33 - Il Calitrano

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33 - Il Calitrano
ISSN 1720-5638
IL CALITRANO
periodico quadrimestrale di ambiente, dialetto, storia e tradizioni
Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in abbonamento postale - 70% - DCB - Firenze 1
ANNO XXVI - NUMERO 33
SETTEMBRE-DICEMBRE 2006
(nuova serie)
VIA A. CANOVA, 78 - 50142 FIRENZE - TEL. 055/783936
www.ilcalitrano.it
IN QUESTO NUMERO
3
di Raffaele Salvante
Tutti a scuola
di Acquaviva, Bozza, Cialeo,
Sansone, Scoca
4
Il maestro
Roberto De Simone a Calitri
il Cronista
LETTERA
DI NATALE 2006
Per i cittadini di Calitri
Prometto di essere più gentile con
tutti
Non lascerò cartacce per strada
Raccoglierò le cartacce anche se non
le ho lasciate io
Non sputerò la gomma da masticare
per strada
Spazzerò davanti casa mia e anche un
po’ più in la
Non lascerò il sacchetto
dell’immondizia accanto al
cassonetto, se lo troverò pieno, lo
riporterò a casa.
Insegnerò ai miei figli a non sporcare
il paese
Riordinerò lo sporco adiacente casa,
liberandolo dei rifiuti ingombranti
Non lascerò i rifiuti ingombranti in
giro sul territorio
Completerò i lavori edili di casa,
almeno quelli esterni
Appena trascorso il Natale toglierò le
luminarie
Non danneggerò gli arredi urbani
Decorerò l’esterno della mia casa con
fiori e piante
Toglierò il basilico dai secchi di
plastica
Dato che non ho un giardino,
coltiverò uno dei tanti pezzetti di
terra, dimenticati, all’interno del
paese
PENSO DI POTERCI RIUSCIRE
Un calitrano
di Giuseppe Gautieri
Personaggi
Calitri in una descrizione
del 1838
del dottor Emilio Ricciardi
Lettera aperta del priore
dell’Arciconfraternita
La donna protagonista
fuori dalla storia
del prof. Gerardo Melaccio
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Sito Internet:
www.ilcalitrano.it
E-mail:
[email protected]
8
Direttore
Raffaella Salvante
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Direttore Responsabile
A. Raffaele Salvante
11
Segreteria
Martina Salvante
San Vito martire
di Damino Pipino
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21
Direzione, Redazione, Amministrazione
50142 Firenze - Via A. Canova, 78
Tel. 055/78.39.36
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C. C. P. n. 11384500
Un ventenne Calitrano
di BluNoTTe
Centro di educazione
ambientale
della segreteria Lega Ambiente
Calitri tra arte e cultura
di Rosa Maria Russo
Famiglia Galgano nel
Catasto Onciario del 1753
del dott. Luigi Galgano
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Addio Mimì
A Nino Iorlano
di Raffaele Salvante
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Dieta Mediterranea
di Giuseppe Chella
25
Vivere è soffrire
del prof. Gerardo Melaccio
LA NOSTRA BIBLIOTECA
VITA CALITRANA
SOLIDARIETÀ COL GIORNALE
MOVIMENTO DEMOGRAFICO
REQUIESCANT IN PACE
Periodico quadrimestrale
di ambiente - dialetto - storia e tradizioni
dell’Associazione Culturale “Caletra”
Fondato nel 1981
Dalla Svizzera
IN COPERTINA:
Il nuovo e il vecchio per esprimere la continuità tra
il passato e l’avvenire, infatti la piscina dell’Hotel
Ambasciatori di Calitri e sullo sfondo l’antico borgo, non sono altro che le due sponde di un ipotetico ponte che congiunge i due poli e li proietta sinergicamente verso il futuro.
IL CALITRANO
ANNO XXVI - N. 33 n.s.
Fare memoria
della nostra storia
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La collaborazione è aperta a tutti,
ma in nessun caso instaura un rapporto
di lavoro ed è sempre da intendersi
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I lavori pubblicati riflettono il pensiero
dei singoli autori, i quali se ne assumono
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Chiuso in stampa il 24 novembre 2006
IL CALITRANO
N. 33 n.s. – Settembre-Dicembre 2006
È DA DEPLORARE UN ATTEGGIAMENTO DI PASSIVO DISIMPEGNO
FARE MEMORIA
DELLA NOSTRA STORIA
Mai abbandonarsi alla rassegnazione che impedirebbe di lasciarsi guidare dall’amore
e così servire l’uomo e tutelare con impegno rinnovato la dignità dei poveri e degli emarginati e
riconoscere concretamente i diritti di coloro che non hanno diritti.
senso di impotenza e di inadeguatezza
a volte ci opprime di fronte alle tanItelcheurgenze,
alle sfide e alle difficoltà di
verso una forma di civiltà sempre più
completa.
Il fraterno colloquio tra gli uomini è,
perciò, premessa, condizione e garanzia
per la realizzazione di ogni persona e per
l’esistenza e lo sviluppo della comunità
umana; anche se non sempre siamo convinti che l’innocenza sia preferibile alla
malevolenza, la giustizia all’ingiustizia, la
lealtà alla slealtà, l’onestà alla disonestà, in
definitiva il bene al male.
Ritessere “relazioni vere” può essere
l’avvio di una comunità forte, coesa, amiquesta nostra vita e il sentimento di marca, solidale, capace di accogliere tutti ed
ginalità che spesso ci condiziona, interesigere dalla politica a reciproca sicurezza
rogano oggi profondamente la nostra coattraverso relazioni personali che siano
scienza e l’aiutano a misurarsi ogni giorno
realmente fedeltà, amicizia, disponibilità,
con questi nuovi problemi dell’esistenza
accoglienza. Non si può non richiamare i
con la certezza che quando il perseguicittadini alla responsabilità
mento di “interessi partidella testimonianza nella
colari” prevale ingiustanostra città, nella nostra
mente sul bene comune,
comunità calitrana, dove
inevitabilmente si propadobbiamo dare tempo alla
lano i germi dell’instabinuova amministrazione
lità, della ribellione e della
perché operi veramente un
violenza.
sostanziale cambiamento;
Le nostre scelte quotiintanto bisogna dare atto
diane, non sempre testiche in uno stretto arco di
moniano “coerenza”, motempo sia riuscita ad orgativo per cui è necessario
nizzare la Fiera Interregioun nuovo stile di vita, fatto
nale nel Campo Sportivo
di intelligente valorizzacon ingresso gratuito, cozione e di personalizzaziome avviene ormai in tutte
ne dei rapporti in un’ottica
le Fiere.
di innovazione solidale.
Vinciamo la paura con
Occorre, perciò, una
l’accoglienza, l’amicizia, il
riflessione sistematica e
riconoscimento aperto e
qualificata, adeguata ed
Quest’estate tanti, tanti Calitrani che risiedono fuori sono venuti a trovarci.
leale della dignità dell’alincisiva, capace di leggere
È bello rivedersi, raccontare il passato, ritrovarsi tra amici.
tro; una comunità è protetquesta nuova realtà supePer questo Natale vorremmo che fossimo molti di più,
tiva quando mette ciascurando ogni atteggiamento
perché stare insieme ci fa stare meglio.
no in condizione di vivere
di nostalgia o di mitizzaVi aspettiamo per trascorrere le feste natalizie in allegria,
le proprie responsabilità e
zione di un mondo che va
per raccontarci le cose che possiamo fare,
di assumerne di collettive;
scomparendo, sapendo acper dirvi che non vi abbiamo dimenticato.
per questo la sicurezza
cettare con intelligenza il
materiale, morale e psiconuovo che avanza.
IL PRESIDENTE DELLA PRO-LOCO
IL SINDACO
logica è importante, per
Se è vero – come è veRag. Vitale Zabatta
Dr. Giuseppe Di Milia
questo occorre aiutare la
ro – che l’uomo vive del
fiducia e la speranza con
retaggio di chi lo ha preconcretezza e progettuaceduto e che il suo futuro
Il 6 Gennaio sarà premiato il Calitrano che manca
lità. La comunità, oggi coè in maniera determinante
da più tempo e che viene da più lontano.
me ieri,deve essere un luocollegato a come gli sono
go di aiuto vicendevole al
stati trasmessi i valori delcontempo un luogo di dila cultura del popolo di
Per informazioni
sponibilità a servire anche
appartenenza, allora la
Pro-loco Calitri - Via Campo sportivo, tel. 0827/38.058
coloro che, fuori di esse,
saggezza e l’esperienza
hanno bisogno di aiuto.
degli anziani possono illuIl programma delle manifestazioni a Calitri lo trovi su
minare il suo cammino
www.calitri.net
Raffaele Salvante
sulla strada del progresso
Sapessi com’è bello ritrovarsi a Calitri
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IL CALITRANO
N. 33 n.s. – Settembre-Dicembre 2006
TUTTI A SCUOLA.
Scienza viva e il “Maffucci”
al Quirinale per l’Inaugurazione dell’Anno Scolastico
inaugurazione dell’anno scolastico si
è svolta quest’anno il 18 settembre
L’
nel cortile del Quirinale, con l’autore-
zio Frizzi. Grande era l’emozione che
traspariva dai volti di ognuno di noi: per
la prima volta avevamo l’occasione di
conoscere una persona famosa. In seguivole presenza del Capo dello Stato Giorto è arrivato anche Paco Lanciano, l’egio Napolitano, il Ministro dell’Istruziosperto di fisica della trasmissione
ne Giuseppe Fioroni ed altre persona“Quark” di Piero Angela.
lità.
Nel primo pomeriggio, con l’aiuto
L’evento è stato ripreso per televidi Paco Lanciano, abbiamo cominciato
sione con una trasmissione condotta da
le prove televisive.
Fabrizio Frizzi. Si sono alternati moDopo essere stati sottoposti come
menti di interesse culturale e di spettatutti all’ingresso agli opportuni controlli
colo: personalità del mondo della musiper motivi di sicurezza, siamo andati vica, dello sport, della moda si sono avvicino agli exhibit per esercitarci un po’.
cendati sul palco con gli studenti delle
Ormai il cortile dove si sarebbe svolta la
Scuole italiane scelte per l’occasione.
cerimonia stava cominciando a riempirUno degli Istituti invitati è stato il
si di studenti provenienti da tutta Italia.
nostro I.I.S. “A.M.Maffucci” di Calitri
Tanti erano i ragazzi che si avviciper il programma di apprendimento
navano agli exhibit, curiosi di vedere coscientifico che svolge in stretta collabos’erano e come funzionassero e questo
razione con l’Associazione ScienzaVici ha fatto molto piacere perché ci ha
va e la Mostra “Le Ruote Quadrate”.
dimostrato come grazie ad essi si possa
A rappresentarlo siamo andati in otspiegare un fenomeno naturale, a volte
to: noi studenti, Luisa Acquaviva, Maanche complesso, in modo simpatico e
riella Bozza, Silvia Cialeo, Lorenza Sanoriginale, appassionando anche chi non
sone,Vincenzo Scoca, i docenti Pietro
ha conoscenze sull’argomento.
Cerreta e Canio Lelio Toglia e il DiriGiunte le ore 13:00, degli alunni di
gente scolastico Giovanni Sasso. A noi si
un Istituto Alberghiero hanno allestito
è aggregato il gruppo dei rappresentati
un buffet nel cortile, ma purtroppo il
della rete di scuole che condivide i nostri
pranzo è stato interrotto dalla pioggia.
programmi: Gaetano Abate del Liceo
Per fortuna alle ore 15:00 è ritornato il
Imbriani di Avellino, Franco Amenduni
sole e sono riprese
del Liceo Tedone
le prove fino a podi Ruvo di Puglia,
co tempo prima
Vincenzo Favale
dell’inizio dello
dell’Istituto Bartoli
spettacolo.
di Montella e AnAlle ore 17:00
tonio Maffucci della trasmissione è
l’Università di
iniziata. Sul palco
Cassino.
si sono avvicendati
Nei mesi di
gli ospiti: gli Zero
agosto e settembre
Assoluto, Claudio
ci siamo preparati
Baglioni, Stefania
per l’ evento con
Sandrelli, stelle
incontri giornalieri
dello sport e dello
nei locali dell’ex
spettacolo, che si
Professionale. La
intervallavano con
preparazione congli allievi chiamati
sisteva non nel lia presentare l’emitarsi a conoscesperienza didattica
re la semplice funper cui la loro
zionalità degli
scuola era stata inexibhit, ma nel savitata.
per esporre fatti re- Roma 17.09.2006, Cortile del Quirinale durante le prove della trasmissione; da sinistra in
Dopo circa 20
lativi anche alla piedi: Gaetano Abate, Canio Lelio Toglia, Paco Lanciano, Giovanni Sasso, Pietro Cerreta;
storia della Scuola, accosciati:Vincenzo Scoca, Mariella Bozza, Luisa Acquaviva, Lorenza Sansone e Silvia Cialeo. minuti è arrivato il
all’Associazione Scienza Viva e alla mostra “Le ruote quadrate”. Questa infatti è
stata realizzata con la collaborazione degli artigiani locali, una risorsa ancora
valida nel nostro territorio, e con il contributo finanziario dei concittadini.
Durante il viaggio, noi ragazzi ci siamo raccolti a riflettere su come sarebbe
stata questa nuova avventura. Tutti noi
eravamo un po’ emozionati, ma nello
stesso tempo curiosi ed ansiosi di fare
questa nuova ed unica esperienza.
Mentre attendevamo l’arrivo del regista della Rai, sotto la direzione del
quale avremmo dovuto provare, ci hanno fatto accomodare in una delle stanze
a piano terra del Palazzo.
Verso le 13:30 circa, è arrivato il camion con i tre exhibit scelti per la trasmissione e li abbiamo scaricati e montati, aiutati anche dagli uomini della sicurezza, che si sono mostrati gentilissimi.
Gli exhibit hanno subito suscitato
curiosità in tutte le persone, che per diversi motivi, erano presenti al Quirinale,
e quindi subito abbiamo colto l’occasione per fare una prova anticipata con tutti coloro che erano interessati.
Mentre ci esercitavamo è arrivato il
regista della trasmissione e anche Fabri-
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IL CALITRANO
N. 33 n.s. – Settembre-Dicembre 2006
Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano che ha suscitato in ognuno di
noi un’emozione indescrivibile ed irripetibile. I discorsi del Presidente e del
Ministro dell’Istruzione sono stati davvero toccanti e ci hanno fatto capire la
vera importanza che l’istruzione ha in
tutta la nostra vita e che non bisogna
sottovalutarla come spesso noi giovani
facciamo.
Al termine, Frizzi ha presentato la
nostra scuola e, accompagnato da Paco
Lanciano, si è avvicinato a noi e agli
exhibit per la dimostrazione.
Ognuno ha spiegato l’exhibit che gli
era stato assegnato: Luisa e Lorenza
l’Armonografo, Mariella lo Specchio
Antigravità, Vincenzo e Silvia le Ruote
quadrate, senza farsi intimidire dalle telecamere e dal pubblico lì presente. Cosa abbiamo provato? Gioia, soddisfazione, paura, qualcosa di straordinario!
Un’emozione e una soddisfazione
maggiore è stata provata dal prof. Pietro
Cerreta quando Frizzi l’ha indicato come il “PROTOTIPO” di tutti i docenti
delle scuole italiane, dedicandogli un applauso.
Dopo circa un’ora la trasmissione si
è conclusa con successo e abbiamo
smontato, imballato e caricato gli exhibit
sul camion.
La sera nonostante la stanchezza siamo stati tutti insieme un po’ nel cortile
un po’ nelle stanze per diverse ore e
ognuno di noi ha espresso le proprie sensazioni riguardo a questa esperienza:
Mariella: “Mi è già capitato di fare
altri viaggi grazie all’Associazione
‘’SCIENZA VIVA’’,e ogni volta ho avuto modo di conoscere persone e posti
nuovi, ma questa volta è stato diverso,
perché ho incontrato personaggi dello
spettacolo e autorità dello stato, ringrazio quindi l’Associazione e i professori.
È stata un’esperienza unica che pochi
hanno l’ opportunità di fare e sicuramente ricorderò per sempre.
Vincenzo: “Qualche anno fa la scuola mi aveva già dato l’opportunità di conoscere alcune autorità dello Stato e di
parlare in tv. Questa volta però è stato
completamente diverso: il fatto che fossimo in diretta e che in mezzo al pubblico ci fosse il Presidente della Repubblica ed altre autorità ad ascoltarmi, mi
hanno fatto provare una maggiore tensione, ma alla fine anche una maggiore
soddisfazione. È stata comunque un’esperienza bellissima che non dimenticherò mai.
Luisa: “Questo è stato il mio primo
viaggio con l’Associazione e lo ricorderò per sempre. Ho vissuto un’esperienza unica che pochi hanno l’occasione di fare. Ringrazio quindi i professori
per l’opportunità che mi hanno dato.
Lorenza: “È stata la mia prima
esperienza con l’Associazione ‘’Scienza
Viva’’ e posso considerarla come la più
importante ed esaltante che finora abbia
vissuto, spero di poter ripeterla in futuro
e comunque non la dimenticherò mai!”
Silvia: “È trascorso circa un mese
da quel 18 settembre e ricordo ancora
ogni attimo, ogni emozione di quel giorno, credo che quest’esperienza mi abbia
fatto crescere e in un certo modo mi ha
aiutato a vincere la mia timidezza”.
Il giorno seguente siamo andati in
giro per la città insieme ai prof. Cerreta
e Toglia, mentre il Preside e gli altri docenti sono partiti molto presto per vari
motivi.
Alle 20:00 stanchi dopo un viaggio
faticoso e lungo siamo arrivati a Calitri.
Un ringraziamento speciale va all’associazione “SCIENZAVIVA” e alla
nostra Scuola che ci hanno permesso di
fare questa esperienza in maniera assolutamente gratuita. Ringraziamo soprattutto i docenti che ci hanno dato l’opportunità di entrare in un mondo sconosciuto a cui non tutti hanno la fortuna
di accedere.
Luisa Acquaviva
Mariella Bozza
Silvia Cialeo
Lorenza Sansone
Vincenzo Scoca
Il maestro Roberto De Simone a Calitri
el pomeriggio del 6 settembre 2006,
N
Calitri ha avuto l’onore di ospitare
il maestro Roberto De Simone, che seguito da un folto stuolo di simpatizzanti
e ammiratori, ha visitato il Borgo Castello, accompagnato dal sindaco dottor Di
Milia, quindi è stato a Santa Lucia per
mirare il meraviglioso spettacolo del
paese presepio per terminare la serata,
con un’agape fraterna, nella casa di campagna di Salvatore Caruso a l’uort’ r’
Cioglia, allietati da una serie di canti popolari calitrani.
Maestro, grazie, lo aspettiamo ancora a Calitri
* * *
Nato a Napoli il 25 agosto 1933, ha
studiato pianoforte e composizione con
Tita Parisi e Renato Parodi iniziando una
brillante carriera pianistica, ma dedican-
dosi, successivamente, sempre più all’attività di compositore, musicologo, drammaturgo, regista ed etnomusicologo.
Nel 1967 con l’incontro di un gruppo di giovani interessati fonda la Nuova
5
Compagnia di Canto Popolare della
quale diviene l’animatore, il ricercatore
e l’elaboratore dei materiali musicali.
Ha curato la regia di decine di opere
per i maggiori teatri mondiali.
Gli studi e le ricerche compiute dal
De Simone sulle tradizioni campane,
sono confluite in numerosi testi e antologie di dischi. Negli anni Settanta insegna Storia del Teatro all’Accademia
di Belle Arti di Napoli.
È stato,dal 1981 al 1987, Direttore
Artistico del Teatro S. Carlo di Napoli,
nonché, nel 1995, Direttore, per Chiara
Fama, del Conservatorio Statale di Musica “S. Pietro a Maiella” di Napoli.
Nel 1998 è stato nominato Accademico di Santa Cecilia. Precedentemente
aveva ricevuto l’onore di Cavaliere delle Arti e delle Scienze dalla Repubblica
Francese.
Il Cronista
IL CALITRANO
N. 33 n.s. – Settembre-Dicembre 2006
DALLA SVIZZERA
Flawil novembre 2006
Curriculum Vitae
Cari amici lettori del Calitrano,
dopo un lungo periodo di silenzio, mi preme portare a conoscenza di voi tutti gli
ultimi avvenimenti riguardanti la nostra
associazione. Quest’anno in occasione
della festa dei Calitrani in Svizzera, tenutasi a Flawil sabato 16 settembre 2006 abbiamo avuto quali graditissimi ospiti il
sindaco di Calitri dottor Giuseppe Di Milia accompagnato da Nannariello Pasquale e da Giovanni Melaccio.
Per noi è stato un vero piacere, nell’arco della brevissima visita di 2 giorni,
cercare di avvicinare alle autorità del nostro paese natio, alcuni usi e costumi della nazione Svizzera per spiegare loro quale arricchimento umano e culturale la vita in terra straniera può dare.
La serata svoltasi nei locali del ristorante Toggenburg ha avuto come intrattenimento una versione ridotta e riveduta
della conosciutissima trasmissione “La
Corrida” di Canale 5. Il livello stratosferico dei partecipanti ha provveduto al divertimento di tutti i presenti, la giuria ha infine proclamato vincitrice una ragazza di
16 anni (Ilaria Vitiello) che si è cimentata
con tanta bravura nel brano “Essere una
donna”. Ma il senso più profondo della
serata era da una parte il piacere di stare
insieme tra paesani, dall’altra il ripristino
di una vecchia e collaudata collaborazione
con l’associazione dei Campani di Flawil
ed Uzwil. Per i campani è venuto appositamente da Zurigo il Presidente della Federazione dei Campani in Svizzera Cavalier Vincenzo Fontana accompagnato da
Pietro Fasano di S. Angelo dei Lombardi,
presidente dei Campani di Zurigo.
L’incontro è stato un successo sotto
tutti gli aspetti, il pubblico in sala si è
molto divertito, chi non ha potuto partecipare si è perso qualcosa. Per me la festa
é stata un’esperienza umana ed associativa stupenda. Mi preme rivolgere un ringraziamento particolare ai partecipanti
dal Ticino e dalla Svizzera occidentale
per l’affetto dimostrato all’Associazione
Lavoratori Emigrati Calitrani in Svizzera
anche in questa occasione.
Approfitto dello spazio messomi a disposizione dal giornale per portare a conoscenza del pubblico tutto la mia nomina a consultore regionale per l’emigrazione e membro del direttivo della sezione Europa. A tale proposito allego il mio
CURRICULUM VITAE ed il documento
di nomina recapitatomi.
Giuseppe Gautieri
Bahnhofstr. 5
CH 9230 Flawil (SG)
E-Mail: [email protected]
Nato a Calitri l’11.10.1958
In Svizzera dal 30.10.1976
Coniugato con 2 figli: Luciana e Vincenzo
Scuola dell’obbligo a Calitri AV. Corso
di programmatore CNC ENAIP Zurigo.
Corso di aggiornamento PC. ENAIP Zurigo.
Colgo l’occasione per augurare dalle
pagine del “Calitrano” a tutti i lettori, un
felice Santo Natale e un buon fine, un
inizio ancora migliore e tanta salute.
Giuseppe Gautieri
Giunta Regionale della Campania
L’Assessore
Cultura, Istruzione e Formazione,
Lavoro e Politiche Sociali, Politiche
Giovanili, Problemi dell’Immigrazione
e dell’Emigrazione
Napoli 26.10.2006
Prot. n° 2619/SP
Al Console Generale D’Italia
A San Gallo - Svizzera
Oggetto: Consulta dell’Emigrazione della Regione Campania – nomina consultore estero.
Macchinista, fresatore e tornitore
1985: Prima esperienza nel Circolo
ACLI di Flawil con la carica di Vice
presidente.
1986: Ha fondato l’associazione
Campana di Flawil – Uzwil, di cui è
presidente.
1990: Ha fondato l’associazione dei
Calitrani in Svizzera (ALECS) della
quale è stato presidente per 4 anni,
oggi cassiere e segretario.
1990: Ha creato insieme con tre associazioni italiane del luogo la casa per
gli italiani (Centro Italiano di Uzwil).
Dal 1990 al 1995 è stato segretario della
LIE-Calcio e contemporaneamente
segretario del Comitato Cittadino di
Uzwil.
Dal 1996 ricopre il ruolo di segretario
della FACS.
2006: È stato eletto a Zurigo quale
consultore dei Campani in Svizzera.
Indirizzi dell’ALECS
Esimio Sig. Console Generale,
ho il piacere di informarLa che il Sig.
Giuseppe Gautieri, residente a Flawil
(SG) - Bahnhofstrasse, 5, con D.P.G.R.
n° 499 del 26.09.2006 è stato nominato
componente della Consulta dell’Emigrazione della Regione Campania.
Come enunciato dall’art. 8 della L.R.
2/96 il Sig. Giuseppe Gautieri, eletto dai
delegati delle associazioni dei campani
residenti in Svizzera durante il congresso
nazionale tenutosi a Zurigo il 21.05.2006,
assume incarico di rappresentanza e di
coordinamento presso le comunità campane costituite in associazioni.
Distinti saluti
Rosa D’Amelio
6
Zarrilli Antonio
Hofmattweg 56
CH-4710 Balsthal
Tel. 0041 62 391 03 85
Gautieri Giuseppe
Bahnhofstrasse 5
CH-9230 Flawil
Tel. 0041 71 393 55 05
La Redazione, anche a nome di tutti i
Calitrani si onora di porgere i più sinceri auguri all’amico Giuseppe Gautieri perché tenga alto l’onore della nostra gente e della nostra terra.
IL CALITRANO
N. 33 n.s. – Settembre-Dicembre 2006
PERSONAGGI
Luigi, Gerardo CERRATA, nato a Calitri il 24 maggio 1896 da Angelo e da Ruggiero
Mariannina Filomena, appena ultimati gli studi superioti venne chiamato alle armi per la
guerra 1915-18, nominato sottotenente di complemento il 31 gennaio 1916 fu inviato
al fronte dove combattendo sul Carso, sul Piave e sul Grappa venne ferito ben tre volte, meritandosi una medaglia di bronzo al Valore Militare. Per perizia, valore ed ardimento il 12 febbraio 1918 e per una particolare azione combattentistica sul Solaroli
(Grappa) fu nominato dal Comando Supremo in Servizio Attivo permanente per merito
di guerra con la seguente motivazione:“Uscito primo dai reticolati, portò i suoi uomini alla
conquista del Valdero, catturando armi e prigionieri. Ferito abbastanza gravemente, restava al
suo posto di comando e respingeva i ripetuti attacchi nemici;la sciò la posizione conquistata solo quando gli fu ordinato di allontanarsi”. Nel 1919 venne trasferito in Libia con i reparti di
colore prendendo parte a quasi tutti i combattimenti della riconquista sino al 1934;
pubblicò il volume “Sirtis - Saggio geografico-storico - Tip. Pergola Avellino 1934; corrispondente di vari quotidiani e riviste coloniali, dette alle stampe anche un altro volume
“ININERARI dell’interno Libico e Relazioni su scoperte Paleolitiche”.
L’11.12.1933 si sposò con la nobildonna Olimpia Vitamore, dalla quale ebbe due figli Anna Maria ed Angelo. Partecipò alla guerra d’Etiopia e conseguentemente alla lotta per
sedare la ribellione in qualità di Comandante di battaglione con i reparti indigeni; con la
guerra Italo-Inglese, fu Comandante di Colonna in varie operazioni nel Goggian (Africa
Orientale) e durante il ripiegamento su Gondar gli venne concessa sul campo una medaglia di bronzo al Valore Militare.Assediato nel ridotto di Gondar, per ben sette mesi,
partecipò a molti contrattacchi sostenuti alla periferia delle difese, e meritò sul campo
una medaglia d’argento al Valore Militare per essere stato lanciato per primo alla riconquista di un caposaldo occupato dagli Inglesi, a 60 km. dal ridotto di Gondar. Fu insignito Cavaliere dell’Ordine della Corona d’Italia con decreto del 10.11.1933 e nominato Cavaliere dell’Ordine Coloniale della Stella d’Italia il 13.05.1937; nella Riserva fu
nominato Ufficiale dell’Ordine al merito della Repubblica Italiana, autorizzato dall’Istituto del nastro Azzurro a fregiarsi a tutti gli effetti araldici dell’Emblema.
Ha dedicato gli ultimi anni della sua vita agli studi geologici ed etnologici, le due grandi
passioni che lo avevano costantemente accompagnato nel corso della sua vita e che ritroviamo nel volume postumo “L’alto Ofanto-paesaggi ed aspetti fisici nel quadro storico” Tip. F.lli Pannisco - Calitri 1997.
Altro suo grande merito è quello di aver salvato il salvabile della Biblioteca Circolante
di Calitri, riorganizzandola per riportarla agli antichi splendori.
Il 2 giugno 1958 fu nominato Commendatore dell’Ordine al merito della Repubblica, si
spense a Roma il 12 aprile 1971 col grado di Generale.
Francesco, Antonio CERRETA, Generale di Divisione della Guardia di Finanza,
nato a Calitri il 17 febbraio 1950 dall’avvocato Lorenzo (benfigliuol’) e da Clorinda Cicoira – abitavano di fronte al bar Toglia – nel 1950 con due figli la famiglia si trasferì a
Roma. Nel 1968, appena conseguita la maturità classica entrò all’Accademia della
Guardia di Finanza, come allievo ufficiale e frequentando il 68° Corso “Dobrey II”
conseguì nel 1972 il grado di Tenente.
Da ufficiale subalterno ha retto la tenenza di Tresenda di Teglio (SO), il Nucleo di Polizia Tributaria di Imperia ed ha istituito la 3° Compagnia Pronto Impiego con sede a Loreto (AN). Promosso Capitano nel 1978, ha retto il Nucleo di Polizia Tributaria di Ferrara, la IV Sezione Speciale e la Sezione Dogane del Nucleo Regionale di Polizia Tributaria di Genova.
Nel 1984 frequentando il corso biennale del 13° Corso Superiore di Polizia Tributaria
ha acquisito il titolo di Scuola di Polizia Tributaria.
Nel 1986 consegue il grado di maggiore e nel 1988 quello di Tenente Colonnello; ha
retto una Sezione e, in prosieguo, l’Ufficio Addestramento e Studi dell’Accademia del
Corpo a Bergamo, il Gruppo Provinciale di Bergamo, il Comando Corsi Centralizzati
della Scuola di Polizia Tributaria ed il 2° Ufficiooperazioni del Comando generale del
Corpo.
Promosso Colonnello nel 1994, ha retto l’Ufficio Addestramento e Studi della Scuola di
Polizia Tributaria, il Comando del Corso Superiore, nonché il nucleo Speciale Polizia Valutaria. Nominato Generale di Brigata alla fine del 2000 è stato Comandante Regionale della Puglia ed, infine, promosso Generale di Divisione dal 1 gennaio 2004 ha retto il
Comando Tutela dell’Economia.
Da circa un’anno era stato colpito da un male incurabile contro il quale nulla ha potuto la sua forte fibra e l’estrema volontà di resistere alla malattia che lo aveva portato a
curarsi tra Roma, Milano e, da ultimo, anche in Svizzera. È deceduto il 4 luglio 2006, lasciando, inconsolabili, la moglie Serena e le due figlie Anna e Francesca.
Riposa nel cimitero di Pornassio (IM).
7
IL CALITRANO
N. 33 n.s. – Settembre-Dicembre 2006
EMILIO RICCIARDI
Calitri in una descrizione del 1838
uca de Samule Cagnazzi (Altamura
1764-Napoli 1852) fu una delle più
Lsingolari
figure di intellettuale vissute nel
Regno di Napoli tra il Settecento e l’Ottocento1. Religioso (fu primicerio della
cattedrale di Altamura) e scienziato, ottenne in giovane età la cattedra di matematica e fisica presso la regia Università
di Altamura, ma, implicato nelle vicende
politiche del tempo, dalla rivoluzione del
1799 ai moti del 1848, cambiò più volte
partito e fu visto con sospetto sia dai liberali sia dai Borbone, che gli revocarono
gli incarichi pubblici, costringendolo alla
fuga per evitare il carcere; tornato in Napoli nel 1851, morì prima che iniziasse il
processo a suo carico. La sua fama è legata soprattutto alle sue opere di statistica; fu tra i primi a introdurre questa disciplina in Italia e nel 1801 ebbe la titolarità della prima cattedra di statistica istituita nel Regno di Napoli.
Nel 1838 Cagnazzi fu invitato a trascorrere qualche settimana a Calitri dalla
nipote Elisabetta (1809-1900), che aveva
sposato Michele Zampaglione (18021887), giudice della Gran Corte Civile
di Catania. All’epoca Cagnazzi aveva già
74 anni, ma affrontò senza timore il
viaggio e nel suo diario2 dedicò una pagina al soggiorno calitrano, raccogliendo
in poche righe le sue impressioni sul
paese, del quale, col suo occhio di attento e lucido osservatore, riuscì a registrare
molte cose.
Per raggiungere Calitri occorrevano
due giorni. Bisognava percorrere la “strada rotabile, che parte da Eboli, attraversa
il Sele ad Oliveto, e passa sotto Muro,
quivi diriggendosi per Atella”3; passato il
ponte sul Sele, per abbreviare il percorso,
bisognava valicare gli Appennini a cavallo, e raggiungere la sella di Conza attraversando luoghi “alpestri” e strade
“precipitevolissime”, infestate da gruppi di briganti. Nonostante la scomodità e
i pericoli, Cagnazzi, da vero scienziato,
approfittò della traversata appenninica
per osservare “la varietà del suolo di
quelle precipitose montagne”4, modellate dalle forze endogene e dai frequenti
terremoti.
Giunto a Calitri, lo studioso pugliese
rimase colpito dall’aspetto dell’abitato,
“posto in faccia ad una precipitosa faccia
di un monte di sasso arenario non molto
consistente”, con tutte le strade “a ciglioni” e affacciate sul vuoto, e dagli abitanti del paese, “docili e di ottima morale”, al punto che le ragazze potevano recarsi da sole in campagna senza timore
di essere molestate.
Essendo il mese di maggio, Cagnazzi
poté assistere, nella chiesa madre, alla
celebrazione della festa di San Canio, e
non trascurò di visitare il monastero dell’Annunziata, nel quale in quegli anni
stavano prendendo i voti due fanciulle di
casa Zampaglione; inoltre fu condotto
dai suoi ospiti a visitare “le grandi possessioni della famiglia” e “specialmente
il bosco nomato Castiglione (…) di grande estensione”, nel quale pascolavano
“gran quantità di vacche e giumente, e
anche pecore in alcuni tempi dell’anno”.
Durante il suo breve soggiorno lo scienziato pugliese ebbe modo di sperimentare l’ospitalità delle altre famiglie “civili”
del paese, che gli fecero “molti tratti di
obbligante gentilezza (…) con dei complimenti continui” e non mancarono di
rendergli visita in occasione della sua
partenza da Calitri.
La famiglia Zampaglione tra il Settecento e l’Ottocento
Le notizie contenute nel brano di Cagnazzi e in alcuni documenti, tra cui un
albero genealogico conservato nell’Archivio di Stato di Napoli, offrono lo
spunto per tracciare un breve profilo della famiglia Zampaglione, la cui presenza
in Calitri è documentata fin dal Cinquecento: don Dionisio Zampaglione, parroco dal 1555 al 1588, è il più antico arciprete di cui si siano conservati i registri
parrocchiali e nel 1613 Giovan Camillo
Zampaglione era l’uomo di fiducia del
feudatario Carlo Gesualdo. Tra il 1677 e
il 1687 fu parroco di Calitri don Salvatore Zampaglione, mentre è degno di nota
il fatto che fino al 1805, anno in cui fu
sindaco di Calitri Giuseppe Zampaglione5, non si ha notizia di amministratori
pubblici appartenenti alla famiglia.
Negli atti del catasto del 1753 sono
ricordati i fratelli Gaetano e Salvatore
(n. 1698) Zampaglione, abitanti entrambi
nel palazzo situato nella “strada del mo8
nastero”, lo stesso dove vivono tuttora i
discendenti della famiglia.
Gaetano era “cantore” del clero della
chiesa di San Canio, rivestiva cioè la carica più alta dopo quella di arciprete; Salvatore invece, “massaro di campo” e proprietario di case, terre e animali, a quella
data aveva cinquantacinque anni, era
sposato con una donna di Benevento e
aveva sei figli; la maggiore, Loreta, di
diciotto anni, era novizia nel monastero,
mentre il primo dei maschi, Michele, sedicenne, era “applicato allo studio”6.
Nella casa della famiglia vivevano, come
risulta dagli atti del catasto, anche dieci
“garzoni”.
Di Michele Zampaglione (n. 1737)
resta una testimonianza nella chiesa dell’Annunziata, dove egli nel 1798 fece apporre una lapide in memoria di suor Rosa Maria Rinaldi, la “santa calitrana”7.
L’inizio della fortuna della famiglia si
può datare al 1809, quando, con le leggi
eversive promulgate durante il decennio
di governo francese, la difesa di Castiglione, orgoglio dei feudatari di ogni
epoca, venne tolta ai principi Mirelli e
assegnata dalla Commissione feudale al
Demanio comunale di Calitri8; la larga
disponibilità di denaro permise allora a
Lorenzo Zampaglione, figlio di Michele,
di acquistare gran parte delle quote di
terreno concesse dal Demanio ai contadini, superando numerosi concorrenti, tra
cui i Tozzoli, i Margotta, i Polestra e la
famiglia Rago di Bisaccia, e divenendo
proprietario delle stesse terre delle quali
fino a pochi anni prima il padre era stato
affittuario9. Col tempo il potere della famiglia si consolidò e molti suoi componenti ricoprirono incarichi di rilievo nella magistratura e nell’esercito borbonico, imparentandosi, grazie alle ricchezze
accumulate, con alcune illustri famiglie
di sentimenti filoborbonici, come i Winspeare e i Riario Sforza10.
Lorenzo Zampaglione, il capofamiglia ricordato nel brano di Cagnazzi, sposò Cecilia Pionati, dalla quale ebbe otto
figli: Michele, Giovanni (1805-1881),
Francesco (?-?), Salvatore (n. 1814), Angela (?-?), Rosina (1817-1890), Maria
Luisa (1820-1894) e Gaetano (n. 1825).
Michelino, primogenito di Lorenzo,
sposò Elisabetta de Samuele Cagnazzi e
IL CALITRANO
N. 33 n.s. – Settembre-Dicembre 2006
fu magistrato in varie città11. Il suo primogenito, chiamato Lorenzo come il
nonno, nacque nel 1848; sposò una donna della famiglia Riario Sforza ed ebbe
un figlio di nome Michele; negli stessi
anni la famiglia acquistò alcuni appartamenti in Napoli, alla riviera di Chiaia,
in un palazzo appartenuto ai duchi di
Gallo, a breve distanza dall’abitazione
dei duchi Riario Sforza.
Gaetano, fratello di Michelino, fu
prima seminarista a Lacedonia, poi capitano della Gendarmeria borbonica e
cavaliere dell’Ordine di Francesco I;
sposò Maria Eleonora dei duchi Winspeare (1837-1910). Delle sorelle, Rosina e Maria Luisa presero i voti e vissero
quasi sempre nel monastero dell’Annunziata; Angela, nata a Napoli forse intorno al 1810, nel 1826 era educanda
nello stesso monastero.
Con l’avvento della nuova monarchia
dei Savoia molti componenti della famiglia mantennero i loro incarichi e il 3
novembre 1860 Michele Zampaglione,
divenuto consigliere della suprema Corte
di Giustizia di Napoli, fu scelto per proclamare i risultati del Plebiscito con il
quale il Regno delle Due Sicilie entrava a
far parte del Regno d’Italia. Ma l’episodio più controverso in cui la famiglia fu
implicata avvenne il 21 aprile 1861,
quando dimorò nel palazzo Zampaglione
di Calitri uno dei capi della reazione filoborbonica, il brigante Carmine Donatelli, meglio conosciuto come “Crocco”;
la casa era stata abbandonata la notte
precedente dai fratelli Gaetano, Salvatore e Francesco Zampaglione, fuggiti a
Bisaccia presso la famiglia Rago, con la
quale erano imparentati, ma la partenza
dei tre fratelli subito prima che i malviventi entrassero in Calitri fece sospettare
una intesa segreta con Crocco e con altri
filoborbonici.
Alla fine, avendo i briganti lasciato il
paese la mattina seguente senza commettere violenze, l’episodio non ebbe
conseguenze per i tre calitrani, a differenza di quanto accadde ai Rago, che,
scoperti mentre nascondevano in casa alcuni uomini della banda di Crocco, furono condannati a diversi anni di prigione12; tuttavia è possibile che negli anni
seguenti i componenti della famiglia
Zampaglione, a causa delle loro simpatie
politiche, si mantenessero prudentemente distanti da Calitri, come lascia sospettare una carta del 1865 in cui si dice che
le due sorelle monache, Luisa e Rosina,
avevano dovuto abbandonare il chiostro
“per ragione di salute”, avendo ricevuto
dai “professori” la prescrizione di trasferirsi in Napoli e di “non ritornare in patria”13.
Ma nel giro di pochi anni, represso il
brigantaggio e consolidatosi il nuovo Regno d’Italia, la famiglia Zampaglione riprese a partecipare alla vita politica del
paese, nella quale mantenne un ruolo
preminente tra la fine del XIX secolo e
l’inizio del successivo; nel 1893 il giovane Francesco Zampaglione divenne
LAUREA
L’11 maggio 2006
presso L’Università Bicentenaria
De Oragua in Venezuela
si è brillantemente laureata
in Scienze delle Comunicazioni
la signorina
Antonietta
SIMONE TUOZZOLO
nata a Maracay
da Antonio e da Rosetta Tuozzolo.
Alla memoria della cara madre,
al padre e ai parenti tutti
le nostre sentite felicitazioni,
e alla neo dottoressa un vivo augurio
per una splendida carriera.
Auguri dalla Redazione.
sindaco di Calitri14 e altri tre componenti della famiglia (Giovanni, Gaetano e
Salvatore) si successero in quella carica
fino al 1943.
***
L. de Samuele Cagnazzi, La mia vita
(1764-1852), a cura di A. Cutolo [1943], II
ed. Milano 1964, pp. 251-2.
Nell’anno 1838 (…) aveva determinato
per divagarmi di andare a Trani nel mese di
maggio, e credeva così ristabilirmi, ma Don
Lorenzo Zampaglione, suocero di Bettina,
dispose che il figlio, e con ciò anche Bettina,
nei principii di maggio fossero andati alla
9
lor posta delle pecore in Puglia, e quindi in
Calitri, patria di essi Zampaglioni, onde dovei astenermi di andare a Trani, poiché il primo mio oggetto era di volermi trattenere colla detta mia cara nipote. Ad informazione
del Sig. Don Giovanni Zampaglione fratello
del marito di Bettina, e vedendo la condiscendenza dei miei nipoti, mi determinai con
essi di andare in Calitri per vedere ivi la detta mia nipote Bettina e suo marito. Partimmo
da qui il dì 13 maggio e passando per Salerno, ove pranzammo, la sera fummo a Eboli.
La mattina seguente prima di mezzogiorno
giunsimo in vettura a un ponte, ove incontrammo numerosa compagnia, e con essa
Don Ciccillo Zampaglione, altro fratello di
Michelino. Tutti ci posimo in cavallo e per
via precipitevolissima c’incamminammo per
Calitri. Ebbi campo in tale occasione osservare la varietà del suolo di quelle precipitose
montagne, e sempre più persuadermi essere
tutti un tempo essi tratti variati di suolo dal
profondo per una forza ignota, poiché non
si potrebbero rinvenire per semplice azione
di una generale inondazione questi variati
suoli, e di natura tutta differente tra loro a
fior di terra, né così franti e tritolati i sassi
senza supporvi una replicata azione, e commozione meccanica.
Pria di giungere a Calitri, quasi cinque o
sei miglia prima, intesi un dolore nella regione dello stomaco, e visceri inferiori, che mi
costrinse a smontare da cavallo, e riposarmi
sull’erba, e dopo qualche minuto ne fui libero
e continuai il viaggio a cavallo con molto
spavento vedendo de’ continui pericoli a cui
eravamo esposti. Io andava a cavallo col caro
amico Palestra [è probabile che si tratti di un
errore di trascrizione, e che il vero nome di
questo signore fosse Polestra], ottimo per
quelli alpestri e pericolosi luoghi. Giunsimo a
Calitri verso le ore 22, giorno di martedì. Trovammo ivi Bettina e suo marito che erano
venuti ad incontrarci fino al corrente del fiume Ofanto. Le accoglienze non solo della famiglia che della popolazione fu veramente
grande.
È questo abitato posto in faccia ad una
precipitosa faccia di un monte di sasso arenario non molto consistente, e tutte le strade
dal basso fino all’alto sono a ciglioni. Gli abitanti sono docili e di ottima morale. Ho vedute delle giovinette guidare gli asini colle
some di legna sole, nella distanza di tre in
quattro miglia e mi han detto non esservi
esempio che soffran desse alcun insulto da
giovinastri. Vedemmo le grandi possessioni
della famiglia Zampaglione, specialmente il
bosco nomato Castiglione di sua proprietà di
grande estensione, ove ci tiene gran quantità
di vacche e giumente, ed anche pecore in alcuni tempi dell’anno, quali vengono dalla Posta ben grande che ha in Puglia, propriamente vicino Cerignola.
Quel Clero ci fece molte obbliganti parti
in occasione che si celebrò durante la nostra
dimora la festa del loro Protettore S. Canio.
Parimenti tutte le Signore monache, in cui vi
sono due giovinette, una già professa, e l’altra
che andrà a professare, ci fecero molti tratti di
obbligante gentilezza, con dei complimenti
continui, e del pari tutte quelle comode famiglie praticarono nell’andar loro a render visita alla nostra partenza.
IL CALITRANO
NOTE
1 Su Luca de Samuele Cagnazzi cfr. C. P. Scavizzi, in Dizionario Biografico degli Italiani, XVI,
Roma 1973, coll. 303-308, s.v..
2 L. de Samuele Cagnazzi, La mia vita
(1764-1852), a cura di A. Cutolo [1943], II ed. Milano 1964, pp. 251-252. Devo la segnalazione alla
competenza e alla cortesia del dr. Gaetano Damiano dell’Archivio di Stato di Napoli.
3 BNNa, ms. Bibl. Prov. 18/I, D. Colella,
Memoria per l’organizzazione difensiva, in rapporto alle Piazze, Forti e Posti di Guerra, applicata alla Topografia militare, per servire di programma alla Riconoscenza generale del Regno di
Napoli [1824].
4 Ivi.
5 Cfr. E. Ricciardi, I sindaci di Calitri, in «Il
Calitrano», n.s., 17 (2001), pp. 11-13.
6 Gli altri figli erano Angela, di 12 anni, Nicola, “applicato alla scuola”, di 8 anni, Vittoria Maria,
di 4 anni e Maria Teresa, di 2 anni. La moglie di
Salvatore si chiamava Stefania Benevento, era originaria di quella città e aveva 36 anni. (ASNa, Catasto onciario, vol. 4979, f. 322). Vale la pena di ricordare che il volume del catasto settecentesco conservato nell’archivio comunale di Calitri si può
consultare in rete all’indirizzo www.calitriantica.it.
7 Cfr. V. Acocella, Storia di Calitri [1946],
r.a., Calitri 1984, p. 199; C. De Rosa, Ricerche
storiche su la chiesa dell’Annunziata, il cinque-
N. 33 n.s. – Settembre-Dicembre 2006
centesco monastero e poche altre coserelle di Calitri, Lioni 1975; E. Ricciardi, I santi di casa Berrilli, in «Il Calitrano», n.s., 29 (2005), pp. 6-8.
8 Cfr. la sentenza del 10 febbraio 1809 in Bullettino delle sentenze emanate dalla Suprema commissione per le liti tra i già Baroni e i Comuni,
Napoli 1809, vol. 2, pp. 36-66.
9 Cfr. V. Acocella, pp. 124 ss.; G. Acocella,
Calitri. Vita di un grosso borgo rurale dell’alta Irpinia dal 1861 al 1971, Calitri 1977, pp. 128 ss. e
169 ss.; A. Cogliano, L’antico regime al tramonto
fra empasse dello Stato e crisi del 1799. Conflitti
politici e sociali nelle aree pastorali del Principato
Ultra, in «Archivio Storico per le Province Napoletane», CXVIII (2000), pp. 224-285.
10 Cfr. M. Rizzo, Potere e “grandi carriere”.
I Winspeare (secc. XVIII-XX), Galatina 2004,
p. 202.
11 Per una breve biografia di Michele Zampaglione cfr. V. Acocella, pp. 260-261.
12 Cfr. V. Acocella, pp. 145-160.
13 “All’Illustrissimo Signor Prefetto della Provincia di Napoli - Le suore Luisa e Rosina Zampaglione religiose del Monastero di Calitri in Principato Ultra trovandosi da qualche tempo fuori dal
chiostro per ragione di salute, non è stato possibile avere un’assegno dalla Cassa Ecclesiastica, perché si è detto appartengono ad una famiglia agiata.
Dovendo rimanere in Napoli perché i professori
hanno consigliato le supplicanti a non ritornare in
patria, pregano la V. S. ad invitare il signor Diret-
tore della Cassa Ecclesiastica onde interponesse i
suoi uffici presso il governo della Casa degli Incurabili, perché fossero accolte nel ritiro della Maddalenella sopra Ponte Corvo. Le supplicanti non
desiderano che il solo tetto, restando a loro cura a
provvedere ai bisogni della vita. Tanto sperano…Domiciliate in via Sapienza n.8. Napoli, addì
6 marzo 1865 – Signor Prefetto di Napoli - Circa
l’istanza delle religiose Zampaglione - Pregiasi lo
scrivente manifestare al signor Prefetto di Napoli
di riscontro alla controcalendata nota, che circa
l’istanza delle religiose suore Luisa e Rosa Zampaglione delle Cisterciensi di Calitri (alle quali si
corrisponde l’annua pensione monastica di cui all’art. 9 del Decreto 17 febbraio 1861), tendente
ad ottenere loro di potere ritirarsi nel conservatorio
della Maddalenella sopra Pontecorvo, nulla osta
per parte di questa speciale Direzione. Qui alligata
si restituisce intanto l’istanza di che trattasi per
quelle determinazioni che il prefato signor Prefetto stimerà nella sua saviezza convenire in proposito. Il Reggente Savelli”. (ASNa, Prefettura, 196,
ff. n.n. [1865]).
14 Nel 1895 Francesco Zampaglione tentò l’elezione alla Camera dei Deputati, ma dopo un’aspra campagna elettorale e uno scrutinio molto
contestato fu sconfitto dall’avvocato Luigi Capaldo,
nativo di Bisaccia. Cfr. in proposito G. Acocella,
pp. 169 ss.; G. Cioffari, Fermenti politici nella
Calitri di fine ’800, in «Il Calitrano», n.s., 13
(2000), pp. 4-6.
Lettera aperta del priore dell’Arciconfraternita
dell’Immacolata Concezione di Calitri
l 31 dicembre 2006 scade il mio manIdell’Immacolata
dato di Priore dell’Arciconfraternita
Concezione di Calitri
(AV); mi corre pertanto l’obbligo di ringraziare pubblicamente l’Arcivescovo
P. Francesco Alfano, mons. Donato Cassese, Vicario generale dell’Arcidiocesi
di Sant’Angelo dei Lombardi-Conza-Nusco-Bisaccia, e il Parroco-padre spirituale don Maurizio Palmieri; come pure don
Raffaele Gentile, mons. Mario Malanga,
don Vincenzo Cubelli, don Siro Colombo, tutti di venerata memoria, e mons.
Michele Di Milia e don Aurelio Scalona.
E ancora gli amici presbiteri: mons. Giuseppe Chiusano, S.E. Antonio Forte, defunti, e il Prof. don Andrea Milano, don
Canio Forenza, dom Lorenzo Sena, Padre Gerardo Cioffari, Padre Tommaso
Luongo, mons. Antonio Dente, don Michele Cavallo, mons. Sebastiano Corsanego, don Giorgio Quaglia, Padre Giuseppe Mlola, S. E. Vincenzo Cozzi, S.E.
Pietro Farina, S.E. Mario Milano e S.E.
padre Salvatore Nunnari.
Ringrazio altresì le Suore di Gesù Redentore, le volontarie del campo Bergamo
(“zia Elisa” e Maria Teresa), gli amici, i
membri del Consiglio Pastorale parrocchiale e di quello diocesano, i laici impegnati dell’Azione Cattolica, i Priori eme-
riti, prof. Pasquale Salvatore Di Napoli,
avv. Giuseppe Cerreta, dott. Giovanni Rabasca, il Consiglio direttivo, i Revisori dei
conti, i Confratelli, le benefattrici e tutto il
popolo di Dio che, dall’ A.D. 1994, mi
hanno sostenuto con la preghiera e con la
generosità, condividendo sforzi e lavoro,
nel non facile ruolo di “priore-moderatore” di un’associazione illustre per tradi-
LAUREA
Il 24 ottobre u.s.
presso l’Università degli Studi
di Salerno, si è brillantemente
laureata in Economia Aziendale
con 110 e lode la signorina
Nilde DEL COGLIANO
discutendo con il chiar.mo prof.
Francesco Citarella la tesi
“L’evoluzione dei rapporti pubblicoprivato nella pianificazione
urbanistica italiana”.
Congratulazioni vivissime ai genitori,
al fratello e ai parenti e alla nuova
dottoressa un augurio di buon lavoro.
Auguri dalla Redazione.
10
zione, storia ed impegno ecclesiale, per
renderla conforme al cammino della
Chiesa della “nuova evangelizzazione”.
Tutti insieme ci siamo adoperati, per
dare corpo nei fatti a quanto il Santo Padre Benedetto XVI, in continuità con i
suoi predecessori, ha indicato recentemente nel discorso del Convegno di Verona, specialmente nel punto dove, chiarendo il concetto di identità del credente,
ha ribadito: “La nostra vocazione e il
nostro compito di cristiani consistono
nel cooperare perché giunga a compimento effettivo, nella realtà quotidiana, ciò che lo Spirito Santo ha intrapreso in noi con il Battesimo: siamo
chiamati a divenire donne e uomini
nuovi, per potere essere veri testimoni
del Risorto e in tal modo portatori della gioia e della speranza cristiana nel
mondo, in concreto, in quella comunità di uomini entro la quale viviamo”.
Mi sia consentito almeno qui, alla fine di queste note, di esprimere un grato
pensiero ai miei familiari che mi hanno
sostenuto, rinunciando frequentemente
alla mia presenza tra loro, e accettando
tutto con spirito di servizio alla Chiesa.
Cordiali saluti da
Vito Alfredo Cerreta
IL CALITRANO
N. 33 n.s. – Settembre-Dicembre 2006
LA DONNA
protagonista fuori dalla storia
«È una calunnia parlare di sesso
debole a proposito di una donna»
(Gandhi)
impressi nella memoria di adolescente sono ancora vivi come se fosse
Iieri:ricordi
oggetto di ammirazione, sconvolgenti oltre ogni dire. Peccato che sono solo ricordi e che dei loro contenuti rimane davvero poco.
La vita di mezzo secolo fa a Calitri
non offriva nulla di eccezionale. A parte i
soliti eventi di nascite, di morte, di matrimoni, di guai a non finire e di episodi più
spiacevoli che piacevoli, tutto scorreva
nella quotidianità di sempre. A volerla
raccontare, c’era da dire poco e di scarso
interesse.
Dopo una sessantina d’anni, però, paragonata al vissuto di oggi appare incredibile e straordinaria. Ai ragazzi e ai giovani potrebbe sembrare inverosimile, ma è
la verità. Protagonista era la donna calitrana di quell’epoca. La si poteva trovare
in ogni famiglia, incontrare in ogni angolo del paese. Ancor più nei campi durante
i lavori stagionali. Erano tempi davvero
forti. E per chi l’ha conosciuta sembra
che essi siano finiti per sempre.
Per molti aspetti non è un male. Al
contrario, lo è per tanti altri. Nel 2006 potrebbe sembrare una creatura fuori dal
tempo: l’essere della fortezza, della fatica
e della sopportazione. Tutta rinunce e senza pretese. Quasi sempre mamma di figli e
figlie numerosi. Raramente nubile. Inferiore all’uomo nelle leve di comando, ma
superiore per saggezza, coraggio e determinazione. Instancabile e paziente. Senza
notti e senza giorni esclusivamente per sé.
Senza riposo, senza diritti e con tanti doveri, specie con quelli di lavorare, di fare
figli e di crescerli. Soprannominata “padrona della casa” unicamente perché a lei
ne era affidata la cura. E meno male che la
casa quasi sempre non aveva né stanze né
ambienti particolari. Tutt’al più mancava
di bagno e di servizi igienici. Consisteva
spesso in un monolocale più o meno spazioso dove cercava di tirare su la famiglia
e accudiva ad un’infinità di faccende domestiche.
Se tutto si svolgeva con regolarità, lì
trascorreva gran parte della sua vita, pro-
grammava le sue giornate e progettava il
futuro per i figli. Se le rimaneva un po’ di
tempo, si diceva anche il rosario. Scherzava e chiacchierava con le vicine. Rideva
e piangeva sognando quello che non si
avverava mai.
Se era contadina o moglie di contadino, approntava l’occorrente per il lavoro
dei campi e dava una mano al marito nei
periodi più intensi. Assisteva genitori e
suoceri anziani o ammalati. Compativa e
sopportava lo sposo se era violento e
quando abusava del bicchiere di vino. Badava ai figlioletti che andavano a scuola e
seguiva i più grandicelli che imparavano il
mestiere o proseguivano gli studi. Preparava la dote alle figlie in età di marito.
Non scoppiava di salute, ma non si stancava mai. Le cose da fare c’erano ogni
giorno, e non si poteva rimandarle. Non si
risparmiava neanche quando aveva la febbre o la tormentavano i malanni. Li nascondeva e sopportava così bene che i familiari non se ne accorgevano o non ci
facevano caso. Tanto guariva presto. Se
aveva voglia di piangere, andava a nascondersi dove nessuno poteva vederla.
Se si presentava l’attimo di gioia, se lo
teneva tutto dentro perché non aveva tempo per goderselo. Ci era così poco abituata che, se ci provava, sulle guance le
uscivano vampe di fuoco visibili a chiunque. Tanto non faceva uso di creme, pomate, ciprie e belletti. I suoi trucchi erano
naturali come l’aria che respirava. Se li
portava dentro la pelle passata a lucido
col sole e con la pioggia, al caldo e al
freddo delle stagioni, lavata con acqua e
sapone. Con l’acqua della fontana, che
era fresca d’estate e gelida d’inverno. Col
sapone, che lei stessa preparava con le
frattaglie del maiale allevato sotto casa e
con la soda. Era amica inseparabile della
fatica. E siccome la fatica le stava sempre
appiccicata, le smorzava ardori, forza e
rabbia fiaccandole il corpo. Pur volendo,
non poteva disfarsene. Se l’avesse fatto, le
difficoltà per campare si sarebbero centuplicate.
È passato tanto tempo da quando ero
ragazzo e mi guardavo intorno per capire,
ma quella realtà femminile continua a
scorrermi davanti come se fosse tuttora
sotto i miei occhi. Popolata di presenze
vive, espressa da volti segnati dalla fie11
rezza e dalla sofferenza. Ogni tanto illuminati da lampi di ribellione mal repressi.
Fugacemente sorpresi da chi, ancora imberbe, li osservava con stupore e ammirazione.
Oggi, che quella condizione è cambiata in meglio oltre ogni aspettativa, a
fronte di uno sconvolgimento che non si
arresta, non rimane che il rimpianto di un
mondo paesano in parte scomparso, in
parte trasformato. Improponibile e scongiurabile quanto si voglia, ma sicuramente più umano e meno crudele.
Chissà se per disadattamento o per
pregiudizio. Forse per diffidenza senile
verso il presente. In ogni occasione tutto
riprende corpo nella memoria come se
fosse un documentario. Riaffiorano situazioni e vicende di tanti anni fa. Episodi e
aneddoti giornalieri che mi risuonano all’orecchio proprio come allora. Mi chiedono che li racconti affinché chi non sa,
sappia; e chi si è scordato, ricordi.
Prima e dopo il secondo conflitto
mondiale, da noi il ruolo della donna è
stato importante. Naturalmente non sotto
il profilo politico, culturale e sociale. Ancor più negli anni successivi alla sommossa del 29 settembre del ’43, all’occupazione di Luzzano e dello Spineto degli
anni ’49-’50 e al fenomeno dell’emigrazione. Si trattò di donne sia sposate che
nubili, di mamme di famiglie e di vedove
di guerra, di nonne ancora energiche e attive. Tutte protagoniste di un processo che
era cominciato e non si sarebbe più fermato. Un processo che, nonostante la sua
sofferta lentezza, in seguito significò crescita civile, emancipazione culturale e riscatto economico.
La storia, che, come sempre, si inceppa tutte le volte che non si tratta di sovrani, uomini di stato e condottieri, di rivoluzioni, invasioni e guerre apocalittiche, su
di esse è ancora tutta da ricercare e da
scrivere. Essa coincide con il cammino
del nostro paese e della nostra gente alle
prese con le difficoltà e la tumultuosità
degli anni del dopoguerra.
Molti di noi non ce ne accorgemmo
né sapemmo apprezzarle, ma tante donne
calitrane cominciarono a spingere verso
il cambiamento con un’azione a tratti impercettibile e insignificante, qualche volta
travolgente e sensata. La loro condizione
IL CALITRANO
subì una trasformazione silenziosa, ma
considerevole.
Non proprio tutte, in verità, ma alcune
lottarono per migliorare il loro stato e definire il loro ruolo. Non rimasero a guardare in termini di rapporti decisionali con
l’uomo, con i genitori, col mondo del lavoro e con i figli. Affrontarono il problema dell’occupazione del tempo libero,
dell’autonomia economica e della professionalità. Un po’ alla volta si conquistarono uno spazio legittimo. In certi settori
ruppero i margini per spingersi più in là.
Artefici di una svolta vera e propria
furono le ragazze della mia età. Poco più
grandi e poco meno grandi. Delle viventi
ne conosco tante. Direttamente e indirettamente. Tutte di discreta o modesta estrazione sociale. Figlie di artigiani, impiegati, professionisti, di agricoltori e di contadini. Appartenenti a famiglie medio-borghesi più o meno agiate, e a famiglie proletarie di modeste condizioni o addirittura
povere. Mi ripassano davanti così com’erano, come agivano, cosa facevano e come vestivano. Gioviali in certi momenti,
adirate in altri. Comunque mai spudorate
e maleducate. La buona creanza era il denominatore comune della loro formazione. Di carnagione bruna, ma pure di pelle
chiara. Mostravano volti distesi e sereni,
illuminati dall’intelligenza e dalla prontezza di riflessi, di tanto in tanto scuriti
di contrarietà e di insofferenza. Portavano
capelli lisci e tirati, ondulati e ricciuti, neri e castani, raramente biondi. Li portavano lunghi o corti, sistemati sulle spalle a
colpi di pettine, raccolti in trecce e lasciati appesi, appoggiati a corona sul capo o
fermati dietro la nuca. Le più giovani li
portavano sciolti, spartiti dalla riga e fermati dal cerchietto. Vestivano in maniera
semplice. Con gonna e camicetta nelle
giornate estive. Con calzamaglia e gonna
pesanti in quelle invernali. Conoscevo anche chi aveva il cappotto, e chi non aveva
nemmeno uno scialle. Di quelle più povere, le più fortunate indossavano indumenti ricevuti dall’America. Si trattava di abiti riciclati e adattati alle taglie delle nuove
proprietarie. Calzavano zoccoletti, scarpe
leggere e scarponi pesanti, a seconda della stagione, dell’età e dell’appartenenza
sociale. A seconda se erano “di dentro” o
“di fuori”, se andavano a scuola, imparavano il mestiere o andavano in campagna.
Le donne anziane più all’antica portavano il fazzoletto in testa e lo scialle sulle
spalle. Alcune vestivano con l’”abito tradizionale”. Erano per lo più magre, ma
agili e resistenti, sempre alle prese con le
faccende di casa, con l’ago e il filo o con
gli arnesi di campagna. Persino le ragazzine, frequentassero o non frequentassero
la scuola, erano costantemente all’opera.
N. 33 n.s. – Settembre-Dicembre 2006
Insomma, erano tutte come si doveva essere in quegli anni, quando il riposo era
corto e l’ozio vacanziero non era di moda.
Le occupazione le tenevano impegnate
tutto l’anno. Avvertivano o subivano il peso della stanchezza, ma non lo davano a
vedere. Erano fiaccate e contrariate dentro, ma non se ne facevano accorgere.
Oggi donne così non se ne vedono
più. Ma quelle di allora non le ho mai dimenticate. Come se il tempo si fosse fermato alla metà del secolo scorso. Le rivedo tutte al loro posto: dentro casa, per i
campi, per le strade di Calitri, davanti alla
scuola, in chiesa, al mulino, al forno, vicino alla fontana, nel negozio. Sono ancora lì, alla finestra e al balcone mentre
spandono i panni al sole chiacchierando
con la vicina di fronte. Vanno per i sentieri rurali col carico in testa e con le mani
che sferruzzano per non sprecare tempo
durante il cammino. Non stanno mai ferme e senza parlare. Discutono, raccontano
e si confidano chiedendo e dando consigli. Seguono mute una piccola bara bianca
portata in testa in direzione del campo
santo.
Non si possono dimenticare le donne
calitrane di metà Novecento. Temperamenti forti, facce pulite, sguardi fieri. Sicure e sollecite nelle scelte personali, coerenti con le proprie convinzioni, determinate nell’affrontare i problemi di ogni
giorno. Sempre con gli occhi svegli e l’orecchio teso. Apparentemente pieghevoli, ma solo per amore e per quieto vivere.
Ostili e ribelli nei confronti di ripensamenti senza giusta ragione. A volte mute
custodi di una vita spezzata. Sovente vittime di un disagio interiore soffocato nel
mal ripagato silenzio della sopportazione
e della tolleranza.
Mi stanno davanti, alle prese con le
prime reazioni e i primi tentativi di ribellione ad uno stato di cose secolare diventato ormai intollerabile. Esse hanno maturato il coraggio per tentare di uscire dalla
sfera di un paternalismo tiranno e disumano che le umilia e le soffoca. È giunto
il tempo di invadere le zone vietate del
pregiudizio maschilista.
Al popolo calitrano può essere riconosciuto il merito di aver generato donne
e madri esemplari, autentici modelli dell’identità femminile. Esistono testimonianze di episodi che potrebbero costituire il materiale per raccontare una storia
di protagonismo sotto diversi aspetti: autentiche eroine sotto il profilo di “mamme-coraggio”, “mamme-sacrificio” e
“mamme-dedizione assoluta”; di donne
votate all’altruismo, alla tolleranza e all’abbandono; all’indomabilità, all’amor
12
proprio e alla caparbietà contro le avversità della sorte. Quasi tutte sconosciute
perché impietosamente da nessuno considerate. Tutte figure di estrazione contadina, proletaria o piccolo- borghese. Campagnole, casalinghe, magliaie, calzettaie,
ricamatrici e sarte.relegate in un ristretto
ambito di lavoro. Alle prese col mestiere.
Sprofondate nell’oscuro peso dei problemi di famiglia. Mute custodi di drammi
consumati nel silenzio della loro impotenza, volutamente taciuti per eccesso di
orgoglio e dignità. Educate e costrette a
svolgere l’eterna funzione di figlie di famiglia, di mogli, nuore, madri e nonne.
Le calitrane della prima metà del Novecento, ancor più coloro che vissero negli anni successivi, sperimentarono le fasi
di una rottura traumatica, caratterizzata
dal passaggio alle innovazioni della modernità attraverso qualche timida trasgressione. Forse più per reazione che per giusta causa e per maturità di coscienza. Erano abituate e cresciute nell’ubbidienza assoluta, senza dissentire e senza discutere.
Popolane figlie del popolo, erano indomite e pazienti, capaci di sostenere con
dignità sia i momenti duri che quelli meno
ostili. Espressione secolare di un limite
invalicabile. Confine ben delimitato tra
privato, entro cui si muovevano con maggiore dimestichezza, e pubblico, al quale
avevano accesso solo in casi eccezionali, e
dalla porta di servizio. In piena libertà ad
esse erano consentite soltanto le partecipazioni religiose o funebri, i rapporti con i
parenti stretti e col vicinato più affidabile,
la gestione della casa e l’educazione dei
figli. Le donne che si potevano permettere
di uscire di casa e di rientrarvi quando
volevano, comunque non più tardi delle
prime ombre della sera, erano per lo più
vedove senza figli da accudire, nubili senza genitori e senza fratelli che potessero
condizionarle, spose con mariti lontani.
Erano sempre in lotta per qualcosa che
mancava. Affrontavano il destino e accettavano la precarietà di un’esistenza quanto mai grama. E mica per sé stesse. In cima a tutto c’erano i figli. Poi veniva la
coscienza che imponeva onestà, dignità e
onore. Quindi subentrava lo scrupolo morale di rendersi degne di rispetto e stima
dell’opinione pubblica. Inoltre, il giuramento fatto dinanzi all’altare il giorno delle nozze era un obbligo sacrosanto che
andava osservato senza compromessi.
Il rispetto dei genitori, dei suoceri, dei parenti e degli amici rientrava nell’educazione ricevuta a casa e a scuola. Andare
avanti con coraggio e senza cadere era
imperativo categorico. Tirarlo fuori tutte
le volte che necessitava era come allenarsi alla lotta per la vita. E se veniva meno e
c’era il sostegno della fede, le più pie cor-
IL CALITRANO
N. 33 n.s. – Settembre-Dicembre 2006
revano in chiesa. Lì si rivolgevano al più
Sofferente dei sofferenti, che capiva tutto
e dava una mano. Specialmente a quelle
che soffrivano quasi come Lui.
Per esperienza sapevano come andava
la vita e in quale direzione dovevano camminare allorché erano costrette a pesarsi e
a misurarsi con la realtà in cui si muovevano. Erano consapevoli di quanto si poteva o non si doveva fare. Lasciavano Calitri solo in casi eccezionali o per motivi
di causa maggiore. Conoscevano l’ospedale solo se gravemente ammalate o tenevano ricoverato qualcuno di famiglia. Si
staccavano per sempre dal paese se si sposavano con un forestiero. Qualcuna si ricongiungeva col marito o con lo sposo
promesso che erano emigrati o si erano
sistemati all’estero.
Vederle distratte e preoccupate, con la
mente assorta e il pensiero lontano era
frequente. Pensavano notte e giorno ai loro cari andati a far fortuna in terra straniera d’oltre oceano e d’oltralpe. In attesa
del loro ritorno, che speravano il più presto possibile, abituate a rendersi utili sin
da piccole, si davano da fare. A volte capitava che il sospirato ritorno si faceva attendere a lungo. Non mancava neppure
qualche abbandono coniugale. E ancora.
Quante volte il Paese di accoglienza, invece che luogo di fortuna, diventava luogo
di sventura? La morte del figlio o del marito per incidente sul lavoro. La contrazione di una gravissima malattia. Le tentazioni del vizio e della delinquenza. La
nostalgia per la famiglia, la fidanzata e
gli amici. Erano tutte insidie in agguato
dietro l’angolo. Purtroppo, anche eventi
così crudeli facevano parte del gioco della
vita. E le calitrane di quell’epoca lo conoscevano veramente bene il gioco della vita. Avevano appreso da piccole che esistere non era altro che un susseguirsi di
appuntamenti sotto forma di prove. Qualche volta lieti, spesso spietati. Pochi evitabili, molti inevitabili. Ne avevano capito
le regole sulla propria pelle, e le rispettavano con prudenza e saggezza.
Intanto continuavano a fare le casalinghe e le contadine. Lavoravano in casa
se erano artigiane. Gestivano un piccolo
negozio se erano commercianti. Svolgevano altri compiti. Coltivavano il proprio
terreno o quello padronale. Andavano alla
giornata. Aiutavano parenti e amici. Crescevano figli e nipoti se i genitori erano
lontani. Non si concedevano un giorno di
tregua per non intaccare le rimesse dall’estero destinate al salto di qualità della
famiglia.
Ricordo ragazze della mia età appena
varcata la soglia della giovinezza. Le rivedo alle prese con i primi tentativi di
cambiamento contro uno stato di cose
inimmaginabile. Ad esse andò il merito
per aver smosso le acque dello stagno e
per aver avviato un processo che ancora
continua.
Però, le più ammirevoli, sicuramente
le più grandiose nella loro pochezza, erano le loro, le nostre mamme e le nostre
LAUREA
Il 23 marzo 2006
all’Università di Verona
si è brillantemente laureata
in giusrisprudenza la signorina
Vincenzina FERRI
Erano presenti il fratello,
la sorella, la zia, amici e parenti;
alla neo laureata, che è giunta
al traguardo dopo molti sacrifici,
vanno gli auguri più sinceri
dei parenti e della Redazione.
nonne. Tutte donne che sapevano affrontare e sostenere un’esistenza che oggi nessun’altra affronterebbe e sosterrebbe con
lo stesso coraggio e col medesimo sacrificio. In un’epoca in cui la donna è diventata tutt’altra creatura, è difficile immaginarle per chi non le ha conosciute. Solo le
loro coetanee e quelle che le conobbero
da vicino possono credere e capire. Costoro e nessun’altra.
L’ambiente in cui vivevano e i posti
che frequentavano riflettevano il loro gusto e profumavano del loro odore. Sapevano di pulizia e di semplicità. Esaltavano
la delicatezza delle loro tendenze e la destrezza delle loro mani. Li modellavano in
13
base alle aspirazioni e secondo gli umori
del momento. Li adeguavano al proprio
stile di vita e alle poche cose che possedevano. All’utilità, all’austerità e all’essenzialità. Sia negli uni che nell’altro traspariva tutta la loro natura di donne cresciute in fretta. Fossero pure cose più care
e più personali, avevano comunque
un’impronta di creature educate e costrette al risparmio. Nelle loro mani rimanevano piccole cose e nient’altro. Non esistevano ancora gli idoli dell’iperconsumismo moderno che inaridiscono i cuori e
accecano le menti fino al parossismo.
Contavano se lo volevano loro. Era più
facile che le mettessero da parte o che se
ne dimenticassero del tutto.
Il piccolissimo mondo in cui vivevano
dava voce e forma all’integrità di un animo che diventava nobile senza saperlo,
magari ad una sorta di inconsapevole
grandezza che aveva sapore di tragedia.
Insieme a poche persone e in mezzo ad
oggetti insignificanti trascorrevano la loro
vicenda terrena. Consumavano una storia
di sé senza che fosse scritta e conosciuta.
Nello stessissimo modo scivolava via la
vita nei campi aperti, sotto il sole e alle intemperie.
Le calitrane di cinquanta, sessant’anni
fa non si annoiavano mai perché erano
sempre impegnate in qualcosa. Non si
ammalavano di depressione né soffrivano di esaurimento. Soffrivano di stanchezza fisica, ma la mente era libera e
leggera. Bastava un po’ di riposo, e la
tranquillità e la lena si ripresentavano. E la
garanzia di tali virtù era unicamente nel
lavoro e negli affetti, nella concordia della famiglia e in un po’ di salute.
Negli anni che precedettero e seguirono la seconda guerra mondiale, ancora di
più nei primi decenni del Novecento, la
donna calitrana era poco istruita e poco
colta. Ma non per colpa sua o per incapacità. Le nozioni che assimilava alla scuola
elementare le bastavano. Parecchie ne facevano anche a meno. Per quello che potevano servire a chi nasceva per zappare la
terra o per curare la casa! In ogni caso,
quel poco che imparava a scuola le rimaneva dentro e, al momento opportuno, sapeva farne uso e le tornava utile. Sapeva sì
e no leggere, scrivere e fare i conti. Ma
nella vita sapeva fare veramente tutto. Sapeva mettere al mondo figli senza ricorrere al ginecologo per appurare se aspettava
un maschio o una femmina. Talvolta senza nemmeno la presenza dell’ostetrica. Li
tirava su alla meno peggio e li educava.
Rispettava il marito e si prendeva cura di
lui che lavorava duro per sostenere insieme la famiglia. Era disponibile verso i genitori e i suoceri senza riserve e senza im-
IL CALITRANO
porre condizioni. Era solo questione di rispetto e di affetto vero. Coltivava il vicinato e si prestava nel momento del bisogno senza pensarci due volte. Sapeva
svolgere un’infinità di lavori. Sia se stava
in paese e faceva “la donna di dentro”,
sia se andava in campagna e faceva “la
donna di fuori”. Teneva in ordine la casa e
preparava la cucina. Faceva il bucato e
stirava. Rattoppava e lavorava al cerchietto. Passava a lucido tegami, porcellane e
bicchieri. Accudiva il pollaio e allevava il
maialino. Coltivava l’orticello, un po’ di
vigneto e sbrigava le faccende nella cantina. Se il marito non c’era, anche i compiti dell’uomo passavano a lei.
In certi frangenti la donna calitrana a
lavoro assumeva un atteggiamento solenne, quasi monumentale. Quando portava
in testa un sacco di grano al mulino e
rientrava con la farina. Il giorno in cui impastava il pane per la famiglia numerosa e
lo portava al forno. Tutte le volte, ed erano
tante, che andava a prendere l’acqua alla
fontana col barile. La mattina presto quando andava in campagna con tutto l’occorrente in testa e il figlioletto in braccio. Al
tempo del raccolto allorché la sera tornava
a casa con ceste ricolme di frutti e di ortaggi. Nelle serate fredde d’inverno,
quando rientrava con fascine di frasche
da mettere al fuoco.
Per svolgere tutti questi lavori, a parte
qualcuna che disponeva dell’asino, il suo
montacarichi erano le braccia, il mezzo di
trasporto erano la spina dorsale e le gambe. La destrezza e l’abitudine concedevano
ampia libertà alle mani, che approfittavano
per sferruzzare o per pulire la verdura.
La sera in particolare, di ritorno dalla
campagna, non ancora troppo avanti negli
anni, mentre camminava col pesante fardello, era solenne, statuaria, flessuosa nel
suo modo di incedere, spedita nel passo.
Bacino ancheggiante, pelle e capelli scuri,
piuttosto magra ma in salute. Un fascio
di nervi avvolgenti una struttura ossea forte e ritta, proporzionalmente distribuita.
Volto scavato ma colorito. Occhi vivi che
lanciavano saette.
Quando passeggiava per il corso la
domenica e i giorni di festa, sembrava così solare, spensierata e piena di salute, che
bastava guardarla per coglierne tutta la vitalità e lo splendore dei suoi anni.
Prima che il corpo cominciasse a incurvarsi sotto il peso della fatica, dovevano trascorrere un po’ di anni perché sopraggiungessero gli acciacchi cronici. Solo in prossimità della vecchiaia la schiena
e le articolazioni subivano deformazioni
accentuate e visibili.
Le campagnole di Calitri erano molto
più numerose delle paesane che stavano
N. 33 n.s. – Settembre-Dicembre 2006
in casa. Andavano o abitavano in campagna senza ribellarsi. Erano abituate a trascorrere la loro giornata di lavoro all’aperto, dove le foschie dell’esistenza avara
e ostile venivano rischiarate dalla luminosità delle albe, dei meriggi e dei tramonti. Al loro fianco c’era sempre qualcuno con cui parlare, confidarsi, alleviare
il peso della vita. Le presenze umane nelle proprietà confinanti non mancavano
mai. Quando la stanchezza smorzava la
lena di parlare, c’era comunque il discreto silenzio dei luoghi che faceva loro
compagnia e le rasserenava. Quando di
primo mattino si portavano sul piccolo
podere e la sera tornavano a casa percorrendo una ragnatela di sentieri, a fugare
la paura di cattivi incontri bastava la dimestichezza di tratti molto familiari o il
suono di una voce al di là della siepe. Tra
l’altro, possedevano esperienza e coraggio da vendere.
Se non erano sole, si confidavano,
commentavano e ascoltavano. Ogni tanto,
se la giornata cominciava o si chiudeva
storta, si sfogavano e imprecavano. Non
erano molto chiacchierone. Non avevano
tempo per parlare. E poi, bastavano poche
parole per dire quello che c’era da dire.
Ed erano essenziali, a volte dure e acute,
nonostante i limiti di un’istruzione appena
assaporata. Per imparare buona parte delle cose che conoscevano non avevano
avuto bisogno dei libri. Erano state convinte della loro inutilità. Per questo non
sapevano granchè di lingua italiana. Di
numeri e di scienze. Ma erano informatissime su come funzionavano le cose. Per
esse la vita non aveva segreti. Non si sapevano spiegare le cause e gli effetti dei
fenomeni, però sapevano molto bene che
appena spuntava il sole i figli avevano fame e chiedevano il pane. La conoscenza
delle cause e degli effetti della vita, della
morte, della gioia e del dolore non risolveva niente. Sopraggiungevano e basta.
E molto di più se mancava l’essenziale.
Avevano capito da sole che vivere significava darsi da fare anche col diavolo in
corpo.
Tante “donne di fuori” rimanevano in
campagna per tutto il tempo dei lavori stagionali. Ci stavano perché non erano mai
sole. Dopo una giornata a smuovere zolle
con la zappa, a sarchiare il grano, a mietere spighe e ad affasciare covoni, a trasportare il grano e a bruciare le stoppie, a
seconda del periodo, tornare la sera in
paese era faticoso. Le loro mani callose e
il volto protetto da un fazzoletto bianco
inarcato, a primavera, sotto la canicola
estiva, in autunno, sembravano impastati
di terra e di sole. Ad osservarle, davano
l’impressione che sotto quei tratti esteriori e la pelle riarsa, dentro quegli sguardi di
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fuoco, palpitasse una vita terribilmente
inquieta e forzatamente arrendevole.
A contatto con la terra, sotto un cielo a
volte sgombro, a volte ombroso, esprimevano tutte sé stesse. Nelle valli, sulle distese pianeggianti e sui pendii collinari
vivevano quasi tutta la loro vicenda terrena. Dall’adolescenza alla vecchiaia. Dal
canto del gallo al tramonto.
Il viaggio del loro esistere, ogni tanto
piuttosto corto, era semplice, duro e circolare. Tornava quasi sempre dove aveva
avuto inizio: nella sofferenza e nella miseria. In più, con l’aggiunta della vecchiaia e dei malanni. Sul piano del carattere il loro cuore era forte. Puro e incrollabile su quello della condotta e della fedeltà. Qualcuna, la più debole, poteva cadere. Ma si trattava dell’eccezione che avvalorava la regola. Intorno ad esse difficilmente si scorgeva il vuoto umano. Tanto meno nel loro intimo. I problemi erano
così frequenti che il tempo per risolverli
non bastava. Le ansie, le angosce e le
preoccupazioni avevano il sopravvento in
ogni circostanza. Se amavano, odiavano,
gioivano o soffrivano, non si capiva. Si
notava solo che dentro le agitava un tumulto di difficile lettura.
Insomma, le calitrane di poco più di
mezzo secolo fa erano donne d’altri tempi. Autentiche rocce sulle quali si reggeva
la famiglia, che era molto diversa da quella del Duemila: compatta, pugnace e resistente. Ancor più: laboriosa e moralmente
sana. Erano il cemento delle unioni matrimoniali e il sostegno della casa. La virtù
più ammirevole che le contraddistingueva
era quella della disponibilità assoluta.
Parlare a distanza di decenni di creature fatte così, è sempre riduttivo. Le loro
vicende erano tante e così complesse che,
a raccontarle, si può correre il rischio di
risultare manchevoli in alcuni riferimenti
e ripetitivi in altri.
Da parte mia ci ho provato. Ma l’ho
fatto unicamente perché figlio di quell’epoca già tanto lontana. Senza pretesa
alcuna. L’ho fatto solo per colpa della nostalgia verso quel mondo che mi vide nascere, crescere e maturare.
Nell’era in cui l’uomo sembra posseduto dalle sfrenatezze del benessere, sdegna il lavoro e cerca l’ozio per i piaceri
materiali, queste reminiscenze vogliono
significare soltanto una cosa: ricordare
un po’ di passato affinché torni il vecchio
amore per il lavoro, la modestia e la semplicità delle nostre mamme e delle nostre
nonne. Probabilmente quella parte del nostro popolo che è diventata avida e superba tornerà ad essere più umana e più
calitrana.
Gerardo Melaccio
IL CALITRANO
N. 33 n.s. – Settembre-Dicembre 2006
Calitri 4 febbraio 2006, i coniugi Maria Rosa Fierravanti e Michele Nivone hanno festeggiato i 50 anni di matrimonio. Auguri
dalla Redazione.
Calitri 28 dicembre 2005, il matrimonio di
Gautieri Vincenzo nato da Salvatore e da Gerardina Sanò e Angela Di Maio nata a Melfi da
Vincenzo e da Maria Caputo.Ai novelli sposi
un augurio di ogni bene dalla Redazione.
Calitri 1957, un gruppo di amici, da sinistra: Gaetano Bozza (sargend’), Giuseppe Zarrilli (v’ton’), Carmine Panniello, Polestra seduto,
Raffaele Maffucci (sahr’stan’/05.11.1938 † Germania 18.07.1995),
Giuseppe Scoca (sargend’) e Antonio Di Cairano (cauzon’).
Roma 1988, il Santo Padre Giovanni Paolo
II in visita alla Basilica “La Minerva” si intrattiene con il Priore della comunità, Padre
Eugenio Zabatta calitrano.
Calitri 1966, i figli di Vito Germano e Concetta Codella, da sinistra Canio, Michele nato il 19.03.1948,Antonio e Franca Maria.
Calitri 08.09.2006, in occasione del compleaano di Concetta Russo,
la famiglia (bellascrima) si è ritrovata unita; da sinistra Gerardo,
Concetta, Lucia da Torino, Maria, Donato da Torino. Auguri sinceri
dalla Redazione.
Calitri 10 settembre 2003, in occasione della venuta dall’Argentina di Franco Gallucci e la moglie Angela
Lucrezia, da sinistra ultima fila . Marino Tornillo (p’stier’), Lorenzo Guidetti col figlio fra le braccia, Giuseppe Tornillo, Michele Tornillo, Vito Tornillo, Alessio Tornillo, Davide Tornillo con occhiali, Donato
Tornillo, Franco Tornillo; penultima fila: Filomena Tornillo, moglie del Guidetti, Berardino Tornillo, Giovanna Tornillo, Canio Maffucci (p’ciff ’) con le mani sulle spalle della moglie, Maria Di Napoli si vede solo la testa,Marino Tornillo, Mariantonia Codella,Angela Lucrezia (pasckalin’) dall’Argentina, Nina Galgano
si vede solo la testa, Lucia Tornillo, Generoso Tornillo,Teresa Da Miano di Aquilonia moglie di Generoso,
Michelina Vallario, Giuseppe Maffucci, Donato Tornillo, Maria Concetta Miele,Enza Coppola,Alessia Maffucci, Riccardo Maffucci, Maria Codella, Franco Gallucci (ard’casazz’) dall’Argentina, e Gaetano Tornillo.
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IL CALITRANO
N. 33 n.s. – Settembre-Dicembre 2006
Camnago (MI) 13 marzo 2006,Vincenzo Cerreta (ricca/recca) e Lucia
Zabatta festeggiano 57 anni del loro matrimonio e gli ottanta anni di
Vincenzo.Auguri dalla Direzione per la doppia ricorrenza.
Calitri 3 dicembre 2005, Mariamichela Sperduto e Benito Iannella festeggiano le nozze d’oro, con gli auguri più sinceri dei figli, dei parenti
tutti e della Redazione.
Calitri 22 aprile 2006, i coniugi Vito Salvatore Martiniello (papp’lon’)
e Maria Teresa Cestone (ciannill’) hanno felicemente festeggiati i loro settanta anni di matrimonio, unitamente ai figli Antonio e Lorenzo e alle nuore Francesca Cianci e Rosina Caruso.Tantissimi auguri
dalla Redazione.
Calitri 28 agosto 2006. Vincenzo Quaranta (sciarp’) festeggia i suoi
90 anni, circondato da amici, parenti e dalla moglie Maria Rubino
(nzacch’tiegghj).Auguri vivissimi dalla Redazione.
Santuario del Frassino sul Garda, 06.06.2006, alcuni componenti
della Croce Costantiniana,Associazione di Pubblica Assistenza. Da sinistra: Michele Leone (pista), Gilberto Pavan, il Principe Ruffo di
Calabria, del Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio, il
Principe Carlo di Borbone, Maria Dragone, Andrea Domenicale,
Marina Scottini e Franco Rimini.
Germania, Freiburg 9 luglio 2006, alcuni emigranti calitrani inneggiano alla vittoria dell’Italia ai campionati mondiali, da sinistra: Sandra
Pastore, Nevil Luiss portoghese, fidanzato della Sandra,Vito Della
Valva; seduti Antonietta Pastore e Canio Pastore.
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IL CALITRANO
N. 33 n.s. – Settembre-Dicembre 2006
Calitri 15 giugno 2006, in occasione della venuta a Calitri del cantautore Vinicio Capossela
con alcuni amici, ed ospiti della tenuta di Salvatore Caruso presso l’uort’ r’ Cioglia, denominata “La Ruota del buongustaio e della canzonetta”; da sinistra Salvatore Ramundo detto “El Pelon”, Giovanni Sicuranza, il cantautore e poeta Vinicio Capossela e Paolo Rumiz, giornalista
scrittore di Trieste che sulla Repubblica del 18.08.2006 ha pubblicato un’intera pagina, la n. 33,
dedicata alle nostre amate contrade irpine.
Calitri 1938/39, le sorelle Fastigi nate da
Vito e da Vincenza Lampariello, fotografate
da Canio Rainone; da sinistra: Maria Assunta Fastiggi (15.08.1917 † 21.07.1992) coniugata con Angelomaria Rabasca, Michela
nata il 04.11.1919 e coniugata con Giuseppe Nicola Abate, Maria Luigia (18.06.1913 †
02.12.1961) coniugata con Vito Di Cecca;
Angela Rosa (09.08.1922 † 23.03.2001) coniugata con Vito Tornillo.
Svizzera 11.08.1963, ricordo del Pilatus Lucerna, a sinistra Michele Di Milia, a destra
Fortunato Rabasca, al centro Vincenzo Di
Cosmo, loro carissimo amico, prematuramente scomparso, ma sempre presente nei
loro cuori.
USA, Bridgeport (Connecticut), 15.09.2006, la famiglia di Giuseppe Cianci, emigrata negli USA
nel 1971; in alto da sinistra: Giuseppe Cianci (ngappauciegghj’), Maria Gautieri (sacchetta),
la consuocera Antonietta Delli Liuni (giacchetta), seconda fila: i figli Vincenzo, Mario, la
nuora Maria Zabatta – figlia di Vito (p’rtosa) e Antonietta (giacchetta) – e moglie di Vincenzo,
Michele Cianci; prima fila da sinistra: Alan Kalapir e la moglie Daniela Cianci con in
braccio i due gemelli Andrew e Alexander e Sabrina Cianci. Daniela e Sabrina sono figlie di
Vincenzo e Maria.
17
IL CALITRANO
N. 33 n.s. – Settembre-Dicembre 2006
Calitri 19 agosto 2006, ottava edizione “24ore di volley”, memorial
“Giancarlo Nannariello, Giovanni Gionnolillo, Gerardo Del Buono”, manifestazione il cui ricavato viene devoluto in beneficenza all’A.I.R.C.
Il gruppo di amici (manca qualcuno) che tutti gli anni ricopre la fascia
oraria 4-6 del mattino. In piedi da sinistra:Vito Cestone (cap’ r’ paglia), Salvatore Iannolillo (u’ f ’rnar’ ndo lu cors’),Vito Antonio Leone
(scisc’l’), Marcello Miranda (l’argentino), Salvatore Caruso (Gg’lorm’),
Luciano Ziccardi (u’ carianes’), Bruno Rosania (p’card’); accosciati:
Vito Antonio Maffucci (Silla),Vito Antonio Leone (scisc’l’), Giuseppe
Cianci (u’ napulitan’), Ciro Fasulo (u’ p’stier’),Vito Margotta (scitt’), e
l’arbitro Luigi Zarrilli (zozorr’). Foto Michele Maffucci (spaccac’pogghj).
Calitri 31 agosto 2006 la festa dei sessantenni presso l’albergo
Gagliano, dall’ultima fila da sinistra: Giuseppe Di Cecca (schiav’),
Antonio Zampaglione, Angela Codella (sckambé), Andreina Cremonesi moglie di Pasquale Di Napoli, Emilio Cicoira (mast’carrier’),
Giuseppina Martiniello (sp’zz’lon’),Vincenzo Di Cecca (scatozza), Michele Cianci con giacca e occhiali, Giovanni Bozza Generosao Tornillo (p’stier’) davanti a Bozza; penultima fila: Livia Cicoira (mmec’)
con occhiali, Maria Aquilino, Pasquale Calà (bammin’), Michele Giarla (fradiav’l’),Teresa Damiano alle spalle di Calà con la collana, Maria
Concetta Miele alle spalle della Damiano, Antonietta Toglia (cappiegghj) sorridente, Gerardina Galgano (spaccon’), con occhiali e
camicetta bianca, Lucia Russo (cangianella) con collana, Canio Lampariello (f ’rnacial’); terzultima fila: Lucia Maffucci, Lucia Codella,
Isabella Martucci con giacca bianca,Vincenzo Zarrilli (v’ton’), Francesca Cianci con collana, Giovanni Di Milia (paglier’), Giuseppe
Gervasi; seconda fila:Vincenzo Di Maio ((uardij zappator’), Maria
Galgano con occhiali,Antonietta Masone, Carmela Poto, Giuseppe
De Nicola (str’lluc’) con cravatta, Flavia Buldo (campanar’), la piccola è la nipote di Livia Cicoira.
Calitri 05 settembre 2006, festa dei settantenni presso il ristorante
Gagliano, ultima fila da sinistra: Antonio Tetta, Antonio Margotta,
Michele Bavosa si vede appena, Antonio Di Napoli, Giuseppe Nannariello, Francesco Cirminiello, Michelina Fatone, Maria Giuseppa Di
Roma, Maria Codella; penultima fila: Concetta Sellitti, Luigi Briuolo, Enzo De Rosa, Angelo Scoca, Antonio Zarrilli; terzultima fila:
Vincenzo Galgano con occhiali scuri,Clotilde Piomaria, Giuseppe
Cucciniello, Lucia Rubinetti; prima fila: Mariamichela Sperduto, Rosa Di Maio, Raffaele Marra, Palmina Ricciardi, Serafina Spatola,Angela Fastiggi, Maria Michela Angelillo e Giuseppe Codella.
Calitri 07 settembre 2006, primo compleanno del piccolo Antonio
Di Cairano (rasizz’) in braccio al padre Michele, con la mamma Lucia
Paolantonio e le bisnonne Laura Fuino e Lucia Zabatta.
18
IL CALITRANO
N. 33 n.s. – Settembre-Dicembre 2006
SAN VITO MARTIRE
Patrono di Albano di Lucania
all’Enciclopedia dei Santi si apprende
D
che san Vito, Modesto e Crescenzia
sono commemorati dal Martirologio romano il 15 giugno1. Nel notiziario proveniente da Florio e integrato da Adone,
composto probabilmente nel VII secolo,
si legge che Vito, fanciullo di sette anni,
era nato in Sicilia. Essendo già cristiano
ed operando molti miracoli il preside Valeriano lo fece arrestare, torturare e chiudere in carcere, sperando, anche con
l’aiuto del padre del fanciullo ancora pagano, di fargli rinnegare la sua fede. Ma
un angelo lo liberò ed assieme ad pedagogo Modesto e la nutrice Crescenzia si
recò in Lucania dove continuò il suo
apostolato.
Secondo un’antica tradizione popolare San Vito è detto di Mazara, lasciando intendere che sia nato a Mazara del
Vallo (Trapani). Da quelle parti è ben
nota la “cubula” (cappella) di Santa Crescenzia in località ove sorgeva l’abitato
di Conturrana presso San Vito lo Capo,
dove si verificò una grande frana. Si narra che sarebbe stata una punizione divina
per gli abitanti di Conturrana perché non
avevano dato asilo al santo allorquando,
liberato dal carcere si era colà rifugiato
accompagnato dai precettori Modesto e
Crescenzia. Si narra, inoltre, che mentre i
tre si allontanavano da quel centro, come
nel caso di Sodoma e Gomorra (Genesi
XIX, 24/26), Crescenzia si voltò indietro
ad osservare la distruzione del paese causata dalla frana.
Nel contempo Vito continuò a correre
verso il mare, le cui acque al suo incedere retrocedevano lasciando un vasto lembo di spiaggia scoperto su cui, in seguito,
nasceva l’abitato di San Vito lo Capo.
Qui sorse il più importante centro ispirato a devozione col santuario sulla riva
del mare presso il quale esisteva un pozzo di acqua miracolosa, con la quale si
guariva dalla caratteristica malattia nervosa denominata “ballo di San Vito” (corea) e dalla rabbia e dunque il santo è
raffigurato affiancato da cani.2
I padri Gesuiti Bollandisti (16431773), nella loro raccolta di documenti
sulla vita dei santi della Chiesa romana,
che va sotto il nome di Acta sanctorum,
precisarono: “Bolland. Sub 15 Junii – S.
Vito Lucano (detto Lucano dal luogo ove
si è spento), con l’aio Modesto e la nutrice Crescenzia, vengono dalla Sicilia condotti dall’angelo, ed approdano il loco
Albano di Lucania (Pz) 15 giugno 1970, processione in onore di S. Vito per le vie del paese.
qui dicitur alectorius (in luogo che si dice
aleatorio), che debbe essere un luogo juxta flumen Siler. Quivi spargono i semi
della fede, non meno che in territorio Tanagritano juxta flumen Siler (nel territorio del Tanagro vicino al fiume Sele). Di
là manda a chiamarli Diocleziano, affinché Vito risani suo figlio infermo. A Roma meraviglie e supplizi: ma l’angelo li
sottrae ai tormenti, et subito inventi sunt
juxta flumen Siler, et equierunt sub arbore (all’improvviso furono trovati vicino
al fiume Sele sotto un albero).
Però, dei sofferti tormenti, qui danno
l’anima al cielo; e dopo tre giorni Florentia, illustre donna, dà sepoltura ai cadaveri in loco qui dicitur Marianus (in
luogo che si dice Mariano). Quel luogo
aleatorio o incerto vicino al Sele, il Racioppi accenna che potrebbe trovarsi
nella valle dell’dierna Auletta3. Ma potrebbe trattarsi del luogo di una sosta
successiva ne negli atti dei Bollandisti
si dice: “…quivi spargono i semi della
fede, non meno che in territorio Tanagritano vicino al fiume Sele”.
Tanto potrebbe essere provato dal fatto che in territorio di Sicignano degli Alburni, interessato dalla valle del Tanagro,
poco prima che questo confluisce nel Sele, ed a confine con la contrada Piana di
Contursi, esiste un vasto pianoro che da
data immemorabile, è detto Piano di San
19
Vito. A dirla col medesimo Racioppi…
il posto potrebbe indicare la presenza in
epoca remota di qualche persona importante per fama, della quale la memoria è
forse scomparsa dalla tradizione degli
uomini, ma resta inviscerato nella toponomastica del minuto popolo che coltiva
e pascola il gregge sui luoghi.4
Da qualche parte si legge che san Vito quando giunse in Lucania assieme ai
suoi precettori si fermò in prossimità di
Eboli dopo aver percorso il Vallo di Diano5. Se così fosse stato è probabile che i
miracoli operati nei luoghi anzidetti e
nell’Ager Eburinus avessero convertito
altra gente, che man mano si andò organizzando in una comunità cristiana, della
quale potrebbe aver fatto parte la pia Florentia. Se non ci fosse stata questa accogliente comunità non si comprende
perché, dopo essere stati tormentati a Roma, San Vito, Modesto e Crescenzia
avessero sentito il bisogno di far ritorno
vicino al Sele. Il toponimo “loco dicitur
Marianus” non si è conservato, ma la
tradizione popolare da sempre lo ha indicato nella contrada Santa Cecilia di
Eboli6, dove sorge un’antica cappella dedicata a San Vito. Il martirio dei tre Santi, potrebbe essere avvenuto nel corso
delle persecuzioni di Diocleziano, quindi
fra il 303 e il 306 d.C., dato che successivamente le disposizioni persecutorie
per i Cristiani persero vigore nella parte
occidentale dell’impero7. Le reliquie furono portate nel monastero di S. Dionigi
di Cerbey dall’abate Furlando al tempo
dell’alleanza tra il Papato e i Franchi
(754). Nell’anno 896 furono traferite a
Basbac, in Sassonia, e successivamente
furono sparse per le molte chiese e città
d’Europa e qualcuna giunge ad Albano
di Lucania8.
Il culto di San Vito è molto antico
nella Chiesa e diffusissimo nel meridione, ma anche al nord al punto di essere
dedicata a questo santo la cattedrale di
Praga9. Già si ha notizia di una chiesa a
lui dedicata al tempo di Papa Gelasio I
(492-496); nel VI secolo a lui sono intitolati monasteri in Sicilia e in Sardegna
(lettere di San Gregorio Magno). In territorio lucano le chiese dedicate al santo,
di solito, furono costruite fuori le mura
per favorire il rito di un antico culto pastorale, legato alla devozione di San Vito,
appellato “turni” durante i quali i pastori
giravano per tre volte col gregge attorno
IL CALITRANO
alla chiesa, l’animale che vi entrava dentro diventava proprietà del santo. Ancora
oggi nelle stesse chiese i fedeli, dopo la
Santa Messa, girano per tre volte attorno
alla chiesa esprimendo un desiderio o invocando una grazia.10
La ricorrenza della festa è riportata
nel Sacramentarium Gelasianum,libro liturgico con le preghiere che il sacerdote
deve recitare durante la Messa, in tutti i
martirologi storici, nel calendario marmoreo di Napoli e nei sinassari bizantini.
Nel medio Evo fu annoverato fra i Santi
Ausiliatori ed invocato contro parecchie
malattie, in particolare contro la corea.11
Nell’archivio parrocchiale di Albano di
Lucania (2^ Seria XVI) si rileva che agli
inizi dell’anno 1773 il clero ed il popolo
eleggono San Vito protettore di Albano e
la Sacra Congregazione dei riti approva
tale elezione con decreto del 2 febbraio
dello stesso anno.
La devozione a San Vito dei cittadini
di Albano di Lucania fu tale che della
sua storia composero il seguente inno
poetico,12 dettatomi da zia Carmela Valenzano, detta la Gorgia, negli anni Settanta del secolo scorso:
Inno in onore di San Vito
“Nc’era nnu figgh’ d’ rignant’,
ca i miedic’ l’avian’ licinziat’,
N. 33 n.s. – Settembre-Dicembre 2006
qua nci vol’ ‘u fanciull’ Vit’,
subbit a carrozz’ è priparat’.
Vit’, Vit’ cacciat’ lu pass’,
‘u figgh’ d’ rignant’ aggé a sanar’.
Quann’ nnanz’ allu lit’ fu arrivat’
Nnu segn’ d’ croc’ l’ha avut’ a far’.
Auzitt’ gioven’ mii da dint’ st’ lit’
E stai mmiezz’ alli toi famigliar’.
Mo ca stu figg’ m’hai fatt’ sanar’
A tavula d’oro t’ fazz’ manggoiar’.
A tavula d’oro nno mang’ io,
agg’ dat’ parola allu mi’ Diu”.
(C’era un figlio di regnante/che i medici l’avevano licenziato;/qui ci vuole il
fanciullo Vito,/subito la carrozza è praparata./Vito, Vito procurati il passaporto./Il figlio del regnante devi andare a sanare./Quando avanti al letto fu arrivato,/un segno di croce l’avrà dovuto fare./Alzati giovane mio da dentro a questo
letto,/e stai in mezzo ai tuoi famigliari./Adesso che questo figlio mi hai fatto
sanare,/a tavola d’oro ti farò mangiare./A tavola d’oro non mangio io,/ho dato
parola al mio Dio).
Damiano Pipino
NOTE
1 Amore A., Enciclopedia dei Santi, a cura
dell’Istituto Giovanni XXIII della Pontificia Università Lateranense, tip. Città Nuova, Roma 1969,
Volume XII, p. 1245.
ASSOCIAZIONE ROMANA
DEI CALITRANI
Puntualmente come ogni anno, anche questa volta
l’Associazione – il 2 settembre 2006 – ha voluto
festeggiare la sua XIV edizione
con la solita impeccabile organizzazione
e con la partecipazione di numerosi calitrani
che hanno allietato la serata danzante
fino alle ore piccole del mattino.
Come sempre la festa si è articolata in una fantasiosa
e ricca manifestazione con premi e con l’attiva
partecipazione dei presenti ai quali è stato regalato
il calendario del 2007.
2 Purpura Gianfranco, Le frane dei misteri
– la cubula di S. Crescenzia e la leggenda di S. Vito, in Archeologia Viva, ed. Giunti, Firenze n. 341992, p. 30.
3 Racioppi Giacomo, Storia dei Popoli della
Lucania e della Basilicata, ed. E. Loescher & C.
Roma 1889, Volume II, pp. 125-26.
4 Racioppi Giacomo, op. cit. Volume I, p. 394.
5 Barra Giuseppe - Paraggio Geremia, Rinasce San Vito al Sele, ed. Grafica Espres, Battipaglia (Sa) 2001, p. 6.
6 Racioppi Giacomo, op. cit. Volume I, p. 203:
Eboli da cui quegli Eburini, uno degli undici popoli che componevano la nazione dei Lucani, che
PLINIO in un celebre passo (Nat.Hist. III,1198),
che attinge evidentemente a fonti anteriori alla
completa romanizzazione dell’Italia meridionale,
annovera tra i Lucani, menzionandoli fra Bantini e
Grumentini.
7 Pipino Damiano, Divinità nelle valli del Sele e del Tanagro-prima che il Cristianesimo arrivasse ad Eboli, ed. Valsele tip. Materdomini (Av),
2003, p. 46.
8 Amore A., op. cit., p. 1246.
9 Purpura Gianfranco, op. cit., p. 31.
10 Pipino Damiano, Le Chiese di Contursi
Terme-Brevi cenni storici, ed. Valsele Tip. Materdomini (Av), 2006, p. 9.
11 Capuana F.-Arduino R., Enciclopedia medica “La salute della famiglia”, Editrice Italiana
per la cultura, Roma 1965, p. 203, lett C riporta:
Corea, malattia infettiva localizzata nel sistema
nervoso, in correlazione, forse, col reumatismo articolato acuto. È preannunziata da malumore, inappetenza, spossatezza; segue la tendenza a compiere,
con gli arti superiori, strani e improvvisi movimenti che rendono impossibile tenere oggetti in
mano, quindi cominciano a muoversi bizzarramente il tronco e gli arti inferiori, sicchè pare che il paziente quando cammina danzi.
12 PIPINO Damiano: Albano di Lucania- monografia, ed. Premiato Stabilimento Tipografico
A.Volpe & Figli, Salerno 1970, p. 41.
La COMPAGNIA
DEI FEROCI
il valore dell’amicizia!
A Calitri, da qualche tempo,
si sente parlare della cosiddetta
“Compagnia dei Feroci”
composta, a quanto pare, da
“personaggi” con caratteristiche
personali tali da poter scrivere
un libro su ciascuno di loro.
Questi personaggi sono…
i miei amici!
Il mio pensiero va a loro
perché voglio ringraziarli
per il rapporto speciale che ci
lega da ormai tanti lustri, perché
l’entusiasmo e la voglia di
divertirsi e di stare insieme
sia sempre la stessa.
Roberto Di Cecca
20
IL CALITRANO
N. 33 n.s. – Settembre-Dicembre 2006
Un ventenne calitrano racconta
il suo paese
di agosto. Un’estate insolita
il tempo un po’ bizzarro perché
Èperlaperil metà
resto a Calitri non è cambiato nulla. Non è certo strano che la popolazione
sia raddoppiata grazie a cittadini solo originari del paese, come non è strano che
durante la giornata resti loro solo la compagnia degli amici, in mancanza di organizzazioni specifiche che concedano loro
uno svago diverso.
È solo nelle sere di agosto che si scatena la festa, se festa si può chiamare.
Spettacoli, manifestazioni, ritrovi di ogni
genere che ci accompagnano fino alla fine del mese. Nulla in contrario, certo.
L’unica pecca starebbe nel fatto che un
giovane della mia età, come anche un
cittadino non residente che viene a Calitri solo in questo periodo, si aspetterebbe
qualcosa di innovativo e non la stessa
successione di serate che ogni anno non
fa mai una piega.
Non c’è sta stupirsi se la partecipazione continui a calare. Non manca mai
solo intorno alle tavolate, come se solo lì
si riesca a divertirsi. In una serata danzante, qualche tempo fa, notai dei gruppetti in semicerchio fermi ad ammirare,
mentre una solo coppia osava scendere
in pista. In un paese vicino, durante una
serata simile, l’intera piazza era in festa
ed alcuni calitrani non stavano a guardare, ma si univano agli altri nel ballo,
come se lì la musica fosse migliore !
Fino a qualche tempo fa si puntava
alle feste patronali, oggi preda delle mi-
gliori lamentele e dei facili paragoni.
È facile dire che Calitri si accontenta di
cabaret, di artisti poco conosciuti e soprattutto di metà della partecipazione
gradita, ma piuttosto che sminuire così
queste feste io penserei alla scarsa collaborazione, alla mancanza di fiducia, alle
pretese di strafare e di stravolere senza
però impegnarsi sul serio.
Non basta la generosità economica
a rendere bella qualsiasi festa: serve la
volontà pura di riunirsi e organizzare
qualcosa di concreto, senza arrendersi, e
non solo in estate. Calitri ha bisogno
sempre di vita. Peccato che puntualmente cada in letargo, già a partire del
nove settembre. Non c’è nulla da togliere ad alcune sporadiche serate di ballo,
ma pensandoci bene oltre al pub, alla
pizzeria, al corso non ci sono alternative
che ci permettano maggiore divertimento. Molti giovani preferiscono spostarsi, specie il sabato sera, e non serve fare
molta strada perché la maggior parte dei
paesi limitrofi offre svago migliore rispetto a Calitri.
È vero che nelle altre stagioni il paese
non è popolato come ora; è vero anche
che il clima non è favorevole, ma i posti
al chiuso non mancano e un cimena, uno
spettacolo qualsiasi non guasterebbero di
sicuro, anche in inverno. Dovrebbe esserci solo maggiore spirito di iniziativa
comune, costente e vario, non la stessa
idea che ogni anno, ad agosto, viene sempre ai soliti, con la stessa monotonia.
C’è solo un particolare che a Calitri è
perenne, da sempre. Non ha stagioni, né
momenti particolari della giornata, né preferenze. Già all’epoca dei miei nonni si
subiva l’angoscia di passare davanti a Cola, dove a movimentare gli animi c’è il
pettegolezzo, l’invidia, la voglia di saperne più degli altri e imporre la propria idea,
oppure semplicemente il gusto di criticare
e giudicare senza mai esserne all’altezza.
Davanti a Cola si trovano sempre gli
stessi gruppetti, difficilmente si incontrano volti nuovi. Tutti sono lì pronti a
scrutare da testa a piedi, a sgomitare il
vicino per segnalargli una presenza. Questi avvisa un altro ancora e così contoonuando, fino a quando si passa a discutere l’anagrafe, le discendenze familiari,
gli immancabili particolari difettosi (da
verificare!) di questo o di quest’altro parente; e se ci si gira verso di loro hanno
solo il pudore di abbassare un po’ la voce, ma intanto continuano a giudicare.
Guai, poi, a farsi vedere in compagnia dell’altro sesso, il matrimonio è imminente, e lo stesso vale per un poveretto che ha problemi di salute, la data
del funerale è già fissata. Non c’è modo
più efficace per descrivere Calitri parlando delle cannazze e di questo passaggio alla dogana. E c’è da pensare se ci
sia un modo per arginare questa situazione, ma evidentemente è una catarreristica troppo indelebile della nostra
mentalità calitrana.
“BluNoTTe”
CENTRO DI EDUCAZIONE AMBIENTALE
inaugurato alla presenza del sinÈle Distato
daco dott. Giuseppe Di Milia, MicheMaio Presidente del circolo “Irpinia” di Calitri, segreteria Legambiente
Campania di altri assessori e di centinaia
di cittadini; è situato nell’area S.I.C. (sito di importanza comunitaria) denominata “Bosco di Zampaglione”, nei pressi
del piccolo “Lago delle canne” nel territorio di Calitri.
Luogo incantevole di grande valore
naturalistico per la presenza di una folta
vegetazione di cerro, acero, faggio,
agrifoglio e di una fauna che vede la
presenza del lupo, della lepre, del fagiano, del cinghiale e del falco.
Il Centro è autosufficiente dal punto
di vista energetico, in quanto dotato di
un impianto solare fotovoltaico ed è attrezzato di un laboratorio per le analisi
21
della acque. La struttura è rivolta a tutti i cittadini ed in particolare agli studenti. Si propone di interagire con il terriorio effettuando attività rivolte all’educazione ambientale: informando, formando, comunicando, educando, partecipando. Le azioni saranno rivolte a garantire il massimo coinvolgimento dei
fruitori.
Segreteria Lega Ambiente
IL CALITRANO
N. 33 n.s. – Settembre-Dicembre 2006
Calitri tra arte e cultura
no degli eventi di maggiore successo
dell’estate calitrana 2006, è stato siU
curamente la mostra pittura di Roberto
Capossela svoltasi dal 19 al 26 agosto
presso la nuova sala ex-Eca.
Ancora una volta rimaniamo basiti di
fronte a quest’arte così profonda e vitale
che riesce sempre a rapirci, creando atmosfere affascinanti e suggestive, e suscitando emozioni di forte intensità.
L’autore, con le sue 19 opere, ripropone
con grande maestria la storia e la vita
vissuta dai nostri avi, provocando spesso
grande commozione. Molti, infatti, riconoscono nelle raffigurazioni pittoriche le
fatiche e i sacrifici di una vita ormai lontana ma sempre viva nel ricordo, fatta di
stenti e privazioni, di povertà e tribolazioni, ma sempre serena, profondamente
diversa dalla complessa realtà di oggi.
Molti si commuovono scrutando i visi scavati dalle rughe profonde, riconoscendo i propri genitori impegnati nel lavoro dei campi, nella vendemmia o in
un’altra attività che, monopolizzando il
loro tempo, li costringeva a lunghe ed
interminabili giornale di lavoro; e molti
ancora, rivedono la propria infanzia vissuta tra miseria e promiscuità con un alone di nostalgia per quella esistenza così
chiassosa e vivace.
Questo è ciò che si sente, questo è
ciò che si prova visitando la seconda personale di pittura di Roberto Capossela, in
grado con le sue opere di ridare corpo a
ricordi ed emozioni del passato, di renderle vive e tangibili, non solo attraverso
il dettagliato recupero di oggetti ormai
lontani ed un’attenta e minuziosa raccolta di antichi proverbi calitrani, ma, soprattutto, grazie alla messa in scena di
Dalla seconda personale di Roberto Capossela.
uno splendido spettacolo, quello di un’esistenza remota ma non dimenticata,
concentrata sul lavoro e sugli affetti familiari, guidata da forti principi morali,
dove assumeva grande importanza la
possibilità di fruire di un animale, che,
alleviando le fatiche giornaliere potesse
allo stesso tempo garantire il sostentamento dell’intera famiglia.
Da qui l’omaggio ad uno degli animali più significativi del nostro passato:
l’asino. Indicato anche con l’appellativo
di “v’ttura” poiché utilizzato per il trasporto di persone e cose, di grandissima
utilità, leale, fedele, umile ed instancabile. Protagonista della mostra viene raccontato attraverso proverbi e ricerche, ritratto con scrupolosa accuratezza nelle
opere stesse ed infine palesato da una
scultura in cartapesta a grandezza naturale, meticolosamente bardata e profondamente apprezzata per la sua verosomiglianza.
Un mostra, quindi, quella del Capossela di grande enfasi che, ripercorrendo la
nostra storia, ci riavvicina alle nostre tradizioni e alla nostra civiltà; imponendoci
di non dimenticare, ci dà la possibilità di
riappropriarci della nostra antica cultura.
Con questo lavoro che si riallaccia per
temi e temtiche al precedente, “il Cielo
delle Memorie” presentato nel ’99, l’autore è stato premiato da una imponente
partecipazione di pubblico (circa tremila
visitatori), forse per la sua innata capacità
di regalare sensazioni intense e di grande
valenza artistica.
Rosa Maria Russo
AI VALOROSI “CADUTI” DI CALITRI DELLA 1° E 2° GUERRA MONDIALE
Padre Onnipotente sapiente e glorioso,
creatore del mondo giusto e pietoso,
sbaraglia il male che aggredisce la terra
con impetuosi venti di guerra.
La guerra è sempre un evento fatale
che provoca lutti e l’odio brutale,
ma è necessaria in qualche frangente…
per debellare il male invadente.
I “figli” di Calitri impavidi e con valore
han combattuto e si son fatti onore,
su tutti i fronti e in “compiti”
rischiosi…
sono stati forti, decisi e coraggiosi…!
Putroppo, tanti audaci combattenti
son caduti da “Eroi” in aspri cimenti…
sono morti per la Patria e la libertà,
e nessuno di noi Li dimenticherà !
Cari Padri, fratelli, figli e mariti,
il Vostro destino ci ha affranti e
annichiliti,
Voi siete il nostro orgoglio ma Vi
piangiamo,
e… con affetto e nostalgia Vi
ricordiamo.
22
Preghiamo per Voi e spontaneo il nostro
cuore
sussulta, sanguina e palpita d’amore,
parliamo con la Vostra fotografia
che ci guarda, ci ascolta e infonde
simpatia.
Imploriamo a “Colui” che tutto sa
di congiungerci a Voi quando “Lui”
vorrà,
la Vostra grandezza… rifulge immortale,
martiri della 1° e 2° guerra mondiale!
Michelangelo Armiento
IL CALITRANO
N. 33 n.s. – Settembre-Dicembre 2006
LUIGI GALGANO
Le famiglie “Galgano”
nel Catasto Onciario del 1753
ell’anno 1740 il Re Carlo III di Borbone incarica la Regia
N
Camera della Sommaria di emanare apposite istruzioni per
la creazione dei catasti nel Regno delle due Sicilie.
I nuclei familiari sono composti dai genitori, figli, nipoti e
lavoranti solitamente impiegati per la maggior parte dell’anno.
Per ciascuna persona è indicata l’occupazione, quale: massaro
di campo, custode di bovi, custode di pecore, mulattiere, curatolo e semplice lavoratore dei campi.
È riportata l’abitazione nel centro abitato e, non essendo ancora utilizzati i nomi delle strade, con l’indicazione dei luoghi
che erano: il pozzo, la ripa, il fosso, il Monistero delle Moniche, sotto il giardino delle moniche, al verdescone, al grottone
di Porriello, sotto il castello.
Sono indicati anche i capi di bestiame in possesso del nucleo familiare: i bovi aratori, le vacche figliate, le giovenche, i
sopranni, le vacche sterpe, asini e cavalli, le pecore.
I terreni agricoli sono indicati in: territorio campese ovvero
coltivato a frumento e simili; territorio vitato ovvero con piante da frutto o vigne; orti e canneti.
L’unità di misura è il moggio napoletano, corrispondente a
circa 3.300 metri quadrati.
Di seguito sono trascritte le schede di due nuclei familiari,
padre e figlio.
Il 31 ottobre 1741 la Regia Camera della Sommaria pubblica la ‘Formula Censualis’ che disciplina le modalità di attuazione dei catasti onciari.
Nella terra di Calitri le operazioni per la creazione del catasto
iniziano nell’anno 1752 e terminano nell’anno 1753. Nel catasto
onciario sono riportati tutti i nuclei familiari, detti anche fuochi,
che possiedono terreni e/o fabbricati nel territorio di Calitri.
Contestualmente al catasto viene anche fatto l’elenco di
tutti i nuclei familiari, compresi i nullatenenti, a cura della
Chiesa. Tale opera è detta Censimento delle Anime.
L’economia della comunità è esclusivamente agricola, salvo
qualche bottega e fornaciaro.
Le famiglie Galgano censite nel Catasto Onciario sono:
Angiolo Galgano, padre onusto
e massaro di campo
Antonia Codella, moglie
Angiolo di Giovanni Galgano,
custode di pecore
Annmaria Fastiggi, moglie
di anni 75
di anni 60
pag. 360
di anni 28
di anni 22
pag. 25
Canio Galgano, bracciale
Rosa Gallo, moglie
di anni 26
di anni 28
pag. …
Francesco del quondam
Antonio Galgano
Annamaria Gervasi, moglie
di anni 35
di anni 33
pag. 146
Famiglia Giuseppe Galgano
Giovanni Galgano (cera di lupo),
bracciale
Maria Di Cecca, moglie
Giuseppe di Donato Galgano,
bracciale
Angiola Tartaglia, moglie
di anni 46
di anni 35
pag. 200
di anni 45
di anni 32
pag. 210
Giuseppantonio di
Giuseppe Galgano, bracciale
Angiola Toglia, moglie
di anni 21
di anni 16
pag. 229
Giuseppe Galgano Galluccio,
bracciale
Isabella Cerreta, moglie
di anni 56
di anni 45
pag. 230
Marco di Salvatore Galgano,
malsano
Lucrezia Toglia, moglie
di anni 60
di anni 60
pag. 269
Paolo Galgano, bracciale
Rosa Caputo, moglie
di anni 50
di anni 40
pag. 295
Giuseppe Galgano, massaro di campo
Francesco, figlio, massaro di campo
Moglie al detto (Francesco), Rosa Ciaffa
Garzoni: Antonio Parisi, lavoratore
Donato di Giuseppe Di Majo, custode di bovi
di anni 90
di anni 43
di anni 35
di anni 30
di anni 18
Abita in casa propria di più stanze al Pozzo, confina Donato Russo ed altri.
Possiede bovi aratori n. 1;
Più altri bovi aratori n. 2, quali sono del sig. Nicola Di
Masi di Castelgrande e li tiene a pedaggio.
Alla società con la SS. Concezione: vacche figliate n. 2,
giovenche n. 3, un somaro da soma.
Un territorio vitato di moggia uno, alla fico, confina l’eredi
del quondam (defunto) Donato Cioglia, a Marco Galgano
Un canneto di misure una a Cortino, confinante Giuseppe
Di Napoli ed Angiolo Ranaldo
Due orti di misure una l’una per ciascheduno, una al serro
di S. Biase, che confina con Marco Galgano e la vedova Antonia Frasca; e l’altro alla cascina, che confina con Paolo Di
Carlo ed altri.
Una masseria di fabbrica di due stanze, una soprana e l’altra
sottana, con territorio campese attorno di moggia quattro e territorio vitato di moggia mezzo, a Piano d’Ulmo; confina li territori di Borrillo e la casa mater Domini di Caposela.
Famiglia Marco Galgano
Marco di Giuseppe Galgano, vive del suo
Giuseppe figlio, massaro di campo
23
di anni 60
di anni 38
IL CALITRANO
N. 33 n.s. – Settembre-Dicembre 2006
Angiola Del Cossano moglie
di anni 36
Michele figlio
di anni 8
Antonia in capillis
di anni 17 (non ancora maritata)
Annamaria figlia
di anni 1
Garzoni: Giuseppe Gervasi Curatolo
di anni 36
Canio Malanga lavoratore
di anni 17
Leone Cesta mulattiere
di anni 24
Canio Caputo custode di bovi
di anni 20
Altro territorio vitato di moggia uno, sito a Frodella, giusta
li beni di Giuseppe Bozza ed il vallone della Cascina.
Altro territorio vitato di moggia due, sito alla Nocella, giusta li beni d’Angiola Gallo ed altri.
Altro territorio vitato di moggia due e seminatorio di moggia
due sito al Bosciglito, giusta li beni di Nicola Di Cecca ed altri.
Un canneto di misure sei, sito al Canalicchio, giusta li beni
di Giovanni Zarrillo e Saverio Tuozzolo.
Un orto di misure due per uso di foglie, sito al Sierro di
S. Biasi, giusta la via pubblica ed altri.
Un territorio seminatorio di moggia sei e mezzo, con massaria di fabbrica per comodo di bovi, sito a Piano d’Ulmo, giusta li beni di Giuseppe Galgano ed altri.
Altro territorio seminatorio di moggia due, sito in detto
luogo e patronato, giusta li beni di S. Anna ed altri.
Abita in casa propria al Pozzo, giusto li beni di Michele di
Cosmo ed altri.
Altra casa per uso di cantina in detto luogo, giusto li beni
della vedova Antonia Frasca ed Antonio Russo per uso proprio.
Possiede una mula da soma, un cavallo ed un somaro da
soma.
Possiede bovi aratori n. 8, sopranni n. 2, vacca figliata n. 1 e
sterpa n. 1.
Un territorio vitato di moggia uno e mezzo, sito alla fico,
giusta li beni di Paolo Di Carlo, Giuseppe Galgano ed altri.
Il catasto onciario di Calitri è liberamente e gratuitamente
consultabile sul sito www.calitriantica.it.
A cura di Luigi Galgano
ADDIO MIMI
tore, di umanista con una ricca e dotta produzione di libri
che costituiscono la collana “Quaderni del Museo” che ha
visto la pubblicazione di ben nove ricchi volumi, con una altrettanto interessante produzione di altri sedici volumi in
avanzata preparazione, che sono vere pietre miliari per la storia di Aquilonia e dell’Irpinia.
Raramente è concesso di incontrare personaggi nei quali
passione per la didattica ed entusiasmo per la ricerca scientifica si integrassero in uno sviluppo inscindibile e armonico
come in Mimì, patrimonio immarcescibile per le nostre generazioni.
lcuni anni fa andando a visitaA
re il già famoso Museo Etnografico di Aquilonia, con mio cognato Remigio e mia sorella Franca, per puro caso incontrammo
sul posto il dottor Beniamino Tartaglia – detto Mimì – che, dopo
le dovute presentazioni, con
straordinaria disponibilità e semplicità ci guidò, con vivace passionalità, per un bel tratto nella
visita al Museo che lui, instancabile animatore ed insostituibile
guida culturale, aveva fondato,
riuscendo a coinvolgere l’intero paese e tante schiere di volenterosi.
Per una delle tante, strane coincidenze dell’esistenzaa,
appena gli accennai, in breve, l’avventura del periodico “Il
Calitrano” che avevo intrapreso tanti anni fa, trovò subito un
comune patrimonio di esperienze condivise, capace di suscitare un’intrigante complicità tra chi nutre questo stesso sentimento.
Fu un amore a prima vista, la sua carica passionale convinceva e trascinava, direi quasi che incantava, l’entusiasmo,
la passione per la propria iniziativa espressa nelle parole e nei
gesti, misurati ma compartecipi; il lavoro già ricco di stimoli
e di curiosità, assistito da originali intuizioni e da un apprezzabile rigore. Emanava un carica di straordinaria vitalità, come straordinaria e istintiva era la sua abilità di stabilire un
contatto con individui di qualsiasi età o condizione sociale,
anche al primo incontro.
Lo spessore umano del personaggio lo si misurava oltre
che da un vivo interesse scientifico, anche dal fortissimo attaccamento nei confronti della sua terra irpina; la ricerca anche del più piccolo pezzo del suo Museo faceva comprendere
come questa sua attività non si fosse mai trasformata in una
stanca routine, ma avesse costituito, fino all’ultimo, uno dei
momenti più importanti della sua vita di studioso, di ricerca-
Raffaele Salvante
A NINO IORLANO
notizia della scomparsa
Ln. adi19ferale
Nino Iorlano ce l’ha portata il
del suo amato quindicinale
“Altirpinia”, è stato un colpo veramente duro sentire che una delle
voci più autonome e libere della
nostra Irpinia ci ha lasciato. Abbiamo perduto l’attento osservatore dei fatti locali e nazionali, l’uomo autorevolissimo per saggezza,
influenza personale e ricchezza di
pensiero.
Neppure se trascorressimo la
nostra esistenza a fare elogi, a proferire lodi e a rendere grazie potremmo ricompensare degnamente quest’uomo che tanto ha operato per la sua terra e per la
sua gente, che certamente ne custodirà per sempre l’amato ricordo.
Addio Nino guidaci da lassù nel solco che hai tracciato
prima di noi.
Raffaele Salvante
24
IL CALITRANO
N. 33 n.s. – Settembre-Dicembre 2006
DIETA MEDITERRANEA
La dieta della salute
ncel Keys è lo studioso americano,
A
morto recentemente all’età di cento
anni, che ha divulgato e resa famosa la
“Dieta Mediterranea”. Tutto ebbe inizio nel 1944, all’epoca della seconda
guerra mondiale, quando Ancel Keys,
sbarcò a Salerno, al seguito della quinta
armata.
Lo scienziato notò che nelle popolazioni del Sud dell’Italia l’incidenza delle
malattie cardio-vascolari (ipertensione,
infarto ecc.) e la diffusione del diabete,
dell’obesità e di alcuni tumori era molto
bassa. Gli studi di Keys hanno evidenziato che l’Italia, la Grecia, la Spagna,
la Francia del Sud e diversi paesi che si
affacciano nel Mare mediterraneo hanno sviluppato, nel corso dei secoli, abitudini alimentari piuttosto simili.
Componenti alla base di questa Dieta
Mediterranea sono: il pane, la pasta, i legumi, la frutta, gli ortaggi, l’olio d’uliva
ed il vino, integrati da piccole quantità di
prodotti di origine animale, specialmente
pesce. Questo tipo di alimentazione è assai diverso da quello delle popolazioni
del nord dell’Europa e del nord-America
dove forte è il consumo di cibi ricchi di
grassi di origine animale e di alimenti
poveri di fibre e molto diffuse sono le
malattie cardiovascolavi.
Ancel Keys, negli anni ’50, così descrisse le sue impressioni sul pasto tipico, di quegli anni, delle popolazioni dell’Italia meridionale: “mi piacque moltissimo mangiare un bel piatto di pasta con
fagioli, molto pane sfornato da poche
ore, verdure fresche in abbondanza, condite con olio d’oliva, una porzione di pesce o carne, una o due volte a settimana,
vino da tavola comune e sempre frutta
fresca”.
Un’alimentazione a base di ingredienti sani e genuini, un giusto apporto
energetico e pasti non troppo abbondanti
permettono di dare il meglio di se stessi
in ogni attività: lavoro, studio e sport. La
Dieta Mediterranea non è considerata solamente come uno sterile elenco di alimenti ma come un “Modo di vivere”,
una cultura del piacere dei sapori tradizionali, dello stare insieme a tavola e del
considerare i pasti un punto d’incontro
della famiglia.
Oggi tutti siamo presi da una fretta
quotidiana, il pranzo e la cena sono spesso rappresentati da un tramezzino preso
al Fast Food ed il profumo ed il gusto
della cucina della mamma sono solo un
lontano ricordo dell’infanzia. “Se vuoi
star bene, mangia bene”: con questo
slogan è partita anni fa una campagna di
educazione alimentare che ha come promotori la Federazione dei Medici di Famiglia e la Confederazione Italiana degli
Agricoltori che si propongono di divulgare la Dieta Mediterrane.
Prof. Giuseppe Chella
VIVERE È SOFFRIRE
uando un amico se ne va e ci lascia
Q
per sempre, di solito ci afferra il dolore e piangiamo per la fine di una parte
della nostra vita. Per la scomparsa di Vincenzo Di Maio, molto conosciuto in paese, è andata diversamente: ho provato dispiacere, mi sono commosso, ma non ho
pianto. Di fronte alla sua salma non ho
versato lacrima, mi sono sentito afferrare
da un senso di ribellione e basta.
Lo aveva colto una malattia che lo
tormentava da oltre una trentina d’anni;
verso la fine ha sofferto e fatto soffrire
oltre ogni dire. Quasi con cattiveria, il
male si è accanito fino a logorarlo negli
organi vitali, era diventato un peso morto
ancora in vita. Per lui l’esame della vita
terrena, oserei dire il martirio, è stato
molto lungo, pesante e doloroso.Chi lo
ha conosciuto lo sa, più di tutti lo sanno
la moglie, i figli e i parenti stretti.
Vincenzo, a me particolarmente caro
per la cortese ospitalità con cui mi accogliesti, insieme alla famiglia nella terribile circostanza del terremoto, nonché per la
stima che mi hai dimostrato in ogni occasione; colto dal male che ti ha tormentato
fino all’ultimo, hai fatto di tutto per combatterlo e rallentarne il processo distruttivo. Ti sei affidato alle premure affettuose,
pazienti e costanti della tua “Tittina”, alle
attenzioni dei tuoi figli, ti sei sottoposto
alle cure più fastidiose e più umilianti per
ostacolare l’inarrestabile corso della malattia. Ora ai tuoi, a me, a quanti ti hanno
voluto bene, resta solo la speranza che ciò
sia l’ultimo atto del tuo destino e che ormai ti ritrovi in una dimora senza confini,
senza tempo e senza tenebre, dove potrai
finalmente vivere senza soffrire e gioire in
eterno.
Gerardo Melaccio
25
Passo dello Stelvio 21 luglio 2005, Domenico Nappo (Mimì r’ zi Paul’) qui ritratto vicino alla stele didecata al campionissimo
Coppi, dopo aver percorso per km. 24 il
versante più duro del Passo dalla Valle di
Trofoi (BZ) pendenza media 9%.
IL CALITRANO
N. 33 n.s. – Settembre-Dicembre 2006
Voci del Dialetto Monteverdese a cura di Idea Corbo e Vincenzo Continiello – Edizioni Delta 3 – Grottaminarda 2006.
to spesso – purtroppo – ignoriamo le cose più elementari della
storia che ci appartiene e che è stata matrice di una secolare e
particolare cultura.
Con l’aiuto del Centro Culturale “F. Guarini” di Solofra
(AV) il Russo ha già dato alle stampe alcuni apprezzati volumi,
e con i due succitati sta proseguendo nella stesura di una serie
di opere sui singoli protagonisti della dinastia dei Borboni per
evidenziarne la personalità e l’epoca del loro regno.
Le sue opere si impongono all’attenzione del lettore non solo per la chiarezza espositiva, ma essenzialmente per l’attenta e
precisa documentazione storica.
bbiamo conosciuto per caso il signor Vincenzo Continiello
A
durante la Fiera Interregionale di Calitri 2005, ci ha cercato perché lo aiutassimo, per quanto possibile, nella stesura di un
I Mai del Baianese di Galante Colucci – Casa Editrice
Il Calamaio – Roma 1998
L A N OS TRA
BIBLIOTECA
vocabolario della sua patria nativa Monteverde. Persona gentile, affabile, determinata e tenace ha saputo, in un breve arco di
tempo, portare a termine un’impresa che ha richiesto un impegno non indifferente, anche se è riuscito ad avere un’ottima e
fattiva collaborazione da tanti personaggi – fra i quali la professoressa Idea Corbo – e dalla moltitudine di monteverdesi che
hanno fatto a gara perché venisse recuperato e conservato ai posteri il ricco patrimonio culturale della loro comunità.
Ne è scaturito un bellissimo volume dove si trova di tutto
dai proverbi ai modi di dire, dalle filastrocche ai racconti, coronato da un vocabolario dialettale, arricchito da ottime fotografie che riproducono arnesi ed utensili della vecchia civiltà
contadina.
Un libro che anche nella sua elegante veste tipografica si lascia ammirare ed invoglia a consultarlo per scoprire quel ricco
patrimonio comune così come è stato generosamente narrato
dalla viva voce degli anziani dell’ultima generazione.
l maio, ovvero l’albero maggiore, o più alto, riproduce il
lontano retaggio della vita delle comunità locali, che pra“I
ticavano l’agricoltura e vivevano della risorse dei boschi della
chiostra collinare e dei Monti di Avella… Un retaggio da onorare e rispettare con la gioiosità della festa popolaresca, dispiegata per le vie cittadine con cori, voci, danze e falò” dice il
prof. Gianni Amodeo nella sua presentazione, sintetizzando, in
modo magistrale, il lungo e sagace lavoro di ricerca che il Colucci ha condotto con vera competenza per rivalutare degnamente questa festa di Baiano e tramandarne ai posteri, l’origine
e la storia, anche quale recupero della socialità, che spesso
manca nella nostra vita di tutti i giorni.
Nuovi Canti Carnascialeschi di Firenze – Le “Canzone” e
mascherate di Alfonso De’ Pazzi di Aldo Castellani – Casa
Editrice Leo S. Olschki – Firenze 2006
pubblicazione dei canti carnascialeschi di Alfonso de’ PazLfaazidall’eminente
raccoglie il “messaggio nella bottiglia” lanciato molti anni
studioso Charles S. Singleton, che aveva au-
Mio padre racconta il Novecento di Teresa Armenti – Edizioni G.C.”F.Guarini” – Montoro Inf. 2006.
un tenero contributo di affetto filiare che guida la mano delÈni della
l’Armenti mentre scrive le molteplici e variegate vicissitudivita del padre, passando in rassegna un lungo, doloroso
spicato l’ampliamento del corpusdei canti fiorentini, di cui egli
stesso aveva iniziato l’opera di riscoperta. La presenza di una
serie di appunti autografi in uno dei testimoni dona un valore
tutto particolare a questa edizione, che viene così a contenere il
documento più antico sull’origine e la rappresentazione dei
canti di Arti e mestieri. I testi qui raccolti danno così un nuovo
impulso all’analisi approfondita di questa forma artistica, svincolandola dall’alveo troppo marcato della tradizione laurenziana ed inserendola in un più vasto e radicato contesto antropologico, che va dal carnevale di Napoli a quello di Norimberga. Così come l’analisi della figura di Alfonso de’ Pazzi, sinora
misconosciuta in tutti i suoi aspetti, getta una nuova luce sulla
Firenze della metà del Cinquecento, fornendo uno spaccato
della vita culturale e degli scontri e tenzoni poetiche tra i letterati dell’epoca. Il commento ai canti si configura come indispensabile strumento di indagine linguistica, ponendo il lettore
di fronte ad una serie di espressioni a sfondo osceno, nella migliore tradizione carnevalesca, tratte molto spesso dai gerghi dei
mestieri.
rendiconto fatto di povertà, di fatica, di miseria e indigenza per
sopravvivere in un mondo che ricorda, a tutti coloro che hanno
una certa età, un periodo aberrante della propria esistenza. Tempi in cui a sei o sette anni un bambino veniva “accunzat’” a fare
cioè il pastore che per intere stagioni, al pari degli animali non
aveva un tetto che lo coprisse, senza istruzione viveva come
abbrutito in una condizione quasi bestiale.
Un mondo fatto di dura fatica che non conosceva il riposo,
per l’ossessivo e continuo passare da un lavoro all’altro, secondo l’ineluttabile lunario agricolo, quasi un ciclo infernale
senza fine.
È un lungo viaggio a ritroso di un’avventura meravigliosa,
alla riscoperta di una realtà sepolta, ma eredità preziosa che
pervenendoci dal passato ci fa riconsiderare con occhio diverso
il presente e ci proietta nel futuro.
1) Ferdinando di Borbone-Napoli IV Re di Napoli – III Re
di Sicilia (1759-1806)
2) Ferdinando I di Borbone Re delle due Sicilie (1806- 1825)
del generale Filippo Russo - Editore Graus – Napoli 2006.
Proverdi Toscani Illustrati di Renato Bellabarba – Casa
Editrice Leo S. Olschki – Firenze 2006
Autore, che come scrive Paolo Toschi nella sua “Presentazione” possiede “una capacità di scelta abile e illuminata, ha
L’
realizzato una raccolta molto divertente e significativa anche
I
l generale Filippo Russo ci ha voluto onorare col farci pervenire due ponderosi volumi sulla storia del Regno di Napoli che
non dovrebbero mancare nelle case di noi meridionali che mol-
sotto l’aspetto psicologico ed estetico.
26
IL CALITRANO
N. 33 n.s. – Settembre-Dicembre 2006
irpino, ricco di sorprese e di scoperte che il Nostro ci comunica
con perizia e vigile scrupolo storico.
Così partendo dalla tomba ducale di Villamaina (sec. XVI),
ci informa dell’origine del mezzo busto delle statue e del
culto verso i corpi dei Santi, nonché dei numerosi monumenti funebri della città di Napoli e delle cappelle sparse per il
vasto territorio. Sempre a Villamaina mette in risalto la coincidenza fra l’apparizione della Vergine ai pastorelli di Fatima
(il 13.05.1917) e l’introduzione nella litania lauretana dell’invocazione di Regina della Pace a Roma da parte di Benedetto
XV.
Dal quadro della Trinità dipinto da ignoto manierista nel
sec. XVI a Torella dei Lombardi a quella di S. Pietro Martire
domenicano, patrono degli inquisitori, a Gesualdo, dal bassorilievo della lavanda dei piedi a Bagnoli Irpino al tondo di San
Giovanni Apostolo a Caposele e così via per ben diciannove capitoli.
Ma la caratteristica essenziale di questa pubblicazione non
è certamente la semplice e pedissequa enumerazione delle numerose e pregiate opere quanto più la storia che il Di Fronzo
affronta, con un’attenta, lucida e doviziosa analisi che risulta
essere di stimolante caratura metodologica.
Il pregio del libro non sta infatti solo nella difesa di una tradizione destinata prima o poi a disperdersi. Attraverso un ingegnoso commento – costituito da altri proverbi concettualmente
collegati ma non coincidenti – e un ricco e gustoso corredo illustrativo, Bellabarba ha fatto sì che “il lettore si trovi quasi
inavvertitamente al centro di un vasto mondo demologico ricco
di valori assoluti”.
L’Autore non è nuovo a questo genere di studi. Nel 1971
pubblicò il volume Proverbi marchigiani illustrati che, oltre ad
essere la prima raccolta di detti popolari delle Marche su scala
nazionale, è la testimonianza di una dimensione psicologica
particolare, tipica della antiche popolazioni picene, il segno
cioè di un’atmosfera patriarcale ma incantata.
L’Arte Sacra in Alta Irpinia di don Pasquale Di Fronzo
–Sedicesimo volume – Edizioni Grappone – Torrette (AV) –
2006 – Fuori Commercio.
ome sempre l’amico don Pasquale ci conduce, con perizia e
C
scioltezza, in questo lungo viaggio dentro ai beni culturali
che fanno parte integrante del nostro “sconosciuto” patrimonio
L’
Amministrazione comunale di Calitri ha promosso una
iniziativa culturale, cofinanziata dalla Regione Campania, sulla
riscoperta del turismo in Irpinia, dal titolo … sulle note dell’Arte - Gesualdo e … Dintorni - Alle ore 19.30 di Domenica 8
ottobre 2006, nella Chiesa dell’Immacolata Concezione ha avuto luogo un concerto per voce ed organo. Alla presenza di un
folto pubblico si sono esibiti il soprano: Francesca Secondino e
l’organista: Michele Sacco, questi hanno presentato un ricco
repertorio di autori vari, introdotti dal prof. Antonio Polidoro del
Conservatorio San Pietro a Maiella di Napoli. La manifestazione è stata presentata dal Sindaco, Dr. Giuseppe Di Milia e
dall’ Assessore alla cultura del Comune di Gesualdo (AV).
Vita Calitrana
C
on inescusabile ritardo, di cui chiediamo cortesemente
venia all’interessato, portiamo a conoscenza dei calitrani non
residenti che il maresciallo Mario Rabbito nativo di Caltagirone (CT) classe 1968 è il nuovo comandante della stazione dei
carabinieri di Calitri dal primo dicembre 2004., È sposato con
tre figli maschi, ha frequentato la scuola allievi marescialli di
Vicenza e la scuola allievi carabinieri di Campobasso. È stato
vicecomandante a Flumeri per due anni, cinque anni a Rionero,
è stato, inoltre, sette mesi in missione di pace nel Kossovo con
la Kfor e ha partecipato a numerose operazioni. Benvenuto
maresciallo.
LA PRO- LOCO SI RINNOVA
T
In seguito alle ultime consultazioni elettorali il nuovo
Consiglio di Amministrazione della Pro-loco di Calitri,
risulta così composto:
P
1) Zabatta Vitale - presidente
2) Strollo Luciana - vice presidente
3) Di Marco Enzo - cassiere
4) Del Cogliano Antonio
5) Lucadamo Vincenzo
6) Rabasca Antonio
7) Rinaldi Giovanni
8) Russo Canio
utta la cittadinanza di Calitri ringrazia il Comune per
aver adibito piazza Scoca per la visione delle partite della nostra nazionale di calcio, che ci ha dato molte soddisfazioni diventando – per la quarta volta – Campioni del mondo. Il direttivo dei giovani per l’Unione.
er commemorare il 16° anniversario della Beatificazione
di Pier Giorgio Frassati – patrono delle confraternite d’Italia –
ha avuto luogo il 14 ottobre 2006, a Benevento il 5° Cammino
di fraternità della Metropolia, composta dalle Diocesi di Benevento, Avellino, Cerreto Sannita, Ariano Irpino e Sant’Angelo
dei Lombardi-Conza-Nusco-Bisaccia. Un gruppo di confratelli dell’Immacolata Concezione di Calitri, vestiti con il camice e
il mozzetto, ha partecipato al raduno, per rinsaldare i vincoli di
fratellanza che ci legano e ci spingono a tramandare ai giovani
le tradizioni della Chiesa.
Il Collegio dei revisori dei conti:
1) Del Re Valentina
2) Rubinetti Giovanni
3) Lampariello Canio
27
da n. 29 continua - 4
IL CALITRANO
N. 33 n.s. – Settembre-Dicembre 2006
SOLIDARIETÀ COL GIORNALE
le,Cialeo Iolanda, Margotta Antonia via Fontana 103, Mastrullo
Giuseppe, Zarrilli Maria Grazia, Contino Lucia, Acocella Antonietta, Lucadamo Vincenzo, Ziccardi Giuseppe, Fastiggi Giuseppe, Russo Vito, Cirminiello Francesco, Pasqualicchio Maria
Antonietta
Euro 20: Cerreta Francesco, Di Cairano Canio, Codella Luigi,
Borea Antonio, Zarrilli Giuseppe, Fratelli Mucci, Panniello Giovanni, Buldo Giovanni, Cianci Mariantonia, Bavosa Carmine,
Caputo Giuseppe, Melaccio Giovanni, Sena Ferdinando via Circonvallazione 201, Capossela Michele via Circonvallazione
143, Zabatta Lucia, Zabatta Rocco, Zampaglione Michele, Di Napoli Antonietta Corso Garibaldi 170, Galgano Lops Giuseppina,
Maffucci Anna Maria, Cubelli Canio via G. Tozzoli 25, Nivone
Michele, Di Muro Leonardo, Di Napoli Canio, Vallario Leonardo
via F. Tedesco 55, Paolantonio Vito, Piante e Fiori Galgano Maria
Gaetana, Gallucci Annibale, Cestone Canio, Scoca Vito, Nigro
Maria Concetta, Metallo Fiorina, Metallo Giuseppe, Tornillo Rosa,
Di Cecca Romeo, Fastiggi Lucietta, Russo Enzo, Metallo Antonio
c/o Cisl, Pasticceria Zabatta, Armiento Maria Giuseppe, Codella
Francesco via Pittoli 118, Zarrilli Michele Contrada Macchiursi,
Tornillo Francesco via Dante 2, Lampariello Serafina, Tornillo
Giovanna via F. Tedesco 163, Santoro Vincenzo, Gervasi Lucia,
Melaccio Gerardo, Di Pietro Maria, Bar Germano, De Nicola Vito, Di Maio Michele via L. Maffucci 3, Lucrezia Vincenzina, Arci
Michele, Basile Francesco Vincenzo, Del Cogliano Enzo, Metallo
Michele, Di Milia Salvatore, Salvante Michele, Gautieri Vincenzo,
Piumelli Attilio, Maffucci Angelo Maria, Di Cosmo Michele, Di
Cecca Giovanni Corso Garibaldi 96, Codella Vito Corso Garibaldi 44, Di Salvo Michele Calitri Scalo, Armiento Assunta, Rosania Gaetano Via S. Canio 6, Cialeo Vincenzo, Acocella Attilio,
Di Cecca Angelo, Zarrilli canio, Cicoira Romualdo, Di Maio
Franco, Vodola Giuseppe, Contino Vitantonio, Cestone Francesco
Mobili, Di Carlo Erberto, Maffucci Pietro, Metallo Michele P.zzale Michelangelo, Grasso Antonio, Margotta Antonio, De Rosa Enzo, Di Roma canio, Zarrilli Salvatore, Maffucci Maria Corso Garibaldi 112, Nicolais Cristina, Zarrilli Francesco via Verdi 35, Rubino Maria Antonia ved. Zabatta, Di Maio Vincenzo, Metallo
Giovanni via Gagliano, Edicola Russo, Macelleria Vitello d’Oro,
Cerreta Francesco via San Canio 17, Mauro Giuseppe, Pastore
Donato Nicola
Euro 25: Rondinini Maurizio, Zabatta Canio, Di Milia Maria, Del
Re Michele, Di Cairano Giuseppe, Sansone Lorenzina
Euro 30: Maffucci Salvatore, Ricciardi Giuseppe, Di Cairano Antonio, Toglia Luigi, Zarrilli Michele via Verdi 1, Cestone Pasquale
Contrada Carcatondo, Vallario Michelina via Nazioni Unite, Galgano Luigi, Polestra Giovanni, Cicoira Osvaldo, Stanco Michele,
Cerreta Pietro, Galgano Giovanni via F. Tedesco 5, Fasano Giovanni, Tornillo Berardino via F.lli Carola 21, Di Cecca Angelomaria
Euro 40: Di Milia Antonio via Gagliano, Zarrilli Luigia via M.A.
Cicoira 21
Euro 45: Agriturismo Valle Ofanto
Euro 50: Caruso Salvatore, Armiento Vincenzo, Di Napoli Giulio,
Di Milia Canio Maria Montecaruso, Di Napoli Girardi Clorinda,
Maffucci Canio Rosario, Foto Flash, Fiordellisi Franco
Euro 60: Armiento Giuseppe
Euro 70: Hotel Ambasciatori
DA CALITRI
Euro 5: Panelli Peppino, Margotta Donato, Siconolfi Anna
Euro 8: Metallo Rocco
Euro 10: Di Cecca Berardino, Armiento Maria, Vallario Lorenzo,
Di Luzio Silvia Maria Rosaria, Cestone Maria, De Nicola Giovanni
e Rachele, Cubelli Iolanda, Di Maio Elisabetta via Cerrata 10,
Margotta Concetta, Di Milia Michele, Sperduto Giovanni, Codella
Giuseppe via Torre 11, Cicoira Vitantonio, Ungherese Lucia, Tancredi Giuseppe, Gautieri Canio, Zabatta Michele, Zabatta Domenico, Cubelli Vincenzo via M. Cicoira 25, Di Cosmo Angelo via san
Martino 16, Margotta Angela, Maffucci Teresa Vico Tornillo 16, Leone Giuseppe, Cestone Giuseppe via Leonardo Codella 1, Briuolo
Rocco, Scoca canio, Maffucci Vincenzo via Cerrata 2,Di Napoli Luigi via Sotto le Ripe 6, Germano Michelantonio, D’Amelio Pietro,
Gervasi Giovanna, Caputo Vincenzo, Germano Michelantonio,
Tuozzolo Donato, Santoro Angiolina, Martiniello Maria, Panniello
Carmine, Bavosa Gerardo, Marchitto Luisa, Di Milia Pompeo corso
Garibaldi 146, “Le Dolcezze” di Emilia Maffucci, Borea Giovanni,
Vallario Lorenzo, Paolantonio Paolo, Cestone Franchino, Cubelli Vincenzo via Sottomacello 8, Strollo Salvatore, Russo Pietro, D’Ascoli
Valentino, Di Maio Vincenzo, Di Cecca Giovanna via F.lli Carola
13, Martiniello Michele, Cerreta Alfonso, Di Cairano Gaetano via
Pittoli 91, Nicolais Toglia Gaetanina, Sperduto Angelomaria, Zabatta Rosina ved. Galgano, Cerreta Antonio, De Luca Maria, Nappo Domenico, Rauseo Angela, Galgano Bernardino, Maffucci Angelomaria, Galgano Donato, Cerreta Maria via II° Sotto Macello, Di
Maio Maria Michela, Cardinale Raffaele, Maffucci Vincenzo Nicola,Nicolais Angelomaria, Rubino Michele, Fatone Maria Concetta, Lettieri Canio, De Nicola Michele, De Nicola Giuseppe via
Fontana della Noce, Maffucci Franco Mario e Maria, Di Milia
Raffaele, Miele Giuseppe via Libertà 13, Di Guglielmo Francesco
via C. Frucci 12, Scilimpaglia Pasqualino, De Nicola Angelo, Armiento Rocco, Di Maio Vito Nicola,, Cerreta Canio via Manzoni
16, Di Guglielmo Michele e Angela, Di Maio Maria Francesca vico
I° Largo Croce 2, Cianci Gaetano, Margotta Michele, Armiento Antonietta, Di Napoli Francesca, Vallario Canio Antonio, Di Maio Giovanni, Petito Maria ved. Sena, Polestra Vincenzo, Caputo Vittorio,
Capossela Giovanni, Cestone Angelo Vico Buccolo 21, Gervasi Benedetta Via Pittoli 77, Metallo Vito via Maffucci 5, Zabatta Vincenzo via Macello 12, Zabatta Vitale, Martiniello Canio, Iannece Antonio, Iannece Aldo, Zarrilli Vito e Tornillo Maria Rosaria, Panelli Armando, Zampaglione Donato, Russo Rocco, Cubelli Giovanni, Maffucci Rosa ved. Armiento, Fasulo Sergio
Euro 12: Scoca Vincenzo
Euro 15: Tuozzolo Raffaele e Rosamaria, Briuolo Angela, Fiordellisi Michelantonio, Calà Pasquale, Sicuranza Giovanni, Iannolillo Giovanni, Galgano Pasquale, Zarrilli Vittorio e Michelina,
Gautieri Vincenzo, Metallo Giovanni via Leonardo Maffucci 30,
Di Napoli Rocco, Caputo Vincenza, Caruso Rosina, Miele Giovanni, Merola Giuseppina, Rubino Pietro, Lucrezia Antonia, Nesta Vincenzo, Gallucci Vincenzo, Bruniello Giuseppina, Caputo
Vitantonio, Capossela Roberto, De Nicola Giuseppe, Tornillo
Giuseppe Nicola via M.A.Cicoira 3, Tateo Domenico, Di Milia
Pasquale, Maffucci Canio, Colucci Giuseppe, Di carlo Miche-
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IL CALITRANO
N. 33 n.s. – Settembre-Dicembre 2006
sare (Mariano C.se), Tornillo Lucia (Salerno), Leone Michele
(Coltignaga), Ciorcione Rabasca Barbara (Caserta), Rubino Vito
(Scandiano), Di Cosmo Angelina (Castiglione D.S.), Iannolillo Antonella (Busto Arsizio), Marchese Antonio (Cervinara), Codella
Elio (Corsico), Di Maio Giovanna (Roma), Toglia Canio (Poggibonsi), Gautieri Vito (Acqui Terme)
Euro 25: Bonucchi Alfonso (Roma), Rella Giovanna (Pescopagano), Lampariello Vincenzo (Nova Milanese), Toglia Lidia (Roma), Miele Pietrangelo (Bollate), Metallo Vincenzo (Roma), Galgano Francesca (Bergamo), Matrodomenico Caterina (Napoli)
Euro 30: Messina Giuseppe (Roma), Frasca Vincenzo (Roma),
Bozza Canio (Robecco sul Naviglio), Codella Vito (Cremona), Di
Napoli Donato (Napoli), Scoca Angelo (San Severo), Metallo Cesare (S. Giorgio a Cremano), Fierravanti Lucia (Olgiate Comasco), Marchitto Vito (Potenza), Nicolais Luigi (Como), Acocella
Giovanni (Avellino), Frucci Puccio (Roma), Del Cogliano Berardino (Salerno), Di Maio Michele Arcangelo (Napoli), Vallario
Giuseppe Nicola (Firenze), Rabasca Angelomaria (Cervinara),
Cestone Pasquale (Busto Arsizio), Di carlo Michele (Casalnuovo),
Codella Donato
Euro 35: Aristico Antonio (Siena)
Euro 40: Cala’ Canio (Scandiano)
Euro 50: De Nicola Mario (Vico del Gargano), Tozzoli Giovanni Paolo (Roma), Don Lorenzo Sena (Fabriano), Frucci Angelo
(Roma), Di Gironimo Bruno (Salerno). Maffucci Donato (Mariano
C.se), Zarrilli Michele (Poggibonsi), Cestone Mario (Brescia), Di
Napoli Pasquale (Milano), Acocella Vincenzo e Nicola (Bologna), Di Milia Luigi (Taranto), Messina Giuseppe (Roma), Cioffari
Raffaele (Milano), Ferrara Teodora (Pescopagano), Maffucci Canio Antonio (Torino)
Euro 100: Cicoira Antonio (Roma)
DA VARIE LOCALITÀ ITALIANE
Euro 5: D’Onofrio Giuseppe (Castellammare di Stabia)
Euro 10: Zola Mario (Mariano Comense), Maffucci Teresa (Bologna), Germano Mario (Capriano), Lantella Salvatore (Torino),
Metallo Vincenza (Roma), Acocella Ada (Castelfranci), Cerreta
Giuseppe (Cambiano), Russo Michele (Mestre),Famiglia Margotta (Roma), Zingariello Silvia (Montesilvano), Di Cairano Antonio (Guidonia), Scoca Angela (Bologna), Scarano Gaetana (Lucrezia), Di Carlo Grazia (Napoli), Di Napoli Alfonso (Bollate),
Martiniello Nicolina, Briuolo Luigi (Alessandria), Di Napoli Antonio (Rho), Del Cogliano Marco (Salerno), Gautieri Giuseppe
(Bologna), Cubelli Orazio (Portici), Melaccio Giuseppe (Poggibonsi), De Luca Donato (Rapone), Cestone Assunta via G. Marconi 31, Russo Aniello (Avellino), Galgano Canio Vincenzo
(Cantù), Metallo Maria Antonietta (Roma), Zarrilli Michele (Novate M.se), Colucci Galante (Atripalda), Fierravanti Pina (Ponte
Tresa), Di Maio Vincenzo (Milano), Scoca Donato (Roma), Leone
Vito Antonio (Bologna), Zabatta Gigino (Roma), Don Pasquale
Rosamilia (Teora), Di Milia Angela (Bologna), Cianci Antonietta
(Milano), Scoca Giuseppe (Roma), Polestra Pasqualino (Milano), Di Lisi Giuseppe (Taranto), Beltrami Franca (Melfi), Gargano
Oreste (Roma),Nannariello Giuseppe (Milazzo), Gallucci Giuseppe (Calderara), Di Cairano Mario (Roma), Maffucci Michele
(Milano), Di Carlo Francesca (Roma), Marra Sigismondo (Milano), Zarrilli Luigi (Poggibonsi), Cerreta Vincenzo (Camnago),
Senerchia Giuseppe (Firenze), Stanco Barbara (Barbaiana), Di
Napoli Giuseppe (Brescia), Tirelli Margherita (Salerno)
Euro 15: Zabatta Salvatore (Supersano), Fastiggi Michele (Salerno), Rauso Pietro (Picerno), Di Cosmo Vincenzo (Poggibonsi),
Mastronicola Vittorio e Lucia (Frosinone), Dei Valter (Scandicci),
Zarrilli /Fastiggi (Bollate), Pezzi Angelo (Mariano C.se), Galgano Canio (Lentate S.S.), Errico Rosalba (Roma), Codella Michele
(Tirano), Gautieri Antonio (Mariano C.se), Russo Eleonora (Ventimiglia), Bozza Michele (Genova), Russo Donato (Torino), Leone
Concetta (Cermenate), Metallo Maria Concetta (Rieti), Capozi
Bruno (Roma), Russo Vincenzina (Avellino),Gallucci Donato (Ancona), Maffucci Antonio (Roma), Ardolino Francesco (Maddaloni), Grippo Francesco (Morra De Sanctis), Di Cairano Scoca
francesca (Lavena Ponte Tresa)
Euro 20: Continiello Vincenzo (Monteverde), Cristiani Salvatore (Poggibonsi), Capossela Giuseppe (Genova), Mazziotti Maria
Antonia (Santa Marinella), Galgano Margherita (Roma), Rinaldi
Maria Antonietta (Ottaviano), Acocella Filippo(Cugliate Fab.),
D’Amelio Adriano (Firenze), Manzoli/Borea (Genova), Di Napoli
Angelomaria (Porto Torres), Di Napoli Rocco (Casalecchio), Pignone Michele (Trani), Maffucci Edoardo (Torino), Cestone Canio
(Brescia), Zarrilli Vincenza (Codorago), Cianci Michele (Brescia), Metallo Mauro (Brescia), Codella Michele via Valdinievole
7, Lucrezia Raffaele (Bollate), Ricigliano Peppino (Giussano),
Ferrero Remo (Torino), Cicoira Gaetano, Bove Cataldo (Potenza),
(Roma), Pastore Umberto (Verona), Panella Mario (Nova M.se),
Ricciardi Francesco (Roma), Cestone Antonio (Pavia), Floridia
Marco (Limbiate), Tartaglia Giorgio (Caselle di Selvazzano),
Metallo Colomba, Russo Michele (Potenza), Tetta Antonio (Napoli), Del Cogliano Concettina (Leccio), Della Valva Vito (Bollate),
Nicolais Luigi (Manfredonia), Maffucci Pietro (Roma), Fastiggi Luciana (Pomezia), Vallario Giuseppe (Grugliasco), Bozza Michele (Ravenna), Miano Mario (Napoli), Caruso Michele (Norago),
Maffucci Giuseppina (Roma), Fastiggi Canio (Caserta), Miele Ce-
DALL’ESTERO
BELGIO: euro 10 Rubino Donato, euro 20 Simone Luigi, Simone Michele, Galgano Antonio, Patrissi Angelina, euro 50 Palermo Carmine
FRANCIA: euro 50 Del Priore Vittorio
GERMANIA: euro 10 Metallo Teresa, euro 15 Nicolais Alfredo, euro 20: Briuolo Antonio, Nigro Giovanni, Zarrilli Canio,
Inverno Vair Michelina, Galgano Umberto, Scoca vittorio, euro
50 Tuozzolo/Lepre,Gautieri Gaetano
SVEZIA: euro 20 Armiento Michelangelo
SVIZZERA: euro 10 Altieri Vito, euro 35 Di Maio Vito via Al
Lido Viganello, euro 40 Scoca Crescenzo, euro 50 Cianci Antonio
ARGENTINA: euro 20 Pennella Michele
AUSTRALIA: euro 10 Fastiggi Angelo, $ 50 Di Maio Antonio
BRASILE: euro 35 Famiglia Aristico
U.S.A.: $ 10 Casimiro Mary, Lucrezia Josephine, euro 20 Salvante Vincenza, De Angelis Maria, Di Napoli Antonietta, euro
25 Iannolillo Luigi, Shalpich Greg, Di Milia Giovanni, Metallo
Vincenzo, Fastiggi Richard e Patricia, euro 40 Toglia Mario,
euro 50 Frucci Bruno, $ 25 Roberto e Lisabeth Bongo $ 50
Abate Maretta e Michele, Beardell Jane
VENEZUELA: euro 20 Maffucci Berardino
Chiediamo scusa e comprensione
per qualsiasi involontaria omissione
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IL CALITRANO
N. 33 n.s. – Settembre-Dicembre 2006
MOVIMENTO DEMOGRAFICO
Rubrica a cura di Anna Rosania
I dati, relativi al periodo dal 29 giugno 2006 al 30 ottobre 2006,
sono stati rilevati presso l’Ufficio Anagrafe del Comune di Calitri.
NATI
Salvante Giovanna di Roberto e di Di Cecca Rita
Pasqualicchio Arianna di Giuseppe e di Scarlatella Antonella
Tamova Yania di El Massan e Lahyane Aicha
Mavryliv Diana di Ivan e Havryliv Lyubov
Cestone Carla di Vincenzo e di Zarrilli Elisabetta
Nocera Sofia Lucia di Gabrio e Carlino Giuseppa
Varriale Greta di Andrea e di Fierravanti Angela Rosa
Sibilia Sofia di Leonardo Pasquale e di Tornillo Giuseppina
Cerreta Francesco di Giuseppe e di Di Milia Patrizia
Mastrodomenico Rebecca di Massimo e di Buldo Patrizia
Mastro Jacopo di Nicola e di Calabrese Nicoletta
07.07.2006
28.07.2006
29.07.2006
29.07.2006
14.08.2006
14.08.2006
12.09.2006
22.09,2006
02.10.2006
11.10.2006
28.10.2006
Grand’Ufficiale
Giovanni Vincenzo Del Vento
Maggiore Generale Arma Aeronautica
Medaglia d’Argento al Valor Militare
Medaglia d’Oro al Valor Militare
12.02.1920 † 13.12.1989
A diciassette anni della scomparsa i figli
e i parenti tutti lo ricordano a quanti
lo conobbero e l’amarono.
MATRIMONI
Picone Antonio e Zarrilli Rosa
Scoca Francesco e Manni Valentina
Maceratesi Marco e D’Amelio Antonella
Di Maio Franco e Di Salvo Maria
Pepe Mario e Di Cecca Maria Antonietta
Russo Leonardo e Cestone Antonella
Di Carlo Antonio e Pagano Teresa
Rauso Fabrizio e Nicolais Maria Teresa
Zarrilli Gianfranco e Zarrilli Mariangela
Mesce Nicola e Calabrese Nicoletta
Miele Angelo e Cerreta Luciana
Ferri Antonio e Roselli Michelina
Strollo Rocco e Tornillo Roberta
De Rosa Salvatore e Maffucci Angela
Rabasca Angelo e Di Blasi Angela
Rosania Antonio e Butera Samantha
Pannisco Angelo Maria e De Fabrizio Rosalba
10.06.2006
15.06.2006
01.07.2006
19.07.2006
22.07.2006
29.07.2006
01.08.2006
03.08.2006
12.08.2006
12.08.2006
14.08.2006
18.08.2006
26.08.2006
26.08.2006
07.09.2006
09.09.2006
16.09.2006
MORTI
Pagliarulo M. Libera
Caputo Concetta
Tornillo Giovanni
Di Maio Vincenzo
Galgano Erberto
Cesta Antonio
Castellano Antonio
Mastrodomenico Vincenzo
Di Napoli Giuseppe Antonio
Pinto Antonio
Lungaro Angelamaria
Donatiello Diodato
Di Salvo Michele
Sagliocco Antonio
Tornillo Vincenzo
De Nora M. Antonia
Cialeo Giuseppe
Cestone M. Angela
Lampariello Vincenzo
Zabatta Angelina
Gautieri Rosa
Castiello Antoniamaria
Cialeo Iolanda
01.01.1941 - † 29.06.2006
24.01.1913 - † 30.06.2006
15.09.1923 - † 06.07.2006
23.10.1933 - † 15.07.2006
28.08.1928 - † 24.07.2006
30.05.1931 - † 28.07.2006
17.09.1930 - † 28.07.2006
13.12.1907 - † 28.07.2006
13.11.1924 - † 02.08.2006
01.11.1938 - † 03.08.2006
24.01.1928 - † 10.08.2006
06.09.1927 - † 21.08.2006
26.02.1950 - † 25.08.2006
26.07.1918 - † 28.08.2006
17.12.1921 - † 28.08.2006
11.11.1957 - † 13.09.2006
23.05.1928 - † 14.09.2006
27.01.1935 - † 17.09.2006
23.08.1922 - † 17.09.2006
22.03.1925 - † 21.09.2006
31.07.1915 - † 22.09.2006
08.03.1916 - † 04.10.2006
17.06.1930 - † 11.10.2006
30
È mancata all’affetto dei suoi
Maria Giovanna Siciliano
Melfi Napoli
15.05.1931 † 23.08.2006
I parenti, gli amici e la Redazione
porgono le più sentite condoglianze
al marito Mario Cianci,
ai figli Daniela e Gianni, e ai nipoti.
Antonio Di Cairano
(barracca)
Calitri Genk (Belgio)
01.03.1925 † 07.05.2006
Moglie, figli e nipoti
sono tristi per il vuoto
che non si può colmare,
ma grati per l’amore e la
forza che ci ha dato.
ERRATA CORRIGE
Sul numero precedente
abbiamo invertite le date
di nascita e le didascalie,
in riferimento ai due omonimi
Vincenzo Maffucci.
Chiediamo scusa ai parenti
e ai lettori
IL CALITRANO
N. 33 n.s. – Settembre-Dicembre 2006
R E Q U I E S C A N T
Francesco Balestrieri
Pescopagano Roma
29.08.1912 † 15.02.2006
La nostra miseria è grande,
ma la misericordia di Dio
è infinita.
Maria Concetta
Di Cairano
02.09.1923 † 02.05.2006
I suoi cari ne serbano,
nel cuore,
la memoria.
M. Michela Russo
21.05.1924 † 01.03.2006
“Mamma carissima,
te ne sei andata in silenzio,
così come hai vissuto tutta
la tua vita”.
Le figlie Enza e Franca
Milano.
Peppino Salvante
Calitri Castrovillari
01.09.1923 † 17.06.2006
La moglie Rita, i figli
Luciano e Renato,
le nuore e i nipoti
lo ricordano
con amore a quanti lo
conobbero e l’amarono.
Angela Senerchia
01.11.1936 † 15.05.2006
Fu il sorriso della
nostra casa; sarà
il rimpianto di tutta la
nostra vita.
Vito Metallo
16.02.1938 † 01.08.2005
Sei sempre in mezzo a noi,
tutti i tuoi cari ti
pensano sempre.
P A C E
Angela Galgano
25.10.1912 † 20.02.2006
Con l’amore di sempre
la ricordano le figlie
Antonietta, Rosetta,
Maria e Gina.
Giuseppantonio
Di Napoli
13.11.1924 † 02.08.2006
Hai sofferto in silenzio e
lavorato fino all’ultimo
istante della tua vita.
Di te ricorderemo sempre
la bontà, l’umiltà e la
sincerità. La moglie,
i figli, i nipoti.
Flaminio Zabatta
Calitri Garbagnate Mil.
12/11/1916 † 27/10/2006
Rosa Gautieri
17.01.1933 † 17.01.2005
O Signore, a noi dona
la forza della
rassegnazione,
alla sua anima
la vita eterna.
Ci mancherà il tuo eterno
sorriso.
I tuoi cari
Francesco Della Valva
19.02.1916 † 10.11.2005
La moglie Antonietta,
i figli Vito,
Antonietta, Lucia,
la nuora, i generi
e nipoti.
Michele Giuliano
01.01.1920 † 03.08.2005
Resterai sempre nel
cuore di quanti
ti vollero bene.
Canio Maffucci
08.07.1925 † 30.11.2005
Le sofferenze ti hanno
duramente provato fino
alla fine.Il dolore per la tua
assenza non potrà mai
essere colmato.
La moglie, i figli, il
genero, la nuora
e i cari nipoti.
Francesca Zabatta
20.10.1940 † 22.12.2005
La morte ti ha strappata
al nostro affetto, ma tu
guidaci ancora dal cielo.
I N
Pietro Rubino
17.06.1925 † 09.12.2005
La moglie Maria Michela
e i figli Lucia, Agnese e
Pasqualino.
Ercole Nunziata
Salvitelle Spinetta
Marengo
12.08.1939 † 11.11.2004
Tu vivrai sempre accanto
a noi i tuoi cognati.
31
Attilio Galgano
17.12.1927 † 18.12.2005
Per sempre vivo in noi
resterà il tuo ricordo.
Salvatore Sansone
04.10.1927 † 30.09.1959
Dopo 47 anni dalla tua
scomparsa, ti ricordano,
con lo stesso affetto di
sempre, tua moglie
Lorenzina, i tuoi figli
Michele e Maria
Antonietta e tutti coloro
che ti conobbero e ti
amarono.
In caso di mancato recapito rinviare all’Ufficio Postale di Firenze CMP
per la restituzione al mittente previo pagamento resi
Calitri Pasquetta 1947 nel Casino alla Ficocchia di proprietà Di Cairano: da sinistra in alto: Francesco Bonucchi, Francesco Ricciardi, Lucia Cerreta si vede appena, Francesco De Nora, Beniamino Nicolais; al piano: Giovanni Scolamiero (u’ sandandrian’), Giovanni Di Cairano, Giovanni Toglia (u’ vurp’), Pasquale De Nora (faucion’),Concettina Cerreta si vede solo la testa, Chiara Belfiore in Toglia, Elena D’Orsi in Senerchia,Teresa Cerreta (u p’rit’), Dora Ferrara; seduti per terra: Maria Belfiore, Raffaele De Rosa (canimacc’), ed Angelo Frucci (br’sckon’).