le medaglie al valore di bartolomeo giovannni arrigoni agli eroi

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le medaglie al valore di bartolomeo giovannni arrigoni agli eroi
BARTOLOMEO GIOVANNI ARRIGONI SERGENTE PILOTA PLURIDECORATO DI CAMILLO BIANCHI
LE MEDAGLIE AL VALORE DI BARTOLOMEO GIOVANNNI ARRIGONI AGLI
EROI SCONOSCIUTI E DIMENTICATI DELLA GRANDE GUERRA - Il prossimo 4 Novembre ricorrerà il
91° anniversario della fine della Prima Guerra Mondiale, ancora oggi comunemente ricordata come la Grande
Guerra. Non è intendimento di questo scritto parlare di questo evento, di celebrarlo o di screditarlo o di
ricordarne la storia. Scopo di questo scritto è di ricordare quelle tante migliaia di italiani, giovani o meno
giovani, che loro malgrado vi si sono trovati implicati, e che per le vicende belliche sono morti, e che ora sono
ricordati solo con un nome sopra un " Monumento ai Caduti " che compare nella piazza del loro paese o in un
loculo intestato " Soldato ignoto " posto in uno dei tanti sacrari costruiti lungo la vecchia linea del fronte. E
questi sconosciuti e dimenticati morti, io li considero eroi non perché abbiano compiuto alcunché di eroico
meritevole di essere ricordato e celebrato, ma semplicemente perché hanno compiuto il dovere a loro imposto
dalla cartolina precetto.
Altrove ho scritto:
Senza voler aprire discussioni sui concetti di " Patria ", di " Guerra ", di " Guerra Giusta ", credo che non si
possa ignorare la storia delle guerre combattute dal proprio paese, dall' Italia come da qualsiasi altro paese,
poiché tutti i paesi, nel meglio e nel peggio, sono stati modellati da una serie di guerre. E credo che non si
possano ignorare tutti quelli che a queste guerre hanno partecipato; una minoranza con entusiasmo, la
maggioranza per aver ricevuto una cartolina precetto, ma tutti adempiendo al proprio dovere, per quanto
ingrato fosse. Dovere decretato dai governanti e subìto, se non deprecato, dai popoli. E se i governanti
fossero saggi governanti è questione tutta da vedere, è questione tuttora aperta al dibattito.
Una buona parte ubbidiva, pensando, certo, più alle proprie famiglie, al proprio focolare, ai propri campi, ai
propri affari abbandonati che non ai grandi ideali, ai grandi sogni di potenza, a Trento e a Trieste, delle quali
forse ignoravano persino l' esistenza sia quelli che combattevano per conquistarle, sia quelli che
combattevano per difenderle. Ma il proprio dovere lo hanno ugualmente fatto e moltissimi, per questo dovere,
sono morti.
Il compito loro affidato lo hanno, disciplinatamente, svolto, anche se nel momento in cui uscivano dalla trincea
con la baionetta inastata e gridando " Avanti Savoia " pensavano più ai plotoni di Carabinieri pronti, nelle
retrovie, a punire qualsiasi minimo cedimento, che all' importanza di conquistare un fazzoletto di terra o una
insignificante punta dell'Adamello; anzi perfettamente consci che la guerra sarebbe stata, alla fine, vinta o
persa indipendentemente dal fatto che loro avessero conquistato o meno quella maledetta posizione.
Questi morti, tutti questi morti, io li considero " Eroi ". E' più facile morire per un ideale radicato e pienamente
condiviso che non per un mal capito e mal condiviso ordine superiore. Forse ordine superiore di un superiore
ottuso. " Eroi " perché morti lontani da chi li poteva assistere e confortare, " Eroi " perché, spesso, morti dopo
atroci sofferenze senza un perché. " Eroi " non perché abbiano fatto alcunché d' eroico, ma perché sono morti
con una divisa indosso.
A tutti questi " Eroi " idealmente io assegno le medaglie al valore che Giovanni Bartolomeo Arrigoni di
Bergamo ha conquistato, perché anche Giovanni Bartolomeo Arrigoni è stato uno di quelli che si sono
comportati da eroi senza avere la vocazione dell' eroe. La sua aspirazione era quella di potere, il più presto
possibile, andare a dirigere la filanda che la madre della futura sposa possedeva in Borgo Palazzo. Per
liberarsi dei ritardi che gli obblighi di leva avrebbero potuto portare ai suoi progetti, aveva, da volontario,
anticipato la leva. Decisione sbagliata perché dopo essere stato inviato in Libia per la guerra dichiarata nel
Novembre del 1911 e avervi completato il servizio di leva, era stato smobilitato per essere però
immediatamente richiamato allo scoppio della Guerra Mondiale. E siccome ci sapeva fare con motori e
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macchinari vari, era stato assegnato ai costituendi reparti di aeronautica. E così aveva inizio il suo servizio di
pilota.
Quando parlo di eroi non intendo parlare di quanti sono stati protagonisti di particolari atti di eroismo, perché
spesso un atto di eroismo può essere conseguenza, più che di un ponderato atto di volontà, dell' incoscienza
del trovarsi involontariamente coinvolti in congiunture che richiedono atti eroici per superare una drammatica
situazione; intendo parlare di quanti sono stati disciplinati esecutori di ordini superiori, di non importa quanto
saggi superiori. E con questa visuale il mio pensiero va, in particolare, a quegli Alpini, le tre Compagnie del
Battaglione " Morbegno " del V Reggimento Alpini, che il 8-9 Giugno 1915, pochi giorni dopo la
dichiarazione della guerra, sono stati infilati in Val Narcanello (Ponte di Legno in Val Camonica) per andare all'
assalto delle postazioni austriache del Monte Mandrone, del Passo Marocaro, della Conca Presena, del Passo
Paradiso sull' Adamello. Naturalmente dopo aver marciato per un pomeriggio e una notte, dopo aver superato
più di 1500 mt di dislivello, dopo aver superato tratti innevati e ghiacciati senza ausilio di ramponi, senza
protezione di occhiali da neve e di tute mimetiche bianche, sono stati tutti falciati dalle mitragliatrici austriache;
obiettivi ben visibili nelle loro divise grigio-verdi sulla neve candida. Non sono forse degli eroi cui concedere
un riconoscimento che non sia il semplice nome sul monumento ai Caduti? E così pure quanti, Alpini e non
Alpini, sono morti sempre sull' Adamello mentre di corsa attraversavano scale aeree di corda che erano sotto
il tiro dei cecchini? Che pericolo poteva rappresentare l' Adamello per il transito di un imponente esercito
destinato all' invasione dell' Italia? Quattro cannonate ben piazzate e dall' Adamello nessuno sarebbe sceso a
calpestare le pianure lombarde. E se parlo di Adamello, non è perché situazioni analoghe non si siano
presentate anche su altri fronti, ma perché il fronte dell' Adamello è quello che era più vicino a Bergamo.
Le perdite di quel giorno furono: 21morti ( di cui 4 ufficiali ), 63 feriti ( di cui tre ufficiali ), 21 dispersi ( di cui tre
ufficiali ); gli uomini impiegati nell' azione erano circa 1000 (notizie ricavate da: Vittorio
Martinelli - Adamello, Ieri e Oggi, Brescia. 1972).
Sono degli eroi, anche se non hanno compiuto nessun particolare atto di eroismo. Decisamente riprovevole è
stato il comportamento del Comando. Dal libro del Martinelli ( Vol: II, pag. 52 ) si riporta:
Certo, in quella prima azione di guerra sull' Adamello il nostro Comando
compì uno dei più gravi errori di tutta la campagna. Assurda, troppo lunga
e faticosa era stata la marcia di avvicinamento del nostro battaglione,
troppo problematica la speranza di una sorpresa. Ma gli ufficiali ed i
soldati s' erano comportati splendidamente, sbalordendo lo stesso nemico e
rasentando la vittoria. Si vide in quell' occasione che, se fossero stati
condotti meglio, i nostri Alpini avrebbero potuto fare miracoli.
Le medaglie dell' Arrigoni che propongo vengano idealmente attribuite a tutti questi eroi così definiti, non sono
medaglie concesse per straordinari singoli e specifici atti di valore, ma sono medaglie attribuite per una
costante accettazione e adesione dei doveri insiti negli obblighi connessi con la cartolina precetto. E tra le
operazioni dell' Arrigoni e gli Alpini della Val Narcanello, e delle numerose altre simili operazioni avvenute nel
corso di tutta la guerra, esiste un' altra importante analogia. L' operazione della Val Narcanello è stata
malamente programmata dai comandi e brillantemente condotta, anche se disastrosamente conclusa, da
parte dei reparti operativi. L' ultima operazione dell' Arrigoni è stata malamente programmata dai comandi e
brillantemente condotta dall' Arrigoni. L' Arrigoni era stato inviato in missione ricognitiva su un settore del
fronte vitale per l' Austria, il settore di Trento, dove non mancavano basi di reparti aerei e vi era stato inviato
senza alcuna scorta di protezione. E l' Arrigoni invece di rifiutare il combattimento aereo e riparare entro le
linee italiane, aveva accettato il combattimento; e venne sopraffatto dal numero di avversari. Dell' Arrigoni ne
ha estesamente palato il Quaderno No. 20, pubblicato nel 2000 dal Museo Storico della Città di Bergamo e
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titolato " Antonio Locatelli e Giovanni Arrigoni: due aviatori Bergamaschi ". In quel testo vengono riportati dati
e dettagli di una impresa alla quale l' Arrigoni ha partecipato: una incursione su Innsbruch, in risposta alle
incursioni austriache e tedesche su città venete.
Di questa spedizione su Innsbruck del 20 Febbraio 1918 cui ha partecipato l' Arrigoni, esiste un singolare
documento fotografico, documento forse unico. E' un pannello con le fotografie dei quattro piloti partecipanti
all' impresa: cap. Natale Palli, il pilota di D' Annunzio nel volo su Vienna del 9 Agosto 1918, cap. Giulio Palma
di Cesnola, ten. Guido Orsini e serg. Giovanni Arrigoni. Queste fotografie sono firmate e tutte portano una
dedica all' Arrigoni. Il pannello porta anche una fotografia dei quattro piloti addossati ad uno dei velivolo
partecipanti all' impresa ed è firmata dai quattro piloti. Infine il pannello porta le fotografie seriali scattate sopra
Innsbruck ed i dettagli tecnici delle riprese. Alcune delle fotografie di questa documentazione di particolare
importanza, sono state messe a disposizione, e per la prima volta rese pubbliche a illustrazione del
personaggio Giovanni Bartolomeo Arrigoni, per corredare l' articolo comparso su L' Eco di Bergamo del 23
Marzo 2009 a firma di Paolo Aresi: " Arrigoni, umile e dimenticato eroe dei cieli ".
A corredo del presente testo viene allegata altra documentazione fotografica relativa all' Arrigoni: un ritratto in
divisa con i nastrini di alcune delle decorazioni avute e scattata pochi mesi prima della morte, un ritratto a
bordo di un apparecchio dei primi anni di guerra (interessante per la mitragliatrice posizionata sopra l' ala alta
del velivolo perché non era ancora stato realizzato il congegno della sua sincronizzazione con i giri dell' elica),
la piastrina di riconoscimento completa del cartiglio interno con i dati personali, il medagliere (tre medaglie d'
argento, una medaglia di bronzo, due croci di guerra, una medaglia d' argento inglese (Distinguished Conduct
Medal = DCM).
Nel citato Quaderno No. 20 del Museo Storico, si fa riferimento ad un messaggio austriaco, non rintracciato,
comunicante la morte dell' Arrigoni. Siccome l' Arrigoni aveva recapitato su un campo austriaco gli effetti
personali di un pilota da lui abbattuto, è possibile che gli Austriaci abbiano contraccambiato l' atto cavalleresco
recapitando sul campo di Sovizzo, dal quale l' Arrigoni operava, i suoi effetti personali. Avendo recuperato, ma
solo recentemente, altri documenti dell' Arrigoni (piastrina di riconoscimento, integra, ed un borsello di cuoio
contenente due carte di volo intestate Serg. Bartolomeo Arrigoni) avanzo ora la supposizione che questi
documenti facciano parte del plico consegnato dagli Austriaci con la comunicazione della morte dell' Arrigoni.
E tra questi documenti vi è anche sua una fotografia che lo ritrae, morto, sdraiato bocconi in un prato.
Ritornando alla proposta di dedicare idealmente le decorazioni dell' Arrigoni a tutti i caduti sconosciuti e
dimenticati della Grande Guerra, sarebbe corretto, per correttezza storica, che alla ideale cerimonia vi fosse
presente la bandiera sotto la quale tutti questi morti sono morti, e cioè il tricolore con lo scudo sabaudo. Senza
che a questa ideale presenza della bandiera, abbrunata, venga in alcun modo attribuito alcun significato
politico.
Questa ideale cerimonia potrebbe anche essere inquadrata nella rievocazione storica della quale in questi
giorni si parla, cioè del 150° anniversario dell' Unità d' Italia, perché tutti questi morti sono morti per un comune
ideale, il completamento delle finalità delle Guerre di Indipendenza, e per questo ideale, più o meno capito e
condiviso, sono morti indipendentemente dal dialetto che parlavano e dal meridiano sotto il quale erano nati. E
il 24 Ottobre 1918 aveva inizio la battaglia di Vittorio Veneto, che avrebbe concluso la Grande Guerra.
Bergamo, 24 Ottobre 2009
Camillo Dante Bianchi
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UN BERGAMASCO NELLA BUFERA CHE HA
SCONVOLTO IL MONDO - Senza voler aprire
discussioni sui concetti di “Patria”, di “Guerra”, di
“Guerra giusta”, credo che non si possa ignorare la
storia delle guerre combattute dal proprio paese,
dall'Italia come da qualsiasi altro stato, poiché tutti i
paesi, nel meglio e nel peggio, sono stati modellati da
una serie di guerre. E credo che non si possano
ignorare tutti quelli che a queste guerre hanno
partecipato; una minoranza con entusiasmo, la
maggioranza per aver ricevuto una cartolina precetto,
ma tutti adempiendo al proprio dovere, per quanto
ingrato fosse. Dovere decretato dai governanti e
subìto, se non deprecato, dai popoli. E se i governanti
siano stati saggi governanti è questione tutta da
vedere, è questione tuttora aperta al dibattito.
Una buona parte, formata sia da chi combatteva per
conquistare sia da chi combatteva per difendere,
ubbidiva, pensando, certo, più alle proprie famiglie, al
proprio focolare, ai propri campi, ai propri affari
abbandonati che non ai grandi ideali, ai grandi sogni di
potenza, a Trento e a Trieste, delle quali forse ignorava
persino l'esistenza. Ma il proprio dovere lo ha
ugualmente fatto e moltissimi, per questo dovere, sono
morti.
Il compito loro affidato lo hanno disciplinatamente
svolto, anche se nel momento in cui uscivano dalla trincea con la baionetta inastata e gridando «Avanti
Savoia» pensavano più ai plotoni di Carabinieri, pronti nelle retrovie a punire qualsiasi minimo cedimento, che
all’importanza di conquistare un fazzoletto di terra, anzi perfettamente consci che la guerra sarebbe stata, alla
fine, vinta o persa indipendentemente dal fatto che loro avessero conquistato o meno quella maledetta
posizione.
Tutti questi morti io li considero “Eroi”. E' più facile morire per un ideale radicato e pienamente condiviso che
non per un mal capito e mal condiviso ordine superiore. Forse ordine superiore di un superiore ottuso. “Eroi”
perché morti lontani da chi li poteva assistere e confortare, “Eroi” perché, spesso, morti dopo atroci sofferenze
senza un perché. “Eroi” non perché abbiano fatto alcunché d’eroico, ma perché sono morti con una divisa
indosso.
Quando vado in qualche paese, italiano e non italiano ugualmente, cerco sempre di visitare il monumento ai
Caduti per un modesto atto d’omaggio a questi “Eroi” e rimango sempre sgomento nel leggere lunghe file di
nomi, che spesso si ripetono facendo supporre che intere famiglie siano andate distrutte.
Anni fa, facendo visita al cimitero di Bergamo, la mia attenzione è stata attratta da una lapide sulla tomba di un
caduto della prima guerra mondiale, un “Eroe” del quale non avevo mai sentito il nome perché totalmente
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ignorato dalla Bergamo ufficiale. Ho cercato di ricostruirne il profilo e con molta difficoltà ho raccolto una serie
di dati che qui presento come omaggio a questo “Eroe”, ma anche come omaggio a tutti gli altri “Eroi”.
La tomba (Colombari Portici Settentrionali, Campata 21, Fila 2, n. 8) reca questa iscrizione:
Bartolomeo Giovanni Arrigoni, combatté nella Guerra Libica
e poi per quasi quattro anni nella Guerra Mondiale,
durante la quale divenuto pilota aviatore meritò
quattro medaglie d'argento, una di bronzo e il
titolo di asso finché‚ lottando da solo contro molti
cadde nel cielo di Aldeno (Trento)
30/1/1890
4/8/1918
Bartolomeo Giovanni Arrigoni era nato a Cavernago (Bergamo) il 30 gennaio 1890. Volendo dedicarsi il più
presto possibile all'azienda della promessa sposa, una filanda in Borgo Palazzo, aveva presentato domanda di
anticipare il servizio militare al compimento del diciottesimo anno di età.
II 1 dicembre 1908 si presentò all'8º reggimento fanteria di Milano per il servizio di leva; venne congedato il 30
novembre 1909 con il grado di Sergente; il 26 settembre 1911 venne richiamato alle armi e il 28 novembre
venne inviato al 7º reggimento fanteria quale complemento del Corpo d'Armata mobilitato per la spedizione
oltremare in occasione della guerra italo-turca, dichiarata il 29 novembre 1911; il 2 dicembre 1911 si imbarcò a
Napoli per la Tripolitania e la Cirenaica e partecipò alla guerra di Libia come Sergente nel 7º reggimento
fanteria; rientrò in Italia il 6 maggio 1912 e venne posto in congedo; venne richiamato alle armi il 4 marzo 1915
e il 24 maggio venne destinato a unità in territorio dichiarato zona di guerra; passò poi all'artiglieria come
motociclista portaordini.
Venne nominato allievo di aeroplani su velivolo Blériot il 1 settembre 1916, pilota d'aeroplano su velivolo
Nieuport il 1 novembre 1916 e pilota di SVA il 1 novembre 1917. Prestò servizio nella 71ª e nella 76ª
squadriglia caccia e poi nella 1ª Sezione autonoma SVA. Svolse numerose missioni di ricognizione fotografica,
di scorta e di bombardamento.
Il 18 novembre del 1917, per proteggere due ricognitori italiani, ingaggiò un combattimento aereo contro cinque
cacciatori avversari, permettendo ai due ricognitori di rientrare nelle linee senza danni. Benché il suo aereo
fosse stato colpito ed incendiato, riuscì a riportare entro le linee il velivolo gravemente danneggiato e ad
atterrare alla base: ebbe per questo atto un Encomio solenne del Comando superiore dell'Aeronautica. Il 4
gennaio del 1918 partecipò al bombardamento di Bolzano ed ebbe un secondo Encomio solenne del Comando
superiore dell'Aeronautica. Il 20 febbraio del 1918 partecipò al bombardamento di Innsbruck con la squadriglia
comandata dal Cap. Natale Palli (che il 9 agosto 1918 avrebbe portato Gabriele D'Annunzio sopra Vienna),
composta dal Cap. Giulio Palma di Cesnola, dal Ten. Giorgio Orsini e dall'Arrigoni stesso. Il bombardamento di
Innsbruck venne effettuato in rappresaglia dei bombardamenti di città venete. Il 2 agosto dello stesso anno
venne proposto per essere inviato a Washington allo scopo di effettuare dimostrazioni sulle caratteristiche dello
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SVA, velivolo di intera concezione italiana che si pensava potesse riscuotere interesse presso le autorità
americane, le quali allora non possedevano un’industria aeronautica sufficientemente sviluppata per fare fronte
alle necessità belliche.
Il 4 agosto, durante un volo di ricognizione fotografica del campo austriaco di Romagnano, nelle vicinanze di
Trento, dopo aver ingaggiato combattimento con quattro apparecchi avversari ed averne distrutto uno, venne
abbattuto in zona Nomi - Aldeno. Forse imprudentemente Arrigoni era stato mandato in missione sopra una
base nemica senza protezione di alcuna scorta. Venne sepolto nel cimitero di Aldeno e poi, a guerra conclusa,
il 6 novembre 1921, nel corso di una solenne cerimonia, traslato a Bergamo con altri caduti bergamaschi.
Ho trovato notizie di Arrigoni in un articolo pubblicato da Antonio
Locatelli, che dell’Arrigoni era amico, su “La Rivista di Bergamo”
del marzo 1929 I duelli aerei di B.Arrigoni; altre notizie in un
articolo pubblicato da Alberto Greco su “La Domenica del Giornale
di Bergamo” del 1 ottobre 1967 e su “Nel cielo - Rivista
quindicinale del Secolo Illustrato” del 1918. Ma sono tutte notizie
scarne, che non permettono di ricostruire il completo profilo di
Arrigoni. Indagini in diversi archivi (italiani e non) mi hanno
permesso di raccogliere altre notizie, ma non complete ed
esaurienti come avrei desiderato.
Informazioni preziose ed interessanti le ho raccolte invece dalla
viva voce del figlio Luigi, di memoria lucidissima, che mi ha
riportato quanto da lui appreso dalla viva voce dei nonni paterni.
Bartolomeo Arrigoni, conosciuto in famiglia come Giovanni e che
come tale si firmava, dopo aver completato il servizio di leva
anticipata e prima di essere richiamato ed inviato in Libia, si era
sposato nel 1910 con Elena Zanchi di Borgo Palazzo, i cui genitori
possedevano una filanda di seta in un opificio lungo il torrente
Morla -l'edificio tuttora esiste-, in corrispondenza del ponte con la
statua di S. Giovanni Nepomuceno.
Poiché la madre della promessa sposa era rimasta vedova presto, Arrigoni aveva anticipato il servizio di leva
per poter assumere il più presto possibile la direzione della filanda. La giovane sposa di Arrigoni morì il 25
ottobre del 1913 (il figlio Luigi non aveva ancora tre anni, era nato il 22 gennaio 1911), per aneurisma cerebrale
post-partum dopo la nascita di un bambino subito morto. Un anno dopo la scomparsa della sposa, due
gemelline di due anni vennero a mancare alla distanza di pochi giorni una dall'altra.
Dopo la morte della mamma il figlio Luigi andò a vivere nel Castello di Cavernago, con i nonni paterni: il nonno
era fattore e amministratore dei possedimenti dei principi Giovannelli. Fatto grande, Luigi apprese dai nonni
molte notizie relative al padre che lui, bimbetto di 5-6 anni, poco aveva conosciuto, perché poco lo aveva
incontrato nelle brevi licenze delle quali poteva usufruire. E dai nonni seppe come il padre, dopo aver abbattuto
un aereo austriaco, fosse atterrato accanto al velivolo caduto entro le linee italiane, avesse raccolto gli oggetti
personali del pilota, tra le quali una fotografia della moglie e di una figlioletta, e poi si fosse recato in volo sopra
una località in territorio austriaco sede di comandi e, senza curarsi della reazione antiaerea, vi avesse lasciato
cadere il plico con i preziosi documenti. E ricorda come in casa dei nonni per lungo tempo vi avesse fatto
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mostra il timone di un apparecchio austriaco che il padre aveva abbattuto. Il cimelio, purtroppo, è andato
disperso.
Cimelio importante, che invece si è salvato, è un ricordo della incursione su Innsbruck. Sono le sei fotografie
che il Cap. Palma di Cesnola aveva scattato sopra l'obiettivo: riprese da una quota di 700 metri e con cielo
sereno sono nitidissime. Le sei foto sono montate in sequenza su un pannello in cartoncino rigido, unitamente
alle fotografie dei quattro componenti la squadriglia, ripresi singolarmente al posto di pilotaggio del loro velivolo.
Tutte fotografie con dediche autografe e con firme autografe:
Al caro Arrigoni compagno prezioso dei miei voli più belli, con ammirazione e affetto
Natale Palli
Al mio bravo Arrigoni Serg. Bartolomeo compagno in un bellissimo volo su Innsbruck
20-2-1918 il Capitano Giulio Palma Cesnola
Al caro Arrigoni compagno ed amico ricordando Innsbruck con affetto sincero
Giorgio Orsini 28 (sic) -II-1918
Le quattro fotografie, scattate con i piloti al posto di pilotaggio, mostrano ben evidente la strumentazione di
bordo. Sarebbe interessante confrontarla con quella di un moderno velivolo.
Il pannello è completato da una fotografia con i quattro piloti addossati ad uno dei velivoli usati nell'incursione;
anche questa fotografia è regolarmente firmata dai quattro piloti come firmato è il pannello stesso. Il Cap. Palli
tiene in mano una bandierina con al centro una stella bianca su fondo chiaro; il Ten. Orsini una con una stella
nera su fondo bianco, il Serg. Arrigoni una con due stelle bianche su fondo nero. Questa fotografia compare in
una pubblicazione inglese dedicata allo SVA 5 e porta questa specifica: «Meaning of the two star banner
unknown». I ricordi del figlio di Arrigoni permettono di chiarire che quella bandierina era una specie di bandiera
da combattimento, esposta per permettere l'immediato reciproco riconoscimento. Compare anche in altre
fotografie scattate con Arrigoni a bordo del suo velivolo.
Tra gli altri cimeli tuttora esistenti vi è una fotografia usata come cartolina, stampigliata sul recto con il timbro in
originale 76ª squadriglia Aeroplani, mentre sul verso appare questo messaggio indirizzato al Signor Giuseppe
Arrigoni «1 Maggio 1917 - Carissimo, Mandovi la fotografia dell'apparecchio nemico da me abbattuto il 24-4-17
alle ore 9.55 fiume Vippacco; sono felice ma non ancora completamente. State allegri e sani. Baciandovi,
vostro affezionatissimo figlio, Giovanni».
Un cimelio, del quale il figlio Luigi non ha saputo dare spiegazioni, è costituito da una fotografia che ritrae due
piloti in tenuta di volo davanti ad un biplano con le insegne austriache sulle ali e sulla fusoliera; un altro
aeroplano con la croce nera su fondo bianco compare più distante. Sul retro, nella calligrafia di Arrigoni,
l'annotazione «Campo di Pergine». Avanzo la supposizione, però senza nessuna prova a sostegno, che la
fotografia facesse parte degli effetti personali del pilota dell'apparecchio abbattuto da Arrigoni e da lui raccolti
per essere lanciati entro le linee austriache; e che Arrigoni avesse trattenuto tale fotografia come ricordo.
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DECORAZIONI CONCESSE AL SERGENTE BARTOLOMEO GIOVANNI ARRIGONI - Al Serg. Arrigoni
vennero concesse le seguenti decorazioni al valor militare:
MEDAGLIA D'ARGENTO
Ardito pilota da caccia, innalzatosi in seguito ad un allarme, andava alla ricerca di un velivolo nemico che stava
eseguendo fotografie, e, con brillante manovra, lo attaccava decisamente col fuoco della mitragliatrice,
riuscendo ad abbatterlo nel nostro territorio.
Cielo di Rubbia, 24 aprile 1917
MEDAGLIA D'ARGENTO
Ardito e volenteroso pilota da caccia, compiva molti voli, e sostenendo numerosi combattimenti con velivoli
nemici, li metteva in fuga. Abbatteva un apparecchio avversario, costringendo altri tre ad atterrare nelle loro
linee.
Cielo di Gorizia e del Medio Isonzo, novembre 1916 - 25 maggio 1917
MEDAGLIA D'ARGENTO
Ottimo pilota ed osservatore d'aeroplano, volonteroso e valente quanto modesto, portò fra i primi, nei suoi
numerosi ed utilissimi voli, le ali col tricolore sopra Innsbruck, rocca dei nemici d'Italia. Cacciatore aereo di un
ardire mai menomato dai gravi incidenti superati, durante una ricognizione fotografica sopra un campo di
aviazione nemico, veniva attaccato da numerosi aerei nemici. Solo contro molti, al facile ritorno nelle linee col
veloce apparecchio, preferiva il deciso combattimento nel corso del quale sopraffatto dal numero, cadeva da
prode sulla terra sacra di una più grande Italia.
Cielo del Trentino, 4 agosto 1918
MEDAGLIA D'ARGENTO INGLESE
Medaglia DISTINGUISHED CONDUCT MEDAL (DCM) concessa con l'iscrizione «For distinguished conduct in
the field». Manca la motivazione, ma quando la decorazione veniva concessa a militari non inglesi, la
motivazione non veniva registrata nei registri ufficiali inglesi. Nel corso della prima guerra mondiale sono state
concesse 858 DCM a militari italiani.
MEDAGLIA DI BRONZO
Pilota d'aeroplano, partecipava ad un'azione di bombardamento a bassa quota sugli impianti ferroviari di
Innsbruck, superando notevoli difficoltà dovute alla distanza dell'obiettivo ed alla natura montuosa della zona
da percorrere.
Cielo di Innsbruck, 20 febbraio 1918
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CROCE AL MERITO DI GUERRA
CROCE AL MERITO DI GUERRA
ENCOMIO DAL COMANDO DI AERONAUTICA 1ª ARMATA
Ordine del giorno del 25 novembre 1917
Un encomio rivolgo al Sergente Arrigoni Bartolomeo della 71ª squadriglia per il bel contegno tenuto il giorno 18
corr. quando costretto a desistere da combattimento aereo sopra l'Altipiano d'Asiago contro 3 apparecchi
avversari dal cui tiro di mitragliatrice ebbe il fuoco appiccato a bordo riuscì col proprio apparecchio avariato a
raggiungere un nostro campo d'aviazione.
L'Arrigoni fu autorizzato a fregiarsi delle seguenti medaglie commemorative:
MEDAGLIA COMMEMORATIVA DELLA GUERRA ITALO - TURCA
MEDAGLIA COMMEMORATIVA della GUERRA 1915 - 1918 (quattro nastrini)
FONDAZIONE BERGAMO NELLA STORIA
Piazza Mercato del fieno, 6/a - 24129 Bergamo Italy - Tel. +39 035 24 71 16 ; +39 035 22 63 32 - Fax 035 21 91 28
P. Iva 02995900160 - [email protected]
COMUNICAZIONI DELLA MORTE DI BARTOLOMEO ARRIGONI
Da fonte austriaca:
Feindliche Verluste : Durch Flieger am 4/8 ein Savoja - Verduccio (Fotoeinsitzer) von Oberleutenant Franz
PETER der Flik 3/J [=Fliegerkompanie] mit Apparat 25305 südlich Aldeno im Etschtal abgeschossen. Apparat
zertrümmert, Pilot Sergente ARRIGHIONI (sic) tot (Herzschuss).
(Oblt. Peter 3. Luftsieg)
Die Leiche des Piloten nach dem Absturz noch identifiziert werden konnte.
Da fonte italiana:
Un apparecchio della 1ª sezione autonoma S.V.A. No.11850 - pilota osservatore Sergente ARRIGONI
G.Bartolomeo partito alle ore 10.15 per una ricognizione a vista e fotografica sulla zona: S.ILARIO - VOLANO CASTELPIETRA - BESENELLO - OSTERIA P.VECCHIA - ALDENO - CALLIANO - NOMI - VILLA LAGARINA,
non ha fatto ritorno al campo.
Zona di Guerra, 5 agosto 1918
Al Comando Presidio di Seriate:
Pregasi informare Annita Arrigoni sorella Sergente Arrigoni Bartolomeo che detto militare partito il 4 agosto in
volo di guerra non ha fatto ritorno al campo - stop - Attendo informazioni che comunicherò - stop - Prego
partecipare miei vivissimi sentiti voti circa sorte fratello - stop Comandante Aeronautica - Armata - Colonnello Gilberti
A proposito della morte dell’Arrigoni In un documento italiano si legge la seguente nota:
Morto in combattimento aereo in località di Nomi come da messaggio aereo nemico trasmesso dal Comando
Superiore d’Aeronautica al Dep. Aviatori di Torino col No.77548 di Protocollo e di cui l’allegata comunicazione
al Dep. Suddetto No.999 del 28-9-1918.
Non mi è stato possibile ritrovare il citato messaggio austriaco. Chissà dove è archiviato o dove è dimenticato,
sempre che esista tuttora e non sia andato distrutto o disperso. Sarebbe stato molto interessante sapere in che
termini ‘’il nemico‘’ comunicava la morte di un avversario cavalleresco e leale. Come tale si era mostrato
Arrigoni recapitando su un campo austriaco gli effetti personali di un pilota che lui aveva abbattuto.
A Bergamo il nome dell’Arrigoni è del tutto sconosciuto ed in nessun modo è ricordato, pur essendo un
bergamasco che ha onorato la città. E’ da tenere presente, inoltre, che l’Arrigoni era il combattente
bergamasco più decorato prima che ad Antonio Locatelli, con decreto in data 31 ottobre 1923, fosse conferita
la medaglia d’oro, concessa in commutazione di una medaglia di bronzo assegnata con decreto 22 dicembre
1918. E non è da escludere la possibilità, se l’Arrigoni non fosse morto prima della fine della guerra, che le tre
medaglie d’argento delle quali era insignito fossero commutate in una medaglia d’oro. Perché non intestare a
lui l’aeroporto di Orio al Serio, dato che l’aeroporto è ancora privo di un nome ufficiale?
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RELAZIONE DELL'AZIONE DI BOMBARDAMENTO EFFETTUATA DAI PILOTI DELLA 1ª SEZIONE
AUTONOMA SVA - OBIETTIVO INNSBRUCK
(Impianti ferroviari)
Partito alle 13.25 dal Campo di Aviazione di Sovizzo, unitamente coi piloti: Cap. Palma, S.Tenente Orsini, Serg.
Arrigoni, mi dirigo secondo il meridiano del campo direttamente sull'obiettivo. Dopo un'ora esatta di navigazione
mi trovavo col gruppo su Blumau ad E di Bolzano. Dopo un'ora e trenta primi giungevo planando cogli altri
apparecchi sulla città di Innsbruck.
Presi di mira gli impianti ferroviari i quattro apparecchi lanciavano le loro bombe in numero di sette sulla
stazione e adiacenze, Si ebbero a constatare i danni che furono rilevantissimi e che si potranno controllare
dalle fotografie eseguite da una quota di circa mille metri. Il bombardamento fu effettuato ad una quota media
di 300 m.
In seguito al lancio delle bombe gli apparecchi discesero ancora più bassi sulla città e mitragliarono con visibile
efficacia i treni della stazione di Ovest ancora esenti dai nostri attacchi.
Ad operazione ultimata formatasi nuovamente la pattuglia, presi con essa la via del ritorno seguendo la valle
dell'Inn sino al confine svizzero, indi il primo tratto dell'Adige da Nodrio a Glorenza fino a che, raggiunto lo
Stelvio, discesi in Valtellina. Allo Stelvio l'apparecchio pilotato dal Cap.Palma a causa della minore velocità,
perdette di vista la pattuglia e per conto suo raggiunse il campo di aviazione di Castenedolo. Gli altri tre
apparecchi seguirono la Valtellina, indi la Valseriana e preso terra a Ponte S.Pietro alle ore 4.25 dopo tre ore
di navigazione.
Le bombe lanciate erano da 162 mm mina. Le fotografie eseguite furono in numero di 6.
Sovizzo, li 21 - 2 – 18
f.to Cap.no Natale Palli
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ONORANZE FUNEBRI
BERGAMASCHI
PER
BARTOLOMEO
ARRIGONI E
PER
ALTRI
DODICI
CADUTI
« L’ Eco di Bergamo » di Giovedì 3 Novembre 1921 pubblicava, con notevole
rilievo tipografico, il seguente annuncio mortuario:
Dai Cimiteri di Guerra sono giunte a Bergamo le salme dei
generosi concittadini, caduti per il più sacro dei doveri.
Industriale
ARRIGONI BARTOLOMEO GIO.
di Giuseppe
Sergente aviatore 1a Squadriglia Autonoma S.V.A.
Decorato con 4 medaglie d’ argento e una di bronzo al valor militare † Aldeno, Valle Lagarina, 4 Agosto 1918
Ragioniera
BENTIVOGLIO PINO
fu Edoardo
Sottotenente 119° Fanteria
† Monte Grappa 15 Giugno 1918
Commerciante
CAIRONI GIOVANNI
fu Giovanni
Caporale Maggiore 78° Fanteria
† Gradisca 1 Novembre 1916
Studente
LEGRENZI ANTONIO
di Daniele
Sottotenente 31° Fanteria
† Monte Asolone 26 Ottobre 1918
Studente
MANGILI FRANCESCO
fu Francesco
Sottotenente 3° Alpini
† Malga Zugna 21 Agosto 1917
Dottore
PAGANONI AGOSTINO
di Aquilino
Sottotenente 3° Artiglieria Montagna, decorato
di Medaglia d’ argento al valor militare
† Cima Colbricon 6 Ottobre 1916
Dottore
PALVIS ANTONIO
di Alessandro
Sottotenente 78° Fanteria
† Velichi Kribak 13 Ottobre 1916
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Commerciante
PERSICO GIACOMO
di Gaetano
Sergente Maggiore 3a Batteria Auto Camp. da 102
† S. Bartolomeo di Treviso 11 Ottobre 1918
Notaio Dottore
PESENTI MARCELLO
fu Prof. Amilcare
Tenente 267° Fanteria, decorato
di medaglia d’ argento al valor militare
† Ronchi di Candelù 15 Giugno 1918
Dottore
PIZZINI ANGELO
di Antonio
Tenente Aviatore nella 10a squadrglia, decorato
Di medaglia di bronzo al valor militare
† S. Lucia di Piave 16 Agosto 1918
Commerciante
RICHELMI CAMILLO
fu Agostino
Caporale 10° Art. Fortezza 193a Batteria
† Doberdò 12 Ottobre 1916
Disegnatore
TESTA MARIO
Tenente Volontario di guerra Comandante
di Comp. Mitragliatrici Fiat
† Malga Zugna 26 Febbraio 1917
Ingegnere
VACCHELLI GIUSEPPE
di Pietro
Tenente 2° Genio Zappatori
† Udine 28 Dicembre 1916
Le rispettive famiglie nel darne l’ annuncio, comunicano che l’
Ufficio funebre verrà celebrato alle ore 9 di domenica 6 corrente nella
Chiesa Prepositurale di S. Alessandro in Colonna da dove il Corteo muoverà
per il Cimitero Unico.
La salma del Tenente Pizzini dal Cimitero Unico verrà poscia trasportata a
Brembate Sotto.
Bergamo, 3 Novembre 1921
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« L’ Eco di Bergamo » di Venerdì 4 Novembre 1921 pubblicava:
Salme gloriose che ritornano
Solenni onoranze in S. Alessandro
L’ Unione Reduci, ha diramato la seguente circolare:
Domenica 6 corrente, nella Chiesa Preposituale di S. Alessandro in Colonna
si tributeranno solenni onoranze alle salme gloriose di concittadini, che
dai cimiteri di guerra ritornano tra noi.
Codesta Società è vivamente pregata ad intervenire col vessillo sociale
all’ Ufficio Funebre, che sarà celebrato alle ore 9 nella Chiesa
Preposituale di S. Alessandro in Colonna, nonché a prendere parte al
corteo, che muoverà alle ore 10 dalla Chiesa stessa per il Cimitero Unico.
La scrivente non dubita che codesta Società non vorrà mancare dal tributare
un doveroso reverente omaggio alla memoria di Coloro, che generosamente
hanno fatto sacrificio della propria vita per la salvezza e la gloria d’
Italia.
« L’ Eco di Bergamo » sul numero di Sabato 5 Novembre, pubblicava la nota:
Le solenni onoranze di domani
alle salme dei tredici valorosi
e sul numero di Lunedì 7 Novembre pubblicava il resoconto della cerimonia:
Preci, fiori e lagrime di popolo
alle gloriose salme di tredici valorosi
Da queste due note non sono in grado di estrarre dati interessanti da
essere riportati, perché la copia microfilmata del giornale da me
consultata era pressoché illeggibile. Posso solo riportare che il discorso
ufficiale venne tenuto dall’ on. Preda, Presidente dell’ Unione Reduci, e
che la banda cittadina suonava la Canzone del Piave.
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« L’ Eco di Bergamo » sempre sul numero di Lunedì 7 Novembre, pubblicava la
nota:
Le famiglie ARRIGONI, BENTIVOGLIO, CAIRONI, LRGRENZI, MANGILI, PAGANONI,
PALVIS, PERSICO, PESENTI, PIZZINI, RICHELMI, TESTA, VACCHELLI,
profondamente commosse, ringraziano le Autorità Militari, Civili e
Religiose, gli Ufficiali e Soldati, il Comitato per le Onoranze ai Caduti,
le Associazioni e Rappresentanze di Città e fuori, le Direzioni delle
Scuole, i Parenti ed Amici e la Cittadinanza tutta che, in unione di animi
e di affetti, hanno ieri tributato alle Salme ed alla memoria dei loro cari
così solenni e commoventi onoranze.
Un particolare ringraziamento a tutte le persone buone che in qualsiasi
modo hanno contribuito alla manifestazione di pietà e di riconoscenza,
nonché agli enti pubblici che gentilmente hanno offerto corone.
Bergamo, 7 Novembre 1921
Nei resoconti della cerimonia non si fa cenno al luogo dove le bare dei
caduti erano state inizialmente deposte dopo il loro trasferimento a
Bergamo. Dai ricordi di Luigi Arrigoni, figlio di Bartolomeo, si ricava la
notizia che le bare erano state deposte nella Chiesa della Maddalena in via
S. Alessandro, posta in vicinanza della chiesa di S. Alessandro in Colonna.
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