moldavian girls

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moldavian girls
Uno spazio per
esprimer…
esprimer Mi
Giornale scolastico
A.S. 2008/2009
ISTITUTO PROFESSIONALE di STATO per L’INDUSTRIA e L’ARTIGIANATO
“Pitagora” di Policoro
NON SEMPRE IL BULLISMO
“ è di classe”.
Sconcertanti fatti di cronaca riportano,
periodicamente, episodi di violenza tra
coetanei a scuola o per strada accompagnati
dal
fenomeno
della
pubblicizzazione
attraverso video pubblicati su internet o
semplicemente diffusi dai mezzi di
comunicazione.
La Regione Basilicata ha istituito un
osservatorio permanente sul fenomeno e sta
portando avanti una serie di attività
finalizzate alla prevenzione e alla lotta al
bullismo.
La nostra scuola aderisce, con un gruppo di
supporto, a tutte le attività
promosse
dall’Ufficio Scolastico regionale per la
Basilicata.
Nell’ambito dell’Istituto, fra le tante
iniziative, i nostri alunni hanno aderito al
Concorso “Manifesto sulla Prevenzione e la
lotta al Bullismo”. I lavori proposti sono stati
scelti dalla commissione e saranno premiati.
1
Chi siamo
- Hi Guys;
- Salut!;
- Una terra tra due mari : La Nostra
pag. 3
pag. 4
pag. 4
Arte e cultura
- Una Regione, ma non una lingua
- Albino Pierro – La forza della poesia dialettale
- Isabella Morra – condizione femminile del sud…e non solo.
- Pitagora – non solo numeri;
- Una fiaba Lucana -
pag. 5
pag. 5
pag. 7
pag. 8
pag. 9
Attività Scolastiche
-
Light up the world
Il bullismo perché ?
Una nuova esperienza
Progetto e-twinning: l’Europa a scuola
The martisor (l’amuleto rumeno)
pag. 10
pag. 11
pag. 11
pag. 12
pag. 13
Intercultura!
-
Alcuni dei nostri amici stranieri.
pag. 14
Feelings
-
San Valentino
8 Marzo festa della donna
Quando parlare d’amore…
pag. 16
pag. 16
pag. 17
Attualità
-
-
Obama e il sogno americano
Morire d’asfalto
pag. 17
pag. 18
pag. 18
Eluana: una morte annunciata
Curiosità Lucane
-
-
I cucibocca
Il cupa-cupa
Creatività e passione in cucina
pag. 19
pag. 20
pag. 21
Games
-
Music Crossword
pag.22
2
CHI SIAMO
SIAMO
Hi guys!
My name is Valerio, I’m 19 and I’m a student
of IPSIA PITAGORA, my wonderful school.
Don’t worry I feel OK and I really like my
school.
It is located in Europe!! Oh, sorry, in 24 Via
Puglia, Policoro, a little town in southern
Italy.
I’m going to show you my school, that I
really like; believe me it’s very interesting.
We are about 600 students all together boys
and girls.
The girls are pretty enough to make quite
enjoyable and funny our 6 long long hours
that we spend in it.
In fact we stay at school six hours a day for 5
days weekly. On Saturdays we have a further
professional study.
Not all my collegues are from Policoro; some
of them are from villages and little towns not
far from here. They come every morning by
coaches and buses.
Why did we choose to attend this school?
It’s easy, at the end of the 5 year course we
get a diploma that allows us to go to
University (not here in Policoro) or to find a
job, here or elsewhere in Italy or abroad, (we
also learn English and French) after only 3
years we get our first level qualification
diploma.
We can choose one of the 5 courses
qualification diplomas (3 years)
-
Electric operator;
Electronic operator;
Fashion operator;
Biology operator;
Thermal-mechanical operator.
At the end of the 5 year course we get a
diploma as:
- Electric industries technician;
-
Electronic industries technician;
Electronic industries technician;
Fashion and clothing industries
technician;
- Chemical industries technician;
- Energy system technician.
Our classrooms are large and comfortable,
the gym is great, moreover to develop our
skills, we have well equipped laboratories
and workshops when we spend lot of
lesson hours weekly.
So, in them we can organize and carry on
activities under the supervision of our
teachers.
Well, what do you think about my school?
Oh! You know, it’s always a school!! but
not so worring to attend!!! Believe me!!!!
Valerio Affuso
3
SALUT A’ TOUT LE MONDE !
Questi due articoli in lingua inglese e
francese sono stati redatti per il progetto
etwinning “Young e.journalists grow” e sono
stati pubblicati sul twinblog, lo spazio del sito
etwinning
dedicato allo scambio di
informazioni e di esperienze fra le scuole
partner: Italia, Polonia e Romania.
Una terra tra due mari: la nostra
Nous sommes à Policoro, une petite ville au
bord de la mer Ionienne, en Basilicate.
Policoro n’est pas loin de Metaponto, la ville
fondée par les grecs au VII siècle où encore
aujourd’hui on peut admirer des temples qui
sont les témoignages de cette culture.
Notre école se trouve rue de Puglia au numéro
24 et elle est dédiée au philosophe –
législateur- mathématicien « Pythagore », qui
a vécu à Metaponto jusqu’à sa mort où il a
crée une de ses écoles philosophiques. Dès
nos jours Pythagore est rappelé surtout pour
son «théorème de géométrie» qui donne la
relation fondamentale entre les cotés d’un
triangle.
C’est une école professionnelle qui prépare
les garçons et les filles à travailler dans le
domaine industriel et artisanal. Chaque jour
elle est peuplée d’adolescents provenant de
Policoro et des villages qui sont dans ses
environs. Pour apprendre « le métier » il y a
beaucoup de laboratoires où chacun peut
organiser, projeter et réaliser pratiquement des
travaux qui sont le résultat des connaissances
et des compétences développées en classe.
Les différents cours qu’on y trouve favorisent
la formation culturelle des jeunes en leur
donnant la possibilité de recevoir, à la fin du
cours de cinq ans, un «baccalauréat
technique» valable sur tout le territoire italien.
Donc, les figures professionnelles qui prépare
notre école sont: l’expert et le technicien
mécanicien,
électricien,
électronicien,
chimiste et de la mode.
Bagnata da due mari, il Tirreno e lo Ionio,
montuosa all’interno, con vette di oltre duemila
metri, collinare nell’area est e pianeggiante sulla
costa ionica, la Basilicata appare come una
regione tutta da scoprire.
I
paesaggi boschivi
ricordano che almeno sino
alla metà dell’Ottocento, la
Basilicata era una delle
regioni d’Italia più ricche di
foreste finché una sciagurata
legge post-unitaria, favorì i
più estesi disboscamenti.
Ciò che rimane sono
ancora
foreste
bellissime (Boschi di
Trecchina, le foreste
del Vulture, il parco di
Gallipoli- Cognato e
quelle più estese del
Pollino)
capaci di
riportare il visitatore nella solitudine e nel silenzio,
a quando l’Appennino meridionale era davvero il
regno dei boschi, delle favole e del lupo “cattivo”.
Oggi invece, il lupo è una presenza segreta se
non rara dei boschi, dov’è ancora possibile
avvistare rapaci diurni, gheppi e sparvieri e
ascoltare il tambureggiare del picchio.
La Basilicata è terra di contrasti e di forti
armonie; è gelosa custode della propria identità ,
di un passato ricco di testimonianze visibili nei
suoi parchi archeologici, nei
suoi maestosi
castelli, nelle abitazioni scavate nel tufo dai nostri
predecessori ben 9000 anni fa .
E’ una terra che vanta
località marine
incontaminate con spiagge di sabbia dorata e
finissima; le stesse sulle quali approdarono i Greci
nel VII secolo a. C. ma è proiettata in un contesto
economico senza precedenti per le immense
riserve di petrolio e di gas che nasconde nelle sue
viscere. E’ una regione in cui la gastronomia, nei
numerosi ristoranti a conduzione familiare, è
punta di diamante della cucina e dell’ospitalità
lucana e, per contrasto, è la terra in cui , luoghi
stupendi ed inaccessibili hanno dato spazio a
sport estremi come il “volo dell’angelo” sulle
Dolomiti lucane e il
“rafting” nelle gole del
Raganello nel parco Nazionale del Pollino.
S. ORSATO - M. CIVALE 1 A O.M.
Prof.ssa Antonietta Masini
4
ARTE E CULTURA
UNA REGIONE, MA NON UNA LINGUA
Tanti i dialetti dell’ area lucana che rischiano di andare perduti
La nostra è una grande regione, ma in un
certo senso “ muta “. Non esiste un vero
dialetto lucano, nel senso che
non abbiamo una parlata
unitaria per tutto il territorio
e quelle esistenti rischiano di
andare perdute. Insomma
servirebbe una specie di
Disco Rosetta “Disco di Rosetta”, supporto
molto resistente, creato per conservare una
biblioteca di 2500 idiomi per almeno 10000
anni.
Il suo nome deriva dalla antica Stele di
Rosetta, pietra in basalto nera fittamente
coperta di iscrizioni, scoperta nel 1799 da
uno sconosciuto soldato francese presso
Rosetta ( Forte Rashid). Essa riporta un’
iscrizione con tre differenti grafie: geroglifico,
demotico e greco e che fu importante per
decifrare le antiche lingue egiziane.
Il dialetto lucano, spiega lo studioso
Francesco Saverio Lioi, ha un solo
rappresentante: Albino Pierro, il poeta nella
sua lingua materna, il tursitano, ha creato
un’ opera poetica tale da meritare la
candidatura per il Nobel e che ha fatto
conoscere nel mondo, uno dei tanti dialetti
della nostra regione.
Ma il tursitano di Pierro è una parlata che
appartiene a una zona ben delimitata, che si
differenzia da altre zone vicine e lontane;
perciò il dialetto lucano non è diventato una
vera e propria varietà linguistica italiana come
il napoletano o il romano.
Alcuni affermano che le varietà del dialetto
lucano sono fondamentalmente quattro:
1) I dialetti con influenza “albanese”
( per i centri con questa origine, ossia
San Paolo Albanese, San Costantino,
Ginestra, Barile e Maschito);
2) I dialetti con influenza “apula”
3) ( Matera, Venosa e Melfi);
4) I dialetti con influenza appenninica
che mantengono le caratteristiche più
specifiche del dialetto regionale;
5) Il dialetto con influenza calabro-sicula
perché influenzata da questi due
dialetti.
Il dialetto più esteso e con più elementi
comuni è quello della zona appenninica che
ha influenzato anche l’area del nostro
Metapontino, grazie ai flussi migratori.
Aspettando, in attesa che arrivi un “ Dischetto
di Rosetta” per i dialetti lucani, la nostra
regione resta senza una sua “ lingua”.
Conte Carmela II A.O.M
ALBINO PIERRO: La forza della
poesia
dialettale
A pochi
chilometri dal
mare si trova
Tursi.
La cittadina
ha una
conformazione molto particolare ed è
sovrastata dal borgo antico, la Rabatana,
risalente al V sec. d. C.
Ogni angolo di questo paese, come le vie e i
burroni sono divenuti famosi perché
cantati nei versi del noto poeta dialettale
lucano Albino Pierro.
Il poeta vi nacque infatti,
nel 1916.
La madre morì
giovanissima
lasciandolo all’età di
pochi mesi e il ricordo di
lei come quello della
fanciullezza vissuta
nella terra Natia,
accompagneranno il
poeta per tutta la sua vita
e saranno fonte
ispiratrice della sua
poesia
5
Mbàreche, nun c’è nente
Dope d’ à morte;
e nui ca, toste, ghiangème.
Iè c’agghie caminète tante
Nd’i strète fridde d’u munne,
cchè ll’ agghie chiamète a fè n’abisse di vote
a mamma mèja?
Da u iurne ca citte e bbone
le vòsete à Madonna nparavise,
nun s’è fatte cchiù sente;
eppure chiangènne mi lassàvite
di picca mise.
E ancora
Forse, non c’è niente
dopo la morte;
e noi che, duri, piangiamo.
Io ho camminato tanto
nelle strade fredde del mondo,
che l’ho chiamata a fare tante volte
Mamma mia?
Dal giorno che zitta e buona
la volle la Madonna in paradiso,
non si è fatta più sentire;
eppure, piangendo mi lasciò
di pochi mesi.
Eppure…
Mo mò ci turnère,
e com’u vente,
nda chille quatte sciolle
d’ à chèsa mmèje
Eppure…
all’istante ci tornerei
e come il vento,
tra quelle quattro rovine
della mia casa
A notte prime di parte
Mi ni nghianève à lu balcone ad avite
E allè sintije i grilli ca cantaìne
Ammuccète nd’u nivre di muntagne.
La notte prima di partire
me ne salii al balcone sopra
e lì sentivo i grilli che cantavano
Nascosti nel nero delle montagne.
Pierro trascorre la giovinezza in varie città italiane e si laureò a Roma nel 1944 dopo una
carriera scolastica piuttosto disordinata . Alla professione di docente di storia e filosofia nei licei
della capitale, alternò sempre il "mestiere di poeta" e nel 1959, dopo una serie di raccolte in lingua
cominciò a scrivere in tursitano, l'arcaico idioma della sua infanzia, che non aveva ancora
conosciuto alcun tipo di trascrizione letteraria.
Pierro, senza alcuna tradizione alle spalle, ne esaltò magistralmente le risorse foniche e
simboliche, tanto da attirare l'attenzione e guadagnarsi la stima di studiosi del calibro di Contini,
Folena, Marti, Migliorini, Petrocchi, per citarne alcuni.
Proprio per la sua opera dialettale, più volte fu candidato al Premio Nobel per la letteratura (le
maggiori chances le ebbe nel 1990).
Nel 1992 ricevette la laurea “honoris causa” dall'Università degli Studi di Basilicata, che in tal
modo intese rendere omaggio "all'interprete di una condizione esistenziale che fa corpo tutt'uno
con l'anima antica della civiltà lucana”.
È morto a Roma il 23 marzo 1995, lasciando tutti i suoi averi al Comune di Tursi. Grazie a tale
lascito è stato istituito un premio per il miglior poeta italiano che si esprima in dialetto.
A’ terra d’u ricorde
La terra del ricordo
S’i campane di Paske
Se le campane di Pasqua
Su’ paròue di Criste
sono parole di Cristo
Ca he fatte nghiùre ‘a morte,
che ha fatto chiudere la morte,
mò sta parlèta frisca di paìse
ora questa parlata fresca di paese
jèttete u bbànne e dìcete:
getta il bando e dice:
“Vinèse a què,
“Venite qui,
v’àgghie grapute i porte.”
Vi ho aperto le porte
Prillo Maria Teresa 2^ A O.Moda
6
Isabella Morra
« Torbido Siri, del mio mal superbo
or ch'io sento da presso il fine amaro,
fà tu noto il mio duolo al padre caro,
se mai qui'l torna il suo destino acerbo.”
(Isabella Morra)
Isabella Morra, è la giovane poetessa lucana vissuta a Valsinni nella prima metà del XVI secolo.
A soli 26 anni fu uccisa dai suoi stessi fratelli per via di una presunta relazione clandestina con il
barone spagnolo Diego Sandoval de Castro. La sua tragica storia è stata ricordata anche dal cinema
con il film
Sexum Superando - Isabella Morra, di Marta Bifano nel 2005.
Terza degli otto figli del barone di Favale , fu avviata dal padre, insieme al fratello Scipione , agli
studi e alla conoscenza della cultura classica e alla composizione dei versi. Il padre , coinvolto
nelle controversie del tempo tra francesi e spagnoli, fu costretto a riparare in Francia e portò con
se il figlio Scipione. Gli altri figli, Marcantonio, Isabella, Decio, Cesare, Fabio, Porzia e Camillo
rimasero con la madre, nel castello di Favale. Infatti, dopo varie trattative legali, il feudo tornò ai
Morra e fu affidato al primogenito Marcantonio. Isabella visse una realtà familiare inquieta in cui
non era affatto compresa dai fratelli; i rapporti con loro erano aspri e continuarono ad incrinarsi fino
alla tragedia quando sospettarono che la giovane donna coltivasse una relazione segreta con Diego
Sandoval de Castro, poeta a sua volta e barone di Bollita. Scoperta la relazione, i fratelli di Isabella
uccisero la poetessa e poco più tardi, in un agguato in bosco di Noepoli anche Diego Sandoval, per
poi fuggire in Francia. Alla morte del nobile spagnolo, il vicerè di Toledo incaricò un funzionario
del regno di Napoli, l’avvocato Antonio Barattucci, di ricercare il movente e gli autori del feroce
assassinio. Le indagini del Barattucci non assicurarono gli assassini alla giustizia ma resero ad
Isabella un favore più grande. La poetessa durante la sua esistenza aveva, ogni giorno, sperato che il
padre tornasse per portarla via da Favale, magari alla corte francese, con il lusso, le feste , i balli e
tutto quanto la giovane donna potesse desiderare. Il padre però non era mai tornato; il funzionario
del regno, invece trovò i suoi versi e per esaminarli, li portò fuori dalle mura del castello e, senza
saperlo, li rese immortali. Il filosofo italiano Benedetto
Croce, agli inizi del Novecento venne in Basilicata e si recò a
Valsinni, non per trovare il “movente “ di quei delitti ma per
ammirare e “respirare” i luoghi che avevano visto nascere la
poesia di Isabella Morra.
Il suo fascino è irresistibile come donna prima che come
poetessa in quanto è stata barbaramente uccisa dai suoi fratelli
e due suoi zii a causa della sua presunta storia d’amore.
Certamente se non fossero state trovate le sue opere, Isabella
Morra sarebbe stata solamente una delle tante donne che,
attraverso i secoli, sono state vittime della crudeltà sociale e della condizione femminile. Isabella
Morra è sopravvissuta attraverso la sua poesia. Ciò che mi ha colpito nella figura di Isabella Morra
è soprattutto il lato umano, profondamente femminile che la rende sempre attuale e profondamente
umana . Anche se la condizione femminile sembra essere attualmente cambiata, esistono ancora
nella nostra società situazioni di emarginazione sociale per quel che riguarda la vita delle donne.
Conte Carmela II A.O.M.
7
PITAGORA: non solo numeri
La nostra scuola è intitolata a Pitagora.
Ma chi era Pitagora?
Nato a Samo nel 570 a. C., Pitagora lascia
molto presto la sua città, sentendo il desiderio
di conoscere terre lontane come la Persia, la
Gallia, Creta e l’Egitto. Tornato in patria,
trova il paese sottomesso al tiranno Policrate e
così, a quarant’anni, decide di abbandonare
definitivamente l’isola per trasferirsi nella
Magna Grecia e precisamente a Crotone in
Calabria. Qui fonda una scuola che ebbe un
peso notevole nella vita politica della città,
essendo legata al partito aristocratico. La
scuola ,alla quale erano ammesse anche le
donne, era organizzata sulla base di regole
ben precise che, tra l’altro, esigevano dagli
scolari un lungo periodo di tirocinio prima di
poter venire a conoscenza dei segreti più
profondi della setta.
Pitagora aveva una predilezione per le scienze
matematiche, che conosceva meglio di ogni
altro suo contemporaneo. Fu il primo a
considerare la matematica come scienza e
iniziò i suoi studi avendo come base le
conoscenze geometriche degli Egizi e
aritmetiche dei Fenici.
Stabilì la dimostrazione matematica su cui
adesso si basano anche tutte le altre discipline
scientifiche. I numeri sono alla base della sua
filosofia : l’archè, il numero, è l’elemento
primordiale dell’universo; il numero Uno è un
punto (una specie di atomo), il Due una retta,
il Tre un piano e il Quattro un solido ma
questa teoria apparentemente ben definita, fu
contraddetta proprio dal teorema di Pitagora:
per i Pitagorici, numero significava solo
numero intero, mentre il teorema evidenzia
l’esistenza (i numeri irrazionali) che non sono
esprimibili mediante un numero intero.
I Pitagorici studiavano i numeri primi, le
progressioni e quei rapporti e proporzioni che
essi consideravano belli. Secondo Pitagora, la
perfezione numerica dipendeva dai divisori di
un numero e lo studio dei suddetti portò alla
scoperta di questi teoremi:
a)
La somma di due numeri pari è pari
(2+2=4)
b)
Il prodotto di due numeri dispari è
dispari (3x 3= 9 )
c) Se un numero dispari divide un numero
pari, divide anche la sua metà, sempre che
essa non sia un numero primo (20:5=4;
10:5=2).
Secondo Pitagora, fra i numeri esisteva
un’aristocrazia: c’erano quelli nobili e quelli
plebei. A parte il 10, la tetraktis, che per i
pitagorici rappresenta un’entità divina, l’1, il
2, il 3 e il 4 erano i più illustri fra tutti i
numeri: la loro somma è uguale a 10 e tutti
insieme formavano il divino triangolo. "Tutte
le cose che ci è dato conoscere posseggono un
numero" e ogni numero ha un suo significato
particolare: l’1 rappresenta l’intelligenza, il 2
l’opinione (sempre duplice), il 4 la giustizia, il
5 il matrimonio, il 7 il tempo critico (forse
perché sono sette i giorni della settimana) e
così via.
Il filosofo greco è conosciuto in tutti gli ordini
scolastici , per il famoso teorema da lui
elaborato: in un triangolo rettangolo il
quadrato costruito sull’ipotenusa è uguale alla
somma dei quadrati costruiti sui cateti. Questo
teorema era già noto ai cinesi e ai babilonesi
mille anni prima, ma Pitagora fu il primo a
dimostrare che era valido per ogni triangolo
rettangolo.
Di Lorenzo Michele
V A T.I.EN.
8
Una fiaba lucana
I tredici briganti
C’era una volta due fratelli:uno faceva il ciabattino ed era ricco, l’altro
faceva il contadino e non aveva nulla.
Un giorno il contadino, mentre era in campagna vide tredici uomini sotto un
albero di quercia con certi coltellacci da far paura. Pensò che fossero briganti
e si nascose tutto intimorito. Vide che si avvicinavano alla quercia e che il
capo diceva:”Apriti,quercia!” e il tronco della quercia si apriva, permettendo
ai briganti di entrare nella cavità buia.
Il contadino restò nascosto ad aspettare e, dopo un po’ di tempo, i briganti
uscirono. Il capo disse: “Chiuditi ,quercia!” e la quercia si richiuse. Quando i briganti se ne furono
andati, il contadino volle provare anche lui. Si avvicinò all’albero, disse alla quercia di aprirsi e
passò.C’era una scala che andava sottoterra, scese e si trovò in una caverna enorme piena di tesori:
c’erano montagne di monete d’oro e altre di brillanti. In tutto erano tredici: Il contadino era quasi
pazzo dalla felicità e riempì tutte le tasche di monete d’oro.
Arrivò a casa carico come un mulo e raccontò alla moglie cos’era successo.
Per misurare i soldi aveva bisogno di uno stoppello, ma lui non l’aveva, così andò a chiederlo in
prestito al fratello, che faceva il ciabattino.
Il ciabattino pensò “Cosa avrà mai da misurare mio fratello che non ha mai avuto nulla? Voglio
vedere un po’!” Mise quindi un po’ di colla sul fondo dello stoppello prima di consegnarglielo.
Quando gli venne restituito lo stoppello, vide subito che c’era rimasta attaccata una moneta
d’oro. Allora andò dal fratello e gli disse:
-Dimmi chi ti ha dato quei soldi!
Così il fratello gli raccontò tutto e allora lui gli disse:
-Beh, fratello, mi ci devi portare:io ho figli e ho più bisogno di soldi di te!
I due fratelli presero due somari,quattro sacchi, andarono all’albero e, una volta giunti là, dissero:
-Apriti , quercia!
Riempirono i sacchi e via.
A casa divisero l’oro e i brillanti. Ormai ne avevano abbastanza da vivere di rendita. Il contadino
perciò disse a suo fratello:
-Adesso che ci siamo messi a posto, non facciamoci più vedere laggiù, se no ci lasciamo la pelle!
-Il ciabattino rispose: -Certo!- Ma lo fece solo per ingannare suo fratello e andare una volta da
solo a fare man bassa, perché era uno che non ne aveva mai abbastanza.
Andò, aspettò che i briganti se ne andassero, ma non li contò mentre se ne andavano.
Mal gliene venne perché i briganti, accortisi di essere stati derubati, ne avevano lasciato uno di
guardia: questo dunque saltò fuori, sorprese il ciabattino, lo squartò come un maiale e l’ appese
a due rami di un albero . La moglie, non vedendolo più tornare, andò dal contadino: - cognato
mio, disgrazia! Tuo fratello è andato un’altra volta alla quercia e da allora non è più tornato!
Il contadino aspettò la notte e andò alla quercia; trovò il corpo squartato del fratello, lo caricò
sull’asino e lo portò a casa, tra i pianti della moglie e dei figli.
Per non seppellirlo squartato chiamarono un altro ciabattino e lo fecero cucire.
La vedova con tutti i soldi che erano rimasti, comprò una taverna e si mise a fare la taverniera.
Intanto i briganti s’erano messi a girare il paese, per vedere a chi erano rimasti i soldi.
Uno andò dal ciabattini che aveva cucito il morto e gli disse: - Compare, sei capace di dare due
punti a questa scarpa?-Eh- fece lui,- ho cucito un ciabattino, volete che non cucia una scarpa?9
-E chi era questo ciabattino? –
-Un mio collega che hanno squartato. Era il marito della taverniera.Così, per caso, i briganti vennero a sapere che era la taverniera a profittare delle ricchezze rubate
loro.
Presero una botte grande e la misero su un carro; poi ci si nascosero dentro in undici, mentre
gli altri due tiravano il ca+rro. Andarono dunque alla taverna e dissero dunque alla proprietaria:
- Buona donna ce la fate posare qui questa botte e ci date da mangiare?
La taverniera rispose di si e si mise subito a cucinare i maccheroni.
Intanto la figlioletta, giocando lì vicino, sentì un rumore nella botte. Si mise ad ascoltare e sentì
dire: - Ora gliela diamo la buona notte a questa qui!
Corse a dirlo a sua madre, che immediatamente prese una caldaia d’acqua bollente e la rovesciò
nella botte. I briganti morirono spellati. Poi andò a servire i maccheroni agli altri due, ma mise
del vino nel sonnifero. Quando i briganti si addormentarono tagliò loro la testa.
- Adesso và a chiamare il giudice! – disse alla figlia.
Quando il giudice arrivò, riconobbe nei tredici briganti quelli che da tempo razziavano e
uccidevano nella regione e diede alla taverniera un premio per aver estirpato quella malerba.
La fiaba riportata è tratta da “Fiabe Italiane” ;
una raccolta di fiabe di tutte le regioni italiane
trascritte in lingua dai vari dialetti da Italo Calvino e pubblicata nel 1956.
ATTIVITA’ SCOLASTICHE
LIGHT UP THE WORLD
Nell’ambito del programma di elettrotecnica le classi VA e VB
settore elettrico con i rispettivi docenti: Gentile e Fortunato,
hanno affrontato il tema riguardante il risparmio energetico.
Tra gli argomenti trattati uno dei più interessanti è l’utilizzo dei
dispositivi a LED (Light Emitting Diode). Cosa è un LED? E’
un dispositivo che trasforma l’energia elettrica in luce visibile.
Già sperimentato negli anni 60, solo ultimamente viene
utilizzato nei sistemi di illuminazione interna ed esterna. In Italia
viene utilizzato il “vecchio” sistema di illuminazione, cioè le
lampade ad incandescenza che sono sicuramente un ottimo
sistema ma che assorbono un maggiore energia elettrica. Il LED, grazie a dei parametri costruttivi
ed suo principio di funzionamento, permette di risparmiare ben il 70% dell’energia; questo perché:
viene alimentato a bassa tensione. Il
principio di
funzionamento permette di ridurre l’assorbimento di energia e
quindi diminuiscono le cadute di tensioni, la sezione del cavo,
le perdite per effetto Joule (calore). Inoltre , la durata di
funzionamento è di 100.000 ore cioè 11anni, se l’accensione è
continua. Ma esistono altri vantaggi come limitata
manutenzione grazie all’assenza di reattori, accessori ecc.
L’accensione è immediata e, inoltre, a differenza delle
lampade tradizionali, non si fulminano anche se nel tempo
riducono l’intensità della luce emessa. Essendo possibile
regolare automaticamente il flusso luminoso, e la sua direzione, ne consegue una diminuzione
dell’inquinamento luminoso. Da ciò è scaturita la visita all’unico paese italiano, dove la pubblica
illuminazione è caratterizzata dall’uso dei Led. Tale località si chiama Torraca, è un piccolo paesino
di 1000 abitanti situato in provincia di Salerno. Dopo vari giorni di organizzazione, siamo partiti
10
accompagnati dai nostri docenti per questo paesino. E’ stato veramente interessante: osservare come
questi dispositivi rendano il paese più affascinante, basti pensare che grazie alla possibilità di
cambiare il flusso luminoso tutti i monumenti come: statue, castelli, piazze diventavano più belli.
Appena scesi dal autobus sembrava che fosse giorno, perché quella luce emessa da tutti i punti
rendeva la nostra visita più emozionante. Tutta l’illuminazione esterna è stata sostituita con questi
nuovi dispositivi,invece, per l’illuminazione di ogni appartamento viene ancora utilizzata la
lampadina ad incandescenza. Tutti i cittadini sono contenti di questo tipo di illuminazione tanto che
vorrebbero utilizzarlo nelle proprie case. Abbiamo potuto constatare l’effettivo funzionamento di
dispositivi e non siamo stati gli unici visitatori, in quanto esperti nazionali e internazionali si
interessano a questo esperimento, che risulta effettivamente valido per raggiungere l’obbiettivo di
utilizzare meno energia elettrica. Infine, abbiamo approfittato di essere tutti insieme per trascorrere
il resto della serata in un ristorante dove abbiamo gustato alcune specialità del luogo…
Ciancio Stefano VA TIEN
IL BULLISMO…
BULLISMO… PERCHE’?
Secondo me il bullismo c’è in tutte le scuole del mondo e non solo in Italia.
Alcuni ragazzi per mettersi in mostra fanno i bulli nei confronti dei ragazzi più deboli.
Io sono un ragazzo straniero e per mia fortuna non ho mai avuto questi problemi.
I miei amici mi hanno accolto molto bene, non mi hanno mai fatto mancare l’affetto, non mi hanno
mai fatto sentire uno straniero e per questo io li ringrazio molto.
I bulli sono quei ragazzi che non si sentono accolti in un ambiente e per questo aggrediscono.
Questo problema deve essere risolto per il bene di tutti i ragazzi che domani faranno parte della
società. In futuro, infatti, nel mondo del lavoro o anche nella famiglia non ci potrà essere posto per
le prepotenze di alcuni su gli altri.
Danjel Copa 3^AOEL
Ciao a tutti,
sono Serena, ho 15 anni e frequento il primo anno nell’Istituto Professionale IPSIA “Pitagora” di
Policoro. In questa scuola mi sono trovata subito bene grazie ad un’inaspettata accoglienza che mi
ha fatta sentire a mio agio e incontrando nuovi compagni e compagne che mi hanno voluto bene
fin dal primo momento.
Fortunatamente quest’anno i professori ci hanno dato la possibilità di partecipare a dei rientri
pomeridiani attivando dei corsi di teatro e di giornalino scolastico. Alle scuole medie non ci hanno
mai dato un’opportunità simile, quindi ho voluto partecipare subito per provare una nuova
esperienza basata sul divertimento ma soprattutto sull’impegno.
Il teatro è un’attività che mi ha colpita molto. Non avevo idea di quanto fosse impegnativo
studiare un copione, ma soprattutto l’espressione e la gestualità!
Per fortuna della equipe che si occupa del teatro fa parte anche la referente del giornalino
scolastico; ciò mi ha aiutato in entrambe le mie esperienze incoraggiandomi a provare questo
nuovo modo di apprendere. Penso che l’atmosfera sia perfetta. Tutta la “compagnia” ha uno
spirito sereno e vitale e ciò ci permette di lavorare divertendoci.
Per recitare bene bisogna immedesimarsi nel personaggio e cercare di viverlo nel momento in cui lo
si recita. Io mi immedesimo, a tal punto che mi capita spesso, durante la mattinata, per esempio a
ricreazione, incontrando i miei compagni e inizio a recitare il copione come se fossi sul
palcoscenico. Incredibile!
Serena Orsato 1°O. Moda
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PROGETTO E-TWINNING:
L’EUROPA A SCUOLA!
E’ davvero più vicina l’Europa con l’e-twinning!
Il nostro istituto per la prima volta si cimenta con l’esperienza del gemellaggio elettronico,
l’etwinning, appunto. Questa esperienza di forte valenza formativa, umana e culturale
proietta i nostri alunni in una dimensione veramente europea. L’Europa entra nelle classi e
nel vissuto dei ragazzi e li incuriosisce, li stimola, li educa alla cooperazione, alla
creatività, ai valori di cittadinanza. Partire da sé stessi e dal proprio vissuto per uscire dai
confini regionali e nazionali e raggiungere in un click il “mondo esterno” dove ognuno è
davvero cittadino del mondo, è un’esperienza emozionante e piena di significato per le
giovani generazioni. Qui, all’IPSIA “Pitagora”, ci stiamo provando.
Attualmente sono attivi due progetti etwinning: uno con Svezia e Polonia come partners ,
l’altro con Polonia e Romania.
“Our town, our people” (la nostra città, la nostra gente) è un progetto curriculare che
mira a promuovere e far conoscere le risorse storico-artistiche, naturali ed umane del
luogo dove viviamo attraverso lo scambio di email, foto, brevi filmati e semplici articoli in
cui i ragazzi raccontano il proprio modo di vivere, eventi speciali, tradizioni, cibo,
abitudini tipici della nostra zona. Gli alunni entrano in amicizia con i coetanei delle scuole
partner lavorando in gruppo, cooperando, accrescendo le competenze linguistiche e
tecnologiche, aprendosi all’accoglienza di altri modus vivendi, commentandone differenze
e aspetti comuni.
Il progetto “Young e-journalists grow” (Giovani giornalisti crescono) è, invece, collegato
al giornalino d’ istituto. I ragazzi ed i docenti delle scuole partner creano un magazine online, uno spazio in cui raccontarsi e scambiarsi notizie su vari argomenti: la città in cui si
vive, la propria scuola, eventi speciali, musica, vita giovanile sono solo alcuni dei temi
possibili. Gli articoli vengono redatti e pubblicati in inglese e francese.
Il percorso è arduo ed esige tempo, dal momento che è necessario un contatto quasi
quotidiano con i docenti delle varie scuole per progettare, imparare a condividere e
comunicare correttamente, ma ne vale la pena.
Fiduciosa che l’esperienza etwinning risponda ai bisogni umani, culturali e formativi di
un numero sempre maggiore di alunni e di docenti, auguro buon lavoro a tutti coloro che
si impegneranno per la buona riuscita dei progetti.
Visitate il sito www.etwinning.net!
Prof.ssa Raffaella Delli Veneri
Questo è uno dei primi articoli ricevuti dalla scuola partner rumena. Riguarda una tipica
tradizione nazionale che si celebra il primo Marzo e segna il passaggio dalla stagione
invernale a quella primaverile.
Romanians have a beautiful ancient tradition on the first day of March.
I Rumeni hanno una bella tradizione antica che si celebra il primo giorno di Marzo.
Postato da: Vasile DIMA
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Romanians have a beautiful ancient tradition on
the first day of March :
Martisor (The Amulet). Its name is a diminutive
from the name of Martie the Romanian word for March. If you love history,
it is possible to notice a
similarity between Martie and the ancient Roman
God "Mars" or "Marte" in
Latin language. You are right because in ancient
Rome this God was a
symbol of revival, green fields, flocks and love.
They used to celebrate their God on the first day of spring exactly as Tracians, later Dacians and
nowadays Romanians.
So Dacians borrowed the Latin
word for naming their first
month of spring.
The archeological finds show that
over 8,000 years ago on
the present territory of Romania
this custom was alive.
People were celebrated the
coming of spring with long
time forgotten rituals. They used
small pebbles painted in
white and red arranged
alternatively on a string.. It
might be curious why they had
chosen these two colors :
red and white. In those times,
many magical rituals
involved human or animal
sacrifices for determining
their pagan Gods to listen to their
prayers. So blood was
associated with life, fertility and worship. On the other hand, the snow, the ice and the clouds
were white. In a single expression the meaning of two colors might be : "let's forget about winter
and pray our Gods to bring us fertility".
More than two thousands years ago, the Dacians had that tradition on March
1st. The Dacians God who was celebrated at the beginning of March was
named "Marsyas Silen". He was the inventor of flute (shepherd's whistle) and
he had the most greatest influence upon the entire nature. The Amulet's
meaning was greatly enlarged. It was considered to be a protective charm for
children and animals in the next coming year. Those tiny pebbles were
changed into a couple of yarns, one colored in red and one colored in white.
Red meant the Sun, the power of fire, passion and woman, and white meant
the benefits of water, clouds, winter but also man's intelligence. The
combination of those colors can be interpreted as the union of man and woman, these two
opposite forces who will determine a new life cycle.
At the beginning of 19th century the beautiful Amulet was found in all Romanian regions.
Especially children and women wore around their necks or on their left hands two woolen yarns
(one red, one white) knitted together and a small silver or golden coin hung on them. The belief
was that those who wore that Amulet were protected and would have good luck in the next year.
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It was written in books that young Moldavian girls wore Martisor from March 1st till March 12th.
After two weeks, they used to tie their hair with that special red-white yarn waiting to see the first
spring birds coming to their village. Only after that event, the young girls took out the Amulet and
hang it to the first tree they saw in blossom.
You must know that in the Romanian folk tradition each season has a different color : spring is
red, summer is green, autumn is black and winter is symbolized by white. All these colors can be
found also having the same meaning on many patterns on Romanian pottery, carpets and folk
costumes.
Nowadays "Martisor" is present in all Romanian regions but you can find a
similar tradition in Macedonia and Albania too. In Romania this Amulet is a
symbol of coming spring and joy. Exchanging them is a gesture of love,
friendship, respect and appreciation. You can buy silky red-white threads (tied
into a bow) and small plastic objects : flowers, horse shoes, leaves,
bumblebees, animals, birds, tiny suns or stars, red hearts, and many others.
Specific to Romania is a small black chimney sweeper - an old symbol for
good luck! Especially women and children wear in the left side on their chests
these amulets during nine days, starting from March 1st, of course.
Men usually buy spring flowers called "snow drops" (ghiocei) and offer them
together with a postcard in which they hang the Amulet. It is the modern way
of making this wonderful surprise to your dear ones! The pleasant emotion remains the same as
you were a little child and received your first Martisor from your parents. The passing years don't
make it less surprising. It is like wearing the Sun above your heart, warming the entire
atmosphere around, and make the smiles appear any time. . .
INTERCULTURA
I NOSTRI AMICI STRANIERI
Casablanca è una città bellissima ed è quella
dove sono nato. E’ molto grande ed io vi ho
trascorso 12 anni; sono stati gli anni più belli
della mia vita. Avevo tantissimi amici che mi
volevano bene .
Ogni giorno io mi alzavo verso le sette del
mattino per andare a scuola e mentre
camminavo c’era tanta gente che andava a
lavoro e altri accompagnavano i figli a scuola.
Il periodo più bello dell’anno in Marocco è il
RAMADAN. Si tratta di un periodo in cui non
si deve mangiare e bere niente dall’alba al
tramonto.
Dopo aver mangiato e riposato, i maschi, si avviano verso la moschea per pregare mentre le donne
restano a casa. Se uno non sta bene, è ammalato e non può andare allora rimane a casa; anche i
bambini con età inferiore a 15 anni non sono tenuti alla preghiera.
Trascorsi i 30 giorni i genitori comprano dei vestiti ai loro figli, il giorno dopo tutta la famiglia
festeggia insieme.
Due mesi e venti giorni dopo il RAMADAN c’è un’altra festa che si chiama ID KABIR (significa
Festa Grande). Per questa festa si compera una pecora per ogni famiglia. Mio padre in questo giorno
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si alzava alle sette di mattina, andava alla moschea verso le dieci tornava a casa e uccidevano la
pecora. Dopo, tutta la mia famiglia e i miei parenti arrivavano a casa dei nonni e li si preparava la
cena. Stavamo tutti insieme fino a mezzanotte, poi ognuno andava a casa sua.
Quand’ero a Casablanca passavo il pomeriggio seduto davanti la mia casa e verso le quattro
osservavo la gente che tornava dal lavoro, altri che andavano a fare la spesa ed altri ancora che
correvano verso casa per preparare da mangiare.
Samir Kaissouni
Mi chiamo Omar Erdogmus, sono nato a Seyhan provincia di Adana
(Turchia) il 5 Ottobre 1991.
Sono di religione musulmana. Nel 2003 con la mia famiglia mi
sono trasferito in Italia per motivi di lavoro. Sono residente a
Rotondella dove vivo con la mia famiglia e frequento la classe terza
Operatore elettrico dell’IPSIA Pitagora di Policoro. In Italia mi
trovo bene anche se mi mancano tanto i miei amici i miei parenti
rimasti in Turchia. Nella regione dalla quale provengo fa molto
freddo ma non nevica mai. Il mio paese si chiama Adana e dista
100km dal Mar Mediterraneo.
Anche la mia città ha subito negli ultimi tempi profonde trasformazioni tanto da
diventare la quarta città, per grandezza, di tutta la Turchia. Nella mia città è
famoso il Kebap (o kebab) introdotto anche in Italia. Inoltre è molto diffusa la
carne di pollo e di tacchino; la carne di maiale invece non si può mangiare perché
il divieto è imposto, come regola, dalla religione musulmana.
Omar Erdogmus 3^B OEL
Io mi chiamo Daniel e vengo dall’Albania .
Sono quasi otto anni che sono in Italia e mi trovo molto bene.
Il mio paese è Durazzo, si trova al centro del territorio Albanese, è molto
bello, ci stanno molti musei da visitare e c’è una bellissima spiaggia, ci
sono dei posti belli dove poter passare le vacanze .
Io vado nel mio paese ogni estate per le vacanze ,e mi sembra che ogni
volta è cambiato qualcosa.
A me piace un po’ di più l’Italia perché tutti i miei parenti e i miei amici
vivono qua. Però ogni volta che vado in Albania mi sembra sempre che
sia la prima volta e provo sempre una emozione diversa.
Copa Daniel 3° B OEL
Io sono Laurenc Likmeta vengo dall’Albania e più precisamente
da Krufa. La città si trova al centro del paese ed è caratterizzata
dalla statua di Gjerj Kastrioti Skenderleg. Sono venuto in Italia
da quasi un anno ma mi piacerebbe vivere di più in Albania,
anche se li ci sono molti problemi, perché è il paese dove sono nato ed ho tanti amici. Le città più
importanti sono Tirana che è la capitale, Durazzo dove si trova il porto più grande del paese, Scutari
dove c’è il lago. Il presidente dell’Albania è Soli Berisha. L’Albania confina a nord con il
Montenegro a Sud con la Grecia, a est con la Macedonia e a ovest con il Mar Adriatico che la
separa dall’Italia. L’Albania ha circa 6 milioni di abitanti su una superficie di 28000km.
Laurenc Likmeta 1°A OEL
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Mi chiamo Mariela Pastore,
ho 17 anni, sono una ragazza solare e vivace, ma sotto il mio
sorriso si nasconde un passato molto difficile.
Sono nata in Guatemala (Messico), dove i miei genitori all’età di
4-5 anni, mi hanno affidata a un collegio, perché non avevano la
possibilità di prendersi cura di me.
All’età di 9 anni, mi sono trasferita qui in Italia perché sono
stata adottata da una famiglia italiana.
Dei miei genitori naturali ho pochi ricordi, nella mia mente c’è solo un’immagine: quella di mia
madre, una donna di altezza media, con lunghi capelli castani raccolti in una coda, abbracciata ad
un bambino, il mio caro fratello gemello che non vedo da 13 anni.
Qui in Italia mi sono trovata subito bene, perché la mia famiglia mi ha accolta e amata come se
fossi una vera figlia. Qualche difficoltà l’ho incontrata, invece, a scuola dove mi sono sentita poco
accolta dalle mie compagne, sia durante le elementari che le medie, nonostante i miei tentativi di
socializzare con loro mi sono sentita sempre emarginata ed esclusa solo perché mi vedevano diversa
da loro. Fortunatamente, tutto è cambiato da quando ho iniziato a frequentare l’IPSIA “Pitagora” di
Policoro (MT), I° anno operatore della moda, dove sono stata accolta e amata da tutte le compagne
di classe. Qualche volta capita che litigo con alcune compagne, ma in fin dei conti sono per me le
sorelle maggiori che non ho mai avuto.
Grazie all’amore della mia famiglia e delle mie compagne, posso dire di essere FELICE.
Mariela Pastore 1^ AO.moda
FEELINGS
San Valentino : festa religiosa o “consumistica ?
Molte feste di origine religiosa sono state rivestite ,nella tradizione popolare, da riti, musiche ,
addobbi da così tanto tempo che è difficile trovare l’origine soprattutto perché , quando il
cristianesimo si diffuse trasformò molte feste pagane in feste religiose. Si pensi alla festa di san
Valentino. Il giovane vescovo cristiano, opponendosi all’editto dell’imperatore che proibiva il
matrimonio, in quanto non consentiva ai sudditi di essere dei buoni soldati, iniziò a sposare
segretamente le coppie che lo desideravano guadagnandosi così l’appellativo di “patrono degli
innamorati”. Gli innamorati celebravano la loro festa alcune settimane prima dell’inizio della
primavera. Durante l’antica festa romana dei Lupercali, infatti, i giovani scrivevano i propri nomi
su biglietti che poi venivano estratti a sorte e accoppiati. Si venivano così a creare delle coppie che
si fidanzavano per tutta la durata dei festeggiamenti. La Chiesa si impossessò di questa festa,
dedicandola a san Valentino e aggiungendo ai biglietti con i nomi quello con i buoni propositi, i
fioretti: ogni nome estratto veniva accoppiato a un buon proposito, anziché a un bel ragazzo o a una
bella ragazza.Questo cambiamento non piacque molto ai giovani innamorati: lasciarono così cadere
nel dimenticatoio la festa di San Valentino, che è stata ripresa solo da pochi anni
8 MARZO...FESTA DELLA DONNA
Le origini della festa dell'8 marzo risalgono al 1908 quando,pochi
giorni prima di questa data,a New York,le operaie dell'industria
tessile “Cotton” scioperarono contro le cattive condizioni in cui
erano costrette a lavorare.Lo sciopero si protrasse per alcuni
giorni,finchè l'8 marzo il proprietario,bloccò tutte le porte della
fabbrica per impedire alle operaie di uscire.Allo stabilimento venne
appiccato il fuoco e le 129 donne prigioniere all'interno,morirono
bruciate. Successivamente , questa data venne proposta come
GIORNATA DI LOTTA INTERNAZIONALE A FAVORE DELLE DONNE,da Rosa Luxemburg,proprio in
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ricordo della tragedia.
Questa giornata ricorda tutte le lotte che hanno dovuto fare le donne per ottenere i diritti di cui
godono attualmente. La tragedia di tutte quelle operaie bloccate all'interno della fabbrica,non fu
inutile,perchè fece fare un passo in avanti sulla lunga strada percorsa dalle donne per affermare i
propri diritti. Ancora oggi però le donne,soprattutto nei Paesi orientali,subiscono innumerevoli
violenze;sono usate come oggetti,come proprietà proprio dagli uomini della loro famiglia.
Nei paesi occidentali,l’8 marzo è considerato un giorno di festa e momento di riflessione.
Amendolare Mariantonietta 1^A MODA
“ QUANDO PARLARE D’AMORE
D’ AMORE……
AMORE ……”
…… ”
“Odio e amo. Non chiedermi il perché, non saprei dirtelo.
Ma sento che accade e mi tormento”.
-CatulloL’amore è il sentimento più provato da ragazzi e ragazze…
Per gli adolescenti, questo è uno dei pensieri maggiori che persiste nella loro mente
Alla nostra età, si sente l’esigenza, di avere qualcuno con cui condividere i propri sentimenti
ed esprimere ciò che si prova. In effetti bastano piccoli gesti per far nascere un grande
amore;ogni qual volta il mio ragazzo si avvicina, mi sfiora la mano e mi dice parole dolci.
In amore è importante avere una persona che ti sostenga, ti dia fiducia e ti faccia sognare…
Quando si incontra il primo amore è difficile dimenticarlo, rimarrà un ricordo dentro di noi,
perché è il primo amore a farci provare dei sentimenti e delle emozioni.
A volte ci sono anche sofferenze che portano alla separazione, ma spesso i problemi d’amore
sono ostacoli che possono essere affrontati e superati…
Quando a volte si litiga, scrivere una lettera dolce è un modo per dimostrare i propri
sentimenti e per chiarire le controversie!!!!
Alcune volte per amore capita di perdere amicizie o affetti importanti,perché ci si trova di
fronte a scelte che spesso sono difficili da affrontare e accettare.
Innamorarsi è spesso vissuto come un miracolo del destino.
Se guardi in cielo e ti senti una stella,
se senti dei brividi sotto la pelle, non coprirti,
non cercare calore, non è freddo,è solo
AMORE!!!
Conte Carmela 2A O. Moda
Bevilacqua Monica 1A O. Moda
Galasso Maria 2 A O. Moda
CRONACA
Obama: “il sogno americano”
Mancavano poche ore al giuramento e le famiglie Obama e Biden, erano nella chiesetta di S.t John
a due passi dalla Casa Bianca, per la funzione mattutina. Dopo aver invocato l’aiuto di Dio, Jakes
ha spiegato che le sfide che attendono il nuovo presidente sono talmente dure da indurlo a citare
non le Sacre Scritture, ma la celebre frase di Guerre Stellari:”Questo è il momento delle decisioni
difficili, non della correttezza e della buona educazione. Tu vedrai la luce ma dovrai sentire il calore
delle fiamme”. Obama non ha fatto una piega: lo sa già, di batterlo McCain, la sua retorica della
speranza nelle ultime settimane si è trasformata in appello al coraggio degli americani, alla loro
capacità di stringere i denti, di riscattarsi nei momenti più difficili. Il 20 gennaio 2009 nel giorno
trionfale “dell’incoronazione”, il primo presidente nero d’America ha completato il percorso
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oratorio col quale ha portato il Paese dai gioiosi giorni della speranza alla nuova era delle
responsabilità. La speranza non è stata sepolta: il cambiamento nel quale si può credere è sempre in
cima all’agenda presidenziale .Ma il suo cielo è “metallico”, zeppo di nuvole, non più l’orizzonte
sereno disegnato con i colori a pastello del logo elettorale di Obama.
Una folla immensa ha partecipato al giuramento di Barack Obama.Il nuovo presidente ha promesso
“un’ era di responsabilità” di fronte ai problemi del momento:crisi economica e terrorismo in primo
luogo. Sull’Islam mano tesa, ma lotta al terrore.
Stigliano Rocco V A TIEN
Morire d’asfalto
Sentimenti e disperazione raccolti in un forum
Il 2008 è andato via , portando con sè , un giovane ragazzo: IVAN MICCICHE' di 18 anni e il 2009
è arrivato con un'altra tragedia: GIOVANNI TARSIA e GAETANO
FALCIGLIA, due ragazzi entrambi di Policoro, si sono spenti dopo
un grave incidente stradale.
Giovanni Tarsia, (30 anni) era un ragazzo semplice come tutti gli
altri, simpatico, e con una voglia di vivere che gli altri ragazzi della
sua età, forse ancora non hanno.
Giovanni e Gaetano, sono morti alle prime ore dell'8 gennaio.
Viaggiavano su una "Ford Focus", di proprietà di Falciglia. L'auto
sulla quale viaggiavano finita in una scarpata, nella SS 106, nelle
vicinanze di Matera, è stata trovata da un operaio dell'Anas la
mattina dell'8, quando ormai i due ragazzi erano già deceduti da molte ore.
Durante i funerali dei due ragazzi, parenti, amici o semplici conoscenti di
Policoro e Tursi, hanno pianto per Giovanni e Gaetano.”.. IN QUESTO
GIORNO ABBIAMO RIVISSUTO AFFETTI E PERSONE CARE CHE OGGI
NON SONO PIU' TRA DI NOI . UNA VISITA , UN FIORE , UNA
PREGHIERA PER RICORDARE...SULLA FRAGILITA' DELLA VITA , PIU'
DI MILLE PAROLE INUTILI.”…( LEONARDO SINISGALLI)
La famiglia Tarsia, è stata già colpita da un altro dramma: 7 anni fa, la famiglia
perdeva anche Giambattista, fratello maggiore di Giovanni.
La morte sulle strade è sempre più frequente e sono soprattutto i giovani a
perdere la vita e questo ci deve far riflettere perché le cause sono tante: l'alcool,
l'eccesso di velocità, la stanchezza, una distrazione, un malore improvviso, un
colpo di sonno.
Ora i ragazzi della stessa cittadina di Policoro, hanno creato un forum per
esprimere il proprio dolore, la vicinanza alle famiglie , per esprimere l’amicizia a
questi ragazzi che ormai non ci sono più ma anche per fermarsi un attimo, pensare
a come alcune di queste cause si possono evitare.
Amendolare Mariantonietta 1^A MODA
Eluana: Una morte annunciata
Eluana Englaro, dopo diciassette anni di coma vegetativo causato dal gravissimo incidente avuto
quel maledetto 17 gennaio del 1992, muore nella clinica di Udine, quattro giorni dopo la
sospensione dell’alimentazione e dell’idratazione artificiale.
Giuseppe Englaro, il padre della povera ragazza, lunedì intorno alle 8:20 della sera,ha ricevuto la
notizia della morte e ha dato l’annuncio dicendo che da quel momento, non avrebbe più parlato.
Finalmente la sua povera figliola può riposare in pace.
Eluana era una splendida ragazza, piena di vita con tanti sogni, progetti per il futuro e tante
passioni, come andare sugli sci.
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Elu, come la chiamava la sua cara amica del cuore, Laura Portaluppi, con la quale studiava lingue
presso l’Università Cattolica di Milano,e che con lei trascorse l’ultimo giorno della sua vita da
ragazza cosciente, era allegra e dinamica.
La morte di Eluana ha scosso le coscienze di tutti gli italiani e del mondo intero perché in tutti
questi anni il padre ha condotto una battaglia legale per interrompere le cure alla figlia . Eluana in
vita, aveva sostenuto che trovandosi in simili condizioni avrebbe preferito morire..
Tutti si sono interrogati sulla vicenda, anche gli organi parlamentari si sono mobilitati, alcuni a
favore della sentenza che aveva deciso per la sospensione delle cure, altri contrari e favorevoli a
mantenere in vita la ragazza.
Vero è che nessuno debba giudicare l’operato degli altri e dei genitori della povera Eluana, però è
anche vero che, indipendentemente dal dolore che si può provare nel vedere la propria figlia in uno
stato vegetativo, non si può pensare di staccare la spina.
È impensabile sospendere l’alimentazione e l’idratazione ad una ragazza che sicuramente, anche se
non avesse recuperato tutte le funzioni vitali forse sarebbe riuscita ad andare avanti grazie alla sua
grinta e alla sua voglia di vivere.
Spesso si sente parlare di persone che dopo tanti anni escono dal coma e piano piano ritornano ad
una vita quasi normale e quindi perché non sperare anche per Eluana.
Maurizio Lofrano e Antonio Di Sanzo VA TIEN
CURIOSITA’ LUCANE
I Cucibocca
La Basilicata conserva gelosamente molti riti religiosi e pagani come la festa, unica in tutta l’Italia
meridionale dedicata ai bambini nella sera che precede l'Epifania la festa dei cucibocca di
Montescaglioso. I cucibocca sono misteriose figure vestite di scuro, mantello
e vecchi cappotti, in testa un cappellaccio o un disco di canapa da frantoio, il
viso incorniciato da folte barbe bianche, con al piede una catena spezzata
che striscia sul selciato con un sordo rumore.
Bussano alle porte e chiedono offerte in natura con in mano un canestro, una
lucerna ed un lungo ago con cui minacciano di cucire la bocca ai bambini. I
piccoli, attratti ma spaventati si rifugiano tra le braccia dei genitori e
rientrano in casa per andare presto a letto, permettendo così alla Befana, di
riempire le calze con giocattoli, dolciumi e regali.
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Il " Cucibocca ", appare oggi anche come un'allegra risposta locale al Babbo Natale globale.
Diversamente da Babbo Natale, però il " Cucibocca " non porta doni, ma li richiede; non ha una
barba profumata, pettinata ed ovattata ma una barbaccia di canapa puzzolente; non ha abiti
scintillanti ma un pastrano nero ed al posto dell'elegante cappuccio rosso, un orrendo disco di
canapa da frantoio; infine lo scampanellio della slitta lascia il posto allo stridere sordo delle catene
ai piedi. Durante la manifestazione che inizia nella sera inoltrata, i Cucibocca, attesi da nugoli di
bambini, compaiono per le strade del centro storico di Montescaglioso, animato dai ritmi musicali
della tradizione contadina. Si ripete cosi il rito dei nove bocconi del Cucibocca, mentre zampogne e
ceramelle, creano l’atmosfera giusta. Nessuno deve conoscere chi si nasconde dietro la maschera
dei Cucibocca, le cui sembianze, potrebbero anche celare qualche papà dei tanti bambini che
aspettano incerti tra divertimento e paura, il comparire delle misteriose figure.
Lucarelli M.Lucia
Gli strumenti musicali come il tamburello, la zampogna,l’organetto
e il cupa cupa sono oggetto di forte attenzione da parte di giovani
esecutori che rimettono in circolazione strumenti e musiche dei
“nonni” e trascurati dai “padri”, mentre si registra anche la ripresa di
una tradizione artigianale che si riteneva prossima a scomparire.
I momenti più significativi sono le grandi aggregazioni collettive,
come le feste religiose, in cui persone di diversa provenienza sono
accomunate dalla condivisione dell’esperienza musicale.
Tipico di molte zone della Lucania è il cupa-cupa. E’ uno strumento
costituito con materiale semplice:
un recipiente cilindrico, generalmente in terracotta, del diametro di
20/30 cm e alto 30/40 cm;una membrana organica (che avvolge il grasso
del maiale) o in sostituzione una stoffa tipo nylon;una canna lunga 50/60
cm e del diametro di 1cm. Per suonare questo strumento si bagna la pelle
o la stoffa con acqua (si usa solitamente riempire un po' il recipiente
d'acqua, così da lubrificare lo strumento semplicemente rovesciandolo
per qualche secondo). La mano del suonatore,a sua volta bagnata, si fa
scivolare chiusa a pugno sulla canna più o meno velocemente. Questo
rudimentale strumento della civiltà contadina meridionale, veniva usato
come accompagnamento ad altri strumenti (fisarmonica, chitarra,
armonica....)nelle feste contadine o in occasione del carnevale; oggi è ancora usato da alcuni gruppi
folk o di musica popolare.
A livello del sound, il CUPA-CUPA conferisce un tono tribale alle percussioni e sostiene le
esecuzioni a livello ritmico.
Stigliano Rocco
Prillo Mariateresa
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La Lucanica
La Lucania vanta fin dal tempo dei Romani l’arte degli insaccati,
la produzione cioè di salsicce e salami.
Con il termine lucanica si indica infatti ancora oggi una salsiccia
di carne di maiale, insaporita con aromi e spezie. Molte regioni si
contendono le origini di questo straordinario prodotto di
salumeria; i milanesi tramandano una leggenda che attribuisce alla
regina longobarda Teodolinda l’invenzione della procedura della
“luganega” ma già gli scrittori dell’antica Roma eliminano ogni
dubbio sulle origini della salsiccia scrivendo che la “lucanica”,
introdotta a Roma dalle schiave lucane,era una carne tritata,
insaccata in un budello, e così chiamata perché i soldati romani ne avevano appreso la preparazione
proprio dai Lucani.
Quando Apicio fornì la ricetta, “lucanica” diventò sinonimo di salsiccia.
La Rafanata
Durante il carnevale sulle tavole dei lucani, prende posto la rafanata. Si tratta
di una
frittata,uova e formaggio pecorino, dal sapore particolare perché
insaporita con la radice grattugiata del rafano.
Il rafano appartiene alla famiglia delle crocifere. E’ un’erba perenne le cui
radici costituiscono la parte più interessante della pianta. Sono di aspetto
bianco-giallastro, corpose ed allungate, hanno un sapore molto pungente e
simile a quello della senape. La terra d’origine di questa pianta pare sia la
penisola balcanica. La pianta si adatta a qualsiasi tipo di terreno e predilige una posizione
soleggiata.
La Minestra Maritata
E’ un piatto della
tradizione contadina molto gustoso e
calorico che si prepara
durante i mesi invernali. Gli
ingredienti di questa
ottima minestra sono senz’altro,
poveri e facilmente
reperibili nelle case dei nostri
contadini
perché
assolutamente di stagione. Si tratta di
un ricco brodo fatto
con carne di maiale, salsiccia
piccante, carne di gallina, prosciutto crudo, qualche cotenna, sedano, carote e cipolle in cui cuocere
poi delle verdure di stagione come verze boragine e cicorie. Originariamente pensato come piatto
della domenica, si consuma tuttora con gusto e nel pieno rispetto delle tradizioni lucane.
Galasso Maria II A O Moda
Amendolare Mariantonietta I A O Moda
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MUSIC CROSSWORD
1
3
2
4
3
6
7
Verticali:
8
1- Movimento e subcultura giovanile.(4
lettere)
2- Consiste nel parlare seguendo un certo
ritmo.(3 lettere)
3- Ritmo fortemente aggressivo e da un
suono potente.(5 lettere)
4- In teatro.(7 lettere)
5- Nato nelle discoteche.(5 lettere)
6- Musica dance.(10 lettere)
7- Appartenente alla musica dance.(9
lettere)
4
5
5
7
6
Orizzontali:
1- abbreviazione di musica popolare.(3 lettere)
2- Molto diffuso nell’immediato dopoguerra.(4 lettere)
3- Sottogenere del punk rock.(3 lettere)
4- La musica dell’anima.(4 lettere)
5- Si balla anche per strada.(6 lettere)
6- Musica tipica popolare.(6 lettere)
7- Spesso pronunciato con accento spagnolo.(5 lettere)
8- Diretta.(4 lettere)
Michele Di Lorenzo 5^ A TIEN
Mariateresa Prillo 2^ AOM
Dirigente Scolastico:
Francesco Di Tursi
Docente
Responsabile:
Antonietta Masini
Redazione:
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Impaginazione:
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