RME FF800 vs MOTU 2408

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RME FF800 vs MOTU 2408
Test
Rme Fireface 800 Motu 2408 MK3
RME FIREFACE 800
MOTU 2408 MK3
SCHEDE AUDIO A CONFRONTO
di Antonio Campeglia
Nel mercato delle schede audio si è scatenata una vera e propria battaglia, la posta in gioco è imporre un “definitivo“
standard professionale; spesso però le armi utilizzate finiscono per differire di poco: la risoluzione e la frequenza di
campionamento, il formato degli ingressi e delle uscite, la presenza o meno di preamplificatori, le modalità di connessione
alla scheda “mamma” del computer. Come orientarsi in questo caos di marche e numeretti? In questo numero di CM2 ho
voluto focalizzare l’attenzione su due case leader nel settore delle schede audio: MOTU e RME.
Prologo
Come accennato nella premessa, questo
test di comparazione riguarda due schede leader del settore professionale. Essendo possessore da più di un anno di
una RME Fireface 800, usata tra l’altro
per tutti i test di CM2, ho preferito realizzare questo articolo cercando un confronto
con un altro fonico professionista, utilizzatore di una Motu 896 HD; ho cercato,
insomma, in questo compito complicato
ed impegnativo, la maggiore obiettività
possibile. Quando si parla del “top” delle
interfacce audio la scelta spesso è determinata dal “nome” del prodotto e dal proprio gusto sonoro più che dalle effettive
possibilità di utilizzo delle funzioni offerte
della scheda. Voglio precisare che le due
schede sono state testate per circa cinque mesi in uno studio di registrazione
professionale, dove si registra di tutto, dal
gruppo pop, al quartetto di archi, dal coro gospel di 30 elementi al cantautore,
sempre alla ricerca di sonorità sofisticate. Una prova dura per testimoniare la loro stabilità e l’affidabilità nel tempo.
Prima di scrivere questo articolo ho letto
varie riviste inglesi e americane per decidere come impostare il raffronto, quali punti evidenziare e quali invece tralasciare in
quanto inutili e dispersivi. Mi sono reso
conto di come sia difficile oggi per l’utente finale scegliere un prodotto rispetto ad
un altro; tutte le schede spesso appaiono
perfette, l’unico neo può essere qualche
piccola, forse voluta, dimenticanza nella
Fig.1 – Fireface 800
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progettazione software o hardware, giustificata dal buon rapporto Q/P. “Poveri”,
quindi, gli acquirenti che, prima di compiere il fatidico passo, si devono affidare
alle riviste, ai forum o ai consigli degli amici. Li capisco, anche io sono uno di loro,
forse un pò più fortunato in quanto oggi
posso provare alcuni prodotti prima di acquistarli, ma sappiate che non sono a digiuno delle classiche “cantonate” di cui
sono stato preda quando ero più inesperto.
Purtroppo non esistono negozi che permettono la prova contemporanea di più
schede nello stesso ambiente e con le
stesse casse di monitoraggio.
maha NS10M che si trovavano già in studio, in modo che sia io che il secondo fonico avessimo un punto di riferimento d’ascolto che conoscevamo già bene. Il mixer
è un Soundcraft 3200 e come registratore (con I/O Adat) abbiamo usato un Alesis HD 24, invece per il formato Tascam
“TDIF” ci siamo procurati un Tascam.
Microfoni: Neuman U 87, Neuman KM 184,
Akg C414, Akg C451, Audio-Technica
AT4041,
Rode NT2, un analizzatore di spettro
“Spectralab”della Sound Technology e
tanta tanta pazienza.
RME Fireface 800
Darò un accenno sulla componentistica
e sulla progettazione utilizzata per la realizzazione di questi due prodotti, in quanto il mio intento non è di spingere il lettore ad acquistare un modello rispetto ad
un altro, ma quello di riportare in maniera asettica, per quanto possibile, i pro e i
contro dei singoli prodotti e la destinazione d’uso preventivata dai rispettivi produttori.
CATENA AUDIO
Ho utilizzato per questo test due computer, un MAC G4 con processore 876
mHz/1.5 giga di ram, con Logic audio
vers.6.0 e un Pc MusicDaw 2, (Processore Intel 775 a 3,4 Ghz e 2 Mb di cache)
con XP e Cubase SX3.
Per gli ascolti, ho usato sia le mie PMC
TBS2-A, che le Dynaudio BM6A e le Ya-
La RME Fireface 800 (Fig.1) è una scheda audio FireWire, “made in Germany”,
prodotto professionale che permette di
gestire fino a 28 I/O contemporaneamente.
La scheda è stata studiata fino ai minimi
particolari ed è frutto di due anni di sviluppo. Integra il meglio della tecnologia
moderna, il processore RISC integrato a
32 bit, l'utilizzo di componenti logici riprogrammabili di ultima generazione (FPGA,
Field Programmabile Gate Arrays da 90
nanometer), il protocollo di comunicazione di ultima generazione FireWire a 800
Mb/s, i convertitori AKM 5385AVF che
supportano fino a 24 bit 192 kHz. La tecnologia interna è tutta in SMD. Ma andiamo per ordine…
Come si presenta
La Fireface 800 viene presentata in una
scatola di cartone, insieme ad un manuale
fotocopiato in lingua inglese e tedesca,
una coppia di cavi Adat, un cavo firewire
400, 4 gommini da mettere sotto la scheda per non farla graffiare, un CD con il
software e un foglio di garanzia dell’im-
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Rme Fireface 800 Motu 2408 MK3
segnale d’ingresso e in uscita “LEVEL
IN/OUT” e lo stato del clock per le diverse sorgenti digitali. L'ultima connessione
presente sul pannello frontale è quella delle cuffie, controllata da un potenziometro
di volume da trasformare all'occorrenza
negli in/out 9 e 10 (sbilanciati).
Fig.2 – Speaker Emulation
Pannello Posteriore
portatore italiano. La macchina è in formato rack standard ad una unità di colore grigio chiaro e viola Da sinistra verso
destra troviamo: il canale 1 (Fig.2) che riproduce una “DI BOX “ per permettere di
registrare direttamente un segnale di basso/chitarra e tutti quegli strumenti che hanno un Gain di uscita molto basso. In alto
troviamo tre led: DRIVE color giallo, LIM
(Limiter) color rosso e SIG (controllo entrata segnale) color verde, mentre in basso un ingresso “Speaker Emulation” Instr/Line con accanto un controllo, mediante
potenziometro, del Gain. Spostandoci verso destra troviamo quattro ingressi, dal 7
al 10, (Fig.3) con connessione INSERT(LINE) su jack standard in formato
TRS, o MIC su XLR controllati singolarmente da un potenziometro per il guadagno dei preamplificatori (GAIN) che hanno un’escursione da + 10 a +80 dB. In alto troviamo per ognuno degli ingressi un
Da sinistra verso destra troviamo (Fig.5):
il connettore per l’alimentazione, MIDI
IN/OUT, una porta Firewire 400 e due porte Firewire 800 con un uncino metallico
per agganciare il cavo Firewire, WORD
OUT su BNC, 2 I/O digitali in formato ADAT
Fig.3 – Ingressi segnali
led che indica l’attivazione dei 48 V (color
giallo) il segnale di CLIP (color rosso) e il
SIG (controllo entrata segnale) color verde. Notiamo con dispiacere che non è stato previsto alcuno “switch” per attivare l’alimentazione Phantom dal pannello della
RME.
L’attivazione potrà avvenire solo via software ed eventualmente ne sarà possibile un
salvataggio nelle impostazioni del routing
della macchina per un utilizzo “stand-alone”. Continuando sulla destra troviamo un
controllo a led ANALOG/DIGITAL STATE (Fig.4) che non è altro che il pannello dove possiamo visualizzare lo stato del
Fig.4 - Analog/digital state
giudicare il progetto originario di sistema
“leggero” ad una unità rack.
Prime impressioni
Installiamo la scheda mediante cavo
por ta Firewire 400 del PC mod.
MusicDaw 2 , carichiamo il software
per la gestione della macchina e
iniziamo a scoprire pecche e virtù di
questa scheda tanto pubblicizzata. Il
software di gestione del routing della
scheda è molto spar tano e scarno.
Anche se il “design minimalista”
presenta caratteri molto piccoli, non è
pregiudicata in alcun modo funzionalità.
L’utilizzo del pannello “Fireface Setting”
è facilmente intuibile indipendentemente
dalla manualistica (Fig.7).
Da qui possiamo decidere quali ingressi
controllare, analogici, Adat, S/PDIF, e la
relativa frequenza dai 32 ai 192 kHz .
Possiamo decidere se gli ingressi XLR
devono alimentare microfoni che
Fig.5 - Pannello Posteriore
(totale16 I/O indipendenti), I/O S/PDIF,
WORD IN su BNC con selettore d’impedenza a 75 ohm, in basso 8 uscite audio
analogiche in formato TRS (Fig.6). L’ultimo stadio, dalla sinistra verso destra partendo dall’alto troviamo: Time code opzionale, mentre in basso vi sono 8 uscite
in formato TRS.
Già dalla descrizione possiamo capire che
la scheda è stata progettata più per un utilizzo da studio che per riprese “live”, in
quanto per un uso dal vivo sarebbe stato
opportuno avere almeno 8 Input analogici, con la possibilità di supportare un alimentazione “phantom” selezionabile da
pannello e non via software. Inoltre mancano i led indicatori di livello sul pannello
frontale. Credo che queste “carenze” siano state ben ponderate al fine di non pre-
Fig.7 - Fireface Setting
richiedono la Phantom, oppure semplici
cardiodi; tutte le modifiche ai parametri
possono essere eseguite in tempo reale
Fig.6 - Ingressi analogici
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Rme Fireface 800 Motu 2408 MK3
senza mai bloccare il sistema. Si
possono combinare ingressi e uscite
analogiche
e
digitali
contemporaneamente. La latenza può
scendere a valori bassissimi, pari a
circa un millisecondo, ma lo sconsiglio
vivamente, significherebbe solo far
lavorare di più la CPU del computer
senza avere nessun tipo di vantaggio.
La scheda dispone di driver ASIO2.0,
ASIO Multiclient, MME, WDM,
Multiclient, GSFI ed è compatibile con
l’ADM (ASIO Direct Monitoring). Se si
utilizza la connessione FireWire 800 in
teoria si potrebbero collegare fino ad un
massimo di 3 RME per un totale di 84
I/O a 24 bit/48 KHZ.
genere. Qualche mese fa un amico mi ha
fatto provare la medesima scheda sotto
LINUX con “sequencers” e “plugs” di cui
non conoscevo l’esistenza, con mia grande meraviglia la scheda funzionava a valori di un millisecondo senza che la CPU
andasse in TILT. La vera prova del fuoco
l’ho fatta però in studio. Partendo da materiale già esistente su ALESIS HD24, io
e il mio amico Rino Morra abbiamo provato a rifare un missaggio; preleviamo contemporaneamente i 10 ingressi analogici
con i 16 in formato ADAT e riversiamo il
tutto sul computer, infine il risultato viene
riversato su mixer analogico, sfruttando
le uscite analogiche della RME ed usando l’ALESIS HD 24 come convertitore D/A
computer. Volevo fare una precisazione
sugli ingressi della Fireface: essi sono 12
(4 XLR e 8 TRS a Jack) ma ne possono
funzionare al massimo 10 contemporaneamente, in quanto 2 ingressi sono solo delle ripetizioni. Un aspetto negativo,
degnamente oscurato da frasi pubblicitarie “equivoche” è che la scheda viene reclamizzata come “Interfaccia audio Firewire 56 canali - 192 kHz/24 bit”. Ma dove sono questi 56 canali? In realtà è possibile avere un massimo di 28 ingressi I/O
a 24 bit /44kHz o 48 kHz contemporaneamente sfruttando tutti gli I/O (analogici-digitali-S/PDIF). Se invece volessimo
registrare a 24 bit 96 kHz potremmo arrivare ad un massimo di 20 ingressi in registrazione (10 analogici - 8 digitali - 2
S/PDIF). Lavorando a 24 bit/192 kHz arriveremmo ad un massimo di 12 ingressi
in registrazione (10analogici - 2 S/PDIF).
Non è possibile in questo caso utilizzare
i canali Adat. La stessa prova è stata fatta sul MAC G4 e pur non essendo un computer di ultima generazione, non abbiamo
avuto nessun tipo di problema.
A questo punto la domanda sorge spontanea: come suona lo strumento? Abbiamo capito che il sistema è stabilissimo sia
su Mac e su PC e che può lavorare anche sotto Linux garantendo una totale integrazione audio-video. Ad ogni modo, cosa accade di preciso quando il segnale
entra ed esce? Come suonano i preamplificatori e l’input “Speaker Emulation”?
Sezione A/D RME
Fig.8 – Registrazione Rhodes
RME Sotto torchio
Le prime prove che ho fatto sono state
quelle relative a software virtuali, da quelli più pesanti come “Symphonic Orchestra
Platinum” a quelli compilati “maluccio” tipo Tritone Digital Hydratone. In nessuno
dei casi ho mai avuto problemi di alcun
Fig.9 - Pannello frontale
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per trasformare le uscite ottiche della scheda audio in analogiche. Non contenti, proviamo anche ad importare alcune tracce
dalle sorgenti analogiche della scheda e
a trasferirle direttamente in formato ADAT.
Il routing della scheda ci ha permesso di
effettuare questa operazione senza dover prima registrare il contenuto audio nel
La prima prova che effettuo riguarda l’input 1 “Speaker Emulation”. In un angolo dello studio c’è un vecchio piano Rhodes Mark 2, leggermente scordato e con
qualche tasto non perfettamente funzionante. Con l’avvento dei Virtual Instruments, il proprietario dello studio lo ha relegato ad oggetto d’arredamento più che
a strumento musicale. Lo convinco a spostarlo verso la nostra postazione. Non ho
gli strumenti necessari per accordarlo e
sinceramente non credo di esserne capace; comunque desidero sentire cosa
succede collegandolo direttamente nell’ingresso “Speaker Emulation”. Tale connessione ha le caratteristiche di una DI
box, il livello di ingresso è più alto e grintoso rispetto agli ingressi di linea. Esasperando un pò il Gain si ottiene un'effetto drive molto simile a quello di un cabinet reale (Fig.8). Il Rhodes registrato in
questo modo ha ripreso tutto il respiro e
la brillantezza originale. Si avvertono per-
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Rme Fireface 800 Motu 2408 MK3
Fig.10 – Digital I/O
fettamente le percussioni senza essere
sopraffatte dal rumore di fondo. Finalmente! Con tutta la sua “scordatura” è un
piacere suonare e registrare questo strumento, risentirlo “vivo” nelle sue sfumature armoniche.
La prova è stata effettuata anche su chitarra e basso, sempre con ottimi risultati,
ma il test più difficile è stato quello relativo ai canali microfonici. La sezione dei pre,
a detta di molte riviste e forum, non costituisce un punto di forza della scheda;
invece registrare una voce, (a meno che
il vostro “performer” sia Barry White), sarebbe consigliabile aggiungere un buon
pre maggiormente caratterizzante al fine
di garantire un suono più amalgamato.
Forse l’unica pecca riguarda i potenziometri che regolano il livello in ingresso
(Gain), questi non rispondono con fluidità
ai movimenti impressi: poco sensibili per
quasi tre quarti della loro corsa, impennate rapide nella fase residua rendendo
davvero difficile gestire il volume. E’ probabile che nelle versioni successive il problema sia stato risolto con una migliore
taratura, ma al momento non ho la possibilità di verificare. L’ultima prova che ho
effettuato è stata quella di inserire sul PC
una scheda acceleratrice esterna Firewire, per essere precisi una TC Electronics.
Sfortunatamente ho avuto problemi di conflitto che mi sono stati confermati nei vari forum che abitualmente frequento. Se
Fig.11 - Pannello posteriore
ho letto che sarebbe stato meglio optare
per 2 pre di qualità superiore rispetto ai 4
prescelti a corredo. In questo caso, voglio
spezzare una lancia in favore della Fireface. I pre sono di ottima qualità e, come
per ogni cosa, bisogna capire per quale
utilizzo siano stati progettati. Qualora il nostro scopo sia registrare delle voci non
dobbiamo aspettarci risultati ottimali, i convertitori sono troppo trasparenti e non hanno un suono deciso, troppo poco colorati. Questa non è una pecca, anzi in molti
casi può costituire un vero punto di forza
quando si tratterà di microfonare una chitarra classica, un violino o un pianoforte,
poiché avremmo la certezza che il suono
non risulterà mai impastato. Se volessimo
invece utilizziamo schede accelleratrici
PCI nessun problema, sia che si tratti di
TC che di Universal Audio.
CONCLUSIONI RME
Ci sarebbe ancora molto da dire su questa scheda, sul suo routing e su tutte le
molteplici applicazioni, forse ho evidenziato più difetti che pregi, ma vi assicuro
che finora non ho mai trovato, nel corso
degli anni, nulla di assolutamente perfetto. Uno dei fattori comuni a tutte le schede audio, anche di fascia professionale, è
che all’aumentare del valore della frequenza di campionamento il suono diventa
sempre più aspro e meno naturale: que-
Fig.12 - PCI 424
sto problema non riguarda la RME, il suono rimane molto lineare anche al variare
delle frequenze. Il segnale in generale è
molto omogeneo e gradevole, sugli estremi di banda ben curato e naturale. I bassi sono leggermente pieni e rotondi e acquistano quella giusta dose di colore senza mai risultare falsi; gli alti sono trasparenti e setosi.
Anche dopo tantissime ore di lavoro il suono non stanca e la sua “giusta” dose di
neutralità permette di ottenere buoni risultati anche in mix affollati di tracce. Certo avrei preferito un tastino “hardware” per
la selezione della phantom, dei potenziometri di volume più equilibrati, speriamo
che questi difettucci siano da stimolo per
un futuro progetto a due canali, specifico per un utilizzo da Mastering o per piccoli progetti “Home recording”. Sarebbe
bello attendersi una 2 unità rack con tutti
gli ingressi corredati da abilitazione phantom, non orfani di un proprio indicatore di
livello, si tratterebbe di una soluzione ideale per un utilizzo live o da studio: gioveremmo di un buono stadio d’ingresso e
della comodità di un missaggio tutto mediante DAW.
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2
CM CHART
Produttore: RME
Modello: Fireface 800
Website: www.rme-audio.com
Distributore: www.midiware.com
Prezzo: 1.290,00 + Iva
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Dotazione
Affidabilità
Gestione
7.5
Qualità/prezzo
9.5
Globale
8.5
8.5
8.5
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Rme Fireface 800 Motu 2408 MK3
Motu 2408 MK3 come si presenta
La Motu 2408 MK3 viene presentata in
una scatola di cartone, insieme a 2 manuali, PCI-424 e AUDIO DESK vers.2.0
per MAC in lingua inglese, un cavo di alimentazione, un cavo di collegamento alla PCI, un CD con il software e una cartolina di registrazione del distributore americano. La macchina è in formato rack standard ad una unità di colore grigio scuro
(Fig.9). Da sinistra verso destra troviamo:
l’ingresso cuffia con il suo potenziometro VOL e quello MAIN OUT VOL. Un controllo DIGITAL I/O, suddiviso in tre BANK
A, B e C (Fig.10). Spostandoci più a sinistra troviamo il display che gestisce il volume degli 8 ingressi analogici ANALOG
IN e quello che gestisce le 8 uscite analogiche ANALOG OUT. Infine troviamo
un selettore a pulsante FORMAT CONVERSION e in basso un tasto SET e per
ultimo il classico switch ON/OFF.
Pannello Posteriore
Da sinistra verso destra troviamo un
pannello abbastanza affollato (Fig.11): il
connettore per l’alimentazione,
WORD/VIDEO IN/OUT, SMPTE (LTC),
S/PDIF, 3 porte per segnali in formato
TDIF (Tascam), un main out, OUT per
collegare la scheda alla PCI-424, 3 I/O
ottici in formato Adat, per un totale di
altri 24 I/O, 8 ANALOG OUT e 8
ANALOG IN in formato TRS e infine
MAIN OUT, right e left. Infine il vero
cuore di questa scheda è la PCI 424,
(Fig.12) in cui alloggia il DSP che si
occupa di gestire tutto il routing degli
ingressi e delle uscite sgravando la
CPU del computer e rendendo il
sistema più affidabile e stabile, con
latenza prossima a zero.
Prime impressioni sulla MOTU
Ho inserito il controller PCI Motu nell’alloggio della scheda madre, avviato il computer e Windows XP ha prontamente rilevato la presenza di un nuovo hardware.
Ho inserito il disco drive richiesto e fatto
partire l'installazione. Il procedimento è
andato a buon fine senza nessun intoppo. Dopo aver riavviato il sistema ho collegato l'interfaccia audio alla relativa scheda PCI, settato i “drivers” e lanciato Cubase SX 3 che ha subito riconosciuto la
scheda e tutte le sue funzionalità. Il pannello di controllo è simile a quello del modello 896 HD che ho montato sul Mac al
CM2 • 46
Fig.13 - 896 e 2408 MK3 a confronto
fine di percepirne le differenze di suono
(Fig.13).
Essendo questa una scheda progettata
più come controller e cuore di sistema
piuttosto che come supporto di ingressi e
uscite digitali, mi sono imbattuto in una
iniziale difficoltà per i miei test audio; anche in questo caso però ha vinto l’ingegno, infatti, oltre alle prove attese ho potuto inventare nuovi interessanti test, anche se fuori standard. .
Motu 2408 Sotto Torchio
La prima prova che ho effettuato è stata
mettere in uno degli 8 ingressi analogici
della Motu un Focus ISA 430 MK2, non
tanto per saggiare la qualità del suono in
registrazione, ma per testare se il segnale analogico d’ingresso della scheda andasse in saturazione. Ho inserito direttamente il segnale di un basso slap nel Focus, ed ho cercato di dosare in maniera
intelligente l’input e l’output del pre; la
scheda ha retto perfettamente i cambi veloci di transiente senza andare mai andare in distorsione digitale. Questo dimostra la grande qualità dei convertitori e della progettazione dello strumento. Ho provato a registrare e riprodurre 8 segnali audio usando gli ingressi e le uscite analogiche. Il risultato è stato eccellente sia come suono che come stabilità di sistema.
Anche la prova microfono (Voce) è andata bene. Per questo test ho usato un microfono Neumann U 87 alimentato dal
mixer Soundcraft 3200, una bella accop-
piata analogica: nessun problema sia utilizzando il MusicDaw 2 che il G4, che può
definirsi meno potente in termini di processore e RAM. Una delle prove più impegnative che ho effettuato in questi 5 mesi è quella di stressare il sistema con una
grandissima mole di dati. Allo studio in cui
ho effettuato il test è stata commissionata la registrazione di un concerto di musica classica realizzato in un teatro: per
l’occasione sono state occupate tutte le
24 tracce del registratore Alesis HD 24
(Fig.14). Successivamente, per questioni di “editing” delle singole tracce audio,
è nato il bisogno di importare su computer l'intera registrazione. E’ stato riversato l'intero concerto in un solo passaggio
sfruttando le 24 uscite ottiche dell'Alesis
HD 24 e settando la Motu su i 24 ingressi Adat (ottici), il tutto sincronizzando il registratore e l'interfaccia tramite ADAT
SYNC. La registrazione (24 bit/48kHz) è
durata 70 minuti ed in questo arco di tempo la scheda non ha presentato problemi
di nessun tipo. Il segnale non si è mai
sganciato e non si sono verificati drop nella registrazione.
I problemi sono iniziati quando, per esigenze lavorative, c’è stato bisogno di riversare il lavoro dall’Adat al Tascam. Non
avendo a disposizione altri cavi ADAT, ho
collegato le uscite dell’HD24 in ADAT sulla scheda e dalla 2408 MK3, mediante cavi TDIF, sono andato sul multritraccia TASCAM MX2448. Amara sorpresa! Se si
setta la scheda per ricevere 24 segnali in
formato “optical adat”, la riproduzione in
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Rme Fireface 800 Motu 2408 MK3
800 ed essendo abituato ad un suono leggermente più caldo, l’aroma di questa scheda non mi dispiace. Secondo il mio parere,
quello che differenza la casa Motu da tante altre è l'asprezza, che non fa brillare le
alte frequenze né enfatizza quelle basse.
Dai convertitori, detto in un linguaggio molto semplice, "esce solo quello che entra",
ciò permette in fase di missaggio una grande lavorabilità del suono senza dover calcolare e bilanciare caratteristiche intrinseche dei convertitori. Possiamo aggiungere
a tal proposito che rispetto alla sorellina 896
HD, la 2408 MK3 è leggermente più colorata nelle frequenze alte (brilla un pò di più).
CONSIDERAZIONI GENERALI
Fig.14 – Alesis HD 24
tempo reale può avvenire solo via ADAT.
Purtroppo il fatto di non poter trasferire da
un formato all’altro in tempo reale costituisce una grossa limitazione.
Voglio elencare un punto di forza che invece ho trovato solo in questa scheda:
mentre scorre il play, se si abilita una sola traccia in registrazione, il passaggio avviene in modo fulmineo, senza un minimo
di latenza, proprio come se si stesse lavorando con un registratore del tipo Alesis HD 24 oppure un classico Fostex D
160. Si ottiene la stessa performance mettendo in registrazione fino a quattro tracce simultaneamente. Da cinque tracce in
poi il ritardo inizia a farsi sentire, anche
se minimo. Tutto ciò è possibile sia perché il software di gestione è scritto benissimo, e su questo non avevamo dubbi, sia perché, per quanto se ne possa dire, le schede PCI funzionano sempre meglio delle Firewire, ricevono più alimentazione e sono più stabili.
Nota
Provate a fare questa prova con qualsiasi scheda che sfrutta il sistema Firewire e
vedrete, con Firewire 400 non riuscirete
a fare neppure una traccia, con il protocollo 800 massimo una traccia.
L’ultima prova che ho effettuato è stata
quella di inserire sul PC una scheda acceleratrice esterna, per essere precisi TC
Electronics: nessun tipo di conflitto.
CONCLUSIONI MOTU
Anche su questa scheda ci sarebbe ancora molto da dire, iniziando dalla enorme potenza del suo CueMix DSP, a tutte le possibili applicazioni con il mondo audio e video. Essa si colloca in un preciso settore
professionale. Non vuole essere indirizzata a tutti i piccoli “Home studio” casalinghi
ma ad un pubblico di professionisti che adotta supporti Hardware per il trasferimento
dati. Si pensi ai vantaggi per chi registra live e che ancora si trova ad utilizzare i “workstation” o registratori tipo Tascam MX 2424,
o i vecchi Alesis Adat, etc. Qualcuno storcerà il naso definendoli prodotti tecnologicamente “superati”, specie dopo l’avvento
dei computer, ma nulla si può dire sulla loro affidabilità. Devo dire che pure possedendo personalmente una RME Fireface
Le due schede suonano entrambe bene e
il segnale che entra viene registrato in maniera molto equilibrata. Ognuna ha una piccola enfatizzazione in una parte dello spettro sonoro, parliamo comunque di piccolezze; sono certo che se mi dovessero far
ascoltare una delle due schede in un altro
ambiente e ad occhi bendati, non saprei distinguerle. Sono entrambe piacevoli da
ascoltare e a lungo andare non stancano
l’orecchio del fonico di turno. Certamente
con un segnale così neutro e ben equilibrato, sarà molto difficile sbagliare un missaggio in entrambi i modelli. Un problema
comune alle due schede è la mancanza di
insert analogici. Sia in un Home studio che
in uno professionale sarebbe interessante
utilizzare un compressore valvolare da abbinare ai preamplificatori microfonici interni, purtroppo le due case costruttrici hanno voluto negarci questa piccola ma efficacissima "chicca". Se dovessi aggiungere qualche considerazione direi che la RME
è più versatile e più comoda per la sua portabilità, la Motu, invece, che adotta un bus
PCI, nega questa comodità ma fornisce prestazioni di grande valore. Dopo essere stato giudice imparziale, mi rimetto alle vostre
somme scelte che saranno sicuramente
dettate dall’utilizzo futuro del prodotto e dalla spesa che sarete disposti ad affrontare.
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2
CM CHART
Produttore: Motu
Modello: 2408 MK 3
Website: www.motu.com
Distributore: www.backline.it
Prezzo: 1452,00 + Iva
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Dotazione
Affidabilità
Gestione
7
7.5
8.5
Qualità/prezzo
8
Globale
8
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