Mobili, settore diviso in due tra l`Ikea e l`alto di gamma

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Mobili, settore diviso in due tra l`Ikea e l`alto di gamma
Mobili, settore diviso in due tra l'Ikea e l'alto di gamma
28 marzo 2011 — pagina 12 sezione: AFFARI FINANZA
Giovanni Fantoni, che assieme al fratello Paolo conduce il gruppo di famiglia, parla di
"ridisegno sistemico in atto in modo cruento" nell' intero comparto legno/arredo. Il punto
di vista di Fantoni è particolarmente interessante perché, essendo fornitore leader di
pannelli e semilavorati, con un incremento del 20% dei ricavi nel 2010, vede a 360 gradi
filiera e singoli settori. "La struttura classica di questo storico pezzo dell' industria
italiana, incardinata su medie aziende alla testa di distretti e filiere, è saltata per aria. La
ripresa c' è ed è pure sensibile, ma ne beneficiano essenzialmente le imprese produttrici
connesse alla grande distribuzione e a Ikea in primis", dice ancora Fantoni. Parole che
aiutano a interpretare medie statistiche che potrebbero altrimenti essere ingannevoli.
Quando emerge che il fatturato alla produzione nel 2010 è aumentato dell' 1,6%, va preso
con le pinze. Prima di tutto, il 2009 aveva registrato un tracollo rispetto all' annata
precedente e quindi il recupero è di lieve entità. Ma in secondo luogo i dati di sintesi non
raccontano un panorama sempre più differenziato, fatto di aziende in sostenuta crescita,
di altre che sopravvivono, di tante che pencolano sul ciglio del fallimento. Nella lettura di
Rosario Messina, presidente di FederlegnoArredo di recente scomparso, le imprese
vincenti condensano nella loro strategia la capacità di declinare il design italiano in sede
di progetto, la capacità di assemblare materiali realizzati da fornitori selezionati in chiave
di eccellenza, la capacità di gestire con la massima efficienza la logistica e infine la
capacità di articolare al meglio la distribuzione. Un modello industriale del tutto
innovativo, assai distante dalla tradizionale fabbrica di mobili interamente focalizzata
sulla produzione interna. Un modello che aiuta a spiegare i successi di quanti, non
connessi alla grande distribuzione targata Ikea, Mercatone, Ovvio e via dicendo, stanno
risalendo
la
china
e
recuperando
futuro.
Alessandro
Calligaris,
presidente
di
Confindustria FriuliVenezia Giulia e del gruppo che porta il nome di famiglia, conviene
con tale chiave interpretativa. "Noi stessi abbiamo assunto Scavolini come maestro del
logo e della logistica - dice Calligaris - Siamo un sistema logistico di subfornitura,
competitivo in tutti i segmenti che qualificano il prodotto. Bravi assemblatori dei migliori
fornitori. A noi rimangono però il tema del marchio e del design, che è un fattore
premiante per il made in Italy nel mondo, e non di meno la questione di come distribuire i
nostri tavoli, le nostre sedie, i nostri complementi d' arredo nel mondo". Quando
consideriamo che poco meno della metà del fatturato del comparto deriva da export,
viene subito a galla la rilevanza della logistica, della rete distributiva, del valore del made
in Italy, del design. Non per nulla - senza voler far torto a nessuno, tanto è ricco il
catalogo degli italiani leader mondiali Artemide, Flos e Firme di Vetro nel settore
illuminazione, Natuzzi e Flou negli imbottiti, Scavolini e Snaidero nelle cucine sono
marchi internazionalmente noti. Non per nulla Calligaris, sempre per fare un altro
esempio, ha chiamato Pininfarina per disegnare un tavolo che presenterà al prossimo
Salone di Milano. Possiamo assumere la firma di Pininfarina come un dato simbolico,
pensando che il nome del designer torinese segna la poltrona di punta del catalogo di
AresLine, tra le pochissime aziende italiane a non avere risentito nel 2009 di una crisi che
ha sottratto un terzo dei ricavi alle imprese dedite alla produzione di mobili per ufficio. I
mercati sono monopolizzati dai cinesi lowcost, ma non di meno protagonisti sono gruppi
americani che fatturano miliardi di dollari o tedeschi che registrano ricavi per mezzo
miliardo di euro. I poli italiani più cospicui faticano a arrivare a 100 milioni di euro di giro
d' affari. Roberto Zuccato, presidente di AresLine, sostiene che "non è il caso di coltivare
illusioni, perché il mercato non tornerà come lo abbiamo conosciuto ante crisi. Il
ridimensionamento è strutturale. Dopo di che possiamo e dobbiamo giocarcela". Nel
concreto, Zuccato vuole dire che la poltrona griffata Pininfarina attira pure le mire del
ricco businessman cinese; vuole dire che ha costruito una rete di imprese con aziende
specializzate nell' illuminazione, nelle scenografia, nelle gradinate e via dicendo; vuole
dire anche che, vista la drastica riduzione delle commesse sul versante dei mobili per
ufficio, ha potenziato la produzione per sale convegni, teatri, università. "Ma dobbiamo
essere consapevoli che la sfida è immane e che dobbiamo concentrarci sul tema della
redditività e non tanto del volume prodotto", sottolinea ancora Zuccato. Uno sguardo ai
numeri di AresLine illustra a dovere il concetto: assumendo l' anno precrisi 2008 e il 2010
in parallelo, vediamo come l' azienda vicentina abbia registrato rispettivamente 14,01 e
14,43 milioni di euro di ricavi, e poi 1,2 e 1 milione di Ebit, e infine 740mila e 880mila
euro di Ebt. Lo stesso focus manifesta Calligaris quando rimarca che fino a 3 anni fa
aveva 12mila clienti nel suo portafoglio in 95 paesi disseminati nei cinque continenti,
mentre oggi li ha ridotti di un terzo. La strategia è semplice, complesso perseguirla:
Calligaris punta a una rete di negozi che siano autenticamente partner, che condividano
formazione del personale, merchandising, piattaforma web, layout di allestimento degli
spazi. "Puntiamo a sviluppare i ricavi - dice ancora l' industriale friulano - e secondo il
business plan scritto con Bain dovremmo essere alla soglia dei 210220 milioni di ricavi
tra 4 anni, però soprattutto vogliamo accrescere la redditività e, quindi, la sostenibilità
nel mediolungo periodo". Detta in numeri, e assumendo Calligaris quindi come test
ulteriore, dal bilancio consolidato è possibile cogliere ricavi transitati da 158,7 milioni
(2008) a 137,8 milioni (2009) a 141 milioni (prechiusura 2010), mentre sul versante del
margine operativo lordo i valori sono consistiti rispettivamente in 25, poi 20,1 e 22,34
milioni di euro. Vale a dire che l' incidenza del margine operativo lordo sui ricavi valeva lo
scorso anno il 15,8%, indicatore che conforta anche il socio L Capital, fondo di
investimento promosso da Lvmh che detiene il 40% in Calligaris. -
PAOLO POSSAMAI