Perché la necessità di una città amica dei bambini?

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Perché la necessità di una città amica dei bambini?
Perché la necessità di una città amica dei bambini?
La "Città dei Bambini" è una proposta di progetto integrato sulla qualità della vita cittadina,
progetto di cui sono responsabili le Amministrazioni comunali, tutte i tipi d’istituzioni e le
associazioni pubbliche o private presenti sul territorio. L’obiettivo è di lavorare, in senso
cooperativo e educativo, per lo sviluppo di politiche che diano impulso alla
qualità della vita delle persone, unitamente allo spirito di cittadinanza e ai valori
di una democrazia consapevole e solidale.
E’ ovvio per chi è genitore, per chi lavora con i bambini e per i diretti
interessati che le città italiane sono tutt’altro che adeguate ai bisogni ed
alle esigenze dei più piccoli. Bambini che si muovano autonomamente in
città sono una specie in via di estinzione. Sia le politiche urbanistiche che
una progettazione urbana incapace di ascoltare, interpretare e soddisfare
le reali esigenze degli abitanti e le notevoli modifiche culturali e
socioeconomiche, hanno nell’ultimo trentennio progressivamente creato
separazioni tra le persona ed i luoghi urbani.
La città odierna è la città degli adulti, di chi produce e consuma, di chi si
muove con l’auto, di chi è forte. E’ un luogo ostile a tutte le fasce
cosiddette deboli di cittadini - come i bambini - che hanno bisogno di un
ambiente comunitario rassicurante e di luoghi accessibili, sicuri e
conviviali. In particolare, i bambini e le bambine subiscono inestimabili
danni nella città contemporanea, pianificata e funzionale a scopi
incompatibili con i bisogni fondamentali dell’infanzia quali il movimento, la
socializzazione, l’autonomia, l’apprendimento, l’esplorazione, la possibilità
di trasformare il proprio ambiente e, soprattutto, la partecipazione attiva
alla vita quotidiana della comunità. I bambini sono costretti a stare in
casa o in centri specializzati poiché abitano città nelle quali è diventato
quasi impossibile fare una passeggiata, nelle quali gli spazi per incontrarsi
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e giocare autonomamente sono inesistenti o inaccessibili, nelle quali
mancano le occasioni per osservare ed interagire con la natura e con il
"mondo degli adulti". I primi anni di vita sono molto importanti per lo
sviluppo personale successivo e l’ambiente gioca un rilevante ruolo per la
formazione della personalità e per lo sviluppo o inibizione delle
potenzialità delle persone, si può affermare che lo stato attuale delle
nostre città influisce negativamente sul futuro della società stessa. In
questo senso, la creazione di città più idonee ai bambini è una questione
che ci riguarda tutti.
Quali le caratteristiche di una “città amica dei bambini”?
Se crescere vuol dire esplorare, fare ricerca, scoprire ed apprendere,
allora una città idonea ai bambini deve soprattutto offrire delle occasioni
e non solo predeterminare le funzioni.
Per questo motivo la zonizzazione per funzioni separate è sicuramente
“nemica” dei bambini.
La città ideale dei bambini rappresenta una rete di servizi, una gamma
di occasioni ed attività diversificate e rese accessibili in piena autonomia.
Inoltre, i luoghi specifici devono essere identificabili, sicuri, senza con
questo perdere il senso d’avventura, e plasmabili. I legami con la natura,
con la storia delle piccole attività produttive, con gli altri in tutte le loro
diversità, devono essere ricuciti e valorizzati.
Se gli spazi pubblici progettati tradizionalmente sono soprattutto
passivi: relax, giochi immobili, mancanza di senso d’appartenenza, quelli
proposti dai bambini sono, quasi sempre, (inter)attivi. Tra le attività e gli
elementi evidenziati si trovano l’acqua da toccare; orti e giardini; eventi
comunitari artistico - culturali; l’educazione ambientale attiva; la
costruzione e la trasformazione ambientale; la gestione comunitaria.
I Progetti dei bambini:
· sono minimalisti, non richiedono grandi finanziamenti; evitano - dove
possibile - il cemento.
· sono da realizzare nelle immediate vicinanze delle residenze, riducendo
il ricorso obbligato a mezzi motorizzati; aumentano l’autonomia e
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sicurezza dei pedoni, spesso portano alla trasformazione delle strade
contigue in aree a traffico moderato;
· privilegiano il ricupero e la riqualificazione dell’esistente; utilizzano
componenti costruttivi di risulta e prevedano, spesso, centri per la
raccolta differenziata di materiali e dei rifiuti;
· rappresentano luoghi d’incontro per fasce d’età e culture diverse; hanno
caratteristiche di usi misti e evitano la monofunzionalità;
· dimostrano forti legami con la natura;
· privilegiano l’aggregazione sociale; la riscoperta del “vicinato”,
· contribuiscono spesso alla creazione di una mobilitazione più generale.
di zona; integrano, anche fisicamente, i singoli spazi in reti di verde
urbano, percorsi pedonali, percorsi natura.
Infine, i luoghi progettati dai bambini sono fortemente coinvolgenti ed
interattivi e richiedono esplicitamente nuova partecipazione da parte dei
cittadini tutti.
I processi avviati sono contagiosi e stimolano la partecipazione in altre
sedi: la città desiderata dai bambini è la città della partecipazione.
Scegliamo un modo diverso di agire
Piombino “città amica dei bambini” è un progetto che intende favorire
positivamente il rapporto che i piccoli e i preadolescenti hanno con la loro
città e l'ambiente in cui vivono attraverso diverse azioni e interventi. Si
tratta di raccogliere i punti di vista dei bambini e di riflettere sui loro
suggerimenti per migliorare la città.
I principali obiettivi di questo progetto comunale iniziato nell’anno 2001
sono: il coinvolgimento diretto dei ragazzi, la ricerca-confronto e la
sensibilizzazione su temi riguardanti la qualità della vita infantile,
l'autonomia dei ragazzi, la situazione ambientale e l'urbanistica.
La convinzione che sta alla base di tale proposta, è che una città attenta
ai bisogni dei più giovani è una città più vivibile per tutti i cittadini.
Pianificare e progettare luoghi ed opportunità idonee ai ragazzi in città
richiedono cambiamenti significativi nelle nostre consuete pratiche di
realizzazione e di progettazione urbana. Devono essere ridefinite le
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priorità, i metodi di lavoro ed i contenuti dei progetti. Ne deriva che il
modo più efficace per integrare i bisogni dei bambini nel progetto urbano
è ascoltarli e farli progettare.
Ascoltando i bambini e facilitando il loro “progettare la città” si scopre
che essi, a differenza degli adulti, non esprimono rivendicazioni
puramente autoreferenziali, ma rappresentano le esigenze di molte altre
categorie e rivendicano un benessere collettivo. Questo fatto ci porta a
rivedere e modificare gli strumenti e metodi convenzionali della
partecipazione. L’entusiasmo dei ragazzi innesca un meccanismo
democratico alla progettazione urbana, catalizzando la partecipazione
anche di coloro finora poco rappresentati nella partecipazione
istituzionale.
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“ La Progettazione partecipata: i bambini come radice
di sviluppo della comunità"
Progettare con i bambini è un modo per portare alla comunità una grande
ricchezza non solo di idee, ma di modi di vedere, di pensare, di
rapportarsi all’ambiente. Se pensiamo ai più piccoli come alla radice del
nostro sviluppo non possiamo fare a meno di coinvolgerli nel progetto di
nuovi spazi e di tutti i luoghi del vivere.
Per i bambini progettare è un modo nuovo ed entusiasmante di
confrontarsi con il mondo in cui vivono, di studiarlo, di entrarvi in
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relazione profonda, è un modo per imparare a vedere con i propri occhi ciò
che ci circonda.
Naturalmente per la scuola questo si può trasformare in un’occasione
unica per realizzare esperienze che possono essere classificate come
vera e propria educazione ambientale.
Per il mondo degli adulti, per le Amministrazioni Pubbliche, coinvolgere i
bambini significa allargare la propria capacità di visione, di percezione
dell’ambiente, dei luoghi (quella che nelle tecniche di partecipazione
dell’Agenda 21 è chiamata “vision”). In altre parole significa imparare a
pensare con parametri molteplici, non solo i propri, poiché i bambini sono
portatori di una diversità che è ricchezza.
Alcune indicazioni metodologiche
La difficoltà del coinvolgere i bambini nel processo di partecipazione alle
decisioni di governo del territorio (sia esso città o territorio naturale)
sta nell’uso di metodiche appropriate e di modalità di lavoro realmente
partecipative. Inoltre occorre avere ben chiaro ciò che ci si può e ci si
deve aspettare dai bambini: un prodotto “da bambini” e non indicazioni e
suggerimenti quali un adulto si aspetterebbe o formulerebbe.
Per coinvolgere i bambini nella progettazione è necessario, ancor più che
con soggetti adulti, utilizzare specifiche tecniche capaci di metterli nella
condizione di partecipare realmente alla elaborazione di proposte
progettuali. Sarebbe demagogico ed inutile, se non addirittura dannoso,
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rendere partecipi i bambini senza un’adeguata preparazione sulle
strategie da usare: i risultati sarebbero una selezione di stereotipi ed
idee attribuite loro dagli adulti, che nulla dicono sui reali bisogni dei più
piccoli.
I metodi da utilizzare partono dagli strumenti per la creazione sociale del
gruppo di progettazione; successivamente si punta a sviluppare la capacità
di osservare, descrivere e rappresentare, fino a potenziare ed accrescere
la capacità critica. Occorre lavorare anche sulla capacità di invenzione, su
fantasia e creatività cioè sulle capacità “divergenti”.
Solo per ultimo si inizierà ad affrontare, sempre con tematiche
prestabilite, il progetto vero e proprio.
Naturalmente non ci si può (né si deve) aspettare una serie di progetti
“esecutivi”, o, comunque, da prendere e realizzare così come sono.
Occorre piuttosto che i professionisti della progettazione: urbanisti,
architetti, riescano a sviluppare una capacità di analizzare il lavoro dei
bambini per capirne le ragioni profonde e su queste costruiscano proposte
progettuali capaci di dar loro attuazione con soluzioni logiche e
compatibili con tecnologie, risorse e normative, ma senza snaturarne i
contenuti né funzionali, né formali.
Ad occhi attenti i progetti dei bambini offrono una visione della città
senz’altro interessante e scientificamente innovativa.
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Gli obiettivi della progettazione partecipata si possono
riassumere in:
Obiettivi di tipo educativo:
•
EDUCARE I BAMBINI ALL’ASCOLTO DI ALTRI LINGUAGGI, DI ALTRI
PARERI. .
•
EDUCARE I BAMBINI AL RISPETTO E ALLA RIQUALIFICAZIONE DELLE
RISORSE, COME BENE COLLETTIVO.
•
EDUCARE AD UNA PROGETTUALITÀ LEGATA SIA AL PROCESSO DI
CONOSCENZA CHE ALLA FATTIBILITA’ CONCRETA.
Questo obiettivo si traduce nel fornire ai bambini gli strumenti atti a
evidenziare il passaggio dall’individuazione dei propri bisogni e dei valori
rappresentati dai luoghi in cui si svolge la loro vita, alla formulazione di ipotesi
progettali operative e fattibili di riqualificazione.
Di supporto all’Amministrazione Comunale:
•
Costituire documenti di indirizzo per l’attività progettuale esecutiva
dell’Ufficio Progetti del Comune di Piombino.
•
Avvicinare il mondo dell’infanzia all’operato dell’amministrazione,
rendendo trasparenti e comprensibili i processi legati alla fattibilità
tecnico-economica.
•
Fare emergere il ruolo dei bambini come cittadini attivi e
consapevoli sia del proprio ruolo, sia della necessaria interazione tra
loro e le diverse componenti della collettività.
Portare all’Amministrazione i pareri e i bisogni di altri cittadini:
attraverso incontri, interviste, proposte, i Bambini del Consiglio
diverranno catalizzatori di più istanze.
•
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COSA IMPAREREMO DAI BAMBINI
• Una maggiore capacità di trasformare lo spazio e gli oggetti.
• La libertà di essere curiosi.
• La capacità di far diventare "reali" le fantasie.
La CITTÀ come agente educativo
Tutta la città è fonte di educazione.
Educa per mezzo delle sue istituzioni tradizionali, delle sue proposte
culturali, ma anche per mezzo della sua pianificazione urbanistica, delle
sue politiche ambientali, dei suoi mezzi di comunicazione, del suo tessuto
produttivo e delle sue imprese.
Una "Città Educativa", cosciente dell’impatto che comportano le proprie
iniziative, si assume l’impegno di promuovere con le sue politiche,
un’informazione alla portata di tutti i cittadini, la loro partecipazione, la
convivenza e il senso civico, la salute e la sostenibilità ambientale.
Politiche che, poco a poco, possono trasformare la città in un luogo
migliore per tutti, più democratico, inclusivo e solidale.
PRESENTAZIONE
La Città dei Bambini è un progetto del Comune di Piombino destinato alla
città, con la partecipazione dei bambini, per creare un ambiente urbano
più bello, più sano e più sicuro per tutti i cittadini
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La Città dei Bambini di Piombino:
- aderisce alla rete di iniziative delle città impegnate nella " sostenibilità
ambientale, culturale e istituzionale per i bambini e le bambine"
- opera, attraverso piccoli interventi concreti progettati con i bambini
stessi, per mostrare la fattibilità delle proposte e la loro spendibilità ad
ambiti più vasti nella convinzione che " una città adatta ai bambini è
una città dove tutti vivono meglio"
Le finalità di questo progetto sono quelle di sviluppare iniziative ispirate
alle seguenti linee programmatiche:
la sostenibilità e la qualità della vita in ambiente urbano
la formazione di cittadini soggetti attivi di cambiamento e sviluppo
l'idea della città come un luogo di tutti, come sistema aperto, che impara
e si trasforma riconoscendo visibilità e legittimità di intervento ai suoi
cittadini, a cominciare dai più giovani;
l'innovazione ed il cambiamento culturale nelle modalità di gestione dei
servizi, quelli che operano "per la persona" come quelli che intervengono
sul contesto fisico, strutturale e normativo.
PROTAGONISTI E SOGGETTI COINVOLTI:
Il Consiglio dei Bambini è costituito dai bambini delle classi 4° e 5°,
nominati dalle scuole, è un organismo di consultazione per i problemi della
città visti con gli occhi dei cittadini più piccoli.
Si riunisce periodicamente, ha incontri con i membri della Giunta
comunale e partecipa ai Consigli comunali, a loro, aperti.
Gruppi di lavoro: affiancano l'opera del consiglio dei bambini
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*alunni delle classi elementari che " adottano" particolari iniziative nelle
proprie scuole
*personale dedicato al progetto per far emergere il punto di vista dei
bambini e coordinare,con i vari uffici comunali, le loro proposte con le
azioni conseguenti
*soggetti, istituzioni e non , interessati a lavorare "con" e "per" i bambini
AZIONI, INIZIATIVE,CAMPAGNE realizzate per armonizzare i
modi della vita cittadina con i diritti dei bambini:
"Andiamo a scuola da soli": iniziative per la creazione di percorsi
pedonali sicuri per facilitare l'autonomia dei bambini, moderare il traffico
e riqualificare lo spazio urbano. Che cosa significa per un bambino
potersi muovere da solo in città? Come deve essere una città per
accogliere i bambini che si muovono da soli? Come deve essere la
strada? Come si possono comportare gli adulti per favorire
un'esperienza così arricchente per lo sviluppo dei bambini? Sono
queste alcune delle domande fondamentali che porta con sé l'esperienza
di: IO CAMMINO ALLA GRANDE proposta nell'anno scolastico 2004/
2005. Scopo fondamentale dell'esperienza è quello di offrire ai bambini/e
partecipanti un'occasione di sviluppo e di crescita, attraverso la
sperimentazione di percorsi svolti in autonomia, senza la presenza di
adulti.
"Multe morali" realizzazione, su testo dei bambini, di multe simboliche da
utilizzare per multare gli automobilisti che non rispettano il codice
stradale o compiono altre infrazioni. V.di OCCHIO ALLE CACCHE, ALLE
CICCHE E ALLE AUTO IN SOSTA VIETATA.
" Un autista come amico": campagna, progettata con i bambini e
realizzata in collaborazione con l'ATAM , per facilitare la mobilità
autonoma e sicura dei bambini che utilizzano i trasporti pubblici o che
comunque si muovono da soli in città
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"Siamo amici dei bambini": iniziativa con artigiani e commercianti per la
creazione di una rete di figure amiche lungo le strade, individuabili
attraverso un contrassegno esposto nelle vetrine dei negozi
"PIOMBINO DEI BAMBINI": La finalità di questo calendario di
iniziative è quella di aprire idealmente la città ai bambini, dando spazio
alla loro creatività.
Per gli adulti che accompagnano i bambini è un'occasione di incontro per
vivere i luoghi della città non solo come spazi di passaggio, ma luoghi in cui
si sviluppano incontri e relazioni, dove ci si può anche rilassare e divertire
con i propri figli.
IL COMUNE DI PIOMBINO HA SCELTO DI ADERIRE AL
PROGETTO NAZIONALE: ” LA CITTA’ DEI BAMBINI”
perché………………
La risposta è nell’accettazione della SFIDA lanciata da Francesco Tonucci
che racconta il suo Progetto, in un’intervista rilasciata a Daniele Novara,
pedagogista e scrittore per l’infanzia
D.N. Cosa ti ha spinto ad un impegno costante a favore dei diritti dei
bambini?
Alla fine degli anni ottanta stavo riflettendo sulla solitudine dei bambini,
considerandola come una grave infermità dei bambini dei nostri paesi
ricchi. Una malattia sociale che i loro compagni di qualche decennio fa non
conoscevano e che non conoscono i loro compagni dei paesi poveri. Questo
problema è considerato dalla nostra società privato, da risolvere
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all'interno della famiglia e i suggerimenti sono due: difendete i vostri figli
e comperate di più. Da una parte quindi chiudere i bambini in case
fortezza, difesi da porte blindate e sistemi di allarme, accompagnati
sempre dagli adulti e affidati sempre ad adulti; dall'altro comprare tutti
quei prodotti che un provvido e sensibile sistema produttivo realizza
perché i bambini possano «star bene da soli»: televisore, videogiochi, play
station, giocattoli di ogni genere, computer, internet… Chiaramente la
soluzione non è soddisfacente. I bambini rimangono soli e non possono
vivere le necessarie esperienze di esplorazione, avventura, scoperta e
gioco necessarie per il loro sviluppo. Da queste considerazioni nasce il
progetto «La città dei bambini»: una città dove i bambini possano uscire
di casa, incontrarsi con gli amici e giocare con loro. Questa è la prima
richiesta fatta al sindaco di Fano nel 1991 e rimane la motivazione più
forte del progetto. Sono anche convinto che le esperienze di gran lunga
più importanti nella vita di una donna e di un uomo sono quelle che si
vivono nei primi mesi e nei primi anni di vita. Se un bambino nasce in una
famiglia che gli vuol bene, se viene allattato al seno a lungo, se può giocare
liberamente e senza eccessivi controlli, sarà un adulto sereno,
collaborativi e produttivo. Se vivrà male i primi anni di vita e non potrà
conoscere e sperimentare il suo mondo sarà un adulto problematico,
insicuro e improduttivo. Lavorare per il benessere dei più piccoli significa
preparare il futuro della società.
D.N. Cosa ti preoccupa della situazione infantile italiana?
Quando ci siamo incontrati con ricercatori del Nord Europa per un
confronto su progetti simili di partecipazione infantile, di fronte alle
nostre complesse attività per promuovere autonomia nei bambini e
permettere loro di andare a scuola da soli, ci hanno detto stupiti che i
Svezia «tutti» i bambini delle scuole elementari vanno a scuola da soli.
Della situazione infantile italiana mi preoccupa il crollo totale delle
autonomie dei bambini e considerare normale e necessario che vivano
sempre alla presenza e sotto il controllo di un adulto, sia genitore o
insegnante, o animatore, o istruttore, o catechista. Mi preoccupa che un
bambino non possa vivere l'esperienza dell'ostacolo, della difficoltà e del
rischio, man mano che ne sente la necessità, abituandosi così a vivere, e
sperimentando la soddisfazione della scoperta, del superamento, della
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conquista. Mi preoccupa che i genitori abbiano paura di tutto quello che
c'è fuori della porta di casa, che educhi i figli a diffidare degli estranei e
che pensino di poter essere loro stessi la garanzia e la sicurezza dei
propri figli, controllandoli attraverso il telefonino o attraverso il
braccialetto a lettura satellitare e accompagnandoli in auto anche per
brevissime distanze. Sotto questi atteggiamenti c'è una grande sfiducia
nelle capacità dei bambini che in questo modo non riusciranno a costruire i
necessari strumenti di difesa e d’adattamento ambientale necessari per
affrontare in maniera responsabile e soddisfacente la vita. I nostri
bambini sono accompagnati fino ai tredici anni e a quattordici hanno il
motorino. Lo stesso vale per ogni altra esperienza che è impossibile fino ai
tredici, quattordici anni e che diventa possibile il giorno che il ragazzo,
per la prima volta, avrà le chiavi di casa. Non deve stupire che proprio in
quegli anni avvenga un improvviso innalzamento degli incidenti e che
l'adolescenza sia considerata un'età a rischio. Mi preoccupa una città
senza i bambini per strada perché è una città malata, che non deve
prendersi cura di nessuno, che può far finta di esistere solo per gli adulti
e per le automobili.
D.N. Il movimento delle «Città dei bambini» riuscirà a cambiare le
nostre città?
Credo di No. Il conflitto fra la città e i bambini resteranno. Ma le città
che si sono messe su questo percorso, che hanno accettato la sfida di
confrontarsi con i bambini, ascoltare le loro idee e le loro richieste, che
cercano di tenerne conto, sono città che stanno vivendo una esperienza
culturalmente ricca e redditizia. Le città non hanno speranza di futuro se
non saranno capaci di affrontare un cambiamento radicale che costerà
anche profondi cambiamenti e costose rinunce: mi riferisco agli adulti,
maschi, lavoratori che sono stati il parametro della progettazione e dello
sviluppo recente delle città. Per gli amministratori che sentono il
cambiamento come una necessità irrinunciabile, il progetto «La città dei
bambini» può dare un aiuto prezioso. Quei sindaci, quegli amministratori,
potranno chiedere ai loro colleghi cittadini adulti di cambiare perché di
questo cambiamento hanno bisogno i loro figli, perché i loro figli lo
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chiedono attraverso le loro progettazioni, attraverso il Consiglio dei
bambini.
D.N. Qual è oggi l'obiettivo più importante nel rapporto cittàbambini?
Un bambino per crescere ha bisogno di una città, di tutta una città. Non si
può pensare che i bambini restino dentro un box nei primi mesi di vita e
poi in un giardinetto per bambini dai sei mesi fino ai dodici anni, quando
potranno finalmente, ma troppo tardi, andare dove vogliono, con chi
vogliono, perché hanno un motorino e le chiavi di casa. Un bambino deve
poter stare su una coperta nei primi mesi di vita in modo da poter
gattonare fuori se lo desidera, e poi uscire sulle scale e poi nel cortile e di
lì sul marciapiede, nella piazzetta o nel giardinetto e poi più lontano,
sempre più lontano, man mano che le sue capacità glielo permettono. Nel
rapporto città-bambini l'obiettivo più importante è che i bambini siano
riconosciuti come cittadini e quindi aventi d ad utilizzare gli spazi
pubblici, ad attraversare le strade, ad occupare le piazze. Anche se
questo comporta un passo indietro per i loro genitori.
Sono quattro le principali proposte del movimento internazionale «Le città
dei bambini»: creare, a livello amministrativo, un laboratorio che elabora il
progetto, tieni i rapporti con sindaco, assessori, associazioni, rete
internazionale del movimento e, soprattutto, con gruppi di bambini;
istituire i «Consigli dei bambini» [nei quali, i consiglieri sono sorteggiati
nelle scuole e da gruppi di bambini migranti, portatori di handicap,
ospedalizzati....] per offrire consigli ai sindaci.
La «progettazione partecipata», che si differenzia dal Consiglio perché
in questo caso il gruppo di bambini lavora con gli adulti per risolvere un
problema reale della città; il progetto «A scuola ci andiamo da soli»,
realizzando cambiamenti strutturali che favoriscono i pedoni e i ciclisti
www.lacittadeibambini.org
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Francesco Tonucci si definisce «bambinologo», termine al di là e al di qua
della pedagogia e della psicologia. Ha dedicato la vita a creare per i
bambini e le bambine spazi e luoghi dove ci fosse la possibilità di vivere
esperienze di autonomia e di esplorazione. Famoso anche come Frato,
disegnatore caustico a favore dei bambini, negli ultimi dieci anni il suo
impegno si è concentrato nel movimento Città dei bambini, promuovendo
sia nella sua città natale, Fano, sia in seguito nel resto d’Italia iniziative
per restituire la città a i bambini e i bambini alla città.
I suoi libri sono tradotti in varie lingue.
È responsabile del Progetto internazionale «La città dei bambini»
dell’Istituto di scienze e tecnologie della cognizione del Cnr.
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