Traumi da attività sciistica

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Traumi da attività sciistica
PRIMO PIANO
A cura di G. Petrocelli, E. Sion,
V. Sansolini, I. Carucci *
Traumi da attività sciistica
Come prevenirli, come affrontarli.
o sci è un’attività sportiva praticata da un
numero elevatissimo di persone, spesso nel
contesto di condizioni meteorologiche negative
e senza un’adeguata preparazione atletica.
Negli ultimi anni l’incidenza delle lesioni traumatiche
dovute a cadute o a scontri fra sciatori è notevolmente
aumentata. Chi scia a livello dilettantistico non riesce
facilmente a rendersi conto del proprio stato di
affaticamento e spesso non conosce o sottovaluta le reali
condizioni della pista.
Da alcuni anni, comunque, fra le patologie degli sciatori
si osservano lesioni che non sono provocate dal trauma
dello sci vero e proprio perché le tecnologie, con gli
attacchi di sicurezza calibrati che liberano lo sci in caso
di caduta, limitano questi danni. Sono provocate, invece,
dall’eccessivo affollamento delle piste che aumenta in
maniera esponenziale l'errore umano.
Se analizziamo le statistiche dei traumi riportati dagli
sciatori, si nota come le fratture (51,5%) siano superiori
alle distorsioni (28,75%). La gamba è interessata nella
percentuale del 31%, il ginocchio nel 13%, il I dito della
mano net 3,15%. Lo stiramento del legamento collaterale
mediale del ginocchio è in testa alla classifica degli
infortuni.
evenienze tutt’altro the rare nello
sciatore e solitamente provocate
da un movimento di flessione del
ginocchio associato a rotazione
del piede indotto dal gesto atletico
o da un malfunzionamento degli
attacchi durante una caduta.
La lesione dei legamenti
c ro c i a t i , p i ù f r e q u e n t e m e n t e
l’anteriore, si verifica quando l’articolazione viene
sollecitata in modo abnorme tendendo il legamento o in
iperestensione di ginocchio o in flessione-torsione dello
stesso con pulsione anteriore o posteriore delta tibia rispetto
al femore, La lesione dei crociati viene classificata in
diversi gradi in base alla gravità di compromissione delle
fibre legamentose;
Il legamento collaterale mediale, la cui funzione
meccanica è la stabilizzazione del ginocchio al suo lato
"interno" durante il movimento, viene solitamente leso
per una spinta laterale al ginocchio con piede fisso a terra.
È il caso dello sciatore che cade in avanti senza che si
sgancino gli sci finendo a terra in posizione "a rana".
La spalla
In sintesi i distretti classicamente interessati nella
traumatologia da sci sono:
Il ginocchio
Le superfici articolari di rotula, tibia e femore, in
una caduta o in uno scontro con altro sciatore, possono
riportare una contusione alla superficie articolare, con
lesione della cartilagine articolare (frattura o microfrattura
condrale).
I menischi, i legamenti crociati e i legamenti collaterali
da soli o associati possono essere interessati da un trauma
da sci.
Le lesioni al menisco, soprattutto il mediale, sono
pugliasalute
La lesione della cuffia dei
rotatori si può realizzare per una
causa traumatica violenta, o può
nascere da un’irritazione dei
tendini dovuta all’iperuso
funzionale cui segue una fase di
infiammazione. Perdurando lo
stimolo irritativo, si restringe lo
spazio articolare causando un
conflitto tra il tendine e la parete ossea
sovrastante durante il movimento; ciò perpetua la sofferenza
del tendine facendolo degenerare sino alla rottura, parziale
o completa. Spesso l’alterazione articolare conseguente
alla lesione della cuffia produce l’irritazione del capo
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lungo del bicipite brachiale e della guaina che l’avvolge nel
tratto in cui scorrono sulla testa omerale.
Le lesioni dell’articolazione acromion-claveare sono
provocate da un urto diretto alla faccia laterale della spalla
o per caduta o per collisione con un altro sciatore; ciò produce
un danno la cui estensione e profondità possono giungere,
attraverso lo stadio di stiramento e parziale lacerazione, sino
alla completa rottura della capsula e di tutto il complesso
legamentoso dando cosi origine ad una lussazione acromionclaveare, II dolore all'apice della spalla, di tale intensità da
impedire ogni movimento, è il sintomo principale delle lesioni
di quest'articolazione; in caso di franca lussazione
dell’acromion-claveare si noterà una deformità alla spalla
legata allo spostamento della clavicola verso l’alto, rispetto
all’acromion.
Per quanto riguarda le lesioni dell'articolazione glenoomerale, come sappiamo è costituita dall’estremità sferoidale
della testa omerale che ruota su una superficie della scapola,
detta glena consentendo al braccio di compiere una rotazione
vicina ai 360° nello spazio.
Oltre alla capsula articolare, ad una struttura di
contenimento appoggiata al bordo glenoideo scapolare, detta
cercine ed ai legamenti la stabilità articolare è affidata ad un
complesso di muscoli che sovrapponendosi in vari strati
mantengono "centrata" la testa omerale sulla glena scapolare
durante il movimento.
Come per l’acromion claveare una sollecitazione del
braccio, durante uno sforzo od un contrasto, provoca una
lesione delle struttura capsulare, legamentosa e muscolare
che può condurre alla lussazione dell’omero, ovvero alla
perdita del fisiologico contatto tra omero e scapola.
A differenza dell'acromion claveare, la cui lussazione
avviene in un solo piano dello spazio, la lussazione omerale,
grazie all’ampiezza dell’arco di movimento, può prodursi in
diversi piani (anteriore, posteriore, ascellare...).
In realtà nello sportivo il 95% delle lussazioni gleno
omerali è anteriore e si produce per un trauma prodotto
mentre il braccio è alzato ed extrarotato.
Talora, in seguito ad un episodio di lussazione, si verificano
le recidive, e cioè episodi di lussazione gleno-omerale anche
per movimenti banali; ciò è dovuto alla lassità dei tessuti
coinvolti nel primo episodio e in tale caso si definirà la
lussazione di spalla come "abituale o recidivante".
Il polso
Sia un trauma diretto, ovvero una
caduta che coinvolga l'articolazione
del polso, sia un trauma indiretto,
ovvero una leva provocata
dall’impugnatura del bastoncino
con l’ausilio del laccio, sono in
grado di provocare lesioni a carico
sia dello scheletro che delle strutture
capsulo legamentose. Per quanto
riguarda lo scheletro, sono più a rischio di frattura la parte
distale del radio e dell'ulna, lo scafoide e le falangi.
Assai più frequenti delle fratture sono i traumi distorsivi,
che colpiscono la regione articolare composta dal radio e
dalle ossa scafoide e semilunare e quelli che colpiscono la
regione metacarpo falangea del primo dito. Una caratteristica
pugliasalute
lesione da sci e a carico del I dito e, in particolare, a carico
della articolazione metacarpofalangea del lato ulnare,
articolazione nella quale si può rompere il legamento
metacarpofalangeo per la scorretta impugnatura della
racchetta.
Questa lesione, detta anche "pollice dello sciatore",
viene prodotta urtando con la punta del pollice la neve
durante una caduta. Ciò può causare la rottura, parziale o
totale, del legamento collaterale ulnare, componente
indispensabile alla stabilità articolare nel movimento di
"pinza" tra pollice ed indice. Con un meccanismo analogo
possono verificarsi le rotture dell’espansione terminale del
tendine estensore all’ interfalangea distale delle ultime dita
(dal secondo al quinto).
Capo e rachide cervicale
Sono legati soprattutto a tre fattori:
aumento della velocità di discesa,
incremento dei praticanti con
aumento della densità di sciatori
sulla pista, urti contro ostacoli
naturali (alberi, rocce...) durante
i fuoripista o contro ostacoli non
segnalati o non protetti (piloni di
funivia, tralicci di cavi...ecc.).
II risultato è un incremento di
traumi al capo, commotivi o meno, cosi come un aumento
delle distorsioni del rachide cervicale legate a traumi del
capo con iperestensione del collo. I danni possono spaziare
da lesioni muscolari e capsulo-legamentose di lieve entità
fino a lussazione o frattura di corpi cervicali, con danno del
midollo spinale cui possono conseguire lesioni irreversibili
ed invalidanti.
Fratture di femore e tibia
Tali fratture, pur essendo
diminuite rispetto ad un recente
passato grazie ai progressi in tema
di sicurezza degli attacchi e degli
scarponi, rappresentano ancora un
capitolo cospicuo della
traumatologia dello sciatore.
Diverse dallo sci, invece, le
lesioni the vengono provocate dalla
pratica dello snow-board: predominano i traumi agli arti
superiori, seguiti da traumi alla testa e da quelli agli arti
inferiori (principalmente la caviglia). È di interesse il fatto
che tra i rider traumatizzati quelli con frattura sul totale
sono in percentuale doppia (28%) rispetto agli sciatori
(14%). La maggior parte di tali fratture riguarda il polso.
Per quanto riguarda i traumi non fratturativi le lesioni
tipiche sono localizzate soprattutto alle spalle, dove si
verificano sublussazioni dell’articolazione acromionclaveare
e dell’articolazione sterno-claveare; frequenti sono i traumi
del polso e della mano per la mancanza di racchette.
Per gli arti inferiori gli infortuni al femore, tibia e perone
sono di solito il risultato di un trauma diretto contro un
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oggetto statico o contro un altro sciatore/rider. Per ii
ginocchio la maggior parte dei traumi alle ginocchia avviene
a snowboarder con un solo piede agganciato (ski lift, ...).
Lo snowboard è comunque meno peicoloso per le ginocchia
che non lo sci perché:
a) mentre sulla tavola, con entrambi i
piedi aggancianti agli attacchi,
qualunque forza di torsione dovesse
esserci provocherebbe la torsione
di tutto il corpo poiché entrambe
le gambe e il busto devono
muoversi nella stessa direzione,
non è la stessa cosa nello sci, dove
una gamba può girarsi all’interno
o all’esterno indipendentemente
dal movimento del resto del corpo;
direzione, non è la stessa cosa nello
sci, dove una gamba può girarsi
all’interno o all’esterno
indipendentemente dal movimento del resto
del corpo;
b) una tavola ha solo due lamine the possono spigolare
improvvisamente sulla neve al contrario delle quattro
per gli sci;
c) le tavole da snowboard sono più corte degli sci, ciò
riduce il braccio di leva della forza prodotta dalla
torsione.
Gli infortuni alle caviglie sono particolarmente comuni
dopo i salti per una combinazione di forte compressione
e torsione. Ciò potrebbe portare alla distorsione della caviglia
o ad un trauma peggiore detto "la caviglia dello snowboarder".
Si tratta delta frattura dell’ipofisi laterale dell'astralago
scambiata spesso per una forte distorsione.
Gli infortuni alla spina dorsale non sono frequenti e si
verificano in due modi:
a) come risultato di un salto che non è andato bene,
con un atterraggio in una posizione scomoda sulla
schiena o sul collo, o su qualcuno o qualcos’altro;
b) in seguito ad una brusco stop, lo snowboarder atterra
pesantemente sul sedere e l'energia è trasmessa su per
la spina dorsale causando fratture da schiacciamento
della colonna vertebrale.
Consigli utili per prevenire gli incidenti sulla neve:
• Curare nei minimi dettagli la preparazione atletica,
da svolgere nei mesi che precedono la stagione invernale.
La preparazione fisica deve essere finalizzata a
recuperare il tono muscolare dell’intero corpo, irrobustire
i muscoli della schiena, rendere elastiche le articolazioni
(caviglia, anca, ginocchio). Per chi intende dedicarsi
allo sci di fondo può essere utile un allenamento
preliminare con appositi "sci a rotelle" su strada, per
abituare i propri arti inferiori al movimento tipico del
fondista. In mancanza di questo tipo di allenamento,
può comunque risultare utile l'esecuzione di un
programma aerobico per migliorare le doti di resistenza
pugliasalute
(cyclette, marcia, nuoto, eseguiti a velocità moderata,
per almeno 40-60 minuti ogni 3-4 giorni).
• Scegliere materiali resistenti e collaudati.
• Controllare spesso la perfetta funzionalità di tutto il
kit: sci, attacchi, scarponi e racchette. Verificare
se i ganci delle calzature sono a posto e se gli
attacchi sono regolati secondo il vostro peso
e le vostre capacità atletiche.
• Raddoppiare in pista la concentrazione,
in particolare all’inizio e alla fine della
giornata sulla neve. È stato provato,
infatti, che la maggior parte degli
incidenti sugli sci avvengono durante
la prima ora (a muscoli freddi) o in
ultima discesa.
• Prudenza soprattutto nelle ore di
punta, quando la pista è più affollata,
controllando - e cercando di prevedere
- i movimenti degli altri sciatori più vicini.
• Percorrere sempre una pista adatta alle
proprie capacità tecniche, evitando i "fuori
pista".
• Non lanciarsi a forte velocità perché si rischia di
perdere il controllo degli sci; evitare le gare in mezzo
alla folla, le curve a raggio troppo largo, le acrobazie
inutili.
II preoccupante aumento di incidenti anche mortali in
pista, ha costretto il legislatore italiano a porre fine ad una
sostanziale mancanza di regole di prevenzione e sicurezza.
Con Ia pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale del 5 Gennaio
2004 delta Legge n. 363/2003, è entrata in vigore la prima
legge italiana destinata a regolare gli sport sulla neve all’interno
di aree sciabili attrezzate.
Si tratta di un intervento normativo finalizzato ad introdurre
regole e prescrizioni di sicurezza obbligatorie per i gestori
degli impianti e per i loro utenti. Escludendo lo sci alpinismo
o il fuori pista, sui percorsi di discesa battuti dallo spazzaneve
gli utenti devono essere protetti da ostacoli presenti lungo le
piste con adeguate protezioni e segnalazioni di pericolo e
devono potere disporre di postazioni per il pronto soccorso;
i gestori sono inoltre obbligati a segnalare le cattive condizioni
del fondo e a chiudere la pista in caso di pericolo o di non
agibilità.
La seconda parte della legge introduce, invece, regole di
comportamento e sicurezza per l'utente di aree sciistiche
attrezzate: velocità, precedenza, sorpasso, incrocio,
stazionamento, omissione di soccorso, transito e salita.
L’obbligo di dare precedenza viene imposto allo sciatore a
monte. In particolare, va proibito allo sciatore che sopraggiunge
da dietro di sfiorare lateralmente lo sciatore che lo precede.
E se non si è medici, può essere rischioso prestare al
ferito "l'assistenza occorrente" prescritta dall’art. 14, dato
che è sconsigliato o addirittura proibito intervenire su un
ferito senza avere la preparazione medica necessaria (si pensi
al trauma cranico o cervicale); per i non addetti ai lavori, è
più agevole comunicare immediatamente al gestore l’avvenuto
incidente.
* Struttura complessa di Ortopedia e Traumatologia - Ospedale "M.
Giannuzzi" Manduria (Taranto)
- diciannove -
gennaio 2005