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Beni confiscati, il bunker-castello
di Coco Trovato diventa pizzeria
della legalità
Nel 1992, il locale è stato sequestrato e, dopo 24 anni, è ancora chiuso.
La sua storia è l’esempio di come il percorso dal sequestro alla
destinazione di un bene confiscato alla mafia sia lungo, tortuoso e pieno
di interruzioni. A maggio 2016, “Wall Street” è stata ristrutturata e,
secondo l’associazione Libera di Lecco, entro l’estate 2017 riaprirà
come pizzeria della legalità
di Jacopo Salvadori
24 gennaio 2017
Rustico, Casale Busseto Frazione Roncole,
Strada Provinciale per Busseto, snc - 214500
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La pizzeria Wall Street
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LEGGI Riprendiamoli, sfida per i beni confiscati alla mafia
La pizzeria “Wall Street” di Lecco, in Lombardia, era il bunker-castello di Franco
Coco Trovato, boss della ‘ndrangheta. Da lì, gestiva i propri traffici, da Milano a
Como. Poi, nel 1992, Coco Trovato viene arrestato nell’operazione “Wall Street”,
dal nome della pizzeria, condotta dall’allora sostituto procuratore Armando
Spataro, oggi procuratore di Torino, che nella sua lunga carriera si è occupato
di criminalità organizzata, terrorismo e traffico internazionale di stupefacenti. Il
boss è stato condannato all’ergastolo e i suoi beni, del valore di 28 miliardi di
lire, sono stati sequestrati e successivamente confiscati. Compreso il bunkercastello.
Ecco la mappa dei beni confiscati realizzata da Confiscati Bene (dati dell' Agenzia nazionale dei beni sequestrati e confiscati )
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province
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La mappa mostra il
numero di beni
confiscati per tutti i
territori amministrativi
italiani, secondo i dati
ufficiali dell'ANBSC
aggiornati al 31
dicembre 2015. La
corrispondenza tra il
gradiente di colore e il
numero complessivo
di beni confiscati è
dato nella legenda in
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91 - 351
351 - 1835
1835 - 2201
2201 - 3073
3073 - 3430
3430 - 8861
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di beni confiscati
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Due anni dopo il sequestro, il 19 novembre del 1994, il tribunale di Lecco firma
un provvedimento provvisorio per la confisca della pizzeria e di altri immobili che
si trovano in provincia di Lecco. Questo provvedimento, però, diventa definitivo
solo nel 1996, l’anno in cui è stata approvata la legge sulla destinazione a scopo
sociale dei beni confiscati alla mafia. Proprio grazie alla legge, alla fine degli
anni ’90, il comune di Lecco decide di farsi avanti per ottenere la concessione
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Dopo 24 anni, la pizzeria è ancora chiusa ed è l’esempio di come il percorso dal
sequestro alla destinazione di un bene confiscato alla mafia sia lungo, tortuoso e
pieno di interruzioni. A maggio 2016, “Wall Street” è stata ristrutturata e, secondo
l’associazione Libera di Lecco, entro l’estate 2017 riaprirà come pizzeria della
legalità.
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del bene.
La richiesta, però, viene fatta dall’agenzia del demanio, ente pubblico
economico istituito nel 1999. Era l’agenzia che si occupava “della partita dei
beni confiscati”, spiega Paolo Cerada, coordinatore di Libera Lecco. Il progetto
è di trasformare il bunker-castello della ‘ndrangheta in una pizzeria sociale e nel
2006, finalmente, il bene passa sotto il Comune. Il progetto non si realizza e la
struttura viene lasciata a se stessa per tre anni “in uno stato di abbandono e
degrado” a causa degli alti costi di ristrutturazione. Anche altri progetti falliscono,
come la riconversione del bene in caserma dei Vigili del fuoco oppure l’idea di
buttare tutto giù per costruire una zona residenziale pubblica.
Poi, tra settembre e dicembre 2009, arriva lo scambio che non ci si aspetta. La
procura di Lecco chiede la pizzeria “Wall Street” al Comune, in cambio di un’altra
pizzeria, la “Giglio”, e di un appartamento di viale Adamelio. Tutti beni confiscati.
Il Comune, all’epoca era amministrato da un commissario, accetta e così “Wall
Street” passa alla Prefettura. Dal 2010 viene riconvertita ma non a uso sociale,
come era nei programmi del Comune: diventa l’archivio provvisorio della
Prefettura di Lecco.
Nel 2011 entra in gioco Libera. Nasce il coordinamento di Lecco che inizia a
pensare a un modo per sfruttare il bene confiscato. L’idea è di creare sempre
una pizzeria ma questa volta della legalità. Il progetto si chiama “I saperi e i
sapori della legalità” e viene presentato all’allora prefetto Marco Valentini.
Accanto allo scopo sociale, il progetto mette al centro anche la dimensione
lavorativa, con l’idea di creare dei posti di lavoro dove prima c’erano i tentacoli
della ‘ndrangheta.
Il Comune e la Prefettura colgono al volo il progetto di Libera e ad aprile 2012
scrivono all’Agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni
sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata, dando la disponibilità al
passaggio della pizzeria “Wall Street” di nuovo sotto il Comune. Ad aprile 2013
arriva l’ok e il 29 maggio dello stesso anno l’Agenzia firma il decreto di
assegnazione: il bene è di nuovo proprietà del Comune. Prima di poter utilizzare
la struttura, però, bisogna trasferire tutti i fascicoli dell’archivio provvisorio della
Prefettura. Il trasloco inizia sei mesi più tardi, a ottobre, e finisce ad aprile 2014.
Il 16 maggio 2014 compare un altro soggetto: la regione Lombardia. La giunta
approva un protocollo di intesa e stanzia circa 400.000 euro per la
ristrutturazione dell’ex pizzeria, “come prevede la legge regionale sui beni
confiscati”, spiega Cerada. Questo protocollo viene firmato da Regione,
Comune, Prefettura ma anche dall’Azienda lombarda edilizia residenziale (che si
doveva occupare della ristrutturazione) e da Libera. Cinque partner per il nuovo
progetto. Ma i fondi regionali non bastano.
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A marzo 2015, il Comune pubblica il primo bando di assegnazione ma finisce
male: l’ente interessato all’ex pizzeria decide di ritirarsi. E così si allungano i
tempi. Per fortuna, il 25 maggio dello stesso anno, un’associazione temporanea
di scopo, composta dalla cooperativa sociale “La fabbrica di Olinda”, dall’Arci
provinciale di Lecco e dall’Auser provinciale, partecipa al bando con un progetto
di gestione. Il Comune decide di affidare a loro l'ex pizzeria “Wall Street” e il
contratto di gestione gratuita viene firmato a gennaio 2016.
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Secondo alcuni studi, per ristrutturare interamente l’immobile servono circa
650.000 euro, 250.000 in più rispetto allo stanziamento iniziale. Entrano in gioco
anche il comune di Lecco e la Fondazione Carige che mettono a disposizione
rispettivamente 100.000 e 150.000 euro. Dopo alcuni intoppi iniziali, i lavori
terminano alla fine del 2015.
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Ad aprile 2016, i lavori sono definitivamente conclusi, l’immobile è pronto alla
sua seconda vita e l’Ats sta definendo l’identità del locale tra arredamento e
gestione dei servizi. Ma la struttura non è ancora pronta per l’inaugurazione. “Il
sogno è inaugurarla il 21 marzo prossimo: una data simbolica - dice Cerada - È
il primo giorno di primavera e anche la Giornata della memoria e dell'impegno in
ricordo delle vittime innocenti delle mafie”.
24 gennaio 2017
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