FP Foro Pontino - Ordine degli Avvocati di Latina
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FP Foro Pontino - Ordine degli Avvocati di Latina
FP Notiziario del o r o o n t i n o F P PERIODICO DELL'ORDINE DEGLI AVVOCATI DI LATINA direttore Mario Rapanà •Elezioni 2008 - L'Avv. Malinconico al terzo mandato: intervista di Maria Belli - I neo eletti •A Domanda risponde - Il GIP dr.ssa Lucia Aielli Avvocatura Pontina: nuovo inizio? •Giurisprudenza Pontina - Il Giudice nel giusto processo commento di Angelo Farau - Ad un anno dalla morte del Dr. De Angelis, in ricordo del Giudice amico Memoriale di Luca Giudetti •Intorno alla cultura - Ottocento e i Barbari: grandi mostre fra Roma e Venezia - Dal film 'Avvocato!' all'evento letterario anno XXVII n.1/08 gennaio–marzo 2008 Aut. Tribunale di Latina n.354 del 27.04.82 Poste Italiane SPA - Spedizione in Abbonamento Postale - 70% DCB - Latina In caso di mancato recapito inviare al C.P.O. di Latina CONSIGLIO DELL’ORDINE AVVOCATI DI LATINA Presidente: Avv. Giovanni Malinconico; Sgretario: Avv. Carlo Macci; Tesoriere Avv. Aldo Panico Consiglieri: Avv. Maurizio ALBIANI, Avv. Pier Giorgio AVVISATI, Avv. Giampiero BONDATTI, Avv. Antonio BUONEMANI, Avv. Antonella CICCARESE, Avv. Angelo FIORE, Avv. Gabriella GIUGLIELMO, Avv. Giovanni LAURETTI, Avv. Giacomo MIGNANO, Avv. Stefano REALI, Avv. Umberto SALVATORI, Avv. Maddalena SIGNORE. I N QUESTO N UMERO 2• Editoriale Un 2008 di prospettiva (M. Rapanà) 4• Elezioni Consiglio dell'Ordine 2008 Il Presidente dell'Ordine Avv. Giovanni Malinconico, terzo mandato alla guida del neo-eletto Consiglio, commenta le recenti elezioni forensi rispondendo a domande...senza sconti. 9• I neo eletti 11• Commenti Finalmente si parla. di Michelina Grillo 12• Diritto e Società Giurisdizione esclusiva del Giudice Amministrativo nella conclusione di accordi sostitutivi fra P.A. e privati. di Emilia Colaiuta 14 • Antiriciclaggio nessun obbligo di denuncia in sede processuale e di consulenza stragiudiziale. 19 • L'avvocato e la risoluzione alternativa delle controversie. di Anna Laura Tocco DIREZIONE E REDAZIONE Piazza Bruno Buozzi, 1 Palazzo di Giustizia 04100 Latina tel. 0773 693040 – fax 662749 DIRETTORE RESPONSABILE Avv. Mario Rapanà DIRETTORE EDITORIALE Avv. Annalisa Romaniello COMITATO DI REDAZIONE Avv. Pier Giorgio Avvisati Avv. Carlo Bassoli Avv. Silvestro Conte Avv. Enrico D’Antrassi Avv. Angelo Farau Avv. Anna Fiorentino Avv. Giada Gervasi Avv. Giovanni Lauretti Avv. Michela Luison Avv. Virginio Palazzo Avv. Stefano Reali 16• A Domanda Risponde La Dott.ssa Lucia Aielli 21• Così deciso nel Foro di Latina Imparzialità del Giudice: L'ordinanza 26/1/2007 del II Collegio Penale del Tribunale di Latina nel solco garantista della Consulta di Angelo Farau 24• In ricordo di Giovanni Maria De Angelis Memoriale di Luca Giudetti 28• Intorno alla Cultura L’arte dell’Ottocento alle Scuderie del Quirinale e l’immortale lezione di Luchino Visconti 28 • Roma e i barbari a Palazzo Grassi di Venezia 30 • L'esempio di Fulvio Croce 32• I neo avvocati Notiziario del Foro Pontino. Pubblicazione trimestrale – Distribuzione gratuita a tutti gli iscritti dell’Ordine degli Avvocati di Latina, a tutte le Istituzioni, a tutti gli Ordini Forensi d’Italia, a tutti i Tribunali d’Italia – Tiratura 4000 copie Edizione, progetto grafico, impaginazione: EDIZIONI CONTROVENTO p.s.c., Via Pio VI n.7 - 04100 Latina. Tel/Fax 0773 697468. Stampa: Grafica 87, Pontinia (LT) Aut. Tribunale di Latina n.354 del 27.04.82 Poste Italiane SPA - Spedizione in Abbonamento Postale - 70% DCB Latina .In caso di mancato recapito inviare al C.P.O. di Latina L’effetto 'bulgaro' e le sue cause D alla tornata elettorale più sonnolenta, silente e atarattica degli ultimi 15 anni (qualche Collega trova analogia risalendo ad un 1990, ‘Vinciguerra regnante’), emerge il dato più macroscopico e anch’esso – manco a dirlo - pacifico. L’unica lista di 15 candidati e – tutt’intorno - l’assenza di dibattito, la mancanza di ogni confronto all’interno del quadro che il foro pontino ha offerto di sé sin dalla vigilia delle elezioni fino all’esito che, anche da queste pagine ritrovate, proviamo ad analizzare. A guardare come a una fotografia, anzi, ad una serie di scatti in successione, la sintesi è delle migliori: i quindici candidati dell’unica lista (click), i quattordici ‘promossi’ al primo turno (click), integrati con il semplice, silente, ballottaggio annunciato (click). Ci viene anche in mente un Pupi Avati del 2001, “I cavalieri che fecero l’impresa”, ma senza scomodare davvero epiche imprese (ché – al di là del dato numerico simil…plebiscitario – mai competizione fu così priva di lotta), ci limitiamo ad osservare che vera impresa è aver comunque ritrovato, dopo un voto così poco vivace e così povero di dibattito, un Consiglio dell’Ordine rinfrescato da un opportuno ‘lifting’ di energia, rinsaldato nelle sue componenti e – c’è da crederlo – rinnovato nella convinzione del proprio agire per il difficile, impegnativissimo biennio che già s’annuncia. Davvero un altro mondo, verrebbe da dire al più ingenuo e neofita degli osservatori: oasi felice , solo a guardare gli spettacolari scenari nazionali, le rocambole di ben altri Consigli. Invece, a dispetto di tanta pacatezza di toni e apparente disinteresse a coltivare pensieri alternativi, sono stati in tanti – pur sempre, beninteso, nel silenzio dilagante di un foro distratto e stanco – a parlare (mormorare?) di elezioni ‘bulgare’. Siglare così quest’ultima esperienza consiliare è apparsa, dunque, la reazione più facile, immediata e anche facilmente ironica. A chi scrive non viene, però, di unirsi al coro, se non come a un goliardico sfottò, non immune da un tocco d’amarezza e di tardivo ripensamento: da chi non c’era a chi, invece, c’è stato. A ‘compiere l’impresa’, s’intende. Ci viene, piuttosto, da guardare - non senza irritazione - a noi classe forense, a noi avvocatura pontina, ormai pesci perfettamente ambientati in un’acqua sempre meno salubre, sempre più opaca per troppe mancanze, troppo lassismo, troppa incuria e troppo silenzio. Lasciamo qui volutamente vaghi tanti concetti, ma l’accenno riteniamo sia qui sufficiente. Siamo, in realtà, tutti ben consapevoli e avvertiamo tutti - molto più di quanto le silenti elezioni appena concluse dicano - il bisogno di una ricerca ostinata, per interrogarci – ben più esplicitamente di quanto fatto finora - il più costruttivamente e propositivamente possibile, sulle cause che hanno indotto una pur validissima e collaudata compagine consiliare a gestire pressoché in solitaria il suo stesso ricambio interno. Tanto da proporre la totalità delle quindici candidature, come osservato da più parti, tanto da limitare fino alla semplice enunciazione l’analisi sui maggiori temi di interesse collettivo, sulla gestione dei rapporti con le altre componenti del Foro, il dibattito su modi e tempi dell’aggiornamento degli avvocati… Prima che dirla ‘bulgara’, guardiàmola nelle sue pieghe quest’ultima tornata elettorale, priva degli entusiasmi dell’Aiga dei Giovani Avvocati …vecchia maniera, delle lotte e delle astensioni ancora convinte, delle Camere Civili e delle liste contrapposte… A noi pare che tanta parte del presente getti radici fino ad allora, naufragando – oggi - in una più generale carenza di idee e perfino di in certo coraggio nell’ostinazione avverso tante storture, tante omissioni, tanti ‘alibi’ di cui solo a Latina e provincia si avverte dolorosamente il proliferare. Non sorprende davvero che un simile panorama abbia finito con lo scoraggiare in tutto il Foro la nascita di liste alternative che pure, quand’anche numericamente destinate a poca fortuna, avrebbero attestato l’esistenza di un’Avvocatura più reattiva e partecipe del proprio tempo, comunque disposta a chiamarsi protagonista in un momento storico e ambientale tra i più difficili, massimamente in un territorio che lamenta il peggior Tribunale del Lazio e perde terreno – sul piano nazionale – in ordine ai maggiori temi della qualità della vita. Nella preoccupante assenza di questi umori, di una caparbia convinzione dell’avvocatura pontina di assolvere sempre e comunque – qui e ora – anche ad un più alto ruolo sociale, sta il ‘bulgaro’ risultato delle elezioni 2008. Dopo il quale non sembra neanche avvertirsi più di tanto il senso benefico e salutare del ripartire, ricominciare con uno slancio nuovo. Questo non s’avverte, nel foro pontino, se non – forse – nei diretti protagonisti (i cavalieri che fecero l’impresa) cui sicuramente viene da augurare la migliore navigazione, ma cui sarebbe del tutto vano, se non deleterio, delegare a oltranza un impegno e un coraggio d’intervento che dovrà avviarsi dapprima nelle nostre consapevolezze personali. Annalisa Romaniello 1 FP FP Editoriale Un 2008 di prospettiva di Mario Rapanà U n 2008 ricco di novità. Si sono concluse presso la Cassazione e le Corti di Appello le inaugurazioni dell’anno giudiziario con una novità rispetto al passato: si è parlato di una Giustizia sofferente che ha bisogno di una diagnosi diversa e di una terapia confacente per restituirle quel ruolo che di credibilità che deve riconquistare gli italiani. Gli ordini forensi si sono rinnovati per un altro biennio. Il Foro di Latina unanimemente ha confermato il consenso al Presidente Giovanni Malinconico ed al Consiglio uscente rinnovatosi parzialmente. In effetti il Consiglio ha ben operato in questi ultimi due anni operando scelte difficili nell’interesse dell’avvocatura pontina e predisponendo le condizioni più favorevoli per venire incontro alle esigenze di formazione e di approfondimento dei problemi che riguardano la vita di tutti i giorni. Il governo si è dimesso e gli italiani dovranno tornare alle urne il 13 e 14 aprile. Giustizia e Professioni non hanno trovato ancora soluzione alcuna. Sono evidenti i segni di malessere nella magistratura ed avvocatura per cui è indispensabile che alle forze politiche 2 Editoriale oggi si pongano, nel contesto di una rinnovata mentalità, i problemi che richiedono una comunione di intenti. E’ importante, quindi, avviare, in linea con il programma dell’O.U.A., una Costituente sulla giustizia, di cui facciano parte i parlamentari, magistrati, avvocati e rappresentanti delle altre figure del mondo della giustizia; rivisitare i riti processuali civili con riduzione a pochi modelli modulabili; individuare e approvare interventi in campo penale, di tipo sostanziale (depenalizzazione ecc.) e processuale, tesi ad assicurare rispetto dei diritti di tutte le parti del processo e tempi rapidi nell'interesse anche delle vittime del reato, innescando un circuito virtuoso riduzione dei tempi-effettività delle garanzie-effettività delle sanzioni con conseguenze anche di carattere preventivo speciale e generale. Rivalutare il ruolo e la funzione del difensore in ogni processo, e al di fuori di esso, nei circuiti di definizione alternativa delle controversie e nell'attività stragiudiziale. Creare un osservatorio centrale di verifica dei dati della giustizia completo, accessibile, trasparente e cogestito, con la partecipazione attiva dell'avvocatura; approccio non ideologizzato e senza soluzioni preconcette al tema della geografia giudiziaria, da affrontarsi non soltanto sulla base di aridi dati numerici; ottimizzazione delle risorse umane e materiali dell'amministrazione della giustizia, con l'affermazione 3 di criteri di competenza e managerialità della gestione degli uffici; uso delle tecnologie nella gestione dell'amministrazione della giustizia (processo civile telematico, forme moderne di registrazione delle udienze anche civili, di creazione di fascicoli elettronici di tutti i procedimenti completi e consultabili a distanza dagli aventi diritto ecc.); riorganizzazione di tutte le magistrature onorarie nell'ottica di qualificazione e razionalizzazione delle risorse, selezione, formazione, verifica dei requisiti per la permanenza nelle funzioni, incompatibilità e riflessione sulla possibilità di creare circuiti alternativi di giurisdizione pubblica non statale; riconoscimento del ruolo dei lavoratori della conoscenza nell'economia italiana e del loro contributo alla creazione del pil, superando la concezione, tuttora vigente anche se ormai vetusta, che riconosce il ruolo di «parti sociali» (con dignità di considerazione, consultazione, parola e tutela) solo al mondo industriale e del lavoro dipendente, ponendo finalmente fine al dualismo imprese-Confindustria/lavoratori dipendenti-sindacati; riforma della professione forense e del percorso di accesso per consentire sviluppo e riqualificazione della figura dell'avvocato nella società e per realizzare i principi di rappresentanza democratica e di sussidiarietà nell'ordinamento professionale; affermazione della deducibilità integrale degli oneri sostenuti per le attività di formazione e aggiornamento professionale. FP FP Elezioni Consiglio dell'Ordine 2008 Il Presidente dell'Ordine Avv. Giovanni Malinconico, terzo mandato alla guida del neo-eletto Consiglio, commenta le recenti elezioni forensi rispondendo a domande...senza sconti I l Presidente dell’Ordine degli Avvocati di Latina, Giovanni Malinconico alle prese con le domande di Foro Pontino sulle elezioni appena svoltesi. Dove … a furor di popolo elettore, è stato riconfermato, insieme ad altri 14 Consiglieri indicati nella lista ufficialmente presente. L’unica!… Prima di tutto, complimenti per il successo determinato dai voti di preferenza. Ma, secondo lei, parliamo proprio di grandi numeri? Mi spiego: 884 elettori su quasi 1.700 aventi diritto non sono un po’ pochini? Per il primo turno delle scorse elezioni, quando erano in lizza due liste importanti e composte tutte da Colleghi molto qualificati, si raggiunse il record di votanti in numero superiore a novecento. Quest’anno, senza una competizione tra schieramenti antagonisti, almeno ufficialmente, si è arrivati a numeri molto vicini (quasi novecento votanti). Credo si tratti di un risultato molto importante, anche tenendo conto che i Colleghi che esercitano l’attività in modo costante e prevalente, e che quindi risultano iscritti alla Cassa Forense, non sono più di mille. In ogni caso credo dobbiamo prendere atto che il nostro è un Foro di grandi dimensioni, con tutto quello che ne consegue in termini di differenze rispetto a realtà più piccole: Roma, per fare un esempio, esprime il voto non più del 35% degli iscritti. 4 Conferme e nuove sfide per un Foro di grandi dimensioni... e grandi orizzonti intervista a cura di Maria Belli Da più parti si è parlato di “lista bulgara”, perché blindata dal Consiglio uscente. Secondo lei in percentuale poteva esserci una lista alternativa e con quali prospettive? Ho sentito anch’io questa battuta che sembra far ironia non solo sul fatto che non vi erano antagonisti, ma anche sul fatto che ci si presenti alla sfida elettorale divisi in liste. In effetti l’ordinamento forense non lega il meccanismo elettorale alla presentazione di liste. Si tratta di una disciplina che risente moltissimo del tempo trascorso, dettata per una realtà forense composta da pochissimi iscritti e preordinata alla costituzione di organi- Elezioni Consiglio dell'Ordine 2008 smi deputati solo all’espletamento di compiti istituzionali, quali la tenuta degli albi, la cura dei procedimenti disciplinari, la liquidazione delle parcelle e poco più. Oggi gli Ordini hanno ben altri numeri e funzioni, più marcatamente di rappresentanza politico-istituzionale dell’Avvocatura (funzioni che sono state riconosciute anche nella prassi giurisprudenziale), tematiche su cui le divergenze di opinioni e posizioni possono avere molto più significato delle stesse persone che le esprimono. Pertanto, la originaria modalità di tipo personalistico ed assembleare è, di fatto, completamente superata, mentre il raggruppamento dei candidati in liste, oltre ad essere ormai usuale (e così avviene in quasi tutti i Fori d’Italia, tranne qualche rarissima eccezione) risponde meglio a criteri di chiarezza: i candidati si distinguono in funzione delle priorità che intendono darsi, del modo in cui vogliono usare le risorse dell’Ordine etc.. Anche il riferimento alla Bulgaria, che dovrebbe riguardare quei regimi in cui non è consentito presentare progetti alternativi a quello “ufficiale”, mi pare poco più di una divertente provocazione. In realtà qualsiasi Avvocato del nostro Foro avrebbe potuto partecipa- 5 re alla competizione elettorale, da solo o in una lista concorrente. Ed anche nel recente passato, quando si sono delineate idee di fondo contrastanti, vi sono state tornate elettorali molto serrate anche contraddistinte da toni composti e da grandissima lealtà e correttezza. Del resto, a ben vedere, la nostra compagine è stata caratterizzata dall’ingresso di quattro nuovi Consiglieri, tutti agli esordi ed in età che possiamo definire giovanile. Abbiamo attuato un vero e proprio ringiovanimento del Consiglio, ed anche questo è un fattore di dinamismo. Qualcuno invece imputa la mancanza di concorrenti ad una precisa strategia, secondo cui voi partivate da un “serbatoio” di voti relativo ad accordi intessuti con le associazioni forensi, accordi che, si dice, vi garantivano un serbatoio di circa 300 o più voti. Non crede che sia questa la ragione che avrebbe tolto spazio e scoraggiato altre candidature al di fuori della vostra lista? Come ho detto, il Foro è ormai una realtà complessa che va interpretata nella sua complessità: si pensi agli Avvocati esperti e FP FP Elezioni Consiglio dell'Ordine 2008 più anziani, che hanno già la loro identità professionale ed un significativo avviamento professionale, rispetto ai giovani che sono in cerca della loro posizione nel Foro (gli infraquarantacinquenni sono oltre mille); od ancora alle differenti esigenze di chi ha fatto una scelta specialirispetto ai stica Colleghi che continuano a svolgere la professione in modo generalista. Per non parlare delle differenti problematiche di tipo territoriale. Questa realtà va interpretata in modo complessivo, cercando di dare delle risposte che tengano conto di tutte le esigenze ed esprimendo, laddove sia necessario, delle precise priorità: l’Ordine, infatti, è e resta un ente pubblico esponenziale, che dovrebbe caratterizzare la propria attività mediante la spesa orientata delle risorse che vengono raccolte attraverso le quote che ciascun iscritto corrisponde. Si può differenziare l’azione che si intende esprimere all’interno del Consiglio, dando priorità ad alcune tematiche rispetto ad altre, od anche privilegiando gli interessi di alcuni gruppi rispetto ad altri. È un confronto possibi- 6 le, ma che presuppone una dialettica tra posizioni differenti sul piano oggettivo e non tra personalismi: non credo sia più possibile ricordarsi dell’esistenza dell’Ordine solo in occasione delle elezioni, sperando in un consenso che resti svincolato da un pensiero preciso e da un’azione che si sia sostanziata in proposte concrete. Il gruppo di Colleghi con cui condivido questa esperienza ha questa idea del Foro e cerca di coltivarla prima di tutto tentando di comprendere le diverse realtà che compongono l’Avvocatura Pontina: è ovvio che si tratta di un’impostazione che ci porta a contatto con le realtà associative, ma non è neanche scontato che ciò si traduca in consenso. Se qualcuno ha idee diverse può e deve metterle a confronto e così, non solo i Colleghi, ma anche le stesse associazioni forensi possono essere chiamate a scegliere. È questa la sostanza di ogni meccanismo democratico. Diversamente si corre il rischio di spostare il confronto elettorale dal piano dei progetti e delle idee a quello, un po’ narcisistico, del prestigio personale dei concorrenti. Co- Elezioni Consiglio dell'Ordine 2008 sicché, credo che gli spazi per altre liste ed altri candidati ci siano, ma che non possano essere riempiti …a recupero, solo in occasione della consultazione elettorale. La compattezza della vostra lista è dunque il riflesso della compattezza degli avvocati? Credo che la compattezza della nostra lista è il frutto della condivisione di un progetto. evitare il verificarsi di inconvenienti. Ed ancora, la riflessione potrebbe estendersi ai temi della Corte d’Appello o della Cittadella Giudiziaria. In realtà mi sento parte di un gruppo che crede che il ruolo del Consiglio sia non solo quello di assicurare il servizio istituzionale che l’Ordine deve disimpegnare, ma anche quello di “rappresentare” i Colleghi, e si tratta di una considerazione meno ovvia di quanto non si creda. In passato vi era chi vagheggiava un’Avvocatura “eroica”, che vedeva grandi personalità caratterizzate dalla loro individualità; mentre oggi vediamo rappresentata un’avvocatura alle prese con il problema del numero di iscritti, dell’esistenza di margini di sopravvivenza in un’economia recessiva, etc. Si tratta di una differenza di vedute che è ancora viva. Credo che sia proprio l’identità di vedute su questa impostazione di fondo, oltre alla grande lealtà di tutti i Consiglieri, la ragione della nostra solidità. Per quanto attiene alla compattezza degli Avvocati, il discorso è diverso. Credo che il Foro esprima ancora un forte sentimento di unità ed identità. Ma che nello stesso tempo si stia facendo strada un significativo senso di incertezza verso il futuro, nel quale l’Avvocatura intravede sempre minori occasioni di lavoro e sempre maggiori difficoltà ad esprimere un ruolo guida (come nel passato è avvenuto) nella società pontina. Mi spiego meglio con un esempio. Tre o quattro anni fa, quando la vicenda della formazione e dell’aggiornamento non era ancora “calda”, avevamo previsto che si trattasse di una frontiera importante, per la quale occorreva organizzarsi. Qualcuno di quelli che hanno fatto riferimento a comportamenti bulgari, all’epoca non condivideva questa impostazione e riteneva che della formazione e dell’aggiornamento l’Ordine non si dovesse occupare o dovesse farlo solo in modo sporadico e senza darsi adeguate strutture. Oggi sappiamo che abbiamo fatto bene ad investire le risorse dell’Ordine per strutturare una scuola forense che abbia una marcata vocazione a divenire il centro di organizzazione dell’attività formativa. Lo stesso discorso può essere fatto per quanto attiene all’investimento di risorse per il potenziamento dei servizi informatici del Tribunale. Ed analoghe conclusioni possono essere tratte con riguardo al tema dei servizi giudiziari, per il cui miglioramento i Consiglieri hanno dato grande disponibilità, per es. per far sì che l’innovazione del servizio unico ricezione atti E partendo da queste premesse, quali (cd. “front office”) fosse strutturata in modo da pensa siano i temi più caldi con cui l’Avvo- 7 FP FP Elezioni Consiglio dell'Ordine 2008 catura Pontina dovrà confrontarsi? A mio avviso la sfida più seria che ci attende è appunto quella della ricerca di nuovi spazi in termini di occasioni di lavoro e di un nuovo ruolo nel tessuto socio-economico della nostra provincia, sfida cui possiamo rispondere solo offrendo un servizio professionale che si qualifica in termini di competenza culturale e professionale piuttosto che in termini di competizione al ribasso sugli onorari. Ecco perché la formazione continua è un terreno di prioritaria importanza strategica sul quale occorre che l'Ordine investa una parte significativa delle proprie risorse anche economiche. Altro problema fondamentale è quello del miglioramento dei servizi. La qualità della vita professionale degli Avvocati pontini è gravata dalla evidente inadeguatezza delle risorse di cui dispone il Tribunale, così che spesso anche solo il deposito di un atto o la presa d’atto di un provvedimento diventa un’impresa epica. In questo campo ritengo che l’investimento di risorse economiche da parte dell’Ordine, se disposto e gestito in modo accorto, risponda ad esigenze del Foro, anche se gli effetti positivi riverberano poi a vantaggio dell’Ufficio giudiziario e dell’utenza. Non possiamo però dimenticare i temi della Corte d’Appello, della Cittadella Giudiziaria e, più in generale, della logistica giudiziaria. Si tratta di questioni che presuppongono un costante dialogo con le forze politiche della provincia, su cui dovremo esercitare una costante e significativa “pressione”. Ma anche questo non basta: occorrerà esprimere maggiore capacità di fare sistema con tutte le altre forze sociali ed economiche, 8 cui far comprendere come il potenziamento del servizio giustizia consenta al nostro sistema produttivo di esprimere nuove potenzialità oggi oppresse da limiti ingiustificabili. Sul fronte interno, ritengo infine prioritario mediare verso i colleghi l’importanza dell’uso degli strumenti informatici, anche perché ci si avvia, a passi lenti ma inesorabili, verso il processo informatico al cui esordio dovremo essere tutti preparati. Si tratta di sfide importanti. Pensa davvero che ne potremo uscire in modo positivo? L’Avvocatura pontina sta dando prova di grandissima maturità. Io non posso dimenticare, ad esempio, il modo composto con cui gli Avvocati della nostra provincia hanno affrontato il difficile esame del cd. “sciopero bianco”. È stata quella una prova in cui tutti hanno agito con grandissimo senso di responsabilità, spesso risolvendo i delicati problemi che si ponevano quotidianamente con significativa competenza. Questo nostro comportamento ha suscitato ammirazione in tutti gli altri Fori sia del Lazio che nazionali. Ecco, sono sicuro che un Foro che dà simili prove di maturità ha sicuramente il potenziale per affrontare la sfida che il nostro tempo ci pone. Occorre solo dare sempre disponibilità al confronto e dinamismo nell’accettare il mutamento di ruolo che la realtà attuale ci pone. Ma, soprattutto, occorre che i Colleghi assumano consapevolezza del fatto che ciascuno di noi non può più vivere confinato nella propria isola, più o meno felice, e che siamo invece un corpo organizzato che può e deve esprimersi unitariamente. (intervista a cura di Maria Belli) Elezioni Consiglio dell'Ordine 2008 Tutti under quaranta, due donne a rinfoltire la 'quota rosa' in Consiglio. Entusiasmo, bella presenza e voglia di fare, sono loro... I Neo Eletti " Avv. Maurizio Albiani " Maurizio Albiani 9 " Avv. Antonella Ciccarese Mi ritengo veramente gratificata e lusingata dalla stima manifestatami dai Colleghi, che voglio ringraziare. Il largo consenso espresso costituisce per me fonte di responsabilità e di stimolo per collaborare proficuamente alle numerose ed impegnative attività del Consiglio dell’Ordine. Mi auguro che l’aumento dei consiglieri “rosa” possa divenire un valido riferimento soprattutto per le numerose Colleghe che esercitano la professione nel nostro Foro e che il senso della praticità femminile possa agevolare sempre più i gravosi oneri del Consiglio. " Anzitutto ritengo doveroso ringraziare i tanti colleghi che votandomi hanno voluto concedermi la loro fiducia. Un particolare ringraziamento va, inoltre, all’Associazione Forense degli Avvocati di Aprilia che da subito e massicciamente ha appoggiato la mia candidatura. Sono consapevole dell’importanza e della delicatezza del compito che sono chiamato a svolgere, soprattutto nel biennio che ci apprestiamo a vivere, caratterizzato da grandi riforme a cui la classe forense è chiamata dare delle risposte. Personalmente mi adopererò per proseguire il lavoro già avviato dal precedente Consiglio dell’Ordine e raggiungere tutti gli obiettivi indicati nel programma della lista elettorale di cui sono onorato di far parte, facendomi portavoce delle problematiche legate alla nostra professione che i colleghi che rappresento dovessero segnalarmi FP Elezioni Consiglio dell'Ordine 2008 " Avv. Angelo Farau In primo luogo, mi preme ringraziare tutti i colleghi che hanno espresso il loro voto, partecipando in maniera massiccia ad un momento fondamentale della vita del Foro, qual è quella dell’elezione del Consiglio dell’Ordine. Mi rendo conto che il biennio che ci apprestiamo a vivere sarà un periodo di fondamentale importanza per la classe dell’Avvocatura. E, conseguentemente, a Noi Consiglieri spetta un intenso lavoro al fine di raggiungere quegli obiettivi che già ci siamo prefissati e di cui abbiamo dato conto nel programma stilato in sede di consultazione elettorale. Angelo Farau Personalmente, spero di apportare l’energia e l’entusiasmo che necessariamente devono contraddistinguere un Consigliere al primo mandato; più nello specifico, occupandomi a livello professionale della materia penale, farò di tutto per cercare di porre rimedio ad una serie di problematiche che proprio in questo settore della Giustizia rendono assai difficile l’esercizio dell’attività professionale. Una situazione, questa, che tocca in maniera ancor più grave i colleghi giovani che, come me, hanno vissuto e vivono quotidianamente una realtà certamente non semplice. Ecco -volendo condensare in poche righe il mio impegno per questo biennio- mi auguro di poter proseguire nel lavoro già intrapreso nei periodi precedenti dal Consiglio dell’Ordine prestando, al contempo, la mia massima attenzione e disponibilità a tutti i Colleghi, giovani e non, che dovessero segnalare problematiche legate all’esercizio della nostra Professione. " " Avv. Maddalena Signore Maddalena Signore Forse è banale esordire con un “grazie”, ma è doveroso!. Grazie di cuore a chi mi ha sostenuto, a chi mi ha votato, a chi mi ha dimostrato affetto, rispetto e fiducia. Grazie ai Colleghi più esperti che hanno fatto si che il “gioco di squadra” funzionasse. La “squadra” era, ed è, l’obiettivo primario che noi tutti consiglieri eletti ci eravamo prefissati, nella convinzione comune che una squadra affiatata fosse garanzia di collegialità, collaborazione e serenità nel lavoro. Il primo obiettivo è stato raggiunto! Mi impegnerò, anzi ci impegneremo, per confermare la fiducia accordataci, ma, soprattutto, per conquistare quella dei Colleghi più titubanti. Ancora grazie. " FP 10 Commenti A margine dell'inaugurazione dell'Anno Giudiziario Finalmente si parla di Michelina Grillo - Presidente dell'OUA L a recente inaugurazione dell'anno giudiziario ha riservato più di una sorpresa: per la prima volta i magistrati hanno fatto autocritica e gli avvocati non sono stati additati quale causa dei mali del sistema-giustizia. Non solo. Nella cerimonia di quest'anno non si è parlato solo di cifre, ma anche di politica della giustizia. È evidente che l'impegno dell'Avvocatura italiana, a partire dalla II Conferenza nazionale sulla giustizia dell'ottobre scorso, ha colto nel segno: infatti, una cerimonia obsoleta e liturgica può oggi avere un senso solo se strettamente legata all'attualità, agli snodi problematici reali, a un'analisi non solo aridamente numerica ma a una visione prospettica a medio e lungo termine del sistema. Ciò è indubbiamente frutto del fitto dialogo con i partiti, con il mondo dell'impresa, del lavoro e dell'università e con i molteplici tavoli di confronto che abbiamo avviato per creare una rete dei saperi e delle esperienze. È da sottolineare come le questioni poste sul tappeto, in tema di rapporti tra magistratura e politica e di politica della giustizia, dalla relazione del presidente del consiglio, Romano Prodi, coincidano sostanzialmente con le analisi dell'Oua e con le conclusioni della II Conferenza nazionale sulla giustizia. L'organismo politico dell'Avvocatura ha saputo anticipare analisi e linee di azione. Dispiace che questa identità di vedute arrivi solo ora, in piena crisi politica. Si sta facendo strada una nuova filosofia di intervento rispetto alle politiche sulla giustizia, che parte dalla valorizzazione di quelle esperienze virtuose già presenti nel nostro paese e che hanno portato risultati positivi per i cittadini. Ci riferiamo a quelle realtà (Torino, Varese, Bolzano ecc.) dove si è investito sull'innovazione, sulla responsabilità, sull'efficienza e sulla collaborazione e il dialogo tra gli operatori del sistema. Una nuova prassi sulla giustizia da cui nasce l'idea di una Costituente: siano gli attori di questa rappresentazione a dare indicazioni concrete e fondate alla politica. Il mondo della giustizia, novella cenerentola, non deve più subire disattenzioni e la povertà di mezzi e di risorse non deve più rappresentare un comodo alibi. Chi agisce ogni giorno puntando al massimo risultato possibile non deve più subire la mortificazione di venire additato come una scheggia impazzita del sistema. 11 FP FP Diritto e Società L' ordinamento italiano prevede lo strumento della doppia giurisdizione del giudice ordinario e del giudice amministrativo in favore del privato che lamenti una lesione, rispettivamente, di diritto soggettivo ovvero di interesse legittimo posta in essere dalla pubblica amministrazione. Oramai da diversi decenni abbiamo assistito alla rottura della rigida barriera tra diritto pubblico e privato che caratterizzava l’operato della pubblica amministrazione che, sempre più frequentemente, per lo svolgimento della propria attività attualmente usa lo strumento privatistico, peraltro, meno lesivo nei confronti del soggetto privato. L’essenza della persona giuridica pubblica, in epoca oramai remota, era strettamente collegata ed individuata al complesso dei suoi fini pubblicistici, mentre oggi, nella maggior parte dei casi, i contorni della autonomia negoziale dei soggetti pubblici si sono estesi con il riconoscimento della stessa capacità di diritto privato e facoltà di porre in essere contratti atipici e misti. L’attivitità della P.A. soggiace al diritto comune e recepisce l’orientamento consolidato della giurisprudenza che ha riconosciuto la compatibilità delle disposizioni del codice civile relative per esempio, alla esecuzione specifica dell’obbligo di concludere un contratto (2932) e di risarcimento del danno anche nelle obbligazioni pecuniarie (1224), con il potere 12 GIURISDIZIONE ESCLUSIVA DEL GIUDICE AMMINISTRATIVO NELLA CONCLUSIONE DI ACCORDI SOSTITUVI TRA P.A. E PRIVATI della amministrazione, nei casi in cui essa diventi soggetto del rapporto e si spogli del suo potere unilatelare, di rimanere vincolata dal contratto stipulato con il privato, senza possibilità di recedere unilateralmente. Di regola, è messo in risalto l’aspetto innovativo relativo alla preferenza dello strumento privatistico rispetto ad una specie di sfavor dello strumento pubblico che, invece, deve essere usato esclusivamente per riscontrata impossibilità di utilizzare quello privatistico. I rapporti instaurati tra le pubbliche amministrazioni ed i soggetti privati furono disciplinati dall’art.11 della L.241 del 7 agosto 1990 con la previsione di una maggiore tutela per il cittadino privato anche nei casi di conclusione di accordi aventi scopi di perseguimento del pubblico interesse, prevedendo la figura degli “accordi sostitutivi”, quali strumenti pubblicistici. La particolarità di tale istituto è rappresentata dalla Diritto e Società circostanza che in effetti è stato riconosciuto l’esercizio consensuale di diritto pubblico, e non privato, assoggettato alla giurisdizione esclusiva del giudice amministrativo, in quanto l’atto inciderebbe sugli interessi legittimi, trattandosi di atto pubblico ovvero di atto amministrativo generale che non può essere identificato quale contratto atipico di diritto privato, ma mero atto che sostituisce un provvedimento amministrativo e può essere realizzato solo sulla base dell’esistenza di un contenuto tipizzato dalla legge e, quindi, esclusivamente nei casi previsti puntualmente da disposizioni di legge. Successivamente, la L.15/2005 ha contribuito a potenziare l’istituto, prevedendo la stipulazione di accordi sostitutivi del provvedimento con una portata generale ed estesa ad ogni procedimento discrezionale. In sostituzione della manifestazione del potere autoritativo mediante atto unilaterale, la P.A. può esercitare il suo potere mirato alla tutela del pubblico interesse attraverso lo strumento negoziale dell’accordo sostitutivo di provvedimento, quale atto tendenzialmente generale di azione amministrativa. Tuttavia, a differenza della attività negoziale posta in essere dalla P.A. nella sua veste di soggetto privato, in questi casi prevale il diritto pubblico anche nella fase di esecuzione, in quanto gli accordi sostitutivi sono espressioni dell’autonomia privata che, pur rimanendo strettamente collegate alle disposizioni dell’art.1322 c.c., mirano al perseguimento dell’interesse pubblico. 13 In determinate circostanze la P.A. avverte la necessità di scegliere la manifestazione negoziale al posto di quella provvedimentale per il perseguimento del pubblico interesse e mirare a raggiungere utilità ulteriori rispetto a quello che sarebbero consentite ed ottenute con l’atto amministrativo. E’ stata riconosciuta l’ulteriore facoltà di introdurre anche clausole ed elementi accidentali e non ostativi alla tipicità del provvedimento. Mediante gli accordi sostitutivi sono conclusi i procedimenti con produzione di effetti sostanziali e definitivi e la costituzione di un rapporto obbligatorio tra il soggetto privato e la P.A. Sia nella fase di formazione dell’accordo che nella fase della sua esecuzione, però, prevale il diritto pubblico, mentre la disciplina privatistica è solo integrativa ovvero aggiuntiva, con potere per la P.A. di modificare, annullare d’ufficio e recedere dall’accordo quando si verifichi una modifica della situazione ovvero quando essa non sia più compatibile con il fine pubblicistico del raggiugimento del pubblico interesse. Per tale motivo, sulla base della validità del criterio della tipologia dell’atto destinato al perseguimento del pubblico interesse, sono applicabili all’accordo i vizi di legittimità tipici del provvedimento amministrativo relativi alla incompetenza, violazione di legge ed eccesso di potere, rilevando, così, una commistione di interessi legittimi e diritti soggettivi che giustifica la attribuzione alla giurisdizione esclusiva del FP FP Diritto e Società giudice amministrativo, cui spetta, come ha ribadito la Cassazione con sentenza Sez. Un. n.105, del 12 marzo 2001, il sindacato sul potere nella fase di formazione, conclusione ed esecuzione dell’accordo e sulle controversie relative alle richieste di indennizzo e della sua quantificazione per gli eventuali danni subiti dal privato in caso di illecito esercizio di recesso da parte della P.A. Da una parte l’esercizio di discrezionalità della amministrazione, che agisce nella veste di titolare di un potere amministrativo discrezionale, e dall’altra l’interessse legittimo pretensivo del privato che impone alla P.A. l’obbligo di valutare, provvedere e di motivare alla stregua dell’interesse pubblico sia la scelta di aderire alla stipula dell’accordo e sia l’eventuale rifiuto sulla richiesta formulata dal privato interessato. Naturalmente l’accordo sostitutivo non richiede ulteriore attività ed esercizio di potere da parte della amministrazione ed ha rilevanza non solo tra le parti, ma anche nei confronti di tutti i soggetti nei confronti dei quali lo stesso produca effetti giuridici caratteristici del provvedimento che sostituisce. Non è ,tuttavia, sempre possibile l’adozione degli accordi sostitutivi, essendo stati posti puntuali limiti sia sostanziali, connessi al perseguimento del pubblico interesse, che formali in presenza di potere vincolato, di provvedimenti sanzionatori e di atti previsti dall’ art. 13 della L.15/2005. Avv. Emilia Colaiuta 14 ANTIRICICLAGGIO Nessun obbligo di denuncia in sede processuale e di consulenza stragiudiziale "P rendiamo atto con soddisfazione che sono state riconosciute, sia pur e in un altro Paese, le motivazioni sostanziali che già da anni l’Oua aveva addotto per contrastare una interpretazione erronea ed ultronea della normativa europea di riferimento in tema di antiriciclaggio, la quale esclude l’avvocato dall’obbligo di denuncia non solo in relazione al processo, ma anche in sede di consulenza stragiudiziale” Così Michelina Grillo, presidente dell’Organismo Unitario dell’Avvocatura, commenta la notizia apparsa sul quotidiano Le Monde (di seguito l’articolo) su una recente sentenza della Corte Costituzionale del Belgio (del 23 gennaio) sulla normativa europea in materia di antiriciclaggio. «In più occasioni – ha continuato la Diritto e Società presidente dell’Oua - avevamo denunciato come non si potesse arbitrariamente incidere su materie di rango costituzionale, come il diritto di difesa, di cui il rapporto fiduciario assoluto tra avvocato e cliente è presupposto e manifestazione. Tale rapporto, come la pronuncia in commento ha riconosciuto espressamente, è irrimediabilmente compromesso dagli obblighi di segnalazione e denuncia ipotizzati, posti peraltro in assoluto contrasto con la deontologia forense. Anche su questo tema, come su altri, oggi possiamo dire che la ferma opposizione dell’Avvocatura alle modalità di applicazione a sé della normativa antiriciclaggio non era una mera reazione corporativa di pregiudiziale rifiuto – di cui siamo stati accusati - bensì frutto di una corretta sottolineatura dell’importanza di preservare il rapporto fiduciario tra avvocato e cliente. L’inviolabilità del se- greto per tutti i fatti conosciuti dall’avvocato in ragione del rapporto con il proprio assistito è elemento essenziale del diritto di difesa, nel quale non si possono aprire brecce e su cui non sono possibili mediazioni, trattandosi di un valore assoluto della nostra civilità giuridica, e del resto, nel nostro ordinamento, il compito di inquisire e trovare prove o elementi d’indagine a carico del presunto reo è affidato ad altri soggetti della giurisdizione e dell’amministrazione, di cui l’avvocato è contraddittore istituzionale. «Chiediamo ora il concorso della cultura laica e liberale – ha concluso Grillo affinchè si avvii in Italia e negli altri paesi Comunità Europea una approfondita riflessione sui principi e valori richiamati, con la necessaria rivisitazione di tutte le norme che compromettono il ruolo dell'avvocato». 15 FP FP A Domanda Risponde Il Foro Pontino incontra La Dott.ssa Lucia Aielli... La dottoressa Lucia Aielli, è un magistrato che attualmente ricopre il ruolo di G.I.P. - G.U.P. all'interno del Tribunale di Latina. In magistratura dal 1991, è stata Pretore a Terracina fino al 2.000, in seguito è divenuta Gip (Giudice Indagini Preliminari) a Latina ricoprendo per lungo tempo funzioni di coordinatore dell'Ufficio, sino a quando non è arrivato il Giudice Nicola Iansiti con maggiore anzianità professionale. Dal 2004 è giudice d'Appello. Elegante, gentile, misurata, dosa sapientemente le risposte rendendosi disponibile anche a domande scomode. Lei è una delle poche donne...forse l'unica a Latina. che ha ricoperto un ruolo di primo piano...coordinatore dell'ufficio Gip. D. Il potere logora? o logora chi non ce l'ha? Non è il potere che logora, poiché avere possibilità gestionali significa puntare su obiettivi di rilievo, con progettualità e voglia di fare, ciò che logora è la mancanza di mezzi concreti e disponibilità di personale, soprattutto in questo periodo di difficoltà generale del settore giustizia. D. L'Ufficio Gip è nell'occhio del ciclone, si parla di arretrati spaventosi, da cosa dipende? E' una questione di carenza di organico, di troppo lavoro, o di poco impegno? Il grande problema dell'ufficio Gip è, a mio avviso, dato da una mancanza di personale (giudici e amministrativi), rispetto ai grandi numeri della Procura che lavora con un esercito al seguito (13 pubblici ministeri). Vi è da aggiunge- 16 Lucia Aielli Il Foro Pontino incontra A Domanda Risponde re che nel nostro caso, a differenza che per i magistrati della Procura, i quali "chiedono" il provvedimento, noi appunto, dobbiamo emetterlo con conseguente e giusto onere motivazionale ( a volte anche istruttorio), che rende i nostri tempi più lunghi. Inoltre, rispetto ai colleghi del dibattimento, siamo "strozzati" dalle urgenze che implicano provvedimenti ad horas, relativamente a situazioni di notevole ed immediato impatto sociale ( misure cautelari reali /personali). D. Quali sono i numeri degli arretrati per le richieste di archiviazione? Si parla di grandi numeri: 41.000 gli ignoti,13.000 i noti e 3.500 i decreti penali. Come superare le difficoltà e smaltire gli arretrati? Anche perché ci sono persone in attesa di veder chiudere per sempre una pendenza che, loro malgrado, li vede protagonisti…Bisogna pensare ad una forza straordinaria con ridistribuzione degli arretrati per far fronte a tale emergenza, anche perché all'ufficio Gip non possono essere applicati i G.O.T. per incompetenza funzionale. Ad esempio destinare, momentaneamente, un magistrato ( ne sono in arrivo tre nuovi), senza affidargli altre incombenze, a sostegno del lavoro dei Gip presenti (5 in tutto a smaltire il lavoro prodotto da 13 sostituti). D.Quanto e quando lavora un Giudice per le indagini preliminari, udienza compresa? Non possono quantificarsi i tempi lunghi del lavoro del Gip, si consideri che mentre si studia una misura cautelare, contemporaneamente, si svolgono udienze preliminari, si emettono decreti di intercettazione, decreti penali, archiviazioni, si motivano sentenze, e questo per 7 giorni della settimana, senza soluzioni di continuità, ma solo calibrando diversamente i carichi nell'arco della settimana stessa. D.C'é una polemica sulle spese per le intercettazioni, il ministro Mastella sostiene che bisogna ridurle, anche se qualcuno ricorda che anche lui è finito nella rete degli "spiati", qual'é la sua opinione? Sono favorevole allo strumento delle intercettazioni, anche se non deve essere considerato "l'unico" mezzo investigativo. " ... noi dell'ufficio GIP 'strozzati' dalle urgenze e carenze di personale... 17 " FP A Domanda Risponde Il Foro Pontino incontra D. Un voto all' ex ministro Clemente Mastella? Non posso dare voti ma non sono negativa nel mio giudizio sul ministro Mastella perché in ogni caso ha messo mano all'ordinamento giudiziario, sul caso Magistris non esprimo alcun giudizio, non conoscendo gli atti, e di positivo posso notare che non ha colpito la magistratura in generale. D. Lei ha avuto un padre avvocato civilista ed un fratello in bilico tra la professione e la politica, questo le ha procurato degli inviti ad astenersi da parte di alcuni avvocati perché sostenevano che lei era incompatibile. Com'é finita con la Corte D'Appello quella storia? Tutte le questioni relative alla mia condizione personale sono state archiviate senza alcuna promozione di azione disciplinare. Svolgere ilproprio lavoro con onestà e trasparenza è il migliore antidoto per le denunce capziose. D. Oggi non si persegue più nessuno, crede che tutte le incompatibilità della giustizia in provincia di Latina siano finite? L'incompatibilità ambientale è uno strumento molto delicato del quale può farsi un uso distorto. Non sono a conoscenza di particolari casi di incompatibilità " FP ...gli avvocati leali, quelli che ancora credono nella Giustizia con la G maiuscola. ambientale olttre quelli già noti, grazie agli articoli di stampa. D. Quali sono gli avvocati che stima? Gli avvocati che stimo sono, in generale, gli avvocati leali, quelli che ancora credono nella Giustizia, quella con la G maiuscola. D. Cosa farà da grande quando le scadrà il "mandato" all'Ufficio Gip? Alla scadenza del mio incarico verificherò quali sono in concreto i posti disponibili, non escludendo di lasciare il Tribunale di Latina....per qualche anno. D. Ma Latina... è la città .......? Latina è una città piena di potenzialità, io sono una persona ottimista, credo nella capacità costruttiva dei giovani, che sempre più scopro animati da una vivace coscienza civile. " 18 Come nel suo stile, il Gip Lucia Aielli, con calma riflessiva ha accettato di buon grado anche le domande a effetto veleno. E' scesa nel personale, dando l'impressione di eliminare quella sottile barriera che da sempre la rende cortese e distante. Un magistrato dalle idee chiare, con funzioni organizzative e capacità di sintesi, una donna sicuramente in grado di ricoprire, anche in futuro, ruoli di grande responsabilità e prestigio. Per i quali impegno e professionalità continueranno ad essere valori preziosi ... emmebì Diritto e Società ‘Alternative Dispute Resolution’: nasce negli Stati Uniti la risposta possibile al dissesto dilagante della Giustizia. C irca trent’anni orsono negli Stati Uniti, preoccupati dalla insoddisfazione popolare nei confronti della giurisdizione, operatori del diritto, filosofi ed antropologi che studiavano la soluzione dei conflitti in alcune società primitive diedero vita ad un movimento per la introduzione di nuovi modelli di giustizia, con organi, riviste, studi e convegni, sul tema che è stato poi esportato oltreoceano con l’acronimo ADR (Alternative Dispute Resolution). Le suggestioni culturali e di business che ci sono pervenute, hanno fatto nascere anche in Europa l’interesse sull’argomento ed hanno ingenerato il convincimento, che si sta rivelando errato, che la diffusione dei servizi ADR possa alleviare sensibilmente il carico di lavoro degli Uffici Giudiziari. In realtà, specie per quanto riguarda le controversie di natura economica, di fronte agli sportelli di conciliazione delle Camere di Commercio il valore in gioco è così scarso da indurci a ritenere che il titolare del diritto avrebbe rinunciato a farlo valere se avesse dovuto percorrere le vie ordinarie. L’esperienza di Camere di Commercio che funzionano bene, come ad esempio quella di Milano, dimostrano che moltissime conciliazioni ri- 19 L’Avvocato e la risoluzione alternativa delle controversie. guardano controversie tra consumatori ed imprese, di valore così basso che, per il dispendio di tempo e danaro richiesto, non avrebbero mai dato vita ad una domanda giudiziale. Avvaloro la tesi con una esperienza personale: ho richiesto in questi giorni un tentativo di conciliazione alla Camera di Commercio di Latina nei confronti di una società esercente servizi di telefonia, per risolvere una controversia per la quale mi sarei ben guardata dall’intraprendere un giudizio, anche se non ho bisogno di pagare un avvocato!!! Si comincia quindi a pensare che uno dei meriti principali dei sistemi di giustizia informale consista nel far emergere il cosiddetto contenzioso sommerso, cioè quelle controversie che, data la loro scarsa importanza, non valeva la pena portare dinanzi ad un Giudice. FP Diritto e Società Convegno FP E’ evidente, poi,he il ricorso all’A.D.R. non me il nostro Legislatore dal risolvere la paralisi in cui versa il nostro apparato giudiziario. E’ chiaro che le conciliazioni stragiudiziali, per essere buone, esigono una amminiIl 14 strazione della giustizia marzo efficiente, in modo che scorso si è non vi sia una parte svolto – organizzato dal indotta a speculare Centro ‘Kairòs’ di sulla durata procesFormia presso il suale per far Club Nautico di accettare al suo Gaeta - il convegno avversario una sul tema ‘L’avvocato cattiva conciliazioe la gestione del ne. conflitto familiare’. Guai, quindi, Per la grande se ci si impegnas partecipazione di se a deflazionare interessati, l’iniziativa l’amministrazione sarà ripetuta a della giustizia, beneficio dei nella speranza di colleghi di Latina il ottenere processi 16 maggio 2008 presso l’aula più brevi, indiBorsellino della rizzando il più possibiProcura in Via le le controversie Ezio verso gli istituti conciliativi. Sicuramente, specie per i numerosi giovani avvocati in cerca di occupazione, i servizi di A.D.R. possono costituire una occasione vantaggiosa, ma, a mio avviso, la figura dell’Avvocato è sicuramente quella che meglio può esercitare il ruolo del mediatore di conflitti, figura ben diversa da quella del conciliatore, anche se ancora a molti la distinzione non è chiara. Al di là delle controversie di natura eco- 20 nomica, vi sono infatti quelle che riguardano la sfera familiare, separazioni, divorzi, affidamenti, adozioni, in ambito civile, ed, in ambito penale, le problematiche attinenti alla criminalità minorile ed alla cosiddetta giustizia riparativa, cioè quella che si prende cura delle vittime dei reati, cui si riferisce la legge quadro dell’Unione Europea, del 15 marzo 2001, che, all’art. 10 promuove la mediazione penale e sollecita gli stati membri ad attuarla. Il Mediatore non concilia, non negozia, non redige transazioni che hanno valore di titolo esecutivo. Usando le tecniche apprese in un corso di formazione specializzato, aiuta le parti a trovare da sole una soluzione al conflitto, facilitando la comunicazione, senza esprimere giudizi, indirizzandole verso una soluzione soddisfacente per entrambe. La esperienza di mediazione consente all’Avvocato di mettere a frutto una sensibilità che già possiede, ma che ha dismesso, quasi fosse un abito fuori moda: basti pensare ad esempio al cosiddetto ascolto attivo, che sostanzialmente consiste nella comprensione anche di quello che non si dice, tecnica che è di grande ausilio nel comprendere esattamente cosa ci si richiede. Se si considera, inoltre, la ricaduta che il percorso mediativo ha nella vita dei soggetti e nel contesto sociale, ne risulta un bilancio senza dubbio positivo sotto il profilo della tutela dell’individuo e della ricostruzione dei legami sociali. Avv. Anna Laura Tocco Presidente Centro Kairòs Formia Rassegna di giurisprudenza del Foro Pontino “Così deciso nel Foro di Latina…” Imparzialità del Giudice: L'ordinanza 26/1/2007 del II Collegio Penale del Tribunale di Latina nel solco garantista della Consulta L La riforma del Titolo IV della carta costituzionale, in riferimento alle norme sulla giurisdizione, se da un lato riflette il travaglio dottrinario e giurisprudenziale di un faticoso riscatto delle logiche di un processo penale di tipo inquisitorio, dall’altro vale ad orientare l’interprete nella risoluzione delle nuove problematiche connesse al mutato sistema processuale penale. Orbene, tra i temi di più stringente attualità, quello afferente l’imparzialità del giudice assume un rilievo senza dubbio primario per l’avvocato penalista ed il proprio assistito. La necessità di una terzietà tangibile e concreta è infatti divenuto elemento catalizzante l’essenza stessa del processo, a conferma di come le lamentele provenienti dall’avvocatura, sovente frettolosamente interpretate come gratuiti attacchi al potere giudiziario, lungi dall’essere mere espressioni di un interesse politico settoriale, avessero una loro fondatezza. La paventata possibilità, non disattesa dalla pratica, di soggiacere insieme al proprio assistito ad un giudizio di merito davanti un organo-persona fisica che non garantisce assoluta imparzialità rappresenta l’ipotesi che il legislatore, costituzionale prima ed ordinario poi, ha inteso prevenire ed elidere con la previsione di un giusto processo regolato dalla legge ( art.111, comma 1 e 2 Cost.), attraverso il recupero in chiave normativa di un percorso giurisprudenziale che progressivamente, a partire dalla seconda metà degli anni ’90, ha 21 commento a cura dell'Avv. Angelo Farau condotto a delineare con rinnovato rigore le sfere di applicazione degli istituti di diritto processual-penalistico della incompatibilità e della astensione-ricusazione. La fiorente giurisprudenza di rango costituzionale ha prodotto sul punto, nell’ultimo decennio, un diritto vivente che si pone in termini di massima garanzia per i diritti dell’imputato e che va a rappresentare, in un quadro evolutivo senza soluzione di continuità, il baluardo insuperabile ai teoremi del giusto processo e della neutralità del giudice, al contempo rappresentando loro un doppio livello di garanzie. Il primo livello di sicurezza è rappresentato dalla individuazione delle cause di incompatibilità del giudice, in ragione di atti compiuti in seno al medesimo procedimento penale, la cui astratta tipicizzazione, rendendole prevedibili e al contempo prevenibili, vale a configurare il dogma della terzietà del giudice come modalità di essere della giurisdizione nella sua oggettività, prima ancora di essere diritto delle parti processuali ad un giudice terzo, dunque come un onere per l’apparato pubblico di organizzare preventivamente la terzietà di quello; ed infatti le situazioni di possibile pregiudizio per l’imparzialità del giudicante operano tutte in seno allo stesso procedimento. Il secondo livello di guardia attiene, invece, alla descrizione normativa di situazioni pregiudizievoli che normalmente preesistono al procedimento (art. 36 FP FP “Così deciso nel Foro di Latina…” Rassegna di giurisprudenza del Foro Pontino comma 1 lett. a), b), d) ed f) c.p.p.) e che, di conseguenza, devono formare oggetto di valutazioni di merito idonee ad accertare l’effettiva esistenza di cause di pregiudizio, mediante un’operazione di verifica evidentemente non delegabile al legislatore senza il rischio di generare ex lege una casistica delle incompatibilità refrattaria a qualsiasi tipo di organizzazione preventiva. La formazione di un tale sistema di garanzie consente, pur tuttavia, il residuare di una zona d’ombra estremamente perigliosa nell’ottica di una salvaguardia effettiva del diritto della parti e del diritto di tutti i consociati ad una giustizia efficace, atteso come, alla previsione codicistica di quelle altre gravi ragioni di convenienza di cui all’art. 36 comma 1 lett. h), per le quali il giudice è obbligato ad astenersi, faccia difetto il simmetrico diritto dell’imputato a ricusare il giudice per le medesime gravi ragioni. Anche in questo caso la giurisprudenza creativa della Consulta ha posto rimedio con la nota 22 sentenza n. 283 del 14 luglio 2000, nel solco della quale, in una rinnovata e progressiva tendenza alla normalizzazione del processo in chiave garantista, ha fatto seguito l’ordinanza resa dal Tribunale di Latina – Secondo Collegio Penale – in data 26 gennaio 2007, con la quale veniva dichiarata l’astensione dalla trattazione del processo a carico di Tizio più altri, rinviato a giudizio per rispondere dell’accusa di aver promosso e costituito un’associazione per delinquere finalizzata alla commissione di rapine in danno di istituti di credito, con conseguente imputazione a cascata di reati strumentali e fine di oggettiva gravità. Invero, già nella fase delle indagini preliminari quelle stesse incolpazioni avevano legittimato l’adozione di un’ordinanza cautelare impositiva della più affittiva tra le cautele, ordinanza successivamente confluita in un separato e diverso giudizio di prevenzione per un aggravamento delle prescrizioni inerenti la misura della sorveglianza speciale di P.S. già irrogata a Tizio, la cui cognizione era Rassegna di giurisprudenza del Foro Pontino “Così deciso nel Foro di Latina…” " stata devoluta al Tribunale di Latina in quella stessa identica composizione che vale a distinguere il Secondo Collegio Penale. Il Giudice della prevenzione, a tenore del provvedimento, in quella sede sua peculiare aveva altresì provveduto con decreto in ordine alla richiesta di aggravamento, fondando il proprio convincimento proprio sull’ordinanza custodiale emessa nel presente procedimento, e nell’accogliere la proposta il Tribunale aveva espresso valutazioni di merito sui fatti e sulla partecipazione di Tizio all’organizzazione criminale qui contestata, proprio sulla base dell’ordinanza custodiale. Alla luce di questa situazione, lo stesso Tizio proponeva ricorso alla Corte di Appello di Roma al fine di ricusare il Collegio Giudicante sul presupposto dell’esistenza di una grave ragione di convenienza, mentre l’avvocato di questi, nel corso della prima udienza dibattimentale, sollecitava il Tribunale ad astenersi. Correttamente i Giudici di merito, osservato come la Corte Costituzionale con la richiamata sentenza n.283/2000 ha dichiarato l’illegittimità costituzionale dell’art. 37, comma 1 c.p.p. nella parte in cui non prevede che possa essere ricusato dalle parti il Giudice che, chiamato a decidere sulla responsabilità di un imputato, abbia espresso in altro procedimento, anche non penale, una valutazione di merito sullo stesso fatto nei confronti del medesimo soggetto, rilevavano che l’attività pregiudicante doveva individuarsi nella partecipazione del Giudice al procedimento di prevenzione e quella pregiudicata nell’essere il medesimo Giudice investito di funzioni di giudizio in un procedimento penale avente ad oggetto i medesimi fatti. Il Tribunale completava il proprio percorso motivazionale, in perfetta aderenza alle indicazioni offerte dalla Consulta, sottolineando come l’effetto pregiudicante non può tuttavia essere affermato in caso di mera precedente cognizione dei fatti di causa, ovvero espressione incidentale ed occasionale su particolari aspetti della vicenda processuale sottoposta a giudizio; ravvisando invece, nel caso di specie, la ricorrenza di una valutazione completa dell’ordinanza cautelare, sì come richiamata dalla motivazione dello stesso decreto di prevenzione, il Tribunale coerentemente riconosceva la propria incompatibilità alla trattazione del giudizio di merito e si spogliava della cognizione della causa. L’importanza del provvedimento in commento sta nell’aver focalizzato l’aspetto soggettivo del problema e cioè la necessità che l’inquisito non venga sottoposto ad un giudizio da parte di chi, in passato, abbia già potuto esprimersi non tanto e non solo in relazione alla colpevolezza o innocenza dell’interessato, quanto piuttosto abbia già manifestato valutazioni che possano risultare comunque condizionanti in successivi giudizi. L’impossibilità di una tipizzazione indicativa di quelli che possono considerarsi “giudizi condizionanti” ma soprattutto la difficoltà di autonomamente rilevarli da parte del Giudice stesso, suggerisce all’avvocato di adottare strumenti organizzativi del proprio lavoro che aiutino a scongiurare pericolosi dejavouz. ...una salvaguardia effettiva del diritto delle parti e del diritto di tutti i consociati ad una giustizia efficace... 23 " (commento a cura dell'Avv. Angelo Farau) FP FP In ricordo di Giovanni Maria De Angelis Pubblichiamo il testo della orazione funebre tenuta dall’avv. Luca Giudetti in occasione della intitolazione di un’aula del Tribunale di Latina alla memoria del Presidente Giovanni Maria De Angelis M i è stato chiesto dal Centro Studi “A. Tomassini” di portare la mia testimonianza in ricordo del Presidente De Angelis, che aveva intrecciato il proprio nome con quello del Centro Studi e che, proprio in questa sua veste, ho avuto il privilegio di conoscere e di frequentare nel corso degli ultimi quindici anni. La amicizia che mi ha legato al Presidente De Angelis è nata fuori da queste aule e prima che iniziassi a frequentarle per ragioni di carattere professionale, avendo avuto origine ormai molti anni fa e, precisamente, nel 1989, presso lo studio dell’Avvocato Angelo Tomassini, dove sua figlia Anna Maria, all’indomani della scomparsa, volle riunire un gruppo di laureandi in giurisprudenza (alcuni dei quali – ed io ero fra questi – erano stati suoi studenti di filosofia al Liceo Scientifico “E. Maiorana”), perché dessero vita ad un circolo culturale: un Centro Studi, come volemmo chiamarlo da subito, non 24 senza un pizzico di presunzione scientifica. La direzione del Centro fu affidata ad un giovane magistrato molto colto e molto brillante che era Giovanni Maria De Angelis. Ricordo perfettamente quale fu la prima impresa con la quale ci cimentammo perché fu una impresa che ha segnato profondamente la mia formazione e che ha lasciato una traccia molto visibile anche nella cultura giuridica di Gianni De Angelis, come dimostra tutta la produzione culturale successiva del Centro studi, all’epoca da lui presieduto, rappresentato dalla lettura “collettiva” di una opera di Luigi Ferrajoli, una imponente “Teoria del garantismo penale”, lettura poi sfociata in un incontro pubblico con l’Autore che si svolse nel marzo del 1990. Ricordo perfettamente quale fu lo stato d’animo con il quale affrontai le prime riunioni del gruppo giuridico, ricordo l’emozione ed il timore del confronto, non tanto con gli altri In ricordo di Giovanni Maria De Angelis soci, alcuni dei quali già conoscevo (Leone Zeppieri, Gaetano Palombelli, Luigi Di Mambro, Paola Tomassini), quanto con il Dott. De Angelis, che all’epoca era un Magistrato della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Latina e che rappresentava la prima occasione per me, che stavo finendo di scrivere la tesi di laurea, di un rapporto con il mondo giudiziario. Devo dire che Gianni De Angelis creò subito le condizioni per una riuscita e per una prosecuzione di quella esperienza culturale, con quel suo modo di dirigere il gruppo giuridico senza mai imporre le proprie idee, di spezzare la tensione, di far valere la sua autorevolezza senza esercitare alcuna autorità, insomma con quel suo tratto mite, gentile, ma al tempo stesso con il fascino che esercitava su di noi la sua cultura e a sua grande capacità di elaborazione teorica. Studiammo molto attentamente il testo di Luigi Ferrajoli, una raffinatissima opera di logica giuridica e di filosofia della pena, che, ripeto, segnò profondamente la mia formazione, ma che so per certo che segnò anche la coscienza di un giurista maturo come il Dott. De Angelis. E’ un testo al quale siamo stati entrambi molto legati ed al quale abbiamo continuato a fare ricorso negli anni, quando abbiamo cercato delle risposte agli interrogativi posti dalla vita professionale, ma anche agli interrogativi teorici che sono scaturiti alla crisi della giustizia e degli apparati giudiziari, che hanno rappresentato il vero epicentro del conflitto politico in questi anni, determinando l’addensarsi di interrogativi sul significato della parola garantismo, sull’esercizio della giurisdizione, sugli scopi e sui limiti della legislazione in materia penale. La lettura del testo di Luigi Ferrajoli (Diritto e ragione. Teoria del garantismo penale, BariRoma, 1989), che è stato uno degli allievi più insigni di Norberto Bobbio (e, quindi, la lettura di Bobbio e degli altri filosofi del diritto di - ispirazione analitica: Uberto Scarpelli, Amedeo Conte, Letizia Gianformaggio ed altri) credo che abbia avuto una grande importanza per Gianni De Angelis anche per la sua particolare cultura ed esperienza giudiziaria precedente. Egli era stato pretore in Sardegna negli anni Settanta e poi pretore penale a Latina nei primi anni Ottanta ed era profondamente influenzato, come molti giovani giuristi dell’epoca, da quella cultura giuridica che aveva “scoperto” la Carta Costituzionale, ponendola centro del proprio orizzonte culturale e professionale, avendo interpretato il proprio ruolo di magistrato come garante, io credo, dei diritti fondamentali enunciati nella Carta costituzionale. Questo atteggiamento si traduceva in una analisi critica delle quotidiane ingiustizie, specie in danno dei soggetti più deboli, ma anche dei molteplici profili di incostituzionalità del nostro ordinamento penale, caratte- " ...quel suo modo di diri gere il gruppo giuridico senza mai imporre le proprie idee 25 " FP In ricordo di Giovanni Maria De Angelis rizzato da una legislazione in larga parte precostituzionale. Questo atteggiamento, comune a molti giovani giuristi dell’epoca, era particolarmente chiaro in De Angelis, che era profondamente legato agli studi di diritto costituzionale, di cui era stato cultore presso l’Università di Cagliari, studi che hanno continuato a rappresentare, anche nell’esperienza del Centro “Tomassini”, il momento centrale dei suoi interessi e della sua riflessione. Ricordo che egli ci ha sempre spinto in questa direzione, ad approfondire lo studio delle tematiche di diritto pubblico, dei progetti di riforma costituzionale succedutisi nel corso degli anni, fino a quello, dapprima approvato dal Parlamento italiano, poi abrogato mediante referendum popolare, sul quale il Centro Studi aveva promosso, nel Gennaio 2006, un incontro pubblico che fu introdotto proprio dal Presidente De Angelis e che ha costituito anche la sua ultima fatica, poco prima di essere colto dal male che si manifestò poche settimane più tardi. Il contributo che egli ha dato alla attività del Centro Studi, oltre a fare del Presidente De Angelis uno dei protagonisti – credo di poter dire senza indulgere ad alcuna vuota celebrazione – della vita culturale di questa città (ricordo una sua bellissima presentazione ad un libro di Giulio Ferroni su Machiavelli), sono testimoni anche di un modo diverso e più nuovo di interpretare il proprio ruolo di Magi- " FP strato. Alla base vi è una consapevolezza di natura culturale: quella per cui l’attività di interpretazione e di applicazione della legge non è una attività neutra ed avalutativa, come hanno sostenuto per anni i fautori dell’indirizzo tecnico-giuridico, che hanno propugnato una ideologia della casta giudiziaria come corpo separato dalla società, ma è una attività che implica sempre la formulazione di giudizi discrezionali, ai quali sono inevitabilmente sottese scelte di carattere etico-politico. Questa lucida consapevolezza culturale era molto chiara in De Angelis, alla quale si è sempre accompagnata, tuttavia, un altissimo senso dell’etica e della deontologia giudiziaria. Non ho mai visto indulgere il Presidente De Angelis a quelle forme di protagonismo giudiziario che contrastano, ovviamente, con elementari principi deontologici e dobbiamo riconoscergli, tutta la classe forense lo ha sempre fatto, un grandissimo equilibrio di giudizio – una dote che egli considerava, giustamente, la principale virtù di un magistrato, al di là della sua preparazione teorica – consapevole com’era che ogni caduta di garanzia, ogni condanna di un innocente, si traduce in una condanna della giurisdizione, che finisce per esserne screditata e delegittimata. Latina Oggi ha pubblicato qualche giorno fa ...un modo diverso e più nuovo di interpretare il proprio ruolo di magistrato 26 " In ricordo di Giovanni Maria De Angelis una splendida lettera all’indomani della scomparsa di Gianni De Angelis che coglieva, a mio parere, un aspetto molto vero della sua personalità. Gianni amava i bambini, così come amava le persone deboli e le persone umili. Questa disposizione caratteriale era chiaramente percepibile nel suo modo di intendere il proprio ruolo di giudice, consapevole com’era che l’esercizio della giurisdizione, per cui un essere umano è chiamato a giudicare un altro essere uma- no, è una attività che implica sempre la formulazione di valutazioni discrezionali, alle quali è associato un margine ineliminabile di potere dispositivo. Egli ha amministrato questo potere in un modo mite, tollerante, nel rispetto delle persone e della dignità delle persone: ed in questo consiste, credo, anche la parte più importante e più preziosa del suo esempio e del suo insegnamento. L’avvocato Tina Lagostena Bassi, scomparsa a Roma il 4 marzo scorso, nel ricordo sentito di chi ha vissuto accanto a lei le grandi battaglie in difesa della condizione femminile, in un’esperienza umana e professionale tra le più alte e significative. E' sempre difficile esprimere il profondo cordoglio per la morte di una persona cara, ma per l'avvocata Augusta Lagostena Bassi, questo "sentire" risulta più complicato. Ha rappresentato per eccellenza la difesa delle donne, rivoluzionando la professione del penalista al femminile. Ha mostrato come nei processi per violenza sessuale, la vittima vedeva ribataltato il suo ruolo, ritrovandosi sul banco degli accusati, ha lottato per l'inserimento di questo reato in quelli contro la persona e non contro la morale. Ma soprattutto ha combattuto e vinto contro i suoi colleghi maschi, ed i loro pregiudizi, che pensavano di "archiviarla" come "la solita femminista". Ed ha creduto in quello che ha fatto fino ad accettare difese, senza onorario, laddove il gratuito patrocinio era una chimera. E'anche merito suo se i processi per stupro hanno una sensibilità diversa verso la parte offesa. ‘…a Tina, per sempre, il mio grazie personale. Per quella insostituibile esperienza di vita che ha saputo testimoniare con la semplicità e la forza dei grandi.’ Avv. Maria Belli 27 FP FP Intorno alla Cultura L’arte dell’Ottocento alle Scuderie del Quirinale e l’immortale lezione di Luchino Visconti Roma e i barbari a Palazzo Grassi di Venezia V Il prof. Umberto Roberto, che è stato relatore nel convegno su Cicerone organizzato dall’Ordine di Latina con il Liceo classico di Fondi, è coordinatore del comitato scientifico e curatore del catalogo della mostra “Roma e i barbari, III-VII sec.”, inaugurata il 26 gennaio a Palazzo Grassi e aperta fino al 20 luglio 2008. Si tratta di un evento di rilevo internazionale, che porterà a Venezia visitatori da tutto il mondo, e vuole gettare una nuova luce sui secoli bui della crisi dell’impero romano sotto i colpi delle continue invasioni dei popoli provenienti dalle steppe dell'Asia e dall'Europa Orientale, che portavano i nomi di Ostrogoti, Longobardi, Vandali, Merovingi e Visigoti. I secoli della decadenza sono pure quelli dell’incontri di popoli diversi, con la mescolanza di culture opposte che portò alla reciproca assimilazione di costumi e tradizioni e l’avvento di un nuovo modello di civiltà. i è sempre una buona occasione per ricordare l’opera di Luchino Visconti: grandissimo regista cinematografico, maestro in ogni filone che ha esplorato, dal neorealismo (Ossessione, La terra trema, Rocco e i suoi fratelli), all’affresco storico (Il gattopardo, La caduta degli dei, Ludwig), al racconto decadente (Morte a Venezia) alla riflessione spietata e profetica sul mondo contemporaneo (Gruppo di famiglia in un interno), non 28 Intorno alla Cultura Una visita a Venezia, città che mantiene un fascino unico per storia, immagine naturale ed architettonica, patrimonio artistico, può essere accompagnata alla visita a questa mostra che unisce opere provenienti dai più importanti musei d'Europa, Asia e America. dimenticando gli altri capolavori come Rocco e i suoi fratelli, il monumentale Ludwig, le regie liriche e le innovative, a 29 volte scomode direzioni teatrali. In questo momento ve ne sono due: l’uscita in dvd doppio della copia restaurata di Senso e l’apertura della mostra “Ottocento”, dedicata alla pittura italiana in un secolo che vide la perdita del primato italiano nell’arte pittorica. L’esposizione, aperta dal 29 febbraio al0 giugno di quest’anno alle Scuderie del Quirinale, serve a rileggere le opere di artisti come Francesco Hayez, il cui dipinto “Il bacio” viene riproposto da conti in una famosissima inquadratura dei due attori protagonisti Alida Valli e Farley Granger, scegliendo gli stessi colori e tonalità e gli stessi particolari del vestito della donna. L’esposizione è composta di circa cento opere degli artisti più rappresentativi del secolo che vide la perdita del primato italiano nel campo delle arti figurative, mentre continuava a primeggiare nella lirica, da cui Visconti parte nella scena iniziale di Senso, una lezione di cinema immortale, come quella del ballo del Gattopardo, che registi del calibro di Martin Scorsese ha voluto entrambe letteralmente citaree L’età dell’innocenza, una delle sue opere più belle e ispirate. L’Ottocento dei pittori italiani e della ricostruzione di Visconti ridanno al secolo del Risorgimento e dell’unità d’Italia la dignità di epoca di passaggio dallo splendore rinascimentale alla rivoluzione culturale degli albori del Novecento. FP FP Intorno alla Cultura L'esempio di Fulvio Croce La coscienza civile e democratica non dovrà mai dimenticare la stagione del terrorismo, che ebbe inizio il 17 maggio 1972 con l’omicidio di Luigi Calabresi (la cui figura ha avuto recentemente una giusta rivalutazione nel bel libroel figlio Mario “Spingendo la notte più in là”) e raggiunse l’apice soprattutto nella seconda metà degli anni settanta, seminando sofferenze e lutti nei luoghi e tra i protagonisti delle istituzioni politiche, delle associazioni sindacali e imprenditoriali, degli organi di stampa, della magistratura, anche dell’avvocatura. E dovrà riconoscere il valore fondamentale della risposta ferma e convinta dello Stato,si mantenne sempre all’interno delle regole legali, senza eccessivamente fuorviarsi in derive eccezionali ed emergenziali. Proprio un insigne rappresentante della classe forense fu colpito nel primo pomeriggio del 28 aprile 1977 nell’androne del suo studio di via Perrone, 5 a Torino: l’avvocato Fulvio Croce, presidente dell’Ordine di Torino, città simbolo dell’Italia operaia. Il suo assassinio giunse al termine di un anno di battaglia all’interno del processo al nucleo storico delle Brigate rosse, che vedeva accusati di banda armata (la prima 30 volta dopo il 1945) alcuni militanti del gruppo terroristico, tra i quali il capo storico Renato Curcio, il latitante Valerio Moretti che sarà poi uno degli ideatori ed esecutori del rapimento e dell’omicidio di Aldo Moro, Roberto Franceschini, che oggi si erge tranquillo a commentatore ed esegeta quasi come uno spettatore innocuo di quei tragici eventi, invece che, come in effetti è stato, uno dei più duri artefici. Dovrebbe ricordare le parole del Capo dello Stato che pur riconoscendo la legittimità del reinserimento nella società dei colpevoli di atti di terrorismo che hanno regolato i conti con la giustizia, li invita a comportamenti pubblici ispirati alla massima discrezione e misura. Ora il film documentario “Avvocato!”, realizzato da Alessandro Melano e Marino Bronzino, prodotto dall’Ordine degli avvocati di Torino, in collaborazione con la Cassa nazionale di previdenza forense e con il patrocinio della facoltà di giurisprudenza dell’Università di Torino, delle città di Torino e di Castelnuovo Nigra, è stato pubblicato dalla Stampa e Rai Trade, con l’edizione Capris. Andrebbe fatto vedere nelle scuole, per far conoscere alle giovani generazioni il clima Intorno alla Cultura che si respirò in quei tragici anni, dal terrore che quasi quotidianamente veniva sparso dalle bande terroriste all’atteggiamento di coraggio unito all’impegno per il mantenimento dell’ordine democratico di uomini come Fulvio Croce. Per discutere con loro, come la generazione degli anni cinquanta ha fatto per molti anni sulle vicende, i protagonisti e iemi della Resistenza. I quarantasei imputati del processo che si aprì nel maggio 1976 rifiutarono la difesa, revocando l’incarico ai difensori di fiducia e ricusando quelli scelti dalla Corte di assise. Era un cosiddetto processo di rottura, nel quale i terroristi avevano tentato di invertire le parti, risultando essere loro accusatori dello Stato che in quel contesto era rappresentato dalla magistratura e dall’avvocatura; e minacciando giudici popolari e difensori. Dopo numerose defezioni, a vario e spesso improbabile titolo, di avvocati, dieci sorteggi di giurie popolari, modifiche legislative al sistema di composizione della giuria, vi fu l’assunzione della difesa da parte di otto componenti del Consiglio dell’Ordine, primo fra tutti Fulvio Croce, civilista, che al pari di altri consiglieri, come Franzo Grande Stevens, non aveva mai affrontato un dibattimento penale. A quasi un anno dal suo inizio, dopo vari rinvii, il collegio difensivo sollevò la questione di costituzionalità della norma che imponeva la difesa tecnica e vietava l’autodifesa, ma proprio a ridosso della decisione della Corte, alcuni attentati, come l’omicidio del procuratore generale di Genova Francesco Coco, calarono come macigni su un anda- 31 mento che si era cercato di condurre sui binari dello stretto diritto. La Corte respinse l’eccezione rinviando il processo a nuovo ruolo; ma il 28 aprile 1977 Fulvio Croce, che avvertiva di sentirsi pedinato, venne barbaramente colpito da due brigatisti che dalle spalle lo chiamarono “Avvocato!” e, dopo che si voltò lo colpirono con due colpi al volto e tre all’addome, uccidendolo subito. L’esempio del coraggio e della dedizione al ruolo di difensore dell’avv. Croce costituì ulteriore sostegno ai colleghi che portarono a termine il processo, tra cui il nuovo presidente Gian Vittorio Gabri e Vittorio Chiusano. Il documentario è condotto sul filo delle testimonianze di alcuni protagonisti (gli avvocati che assunsero la difesa, il sindaco Novelli, l’allora giudice istruttore Caselli, lo stesso imputato Franceschini), con alcune immagini di repertorio e la ricostruzione dell’omicidio. Recentemente Andrea Casalegno, figlio di Carlo, vice direttore della Stampa ucciso dalle Brigate rosse il 16 novembre 1977, autore della rubrica settimanale “Il nostro Stato” dove ribadiva la necessità di opporsi al terrorismo applicando con fermezza le leggi senza ricorrere a misure eccezionali, ha ricordato la difficoltà dei giovani di oggi di capire “di che lacrime grondi e di che sangue la storia del 1977”. Per questo e, più in particolare, per sottolineare il ruolo fondamentale della classe forense quale garante del rispetto delle regole processuali e dell’espletamento della funzione giurisdizionale che il film “Avvocato!” deve essere il più possibile divulgato. FP FP I neo avvocati da febbraio 2007 a dicembre 2007 Alessandro Farau Angela D'angelo Anna Minutillo Antonio Toscano Antony Lavigna Antonello Novelli Carla Ciano Caterina Allotta Chiara Lieto Claudia Depalma Claudio D'Ettorre Dario Coronella Davide Ciorra Denise Degni Dina Collepardi Enrico Quintavalle Euplio Iascone Fabrizio Cassoni Fausto Mazzarella Fiorella Bianchi 32 I neo avvocati Gianmarco Cavaliere Giusi Lucia Nicole Aceto Martina Iannetti Ilaria Castrucci Laura Giusti Lucia Giovangrossi Manuela Scerpa Margherita Buffolino Marianicoletta Mari Martino Aceto Maurizio Prosseda Moira Gennaro Nicola Nero Nicoletta De Vivo Patrizia Castagna Roberta Pagiaro Roberto D'Erme Salvatore Ciano Simona Giorgi Stefano D'Auria Ai Colleghi Avvocati... che hanno prestato giuramento nel 2008. L'imprevista interruzione di quasi un anno delle pubblicazioni di FP ha determinato un abnorme numero di nuovi iscritti da indicare e presentare in questa parte del giornale. Si é, così, preferito riservare il primo numero dell'anno al completamento del novero dei neo-avvocati del 2007. Agli altri, insieme alle dovute scuse, l'appuntamento - immancabile - é al prossimo numero (giugno 2008). La Redazione 33 FP