l` albero e l`arabesco

Transcript

l` albero e l`arabesco
L’ ALBERO E L’ARABESCO
I mezzi con cui si dipinge non possono mai essere abbastanza semplici. Mi son sempre sforzato
di diventare più semplice. Ma la massima semplicità coincide con la massima pienezza. Il
mezzo più semplice libera al massimo della chiarezza lo sguardo per la visione. E alla lunga,
solo il mezzo più semplice è convincente. Ma da sempre c’è voluto coraggio per essere
semplici. Credo che non ci sia niente al mondo di più difficile. Chi lavora con mezzi semplici
non deve aver paura di diventare apparentemente banale.
Henri Matisse, da una conversazione con Gotthard Jedlicka, 1952
“Sebbene sentissi l’albero per intero, quando volevo disegnarlo era il tronco ad assorbirmi se lo dovevo
terminare: lo completavo dei rami con un disegno esplicativo, per me privo d’interesse. Dunque mi son
sentito più volte respinto dallo studio degli alberi, da molto tempo, sempre, fino a qualche mese fa: quando,
senza premeditazione, ho preso un blocco di carta da lettere ed ho provato a disegnarvi dei rami fronzuti con
i mezzi più semplici, e man mano, mentre usciva l’inchiostro dalla penna sulla carta, vedevo formarsi del
fogliame. Avevo già notato che nei lavori degli Orientali il disegno dei vuoti lasciati intorno alle foglie contava
quanto quello stesso delle foglie. Che in due rami vicini, le foglie di un ramo erano più in rapporto con quelle
del vicino che con le foglie del medesimo ramo.
Le foglie di un ramo erano tutte disegnate nella stessa direzione, con la stessa forma; e sarebbero state
monotone senza le foglie del ramo vicino cui facevano da contrappunto grazie al disegno del vuoto che
separava i due rami. […] Ho perciò disegnato le foglie man mano che costruivo i rami, con un disegno
semplificato, ad esempio: le foglie soltanto, senza nessuna nervatura. Nota che queste foglie sono belle
piene. Se vi avessi voluto aggiungere le nervature, le avrei distrutte. Solo in un altro disegno fatto dopo, ho
potuto inserire la nervatura come un nuovo elemento compositivo. Poi ho fatto un tronco coi rami sullo
stesso piano, paralleli all’orizzonte. E poi in un altro disegno ho potuto mettere i rami su piani diversi. Penso
ad un giocoliere che impara a tenere sospese in aria due palle, poi quattro, cinque, sei, poi aggiunge al tutto
un cucchiaio, poi ancora il suo cappello. Non si deve lavorare con elementi naturali che non siano filtrati
attraverso il sentimento.”
Henri Matisse
Henri Matisse
Studio per platano,1950, Matita grassa su carta, 27 x 36,5 cm
New York, The Pierre and Tana Matisse Foundation
Henri Matisse
Arabesco, 1944 -1947, Inchiostro su carta APM (macchina da scrivere), cm 27 x 21
Parigi, Centre Pompidou, Musée National d'Art Moderne