18 Questa sera non torno a casa

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18 Questa sera non torno a casa
CRONACA
P A G I N A
Como
18
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 16 GENNAIO 2009
ALLA SCOPERTA DELLA COOPERAZIONE/215
Questa sera
non torno a casa
Un progetto,
realizzato tra
il 2006 e il
2009, che ha
coinvolto 59
persone disabili
e circa 80
famiglie cui sono
state offerte
occasioni
di sollievo
temporaneo,
ma anche
di elaborazione
positiva
del distacco.
Due le
cooperative
coinvolte:
“Il Gabbiano”
di Cantù e “Noi
Genitori” di Erba
pagina a cura
del Consorzio Eureka
Ser vizi alla Cooperazione
e al Terzo Settore
www.eurekacomo.it
Q
“
uesta sera
non torno a
casa”. Una
frase comune per molti ragazzi, un obiettivo
importante di autonomia
per le persone con disabilità. Il passaggio all’età
adulta è infatti connotato da una serie di tappe
psicologiche e sociali che
ampliano la sfera delle
relazioni affettive, sostengono il distacco dalla famiglia di origine e accompagnano al raggiungimento di un’autonomia
‘almeno sufficiente’. Per le
persone con disabilità e
per le loro famiglie il percorso di crescita e di separazione incontra però
quasi inevitabilmente
grossi ostacoli. Per questa
ragione, l’attenzione ai
singoli, ai loro desideri e
alle loro aspirazioni non
può limitarsi alla mera
applicazione di standards
preconfezionati, ma è
auspicabile che siano possibili risposte individualizzate. In tal senso occasioni residenziali diversificate possono costituire
uno strumento prezioso
per accompagnare all’indipendenza possibile le
persone con disabilità attraverso uno sforzo congiunto, un incontro di responsabilità, un incrocio
di sguardi capaci di tradurre in linee di sviluppo
futuro la parabola esistenziale di persone
disabili coinvolte nel progetto attivamente.
È all’interno di questa
prospettiva che dal 2006
al 2009 è stato realizzato
il progetto “Questa sera
non torno a casa”, che ha
coinvolto 59 persone
disabili e circa 80 famiglie
cui sono state offerte occasioni di sollievo temporaneo, ma anche di elaborazione positiva del distacco. Le cooperative
coinvolte, “Il Gabbiano” di
Cantù e la “Noi Genitori”
di Erba, hanno colto nel
lavorare insieme su questi progetti l’opportunità
di offrire risposte altrimenti difficilmente realizzabili se proposte singolarmente, mettendo
a disposizione competenze, conoscenze e risorse
proprie, oltre che intercettando importanti risorse
economiche sul territorio
(Fondazione Provinciale
della Comunità Comasca,
sponsor privati e aziende).
La disponibilità e l’interesse da parte del Consorzio Solco Como ad assumere la titolarità di tutti
i Progetti rispetto alle fasi
di elaborazione e messa
in atto hanno dimostrato,
in questi anni, la consapevolezza che la costruzione del futuro di un territorio e il suo arricchimento sono possibili solo
grazie alla partecipazione
attiva delle persone che lo
abitano e che lo vivono. La
proiezione del film realizzato dalle due cooperative, attraverso il delicato
lavoro del regista Gianluca D’Apuzzo, di giovedì
10 dicembre all’interno
dell’assemblea annuale di
Confcooperative è stato
un momento di ulteriore
coinvolgimento e partecipazione, oltre che di condivisione e ringraziamen-
to nei confronti di coloro
che, a titolo personale e
professionale, hanno reso
e renderanno ancora possibile tutto questo.
Gli attori del filmato
dal titolo “stasera non torno a casa”, sono i ragazzi
disabili che hanno partecipato al progetto partito
tre anni fa. Ognuno con la
sua storia, con un approccio alla vita singolare e
diverso, così come singolare e diverso risulta essere lo spirito con cui questi ragazzi affrontano
l’oggi e il domani.
Raccontano e si raccontano in oltre un’ora di filmato che scivola via lieve, e che colpisce per la
naturalezza che risulta
disarmante e commovente a tratti. Attraverso le
loro parole i loro gesti gli
sguardi ma anche i silenzi si interrogano su ciò
che è e che sarà la loro
esistenza con tutte le speranze e le paure.
Tra dubbi e spinte in
avanti, tra il desiderio di
fare da sé e il bisogno degli altri, la nostalgia per
il passato e la consapevolezza che occorre affrontare il futuro, esprimono
il desiderio e la necessità
di crescere, di sentirsi e di
essere considerati persone adulte.
Il film è un intreccio di
storie dentro la stessa
storia, è il racconto di un
weekend che inizia un
venerdì pomeriggio e si
conclude il lunedì mattina all’interno della struttura residenziale, presso
la cooperativa il Gabbiano di Cantù.
Ognuno dei ragazzi e
delle ragazze coinvolti
racconta dal canto suo i
propri pensieri e le emozioni connesse ad un’esperienza che li vede per
qualche giorno distanti
dal loro nucleo familiare
e dalle sicurezze che la
famiglia è in grado di offrire, sperimentando così
una fiducia reciproca e un
percorso di autonomia.
In questo lavoro delicato e paziente gli educatori
e i volontari che gravitano intorno al progetto
hanno un ruolo molto importante che è visibile e
riconoscibile attraverso la
visione del filmato.
L’idea sin qui portata
avanti ha bisogno adesso
di essere ulteriormente
perseguita vista la bontà
del progetto e la crescente domanda da parte delle famiglie.
Ed è per questo che il
Consorzio Solco ha già
presentato alla Fondazione Provinciale della Comunità Comasca un ulteriore progetto che è stato
validato e che garantirà
la prosecuzione delle
esperienze di avvicinamento alla residenzialità.
Inoltre si potrà contare
sulla generosa disponibilità di un familiare che ha
voluto mettere a disposizione un appartamento e
che per la sua ristrutturazione è stata inoltrata
una ulteriore richiesta di
contributo presso la Fondazione Cariplo di Milano, la quale è da sempre
particolarmente sensibile
e volentieri sostiene questi progetti legati alla vita
“durante e dopo di noi”.
Senza questa economia
GIORGIO COLOMBO COORDINATORE
DEL PROGETTO SOLCO COMO
«L’obiettivo del nostro progetto è la creazione di
una filiera di servizi residenziali rivolti a persone
con disabilità, che si declini in proposte differenziate per livello di assistenza e protezione, al fine
di rispondere in modo mirato alle esigenze della
persona e della sua famiglia.
Il percorso che intendiamo intraprendere ha,
come modello di riferimento, le buone prassi che
caratterizzano, a livello nazionale, il progetto Al.Fa
-un’Altra Famiglia dopo di noi- promosso dal Consorzio nazionale Comunità Solidali del Gruppo
Cooperativo CGM, Associazione Anffas e Banca
Intesa.
Punto di partenza sono i Servizi diurni, elementi strategici dell’azione educativa.
Grazie alla loro capacità progettuale, essi sono
in grado di connettere i vari percorsi formativi/
educativi, scolastici occupazionali e di tempo libero, per realizzare concreti progetti di vita.
L’attenzione è posta in primo luogo alle persone
con disabilità, adolescenti, giovani e adulti e alle
loro famiglie, senza sottovalutare l’aspetto della
formazione e del sostegno delle figure educative e
dei volontari coinvolti.
Particolare risalto viene dato alla sensibilizzazione del territorio, necessaria a qualsiasi idea
di sviluppo e innovazione.
Gli interventi, messi in atto attraverso differenti moduli, seguono principalmente due strade, diverse ma strettamente correlate: da un lato offrire alle persone con disabilità significative opportunità residenziali per la sperimentazione dell’autonomia personale e di una vita adulta, dall’altro
garantire ai familiari momenti di sollievo e riposo, sollevandoli dall’accudimento quotidiano dei
propri figli, rinforzando la possibilità di decidere
liberamente del proprio tempo libero».
di comunità, questo ed
altri progetti che puntano a risolvere un problema importante e reale
non avrebbero la spinta
per partire e neanche la
libertà di sperimentare.
Trovare persone che
credono e concretamente
sostengono, per quello che
possono e con modalità e
motivazioni diverse, buone idee e progetti finalizzati all’inclusione sociale
delle persone con disabilità, dà innanzitutto
speranza che ciò possa
avvenire sempre di più.