiuti vari, ma anche in aereo, scopo pure e quasi
sempre quando mi va. Il problema è che manca un
Lui...
Un dì, Lo vidi in un locale in centro, era con degli amici a bersi un aperitivo. Bello. Ricciolo. Uno pseudodandyintellettualedisinistraunpo’snobchecista.
Lo guardo, e butto giù il primo martini cocktail, poi un
altro martini e un altro ancora.
Inizia una frequentazione tipica della tarda giovinezza, non ci si sbilancia Mai, non si fanno sorprese, ma
si pianifica ogni incontro in anticipo, non si dice “Ho
voglia di vederti”, ma “Ti va di andare a bere un bicchiere?”, non si dice “MI arrapi” si dice “MI piacerebbe
starti più vicina”.
Precisiamo bene, che altrimenti Vale ti fai un’immagine sbagliata e ho bisogno di te lucida.
Lui si veste da pseudo dandy, senza sapere nemmeno
che cosa sia, ha letto 3 libri in tutta la sua vita, sinistra
o destra dice essere la stessa cosa, il suo essere snob è
in realtà ignoranza, ha un diploma da perito elettronico e non sa nemmeno cosa sia un congiuntivo o un
condizionale, figuriamoci la differenza!
Ma è carino, è dolce, premuroso. Mi tiene la mano
quando siamo in giro, mi ha lasciato le chiavi di
casa, fatto conoscere i suoi colleghi e i suoi amici, il
fratello... MI ha detto che gli piaccio e che vuole stare
con me, gli ho risposto “anche io” e ci siamo abbracciati forte a lungo e mi sono persa.
Il neo è che non me lo da. Ho controllato ed è tutto
a posto, posizione, consistenza, lunghezza, larghezza, ma nulla... sono passati tre mesi, usciamo meno
e beviamo meno, passiamo il tempo nudi nel letto a
coccolarci e a perderci nella dolcezza, a mangiare,
guardare film, ridere. Gli faccio da infermiera per una
settimana, io faccio la spesa, cucino, lavo, sistemo, gli
do i medicinali, poi si riprende l’ottavo giorno. “MI raccomando non sparire dalla mia vita” mi dice in strada, al momento del saluto. Il giorno dopo gli invio un
sms e non giunge risposta, poi mail, facebook, twitter
e nulla, non mi considera. Provo a chiamare e nulla.
Riprovo e nulla. Vale, che faccio? Davvero dovrei lasciarlo lì, così, solo perché è sparito? IO sono vendicativa e volevo chiederti un consiglio su quale potrebbe
essere la vendetta perfetta. Grazie.
Mia cara Mina, hai tutta la mia lucidità e spero di
potertene trasmettere un po’ perché mi sembra
che la tua sia partita per le Bahamas e se ne infischi di quello che ti sta accadendo. Sono circondata
da amiche vittime del colpo di fulmine acceso con
un martini cocktail e spento in un banale bicchier
d’acqua. Scrivi delle cose giuste, una di queste è
che non siete due ragazzini. Le relazioni da adulti
non si basano sull’eccitazione dell’attrazione fisica
e sul fatto di stare col fico del gruppo. No. Le relazioni adulte si costruiscono col tempo, passetto
dopo passetto si riscontrano le cose che si hanno in
comune e sarò cinica, ma l’istruzione, la posizione
lavorativa, l’ambiente in cui si è cresciuti fanno la
loro parte. Ti piace di quest’uomo la sua parte che
io chiamo “orsacchiotto” o “scalda sonno”, ma il resto? Lo stimi? Lo rispetti? Lo vorrai anche quando
sbaglierà un congiuntivo davanti ai tuoi amici? Mi
piacerebbe molto che tu rispondessi sì, ma tu scrivi
che vuoi vendetta, non che rivuoi LUI. Ora è passato
un po’ di tempo da quando mi hai scritto e magari
nel frattempo lui ti ha chiamato e ti ha detto che
aveva infilato per sbaglio il cellulare nel freezer e gli
avevano staccato la connessione internet per una
bolletta non pagata. Mi auguro che sia andata così
e che tu non abbia messo a punto nessun piano di
vendetta poco lucida. Se così non fosse, se lui fosse
sempre nel suo buco nero e senti che il tuo cuore
vuole lui perché è lui, be’ è il momento di fargli una
bella sorpresa, sotto casa, sai dove vive, conosci i
suoi orari, perché le cose bisogna dirsele in faccia.
Se la sua è solo paura, perché magari ti vede forte
e realizzata, indipendente, condizione che spesso
fa sentire un uomo poco uomo, fatti trovare accogliente e dolce. Servirà anche nel caso lui abbia
avuto un serio ripensamento e non ne voglia più
sapere di te. Servirà a te per metterlo via col cuore
in pace e passare al prossimo martini cocktail.
scrivimi a [email protected]
o dalla pagina CARA VALENTINA su www.lungarnofirenze.it
e cercami su facebook, io sono CARA VALENTINA!
palestra robur
lezioni di ginnastica culturale per fiorentini
9
di leandro ferretti
Via dei Cerchi
V
ia dei Cerchi è una vena sottile nel
sistema circolatorio del centro, un
affluente apparentemente tranquillo del Corso che scorre nel canyon di
case-torri e alti palazzi, nel cuore della Firenze
più litigiosa, quella dell’età comunale. Narratrice muta di storie che giacciono inascoltate,
affogate come sono in luoghi abbandonati o
in negozi di consumistica concezione, e che
emergono ancora vive in piccoli indizi. È una
via da flaneur, dove fare indolente osservazione prima di essere catturati dall’esito ultimo,
la maestà di Palazzo Vecchio e l’infilata delle
tre statue vista da una prospettiva tanto stretta e pittorica da parere una camera oscura. I
Cerchi, dei quali rimane un ampia torre ancora visibile, erano in testa ad ogni classifica
di bellicosità dell’epoca, in perenne conflitto
coi Donati: tra morti ammazzati e matrimoni
falliti fu persino necessario aprire una strada
secondaria per dividere le case degli uni e
degli altri. Di queste epoche sulfuree si respira ancora un odore lontano mentre si cammina sulle pietre: dove ora c’è un ristorante
una volta stava uno degli ultimi pizzicagnoli,
quelli veri col baccalà nelle vasche stagnate e
la schiacciata unta impilata sul banco; e quelle vetrine una volta appartenevano a Duilio,
dove tutto costava 48 centesimi. Arriva l’isolato della Quarconia, nome curioso derivato
dalla storpiatura di preposizioni latine. Sulle
mura del vecchio teatro Nazionale si arrampica coriaceo un ortolano ad esporre cose vive
dove il silenzio sembra calato per sempre.
A volte cala un silenzio irreale, rotto solo da
qualche comitiva che si avventura qui invece
di invadere via Calzaioli. A volte il tempo corre
all’indietro, verso una città che non esiste più.
A volte in via dei Cerchi sembra persino di essere a Firenze.
stop-down
pillole di fotografia
di sandro bini
Clubbing
photography
L’
esplorazione della vita notturna
ha una grande tradizione nella fotografia del Novecento che inizia
negli anni ‘30 con gli ormai mitici
lavori di Brassai e Bill Brandt, prosegue con
quelli, forse meno conosciuti ma altrettanto
“cult”, di Van der Elsken, Stomholm, Andersen
per arrivare ai contemporanei e pluricelebrati Nan Goldin, Wolfgang Tillmans, Juergen
Teller, Terry Richardson e Mario Testino. Gli
anni Ottanta e Novanta con l’avvento della cultura e della tecnologia digitale, prima
nella musica (house, tecnho, drum & bass) e
poi nella produzione delle immagini, provocano una trasformazione sia delle forme del
divertimento giovanile sia delle modalità della
loro descrizione visiva. Fotografi europei legati al panorama musicale alternativo dei centri
sociali e dei rave party o all’ambiente americano Clubbing e New Fashion decisamente
più glamour (come Richardson e Testino), ed
altre narrazioni più intime e diaristiche (come
quelle nate sulla scia del successo del lavoro
dell’americana Nan Goldin) segnano i modelli
comportamentali e di approccio del nuovo stile fotografico, che si lega fortemente a modelli
alternativi e new fashion: forte coinvolgimento diretto da parte dei fotografi, abbattimento
di ogni tipo di distanza sociale e generazionale
con i temi e i soggetti delle ricerche, utilizzo di
strumentazione low-fi, estetizzazione dell’errore fotografico, accettazione consapevole
della casualità e ampio ricorso alla tecnologia digitale sia in fase di acquisizione che di
postproduzione delle immagini. Dagli anni
Duemila, a livello globale, assistiamo infine
a un veloce proliferare di questo nuovo genere. La massificazione e la medializzazione
in diretta permessa dalla diffusione della fotografia digitale (inclusa la possibilità di condividere le immagini realizzate con i telefoni
cellulari in tempo reale sui socialnetwork)
la rendono una pratica sociale compulsiva,
sempre più diffusa nella descrizione in diretta del divertimento giovanile, con esiti estetici spesso discutibili ma anche interessanti e
nuovi possibili utilizzi nel reportage sociale.
La pratica consapevole e riflessiva della Clubbing Photography non deve essere infatti sottovaluta dai fotografi impegnati socialmente
per un’analisi attenta delle forme e dei comportamenti delle nuove abitudini e degli stili
di vita delle culture giovanili.
www.deaphoto.it - credit photo: © Sandro Bini 2012
10
the italian game
di ivan carozzi
Scenari italiani
anni
‘70
e
‘80
in una prospettiva retromaniaca
Giorgio Napolitano nel 1971 tra i dirigenti comunisti Gerardo Chiaromonte, Pietro Ingrao, Emanuele Macaluso. In occasione del congresso PCI in cui venne scattata questa foto Giorgio Napolitano,
che allora era un alfiere della cosiddetta politica del ‘doppio binario’, cioè del dialogo con la maggioranza, si espresse a favore di nuovi “rapporti che facciano sentire la voce del PCI nelle riforme”.
Gerardo Chiaromonte è scomparso nel 1993. Emanuele Macaluso è stato fino al marzo 2012 direttore del Riformista, mentre Pietro Ingrao ha appena compiuto 98 anni e alle ultime elezioni ha fatto
dichiarazione di voto per Sel.
L’allora Presidente della Repubblica Giovanni Leone, in
visita ai malati di colera nella
città di Napoli, venne pizzicato e fotografato nell’atto
di agire il classico scongiuro
triviale e paganeggiante delle corna.
Una sede del Partito Socialista
Italiano saluta l’elezione, nel
luglio 1978, di Sandro Pertini
a Presidente della Repubblica.
1981. Il Presidente Sandro Pertini, raggiunto il luogo in cui il
giovane Alfredino Rampi, un
bambino di 6 anni, era caduto
all’interno di un pozzo artesiano,
abbraccia e conforta un giovane
volontario poco prima che questi si cali, imbragato ad una fune,
all’interno del pozzo.
1964. L’inchino enfatico e cerimonioso del Presidente del Consiglio Aldo Moro al cospetto del
neoeletto Presidente della Repubblica Giuseppe
Saragat.
Il 3 luglio 1985 Francesco Cossiga viene eletto ottavo Presidente della Repubblica. Eletto all’età di 55 anni è stato e
resta il più giovane Presidente della Repubblica italiana.
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Maggio
29 lun
30 mar
06 lun
13 lun
MARCO MASINI - Teatro Obihall (FI) ing. 18/34 euro
L’ANNO DEL PENSIERO MAGICO - Teatro della Pergola (FI) ing. NP
CONCORSO INT. DELL’IRIS - Giardini Piazzale Michelangelo (FI) ing. NP
CONTEMPOARTENSEMBLE - Piccolo Teatro Comunale (FI) ing. NP
07 mar
14 mar
FEDERICO FIUMANI in “CONFIDENZIALE” - Tender Club (FI) ing. libero
FESTIVAL D’EUROPA - Firenze ing. NP
GAGA QUARTET - Teatro Politeama Pratese (PO) ing. 5 euro
IO SONO LI - Teatro Puccini (FI) ing. libero
FAREWELL TO HEARTH AND HOME - Circolo Aurora (FI) ing. libero
MR. BRACE - Volume (FI) ing. libero
CHERUBINI IN JAZZ - Caffè delle Oblate (FI) ing. libero
GIUSTINA TERENZI DJ set - Circolo Aurora (FI) ing. libero
DAL GIGLIO AL DAVID - Galleria dell’Accademia (FI) ing. 11 euro
LA CASA DEI LUPI - Teatro della Pergola (FI) ing. NP
CHERUBINI IN JAZZ - Caffè delle Oblate (FI) ing. libero
01 mer
08 mer
15 mer
LA SERATA DEGLI SCIOCCHI - Glue (FI) ing. libero
SLAM FIGHTING CHAMPIONSHIP 5 - Obihall (FI) ing. 20/35 euro
FIERA DEL 1° MAGGIO - Piazzale Kennedy (FI) ing. libero
TROFEO MARZOCCO - Piazza della Signoria (FI) ing. libero
GIOVANDI LINDO FERRETTI - Auditorium FLOG (FI) ing. 15/18 euro
LUCA DIRISIO - Nuovo Teatro Verdi Montecatini (PT) ing. 23 euro
FESTIVAL D’EUROPA - Firenze ing. NP
JUST THE WIND - Teatro Puccini (FI) ing. libero
UTO UGHI - Teatro Verdi (FI) ing. NP
TUTTE ESAURITE - Glue (FI) ing. libero
CALIBRO 35 - Teatro della Pergola (FI) ing. 18 euro + dp
02 gio
09 gio
16 gio
LA GUERRA È DICHIARATA - Glue (FI) ing. libero
IL POVERO PRIMO - Teatro Puccini (FI) ing. 13/15 euro
SUONA FRANCESE FESTIVAL - Istituto Francese (FI) - ing. NP
POPOLO DEL BLUES’ SESSION - COMBO (FI) ing.NP
MARIA ANTONIETTA - Tender Club (FI) ing. libero
DON CARLO - Teatro Comunale (FI) ing. 15/70 euro
DOPO LA PROVA - Teatro della Pergola (FI) ing. NP
MALDITA SOCIETAD - Tender Club (FI) ing. libero
FESTIVAL D’EUROPA - Firenze ing. NP
LAO - LE ARTI ORAFE JEWELLERY SCHOOL - Museo Marino Marini (FI) ing. libero
LE NEVI DEL KILIMANGIARO - Teatro Puccini (FI) ing. libero
BARO DROM ORCHESTRA - COMBO (FI) ing. NP
OFELIA DORME - Palazzo Strozzi (FI) ing. libero
LA MIA FIRENZE - Teatro Verdi (FI) ing. NP
ECOMATO - Circolo Aurora (FI) ing. libero
THE GREY - Glue (FI) ing. libero
LA RELIGIONE DEL MIO TEMPO - Teatro Puccini (FI) ing. 9€ euro + dp
ARTIGIANATO E PALAZZO - Giardino Palazzo Corsini (FI) ing. 8 euro
RIDENS - Obihall (FI) ing. 23/40 euro
DANIELE RUSTIONI - Teatro Verdi (FI) ing. NP
I PROFUMI DI BOBOLI - Giardino di Boboli (FI) ing. 7 euro
SCEGLIERE BIO - Caffè delle Oblate (FI) ing libero
03 ven
10 ven
17 ven
VOWLAND + opening. act DROP CIRCLE - Glue (FI) ing. libero
L’ORSO + PAOLO MEI & IL CIRCO D’OMBRE - Tender Club (FI) ing. libero
IL POVERO PRIMO - Teatro Puccini (FI) ing. 13/15 euro
MICHELANGELO BUONARROTI BAND + CHISCO - Auditorium FLOG (FI) ing. 5/7 euro
CESARE BASILE - Sala Vanni (FI) ing. 15 euro
J-GLI SGUARDI ADDOSSO - Teatro Everest (FI) ing. NP
SALVO COMPLICAZIONI - COMBO (FI) ing. NP
MOMBU - Glue (FI) ing libero
ORNELLA VANONI - Teatro della Pergola (FI) ing. 20/50 euro
TABU - Teatro Puccini (FI) ing. libero
PASSO GIGANTE - COMBO (FI) ing. NP
DISQUITED BY - Tender Club (FI) ing. libero
FORTEZZA SOUND - Fortezza da Basso (FI) ing. 5 euro
FLATLANDIA + RELAZIONE SULLA VERITÀ... - Teatro Everest (FI) ing. NP
SMALL PREY - Circolo Aurora (FI) ing. libero
SALMO - Auditorium FLOG (FI) ing. 15 euro
THE CRAZY CRAZY WORLD OF MR. RUBIK - Glue (FI) ing. libero
MODA’ - Nelson Mandela Forum (FI) ing. 30/40/50 euro
FIRENZE GELATO FESTIVAL - Firenze ing. NP
TERRA FUTURA - Fortezza da Basso (FI) ing. libero
WINE TOWN - Varie Locations (FI) ing. libero
04 sab
11 sab
18 sab
BAUSTELLE - Teatro Verdi Montecatini (PT) ing. 20/26/32 euro
FRANCESCO DE GREGORI - Teatro Verdi (FI) ing. 20/26/35/40/45 euro
CLASSIC ROCK SELECTION PARTY - Glue (FI) ing. libero
GALLARA - Tender Club (FI) ing. libero
APPINO “SOLO TOUR - Auditorium FLOG (FI) ing. 8/10 euro
LA SOLITUDINE DEL RE - Teatro Everest (FI) ing. NP
ACCENDIAMO LA LAMPADA - Teatro Reims (FI) ing. 12 euro
NOTTE BLU - Firenze Centro Storico ing. libero
GIUDA - Auditorium FLOG (FI) ing. 5 euro
LA NOTTE DEI LUNGHI COLTELLI - Tender Club (FI) ing. libero
PROG NIGHT: NEW TROLLS & LE ORME - Teatro Verdi Montecatini (PT) ing. 30 euro
FORTEZZA SOUND - Fortezza da Basso (FI) ing. 5 euro
FESTIVAL D’EUROPA BLEUROCK EXPERIMENT - P.zza della Repubblica (FI) ing. lib.
GODI… FIORENZA? - Teatro Verdi (FI) ing. NP
CONNECTED - Giardino dei Semplici (FI) ing. 6 euro
MODA’ - Nelson Mandela Forum (FI) ing. 30/40/50 euro
PROGETTO PRIMAVERA 2013 - Limonaia Villa Strozzi (FI) ing. NP
VIVAIO PORTE APERTE - MondoRose (FI) ing. NP
SAGRA DEL SEITAN -Obihall (FI) ing. NP
FORTEZZA ANTIQUARIA - Fortezza da Basso (FI) ing. libero
05 dom
12 dom
19 dom
LA SOLITUDINE DEL RE - Teatro Everest (FI) ing. NP
QUESTO FOLLE SENTIMENTO CHE... - Teatro Verdi (FI) ing. NP
VI PORTO A BELCANTO - Teatro Reims (FI) ing. NP
GUARDA FIRENZE - Piazza Duomo (FI) ing. NP
BARDINI VENDE TUTTO - Museo S. Bardini (FI) ing. NP
FIERUCOLA MAGGIAIOLA - P.zza SS. Annunziata (FI) ing. libero
NOTTE BLU - Firenze Centro Storico ing. libero
FORTEZZA SOUND - Fortezza da Basso (FI) ing. 5 euro
FESTIVAL D’EUROPA BLEUROCK EXPERIMENT - P.zza della Repubblica (FI) ing. lib.
IL LIBRO IN PIAZZA - Piazza Strozzi (FI) ing. libero
LUNGOUNGIORNO - SAM (FI) ing. libero
TEMPO REALE - Limonaia di Villa Strozzi (FI) ing. NP
UNO SPETTACOLO DI VISITA - Teatro della Pergola (FI) ing. NP
PLAYING - Museo Fondazione Primo Conti (FI) ing. 3 euro
FIERUCOLINA DI MAGGIO - Piazza S.Spirito (FI) ing. libero
IL TEMPIO DELLE MUSE Museo di Storia Naturale (FI) ing. 6 euro
IN SUA MOVENZA È FERMO - Teatro della Pergola (FI) ing. NP
Perché a Firenze non c’è mai niente da fare...
20 lun
27 lun
FLORENCE DESIGN WEEK - Firenze ing. NP
NOT ORDINARY = EXTRAORDINARY - Biblioteca delle Oblate (FI) ing. libero
PILL TAPES - Circolo Aurora (FI) ing. libero
Dove
21 mar
28 mar
MARTE CONTEMPORANEA - Osservatorio Arcetri (FI) ing. 7 euro
L’OMBRA DI PINOCCHIO - Teatro Politeama Pratese (PO) ing. 5 euro
JOHNNY MOX - Circolo Aurora (FI) ing. libero
DEIAN E L’ORSO GLABRO - Volume (FI) ing. Libero
PAOLA TURCI & PAOLO FRESU - Teatro della Pergola (FI) ing. NP
TIZIANO MAZZONI - Caffè delle Oblate (FI) ing. libero
PROGETTO PRIMAVERA 2013 - Piccolo Teatro del Comunale (FI) ing. NP
BERIO DAY - Piccolo Teatro Comunale (FI) ing. NP
MALVISI DUO - Caffè delle Oblate (FI) ing. libero
22 mer
29 mer
RASSEGNA DI CINEMA GIAPPONESE - Cinema Odeon (FI) ing. 4/8 euro
ESEQUIE SOLENNI - Teatro della Pergola (FI) ing. 15/27 euro
A CAPIRSI C’È TEMPO! - Glue (FI) ing. libero
LIBERFEST - Firenze/Scandicci ing. libero
PIAZZA TOSCANA - Mandela Forum (FI) ing. NP
FARNACE - Teatro Comunale (FI) ing. NP
23 gio
30 gio
RASSEGNA DI CINEMA GIAPPONESE - Cinema Odeon (FI) ing. 4/8 euro
MARCO MENGONI - Teatro Verdi (FI) ing. 22/45 euro
BALLATA DELL’ODIO E DELL’AMORE - Glue (FI) ing. libero
LAO - LE ARTI ORAFE JEWELLERY SCHOOL - Museo Marino Marini (FI) ing. libero
SGRANA E TRABALLA - CPA (FI) ing. NP
BENJAMIN BRITTEN DI ALESSANDRO MACCHIA - Caffè delle Oblate (FI) ing. libero
RUBY SPARKS - Glue (FI) ing. libero
LIBERFEST - Firenze/Scandicci ing. libero
DANIEL KAWKA+ALEXANDER ROMANOVSKY - Teatro Verdi (FI) ing. NP
24 ven
31 ven
RASSEGNA DI CINEMA GIAPPONESE - Cinema Odeon (FI) ing. 4/8 euro
PITTI MODA PRIMA - Stazione Leopolda (FI) ing. su prenotazione
ORE 1.04 LA STRAGE DI VIA DE’ GEORGOFILI - Teatro Everest (FI) ing. NP
MUDHONEY - Viper Theatre (FI) ing. 20 euro
JOE SATRIANI - Teatro Obihall (FI) ing. 30/35 euro
LIBERFEST - Firenze/Scandicci ing. libero
L’ORIENTE DELL’OCCIDENTE - Palazzo Medici Riccardi (FI) ing. NP
25 sab
01 sab
DJ RUSH+THE ADVENT & INDUSTRIALYZER - Fortezza da Basso (FI) ing. 25 euro
RASSEGNA DI CINEMA GIAPPONESE - Cinema Odeon (FI) ing. 4/8 euro
MARCO PARENTE + DJ SET - Glue (FI) ing. libero
PITTI MODA PRIMA - Stazione Leopolda (FI) ing. su prenotazione
HAPPYLAND SPORT - Obihall (FI) ing. NP
SUBURBIA WORKSHOP - GAV (FI) ing. NP
RURALIA - Parco Mediceo di Pratolino (FI) ing. NP
26 dom
02 dom
PITTI MODA PRIMA - Stazione Leopolda (FI) ing. su prenotazione
APERTURA STRAORDINARIA GALLERIA DEGLI UFFIZI - Galleria degli Uffizi (FI)
ing. NP
SUBURBIA WORKSHOP - GAV (FI) ing. NP
CANTINE APERTE - Varie Locations (FI) ing. libero
CIOMPI MENSILE ANTIQUARIATO - Piazza dei Ciompi (FI) ing libero
DEEJAY TEN - Piazza della Signoria (FI) ing. NP
CORTILI E GIARDINI APERTI - Varie Locations (FI) ing libero
Auditorium Flog
Via Michele Mercati, 24 - Firenze
Biblioteca delle Oblate
Via dell’Oriuolo, 26 - Firenze
Caffè LaCité
Borgo San Frediano, 20 - Firenze
Cinema Odeon
Via de’ Sassetti, 1 - Firenze
Circolo Aurora
Viale Vasco Pratolini, 2 - Firenze
Combo Social Club
Via Mannelli - Firenze
Ex Fila
Via Mons. Leto Casini, 11 - Firenze
GLUE - Alternative Concept Space
Viale Manfredo Fanti, 20 - Firenze
Museo Marino Marini
Via della Spada, 1 - Firenze
Nelson Mandela Forum
Viale Malta, 6 - Firenze
NOF Gallery
Borgo San Frediano, 17 - Firenze
Nuovo Teatro dell’Opera
Viale Fratelli Rosselli, 1 - Firenze
Palazzo Strozzi
Piazza degli Strozzi - Firenze
Sala Vanni
Piazza del Carmine, 14 - Firenze
Stazione Leopolda
Viale Fratelli Rosselli, 5 - Firenze
Teatro della Pergola
Via della Pergola, 18 Firenze
Teatro di Rifredi
Via Vittorio Emanuele II - Firenze
Teatro ObiHall
Via Fabrizio De André, 50 - Firenze
Teatro Puccini
Via delle Cascine, 41 - Firenze
Teatro Verdi
Via Ghibellina, 101 - Firenze
Tender Club
Via Alamanni,4 - Firenze
Viper Theatre
Via Pistoiese - Via Lombardia - Firenze
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14 appuntamenti
di bernardo giachi
L’
Festival
d’Europa
Europa sceglie ancora una volta Firenze per costruire il proprio futuro.
Nell’Anno europeo dei cittadini torna nel capoluogo toscano dal 7 al
12 maggio, la seconda edizione del Festival
d’Europa, un evento di rilievo internazionale
promosso dalle maggiori istituzioni europee,
nazionali e regionali.
Le location prescelte sono come di consueto
le più prestigiose di Firenze; da Palazzo Vecchio, all’Auditorium di Sant’Apollonia, da
Palazzo Medici Riccardi alle Murate.
Qui infatti, si ospiteranno convegni, seminari,
workshop e spettacoli dal vivo che coinvolgeranno istituzioni accademiche, centri di ricerca, osservatori politici e associazioni culturali
del panorama nazionale e internazionale.
Il ricco programma del Festival si divide in
principalmente sette sezioni: Cultura, Didattica, Economia, Istituzioni, Partecipazione,
Spettacoli, Università.
Un momento sicuramente molto atteso del
Festival, è la conferenza internazionale The
State of the Union che si svolgerà giovedì
9 maggio nella consueta cornice del Salone
dei Cinquecento di Palazzo Vecchio. L’evento
vedrà la partecipazione di figure di primo piano della politica, dell’economia e del mondo
della ricerca europei: da José Manuel Barroso, Presidente della Commissione Europea, a
Laura Boldrini, Presidente della Camera dei
Deputati; da Emma Bonino, ex Vicepresidente del Senato italiano, a Mario Monti, Primo
Ministro italiano.
Grande è l’attesa anche per la conferenza
“Rethinking public spheres: gender and
religions” che vedrà tra i relatori il premio
Nobel per la Pace 2003, Shirin Ebadi, prima
donna iraniana e musulmana a ottenere il
prestigioso riconoscimento.
Alla sfera della politica e della comunicazione fanno capo una serie di eventi sul ruolo
dell’UE nello scenario internazionale, come
“Stati comunicativi d’Europa” titolo del convegno moderato da Dario Carella (vice direttore tg regionali Rai), che ripercorrerà il difficile rapporto tra media e UE; il corso “Giornalismo europeo” (8 maggio, Le Murate) e l’incontro “Università e inclusione: l’esperienza
del polo universitario penitenziario”, un’iniziativa di formazione nata in Toscana e che si
propone come modello positivo d’inclusione
sociale (9-10 maggio, Università di Firenze).
“Play with Europe”, è il titolo dell’iniziativa
che vedrà l’apertura straordinaria di quattro importanti istituzioni culturali: The British Institute of Florence, Institut Francais,
Deutsches Institut Florenz e Centro de lengua espanola. Il programma si articola in un
percorso ludico-linguistico (completamente
gratuito) con giochi, quiz, caccia al tesoro, per
sensibilizzare i più giovani al tema del multilinguismo europeo.
La scienza sarà la protagonista del progetto
“I cieli dell’Europa” che prevede, all’interno
dell’Osservatorio di Arcetri, due tipi di iniziative: le Bambineide dedicate a un pubblico junior, e le “Serate astronomiche” per gli
adulti.
Dal 7 al 9 maggio è il turno di “Arti dello
spettacolo: mecenatismo e modelli per un
nuovo Rinascimento nel Terzo millennio”.
Il progetto, a cura dell’International Studies
Institute, prevede tre giorni di dibattiti, incontri e performance dal vivo, rispettivamen-
te dedicati a musica, danza e teatro, che coinvolgeranno studiosi di prestigiose istituzioni
accademiche internazionali. Ciascuna giornata di studio si concluderà con uno spettacolo
dal vivo: il concerto “The two sides”, lo spettacolo di danza dell’University of California
Dance Company, e l’attesissimo spettacolo di
Giorgio Albertazzi, “La mia Firenze - Ricordi
di un figlio”.
Uno dei progetti di formazione più originali
dedicato alla lettura della Divina Commedia
si terrà sabato 11, quando prenderà il via
“All’improvviso Dante 100 canti per Firenze”
che trasformerà per cinque ore il centro storico della città nel palco di una grande performance popolare, rendendo ogni passante
uno spettatore.
Il tema della creatività giovanile nel campo
della fotografia verrà affrontato ne “La notte
della fotografia: open school” iniziativa promossa dalla Fondazione Studio Marangoni, e
nella tavola rotonda “VISIVI: la fotografia attraverso i linguaggi della contemporaneità”
organizzata dalla Fondazione Fratelli Alinari
sul progetto regionale toscanaincontemporanea2012.
Infine, per i cinefili, dal 7 al 10 maggio saranno le Giornate del cinema europeo (Teatro
Puccini, ingresso libero) con la proiezione di
quattro film vincitori e finalisti del premio
LUX: Io sono Li di Andrea Segre; Just the Wind
di Benedek Fliegauf; Le nevi del Kilimangiaro
di Robert Guèdiguian; Tabù di Miguel Gomes.
La rassegna è promossa dall’Ufficio d’informazione del Parlamento Europeo in Italia
in collaborazione con Europe Direct Firenze.
www.festivaldeuropa.eu
struscioni 15
di riccardo morandi
Due belle
ghigne
M
i son sempre piaciuti, anzi garbati, i “Gatti Mezzi”. Gli esperimenti spontanei, la loro musica, il loro mondo. Il mondo
della strada, della provincia e la loro profonda leggerezza nei brani che toccano e volano
subito dopo. Quattro dischi all’attivo, il duo
composto da Tommaso Novi e Francesco
Bottai, pianoforte e chitarra, unisce il mondo
semplice di una musica che fonde il jazz e lo
swing con la canzone popolare.
Come ascoltare Gershwin interpretato dallo zio Nedo in un bar sulla Toscoromagnola,
all’altezza di Navacchio.
Ho il piacere di incontrarli in occasione dell’uscita del loro disco “Vestiti Leggeri” per scambiare due parole fra toscani. Pisani e Fiorentini. È roba, insomma.
Gatti Mezzi. Pisani. Jazzisti o cantori di paese?
Non ci definiamo jazzisti: ci siamo umilmente
sporcati le mani con quel materiale ma non
abbiamo mai molto approfondito. Amiamo il
jazz e lo stesso swing, adoriamo Buscaglione:
il problema è che spesso lo stesso jazz è di
difficoltosa fruizione, annoia, perché in Italia
abbiamo avuto tanto free jazz e meno swing.
Diciamo che siamo jazzisti nell’attitudine e
nelle improvvisazioni.
Lungarno. I lungarni ci sono sia a Firenze che
a Pisa. Quale è il rapporto di voi pisani con la
città di Firenze?
Beh noi amiamo anche Firenze (risate, ndr)...
Diciamo che i fiorentini al mare, a Pisa, li vediamo come degli “oriundi”, c’è un po’ dell’esotismo. Ci sentiamo però molto più vicini ai
fiorentini che ai livornesi, con i quali parliamo,
e sicuramente parlate, due lingue diverse...
Suonate moltissimo, avete suonato anche
all’estero, in Francia e Canada. Come l’avete
raccontato il vostro mondo, quali sono state
le reazioni del pubblico?
Le occasioni sono state molto piacevoli: in
Francia eravamo ospiti del Consolato per la
Festa della Repubblica Italiana qualche anno
fa... è stata un’esperienza divertentissima, una
vera festa, “all’italiana”.
In Canada la cosa è stata più strutturata, ci
eravamo preparati anche delle “intro” in un
francese arrancato... abbiamo fatto sorridere
tanto e la gente ha davvero gradito.
“Vestiti leggeri”. Un disco diverso rispetto agli
altri, piu’ riflessivo e completo ma senza i personaggi e gli scenari che contraddistinguevano il vostro mondo. Cosa è successo?
Siamo cambiati, a livello umano e musicale.
Abbiamo ripescato sotto la cenere cose che
ci stimolavano musicalmente. E poi siamo diversi a livello umano, ci sentiamo cresciuti: i
figli ti cambiano. Guardiamo il mondo di casa
nostra e per forza di cose alcuni personaggi
non li vediamo più, ma ne vediamo altri. Nel
brano “Fame” ad esempio osserviamo un nostro amico ma traspare anche un po’ la nostra
paura di fare la sua fine, insomma.
Ho notato che nei vostri lavori non parlare
quasi mai della vostra adolescenza e poco
della vostra prima gioventù. Passate dai bimbetti agli anziani. Perché?
È una domanda stimolante: in effetti entrambi anche se con percorsi diversi abbiamo avuto una fase di giovinezza abbastanza
forte, vissuta. Al Macchianera (storico centro
sociale pisano, ndr) che ci ha dato tanto e in
altre situazioni analoghe. Abbiamo un buco
nel raccontarla, forse dobbiamo ancora somatizzare.
Si sente del cinema in questo disco, visioni e
riflessioni più corpose e più nitide.
Esatto. C’è molto cinema in questo disco.
A proposito, colgo la palla al balzo. Vi piacerebbe fare del cinema?
Adoriamo il cinema, aspiriamo a farlo e ci
piacerebbe molto, moltissimo. Francesco ha
partecipato anche ad un lavoro andato molto bene “I primi della lista” di Roan Johnson.
Ci piacerebbe avere i nostri volti sul grande
schermo: ce li vediamo bene in un film neorealista, o in una commedia del 1966. Siamo
comunque narcisisti, c’è poco da fare!
La vosta particolarità è che siete un duo composto in pratica da due cantautori. Raramente fraseggiate a due voci. O scrivete a quattro
mani. Come ve lo spiegate?
È vero, è un’alchimia a cui noi spesso riflettiamo: ci siamo incontrati diversi anni fa, musicando delle strofe in vernacolo ed è nata
questa magia. È una cosa strana in effetti, noi
si fa “all’amore” con la musica sul palco, ed è
vero, la nostra formula piace anche se è atipica. Oddio, ci piacerebbe guardare a noi come
si è guardato al duo Dalla e De Gregori, giusto per spararla (risate, ndr). Due belle ghigne
tutti e due...
È Natale: scelgo di regalare un vostro disco e
mi avanzano i soldi per aggiungere un disco
al vosto “Vestiti leggeri”. Cosa mi consigliate?
Sicuramente o un disco di Dalla oppure uno
di Gianmaria Testa. Anche se adoriamo, avendoci lavorato insieme, Dario Brunori.
Sempre sui vostri dischi: a chi regalareste il
pacchetto della vostra discografia?
Ad una persona cattiva, anche se sembriamo
due bambini in questa risposta. Per fargli capire che il mondo è pieno di tanti sentimenti
belli. Per redimerlo forse? Boh! Ah, poi sicuramente ad un regista: Ettore Scola. “Una giornata particolare” è un film che ci ha segnato.
Lascio i due Gatti andare riflettendo sull’espressione “due belle ghigne” e mi domando
“O che vordì? Che diono questi?”. Mi son messo
a pensare in pisano. Potere della musica? Forillustrazione di Jacques Callot
se. Bravi gatti.
16 pellicole
di caterina liverani
Il più bel
cinema di
resistenza
L
a cultura a portata di film. Questo lo
slogan del Portico, lo storico cinema
fiorentino di via Capo di Mondo, che
dal 2007 accanto ad una programmazione che va dai campioni d’incassi alle
opere d’essai ospita presentazioni, eventi e
dibattiti. Sono Monica Caloffi e Mariano Inghilesi, responsabili e animatori di iniziative
che sono diventate appuntamento fisso di
tanti appassionati, ad accogliermi nel cinema
un lunedì pomeriggio, prima dell’arrivo degli
spettatori. Una lunga e bella chiacchierata
fatta con chi il cinema lo vive, lo ama e lo promuove. Mi raccontano i successi, “quella volta
che presentammo Si può fare di Giulio Manfredonia e le persone erano talmente tante che
abbiamo dovuto spostare tutti dalla Sala Verde
a quella Blu (540 posti tutti esauriti)” e le difficoltà: “Purtroppo la posizione e la mancanza di
parcheggi non aiuta.”
Monica: Abbiamo cominciato a ospitare prime e presentazioni nel 2007: Il vento fa il suo
giro di Giorgio Diritti, Alessandro Baricco e il
suo Lezione 21 e James Ivory venuto per accompagnare Quella sera dorata, furono tra i
nostri primi eventi.
L’attenzione è costantemente rivolta verso gli
interessi del pubblico, ci preoccupiamo di tenerlo costantemente informato attraverso la
mailing list e la pagina facebook.
Mariano: Siamo impegnati anche nell’autoproduzione dei volantini informativi distribuiti all’ingresso della sala nei quali inseriamo
note di regia e curiosità. Sono piccole cose
che le persone apprezzano molto.
Tanto il cinema italiano di qualità che il Portico ha portato in sala promuovendo autori
spesso giovani, su tutti Marco Righi con I
giorni della vendemmia diventato un vero e
proprio cult.
Monica: Tra i film italiani che abbiamo ospitato sono particolarmente legata a Dieci
inverni di Valerio Mieli su cui decisi di scommettere programmandolo durante il periodo
natalizio.
Mariano: Non solo cinema italiano, ma soprattutto cinema europeo in tutte le sue
declinazioni: dall’impegno alla commedia.
Il Portico fa parte del circuito Europa Cinema che promuove film di diversi paesi della
Comunità. Spesso di tratta di co-produzioni
francesi come ad esempio Ciliegine, l’esordio
alla regia di Laura Morante di cui abbiamo
ospitato la premiere la primavera scorsa registrando il tutto esaurito.
Quello che entusiasma davvero i nostri spettatori e senz’altro il dibattito, - prosegue Mariano - la possibilità di confrontarsi alla fine di
una proiezione e magari raccontare aneddoti
o sensazioni legate all’argomento del film.
Talvolta potrebbe andare avanti per ore, è
difficile farlo finire.
L’offerta del Portico non si limita solo al ci-
nema spiega Monica. Giovedì 11 aprile abbiamo proposto Manet, Ritratti di vita, proiettando grazie al satellite le immagini della
mostra alla Royal Academy di Londra. Un
evento che ha lasciato il pubblico incantato
dalla nuova prospettiva di osservazione dei
dipinti permessa dal grande schermo.
Mariano: La cultura ha tante declinazioni,
non solo l’arte e l’impegno, ma anche la riscoperta dei grandi classici al cinema: Blues
Brothers, A qualcuno piace caldo, Colazione
da Tiffany, alcuni dei titoli proposti in questi
anni. Ricordo l’entusiasmo delle persone nella serata di Ritorno al futuro con la DeLorean
parcheggiata fuori dal cinema.
Tantissimi gli ospiti che hanno animato le
serate e le conversazioni con il pubblico nel
corso degli anni, racconta Mariano. Un tratto
in comune è sicuramente la grande stima e
amicizia dimostrata verso il Portico, una realtà cittadina importante con uno staff cordiale
e preparato. Ricordo le parole di Alessandro
Baricco che lo definì “il più bel cinema di resistenza”, parlando appunto dei cinema di città
che resistono alle mode, all’apertura dei multiplex e alla crisi.
Tra i prossimi appuntamenti dal 16 maggio Il
Grande Gatzby di Buz Luhurmann in 3D.
per info e contatti: www.multisala-ilportico.it
interviste doppie 17
di riccardo sgamato
Risponde Lorenzo Fontanelli
Indie Fest
Rispondono Francesca Scozzarro, Alberto Granucci, Adriano Celentano e Yari Pedone
Perché un festival di musica indipendente a Firenze?
Se nomini la musica indipendente a Firenze non fai altro che aprire un cassetto pieno di ricordi. Negli anni ‘80 esisteva una scena musicale fiorentina che
era un punto di riferimento per tutta l’Italia, mentre adesso ricordiamo troppo
spesso quei tempi senza riuscire a valorizzare quello che la città ha da offrire
alla musica. A Firenze non manca certo qualcosa per tornare nuovamente ad
essere un punto di riferimento nazionale per la scena alternativa italiana. Bisogna ricominciare a vedere la musica dal vivo per quello che è realmente: arte.
Ovviamente dire che in una città come Firenze l’arte ha grande importanza,
grande possibilità di sviluppo e un pubblico sempre attento, è un po’ come
scoprire l’acqua calda.
Snocciola in breve il cartellone per i nostri lettori.
Fortezza Sound è un evento di due giorni di musica all’interno della Fortezza
da Basso; si alterneranno sul palco dodici artisti fra i più rappresentativi della
scena alternativa e indipendente.
La chiusura della prima serata del festival non poteva non essere affidata ad
uno dei gruppi di riferimento della musica indipendente fiorentina di cui parlavamo prima, i Diaframma; insieme a loro suoneranno realtà emergenti e
band storiche dell’indie italiano. I Cosmetic dalla Romagna, l’Officina della
camomilla da Milano, i Lumen da Torino, e i Piet Mondrian e La Rappresaglia
dalla nostra amata toscana.
Il sabato sarà impostato su sonorità più “cantautoriali”. La chiusura del Fortezza Sound sarà affidata a DiMartino, giovane cantautore che si sta affermando
sempre di più nella scena indipendente, insieme a lui suoneranno L’Orso da
Milano, Edipo da Roma, Paletti da Brescia, Oratio dalla Sicilia e i Mamaonga
da Empoli.
Quali feedback avete raccolto in Città?
La città ha accolto con molto piacere questa iniziativa: la musica a Firenze ha
sempre delle orecchie pronte ad ascoltarla, ma soprattutto piace l’idea di creare un evento di portata nazionale con gruppi e pubblico provenienti da tutta
Italia. Inoltre, inserita nel contesto della Notte Blu, è un piacere che il nostro
evento possa essere un manifesto della musica indipendente italiana da mostrare ai visitatori provenienti da tutta Europa.
Quali sono gli obiettivi e le prospettive future che vi proponete per questo festival?
Uno degli obiettivi futuri è far crescere questo neonato festival. Vorremo
contribuire all’affermazione di una nuova scena musicale cittadina e aiutare
il movimento culturale fiorentino a diventare anche nella musica un punto
di riferimento nazionale. Forse siamo dei sognatori, ma come possiamo non
esserlo in una città come Firenze?
www.fortezzasound.it
Perché un festival di musica indipendente a Firenze?
Crediamo sia importante supportare la musica indipendente, e farlo tramite un evento gratuito è ancora più democratico. D’altronde lo facciamo ogni
giorno a Radio Fleur e poter organizzare due giorni di musica su un palco nel
cuore di Firenze in occasione della “Notte Blu” del Festival d’Europa, è stato
per noi una grande soddisfazione. I due giorni saranno in diretta streaming
su www.radiofleur.it e questo caratterizza ancora di più il progetto perché saremo ascoltabili in tutto il mondo. Oltre ai live set avremo anche occasione di
intervistare le band e farci raccontare le loro esperienze musicali con l’adrenalina ancora in circolo. Abbiamo inoltre un partner d’eccezione, la rivista Il
Mucchio, che ringraziamo per il supporto, in particolare nella persona di Elena
Raugei che fin dall’inizio ha sposato il nostro progetto.
Snocciola in breve il cartellone per i nostri lettori.
La manifestazione si apre con Il Geometra Mangoni. Seguirà poi la Recycling
Band, gruppo polacco che fa musica con strumenti riciclati da loro costruiti. Poi toccherà agli Walking the Cow, Blue Willa e UnePassante, tre progetti
musicali toscani diversi, ma che hanno riscosso ottimi consensi in Italia e all’estero. Saliranno poi sul palco gli Schonwald, duo emiliano pieno di fascino
elettronico e a chiudere col botto la serata ci penseranno i Drink to me, artefici
di uno dei dischi più belli ed energici del 2012.
La seconda giornata è stata riservata ad un altro aspetto della sperimentazione musicale. Si parte con The Bad Mexican, una band che apre la giornata
all’insegna di ritmiche complesse e una buona dose di “elettronica”. Seguono
poi gli Est Morgana, col loro sound di sapore zappiano. A chiudere questa parentesi rock ci penseranno i Tongs. Andando verso sera, il sound sperimentale
dei Portfolio ci condurrà verso le ultime due band dai tratti più avant-garde:
i pistoiesi Karl Marx Was a Broker e i livornesi Appaloosa. Siamo molto orgogliosi delle band che siamo riusciti a coinvolgere per questo evento.
Quali feedback avete raccolto in Città?
Abbiamo raccolto grande entusiasmo e complimenti per la nostra scelta artistica, sia da parte dei musicisti che dai nostri ascoltatori fedeli di Radio Fleur,
come anche da tutti gli appassionati di musica. Piace in particolare il fatto che
i concerti si svolgeranno in una delle piazza più belle della città (e d’Europa) e
che ovviamente sia un evento gratuito.
Quali sono gli obiettivi e le prospettive future che vi proponete per questo festival?
Speriamo di poter replicare questa esperienza nei prossimi anni. In futuro
comunque, grazie alla nostra radio, contiamo di organizzare tanti altri eventi
musicali. Abbiamo già dei bei progetti in lavorazione. Li conoscerete presto,
magari sulle pagine di Lungarno.
www.radiofleur.it
18 perle
di Lespertone
Discografia essenziale:
“Touch Me I’m Sick” Singolo (1989, Sub Pop)
“Superfuzz Bigmuff” EP (1988, Sub Pop)
“Halloween” Singolo, cover Sonic Youth (1989, Sub Pop)
“Mudhoney” (1989, Sub Pop)
“Every Good Boy Deserves Fudge” (1991, Sub Pop)
“Piece of Cake” (1992, Reprise)
“My Brother the Cow” (1995, Reprise)
“Tomorrow Hit Today” (1998, Reprise)
“March To Fuzz” Raccolta (2000, Sub Pop)
“Since We’ve Become Translucent” (2002, Sub Pop)
“Under a Billions Suns” (2006, Sub Pop)
“The Lucky Ones” (2008, Sub Pop)
“Superfuzz Bimuff” Ristampa Deluxe Edition (2008, Sub Pop)
“Vanishing Point” (2013, Sub Pop)
Mudhoney
L’
arrivo dei Mudhoney a Firenze, in
data unica in Italia.
A venticinque anni da ‘Touch Me
I’m Sick’.
E tutto è come in quegli anni. Nel bene.
Aprile, tempo di Record Store Day e di
‘Touch Me I’m Sick’. Sono passati venticinque anni da quando la Sub Pop di Seattle
mise il suo primo numero di catalogo su
una produzione e da quando quel singolo sconvolse il mondo rock alternativo. Un
po’ come fare gol da centrocampo o un
vincente sotto le gambe a tennis. Uno di
quei jolly che capitano una volta nella vita.
E bisogna saperli sfruttare. Ora, bisogna capire se i Mudhoney quel jolly, son riusciti a
sfruttarlo o meno. O più che altro, se hanno
voluto effettivamente sfruttarlo. La storia
dei Mudhoney, il cui nome è un omaggio
ad una pellicola a luci rosse di Russ Meyer,
nacque sui banchi di scuola, tra cazzeggi e
strane performance in classe. Lì si incontrarono Mark Arm e Steve Turner che, dopo
appunto le prime ingenuità adolescenziali
con un improbabile progetto a nome Mr
Epp. And the Calculation, si misero a fare le
cose un po’ più sul serio con una nuova avventura, i Green River. A loro si aggiunse il
batterista Alex Vincent e, subito dopo, i fu-
venerdì 31 maggio 2013
Viper Theatre - Firenze
turi Pearl Jam, Stone Gossard e Jeff Ament.
Nonostante una line-up tutt’altro che solida - Turner se ne andò quasi subito - non si
possono non segnalare l’EP “Dry As A Bone”
e l’album “Rehab Doll”, che adesso sono disponibili assieme su un unico CD. Non siamo neanche al 1987. Proprio in quell’anno,
i Green River si sciolgono mentre Arm e Turner si re-incontrano. Nascono i Mudhoney
ed arriviamo alla ‘Touch Me I’m Sick’ di cui
sopra, contenuta poi nel clamoroso mini LP
di debutto “Superfuzz Bigmuff”. Entrambe
le copertine diventeranno storiche, quella
del singolo è il famoso cesso, mentre quella dell’album diverrà marchio di fabbrica di
tutte le produzioni Sub Pop, headbanging,
foto in bianco e nero e palchi devastati. È
puro rock’n’roll, garage, di matrice Stooges.
Solo che non siamo a Detroit (o dintorni) e
tutto ciò sta accadendo a Seattle. Il resto è
storia più o meno nota a tutti. I Mudhoney
diventarono il gruppo più rappresentativo
dell’etichetta ed i Sonic Youth se ne innamorarono portandoli in tour. Quel tipo di
suono, sporco, grezzo, urlato, viene chiamato Grunge e l’industria discografica che
conta ci annusa un bel po’ di dollaroni. I
Soundgarden, brevemente su Sub Pop con
qualche 7”, vengono messi sotto contratto
da A&M, i Nirvana dalla Geffen, gli Alice in
Chains dalla Columbia ed i Pearl Jam dalla
Epic. Ed i Mudhoney? Finiscono su Reprise
che cercava di non rimanere al palo. Eccolo
qua il jolly. Sfruttato? Non sfruttato? Non
si sa. Si sa solo che i Mudhoney ci arrivano
dopo una manciata di album eccellenti, tra
cui “Mudhoney” (1989) e “Every Good Boy
Deserves Fudge” (1991), e che le uscite major non spostano di una virgola né il sound
né l’attitudine della band. Sì, vengono aggiunti un po’ di fiati, tutte le band garage,
rock’n’roll lo fecero. Anche se di dischi belli
in quel periodo ne sono usciti, eccome. Perché “Tomorrow Hit Today” è un gran disco.
Ma niente per venire incontro a qualcuno.
Non è dato sapersi se per volontà o altro.
Il fatto è che, tra tutte le band del giro di
Seattle, i Mudhoney sono stati gli unici a
non capitalizzare quanto avrebbero potuto. E questo ce li fa amare più del necessario. Perché sono sempre lì. Hanno trovato nuovamente su Sub Pop ad inizio millennio
con “Since We’ve Become Translucent” - la
loro giusta dimensione e dal vivo in pochi
sono come loro. Per questo ogni nuova
uscita della band di Mark Arm è attesa per
avere quelle conferme di cui tutti noi abbiamo bisogno. Ed avevamo tremendamente
bisogno di un nuovo album, “Vanishing
Point”, e di rivederli dal vivo. Detto, fatto.
B
irra MOA nasce a Firenze nel 2011.
A crederci Andrea e Riccardo, due
homebrewer, cioè birrai casalinghi,
che dopo anni di sperimentazioni
e ricette sui fornelli di casa, corsi, concorsi e
premi, hanno deciso di fare salto, trasformando la passione in attività.
Il MOA nasce dalla condivisione di più passioni: per la birra artigianale certamente ma
anche per il tradizionale piacere di offrire agli
amici qualcosa di speciale, fatto in casa, e per
la smania di sperimentare, entrare in nuovi
mondi gustativi.
“MOA è l’acronimo di My Own Ale, perché
è la nostra birra, fatta da noi esattamente
come l’avremmo scelta per noi e per gli amici più cari: con gusto, di gusto, col cuore.”
La linea MOA è composta, al momento, da
quattro birre ispirate a stili e ricette della tradizione, rivisitate secondo il gusto dei mastri
birrai. I loro nomi prendono spunto dal grado
zuccherino del mosto di birra: il grado plato.
Più il grado plato è alto, più la birra si presenterà alcolica e corposa.
Lo stile MOA è pulito, essenziale e raffinato,
ad ogni birra è associato un colore, ripreso
nella capsula e in etichetta, a suggerire quello che sarà il reale colore della birra nel bicchiere.
Le quattro birre scelte ripercorrono inoltre
quattro diverse occasioni di degustazione:
dall’aperitivo al dessert, prestandosi ad abbinamenti gastronomici equilibrati.
La prima nata è la bionda 12Plato, ispirata
alle American Pale Ale, una birra realizzata con malti chiari e una miscela di quattro
luppoli, con cinque gradi alcolici. Il colore è
dorato brillante; il profumo presenta note di
caramello e aromi di frutta bianca e agrumi,
che ben si bilanciano con l’amaro del luppo-
startup 19
di riccardo miniati
Birra
MOA
lo. Il risultato è una birra fresca, dissetante e
beverina, che incontra il plauso di neofiti ma
soprattutto degli esperti del settore. Sono
loro che le riconoscono il secondo posto al
premio Birra Artigianale dell’anno 2013,
(concorso nazionale per la migliore birra artigianale italiana, organizzato da Unionbirrai)
all’interno della categoria “Italian Golden Ale”
(birre chiare, alta fermentazione, basso grado
alcolico). La 12plato conquista il podio tra
556 birre iscritte al concorso, divise in 24 categorie di appartenenza, in tutto 104 birrifici artigianali partecipanti. La giuria, composta da
34 esperti italiani e stranieri è organizzata da
Flavio Boero (Quality Assurance Manager in
Carlsberg ed esperto giudice internazionale).
Con i suoi 4.5 gradi alcolici, la 11Plato, profumata e leggera è perfetta come aperitivo. In
stile Blanche è una birra di grano dal caratteristico color opalescente, giallo pallido. Il profumo è fresco e speziato grazie all’aggiunta di
coriandolo e buccia d’arancia, come prevede
la ricetta da oltre 400 anni.
Ispirata alle Stout irlandesi, la 14plato nasce
da una miscela di otto malti, luppolo e cacao.
La birra si presenta nera, con schiuma densa e
persistente. Il profumo è ricco con note di caffè, cacao e caramello; in bocca è leggermente
vellutata. Ottima anche con cioccolato e dolci
al cacao. 5.5 gradi alcolici.
In stile Indian Pale Ale, la 16plato con i suoi
riflessi ramati è espressione di una miscela di
luppoli inglesi che ne esaltano il bouquet con
profumi floreali. Il corpo rotondo, l’amaro ben
bilanciato e il grado alcolico importante (6.5
gradi alcolici) la rendono perfetta a tavola anche con cibi elaborati.
La storia delle birre MOA è partita da Firenze,
dove ha trovato velocemente i primi consensi e ormai consolida la sua posizione presso
punti vendita specializzati, gastronomie di
livello, enoteche e ristoranti.
Ora l’azienda è pronta a muoversi su tutto
il territorio nazionale, e fuori dai confini, ma
sempre a piccoli passi, perché la qualità ha
bisogno di tempo, ed il piacere è slow.
www.moabirra.it
20 palati fini
di gianluca volpi e martin rance
Street food
in Florence:
il lampredotto
L
o street food oggi è di gran moda e
lo si esalta con presentazioni raffinate e ricercate, ma il cibo di strada
ha una storia molto lontana.
La sua origine si perde nella storia antica,
probabilmente fu inventato e diffuso dai
popoli nomadi, ma furono i romani a farne un tratto distintivo della loro cucina.
Le tabernae romane offrivano, infatti, cibo
di strada da consumare velocemente, oppure si limitavano a scaldare le vivande
che venivano loro consegnate. Si trattava,
ovviamente, di un cibo per poveri, disdegnato dalle classi agiate, ma diffusissimo
nel disordinato flusso delle strade romane.
Addirittura il consumo di cibo di strada veniva considerato come cosa sconveniente e
di cui vergognarsi per gli appartenenti alle
classi più agiate. A Pompei restano ancora
oggi le vestigia delle antiche tabernae, per
raccontarci con straordinaria precisione
come si svolgeva il rito del cibo di strada di
oltre duemila anni fa.
Nel Medioevo il cibo di strada prosegue la
sua fortuna come cibo da consumarsi velocemente e dedicato alla povera gente. In
strada si vendevano pane, salsicce, frittelle
e tante altre piccole cose.
Nei secoli successivi il cibo di strada prosegue la sua fortuna come strumento per
sfamare la povera gente ed i viandanti, che
intendevano spendere poco e nutrirsi velocemente. La fortuna dello street food ha
varcato i confini europei, per essere reinterpretato nel Stati Uniti, dove è stato diffuso
l’Hamburger, inventato nella città di Amburgo e l’hot dog!
Oggi il cibo di strada è stato oggetto di attenzione da parte dei grandi chef internazionali come lo spagnolo Adrià o il francese
Robuchon, che lo hanno rielaborato e reinterpretato con estrema raffinatezza concedendosi la licenza di aprire delle catene di
ristorazione veloce di alta qualità nei rispettivi Paesi.
A Firenze dici street food e pensi al lampredotto. E le “trippe” sono già presenti nelle
cronache del Quattrocento, che raccontano
come sulle sponde dell’Arno i membri della
corporazione dei Trippai trasformavano le
interiora dei capi lavorati dai vicini macellai
in cibo economico e nutriente per le classi
popolari.
E “discendenti” di quei trippai sono i ban-
chini che oggi, dalla colazione al pranzo, distribuiscono lampredotto ai passanti affamati, quasi sempre nel tradizionale semelle,
il classico panino fiorentino discendente
del semmel austriaco portato in Toscana dai
Lorena, preventivamente bagnato nel brodo, e condito a seconda dei gusti con sale,
pepe, salsa verde e piccante.
Il lampredotto è il quarto stomaco dei bovini, l’abomaso. Assieme al lampredotto i
banchini offrono anche un’ampia varietà di
interiora cucinati quasi sempre bolliti o in
umido: trippa, lingua, poppa, e tutto quanto si possa ricavare dal dalla lavorazione del
cosiddetto quinto quarto.
Una nota di colore: storicamente la lavorazione delle trippe si era stabilita in San
Frediano, e l’acqua di cottura era il famoso “brodo di trippa di San Frediano”, al cui
acquisto era designato, tutti i pomeriggi, il
garzone di bottega degli artigiani d’Oltrarno. Era cibo povero ed economico, spesso
non così nutriente, cosicché quando qualcuno era stanco o debole al lavoro si diceva
“per forza, mangi solo brodo di trippa!”.
www.cipollerosse.it
Parole
21
di sara loddo
CHRISTIAN FRASCELLA
Il panico quotidiano
DANIEL PENNAC
Ernest e Celestine
208 pp. - Einaudi - 2013
186 pp. - Feltrinelli - 2013
A tre anni di distanza da “Mia sorella è una
foca monaca”, opera prima con cui l’autore
torinese si era fatto ampiamente apprezzare
da critica e pubblico, esce “Il panico quotidiano”, romanzo autobiografico in cui Frascella racconta la propria convivenza con un
male oscuro come le crisi di panico.
Ripercorrendo le origini della malattia, a
partire dalla sua prima manifestazione durante un turno notturno in fabbrica, l’autore
descrive con un tono mai pesante né drammatico lo sconvolgimento causato dal panico, che lo porterà ad andare a fondo, fino ai
traumi della propria infanzia.
Il mondo di sopra e il mondo di sotto. Il primo è abitato dagli orsi, il secondo dai topi.
Due mondi contrapposti e ostili, inconciliabili. Non fosse per due personaggi speciali,
Ernest e Celestine, che, a dispetto di tutto,
diventano amici inseparabili, infrangendo
qualsiasi regola, per seguire le proprie passioni ed essere felici. Con un racconto ispirato alle illustrazioni dell’amica scomparsa
Monique Martin, Pennac ci regala un libro
fantasioso e leggero, per bambini e per adulti che non vogliono smettere di sognare.
A cura di
PAUL MAHER JR.
Tom Waits - Il fantasma del
sabato sera
409 pp. - Minimum Fax- 2012
Il cantastorie bizzarro, la voce degli emarginati, il sociopatico che non ama parlare
delle proprie vicende private, il provocatore
che interroga i suoi intervistatori, ma anche
il poeta che ha amato Kerouac e Bukowski,
l’attore, il compositore di colonne sonore,
lo sperimentatore capace di modificare il
proprio stile in maniera radicale, rimanendo
sempre fedele a se stesso, la persona normale, il figlio di un professore, il marito e il padre. Tom Waits è tutto questo e molto altro.
È Tom Waits, una figura unica nel panorama
musicale internazionale, che viene ripercorsa in questa raccolta di interviste, rilasciate
dal 1973 al 2008.
CAN’T EXPLAIN
ZEROCALCARE
“Un polpo alla gola” (192 pp. - Bao Publishing - 2012)
Il successo del fumettista Michele Rech, aka Zerocalcare, apprezzato per le strisce del suo blog e per la prima graphic
novel “La profezia dell’armadillo”, si conferma con “Un polpo alla gola”, storia dai tratti noir che coinvolge tre amici, una
scuola e una casa abbandonata nel bosco, nel corso di tre fasi distinte della vita – infanzia, adolescenza ed età adulta.
Con una leggerezza rara, Zerocalcare affronta il tema del rimorso fra vicende quotidiane e geniali camei propri della
cultura pop degli anni ’80 e ’90, come David Gnomo e Kurt Cobain.
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22
Suoni
di Lespertone
IRON & WINE
“Ghost on Ghost” (4AD)
DANIEL JOHNSTON
“Space Ducks” (Feraltone)
LA BAND DEL BRASILIANO
“Vol. 1” (Cinedelic Records)
Avevamo lasciato Sam Beam, Iron & Wine
quando suona, un po’ preoccupati, un paio di
anni fa, dopo “Kiss Each Other Cleans”. Lo vedemmo anche dal vivo a Bologna, e non ne
uscimmo troppo confortati, al di là del caldo
assassino che ci accompagnò durante tutta
l’esibizione. Dopo i trascorsi su Sub Pop – indimenticabile il suo “Our Endless Numbered
Days”, quasi fosse una risposta a “Either/Or” di
Elliott Smith – sembrava giunto il momento
del grande passo e della prima volta su Warner
(in Europa, 4AD). Sarà sicuramente una coincidenza, ci mancherebbe, ma c’era qualcosa
che non andava. Benissimo la voglia di cambiare, di evolvere i proprio suoni. Ma c’erano
troppe cose fuori posto, arrangiamenti eccessivi e tanto sax, troppo. Capita, non c’è alcun
problema. Tutto, infatti, è stato messo a fuoco
con il nuovo album “Ghost On Ghost”. È stata
scelta una strada, che è sì quella Folk ma delle
forti, fortissimi venature Soul. Le pesantezze e
la forma sono perfettamente equilibrati e l’uso del sax, qui, è quanto di più misurato Sam
potesse architettare. Anche perché ci sono
anche gli archi, altri fiati, doppie voci, la steel
ed una batteria jazzata, tutto magnificamente
assemblato da Brian Deck, già con Iron & Wine
(ma anche con Modest Mouse, Gomez e Califone) e membro dei Red Red Meat. L’esempio lampante è nell’apertura di ‘Caught in the
Briars’, per l’equilibrio di cui sopra, e nella successiva ‘The Desert Babbler’, quando ci riferiamo al Soul. C’è anche un singolone di quelli
appiccicosi, ‘Grace for Saints and Ramblers’.
Insieme al già citato “Our Endless Numbered
Days”, questo “Ghost on Ghost” rischia di essere il miglior episodio della discografia di Iron &
Wine. E torneremo a vederti, Sam. Bentornato.
Non è facile scrivere o parlare di Daniel Johnston - nostro eroe, disegnatore e musicista fra
i preferiti - cercando di essere lucidi e di non
farsi trasportare dall’emozione. Amato dall’intellighenzia alternative - ricorderete Kurt Cobain mentre indossava una t-shirt con la copertina del disco “Hi, how are you?” – Daniel
soffre di schizofrenia e disturbi bipolari. Roba
grave, insomma. Roba che spesso gli impedisce di esibirsi in pubblico. E quante volte lo
abbiamo aspettato, invano, tornando a casa
a mani vuote e con un filo di tristezza. D’altronde se hai 30 anni di carriera alle spalle, hai
realizzato più di 20 dischi e gente come Death
Cab for Cutie, The Flaming Lips, Tom Waits,
Beck, Tv on The Radio si son presi la briga di
fare cover delle tue canzoni e ti fanno un disco tributo (rarissimo solitamente per chi,
fortunatamente, è ancora in vita) diventi per
forza un personaggio di culto. Lo scorso anno
è uscito il suo primo libro illustrato, “Space
Ducks”, finalmente pubblicato attraverso canali ufficiali, dopo che molti suoi lavori, finora,
sono stati difficilmente reperibili. Per celebrarne l’uscita, Daniel, ha fatto le cose in grande
ed ha scritto l’omonima colonna sonora, composta da sette tracce inedite e nuove canzoni
realizzate per l’occasione da Unknown Mortal
Orchestra, Jake Bugg, Die Mason Die, Eleanor
Friedberger (sorella di Matthew, con lui nei
Fiery Furnaces), Deer Tick e Fruit Bats. L’album,
che è accompagnato anche da una versione
adattata del fumetto in 24 pagine, mantiene
intatto tutto il romanticismo di Johnston, tra
folk al solito bislacco, la voce sempre al limite, psychedelia e quell’approccio necessariamente naïf, che ce lo rende irresistibile. Per
conoscerlo meglio, vi consigliamo la visione
del documentario “The Devil and Daniel Johnston”. Commovente.
Esistono dischi in cui ci si tuffa dentro.
Possono essere di Bowie, dei Daft Punk o
di Jovanotti: lavori dove si ha la sensazione che ogni singola nota sia messa non
per assonanza o orecchiabilità tecnica,
ma perché doveva esserci. Al punto giusto. La Band del Brasiliano, dopo avere
suonato parte dei brani della colonna
sonora dell’azzeccato film “La Banda
del Brasiliano”, esordisce con un lavoro
praticamente perfetto. Una sequela del
miglior sound uscito da un compasso
immaginario che ti prende e ti scaraventa direttamente nel 1972 raccogliendo
sonorita’ beat/funky e lounge, colonne
sonore dei cosiddetti “poliziotteschi”,
Morricone e Cipriani. Il filo conduttore è
questo suono, che permette di gustare
“Volume 1” in ogni stato d’animo, in ogni
situazione. Poi farci l’amore (Deep Throat), puoi correre o sparare (Drugs And
Violence), puoi addormentarti pensante
(Brozzi’s Theme). L’esecuzione è ottima,
forte anche delle azzeccatissime sezioni
ritmiche e della voce splendida più che
mai di Serena Altavilla. E della carica perfetta che viene rilasciata in ogni singola
nota di questo disco, sicuramente esportabile come lo sono i “fratelloni” Calibro
35.
Uno shaker perfetto per un cocktail che
gustato nel novembre del 1973 in un
night della provincia di Cremona sarebbe
stato il massimo, ma che anche noi apprezziamo. Eccome.
(Riccardo Morandi)
EPITAFFIO Franco Califano (Tripoli, 14.09.1938 - Acilia, 30.03.2013)
Quante discussioni per difenderti, Califfo. E quanto fiato sprecato. Tutti questi intellettuali che ti hanno escluso dall’olimpo dei veri
artisti. Hai deciso di goderti la vita, e l’hai pagata. Ma che ce frega a noi. La pacchia è durata un bel po’, giusto il tempo di capire
che niente ci nobilita quanto la libertà. L’hai sempre cantata. Vale più l’arte o la vita? Vale più il riconoscimento artistico o una bella
scopata sul lungomare davanti ad un Fernet? La poesia è un’invenzione di chi non sa affrontare la noia dei giorni e delle notti. E
non è cosa per noi, niente per cui vale la pena vivere è mai passato attraverso il cervello. E tu ce l’hai insegnato Califfo. A rispettare
le passioni. A mettere il dito nella piaga. Nessuno ha descritto la vita come l’hai descritta tu. Il tempo determinato dell’innamoramento. La fine che ci aspetta. Le illusioni morte nell’ultimo tiro di Muratti. Senza tante pose, se non quella di essere un uomo che
accetta le sue miserie. Perché è questo quello che siamo, ma sempre a testa alta, con un sigaro in bocca e con una macchina veloce
sotto il culo. Con gli eccessi, i pianti. Come essere grandi senza crescere. Senza giustificarsi perché perdi la testa per un seno di
donna. E poi l’amore per questa cazzo di vita che ci passa attraverso ogni giorno e sembra che ce ne dimentichiamo di continuo.
L’hai afferrata tutta, e chi se ne frega delle canzoni. Ok, hai fatto quello. Non è importante adesso. Non ci prendiamo così sul serio.
L’eternità sta nell’oliva del cocktail Martini. E non te la toglie nessuno.
Zanobacci
amove 23
di lorenzo coppini