Divinis® è lieto di proporvi
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Divinis® Bar à Vins è lieto di proporvi “DI...VINO, MA NON SOLO…” Martedì 9/2/2010 Sangiovese, dove sei? Cepparello 1998 Isole e Olena ~ Barberino Val d’Elsa (FI) Toscana I.G.T. ~ Sangiovese ~ 13,5° ~ Euro 60,00 Cavaliere 2001 Michele Satta ~ Castagneto Carducci (LI) Toscana I.G.T. ~ Sangiovese ~ 13,5° ~ Euro 48,50 Percarlo 2004 San Giusto a Rentennano ~ Gaiole in Chianti (SI) Sangiovese di Toscana I.G.T. ~ Sangiovese ~ 14,5° ~ Euro 46,00 Flaccianello della Pieve 2004 Fontodi ~ Panzano in Chianti (FI) Colli della Toscana Centrale I.G.T. ~ Sangiovese ~ 14° ~ Euro 45,50 Anfiteatro 2005 Vecchie Terre di Montefili ~ Greve in Chianti (FI) Colli della Toscana Centrale I.G.T. ~ Sangiovese ~ 14° ~ Euro 57,00 Le Pergole Torte 2006 Montevertine ~ Radda in Chianti (SI) Toscana I.G.T. ~ Sangiovese ~ 13° ~ Euro 66,50 Esclusivamente in occasione della serata a chi desidera acquistare i vini per l’asporto, riserviamo uno sconto del 10%. Le nostre iniziative sono dirette a favorire un consumo moderato e consapevole del vino, orientato alla qualità e non alla quantità. Isole e Olena La Fattoria Isole e Olena è sicuramente uno dei migliori esempi di come si possano produrre grandissimi vini in Toscana. La famiglia De Marchi acquistò Isole e Olena negli anni 50, e Paolo De Marchi ne prese la direzione subito dopo essersi laureato in agraria. Lo scopo principale è sempre stato quello di creare vini di altissima qualità, espressione del territorio, e delle grandi tradizioni vitivinicole della Toscana, con un taglio decisamente moderno. Il Cepparello è uno dei vini di punta dell’azienda, prodotto con uve Sangiovese selezionate, matura 18 mesi in barriques di rovere francese e americano, si affina ancora un anno in bottiglia. San Giusto a Rentennano San Giusto a Rentennano (nome di origine etrusca),si affaccia sull’alto corso del fiume Arbia nella parte più meridionale del Chianti Classico. Antichissimo monastero cistercense (per questo già denominato San Giusto alle Monache), poi indomito fortilizio, fu segnato a confine, secondo un trattato del 1204, fra i contadi di Siena e Firenze. Del castello rimangono le merlature guelfe del muro di cinta, le massicce mura a Barbacane e le cantine interrate, ancora oggi utilizzate per la maturazione dei vini in botte. Proprietà della famiglia Martini di Cigala dal 1914, oggi dei fratelli Anna, Lucia, Elisabetta, Francesco, Alessandro, Luca. La Fattoria si sviluppa su una estensione di 160 ettari di cui: 31 a vigneto, 11 a oliveto, 40 a bosco, 78 a seminativo, prato e pascolo. I terreni sono fortemente variabili, tufacei con oltre il 70% di sabbia, sabbiosi-limosi, argillo-sabbiosi, alcalini, calcarei. L'altitudine media è di circa 270 mt s.l.m., il microclima è caratterizzato da forti escursioni termiche tra le ore diurne e notturne, sovente da temperature medio-alte anche nel periodo di vendemmia. I vigneti sono tutti in posizione ed esposizione privilegiata. Le lavorazioni sono ancora prevalentemente manuali eseguite con cura assidua. A San Giusto a Rentennano vengono vinificate esclusivamente le uve provenienti dai vigneti di proprietà. La produzione uva/pianta viene ridotta tramite diradamento dei grappoli in Luglio/Agosto, nella misura del 30-50% del carico spontaneo, secondo l'esigenza dell'annata. L'azienda pratica agricoltura biologica. Il Percarlo è prodotto da uve Sangiovese 100%, selezionate grappolo per grappolo dai migliori vigneti, con resa limitata a circa 1 Kg per pianta, raccolte spesso oltre i livelli usuali di maturazione. La fermentazione e macerazione avviene in vasche di cemento smaltate per 18 giorni e in talune annate si prolunga fino a 30-35 giorni. La maturazione avviene in barriques di rovere francese per 20-22 mesi ed il vino, non filtrato, affina 18 mesi in bottiglia presso le nostre cantine. I vigneti destinati alla produzione del Percarlo sono situati su terreni per lo più di origine pliocenica, composti da sabbie e ciottoli (tufo) in strati che variano da 2 a 5 metri di profondità, al di sotto dei quali si trovano banchi di argilla. Informazioni tratte dal sito ufficiale dell’azienda Fontodi Fontodi appartiene dal 1968 alla famiglia Manetti dedita da secoli ad un’altra attività tipicamente chiantigiana: la produzione delle celebri terrecotte. Fontodi è un'azienda biologica certificata e si estende per 130 ettari dei quali circa 70 coltivati a vigneto. L’agricoltura che viene praticata si ispira ai principi di naturalità e di sostenibilità: non si utilizzano prodotti chimici di sintesi ma si cerca di valorizzare al meglio le risorse interne all’azienda riducendo gli input esterni. Ad esempio i vigneti vengono concimati utilizzando un compost prodotto dall’unione dei residui di potatura e il letame proveniente dall’allevamento di vacche chianine presenti in azienda. Il Flaccianello della Pieve è prodotto da uve Sangiovese con una selezione dei migliori vigneti. La Vinificazione avviene con fermentazione spontanea con lieviti indigeni e macerazione in vasche di acciaio inox con follatori e controllo termico per almeno 3 settimane. Fermentazione malolattica in barriques. La Maturazione avviene in barriques nuove di Troncais e Allier per almeno 18 mesi. Informazioni tratte dal sito ufficiale dell’azienda Montevertine Montevertine è situata nel cuore delle colline del Chianti, nel Comune di Radda in Chianti a 425 metri di altezza. La località era sicuramente abitata fin dall’11° secolo. Restano ancora infatti le tracce della costruzione originale, sicuramente a carattere difensivo, trasformata successivamente in abitazione rurale. Montevertine è stata acquistata nel 1967 da Sergio Manetti, allora industriale siderurgico, come casa di vacanza. Egli restaurò la casa in modo da renderla abitabile e subito impiantò due ettari di vigna ed allestì una piccola cantina con l’idea di produrre un po’ di vino per i suoi amici e clienti. La prima annata prodotta, il 1971, era discreta e Sergio Manetti pensò di mandarne alcune bottiglie al Vinitaly di Verona tramite la Camera di Commercio di Siena. Fu subito un successo e la cosa entusiasmò talmente il Signor Manetti che dopo pochi anni abbandonò la sua attività primaria per dedicarsi unicamente al vino. Furono fatte nuove vigne, nuove cantine, e questo senza interruzione nel tempo, con uno sviluppo aziendale che dura tuttora. La fattoria, dopo la scomparsa di Sergio Manetti avvenuta nel novembre del 2000, è ora diretta dal figlio Martino Manetti con la collaborazione di Klaus Johann Reimitz e di Bruno Bini, nato a Montevertine e profondo conoscitore della zona e dei terreni. Giulio Gambelli, maestro assaggiatore, offre la sua consulenza e la sua assistenza per la preparazione dei vini. Il Sangiovese costituisce circa il 90% del totale delle viti piantate. Il restante 10% è costituito da Colorino, Canaiolo e Malvasia Bianca. La densità di impianto è di 5000 viti per ettaro nei vigneti piantati a partire dal 1997 e di 3200 per ettaro in quelli precedenti. Le Pergole Torte è prodotto con uve Sangiovese 100%. Fermentazione alcolica in vasche di cemento per circa 25 giorni. Fermentazione malolattica in vasche di cemento. Maturazione: 18 mesi in botti di rovere di Slavonia, 6 mesi in barriques e circa 6 mesi in bottiglia. Informazioni tratte dal sito ufficiale dell’azienda Michele Satta Nel 1974 , per un fortuito incontro estivo , ho l’ occasione di trasferirmi da Varese a Castagneto Carducci, passando dalla Facoltà di Agraria di Milano a quella di Pisa e inserendomi come studente lavoratore in un’azienda ortofrutticola di un tradizionale proprietario terriero che voleva organizzare la sua tenuta in termini moderni. La passione per la terra, che mi aveva portato da Varese a Castagneto Carducci dopo la laurea, il fascino di un prodotto che esprime tecnica e cultura, l'intuizione di essere in un ambiente di altissima vocazione enologica e l'incontro con l'enologo Attilio Pagli, tuttora nostro caro collaboratore ed amico, mi spingono a diventare un produttore di vino. Dopo un primo faticoso periodo, legato ad affitti precari, nel 1988 si costituisce il primo nucleo dell'azienda con l'acquisto del miglior terreno disponibile e la costruzione della funzionale cantina. Con la vendemmia del 1990, che mi rivela le grandi potenzialità del Sangiovese, inizio a curare l'affinamento del rosso con il rovere: all'inizio con i carati da da 220 lt., dal 1992 anche con botti da 10 a 35 ql. Nel 1991 impianto il mio primo vigneto (ha.15) sperimentando, oltre al Cabernet ed al Merlot, di sicura grande espressione nella zona di Bolgheri, e al Sangiovese, vino che prediligo, le potenzialità del Syrah. Con il 1997 acquisto i vigneti "Castagni" e "Poderini" confinanti con la mia proprietà, consolidando l'azienda e amplio la cantina: ricavo, costruendo sotto la collina ed a contatto con la roccia, substrato dei nostri terreni, uno spazio finalmente adeguato all'elevazione del vino in barriques. Il nome di Castagneto compare per la prima volta nell' atto di fondazione del monastero di San Pietro in Palazzolo a Monteverdi (754): il toponimo deriva da castaneum, legato alle coltivazioni del suolo, come del resto Monteverdi da monteviride, Suvereto da suber (albero da sughero), Sassetta da saxum (roccia), Segalari da secale (segale). La vigna del Cavaliere è la zona attigua, al lato nord, alla sede aziendale Satta, lungo la strada che da epoca antica scende da Castagneto verso le sottostanti Pievi. Il "Cavaliere" cui è riferito il toponimo era il castagnetano Angiolo Bottai, "Cavalleggero" di costa del Granducato, che ne fu proprietario ai primi dell' Ottocento. La zona era indicata anche come "Chiusa del Cavaliere". Il Cavaliere è una selezione di Sangiovese nelle vigne aziendali, raccolto e scelto in piena maturazione. Diraspato, viene fatto fermentare in tini aperti di legno di quercia di piccole dimensioni, e la macerazione è effettuata con la sommersione soffice del cappello. a mano, con il sistema della follatura per oltre venti giorni. Alla svinatura il vino viene messo nelle barriques dove sosta per dodici mesi. Senza essere filtrato, viene imbottigliato per riposare in vetro fino all' anno seguente. Informazioni tratte dal sito ufficiale dell’azienda Vecchie Terre di Montefili Vecchie Terre di Montefili divenne proprietà della Badia di Passignano nell’anno 1200. Fu donata ai monaci dell’Abbazia dai proprietari del Castello di Montefili, una nobile famiglia di Firenze. Il castello era stato attaccato dai senesi in guerra contro i fiorentini. Si salvò e per questo fu donato come “grazia ricevuta”: due anni dopo il castello fu distrutto. Lo Stemma della proprietà era una vite con un grappolo d’uva che i proprietari della tenuta hanno ritrovato nell’archivio dell’Abbazia. Ciò sta a significare che fin da quei tempi le terre di Montefili producevano uva per fare ottimi vini molto graditi ai fiorentini. Il podere fu acquistato nell’anno 1979 dalla famiglia Acuti di Prato, che essendo amanti del buon vino, decisero di produrlo personalmente. A quel tempo il Chianti era quasi totalmente abbandonato e gli Acuti decisero di riportarlo al top della qualità. Piantarono nuove vigne con tecnologie moderne e fecero cantine con un innovativo impianto di climatizzazione. Anfiteatro è prodotto da uve Sangiovese provenienti dal comune di Greve in Chianti su terreno collinare composto in prevalenza da Galestro argillo-calcareo. Vinificazione tradizionale e maturazione di 12 mesi in barriques da 350 litri. Successivo affinamento in bottiglia di almeno ulteriori 12 mesi. Informazioni tratte dal sito ufficiale dell’azienda I commenti di Maurizio Landi Questa volta non c’è la neve a giustificare la scarsissima affluenza alla serata. Già in altre occasioni ho dovuto constatare che la Toscana classica interessa ormai a pochi. Mentre in altre zone abbiamo assistito ad una rivalutazione di metodologie produttive e di personaggi storici, nei confronti della Toscana l’interesse continua a dirigersi in altre direzioni. La maggior parte di queste aziende, oggi considerate portatrici della tradizione, hanno contribuito in anni non poi tanto remoti in modo inequivocabile al rinnovamento del territorio toscano, della sostanza e dell’immagine del vino del Chianti. Oggi purtroppo questa immagine è superata da scelte, produttive e commerciali, più orientate a vezzeggiare il mercato che a promuovere la verità di un territorio. La degustazione ha mostrato un livello altissimo di qualità dei prodotti e non mi aspettavo di meno. Il Sangiovese è un vitigno difficile e ottenere certi risultati richiede esperienza e sensibilità fuori dal comune, che in questo caso si esprimono ad altissimi livelli. Purtroppo i vini rimangono “distanti”, quasi fossero ingabbiati in una espressione formale. È vero che nella maggior parte dei si tratta di vini estremamente giovani e l’evoluzione nel bicchiere lascia ben sperare, ma un po’ più di emotività non dispiacerebbe. L’unico vino che tenta di avvicinare l’assaggiatore con un atteggiamento un po’ ruffiano è il Cavaliere di Michele Satta. Lo stile c’è tutto, ma quel finale morbidino e dolcino, proprio non gli si addice. Probabilmente l’essere in una zona, Bolgheri, non propriamente rinomata per il Sangiovese ha spinto il produttore ad una sorta di compromesso, a mio avviso, poco brillante. Ho ancora vivo il ricordo di versioni precedenti di questo vino di tutt’altro spessore. Il Percarlo 2004 mostra una forza ed una concentrazione notevoli, peraltro senza mostrare difficoltà di precisione aromatica. Un vino imponente e preciso, di grande qualità. Faccio solo un po’ fatica ad entrare in sintonia con questa interpretazione del vitigno. Notevole interpretazione di un’annata non brillante per il Cepparello 1998. Un vino più esile degli altri con una nota quasi acerba piuttosto evidente che, con l’ossigenazione, si fonde bene, ma rimane comunque in evidenza. Anche il legno, nonostante il tempo passato, rimane bene in evidenza. In ogni caso un vino di classe superiore. Grande interpretazione del Flaccianello 2004; densità quasi impenetrabile, forza e nerbo. Nell’evoluzione a bottiglia aperta spuntano a tratti delle note di volatile piuttosto evidenti che, però, scompaiono in fretta. Indubbiamente un vino ancora in fase embrionale che promette un futuro brillantissimo. Infine i due veri fuoriclasse; Le Pergole Torte 2006 e Anfiteatro 2005. Troppo giovani, ma già disponibili ad offrire una materia ricca, ma senza eccessi, e di precisione aromatica straordinaria. Forse manca solo un po’ di dinamica e di “libertà” che ricordo in versioni remote di questi vini, ma il tempo potrebbe dare loro ragione. Proprio questo mi sembra il limite espressivo di questi vini; la ricerca della precisione stilistica sembra penalizzare la dinamica e la libertà espressiva. E per un vitigno così difficile come il Sangiovese, questo non aiuta. Ma ciò, di per se, non basta a giustificare la disaffezione del pubblico nei confronti di questi vini e della Toscana più autentica in generale. Indice di Gradimento dei Partecipanti alla Degustazione Vino 3 4 6 2 5 1 Cavaliere 2001 Flaccianello della Pieve 2004 Percarlo 2004 Le Pergole Torte 2006 Anfiteatro 2005 Cepparello 1998 Produttore Michele Satta Fontodi San Giusto a Rentennano Montevertine Vecchie Terre di Montefili Isole e Olena 2 1 5 3 4 6 1 2 3 4 6 5 1 4 2 6 3 5 3 2 1 6 5 4 5 2 1 4 6 3 1 2 3 5 4 6 Totale 13 13 15 28 28 29 Vecchie Terre di Montefili San Giusto a Rentennano Isole e Olena Fontodi Montevertine Immagine tratta da: "Atlante Mondiale dei Vini" di Hugh Johnson edizioni Mondadori CHIANTI CLASSICO