Saimir - Studio PUNTOeVIRGOLA

Transcript

Saimir - Studio PUNTOeVIRGOLA
Cristiano Bortone Daniele Mazzocca Gianluca Arcopinto
presentano
una produzione ORISA PRODUZIONI
Saimir
regia di
Francesco Munzi
Ufficio stampa
Studio PUNTOeVIRGOLA
distribuzione
Istituto Luce
61. Mostra Internazionale d'Arte
Cinematografica di Venezia
Menzione Speciale Opera Prima
Ring! - Festival della Critica
Cinematografica
Sulmonacinema Film Festival
Premio Miglior Attore a Mishel Manoku
Cape Town Film Festival
57. Festival Internazionale del
Cinema di Salerno - Gran Trofeo
Golfo di Salerno "Ignazio Rossi"
Nickelodeon - Storie di Cinema
Premio della Giuria degli Esperti
Migliore Sceneggiatura
Sotto Diciotto Film Festival – 5 a
Edizione (Torino)
Teramo Film Festival
Premiers Plans - Festival d'Angers
Premio Miglior colonna sonora
Berlinale - Sezione Kinderfilmfest
- 14plus - In competition
Goteborg International Film
Festival - In competition
Premio FICE
Premio CICAE(Confédération
Internationale des Cinémas d'Art et
d'Essai - Giudicato Best European Film
in the Official Competition (Venezia)
Saimir
Hanno detto di SAIMIR:
“E’ il più bel film italiano presentato quest’anno al Lido”
Mario Sesti – Ciak
“Un’opera prima davvero folgorante, un nuovo nome per il cinema
italiano”
Vogue Italia
“Munzi: è nato un regista. Concretezza, senso dei personaggi, gran
direzione degli attori fanno di Saimir un debutto eccellente.”
Fabio Ferzetti - Il Messaggero
“Il film di Munzi ha il sapore della verità; fissa sulla pellicola emozioni
autentiche e le trasmette, più di una volta, allo spettatore.”
Roberto Nepoti - La Repubblica
“Un piccolo grande film del debuttante Munzi.”
Corriere della Sera - Maurizio Porro
“Facce esemplari che sembrano ritagliate dalla realtà, quelle di
Saimir, debutto da tenere d’occhio.”
Michele Anselmi - Il Giornale
“Con Saimir Munzi dimostra di saper vedere (e raccontare) una delle
tante storie di immigrazione che pervadono il nostro paese.
Ambientato tra Ostia e Roma racconta nei modi di un realismo
rarefatto la formazione dolorosa di un sedicenne albanese che segue
il padre nel traffico di immigrati clandestini.”
Dario Zonta - L’unità
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Saimir
Cast tecnico
Regia
Soggetto
Sceneggiatura
Fotografia
Montaggio
Musiche
Francesco Munzi
Francesco Munzi
Francesco Munzi, Serena Brugnolo, Dino Gentili
Vladan Radovic
Roberto Missiroli
Giuliano Taviani
Suono
Scenografia
Costumi
Stefano Campus
Valentina Scalia
Loredana Buscemi
Prodotto da
Cristiano Bortone, Daniele Mazzocca,
Gianluca Arcopinto
Produzione
Orisa Produzioni
Via Marsilio Ficino, 5 – 00136 Roma
tel. +39.06.39750996 - 64
fax +39.0639889715
e-mail: [email protected]
www.orisa.it
Produzione esecutiva
Distribuzione
Comunicazione e Marketing
Ufficio stampa
Pablo
ISTITUTO LUCE
Maria Carolina Terzi
Tel. +39.06.72992242
[email protected]
Studio PUNTOeVIRGOLA
Olivia Alighiero e Flavia Schiavi
tel. +39.06.39388909
email: [email protected]
Durata
Nazionalità
Anno di produzione
Suono
88 minuti – 35mm
Italia
2004
Dolby digital
Il film è stato sviluppato con il sostegno MEDIA della Comunità Europea; sostenuto dal Programma
“i2i” della Comunità Europea. Il Film è stato riconosciuto d’Interesse Culturale Nazionale e
sostenuto dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali.
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Saimir
Cast artistico
Saimir
Edmond
Mishel Manoku
Xhevdet Feri
Michela
Lavinia Guglielman
Simona
Anna Ferruzzo
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Saimir
Sinossi
Saimir ha sedici anni. Originario di un villaggio dell’Albania
centrale, vive ora in un sobborgo degradato del lungomare laziale con il
padre
Edmond,
che
traffica
immigrati
clandestini
con
i
piccoli
imprenditori agricoli della zona. Tra padre e figlio c’è un rapporto
difficile. Saimir mal sopporta le attività del padre, ma non ha il coraggio
né la forza di ribellarsi e continua suo malgrado ad aiutarlo nei suoi
trasporti notturni dalla costa adriatica. Edmond in realtà, pur se con
mezzi illeciti, sta cercando di rifarsi lentamente una nuova vita in Italia.
Sta mettendo da parte dei soldi sperando di poter aprire presto una propria
attività e di ricostruire, dopo la morte della moglie, una famiglia insieme a Simona
la sua compagna italiana che Saimir non riesce a non vedere come un’intrusa.
Nonostante i suoi sforzi il ragazzo è incapace di creare un rapporto
paritario con i suoi coetanei italiani con i quali non riesce ad integrarsi e con
Michela, la ragazza di cui si è innamorato che lo tratta quasi con timore. Gli unici
che sembrano dargli confidenza sono un gruppo di amici rom che cominciano a
coinvolgerlo in azioni di piccola criminalità sempre più rischiose.
Ma quando Saimir scopre che, in cambio una ricompensa particolarmente
alta, il padre ha accettato di aiutare i suoi ricettatori ad introdurre una minorenne
da avviare alla prostituzione, il suo conflitto interiore esplode con tutta la sua
violenza.
Il ragazzo cerca di liberare la piccola schiava ma è fermato dagli aguzzini
che lo sottopongono ad una punizione esemplare. Solo l’intervento del padre
riesce a salvarlo. Ma neanche ciò può contenere ormai la rabbia adolescenziale di
Saimir, che finirà col trascinare verso un drammatico epilogo tutti i protagonisti
della vicenda.
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Saimir
Note di regia
C’è una lunghissima strada che unisce l’aeroporto di Tirana al centro della
città.
Le diverse persone che mi hanno accompagnato durante le mie trasferte in
Albania, mi hanno raccontato che fino a pochi anni fa quella era una delle più
belle strade del paese. Centinaia di alberi delimitavano il percorso quasi a voler
dare il benvenuto ai forestieri che arrivavano nel paese via cielo. Chi raccontava,
lo faceva con tale nostalgia che quasi si riusciva a vederlo quel percorso, ombroso
e ventilato, nella valle circondata da montagne.
Poi la libertà, il crollo dal regime comunista e subito dopo la povertà,
feroce.
Tra i tanti scempi e delitti che la fame ha provocato in quel paese,
certamente tra i meno gravi, è stata proprio la distruzione di quel bosco. Nei primi
anni ’90, in Albania mancava persino l’energia elettrica ed il freddo assediava le
città. Serviva legna da ardere. Furono abbattute le centinaia d’alberi che
rendevano suggestivo quell’itinerario.
Per quanto mi abbiano convinto che ora questa strada non sia più nulla, io
ne conservo un bel ricordo. A me quella via ha portato fortuna. La stavo
percorrendo a ritroso per prendere l’aereo che mi avrebbe riportato in Italia. Ero
preoccupato. Dopo quasi tre settimane di soggiorno in Albania e di provini nelle
scuole di Tirana, non avevo ancora trovato il protagonista del mio film ed il tempo
a disposizione era finito. Avevo fatto sì qualche scelta, ma senza convinzione.
Dentro di me, nessuno dei ragazzini incontrati era quello giusto.
Proprio su quella strada, improvvisamente, qualcosa ci obbliga a fermarci.
Inchiodiamo l’auto per evitare l’incidente. Contromano, con una moto che faceva
andare su una ruota sola, un ragazzino tra i quindici ed i sedici anni, si ferma a
due metri dal nostro parabrezza. Era spaventato per il pericolo scampato, come
noi, però lo nascondeva bene. Aveva un viso furbo, insolente, ma allo stesso
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Saimir
tempo due occhi che rendevano indecifrabili i suoi pensieri e smentivano
l’atteggiamento esteriore.
Chiesi alla troupe di fermarci un momento. Dovevo parlare due minuti con
quel ragazzino. Accendemmo la telecamera. Due parole. Un’immediata sensazione
di sollievo. Ancora non ci credevo, ma avevo trovato Saimir.
L’anima ed i personaggi del film li devo ad un mio documentario
precedente. In attesa dei finanziamenti per “SAIMIR”, per un anno intero mi sono
dedicato alla realizzazione di un ritratto di una famiglia rom. Il mio obiettivo era
raccontare il rapporto tra i figli ed i padri, tra le nuove e le vecchie generazioni,
capire qualcosa in più sul modo di pensare di chi è tagliato fuori.
Quasi ogni giorno andavo in un campo nomade romano e facevo nuove
conoscenze (in due casi sono diventati anche amicizie) cercando di superare la
continua diffidenza e ostilità che incontravo in quel posto.
Dopo qualche mese ero abbastanza soddisfatto. Sapevo che la materia era
ricchissima e avevo raggiunto un’estrema confidenza con i giovani di quella
famiglia. Mi sembrava di carpire i legami affettivi, ma anche gli elementi di
tensione che percorrevano i membri dello stesso clan, le mentalità e le reali
difficoltà di chi vive ai margini. Di capire come nascono i comportamenti devianti.
Erano loro a spiegarmi tutto e lo facevano dall’interno, con motivazioni e
ragionamenti assolutamente validi e coinvolgenti.
Dopo sei mesi avevo assunto il loro punto di vista. Mi sentivo pronto per
iniziare le riprese. Mini troupe, tre persone, il minimo indispensabile per assicurare
al lavoro uno standard di qualità.
Arrivato alla seconda settimana di riprese ero in preda allo sconforto. Non
riuscivo a filmare nulla. Non c’era più niente. Erano tutti spariti. Ma non
fisicamente,
anzi.
Mi
avevano
assicurato
che
avrebbero
partecipato
al
documentario ed in effetti erano tutti lì davanti a noi, giovani e vecchi, tutti molto
disponibili. Soltanto non erano più loro. Si erano addomesticati, parlavano per
frasi già sentite, secondo una retorica predefinita. Insomma, davanti alla
telecamera erano fasulli.
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Saimir
Avevano paura che i loro racconti fossero strumentalizzati, non vedevano
alcuna “utilità” a raccontarsi veramente. Non avevano tutti i torti. Per quale
motivo avrebbero dovuto raccontare quello che realmente pensavano, se questo
poteva mettere a repentaglio, ad uno sguardo distratto e superficiale, ancora di
più la loro reputazione? Diamo un’immagine semplice e rassicurante e tutti
saremo più tranquilli. Ho interrotto immediatamente le riprese, di quel materiale
non sapevo che farmene, al massimo potevo farci qualche brutta pubblicità
progresso.
Per fortuna tutto quello che non c’è stato nel mio documentario che ho
presto interrotto e che probabilmente non porterò più a termine, c’è nel mio film
Saimir. Ci sono i loro caratteri, le loro emozioni e tutto quello che mi
comunicavano quando la macchina da presa era spenta.
Tra la prima versione della sceneggiatura Saimir che era molto più esterna
e quella poi effettivamente realizzata c’è di mezzo questo documentario fallito.
Perché un individuo diventa un delinquente, inizia a rubare, sfruttare la
gente, a non avere più alcun rispetto del prossimo né un sistema di valori cui fare
riferimento?
Se quello stesso individuo fosse nato da altri genitori sarebbe la stessa
persona?
E se quei genitori fossero nati in un altro paese, in un ambiente più ricco,
più agiato?
Questo film nasce anche come tentativo di risposta a questo tipo di
domanda, risposta difficilissima, perché concerne il rapporto tra la formazione,
l’ambiente, la cultura di un individuo e la possibilità che questo individuo possa
contrastare la sua sorte, trovare la forza di essere diverso. Per chi non ha
strumenti né alternative per sottrarsi alla battaglia quotidiana per procurarsi il
pane, le possibilità di cambiare si riducono moltissimo. Tutto diventa più difficile,
più drammatico.
In questo senso, Saimir compie un gesto eroico. Spezza il legame con
quello che suo padre Edmond, chiama con rassegnazione ed indolenza, “il
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Saimir
destino”, taglia i legami più forti, quelli familiari che lo proteggono e lo
condannano. Sceglie di essere diverso. Nasce. Per una seconda volta, che è la
prima, la più importante. Smette di tradire se stesso.
Paga un caro prezzo però: solitudine, un futuro ancora più incerto, la bolla
infame di traditore e parricida.
Ho fatto un film cercando di soddisfare e stupire me stesso spettatore
piuttosto che regista.
E’ il percorso che facevo sin dai cortometraggi, quello di seguire l’istinto, il
piacere immediato. Mi sembra la stessa disposizione di chi va in una sala
cinematografica per godersi un film.
L’istinto in questo caso ti aiuta e ti garantisce nella scelta della storia, degli
attori, degli ambienti di ripresa, persino in quella dei tuoi collaboratori. Poi inizia il
lavoro faticoso, la strutturazione, l’organizzazione, le limature, i rifacimenti. Ma
prima di tutto bisogna seguire il guizzo iniziale.
Ho frequentato la scuola nazionale di cinema, e ho realizzato alcuni
cortometraggi.
Quasi sempre i protagonisti dei miei filmetti erano bambini o adolescenti.
Me ne rendo conto a posteriori: ho una predisposizione a raccontare attraverso il
loro sguardo.
Forse perché mi piace filtrare il racconto attraverso personaggi in
formazione, che ancora non sono, che stanno diventando. Mi dà l’impressione di
avere un‘enorme libertà.
E poi c’è un antica dimestichezza che mi avvicina ai bambini: dagli anni del
liceo fino a quelli dell’università ho fatto il burattinaio. Ero a disposizione del
piccolo pubblico.
Severissimo nello stroncarti, quando non lo avevi convinto e generoso nel
gratificarti quando con il tuo spettacolo lo avevi fatto partire lontano.
Gli attori professionisti ed i dilettanti assoluti possono mescolarsi bene
all’interno dello stesso film.
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Saimir
Il padre Edmond è Xhevdet Feri, uno degli attori più conosciuti in Albania,
mentre Saimir è un ragazzino che non aveva mai recitato in vita sua.
Il nodo centrale del film è il rapporto padre figlio. La difficile comunicazione
che separa i due, l’autorità ed il comando che il padre vorrebbe esercitare per
sempre sul figlio e la giusta volontà del figlio di liberarsi da questo laccio, di
essere se stesso, libero.
All’origine del terribile gesto finale, c’è tutto questo e troppi anni di soprusi
e di silenzi. Nonostante le apparenze, nonostante il legame e l’affetto che lega i
due durante tutto il film, c’è una corrente sotterranea, un sentimento oscuro più
potente che porta da tutta altra parte.
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Saimir
Francesco Munzi
- Il regista
Nasce a Roma nel 1969. Si laurea in Scienze Politiche e nel 1998 si diploma n
i regia al
Centro Sperimentale di Cinematografia.
Saimir è il suo primo lungometraggio.
FILMOGRAFIA:
1990: Van Gogh, documentario, beta.
1992: Valse, cortometraggio, super8;
1994: La Disfatta, filmato - inchiesta per Rai due, beta, co-regìa;
1994: Tre del mattino, cortometraggio, 35 mm (esercitazione interna C.S.C);
1996: Nastassia , cortometraggio, 16 mm: Sacher Festival, Torino Filmfestival, Hamburg,
Oberhausen, Premio per la miglior regìa Festival di Capalbio 1997
1998: L’Età incerta, cortometraggio, 16 mm, (esercitazione finale C.S.C);
1999: Giacomo e Luo Ma, cortometraggio, super 16 mm: Primo Premio Visioni italiane
Bologna, Arcipelago Film Festival Roma. Miglior film italiano al Festival di Capalbio, 2000.
Miglior film panorama italiano al Festival internazionale del cortometraggio Siena,
novembre 2000, miglior sceneggiatura - Storie di cinema, Grosseto, novembre 2000,
Tampere film Festival, Finland. N. I. C. E. New York, 2001. NAATA, San Francisco, 2002;
1999: Il Neorealismo. Letteratura e Cinema, documentario, beta, Palumbo Editore.
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Saimir
Mishel Manoku - Saimir
Nato a Tirana nel 1986 è uno studente. Saimir è il suo primo lungometraggio.
Xhevdet Feri - Edmond
E’ uno dei volti più noti del mondo cinematografico e teatrale in Albania. Ha interpretato
ruoli da protagonista in oltre 20 film in patria, ma anche alcuni ruoli di rilievo in coproduzioni internazionali. Ha lavorato moltissimo anche al Teatro Nazionale e al Teatro
Durres. E’ attivissimo nella vita culturale del paese.
Lavinia Guglielman - Michela
Interprete sia di cinema che di televisione, l’abbiamo già vista in Tv in Distretto di polizia
per la regia di Renato De Maria, Distretto di polizia 2 per la regia di Antonello Grimaldi,
Ultima pallottola per la regia di Michele Soavi. Nel cinema ha interpretato ruoli in Va’ dove
ti porta il cuore di Cristina Comencini, In barca a vela contromano di Stefano Reali, La
ballata dei lavavetri di Peter Del Monte (Mostra del cinema di Venezia), Un uomo perbene
di Maurizio Zaccaro.
Anna Ferruzzo - Simona
Nata a Taranto debutta nella stagione ‘84/’85 nello spettacolo Il Sesso degli Angeli. La
sua carriera si svolge prevalentemente in ambito teatrale, interpretando, tra l’altro,
L'uomo la Bestia e la Virtù (1989) per la regia di Italia de Gennaro, Ruggine di Mimmo
Spazioso (1992), La città di Porpora (1997), regia di Michele Mirabella. Nel 1998 entra a
far parte della compagnia teatrale C.R.E.S.T. per la quale ha recitato in numerosi
spettacoli tra cui La Neve era Bianca e Cane nero, entrambi testo e regia di Mauro
Maggioni, finalisti al Premio Stregagatto 1999 e 2000, Edipo re per la regia di A. Vantini.
In televisione: Diritto di difesa, regia di Donatella Maiorca (2003), Sospetti 3, regia di
Luigi Perelli (2004) e La Squadra V (2004).
Al cinema: Azzurro di Denis Rabaglia, Ballata alla città dei due mari di Leo Pantaleo, Il
Miracolo di Edoardo Winspeare (2002), Altre latitudini di Tonino De Bernardi (2003).
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Saimir
Vladan Radovic – Fotografia
Nato nel 1970 a Sarajevo, si diploma nel 1999 al CENTRO SPERIMENTALE DI
CINEMATOGRAFIA (corso coordinato da Giuseppe Rotunno)
Dal 1996 ha diretto la fotografia in una ventina di lavori tra corti, lungometraggi, video e
pubblicità, tra cui: Peace Center di Filippo Macelloni (1999, c.m.); Massimiliano Fuksas di
Filippo Macelloni (1999- c.m.); All’alba di Troiani (2000, c.m.); Truccami piano di Basilio
(2000, c.m.); Salò e il cieco di Moscato (2000, c.m.); Fortunae Mobilitas di Marino (2001,
c.m.); Racconto di guerra di Mario Amura (2002, c.m.); www. maresca it di G. L.
Gargano (2002, c.m.); Scandali e segreti" di Persica (2003, spot); Come ieri di Federico
(2003, c.m.); Per Elisa di Moscato (2003, spot); Prodotti tipici mater natura di Massimo
Andrei (2003, lungometraggio); Haiducii D.D Tei di Cosimo Alemà e D. Persica (2004,
video clip); Rosso come il cielo di Cristiano Bortone (2004, lungometraggio).
Roberto Missiroli – Montaggio
Roberto Missiroli è nato a Ravenna nel 1954. In quest’ultimo anno, ha vinto
numerosissimi premi per il montaggio de La Meglio gioventù di Marco Tullio Giordana. Ha
curato il montaggio di numerosissimi film, tra cui: L’albero della vita di Abdul Kadir Amed
(1987), Corsa di primavera di Giacomo Campiotti (1989), Verso sera di Francesca
Archibugi (1990), Adelaide di Lucio Gaudino (1991), La conchiglia di Abdul Kadir Shaid
Amed (1991), Traditori del tempo di Gherardo Fontana (1991), Il giardino dei ciliegi di
Antonello Aglioti (1992), Il grande cocomero di Francesca Archibugi (1992), Per non
dimenticare di Massimo Martelli (1992), Barnabò delle montagne di Mario Brenta (1993),
Come due coccodrilli di Giacomo Campiotti (1994), Carogne di Enrico Caria (1995), Fare
un film per me è vivere di Enrica Fico Antonioni (special sul film Al di là delle nuvole di M.
Antonioni - 1995), Jack Frusciante è uscito dal gruppo di Enza Negroni (1996),Vite
blindate di Alessandro di Robilant (1997), Il guerriero Camillo di Claudio Bigagli (1998),
La ballata del lavavetri di Peter Del Monte (1998), Muzungu di Massimo Martelli (1998), Il
tempo dell’amore di Campiotti (1999), I cento passi di Marco Tullio Giordana (2000), La
rentrèe di Franco Angeli (2000), Pasolini – le ragioni di un sogno di Laura Betti (2001),
Angela di Roberta Torre (2001), La meglio gioventù di Marco Tullio Giordana (2003), Il
vestito da sposa di Fiorella Infascelli (2003), Per sempre di Alessandro di Robilant (2003),
Lo sguardo di Michelangelo di Michelangelo Antonioni (2003).
Giuliano Taviani - Musiche
Nato a Roma nel 1969 compone musica per il cinema, la televisione e il teatro dal 1992.
Tra i suoi numerosi lavori per il cinema ricordiamo: Piccole Anime di Giacomo Ciarrapico
(1998); A domani di Gianni Zanasi (1999); Fuori di me di Gianni Zanasi (2000); Tutta la
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Saimir
conoscenza del mondo di Eros Puglielli (2001); Piovono Mucche di Luca Vendruscolo
(2002); Eccomi qua di Giacomo Ciarrapico (2002); La volpe a tre zampe di Sandro
Dionisio (2002); Ora o mai più di Lucio Pellegrini (2003).
Discografia: A Domani original soundtrack, Ed. Cam; Fuori di me original soundtrack Ed.
Cam; Tutta la conoscenza del mondo Ed.Cam; Ora o mai piu’, Ed. RadioFandango
Stefano Campus- Suono
Nato a Nuoro, nel 1999 si è diplomato in Tecnica del Suono presso la Scuola Nazionale di
Cinema.
Tra le sue esperienze professionali ricordiamo: Costanza film per la tv di G. Calderone
(1997), La Missione film tv di Maurizio Zaccaro (1997), Giro di lune tra terra e mare di
Giuseppe Gaudino, Il corpo dell’anima di Salvatore Piscicelli (1999), Sangue vivo di
Edoardo Winspeare (2000), Occidente (2001) e Palabras (2002) entrambi di Corso Salani,
I cinghiali di portici di Diego Olivares (2003), Bambini di vari registi (2004), Rosso come il
cielo di Cristiano Bortone (2004).
Valentina Scalia – Scenografia
Dopo la Maturità artistica si diploma in scenografia all’Accademia di Belle Arti di Roma.
Dal 1998 lavora prima come assistente scenografia poi come scenografa a numerosi
cortometraggi, pubblicità. Tra i lungometraggi da lei curati, ricordiamo: Occidente di
Corso Salani (2000); Incantesimo napoletano di Paolo Genovese e Luca Miniero (2001);
Piovono mucche di Luca Vendruscolo (2001); Palabras di Corso Salani (2002); Ballo a tre
passi di Salvatore Mereu (2003), Nessun messaggio in segreteria di Paolo Genovese e
Luca Miniero (2003).
Loredana Buscemi - Costumi
Nasce a Catania nel 1969. Dopo la maturità linguistica segue uno stage di stilismo e
moda diretto da Marella Ferrera. Tra il 1991 e 1994 frequenta la Kofla, Accademia
Internazionale d’Alta Moda e d’Arte del Costume di Roma conseguendo gli attestati di
Figurinista, Modellista, Confezionista.
Dopo numerose esperienze come assistente costumista, disegna i costumi per teatro,
pubblicità (come Mister Green), numerosi cortometraggi, come Il fiore di A. Tozzi (2002),
Che peccato! di Marcella Libonati (2003) e lungometraggi come A Levante di Marcella
Libonati (2003), Vicino al fiume di Carlo Marcucci (2004).
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Saimir
la produzione
ORISA PRODUZIONI è attiva dal 1998 e nasce dall’incontro tra Daniele
Mazzocca e il regista Cristiano Bortone. Nel corso degli anni si è fatta notare per
dinamismo fra le società di produzione indipendente distinguendosi per una
sensibilità particolare verso i linguaggi delle giovani generazioni e lo sviluppo di
progetti innovativi. Tra le sue produzioni più recenti ricordiamo film come Sono
Positivo di Cristiano Bortone, (2000) (distr. Cecchi Gori Group) film ufficiale del
World gay pride, L’erba proibita (2001) (Lucky Red) controverso affresco sul
mondo della marijuana, documentari come La notte di Totò (2003) di Guido
Votano premiato come miglior documentario italiano al Festival di Torino,
cortometraggi come La stretta di mano, di Davide Marengo (2003) Menzione
speciale ai Nastri d'Argento e programmi televisivi come A noi piace corto (Studio
Universal) o Skylab (Sky).
Nel 2001 il programma MEDIA della Comunità Europea assegna alla società un
finanziamento SLATE FUNDING per lo sviluppo di sei film lungometraggi per il
cinema.
Girato tra Roma e il litorale laziale in circa nove settimane di ripresa, Saimir è il
primo di questi sei progetti ad entrare in produzione, essendo stato nel frattempo
riconosciuto Film di Interesse Culturale dal Ministero per i Beni Culturali ed
essendo uno dei primi film italiani a beneficiare del nuovo fondo alla produzione
“i2i” della comunità Europea.
Al momento la società sta ultimando la post produzione del nuovo lungometraggio
di Cristiano Bortone dal titolo Rosso come il cielo.
La produzione esecutiva di Saimir è stata curata da Gianluca Arcopinto con cui
Orisa Produzioni collabora nella co-produzione e distribuzione dal 1999.
GIANLUCA ARCOPINTO ha prodotto circa quaranta film, specializzandosi
soprattutto nella scoperta di nuovi registi del cinema italiano, tra cui
Gianluca Maria Tavarelli, Gianni Zanasi, Eugenio Cappuccio, Fabio Nunziata,
Massimo Gaudioso, Daniele Gaglianone, Vincenzo Marra, Salvatore Mereu.
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Saimir
appunti
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