1. la nascita della collezione : vita di giuseppe ricci oddi, primi

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1. la nascita della collezione : vita di giuseppe ricci oddi, primi
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1. LA NASCITA DELLA COLLEZIONE :
VITA DI GIUSEPPE RICCI ODDI, PRIMI ACQUISTI E
DONAZIONE DELLA RACCOLTA ALLA CITTA’
“[…] Rimanere eroicamente pressochè soli per un quarto di secolo; concepire il
disegno e l’indirizzo di una raccolta una, armonica e continua di opere d’arte[…] poi
distaccarsi un giorno- per antico disegno- da una tale adunazione di bellezza […] per
costituire e donare alla propria città, col proprio tesoro, un pubblico Tempio della
Bellezza;…- poi profondere ancora tutta la dovizia dell’intelletto, del cuore e della
fortuna affinchè […] il tesoro donato si accresca e sia aperto, nel tempo, adito
luminoso e indefettibile alla progressiva raccolta di altre tele illustri delle età nuove;significa aver formato un sogno di poeta perseguendolo con la costanza, la sapienza e
la religione di un benedettino;- significa aver conseguito l’unica realtà per cui sia dato
ben vivere o sia consentito ben morire:- la realtà dell’ideale!”
Così Giacomo Lanza , sindaco di Piacenza, in un articolo apparso su “Strenna
piacentina” del 1925, riassume l’importanza della munifica donazione di Giuseppe
Ricci Oddi e la sua novità nel panorama artistico piacentino.
La famiglia Ricci Oddi dimora a Piacenza da quasi cinque secoli e le viene concesso il
titolo di nobiltà nel 1688 dal Duca Ranuccio Farnese. Giuseppe nasce il 6 ottobre del
1868 e a soli 14 anni perde il padre. Compiuti gli studi classici nel liceo piacentino, si
iscrive alla facoltà di Giurisprudenza, prima presso l’Università di Torino e poi presso
quella di Roma. Dopo la laurea torna a Piacenza per attendere all’amministrazione dei
suoi beni, alla conduzione delle sue aziende agricole e dell’industria “Le officine
meccaniche” situata nei pressi di Barriera Roma.
Nel 1897, a 29 anni, ottiene dalla madre la piena disponibilità di tutto un piano del suo
grande palazzo di via Poggiali come appartamento personale; quindi compra diversi
mobili per arredarlo e anche due quadri di discrete dimensioni per dare “colore” al suo
salotto: “Pecore tosate” di Filippini e “Dopo Novara” di Previati. Lo stesso Ricci Oddi
scrive in un appunto del 25 dicembre 1918: “L’idea di iniziare questa mia collezione mi
è sorta nel 1897, quando di ritorno da Roma, dove avevo dimorato per 6 anni
consecutivi, mi sono deciso a ristabilirmi definitivamente a Piacenza ed ho avuta
occasione d’arredare il mio appartamento e adornarlo di qualche opera d’arte” 1 Così,
1
Cfr. Diario inedito di Giuseppe Ricci Oddi, a cura di F. Arisi, Piacenza, Galleria Ricci Oddi 1986, p. 17.
4
quasi per caso, inizia la raccolta. A procurare i due dipinti è Oreste Labò, un giovane
scultore piacentino che lavora a Milano. I due artisti erano nomi noti nel panorama
artistico contemporaneo: del primo viene allestita nel 1895, l’anno stesso della morte,
una “Mostra postuma” per iniziativa della “Famiglia artistica”; l’altro viene
enormemente esaltato dalla critica del tempo, basti pensare al giudizio espresso da
Barbantini alcuni anni dopo.2
Nel 1898 sempre Oreste Labò conduce Ricci Oddi nello studio milanese di Filippo
Carcano dove il piacentino acquista “Strada al Mottarone”, a cui si aggiunge il bozzetto
“Tramonto a Sottomarina”, regalato dal pittore (Quest’ultimo poi sarà donato da Ricci
Oddi a Leopoldo Montanari di Bologna nel 1925).3
E’ significativo che le opere non vengano acquistate a Piacenza, dove comunque
operano artisti di fama consolidata come Stefano Bruzzi, Francesco Ghittoni e Pacifico
Sidoli, ma in un centro come Milano; quindi Ricci Oddi esprime fin dagli albori della
sua collezione la necessità di guardare oltre i confini municipali. La sua collezione reca
il segno di una nuova rappresentatività, economica e culturale che si colloca negli anni
della trasformazione capitalistico- industriale di Piacenza; infatti Ricci Oddi, anche se
proviene dall’aristocrazia terriera cittadina, è presidente di un’industria meccanica e,
forse, proprio dall’industria derivano i rapporti privilegiati con Milano, e, di
conseguenza, con l’apertura mentale, il dinamismo e la necessaria mobilità di capitali
propri di una grande città industriale.
Questi spiriti antiprovinciali che travalicano il gusto personale accompagneranno
l’intero iter della collezione fino a concretizzarsi nel criterio regionalistico
dell’ordinamento della galleria.
Comunque per questi primi quattro dipinti acquistati da Ricci Oddi non si può parlare
ancora nemmeno di hobby, infatti egli per quattro anni non ne acquisterà più : erano a
posto le quattro pareti del salotto.
Ricci Oddi scrive in un appunto del 26 dicembre del 1918: “Dal 1897 al 1902, distratto
dalle molteplici passioni sportive, dimenticai l’ appena iniziata raccolta; ma dal 1902
2
Cfr. N. Barbantini, Previati, Torino 1910.
Entrambi i quadri risultano venduti da Irene Merighi, il Previati per £120 e il Filippini per £380. Cfr.
Lettera di Oreste Labò del 1898 conservata presso l’archivio della galleria Ricci Oddi (d’ora in poi citato
come A.G.R.O.) e Diario inedito, op. cit., pag. 51.
3
Opera acquistata il 22-7-1898 per £900, Cfr. ricevuta di Carcano del 22-7-1898 e lettera di Labò scritta
sullo stesso foglio (in A.G.R.O.) e Diario inedito, op. cit., pag. 51.
5
in poi ne ripresi con amore crescente il suo sviluppo a tal punto da formarne uno dei
maggiori scopi della mia attività intellettuale” 4.
Infatti nel 1902 acquista “Ritorno al pascolo” di Mosè Bianchi, ancora una volta grazie
all’interesse di Oreste Labò 5,e l’anno successivo “Pecore alla sorgente” di Stefano
Bruzzi. 6
Fino al 1908 gli acquisti si interrompono perché Ricci Oddi è distratto dagli affari e
perchè si rompe la sua amicizia con Labò, probabilmente per la mancata restituzione di
un prestito.
Anche nel 1908 gli acquisti sono contenuti, solo due quadretti, “I moschettieri” di
Nazareno Sidoli.7
Dal 1908 troviamo una nuovo consigliere: Carlo Pennaroli, un contabile appassionato
d’arte e lui stesso pittore dilettante. Il 19 Aprile 1920 Ricci Oddi ne traccia un
affettuoso ritratto: “Colleghi di scuola fin dall’infanzia ci distaccammo quando io
lasciai Piacenza per l’Università a Torino e Roma, mentre egli rimaneva sacrificato,
per la morte del genitore, nell’ufficio paterno di Banca a proseguirne la tradizionale
professione. Le sue spiccate tendenze artistiche, il gusto fine di cui era per natura
dotato, la facilità grande che egli aveva di assimilare tutto ciò che attirava la sua salda
e acuta attenzione, lo hanno incoraggiato a dedicarsi con passione alla pittura in quelle
ore che gli affari non lo trattenevano legato all’Ufficio. Le sue opere, non numerose,
sono altrettanto pregevoli, per vivezza di colori, e per quella facilità di fattura che
consente agli Artisti di aspirare ai più alti ideali.[…]” 8
Pennaroli rimane accanto a Ricci Oddi fino al 1919, anno della sua morte, e si può dire
che fu lui a spingere l’industriale piacentino verso il collezionismo. I due viaggiano
moltissimo e visitano la Biennale di Venezia nel 1909 e nel 1910 e gli studi di vari
artisti. Anche Pennaroli è collezionista e sembra che i due si influenzino
reciprocamente: in un primo tempo egli è infatti interessato ai capolavori del
Rinascimento e del Barocco, poi, visitando con Ricci Oddi gli studi degli artisti, che
4
Cfr. Diario inedito, op. cit., p. 17.
5
Opera acquistata il 1-10-1902 nello studio dell’artista (Bianchi era paralizzato, per lui trattava Pompeo
Mariani), in questa occasione l’artista donò a Ricci Oddi il piccolo “Luna a Chioggia” Cfr. lettere di Labò
del 5-8; 5-9; 27-9-1902 (in A.G.R.O.) e Diario inedito di G. Ricci Oddi, op. cit., pag. 51.
6
Opera acquistata per £ 50. Cfr. ricevuta di Bruzzi del 22-4-1903 (in A.G.R.O.) e Diario inedito, op. cit.,
pag. 51.
7
Opere acquistate presso l’artista grazie all’intervento di Pennaroli. Cfr. lettere di Pennaroli del 16-9-
1908 e un’altra senza data ma dello stesso anno e lettere di Sidoli del 22-10 e 23-10-1908 (in A.G.R.O.).
8
Cfr. Diario inedito, op. cit., p. 29-31.
6
spesso gli regalano qualche loro opera per ringraziarlo del suo appoggio nelle vendite, si
volge sempre più verso gli artisti dell’ ’800. Dopo la sua morte entreranno nella
collezione di Ricci Oddi due opere provenienti dalla sua raccolta: “Testa di contadina”
di Michetti (nel 1919) 9 e “Sulle rive dell’Onoto” di Lojacono (nel 1921) 10.
Nel 1909 Ricci Oddi rimane colpito da una marina di Lojacono all’Esposizione di
Venezia e, dato che questa è già venduta, ne ordina una copia “Crepuscolo, spiaggia a
Palermo” 11. Alla Biennale di Venezia del 1910 acquista “Notturno” di Miti Zanetti di
cui scrive in un appunto “Troviamo invenduta questa opera splendida e la acquistiamo
ricevendo le congratulazioni di vari pittori che seppero della vendita. Questo quadro
doveva essere acquistato dal Governo, ma poi fu sostituito da altro acquisto perché le
sue dimensioni non erano abbastanza grandi!!!…”.
studio del pittore Bruzzi “Autunno nel bosco”
13
12
Lo stesso anno sceglie nello
. E’ evidente che gli acquisti si sono
molto alzati di livello rispetto ai primi (quest’opera di Bruzzi è nettamente superiore
rispetto alla prima acquistata, “Pecore alla sorgente”) e sembra che dietro a queste scelte
ci sia anche il consiglio di Pennaroli, che gli dona, in occasione della Pasqua, il suo
“Dramma nel pollaio”. 14
Dal 1911 l’attività collezionistica di Ricci Oddi si fa quasi frenetica, probabilmente era
già nata in lui l’idea di documentare con la sua collezione tutto l’ ’800, da Hayez in poi.
Con Pennaroli visita a Milano lo studio di Belloni e vi acquista “Mareggiata”
15
ea
Genova quello di Sacheri e vi acquista diversi quadri e bozzetti, di cui solo tre
pervengono alla galleria
16
. Nel giugno visita lo studio di Michetti, dove compra
“Mammina” per la grande somma di 5000£: è il primo grande nome che entra nella
collezione 17; in ottobre si reca a Venezia nello studio di Sartorelli, a cui la Biennale di
9
Cfr. Lettere della signora Pennaroli del 19-9 e 1-10-1919 (in A.G.R.O.).
10
Cfr. Ricevuta del 7-2-1921 (in A.G.R.O.).
11
L’opera fu acquistata direttamente dall’artista nel dicembre 1909 per £ 1050, tramite Pennaroli. Cfr.
Lettere di Lojacono del 29-9, 11-10, e 18-2-1909 (in A.G.R.O.) e Diario inedito, op. cit., pag. 51.
12
Cfr. Diario inedito, op. cit., p. 53 e lettere del Segretario della Biennale del 8-11 e 11-11-1910.
13
Cfr. Ricevuta del 3-5-1910 e Diario inedito, op. cit., p. 53 .
14
Allegato al dipinto c’è un biglietto : “Abuserà certamente dell’ospitalità, ma ha di buono (il gallo) che
intanto che canta non può mangiare”.
Cfr. Lettere Pennaroli del 9-4 e 11-4-1911 (in A.G.R.O.).
15
Cfr. Lettere di Pennaroli del 18-3 e 23-3-1911 (in A.G.R.O.) e Diario inedito, op. cit., p. 53.
16
Sono pervenuti : “Marina soleggiata”, “Sera a Bogliasco” e lo studio “Lavandaie” . Risulta che un
dipinto non pervenuto alla galleria sia stato donato da Ricci Oddi per la lotteria dell’aprile del 1920. Cfr.
Lettera di Sacheri del 3-5-1911 (in A.G.R.O.) e Diario inedito, op. cit., pag. 53.
17
Cfr. Lettera di Michetti del 23-6-1911 (in A.G.R.O.) e Diario inedito, op. cit., p. 53.
7
Venezia del 1910 aveva dedicato un’intera sala, e vi acquista tre opere 18. Nello stesso
mese si reca a Napoli con Pennaroli e, presso il mercante di pittura contemporanea
Paride De Marco, acquista “La famiglia del suonatore ambulante” di Esposito
“Pascolo” di Rossano
19
e
, inoltre qui conosce il pittore Casciaro che verrà spesso
interpellato come consulente e di cui Ricci Oddi acquista ben quindici pastelli tra il
1911 e il 1919. Di lui Ricci Oddi scrive “Di modi cortesi ma franchi il Casciaro ci ha
guidato nelle visite fatte a parecchi pittori napoletani e negozianti di quadri,
facilitandoci gli acquisti e garantendo occorrendo l’autenticità di alcune opere
acquistate” 20.
Nel 1912 va a Roma dove acquista tre quadri di Sartorio, il numen della pittura
ufficiale21; e “Baccante” di Maccari 22.
A partire dal 1911 il suo bisogno di procedere nelle acquisizioni diventa quasi
inarrestabile e numerosi artisti si rivolgono a lui per proporre le loro opere.
Nel 1913 gli acquisti sono numerosi: “Marina di Chioggia” di Bazzaro 23, “Pesce spada
in vista” di Dalbono
24
, “Le fumatrici d’oppio” di Previati (acquisto fondamentale,
probabilmente sollecitato dalla monografia di Pica pubblicata a Bergamo nel 1912) 25 e
quattro dipinti di Leto
26
. Nell’ottobre Pennaroli gli presenta il collezionista- mercante
milanese Giovanni Torelli, che diventerà un prezioso collaboratore e procacciatore di
18
“ Case di Pescatori”, “Laguna di Torcello” e “Sera alla foce del Livenza”. Cfr. Lettere di Sartorelli del
19-10, 29-10-, 1-11-1911 e 28-11-1917 (in A.G.R.O.) e Diario inedito, op. cit., pag. 55.
19
Cfr. Ricevuta del 20-10-1911 e lettera di Casciaro del 29-12-1911(in A.G.R.O.) e Diario inedito, op.
cit., p. 55.
20
Cfr. Diario inedito, op. cit., p. 55.
21
Solo due di esse pervengono alla galleria: “Pesca al tonno in Sardegna” e “Abisso verde”.
Cfr. Lettera di Sartorio del 6-4-1912 (in A.G.R.O.) e Diario inedito, op. cit., pag. 55.
22
Cfr. Lettere della signora Carolina Maccari Eppstein del 7-4 e 11-4-1912 (in A.G.R.O.) e Diario
inedito, op. cit., pag. 57.
23
Opera acquistata presso la galleria Pesaro di Milano il 1-2-1913. Cfr. Lettere di Riccardo Bollardi del
25-2-1913 e di Bazzaro del 10-12-1914 (in A.G.R.O.).
24
Opera acquistata direttamente dall’artista con “Vela latina”. Cfr. Lettere di Dalbono del 1-1, 9-9, 18-10,
24-10, 30-10, 1-11, 4-11, 10-11, 28-11, 6-12-1912 (in A.G.R.O.).
25
Opera acquistata a Milano presso la “Società in accomandita semplice per l’arte di G. Previati”. Cfr.
Lettere della suddetta società del 17-5, 16-7, 18-7,12-8, 24-12-1912 e 6-6, 10-6, 13-6-1912, 27-5-1918 (in
A.G.R.O.).
26
“Veduta di Capri dal giardino dell’ Hotel Pagano”, “I faraglioni di Capri”, “Marina a Lacco Ameno” e
“I funari di Torre Annunziata”.
8
quadri, e che quell’anno gli cede in un sol colpo cinque quadri di Mancini 27, uno degli
artisti preferiti da Ricci Oddi. Sempre Torelli gli fa acquistare il primo quadro di
Fontanesi 28, in netto anticipo sulla critica contemporanea che ancora considerava poco
il pittore reggiano e a cui sarà dedicata un’intera sala nella futura galleria. In novembre
egli acquista presso Torelli anche “Amaro calice” di Cremona 29.
Il gusto di Ricci Oddi si sta affinando: compra libri di arte contemporanea e legge
riviste d’arte come “Dedalo” e “Emporium”. Gli vengono offerti anche importanti
dipinti di arte antica ma egli ha ormai un chiaro intento: la sua galleria dovrà
documentare tutti i maggiori artisti italiani dal Romanticismo ai contemporanei e
diventare un sicuro punto di riferimento per artisti e critici che vogliano approfondire i
loro studi.
Così, fino al 1915, egli accumula un centinaio di opere, tra cui dipinti di Giovanni
Carnovali, detto il Piccio, Domenico Morelli, Filippo Palizzi, Beppe Ciardi, Antonino
Leto, Ettore Tito, Giacomo Grosso, Plinio Nomellini, Francesco Sartorelli, Giuseppe De
Nittis.
Gli acquisti compiuti da Ricci Oddi si volgono soprattutto verso due generi figurativi : il
paesaggio e il quadro di figura, in particolare la ritrattistica.
Il genere del paesaggio ben si inserisce nell’ambito del collezionismo privato perché si
presta all’arredamento degli appartamenti, senza interferire con gli ambienti con
soggetti forti e circostanziati, e introducendo negli interni il tema della natura.
Quest’ultima predilezione è propria della cultura borghese di fine secolo, quando lo
sviluppo urbano e l’avanzamento delle tecnologie pongono il problema del separarsi
della vita dalla natura. Ricci Oddi predilige il paesaggio emotivo più che quello
descrittivo; infatti i suoi artisti preferiti sono Fontanesi, Ravier, Delleani, capaci di una
personale ricostruzione lirica del dato reale e di una sintesi fra realtà e trasfigurazione.
Per quanto riguarda la ritrattistica nella collezione Ricci Oddi sono documentate le
opere dei maggiori artisti dalla Scapigliatura in poi, esemplari di una nuova tendenza
che segna il distacco dal ritratto encomiastico e di parata, consuetudine romantica, per
aprire la strada a un ritratto più intimista e alla sublimazione dell’individuo in
27
”Testa di donna e fiori”, “Ritratto del padre”, “Donna alla toeletta”, “Il modello Piscione” e “Donna in
lettura”. Cfr. Lettere di Torelli del 15-10, 1-11-1913 e 19-4-1916 (in A.G.R.O.).
28
Pare che non sia pervenuto alla galleria ma non se ne conosce il motivo.
29
L’opera era stata acquistata qualche mese prima da Torelli a un’asta presso la galleria Pesaro. Cfr.
Catalogo di un’interessante collezione d’arte ( vendita organizzata da Lino Pesaro), Milano 1913, N. 358,
Tav. VII.
9
un’atmosfera simbolista. Questo filone si snoda dagli ultimi decenni dell’ ’800 con
Cremona, Ranzoni e Conconi per giungere ai grandi divisionisti Previati, Segantini e
Pellizza da Volpedo. E’ significativo che le opere di questi ultimi artisti presenti nella
raccolta Ricci Oddi non testimoniano tanto la caratterizzazione formale della tecnica
divisionista, quanto la nascita dell’arte simbolista. Anche quando il ritratto si apre a
tendenze più realiste è importante che sia sublimato dei suoi aspetti più materiali a
vantaggio di aperture più suggestive, che favoriscano associazioni mentali e divagazioni
sentimentali ed evocative. Infatti Ricci Oddi intende l’arte non tanto come ricerca o
forma di conoscenza, quanto come stimolo all’emozione e al trasalimento dei sensi. In
questo ambito si colloca anche la preferenza del collezionista piacentino per il bozzetto
o per il piccolo quadro rispetto al grande formato, perché dotati di una maggiore carica
emozionale ed evocativa, anche se è convinto della necessità di acquistare anche i
quadri finiti, in base agli obbiettivi documentari che si è proposto. Egli stesso scrive in
un appunto del 27 dicembre 1918 : “Il buon bozzetto è da me preferito al quadro stesso,
perché questo mi comunica con più sincerità e spontaneità il pensiero creativo del
pittore […]” 30, e ancora: “Nella scelta dei quadri, poi, il mio gusto personale tende a
farmi prediligere l’opera di piccola mole, alla vasta tela, in special modo trattandosi di
paesaggio, che tanto più vibra di realtà e poesia quanto più è sintetico.” 31
Gli acquisti non si interrompono neanche durante gli anni della guerra anche se,
ovviamente, si diradano, anzi si giovano di una certa diminuzione dei prezzi, sebbene
nel 1916 Ricci Oddi paghi il “Morticino” di Michetti ben 8000 lire 32.
Il 1918 è decisamente l’anno di Fontanesi: il piacentino acquista tra Roma e Torino ben
undici dipinti e diciotto disegni dell’artista reggiano, che diventa uno dei pittori meglio
rappresentati nella raccolta (nel 1931 si contano circa 80 opere di Fontanesi in galleria
tra dipinti, disegni e acqueforti). Alla base di questa predilezione c’è sicuramente una
rinnovata attenzione della critica 33, e una riscoperta da parte del mercato, ma anche una
personale affinità che misteriosamente accosta il collezionista all’artista. Ricci Oddi si
preoccupa di documentare anche il contesto fontanesiano, acquisendo anche le opere
degli allievi: Marco Calderini, Ambrogio Raffele, Riccardo Pasquini e Carlo Pollonera.
30
Cfr. Diario inedito, op. cit., p. 17.
31
Cfr. Diario inedito, op. cit., p. 18.
32
Cfr. Lettere dell’On. Masciantonio del 30-6, 9-7, 3-8, 27-8-1916 (in A.G.R.O.).
33
Nel 1901 era uscita la monografia dell’allievo Marco Calderini.
10
Inoltre Calderini fu anche grande collaboratore di Ricci Oddi, occupandosi soprattutto
dell’acquisto di opere di Fontanesi; lo stesso collezionista scrive in un appunto del 28
Aprile 1920 : “Egli mi onora della sua amicizia, vera amicizia, soprattutto dal giorno in
cui ebbi la fortuna di recarmi nel suo splendido studio di Corso Q. Sella a Torino per
ammirare la sua produzione. A lui ho confidato i miei progetti di collezionista e
specialmente i miei saldi propositi di raccogliere quante più opere mi fosse possibile
del grande Maestro Fontanesi.- Da lui ebbi i più cordiali incoraggiamenti e aiuti, sì,
che se oggi la mia collezione conta non meno di venti opere Fontanesiane, fra le quali
qualcuna di raro pregio, devo essere grato a Marco Calderini[…]” 34.
In questo ambito si colloca l’acquisto tra il 1914 e il 1921 di quattro opere di Auguste
Ravier
35
, amico fraterno di Fontanesi, che Ricci Oddi amava moltissimo, come
dimostra un suo appunto del 18 febbraio 1920, dove così descrive il piccolo olio su
carta “Stagno” : “ Qual è fra tutte le opere quella che preferisce, quella che più ama?
Questa domanda mi è stata rivolta pochi giorni or sono […]La risposta mi venne alle
labbra senza esitazione e la preferenza non poteva cadere se non su di un’opera di
piccole dimensioni. Figuratevi un’assicella che non misura oltre i 20 cm quadri, sulla
quale l’autore si è sbizzarrito in un sorprendente acrobatismo di mezzi tecnici, per
trasportare l’occhio e l’immaginazione dell’osservatore nel segreto di un boschetto di
piccoli alberi ossuti e contorti e spogli di ogni fogliame, fra i quali si intravede
nascosto un piccolo stagno. […]Quanta penetrazione di verità in quelle sapienti
pennellate! Chi affacciandosi a quella minuscola finestrella non sente nel cuore tutta la
tristezza di quell’eremo non sarà mai capace di comprendere l’intimo linguaggio della
vera Arte!… Peccato che l’autore di questo piccolo capolavoro non sia della nostra
cara Famiglia Italiana!… Egli si chiama AUGUSTO RAVIER” 36.
La predilezione per Fontanesi si colloca sempre nell’antiprovincialismo che aveva
caratterizzato anche i primi acquisti.
34
Cfr. Diario inedito di G. Ricci Oddi, op. cit., p. 31.
35
“Paesaggio”, “Paludi”, “Paesaggio soleggiato”, uno dei quali acquistato presso Torelli di Milano nel
1914 e gli altri in seguito (Cfr. Lettere di Torelli del 9-7-1914, 3-7, 4-7,26-9-1914 e 7-1, 13-1-1915, della
moglie di Torelli del 2-4-1915 e 1-9-1920 e di Calderini del 22-1-1921 in A.G.R.O.) e “Stagno”
acquistato presso Torelli nell’ottobre 1915 (Cfr. Lettere di Torelli del 30-9, 5-10, 8-10, 10-10-1915 in
A.G.R.O.).
36
Cfr. Diario inedito, op. cit., p. 31.
11
Comunque l’audacia di Ricci Oddi si arresta entro un certo limite: quando il suo
collaboratore Leandro Ozzola
37
, in una lettera del 1918, gli consiglia di acquistare
opere di Decamps e Turner, il piacentino non accetta per i prezzi troppo elevati (solo
per un Turner chiedevano 75000 lire), ma soprattutto perché sente che quella pittura gli
è estranea. Ancora più decisa è l’avversione che Ricci Oddi ha verso le avanguardie,
come si legge in un appunto del 20 Dicembre 1919:
“Cubismo! Futurismo ecc. ecc.!!!… Progresso? O Pazzia?… O Nichilismo in Arte? O
Bolscevismo stupido e ignorante?”
38
. D’altra parte l’acquisto nel 1920 del
prefuturistico “Ritratto della madre” di Boccioni si spiega col desiderio di venire
incontro alle esigenze di un’amica, la vedova di Torelli.
Ricci Oddi, solitamente propenso a seguire i consigli dei suoi collaboratori, non
acquista dipinti impressionisti come gli proponeva Leandro Ozzola, che li aveva
ammirati alla Biennale del 1922 e che così scrive: “[…] Credi tu che i grandi francesi
non possano insegnare più nulla ai nostri giovani?[…] E’ questo che io domanderei a
una galleria italiana: il mezzo di poter gioire dei più grandi capolavori contemporanei
senza varcare le frontiere […] Che diresti di un impresario musicale che non volesse
rappresentare Wagner per paura di offuscare Verdi e diminuire Puccini? E se gli
italiani non avessero mai sentito Wagner in Italia, che cultura musicale avrebbero?
[…]” 39
Nel corso degli anni in Ricci Oddi si fa sempre più decisa l’intenzione di formare una
vera e propria galleria con opere comprese nel periodo 1830 – 1930 e di donarla alla sua
città perché diventi pubblica. In un appunto del 27 Dicembre 1918 (data piuttosto
precoce) scrive : “Tuttavia sono spesso obbligato ad acquistare il quadro dovendo non
dimenticare lo scopo della mia raccolta, quello cioè di formare una galleria che un
giorno (spero!!!…) dovrà riuscire gradevole e interessante non solo agli artisti e
studiosi buon gustai dell’arte, ma bensì anche alla massa di visitatori”
40
. E il 2
Gennaio 1919 aggiunge: “Chi ha la fortuna di possedere un dipinto che assurga
37
Di lui Ricci Oddi scrive : “Critico acuto e scrittore inappuntabile Egli si è conquistato un posto
eminente nel gran mondo artistico letterario; da vari anni egli mi concede il suo valido appoggio a pro’
della mia piccola galleria; fu Lui che mi presentò il pittore Aristide Sartorio quando ne feci i primi
acquisti; andammo insieme a visitare il povero e grande Maccari nel suo maestoso studio ed è mercè sua
che potei acquistare il magnifico studio della baccante che troneggia nella mia collezione.”
Cfr. Diario inedito, op. cit., pag. 33.
38
Cfr. Diario inedito, op. cit., pag. 25.
39
Cfr. F. Arisi, Galleria d’arte moderna Ricci Oddi, Piacenza 1988, p. 24.
40
Cfr. Diario inedito, op. cit., p. 19.
12
all’importanza di vera opera d’arte assume l’obbligo morale della sua più accurata e
riguardosa conservazione; poiché l’opera d’arte è retaggio della Storia, ed il detentore
(quanto spesso indegno!…) non ne è se non il custode temporaneo” 41. E’ significativo
inoltre che egli, fin dal 1919, cominci a ricercare un edificio adatto per la collocazione
della sua collezione.
Nel 1919 gli acquisti proseguono ed entrano nella collezione opere importanti di
Morelli
42
, Nacciarone
43
, Biseo
44
, Innocenti
45
, Michetti
46
, Scattola
47
, Ghittoni
48
e
altri sei pastelli di Casciaro, ecc…
Nel 1919 muoiono sia Pennaroli
49
che Torelli e il ruolo di consulente artistico viene
assunto da Ferruccio Stefani, mercante e collezionista con attività di esposizione a
41
Cfr. Diario inedito, op. cit., p. 19.
42
“Figure sulla spiaggia”, “Il bacio di Ginevra” e “Casetta bianca” vengono acquistate presso il pittore
Nacciarone di Napoli nel gennaio del 1919. Cfr. Lettere di Eloisa Nacciarone del 16-6, 6-11, 11-11, 2011, 17-12, 23-12-1918 e 12-1, 24-1, 2-2, 17-2-1919 (in A.G.R.O.).
43
Probabilmente Ricci Oddi ebbe in dono “Giapponesina” nel 1918-1919 quando acquistò dai famigliari
del pittore quattro dipinti di Morelli.
44
“Le favorite nel parco” viene acquistata presso la galleria Geri di Milano il 5 febbraio 1919. Cfr.
Lettere di Geri del 23-12-1918, 22-1, 1-2, 5-2, 10-2-1919 (in A.G.R.O.).
45
“Toilette” viene acquistata presso la galleria Geri di Milano il 5-2-1919. Cfr. Lettere di Geri del 23-12-
1918, 22-1, 1-2, 5-2, 10-2-1919 e di Buono del 1-2-1919 (in A.G.R.O.).
46
“Ritratto di Donna Annunziata” viene acquistata nel marzo 1919. Cfr. Lettera di Stefani del 11-3-1919
(in A.G.R.O.).
47
“Processione in Assisi” viene acquistata nel aprile 1919. Cfr. Lettere di Stefani del 16-4-1919, 27-10-
1921 e di Scattola del 20-5-1934 (in A.G.R.O.).
48
“Ritratto della madre” viene acquistato presso l’artista il 16-4-1919. Cfr. Lettera di Ghittoni del 7-4-
1919 e ricevuta del 16-4-1919 (in A.G.R.O.).
49
Ricci Oddi leggerà la sua commemorazione il 26 luglio 1919, prima dello scioglimento del corteo
funebre :
“Mio buon Carlo, non valsero le appassionate cure dell’ adorata tua famiglia, né la scienza potè
soccorrerti nella breve tragica lotta…; i dettami di quella legge suprema che ci sovrasta dovevano
compiersi e tu dovevi essere brutalmente strappato al nostro affetto!… Come lo attesta il mesto
sorriso che tuttora vela il tuo sembiante, tu hai compiuto l’estremo sacrificio serenamente così come
serenamente hai vissuto tra le ardue e aride cure del tuo ufficio e fra le placide e fiorite opere di
quell’ arte che a Te, prediletto, confidava i suoi più preziosi segreti. Non sono, certo, numerosi, anzi,
pochi quelli che poterono apprezzarti. La tua eccessiva modestia, l’avversione costante ad ogni
vanità ti inibiva di cercare nella folla le soddisfazioni del tuo amor proprio; ma quei pochi che tu
preferivi di avvicinare (e fra questi tanto mi compiacevo di annoverarmi), quei pochi che ti
ascoltavano argomentare o descrivere o semplicemente dire con quella chiarezza di concettosa logica
13
Milano, Montevideo e Buenos Aires, da cui Ricci Oddi acquista nel 1920 una dozzina
di opere tra cui: “Ritratto di signora” di Trentacoste 50, “Ritratto d’uomo” di Lepage 51,
due pastelli di Delaunois 52, “Temporale” di Miti Zanetti, ”Uliveto” di Michetti, “Zeusi
e le modelle” di Pagliano 53, “Testa” di Hayez 54 ecc…
Dopo la morte di Pennaroli, che era solito accompagnarlo nei vari viaggi, Ricci Oddi si
sposta raramente e malvolentieri, va solo qualche volta nella vicina Milano.
Nel 1921 si adegua al nuovo generale fervore per la scultura, forse anche sollecitato
dalle numerose commissioni di monumenti ai Caduti, e acquista “Anime sole” e “Testa
di Cristo” di Luppi
55
, grazie a Pier Enrico Astorri, scultore piacentino famoso nella
Capitale, “Papiniano” di Canonica 56 e quattro statuette di bronzo di Grandi 57.
Al 1922 risalgono due acquisti molto importanti: alla mostra postuma di Zandomeneghi,
organizzata dalla Galleria Pesaro di Milano, ottiene “Ragazza dal collaretto bianco” e
soprattutto “Place d’Anvers”
58
. Nel frattempo troviamo a fianco di Ricci Oddi un
nuovo collaboratore, Laudadeo Testi, piacentino che diventa noto storico e critico d’arte
e , dal 1907, Soprintendente alle Gallerie di Parma. Di lui Ricci Oddi scrive in una nota
che caratterizza l’uomo di vero talento, questi pochi, ma tutti, ti rimanevano avvinti, apprezzandoti
vieppiù affettuosamente.[…]
In nome di essi, nel darti l’estremo addio, faccio solenne promessa che il tuo nobile ricordo resterà
imperituro.”
Cfr. F. Arisi, Cose piacentine di arte e di storia, Piacenza 1978, pag. 362.
50
Acquistato nel gennaio del 1920 con “Temporale” di Miti Zanetti. Cfr. Lettere di Stefani del 4-1-1920,
28-12 e 31-12-1921 (in A.G.R.O.).
51
Acquistato nell’aprile del 1920 con il Michetti Cfr. Lettere di Stefani del 8-1, 16-4-1919 e 29-3, 31-3,
6-4-1920 (in A.G.R.O.).
52
“Turbine” e “Paesaggio”, acquistati nel settembre del 1920. Cfr. lettere di Stefani del 2-8, 25-8, 1-9-
1920 (in A.G.R.O.).
53
Acquistato nel settembre 1920 presso il pittore Vespasiano Bignami, tramite Ferruccio Stefani. Cfr.
Lettere di Stefani del 2-8, 25-8, 1-9-1920 e di Bignami del 3-9-1920 e tre senza data (in A.G.R.O.).
54
Vedi nota num. 53.
55
Acquistate nello studio dell’artista nel luglio 1921, per interessamento di P. E. Astorri. Cfr. Lettere di
Astorri del 23-5, 20-6-1921 e di Luppi del 5-7, 18-7-1921 (in A.G.R.O.).
56
Acquistate nello studio dell’artista nel luglio 1921, per interessamento di Aimery. Cfr. lettere di Aimery
del 24-5-1921 , di Canonica del 15-7-1921 e di Stefani del 28-12-1921 (in A.G.R.O.).
57
“Cesare Beccaria”, “Il Generale Ney”, “Bambino che minge” e “Statuetta funeraria”, quest’ultima
acquistata il 20 agosto 1921 presso il prof. Pietro Daveri di Piacenza, delle altre si ignora la provenienza.
58
I due dipinti provenivano dalle collezioni Durand- Ruel e Sommaruga di Parigi. Cfr. Lettere della
galleria Pesaro del 27-2, 14-3, 20-3, 23-3, 27-3-1922 (in A.G.R.O.) e Pica, Mostra individuale di F.
Zandomeneghi alla Pesaro, Milano 1922 .
14
del 31 Luglio 1920: “Dal giorno che ci conobbimo egli ebbe fede nella serietà dei miei
propositi e da allora non mi venne mai meno l’autorevole suo consiglio né il valoroso
suo appoggio. Nella sua eminente qualità di conservatore dei musei di Parma,
reputatissimo cultore e scrittore di Storia dell’Arte non ha tuttavia sdegnato mai né
sdegna tuttora di dedicare con assidua cura parte della preziosa sua attività a
perseguire il graduale svolgimento della nostra Arte Contemporanea, vigile e attento
ad ogni sua più moderna e audace espressione. Il suo giudizio, quindi, sui dipinti che
appena acquistati anelavo e anelo di sottoporgli, mi è sempre tornato preziosissimo,
perché spontaneo, sincero quanto autorevole: giudizio, che espresso con abile
linguaggio famigliare mi ha valso ad imparare grado grado come si dipinge un quadro
come lo si esamina come lo si interpreta come lo si critica. Non è dunque al
collaboratore soltanto che in queste modeste note dedico le mie più affettuose
espressioni di gratitudine, ma al mio caro e illustre Maestro.” 59
Proprio Laudadeo Testi gli consiglia, nel 1922, l’acquisto della prima opera di Amedeo
Bocchi,
artista parmigiano ma allora residente a Roma: “Pescatori alle paludi
Pontine”60. Ricci Oddi sviluppa nel tempo l’idea di dedicare a Bocchi un’intera sala
della futura galleria, idea che poi sarà ridimensionata e si limiterà ad un’intera parete
della prima sala dedicata ai pittori emiliani, e quindi acquista nel 1924 “Colazione del
mattino” 61 e nel 1927 “A sera sui gradini della cattedrale” 62. Inoltre nel 1930, quando
la collocazione delle opere in galleria è già imminente (essa verrà inaugurata nel 1931),
commissiona al pittore due piccoli quadretti, i “Paesaggi di Terracina”, per interrompere
gli spazi tra i tre grandi quadri
63
. Così la parete appare come il frutto di una precisa
regia: sono rappresentati i tre momenti topici della giornata: il mattino, il pomeriggio e
la sera con l’aggiunta di due pause paesaggistiche e solari.
Nel 1923 acquista cinque Fontanesi, tra cui “Sulle rive del lago di Ginevra” 64, grazie
all’aiuto di Calderini, da cui acquista il suo “Giardino reale”
65
, che farà pendant con
59
Cfr. Diario inedito, op. cit., p. 33.
60
Cfr. Lettere di Bocchi del 7-11, 16-11, 2-12-1922 e di Bocchi a Testi del 14-10-1922 e di Testi del 23-
10-1922 (in A.G.R.O.).
61
Cfr. Lettere di Bocchi del 23-11-1923 e, 24-1, 4-2, 12-2-1924 (in A.G.R.O.).
62
Cfr. Lettere di Bocchi del 24-11- 1927, 1-12, 12-12-1927 (in A.G.R.O.).
63
“Entrata nel porto canale di Terracina” e “Porto Maggiore a Terracina”. Cfr. Lettere di Bocchi del 11-8-
1928 e 22-11-1930 (in A.G.R.O.).
64
Acquistato nel gennaio 1923 presso il doratore Craglio a Torino. Cfr. Lettera di M. Calderini del 12-1-
1923 (in A.G.R.O.).
65
Cfr. Lettere di M. Calderini del 3-2, 7-2, 12-2-1923 e 1-3, 17-3-1923 (in A.G.R.O.).
15
“Buoi al pascolo” acquistato nel 1919. Nel frattempo si parla sempre più
insistentemente della futura pubblica galleria, di cui scrivono anche importanti critici
d’arte su vari quotidiani. 66
Il 6 Marzo 1924 Ricci Oddi invia a Giacomo Lanza il seguente biglietto : “Premessa la
mia ferma intenzione di donare al comune di Piacenza la mia raccolta di quadri
contenuta in apposito edificio che io costruirei a mie spese, qualora il comune me ne
apprestasse- gratis- l’area sufficiente e conveniente, delego con questo biglietto il sig.
Comm. Giulio Arata, architetto, ed il sig. Dott. Torquato Vitali, notaio, ad iniziare per
mio conto le eventuali trattative pel raggiungimento dello scopo suddetto” 67.
Vengono subito prese le prime deliberazioni e il 20 marzo la donazione viene
solennemente annunciata al Consiglio Comunale, si fissa l’area conveniente (la zona
dell’ex convento di S. Siro) e le linee per la fondazione della “Galleria d’Arte Giuseppe
Ricci Oddi”. Il 19 maggio il Consiglio approva l’acquisto dell’area e delibera il mutuo
che la Cassa di Risparmio concede immediatamente, il 25 settembre, con rogito ArisiRota, viene stipulato l’acquisto delle aree e dei fabbricati e, il 22 dicembre, viene
celebrato l’atto formale di donazione e fondazione, redatto dal notaio Camillo
Maccagni. Con questo atto Giuseppe Ricci Oddi si impegna a donare al Comune la sua
collezione di opere d’arte e a costruire a sue spese l’edificio adatto a contenerle , mentre
al comune spetta l’onere di acquistare il terreno su cui sorgerà la galleria 68. Lo stesso
66
Ad esempio appare un articolo di Raffaele Calzini dedicato alla galleria Ricci Oddi sul “Secolo” del 10-
4-1924.
67
Cfr. D. Manetti e I. Cinti, Galleria d’arte moderna Ricci Oddi, Piacenza 1931, p. 7.
68
Questa è parte dell’atto di donazione e fondazione:
“L’Ill.mo Sig. Ricci Oddi nob. Giuseppe mentre esprime la sua deferenza all’Ill.mo sig. Sindaco per
l’assecondamento dato alla sua iniziativa […], mi dichiara di avere manifestato i suoi definitivi
intendimenti[…]:
1.
Di aver accettato che la Galleria sia intestata al suo nome colla prescrizione che sotto tale
denominazione sia eretta in Ente Morale[…] con l’ammissione a visita pubblica almeno una volta al
mese senza il pagamento di veruna tassa
2.
Di aver formulato la seguente proposta[…]che il Consiglio di Amministrazione sia composto da
cinque membri dei quali due di scelta del Comune, uno di sua scelta o di scelta della sua famiglia e
che possa a questa anche non appartenere, uno designato dall’Associazione degli “Amici dell’Arte”
ed uno dall’ Ill.mo sig. R. Prefetto[…]
3.
Di essersi costituito a semplice depositario delle opere donate fino al materiale ordinamento che esse
riceveranno nella Galleria
16
Ricci Oddi chiarisce, in un appunto dell’ 11 novembre 1926, le motivazioni che l’hanno
indotto a donare la sua collezione : “ 1. Il numero sempre crescente delle opere da me
acquistate che ormai non mi sarebbe più stato possibile di collocare nella mia casa in
modo acconcio per essere osservate.
2. Il numero sempre crescente di coloro che chiedevano di visitare la collezione, ed il
relativo non lieve disturbo a me riserbato (non occorre meno di tre ore per
effettuare una diligente disamina)
3. Il dovere che io sentivo di mettere la galleria a disposizione degli Artisti desiderosi
di approfittarne per i loro studi.
Ciò premesso:
Come immaginare tutto questo complesso di opere moderne reclamanti luce e spazio,
sacrificati in ambienti inadatti? […] Ecco perché pur imponendomi sacrifici gravissimi,
mi sono deciso di costruire l’edificio degno di ospitare la collezione, volendo anche
constatare co’ miei occhi il modo come sarà costituito l’Ente Galleria e regolarne nei
suoi primi anni di gestione l’andamento nella sua maggiore perfezione.” 69
Giacomo Lanza , sindaco di Piacenza, ci ha anche lasciato una parziale descrizione della
disposizione dei quadri nel palazzo di Ricci Oddi, che egli visitò nel 1924 in occasione
della stesura dell’atto di donazione. 70 Egli scrive che nello studio di Ricci Oddi c’erano:
il “Ritratto di Leandro Ozzola” di Ornati, “Dramma nel pollaio” di Pennaroli posto in
un angolo, un quadro di Fragiacomo con a lato “I buoi” di Zugel e altre dieci tele. Nelle
altre stanze Lanza elenca opere di Delaunois, Belloni, Holmboe, Menard e Lepage, e si
4.
Di essersi riservato la facoltà, prima della materiale consegna delle opere d’arte, di togliere in
accordo coll’Amministrazione donataria quelle che non riterrà possano degnamente figurare nella
Galleria
5.
Di avere infine assunte le seguenti obbligazioni:
Di provvedere alla costruzione, a sue spese, sull’area acquistata, dell’edificio che sarà costituito di due
parti, l’una destinata alla custodia della Collezione e l’altra artistica avente la fronte sulla strada S. Siro e
contenente locali in servizio della Galleria. La costruzione verrà eseguita su progetto dell’ arch. Comm.
Arata[…]
Di convenientemente sistemare l’edificio oggi sull’area stessa esistente, per modo che possa servire,
rendendo così meno gravoso l’onere che il Comune si assume, ad alloggio di chi sarà preposto alla
Direzione della Galleria e di due custodi e delle rispettive famiglie ed in parte a sede della predetta
Associazione ‘Amici dell’Arte’ ”.
Cfr. Diario inedito, op. cit., p. 61-67. L’atto di donazione e fondazione è pubblicato anche in “Strenna
piacentina” del 1926.
69
Cfr. Diario inedito, op. cit., p. 45.
70
Cfr. Lanza, La realtà dell’ideale, in “Strenna piacentina”, 1925, p. 2 e seg.
17
sente in dovere di aggiungere: “Occorre dire che le stanze o sale a cui alludo, non
costituiscono affatto la vera galleria. Ma sono affollate di capolavori pittorici che ne
costituiscono la più preziosa fra le pur preziosissime suppellettili”.
La stessa sensazione di non- sistematicità di non- ordine, che, come si è visto, porterà lo
stesso Ricci Oddi a cercare una sistemazione più degna per la sua collezione
71
, si ha
osservando un album con circa 300 fotografie donate dal collezionista a Giacomo
Lanza, dopo la sua visita alla collezione. Le opere non sono divise secondo alcun
criterio, ma semplicemente arredano le stanze del proprietario.
Nel 1924 gli acquisti proseguono, ora più mirati a colmare le lacune e a rendere più
significative le presenze. Come si è visto, egli acquista “Colazione in giardino” di
Bocchi
per fare da pendant a “I pescatori delle Paludi Pontine”. Inoltre ottiene
“Moschettiere seduto” di Mancini, da aggiungere alla decina di opere che già possiede
di questo artista, per l’enorme somma di 50000 £ (l’artista aveva chiesto 90000 £), che
rimarrà , vivente Ricci Oddi, la cifra più alta pagata per un dipinto
72
. Acquista anche
“Quiete” opera recente di Carena 73, di cui possiede solo un’opera giovanile, e “Lillo in
culla” di Spadini 74.
Nel 1925 troviamo l’architetto Arata molto interessato oltre che alla costruzione della
galleria anche all’acquisto di nuove opere. Infatti grazie a lui Ricci Oddi entra in
possesso di opere importanti come: “Mater Matuta” di De Carolis
71
75
, “Ritratto della
Ricci Oddi in un appunto del 25 gennaio 1920 spiega che uno dei motivi per cui è restio a mostrare la
sua collezione è:
“La mia collezione essendo in stato di progressiva trasformazione pei continui acquisti e non
essendone ancora possibile una ordinata ed
adeguata sistemazione, non è per ora in condizioni
favorevoli per essere degnamente giudicata ed apprezzata!!!”
Cfr. Diario inedito, op. cit., pag. 27.
72
Acquistato nell’aprile 1924 dall’artista tramite il prof. Leandro Ozzola. Cfr. Lettere di Ozzola del 30-
12-1923, 17-3, 30-3-1924, 2-4, 5-4, 11-4, 14-4, 16-4,19-4, 24-4, 30-4-1924 e di Mancini del 30-4-1924
(in A.G.R.O.).
73
Cfr. Lettere di Carena del 15-2 e 26-3-1926 (in A.G.R.O.).
74
Acquistato alla XIV Biennale di Venezia del 1924. Cfr. Lettere del Segretario della Biennale del 4-9,
12-9, 5-12-1924 (in A.G.R.O.).
75
Acquistato dall’artista nel maggio 1925. Cfr. Lettere di De Carolis del 12-11, 21-11, 12-12-1924 e 18-
4, 24-4, 5-5-1925 e di Arata del 19-12-1924 (in A.G.R.O.).
18
famiglia De Carolis” di Spadini
76
e “Mezza figura di donna” di Klimt
77
. Inoltre la
raccolta si arricchisce di diverse acqueforti di Fattori, Chahine, Disertori e Fontanesi .
Nel 1926 l’amico di Ricci Oddi, Adolfo Cogni, visita la mostra del “Novecento” a
Milano, dove nota in particolare una decina di opere di Medardo Rosso. Cogni riesce a
far incontrare i due che iniziano una lunga amicizia. Rosso gli vende “a prezzo da
amico” “Ecce Puer” e gli regala “Madame Noblet”, è suo ospite a Piacenza per
collocare nella giusta luce le sue opere nella provvisoria galleria del palazzo privato di
Ricci Oddi e incide con un chiodo nella cera dell’Ecce Puer: “A ti Ricci el to Rosso” 78.
Nel 1928 tra i consulenti spiccano l’avvocato Cogni e il pittore Carpi che ad un’asta
della galleria Pesaro di Milano riescono ad ottenere diverse opere di macchiaioli
provenienti dalla raccolta Enrico Checcucci: Banti, Borrani, Lega, Sernesi, a cui si
aggiunge, nel 1930, “Pattuglia di lanceri” di Fattori, ceduto a Ricci Oddi da Leopoldo
Montanari insieme a “Il capo” di Bicchi, in cambio di “Pastorella dormiente” di
Michetti, che Ricci Oddi aveva acquistato nel 1916
79
. Sempre Montanari gli cede in
seguito “Bozzetto per la battaglia di Praga” di Serra 80, che servirà a completare la sala
degli emiliani; inoltre egli consiglia a Ricci Oddi l’acquisto di “Primo strappo” di
Protti81. Nel 1931 entrano nella raccolta “Marzo rigido” di Begliazzi, “Modelle in
riposo” di Moro
82
, “Il ballo paesano” e “Susanna” di Graziosi
83
, e anche numerose
opere che arricchiscono la sezione di bianco e nero: “Grande Salute” di Brangwin, due
incisioni a bulino di Dupont, un’acquaforte di Latouche, tre acqueforti e una litografia
di Graziosi, due litografie di Vellani Marchi e due di Fratino.
76
Dalla corrispondenza risulta che fu ceduto a Ricci Oddi da De Carolis nel maggio 1925 insieme alla sua
“Mater Matuta”. Cfr. Lettere di De Carolis del 12-11, 21-11, 12-12-1924 e 18-4, 24-4, 5-5-1925 e di
Arata del 19-12-1924 (in A.G.R.O.).
77
Acquistato presso Luigi Scopinich di Milano nell’agosto 1925 con otto acqueforti di Fattori, due di
Disertori e due di Chahine. Cfr. Lettere di Scopinich del 16-7, 25-8, 26-8, 31-8-1926 (in A.G.R.O.).
78
Cfr. Lettere di Cogni del 22-2, 28-3, 25-4, 27-5-1926 e 34 lettere di Medardo Rosso dall’aprile 1926 al
dicembre 1927 in (A.G.R.O.).
79
Cfr. Lettere di Montanari del 15-8-1928 e 9-1, 12-1, 27-1-1930 (in A.G.R.O.).
80
L’opera passò dalla raccolta Battistelli a quella del mercante d’arte Luigi Gonnelli di Firenze il 25-7-
1929 (come attesta la ricevuta del Gonnelli) e poi nella collezione di Leopoldo Montanari di Bologna, da
questi fu venduto a Ricci Oddi il 27-5-1930. Cfr. Lettere di Montanari del 27-5 e 1-6-1930 (in A.G.R.O.).
81
82
Acquistato presso l’artista nel 1930. Cfr. Lettere di Protti del 27-10, 3-11-1930 (in A.G.R.O.).
Acquistato nell’ottobre 1930 presso l’artista. Cfr. Lettere di Moro del 14-10-1930 e 5-2-1931 (in
A.G.R.O.).
83
Acquistati presso l’artista nel giugno 1930 per interessamento di Arata. Cfr. Lettere di Graziosi del 3-6,
20-12-1930 e di Arata del 12-12-1930 (in A.G.R.O.).
19
Il 30 Aprile 1931 la galleria viene eretta in Ente Morale con Regio Decreto n. 647. A
quella data anche l’edificio di nuova costruzione che ospiterà la galleria è quasi pronto:
l’architetto Arata aggiunge alla facciata, che gli pare un po’ nuda, due rilievi in marmo
bianco di Maraini: le allegorie della scultura e della pittura 84.
Comincia anche il collocamento delle opere nelle varie sale, a cui provvedono
personalmente Ricci Oddi, l’architetto Arata e il pittore Carpi e, il 27 agosto, si insedia
il primo Consiglio di Amministrazione con Presidente il Generale Aurelio De
Francesco, podestà di Piacenza e, dal 5 gennaio 1931, l’incarico di direttore viene
affidato a Giuseppe Sidoli (che viene nominato in pianta stabile dal 1 gennaio 1932).
L’inaugurazione ufficiale avviene l’11 ottobre 1931 alla presenza dei Principi del
Piemonte Umberto e Maria Josè di Savoia, Ricci Oddi non è presente: ha lasciato detto
che in questo giorno sarebbe stato trattenuto a Milano, ma, in realtà, è chiuso nel suo
palazzo lontano dai convenevoli e dal frastuono “ufficiale” (tipico del suo carattere
schivo e riservato). Per l’occasione viene anche distribuita la prima monografia della
galleria, scritta da Dante Manetti, che si occupa del profilo del donatore, e da Italo Cinti,
che descrive brevemente la raccolta, stampata per conto del Comune di Piacenza.
Nel 1931 entrano nella raccolta ancora numerose opere
85
e il 28 ottobre la galleria
viene aperta al pubblico. Anche dopo l’inaugurazione della galleria Giuseppe Ricci
Oddi continua a dedicare tutte le sue energie- e le sue rendite- al nuovo museo, e
partecipa in prima persona alla gestione affiancando il direttore Giuseppe Sidoli. Negli
acquisti viene consigliato da nuovi collaboratori, come l’avvocato Salvatore Bruzzi e il
pittore Pacifico Sidoli, piacentino ma residente a Milano e dall’architetto Arata, che,
oltre ad occuparsi della direzione dei lavori per la costruzione della galleria, è suo
consulente già da diversi anni. Dopo il 1931 gli acquisti sono formalmente operati
84
Commissionati all’artista nel gennaio 1931 tramite l’architetto Arata e consegnati nel giugno dello
stesso anno. Cfr. Lettere di Maraini del 7-1, 15-1, 18-1, 2-3, 7-3, 27-3, 3-4, 20-4, 19-5, 12-6, 2-7, 8-7, 117-1931 e di Arata del 30-11-1930 e 17-2-1931 (in A.G.R.O.).
85
Ad esempio “Donna al pianoforte” di Salietti (acquistato nel gennaio 1931 dall’artista per suggerimento
dell’architetto Arata. Cfr. Lettere di Salietti del 5-1 e 10-1-1931 in A.G.R.O.), i due paesaggi di Monti
“Piazza S. Marco a Venezia” e “Paesaggio bresciano” (acquistati nel gennaio 1931 dall’artista per
suggerimento dell’architetto Arata. Cfr. Lettere di Monti del 5-1-1931 e di Arata del 23-11-1930 in
A.G.R.O.), “Pagliai” di Carrà (acquistato nell’aprile 1931 dall’artista per suggerimento dell’architetto
Arata. Cfr. Lettere di Carrà del 15-4, 24-5-1931 e di Arata del 29-3-1931 in A.G.R.O.), “Soldato che
abbevera cavallo” di Fattori (donato da Leopoldo Montanari prima del 1931), “Preghiera del mattino” e
“Pesca di mare” di Irolli (acquistati nel giugno 1931 dall’artista. Cfr. Lettere di Irolli del 11-6 e 22-6-1931
in A.G.R.O.).
20
dall’Amministrazione della galleria ma i fondi sono messi a disposizione sempre da
Ricci Oddi, che sceglie le opere e ne cura il loro allestimento nella galleria.
Nel 1932 egli dona alla galleria le ultime due opere che aveva tenuto per ornare il suo
salotto: “Prealpi nel Canavese” di Marco Calderini
86
e “Sera alla foce del Livenza” di
Sartorelli 87 ; inoltre egli acquista “Autoritratto” di Maldarelli 88 e “Costruire” di Bot 89.
Nel 1934 la galleria si arricchisce di opere importanti, soprattutto volte a colmare le
lacune della collezione come “Testa di vecchio” di Toncini
Troubetzkoy
91
, “Veduta di Ostia” di Coleman
Salvatore Bruzzi), “Bevitore”di Bucci
D’Ancona
95
93
92
90
, “Recluta a cavallo” di
(acquistati per suggerimento di
, “Ciociara” di Formis
94
e “Ciociara” di Vito
. Alla “Prima Mostra Interprovinciale sindacale emiliana” vengono
acquistate “Modelle a riposo “ di Ricchetti
“Frantoi a S. Remo” di Forghieri
97
96
, donato dal Comune di Piacenza, e
, donato dalla Cassa di Risparmio di Piacenza.
L’Amministrazione della galleria, con i primi fondi destinati dal donatore, ottiene alla
86
Acquistato dall’artista nel 1914 per £1000. Cfr. lettere di Calderini del 8-1 e 19-1-1914 e ricevuta del
24-1-1914 (in A.G.R.O.).
87
Acquistato presso l’artista nel 1911 per £1300. Cfr. lettere di Sartorelli del 19-10, 1-11-1911 e 28-11-
1917 (in A.G.R.O.).
88
Acquistato nel settembre 1932 presso il sig. Angelo Lazzari di Piacenza per 200£, entra in galleria il
23-11-1932. Cfr. lettere Ricci Oddi del 23-11-1932 e del Consiglio di Amministrazione del 25-4-1933 (in
A.G.R.O.).
89
Acquistato presso l’artista nel 1932 per 100£.
90
Donato il 18 luglio 1921 a Ricci Oddi dal sig. Pier Luigi Carlesi di Piacenza. Entra in galleria il 26-7-
1933. Cfr. lettera di Ricci Oddi del 26-7-1933 (in A.G.R.O.).
91
Acquistato nel febbraio 1934 presso la bottega d’arte “L’Ambrosiana” di Milano per 1800£,
intermediario S. Bruzzi. Cfr. lettere di Bruzzi del 1-1, 19-1, 3-2, 9-2, 11-2-1934 e ricevuta del 12-2-1934
(in A.G.R.O.).
92
Acquistato a Milano ad un’asta imprecisata da S. Bruzzi per Ricci Oddi nel febbraio 1934 per 389£.
Cfr. lettera di Bruzzi del 9-2-1934 (in A.G.R.O.).
93
Acquistato presso l’artista nel maggio 1934 per 3000£. Cfr. lettere di Bucci del 5-5, 19-5, 30-5-1934,
dell’Amministrazione del 25-5 e 9-6-1934 e delibera Consiliare del 21-5-1934 (in A.G.R.O.).
94
Acquistato il 20 novembre 1934 alla galleria Pesaro di Milano, con “Ciociara” di D’Ancona ,
intermediario S. Bruzzi. Cfr. ricevuta del 20-11-1934 (in A.G.R.O.).
95
Vedi nota num. 94.
96
Donato dal Comune di Piacenza nel luglio del 1934, aveva vinto il primo premio alla “Prima Mostra
interprovinciale sindacale emiliana”.
97
Donato dalla Cassa di Risparmio di Piacenza, aveva vinto il secondo premio alla “Prima Mostra
interprovinciale sindacale emiliana”.
21
Biennale di Venezia “Donne in barca” di Casorati”98, “Natura morta” di Marussig
99
e
“Appuntamento” di Costetti 100.
Poiché sono libere le ultime due salette della galleria, si pensa di dedicarne una al
pittore piacentino Stefano Bruzzi, per questo i figli dell’artista donano ben sei dipinti e
un grande disegno.
Nel 1935 entra in galleria un’opera importante, “Ritratto di bimbo” di Favretto
101
, e,
per arricchire la documentazione della pittura piemontese prima di Fontanesi, vengono
acquistate opere di D’Azeglio, Beccaria e Gamba. Arata dona un suo ritratto modellato
da Ruggeri e Irolli un suo autoritratto, che chiude al centro la parete che gli è riservata
nella sala 15. Inoltre l’avvocato Bruzzi compera per conto di Ricci Oddi alla galleria
Pesaro di Milano “Testa di frate” di Patini 102.
Nel 1936 la galleria si arricchisce di opere notevoli come “Paesaggio sul lago” di
Sartorio, donato dalla Contessa Ardizzoni
103
, “Strega” di Biasi
104
, “Ultime luci” di
Camino , “In Maremma” di Fattori , “Sosta di pecore” e “Riposo a mezzogiorno” di
Bruzzi 105, “Ritratto di Carena” di Rivalta
106
e “Ritratto d’uomo” di Hayez 107.
Il 23 ottobre 1937 Giuseppe Ricci Oddi muore all’improvviso, colto da malore per
strada.
98
Acquistato alla XIX Biennale di Venezia del 1934 per 8000£. Cfr. relazione della Commissione
acquisti del 27-9-1934, lettera del Presidente del 11-10-1934 e del Segretario della Biennale del 14-121934 (in A.G.R.O.).
99
Acquistato alla XIX Biennale di Venezia (1934) per 1500£. Cfr. relazione della Commissione acquisti
del 27-9-1934, lettera del Presidente del 11-10-1934 e del Segretario della Biennale del 14-12-1934 (in
A.G.R.O.).
100
Acquistato alla XIX Biennale di Venezia per 500£.
101
Apparteneva alla raccolta di Guglielmo Ciardi, a Venezia,. Fu acquistato presso Giuseppe Berlanda
tramite il pittore Pacifico Sidoli nel gennaio 1935 per 4000£. Cfr. lettere della sig.ra Ciardi del 27-121934, di Sidoli del 22-12, 29-12-1934 e 1-1-1935 e di Berlanda del 1-1-1935 (in A.G.R.O.).
102
Acquistato alla galleria Pesaro di Milano il 21-11-1935 per 1556£. Cfr. lettere di S. Bruzzi del 22-11-
1934, 21-11-1935 e ricevuta del 21-11-1935 (in A.G.R.O.).
103
Donato nel 1936.
104
Acquistato nel 1936 per 150 £.
105
Donati dalla Cassa di Risparmio di Piacenza. Cfr. lettere della Cassa del 14-5, 28-5-1936 e del Podestà
di Piacenza del 15-5-1936 (in A.G.R.O.).
106
Acquistato alla Biennale di Venezia del 1936 per 2000£. Cfr. relazione Ing. Casati e arch. Arata del
10-10-1936 e ricevuta del 24-9-1936 (in A.G.R.O.).
107
Acquistato il 27-11-1936 dal Cav. Eugenio Cattaneo di Rovellasca (Torino) per 3500£. Apparteneva
alla raccolta del principe Trivulzio. Cfr. lettera di Cattaneo del 30-11-1936 e dell’Amministrazione del
27-11-1936 (in A.G.R.O.).
22
Nel suo testamento egli lascia alla galleria tutto il denaro liquido, le azioni e persino i
gioielli di famiglia : un capitale di più di un milione che, impegnato in titoli di Stato al
5%, avrebbe permesso acquisti importanti per integrare la già ricca collezione e la
gestione della galleria. Purtroppo la svalutazione della lira seguita alla Seconda Guerra
Mondiale rese vani i suoi sforzi.
A questo punto è necessario chiedersi in base a quali criteri Ricci Oddi abbia messo
insieme la sua raccolta.
Sicuramente egli è dotato di buon gusto e di una certa sensibilità, ma manca di una
preparazione specifica di base e l’interesse artistico è totalmente assente nella sua
famiglia; quindi egli cerca di diventare competente visitando le esposizioni pubbliche
(ad esempio la Biennale di Venezia) e gli studi degli artisti, consultando libri e riviste
d’arte (in primis Emporium), e soprattutto affidandosi, come si è visto, a valenti
consulenti.
Naturalmente nelle sue scelte pesano anche ragioni strumentali e sentimentali
108
, e
grande peso ha anche il costo delle opere, anche se talvolta Ricci Oddi incarica i suoi
intermediari di acquistare a qualunque prezzo 109.
Come dimostra la fitta corrispondenza che egli tiene con gli artisti conservata
nell’archivio della galleria, a volte il collezionista opera le sue scelte per venire incontro
a qualche artista in difficoltà, sempre attento non solo al valore delle opere in sé ma
anche a quello dei rapporti umani e della condizione degli artisti. Ad esempio egli
acquista, nel 1918, una “Nuda dormiente” di Giovan Battista Galizzi per 1000 £
110
,
anche se quest’opera non corrisponde pienamente al suo gusto. Oppure Francesco
Ghittoni gli scrive in una lettera datata 7 aprile 1919 e conservata presso l’archivio della
galleria: “Ella mi dà mezzo di poter abbandonare lavori poco grati di ordinazione
(ritratti da fotografia!) per qualche settimana e nei quali l’arte non ha a che fare.”
Questa corrispondenza è molto importante perché testimonia non solo l’autenticità delle
opere acquistate, ma anche il fascino che Ricci Oddi esercita sugli artisti; inoltre ci aiuta
108
Caratteristico in questo senso è il suo categorico rifiuto di acquistare opere di Sironi, che entrerà in
galleria solo nel 1967.
109
Ricci Oddi in una lettera del 16-2-1935 (in A.G.R.O.) chiede all’amico salvatore Bruzzi di acquistare
“Testa di frate” di Patini, messo all’asta con altri pezzi della raccolta Ingegnoli alla Galleria Pesaro, “a
qualunque prezzo”.
110
Quando Ricci Oddi acquista questo dipinto nel novembre 1918 restituisce all’artista “Spettro” o
“Medusa”, che aveva acquistato sempre dall’artista l’11 maggio 1918. Cfr. Lettere di Galizzi del 11-5 e
18-11-1918
23
a delineare meglio la personalità del collezionista e a considerare che il profilo tracciato
dal Lanza
111
non è poi così iperbolico come appare ad una prima lettura. Ricci Oddi
non appartiene “al tipo di collezionista dotato- direbbe Bruce Chatwin- di sentimenti
delicatissimi per le cose e di una sensibilità glaciale per le persone. In svariate
occasioni egli dimostra una profonda cordialità nei rapporti umani e un’attenzione
discreta e quasi trepidante alla condizione degli artisti” 112.
Ad esempio nel 1917, quando le truppe austriache sono ormai alle porte di Venezia, egli
invita a casa sua Pietro Fragiacomo perché continui a lavorare in tranquillità, il pittore
gli risponde
113
: “Caro signore: Rare volte in vita mia provai un’emozione così forte
come oggi, leggendo il telegramma del Prefetto di Piacenza che mi annunciava la di Lei
offerta. Ella non può immaginare come, mia moglie, le mie sorelle ed io, apprezziamo
questo suo atto nobile, generoso, fraterno. Grazie. In questa ora triste per tutti, il non
sentirsi soli, lontani dalla nostra città, sarà per noi un conforto immenso.[…]”
Interessante è anche la lettera che Gino Moro invia il 14 ottobre 1930 a Ricci Oddi,
dopo che egli aveva acquistato il suo dipinto “Modelle a riposo” :
“Ella non può immaginare da quale vivo senso di gratitudine io sia stato pervaso nel
ricevere, prima il di Lei telegramma, poi la lettera così squisitamente gentile, con unito
assegno bancario la cifra del quale è di molto superiore a quanto era stato
convenuto.[…] Da quanto Ella scrive sul mio quadro, ho compreso come Ella abbia
intuito a fondo lo spirito che mi ha mosso a comporlo, ed i fini che mi proponevo.[…]
Se Lei sapesse quanto certe ben intese e sincere riflessioni, fatte da persone che
altamente stimiamo, ci spronano al lavoro, e ci rinnovano il coraggio e la fede
nell’avvenire, che tante volte tenta di venir meno!”
Antonio Mancini, di cui Ricci Oddi possiede diverse opere, gli scrive il 30 aprile del
1924 per ringraziarlo per l’acquisto del suo “Moschettiere seduto”:
“Allontanato da Roma sono a Napoli ospite dell’amico Giuseppe Casciaro. Contento
che un mio dipinto si trovi ancora in possesso della sua Casa d’Arte, mi auguro di
ammirare ben presto la galleria che Lei radunerà per il dono della città di Piacenza.
[…]”
Questa lettera ne richiama un’altra di Irolli, datata settembre 1935:
111
Cfr. pag. 1.
112
Cfr. S. Fugazza, La galleria d’Arte moderna Ricci Oddi di Piacenza, estratto dal num. 7 della rivista
“Po’”, p. 30.
113
Tutte le lettere citate sono conservate in A.G.R.O.
24
“Gentile e Caro signor Ricci: Lei interpretando il mio desiderio vivissimo di avere un
ricordo dell’opera magistrale e formidabile del caro Mancini estrinsecata in quel
portentoso ritratto di vecchio con tuba (cioè “Modello Piscione”) , non poteva farmi
regalo più gradito, ed io Le resto riconoscente del gesto spiritualmente nobilissimo e
degno di chi ama l’arte al di sopra di ogni cosa, e che pare viva esclusivamente per
Essa.[…]”
In moltissime lettere vari artisti gli esprimono la loro gratitudine e si rallegrano che una
loro opera possa figurare nella galleria piacentina, ad esempio Plinio Nomellini, dopo
l’acquisto del suo dipinto “La colonna di fumo” del 1914, gli scrive:
“Grazie. Non avrei mai pensato che il quadro mio fosse a Piacenza, e nella sua
quadreria! Mi permetterò farle, andando in primavera a Milano, una visita, a vedere se
il dipinto abbisogna di vernice. Già Vittorio Pica mi aveva parlato della sua
importantissima collezione, ed è cosa veramente ammirevole che qua e là, alcuno, come
Lei con accesa fede tenga vivo il culto dell’Arte.[…]”
Amedeo Bocchi scrive nel 1924:
“Prima ancora di ringraziarla per il caso particolare debbo manifestarle tutta la mia
ammirazione per ciò che Ella sta facendo, degno veramente dei tempi più belli del
mecenatismo italiano. Speriamo che l’esempio che Ella offre sia sentito dai ricchi
d’Italia, come monito e presto imitato. Speriamolo per l’Arte del nostro Paese[…]”
Anche Beppe Ciardi a proposito del suo “Cavallo Bianco”, che Ricci Oddi acquista nel
1912, scrive:
“[…] il quadro era destinato per l’Esposizione di Pittsburg o per quella di Amsterdam,
ma io sarei oltremodo lieto che potesse rimanere in Italia presso un collezionista
intelligente e di buon gusto. E perciò che riduco tanto il prezzo che forse Ella ne resterà
sorpreso. Ma io dipingo i miei quadri per la gioia di fermare l’attimo che non tornerà
più mai e di vincere la materia cieca e sorda, e quando trovo la persona di evoluta
intellettualità che comprende il lavoro dell’artista, la gioia mi si rinnova e considero la
questione denaro di seconda importanza[…]”
Simili sono le lettere di Felice Carena e Luigi Luppi, mentre Arturo Tosi gli scrive il 10
dicembre del 1926:
“Sono ritornato da Milano veramente contento e per due ragioni : prima per aver
conosciuta una persona come Lei, di così squisita bontà e gentilezza, seconda per
essermi vieppiù convinto dell’onore veramente ambito, di essere entrato a far parte di
una Galleria di quadri, unica per la grande importanza, quando si pensa anche che è
dovuto all’intelligenza e all’amore di un privato […]”
25
Quindi ora siamo in grado di ridimensionare la solitudine e la riservatezza attribuite a
Ricci Oddi: lo troviamo al centro di una fitta rete di contatti e amicizie, di cui fanno
parte molti artisti e altrettanti consulenti ed intermediari.
Nonostante le ragioni che presiedono le sue scelte siano così varie, la raccolta è
caratterizzata da una straordinaria omogeneità, basata sulla riconosciuta superiorità
dell’arte figurativa, sull’importanza data alla perizia tecnica, al soggetto e alla sua carica
evocativa. “La raccolta risulta inoltre organica perché comprende solo opere dal
Romanticismo in poi, perché esclude le arti cosiddette minori, perché si sforza di
mantenere un equilibrio tra le varie regioni del nostro Paese e considera gli autori
stranieri per il loro riflesso sugli italiani” 114.
Questa omogeneità è possibile perché la collezione è frutto di unica mente direttrice, di
una volontà individuale, cosa che accade raramente, come scrive Arata :” Le poche
collezioni di pittura moderna sorte in Italia sono, in generale, opera di Enti Statali
oppure raccolte d’arte messe insieme da più generazioni di amatori.” 115
Un altro passo di Arata ci aiuta a capire la logica con cui Ricci Oddi crea la sua
collezione:
“Non ebbe predilezioni idolatriche per una scuola piuttosto che per un’altra.[…] Egli
mirava a costituire una galleria d’arte contemporanea, il cui interesse fosse riposto su
opere essenzialmente moderne, con impronte nazionali. Infatti, in un momento della sua
carriera di giudice assoluto nella scelta delle opere, quando già la collezione aveva
assunto proporzioni notevoli e di grande valore storico, non accettò la proposta di
acquistare un’opera ragguardevole del pittore piacentino Gaspare Landi (1756- 1830)
la cui pittura, spiccatamente neoclassica, già dilagante nel manierismo non giudicò
conforme ai suoi ideali di creare una galleria d’arte veramente moderna, nello spirito e
nella forma, nel contenuto e nella sostanza.[…]” 116
Ricci Oddi, in alcuni scritti, considera la collezione utile per sfuggire al tedium vitae e
alla solitudine, facendole assumere una funzione vagamente consolatoria, come in un
appunto del 28 marzo 1920:
114
Cfr. S. Fugazza, La galleria d’Arte Moderna Ricci Oddi di Piacenza, estratto dal num. 7 della rivista
“Po’”, p. 30.
115
Cfr. G. U. Arata e L. Ozzola, Galleria d’arte moderna Giuseppe Ricci Oddi a Piacenza, Piacenza
1956 , pag. 14.
116
G. U. Arata e L. Ozzola, op. cit., pag. 11.
26
“Nella solitudine dell’ozio forzato domenicale provo un ineffabile diletto e sollievo
raggirandomi nelle mie stanze fra la moltitudine silenziosa (eppure tanto eloquente) dei
miei quadri. Nulla di più interessante, di più prezioso quanto quelle intime confidenze
sussurratemi in un linguaggio svariatissimo da così discreti e fidi amici” 117
La sua passione per il collezionismo aumenta cogli anni e diviene quasi totalizzante e
incoercibile, il suo amico, l’architetto Arata, scrive:
“Allorchè rincasava ad ore tarde della notte, spesso non poteva riposare se prima di
coricarsi non aveva passato in rassegna, seduto a cavalcioni su una sedia, i suoi quadri
uno per uno, fino alle ore antelucane. Fintanto che la luce del giorno filtrando dai
lucernai, non lo ammoniva che doveva andare a coricarsi. Si intratteneva in soliloqui o
in solitudine contemplativa con gli autori preferiti e che erano cari al suo cuore, come
l’anacoreta in pio raccoglimento conversa con il suo Essere Supremo. E questo suo
notturno omaggio agli artisti lo prodigava spessissimo; poi commentava con i pochi
amici, che quelle ore erano le più serene e le più consolatrici della sua
giornata.[…]”118
Egli vive la sua collezione in una prospettiva intima e gelosa ed infatti non permette a
tutti di vederla; quindi risulta ancora più sorprendente il fatto che egli concepisce molto
presto il progetto di donarla alla città, perché risultasse utile non solo agli appassionati e
agli artisti ma anche alla “massa di visitatori”
119
, tanto che già dal 1913 lo troviamo
alla ricerca di uno stabile adatto a contenere la raccolta.
117
Cfr. Diario inedito di G. Ricci Oddi, op. cit., pag. 29.
118
Cfr. G. U. Arata e L. Ozzola, op. cit., pag. 10.
119
Cfr. Diario inedito di G. Ricci Oddi, op. cit., pag. 19.