Alimentazione self service e su misura per ogni scrofa

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Alimentazione self service e su misura per ogni scrofa
SERVIZIO
di Luca Acerbis
AZIENDE IN PRIMA PAGINA
AZIENDA CAVAGNA
Alimentazione self service
e su misura per ogni scrofa
Il gruppo dinamico per le scrofe in gestazione, con stazioni di alimentazione automatica,
è stato la scelta fatta da Giuseppe Cavagna, allevatore di Isorella, in provincia di Brescia,
allorché si è trattato di riammodernare e ingrandire l’allevamento, una scrofaia che,
a lavori ultimati, passerà da 400 a 600 scrofe. Attualmente una parte delle scrofe
fa la gestazione in box e una parte nel gruppo dinamico. Questo consente quindi
un interessante confronto tra le due tipologie.
estazione libera con stazione di alimentazione a riconoscimento
automatico. Ossia, un unico gruppo di decine di scrofe, con continui ingressi e uscite in funzione del momento di
gestazione: quello che si definisce un
gruppo dinamico. Una soluzione stabulativa che non è diffusissima in Italia, ma
che sicuramente risponde appieno alle
direttive sul benessere animale laddove,
parlando di scrofe gestanti, incombe la
data del 1 gennaio 2013 con la quale
dovranno essere abbandonate le gabbie
singole per la gestazione delle scrofe dalla
quarta settimana successiva alla fecondazione. Avvicinandosi a questa data è
interessante analizzare l’esperienza di chi
ha già adottato questo sistema, per raccoglierne la testimonianza. È il caso di
G
Giuseppe Cavagna di Isorella, in provincia di Brescia. Il suo è un allevamento in
crescita, dato che sta passando da 400 a
600 scrofe. Un investimento importante,
che ha comportato la realizzazione di
nuove sale parto e svezzamenti e, in particolare, una modifica del settore gestazione, che è quello sul quale in particolare ci soffermeremo. Allo stato attuale
la gestazione delle scrofe, dopo il periodo in gabbia singola che termina con la
diagnosi di gravidanza, avviene per circa
la metà del numero in box da 5-6 soggetti e, per l’altra metà (questo dal settembre scorso), in stabulazione libera in
due grandi gruppi dinamici, con stazione
di alimentazione a riconoscimento automatico dei capi. Una situazione interessante, quindi, per una valutazione com-
parativa delle due opzioni (box o gruppo
dinamico), in termini di costi, di gestione degli animali, di risultati in sala parto.
L’organizzazione degli spazi
Accompagnati da Giuseppe Cavagna,
vediamo da vicino l’organizzazione di questa gestazione. Come sottolinea Cavagna
e come è importante evidenziare, il buon
funzionamento di una struttura come questa non è solo una questione di macchine installate. Certo, non sono un dettaglio irrilevante e le proposte delle varie
aziende installatrici sono sicuramente valide e affidabili. Prima ancora di ragionare
sulla macchina, però, è importante avere
ben chiaro che è estremamente importante
anche una razionale disposizione delle aree,
▼ In queste immagini è evidente che nella gestazione di Giuseppe Cavagna a Isorella, in provincia di Brescia, la tranquillità delle scrofe è difficilmente superabile.
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sia quelle dove saranno collocati gli
autoalimentatori sia quelle destinate alla
stabulazione e al riposo delle scrofe. Dipende infatti anche dal lay out adottato non
solo la facilità di accesso delle scrofe alla
stazione automatica ma anche una minore o maggiore facilità e comodità di lavoro dell’addetto. Come ci si è organizzati
qui? Innanzitutto la struttura è suddivisa
in due grandi recinti lungo l’asse centrale della stanza. Questi due grandi recinti
sono separati da una corridoio-box multifunzionale estremamente versatile (come
vedremo). Lungo il lato più interno di ognuno dei due recinti c’è una stazione automatica di alimentazione, mentre in fondo,
contro la parete, c’è il box del verro, che
comunica attraverso due finestrelle con
entrambi i gruppi di scrofe. La pavimentazione prevede una zona a grigliato centrale, per la totalità del corridoio e per una
parte dei due grandi box, e una parte a
pavimentazione piena. Questa corrisponde alla zona riposo delle scrofe, sollevata
dal resto della pavimentazione da un piccolo rialzo. Completa la struttura una serie
di muretti che delimitano dei sotto-box
aperti, nei quali le scrofe possono entrare e uscire a piacere. Sulle pareti di questi sotto-box ci sono gli abbeveratoi, abbeveratoi che ci sono anche all’interno del
corridoio centrale. Questo spazio, infatti,
opportunamente chiuso con un cancello
mobile, diventa il box di separazione delle
scrofe per tutte le ragioni che possono
indurre l’allevatore a dare questo comando al computer di controllo (fecondazione, vaccinazioni, spostamento in sala parto,
visita veterinaria...). Dato che la scrofa
potrebbe rimanere qui anche alcune ore
(ad esempio se è entrata a mangiare la sera
precedente nella stazione automatica) è
importante che abbia sempre la possibilità di bere. Il locale è completamente aperto, senza pareti, e la ventilazione è naturale con l’apertura delle finestre laterali e
del cupolino azionata elettronicamente in
base alle temperature.
Dettagli sulla gestione
Vediamo ora qualche dettaglio della
gestione degli animali in questo settore.
Come detto, le prime scrofe sono state inserite nel settembre scorso e, attualmente,
ci sono animali con più parti alle spalle
dopo lo spostamento. Considerando che
una parte numericamente analoga di
scrofe ha fatto la gestazione tradizionale
nei box, è possibile fare un primo raffronto su quello che succede in sala parto in
base alla diversa modalità di gestazione
avuta. Per quel che ha visto Giuseppe Cavagna, la partita è tutta a favore del gruppo dinamico: “C’è una netta differenza! Le
scrofe partoriscono molto meglio, senza
praticamente bisogno di interventi. Non c’è
praticamente necessità di fare esplorazio-
▼ All’uscita dalla stazione di alimentazione la scrofa può essere essere separata dal resto del gruppo.
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grammi successive, che cadono nella
mangiatoia dalla tramoggia soprastante. La
scrofa può mangiare tutto il quantitativo
che le spetta nel giorno in una sola volta
o in più riprese.
Ovviamente se entra nella stazione automatica una scrofa che ha già mangiato
tutto, le porte di uscita si aprono e non riceve altro. Ci possono essere poi situazioni
particolari, con scrofe che possono avere
bisogno di più mangime, o di una integrazione particolare o una medicazione: in
questo caso imposto sul computer il
numero di quelle scrofe e quando esse
entreranno nella stazione automatica
riceveranno quanto impostato”.
ni o aiutare manualmente la scrofa. Le
nidiate che hanno fatto la gestazione libera sono inoltre più uniformi, con meno differenze tra una scrofa e l’altra. I suinetti
sono più vitali, più pesanti e tutto questo
si traduce, naturalmente, in prestazioni
migliori e meno perdite allo svezzamento”.
Le ragioni di tutto questo sono in parte
intuibili osservando la tranquillità e i movimenti liberi da parte delle scrofe, che possono muoversi, camminare, riposare, spostarsi senza ostacoli, con tutti gli spazi di
fuga necessari per allontanarsi da qualche
soggetto dominante. Tutto ciò, per ovvie
ragioni, non accade in un box. La ginnastica funzionale per gli arti è limitata e non
c’è alcuna possibilità di allontanarsi in casi
di lotte da parte del soggetto più debole.
Ma ci sono anche ragioni che poggiano
direttamente sulla possibilità di fare un
dosaggio alimentare calibrato esattamente sulle necessità di ogni singola scrofa, in
quantità e qualità, potendo la macchina
fornire il mangime ordinario, un secondo
mangime e, infine, un eventuale integratore o prodotto medicato. Racconta Cavagna: “Per ogni scrofa è possibile inserire nel
computer un determinato quantitativo di
mangime, in base a una curva di alimentazione specifica. La scrofa, entrando
nella stazione automatica, riceve il quantitativo impostato in “razioni” da 20
▼ La “grata” dove avviene il contatto tra scrofa e
verro. Il tutto misurato e registrato dall’antenna.
▼ Qualora debba addestrare alla stazione automatica nuove scrofe, Giuseppe Cavagna blocca
temporaneamente l’accesso alla stazione automatica dal recinto per le altre scrofe. L’accesso viene creato solo
nel recinto di addestramento, creato nel corridoio.
▼ Oltre alla tramoggia principale all’interno dell’autoalimentatore ce ne sono altre due. Questo consente di dosare un secondo tipo di mangime e un terzo prodotto, ad
esempio un integratore. Tutto su misura delle necessità della singola scrofa.
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Regolazioni mirate
che si vuole testare, impostandone la
quantità e i capi interessati al computer.
Alla fine della prova si potrà verificarne
l’efficacia, sicuri che ogni scrofa della
prova ha mangiato esattamente il quantitativo desiderato. Una prova di questo
genere sarebbe impossibile da fare con
scrofe in box, per l’impossibilità di conoscere esattamente i quantitativi di alimento mangiati da ogni soggetto.
Cambia la gestione
Continuiamo nell’osservazione di questa
gestazione e di come questo tipo di stabulazione e la presenza delle stazioni
automatiche di alimentazione permetta
VideoBox (guarda il filmato su www.pointvet.it)
Libere e nella massima
tranquillità
iù di molte parole valgono le immagini. È quello che spinge molti allevatori a visitare l’allevamento di Giuseppe
Cavagna, per vedere con i propri occhi la
gestazione con gruppo dinamico e autoalimentatore automatici. In alternativa andate sul video nel sito di Professione Suinicoltore. Le immagini partono con il box del
verro, collegato ai due grandi recinti per
le scrofe. Si vedono le due finestrelle attraverso le quali avviene il contatto tra scrofa e verro, e quindi la stimolazione. La finestrella è fatta in modo da consentire l’ingresso, diciamo così, della testa della scrofa nel recinto del verro e non viceversa,
così da permettere all’antenna posta
lateralmente di leggere il tempo di permanenza della scrofa con il verro. Superata una certa soglia (10 minuti) viene dato
il segnale di scrofe in calore e l’animale
verrà separato all’uscita dalla stazione di
alimentazione. Il video procede inquadrando il settore di sinistra (entrando nella
gestazione) dove sono presenti le pluripare. Si notano i muretti che delimitano i
vari sotto-box, aperti, per il riposo delle
scrofe. La pavimentazione qui è piena, leggermente rialzata rispetto alla parte su grigliato. Sotto il grigliato le deiezioni sono
rimosse mediante vacuum system. Il filmato procede e inquadra in tutta la sua
lunghezza il gruppo delle pluripare e i vari
sotto-box. A sinistra si vedono i due autoalimentatori e il corridoio centrale. Difficile non notare la tranquillità delle scrofe,
P
▼ Il riconoscimento della scrofa avviene mediante
transponder inserito nel padiglione auricolare.
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veramente notevole, pur in presenza di
estranei. Si può vedere che l’autoalimentatore ha due ingressi, di cui uno all’interno
del recinto e uno esterno, sul corridoi di
servizio. Come mai? Servono per l’addestramento delle scrofe. Il corridoio di servizio diventa infatti un recinto, chiuso
opportunamente con dei cancelli mobili,
visibili nell’inquadratura finale del video.
All’interno di esso sono messe le scrofette
o scrofe che devono essere addestrate,
così che famigliarizzino con la macchina.
Il filmato procede inquadrando il secondo recinto, quello delle scrofette. Mentre
una scrofa è nell’autoalimentatore le
porte di accesso per un’altra scrofa non
si aprono. Dalla parte opposta della stazione di alimentazione si possono notare
le due uscite. Questo serve per la separazione delle scrofe, per varie ragioni (calore, vaccinazioni, visite veterinarie ecc) una
volta che ha mangiato davanti alla scrofa
si chiude la via di accesso al grande recinto e si apre quella verso il corridoio centrale.
Servizio
Insieme alla quantità di mangime da dare
alle scrofe, può essere regolata anche la
quantità di acqua che va nella mangiatoia
allorché la scrofa è entrata nella stazione
automatica, così da dare un pasto più secco
o più bagnato, fino a un pastoncino, in base
alle necessità e preferenze, e sempre calibrando la cosa scrofa per scrofa. Le caratteristiche della macchina permettono all’allevatore di agire sulle leva alimentare in
maniera mirata per facilitare certe operazioni gestionali, ad esempio l’addestramento
delle nuove scrofe alla macchina o la venuta in estro. Nel primo caso Giuseppe Cavagna racconta che il giorno prima che siano
messe delle scrofette nel box, riduce di
molto la quantità di mangime. Il giorno successivo per molte di esse basta l’odore del
mangime rilasciato dalla stazione automatica per fare capire come funziona il
meccanismo. Il secondo caso riguarda la
venuta in estro delle scrofette, in particolare la coda del gruppo, quelle più recalcitranti. Per queste viene impostato sul computer un periodo di cinque giorni con una
quantità minima di mangime, seguito a cinque giorni con 3 kg. Questo stress alimentare seguito da una sovralimentazione risulta essere particolarmente efficace. Il tutto
gestibile direttamente dal computer.
Altra operazione particolare di non poco
rilievo che è possibile fare con queste stazioni automatiche riguarda la prova di
determinati prodotti (ad esempio gli
integratori) su un numero limitato di animali, per misurarne l’efficacia. Si può individuare un gruppo di animali che riceverà,
oltre al mangime ordinario, l’integratore
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▼ Giuseppe Cavagna con il padre Pierino, l’iniziatore
dell’allevamento.
▼ Dal computer centrale si imposta e controlla ogni operazione delle stazioni di alimentazione e si può
visionare lo storico di ogni scrofa. Lo stesso può essere fatto in allevamento con il palmare.
una gestione più mirata. È possibile, ad
esempio, la verifica dei calori e dei ritorni senza necessità di passaggio con il
verro. Entrambi i gruppi hanno un punto
di contatto con il box del verro. Una finestrella collega i due box e la griglia che
la blocca consente alla scrofa di inserire il muso nel box del verro, ma non viceversa. A un lato della griglia c’è l’antenna che registra i tempi di permanenza
della scrofa a contatto con il verro e li
trasmette al computer: il superamento di
una certa soglia, impostata dall’allevatore
(qui è di 10 minuti), corrisponde alla scrofa in calore; pertanto allorché questa
scrofa entrerà nella stazione di alimentazione sarà separata dalle altre all’uscita.
L’allevatore se la troverà così nel box di
separazione, pronta per la fecondazione,
senza dover andare a prendersela nel
gruppo. Lo stesso avverrà anche nei giorni successivi, per la durata dell’estro (e
lo stesso meccanismo entra in gioco qualora si abbia un ritorno). Questo accade
ovviamente solo nei casi in cui ci siano
scrofe da stimolare per il calore e fecondare. Capita solo in uno dei due recinti,
quello delle scrofette. Queste sono inserite periodicamente, in base alle necessità, attorno ai 150-160 kg, provenienti
dalla stalla di quarantena. Qui fanno la
stimolazione, sono fecondate e svolgono tutta la loro prima gravidanza. Nell’altro gruppo invece ci sono le pluripa-
re, che sono inserite nel gruppo dinamico solo dopo la diagnosi di gravidanza.
Convivono qui due tendenze, che ancora non hanno trovato tra gli allevatori un
parere univoco: usare il gruppo dinamico solo dopo la diagnosi di gravidanza
oppure fin dall’inizio? “Sono scelte da fare
azienda per azienda”, spiega Giuseppe
Cavagna. “Per entrambe ci sono vantaggi e svantaggi. Nel primo caso si ha la
necessità di meno macchine, nel secondo la gestione del gruppo di scrofe si svolge tutta in un solo locale e non c’è la
necessità di fare la ricerca calori con il
ruffiano”.
Addestramento delle scrofe alla macchina? “Facile e abbastanza veloce”
Un elemento che invece, sempre per l’esperienza che racconta Giuseppe Cavagna,
è abbastanza trascurabile come impatto
in tempo e fatica è l’addestramento delle
scrofe alla stazione automatica. “Quando ho spostato il primo gruppo di una sessantina di scrofe sono bastate due settimane perché tutte imparassero come
comportarsi. Il giorno prima dello spostamento ho ridotto drasticamente la
quantità di mangime. Una volta spostate una parte ha imparato subito, per il
gruppo delle recalcitranti è bastato stare
un paio d’ore al giorno nella gestazione,
spingendo nella stazione automatica le più
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recalcitranti. A mio avviso il problema dell’adattamento delle scrofe è un problema
che non esiste. Giuseppe Cavagna sottolinea anche un altro elemento che permette di usare al meglio la macchina: il
palmare. “Con il palmare posso impostare e modificare tutte le funzioni come se
fossi al computer. Se, ad esempio, vedo
una scrofa che a mio avviso richiede di
essere separata dalle altre, o una modifica delle quantità di mangime per determinati soggetti, o qualunque altra cosa,
avvicino il palmare al transponder della
scrofa, che viene così “letta”, e per essa
imposto le modifiche che desidero. A sera
collego il palmare al computer e automaticamente sono travasate nel programma tutte le modifiche fatte”.
Alla fine del percorso manca ancora un
dato importante, quello del costo, che non
è un elemento tale da fare pendere decisamente il piatto della bilancia verso l’opzione con i box o verso quella del gruppo dinamico. “I costi si equivalgono”,
spiega infatti Giuseppe Cavagna. “Prima
di decidere ho valutato attentamente i
preventivi e, per una gestazione come
questa, che può contenere 150-160
scrofe, il costo finale delle due soluzioni era simile. Nel caso del gruppo dinamico la spesa più importante è quella
delle macchine e del computer di controllo (quest’ultimo costo incide in misura sempre minore quante più stazioni
automatiche si inseriscono, dato che un
colo computer può gestire più stazioni
automatiche), mentre per la gestazione
in box c’è la spesa per i recinti e per il
sistema di alimentazione, mentre è identica alla due soluzioni quella per la ven■
tilazione”.