FP Foro Pontino - Ordine degli Avvocati di Latina

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FP Foro Pontino - Ordine degli Avvocati di Latina
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Notiziario del
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PERIODICO DELL'ORDINE DEGLI AVVOCATI DI LATINA
direttore Mario Rapanà
•Elezioni 2008
- L'Avv. Malinconico
al terzo mandato:
intervista di Maria Belli
- I neo eletti
•A Domanda risponde
- Il GIP dr.ssa Lucia
Aielli
Avvocatura
Pontina:
nuovo inizio?
•Giurisprudenza Pontina
- Il Giudice nel
giusto processo
commento di Angelo Farau
- Ad un anno dalla
morte del
Dr. De Angelis,
in ricordo
del Giudice amico
Memoriale di Luca Giudetti
•Intorno alla cultura
- Ottocento e i Barbari:
grandi mostre fra
Roma e Venezia
- Dal film 'Avvocato!'
all'evento letterario
anno XXVII n.1/08
gennaio–marzo 2008
Aut. Tribunale di Latina n.354 del 27.04.82
Poste Italiane SPA - Spedizione in Abbonamento Postale - 70% DCB - Latina
In caso di mancato recapito inviare al C.P.O. di Latina
CONSIGLIO DELL’ORDINE AVVOCATI DI LATINA
Presidente: Avv. Giovanni Malinconico; Sgretario: Avv. Carlo Macci; Tesoriere Avv. Aldo Panico
Consiglieri: Avv. Maurizio ALBIANI, Avv. Pier Giorgio AVVISATI, Avv. Giampiero BONDATTI, Avv. Antonio
BUONEMANI, Avv. Antonella CICCARESE, Avv. Angelo FIORE, Avv. Gabriella GIUGLIELMO, Avv. Giovanni
LAURETTI, Avv. Giacomo MIGNANO, Avv. Stefano REALI, Avv. Umberto SALVATORI, Avv. Maddalena SIGNORE.
I N QUESTO N UMERO
2• Editoriale
Un 2008 di prospettiva (M. Rapanà)
4• Elezioni Consiglio dell'Ordine 2008
Il Presidente dell'Ordine Avv. Giovanni
Malinconico, terzo mandato alla guida
del neo-eletto Consiglio, commenta le recenti
elezioni forensi rispondendo a
domande...senza sconti.
9• I neo eletti
11• Commenti
Finalmente si parla.
di Michelina Grillo
12• Diritto e Società
Giurisdizione esclusiva del Giudice Amministrativo nella
conclusione di accordi sostitutivi fra P.A. e privati.
di Emilia Colaiuta
14 • Antiriciclaggio nessun obbligo di denuncia in sede
processuale e di consulenza stragiudiziale.
19 • L'avvocato e la risoluzione alternativa delle
controversie.
di Anna Laura Tocco
DIREZIONE E REDAZIONE
Piazza Bruno Buozzi, 1
Palazzo di Giustizia 04100 Latina
tel. 0773 693040 – fax 662749
DIRETTORE RESPONSABILE
Avv. Mario Rapanà
DIRETTORE EDITORIALE
Avv. Annalisa Romaniello
COMITATO DI REDAZIONE
Avv. Pier Giorgio Avvisati
Avv. Carlo Bassoli
Avv. Silvestro Conte
Avv. Enrico D’Antrassi
Avv. Angelo Farau
Avv. Anna Fiorentino
Avv. Giada Gervasi
Avv. Giovanni Lauretti
Avv. Michela Luison
Avv. Virginio Palazzo
Avv. Stefano Reali
16• A Domanda Risponde
La Dott.ssa Lucia Aielli
21• Così deciso nel Foro di Latina
Imparzialità del Giudice:
L'ordinanza 26/1/2007 del II Collegio Penale
del Tribunale di Latina nel solco garantista
della Consulta
di Angelo Farau
24• In ricordo di Giovanni Maria De Angelis
Memoriale
di Luca Giudetti
28• Intorno alla Cultura
L’arte dell’Ottocento alle Scuderie del
Quirinale e l’immortale lezione di Luchino Visconti
28 • Roma e i barbari a Palazzo Grassi di Venezia
30 • L'esempio di Fulvio Croce
32• I neo avvocati
Notiziario del Foro Pontino. Pubblicazione trimestrale – Distribuzione gratuita a tutti gli iscritti dell’Ordine degli Avvocati
di Latina, a tutte le Istituzioni, a tutti gli Ordini Forensi d’Italia, a tutti i Tribunali d’Italia – Tiratura 4000 copie Edizione,
progetto grafico, impaginazione: EDIZIONI CONTROVENTO p.s.c., Via Pio VI n.7 - 04100 Latina. Tel/Fax 0773
697468. Stampa: Grafica 87, Pontinia (LT)
Aut. Tribunale di Latina n.354 del 27.04.82 Poste Italiane SPA - Spedizione in Abbonamento Postale - 70% DCB Latina .In caso di mancato recapito inviare al C.P.O. di Latina
L’effetto 'bulgaro' e le sue cause
D
alla tornata elettorale più sonnolenta, silente e atarattica degli ultimi 15 anni (qualche Collega
trova analogia risalendo ad un 1990, ‘Vinciguerra regnante’), emerge il dato più macroscopico e anch’esso – manco a dirlo - pacifico. L’unica lista di 15 candidati e – tutt’intorno - l’assenza di dibattito, la mancanza di ogni confronto all’interno del quadro che il foro pontino ha
offerto di sé sin dalla vigilia delle elezioni fino all’esito che, anche da queste pagine ritrovate, proviamo ad analizzare.
A guardare come a una fotografia, anzi, ad una serie di scatti in successione, la sintesi è delle migliori: i
quindici candidati dell’unica lista (click), i quattordici ‘promossi’ al primo turno (click), integrati con il semplice, silente, ballottaggio annunciato (click). Ci viene anche in mente un Pupi Avati del 2001, “I cavalieri
che fecero l’impresa”, ma senza scomodare davvero epiche imprese (ché – al di là del dato numerico
simil…plebiscitario – mai competizione fu così priva di lotta), ci limitiamo ad osservare che vera impresa
è aver comunque ritrovato, dopo un voto così poco vivace e così povero di dibattito, un Consiglio
dell’Ordine rinfrescato da un opportuno ‘lifting’ di energia, rinsaldato nelle sue componenti e – c’è da crederlo – rinnovato nella convinzione del proprio agire per il difficile, impegnativissimo biennio che già
s’annuncia.
Davvero un altro mondo, verrebbe da dire al più ingenuo e neofita degli osservatori: oasi felice , solo a
guardare gli spettacolari scenari nazionali, le rocambole di ben altri Consigli.
Invece, a dispetto di tanta pacatezza di toni e apparente disinteresse a coltivare pensieri alternativi, sono
stati in tanti – pur sempre, beninteso, nel silenzio dilagante di un foro distratto e stanco – a parlare
(mormorare?) di elezioni ‘bulgare’. Siglare così quest’ultima esperienza consiliare è apparsa, dunque, la
reazione più facile, immediata e anche facilmente ironica.
A chi scrive non viene, però, di unirsi al coro, se non come a un goliardico sfottò, non immune da un
tocco d’amarezza e di tardivo ripensamento: da chi non c’era a chi, invece, c’è stato. A ‘compiere
l’impresa’, s’intende.
Ci viene, piuttosto, da guardare - non senza irritazione - a noi classe forense, a noi avvocatura pontina,
ormai pesci perfettamente ambientati in un’acqua sempre meno salubre, sempre più opaca per troppe
mancanze, troppo lassismo, troppa incuria e troppo silenzio.
Lasciamo qui volutamente vaghi tanti concetti, ma l’accenno riteniamo sia qui sufficiente. Siamo, in realtà,
tutti ben consapevoli e avvertiamo tutti - molto più di quanto le silenti elezioni appena concluse dicano - il
bisogno di una ricerca ostinata, per interrogarci – ben più esplicitamente di quanto fatto finora - il più costruttivamente e propositivamente possibile, sulle cause che hanno indotto una pur validissima e collaudata compagine consiliare a gestire pressoché in solitaria il suo stesso ricambio interno. Tanto da proporre la totalità delle quindici candidature, come osservato da più parti, tanto da limitare fino alla semplice enunciazione l’analisi sui maggiori temi di interesse collettivo, sulla gestione dei rapporti con le altre
componenti del Foro, il dibattito su modi e tempi dell’aggiornamento degli avvocati…
Prima che dirla ‘bulgara’, guardiàmola nelle sue pieghe quest’ultima tornata elettorale, priva degli entusiasmi dell’Aiga dei Giovani Avvocati …vecchia maniera, delle lotte e delle astensioni ancora convinte,
delle Camere Civili e delle liste contrapposte… A noi pare che tanta parte del presente getti radici fino
ad allora, naufragando – oggi - in una più generale carenza di idee e perfino di in certo coraggio
nell’ostinazione avverso tante storture, tante omissioni, tanti ‘alibi’ di cui solo a Latina e provincia si
avverte dolorosamente il proliferare.
Non sorprende davvero che un simile panorama abbia finito con lo scoraggiare in tutto il Foro la nascita di
liste alternative che pure, quand’anche numericamente destinate a poca fortuna, avrebbero attestato
l’esistenza di un’Avvocatura più reattiva e partecipe del proprio tempo, comunque disposta a chiamarsi
protagonista in un momento storico e ambientale tra i più difficili, massimamente in un territorio che lamenta il peggior Tribunale del Lazio e perde terreno – sul piano nazionale – in ordine ai maggiori temi
della qualità della vita.
Nella preoccupante assenza di questi umori, di una caparbia convinzione dell’avvocatura pontina di assolvere sempre e comunque – qui e ora – anche ad un più alto ruolo sociale, sta il ‘bulgaro’ risultato
delle elezioni 2008. Dopo il quale non sembra neanche avvertirsi più di tanto il senso benefico e salutare del ripartire, ricominciare con uno slancio nuovo. Questo non s’avverte, nel foro pontino, se non –
forse – nei diretti protagonisti (i cavalieri che fecero l’impresa) cui sicuramente viene da augurare la migliore navigazione, ma cui sarebbe del tutto vano, se non deleterio, delegare a oltranza un impegno e
un coraggio d’intervento che dovrà avviarsi dapprima nelle nostre consapevolezze personali.
Annalisa Romaniello
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Editoriale
Un 2008 di prospettiva
di Mario Rapanà
U
n 2008 ricco di novità. Si
sono concluse presso la
Cassazione e le Corti di
Appello
le
inaugurazioni
dell’anno giudiziario con una novità rispetto al passato: si è parlato di
una Giustizia sofferente che ha bisogno di una diagnosi diversa e di una
terapia confacente per restituirle quel
ruolo che di credibilità che deve riconquistare gli italiani. Gli ordini forensi si sono rinnovati per un altro
biennio.
Il Foro di Latina unanimemente ha
confermato il consenso al Presidente
Giovanni Malinconico ed al Consiglio
uscente rinnovatosi parzialmente. In
effetti il Consiglio ha ben operato in
questi ultimi due anni operando
scelte difficili nell’interesse
dell’avvocatura pontina e predisponendo le condizioni più
favorevoli
per
venire
incontro alle esigenze di
formazione e di approfondimento dei problemi che riguardano la vita di tutti i
giorni. Il governo si è dimesso
e gli italiani dovranno tornare
alle urne il 13 e 14 aprile. Giustizia e Professioni non hanno trovato
ancora soluzione alcuna. Sono evidenti i segni di malessere nella magistratura ed avvocatura per cui è indispensabile che alle forze politiche
2
Editoriale
oggi si pongano, nel contesto di una
rinnovata mentalità, i problemi che richiedono una comunione di intenti.
E’ importante, quindi, avviare, in linea
con il programma dell’O.U.A., una Costituente sulla giustizia, di cui facciano
parte i parlamentari, magistrati, avvocati e rappresentanti delle altre figure
del mondo della giustizia; rivisitare i riti
processuali civili con riduzione a pochi modelli modulabili; individuare
e approvare interventi in campo
penale, di tipo sostanziale (depenalizzazione ecc.) e processuale, tesi ad assicurare rispetto
dei diritti di tutte le parti del processo e tempi rapidi nell'interesse anche delle vittime del reato,
innescando un circuito virtuoso riduzione dei tempi-effettività delle garanzie-effettività delle sanzioni con
conseguenze anche di carattere preventivo speciale e generale. Rivalutare
il ruolo e la funzione del difensore in
ogni processo, e al di fuori di esso, nei
circuiti di definizione alternativa delle
controversie e nell'attività stragiudiziale.
Creare un osservatorio centrale di verifica dei dati della giustizia completo,
accessibile, trasparente e cogestito,
con la partecipazione attiva dell'avvocatura; approccio non ideologizzato e
senza soluzioni preconcette al tema
della
geografia
giudiziaria,
da
affrontarsi non soltanto sulla base di aridi dati numerici; ottimizzazione delle risorse umane e materiali dell'amministrazione della giustizia, con l'affermazione
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di criteri di competenza e managerialità
della gestione degli uffici; uso delle
tecnologie nella gestione dell'amministrazione della giustizia (processo civile
telematico, forme moderne di registrazione delle udienze anche civili, di creazione di fascicoli elettronici di tutti i procedimenti completi e consultabili a
distanza dagli aventi diritto ecc.); riorganizzazione di tutte le magistrature onorarie nell'ottica di qualificazione e razionalizzazione delle risorse, selezione,
formazione, verifica dei requisiti per la
permanenza nelle funzioni, incompatibilità e riflessione sulla possibilità di creare circuiti alternativi di giurisdizione
pubblica non statale; riconoscimento
del ruolo dei lavoratori della conoscenza nell'economia italiana e del loro
contributo alla creazione del pil, superando la concezione, tuttora vigente
anche se ormai vetusta, che riconosce
il ruolo di «parti sociali» (con dignità di
considerazione, consultazione, parola e
tutela) solo al mondo industriale e del
lavoro dipendente, ponendo finalmente
fine al dualismo imprese-Confindustria/lavoratori dipendenti-sindacati; riforma della professione forense e del
percorso di accesso per consentire sviluppo e riqualificazione della figura
dell'avvocato nella società e per realizzare i principi di rappresentanza democratica e di sussidiarietà nell'ordinamento professionale; affermazione
della deducibilità integrale degli oneri
sostenuti per le attività di formazione e
aggiornamento professionale.
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Elezioni Consiglio dell'Ordine 2008
Il Presidente dell'Ordine Avv. Giovanni Malinconico, terzo mandato
alla guida del neo-eletto Consiglio, commenta le recenti elezioni forensi
rispondendo a domande...senza sconti
I
l Presidente dell’Ordine degli Avvocati di Latina, Giovanni Malinconico alle prese con le domande di Foro Pontino sulle elezioni appena
svoltesi. Dove … a furor di popolo elettore,
è stato riconfermato, insieme ad altri 14 Consiglieri indicati nella lista ufficialmente presente.
L’unica!…
Prima di tutto, complimenti per il successo
determinato dai voti di preferenza. Ma, secondo lei, parliamo proprio di grandi numeri? Mi spiego: 884 elettori su quasi 1.700
aventi diritto non sono un po’ pochini?
Per il primo turno delle scorse elezioni,
quando erano in lizza due liste importanti e
composte tutte da Colleghi molto qualificati, si
raggiunse il record di votanti in numero superiore a novecento. Quest’anno, senza una
competizione tra schieramenti antagonisti,
almeno ufficialmente, si è arrivati a numeri
molto vicini (quasi novecento votanti). Credo si
tratti di un risultato molto importante, anche tenendo conto che i Colleghi che esercitano l’attività in modo costante e prevalente, e che
quindi risultano iscritti alla Cassa Forense, non
sono più di mille.
In ogni caso credo dobbiamo prendere atto
che il nostro è un Foro di grandi dimensioni,
con tutto quello che ne consegue in termini di
differenze rispetto a realtà più piccole: Roma,
per fare un esempio, esprime il voto non più
del 35% degli iscritti.
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Conferme e
nuove sfide
per un Foro
di grandi
dimensioni...
e grandi
orizzonti
intervista a cura di Maria Belli
Da più parti si è parlato di “lista bulgara”, perché blindata dal Consiglio uscente.
Secondo lei in percentuale poteva esserci
una lista alternativa e con quali prospettive?
Ho sentito anch’io questa battuta che sembra
far ironia non solo sul fatto che non vi erano
antagonisti, ma anche sul fatto che ci si presenti alla sfida elettorale divisi in liste.
In effetti l’ordinamento forense non lega il
meccanismo elettorale alla presentazione di liste. Si tratta di una disciplina che risente
moltissimo del tempo trascorso, dettata per
una realtà forense composta da pochissimi
iscritti e preordinata alla costituzione di organi-
Elezioni Consiglio dell'Ordine 2008
smi deputati solo
all’espletamento
di
compiti
istituzionali,
quali la tenuta degli
albi, la cura dei procedimenti disciplinari, la
liquidazione
delle
parcelle e poco più.
Oggi gli Ordini hanno
ben altri numeri e
funzioni, più marcatamente
di
rappresentanza politico-istituzionale dell’Avvocatura
(funzioni che sono
state
riconosciute
anche nella prassi giurisprudenziale), tematiche su cui le divergenze
di opinioni e posizioni possono avere molto più
significato delle stesse persone che le esprimono. Pertanto, la originaria modalità di tipo
personalistico ed assembleare è, di fatto,
completamente superata, mentre il raggruppamento dei candidati in liste, oltre ad essere
ormai usuale (e così avviene in quasi tutti i Fori d’Italia, tranne qualche rarissima eccezione)
risponde meglio a criteri di chiarezza: i candidati si distinguono in funzione delle priorità
che intendono darsi, del modo in cui vogliono
usare le risorse dell’Ordine etc..
Anche il riferimento alla Bulgaria, che dovrebbe riguardare quei regimi in cui non è
consentito presentare progetti alternativi a
quello “ufficiale”, mi pare poco più di una divertente provocazione. In realtà qualsiasi Avvocato del nostro Foro avrebbe potuto partecipa-
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re alla competizione
elettorale, da solo o in
una lista concorrente.
Ed anche nel recente
passato, quando si sono delineate idee di
fondo contrastanti, vi
sono state tornate
elettorali molto serrate
anche contraddistinte
da toni composti e da
grandissima lealtà e
correttezza.
Del resto, a ben vedere, la nostra compagine è stata caratterizzata dall’ingresso di
quattro nuovi Consiglieri, tutti agli esordi ed in
età che possiamo definire giovanile. Abbiamo
attuato un vero e proprio ringiovanimento del
Consiglio, ed anche questo è un fattore di dinamismo.
Qualcuno invece imputa la mancanza di
concorrenti ad una precisa strategia, secondo cui voi partivate da un “serbatoio”
di voti relativo ad accordi intessuti con le
associazioni forensi, accordi che, si dice,
vi garantivano un serbatoio di circa 300 o
più voti. Non crede che sia questa la ragione che avrebbe tolto spazio e scoraggiato
altre candidature al di fuori della vostra lista?
Come ho detto, il Foro è ormai una realtà
complessa che va interpretata nella sua
complessità: si pensi agli Avvocati esperti e
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Elezioni Consiglio dell'Ordine 2008
più anziani, che hanno già la loro identità professionale ed un significativo avviamento professionale, rispetto ai giovani che sono in
cerca della loro posizione nel Foro (gli infraquarantacinquenni sono oltre mille); od ancora
alle differenti esigenze di chi ha fatto
una scelta specialirispetto ai
stica
Colleghi che continuano a svolgere la
professione in modo
generalista. Per non
parlare delle differenti problematiche
di tipo territoriale.
Questa realtà va
interpretata in modo
complessivo,
cercando di dare
delle risposte che
tengano conto di
tutte le esigenze ed
esprimendo, laddove sia necessario,
delle precise priorità: l’Ordine, infatti, è e resta
un ente pubblico esponenziale, che dovrebbe
caratterizzare la propria attività mediante la
spesa orientata delle risorse che vengono
raccolte attraverso le quote che ciascun
iscritto corrisponde.
Si può differenziare l’azione che si intende
esprimere all’interno del Consiglio, dando priorità ad alcune tematiche rispetto ad altre, od
anche privilegiando gli interessi di alcuni
gruppi rispetto ad altri. È un confronto possibi-
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le, ma che presuppone una dialettica tra posizioni differenti sul piano oggettivo e non tra
personalismi: non credo sia più possibile ricordarsi dell’esistenza dell’Ordine solo in occasione delle elezioni, sperando in un consenso
che resti svincolato
da un pensiero preciso e da un’azione
che si sia sostanziata in proposte concrete. Il
gruppo di Colleghi
con cui condivido
questa esperienza
ha questa idea del
Foro e cerca di coltivarla prima di tutto
tentando
di
comprendere le diverse realtà che
compongono l’Avvocatura Pontina: è
ovvio che si tratta di
un’impostazione
che ci porta a
contatto con le realtà associative, ma non è
neanche scontato che ciò si traduca in
consenso. Se qualcuno ha idee diverse può e
deve metterle a confronto e così, non solo i
Colleghi, ma anche le stesse associazioni forensi possono essere chiamate a scegliere. È
questa la sostanza di ogni meccanismo democratico. Diversamente si corre il rischio di spostare il confronto elettorale dal piano dei progetti e delle idee a quello, un po’ narcisistico,
del prestigio personale dei concorrenti. Co-
Elezioni Consiglio dell'Ordine 2008
sicché, credo che gli spazi per altre liste ed
altri candidati ci siano, ma che non possano essere riempiti …a recupero, solo in occasione
della consultazione elettorale.
La compattezza della vostra lista è
dunque il riflesso della compattezza degli
avvocati?
Credo che la compattezza della nostra lista è
il frutto della condivisione di un progetto.
evitare il verificarsi di inconvenienti. Ed ancora, la riflessione potrebbe estendersi ai temi
della Corte d’Appello o della Cittadella Giudiziaria.
In realtà mi sento parte di un gruppo che crede
che il ruolo del Consiglio sia non solo quello di
assicurare il servizio istituzionale che l’Ordine
deve disimpegnare, ma anche quello di
“rappresentare” i Colleghi, e si tratta di una
considerazione meno ovvia di quanto non si
creda. In passato vi era chi vagheggiava
un’Avvocatura “eroica”, che vedeva grandi
personalità caratterizzate dalla loro individualità; mentre oggi vediamo rappresentata
un’avvocatura alle prese con il problema del
numero di iscritti, dell’esistenza di margini di
sopravvivenza in un’economia recessiva, etc.
Si tratta di una differenza di vedute che è ancora viva.
Credo che sia proprio l’identità di vedute su
questa impostazione di fondo, oltre alla grande
lealtà di tutti i Consiglieri, la ragione della nostra solidità.
Per quanto attiene alla compattezza degli Avvocati, il discorso è diverso. Credo che il Foro
esprima ancora un forte sentimento di unità ed
identità. Ma che nello stesso tempo si stia facendo strada un significativo senso di
incertezza verso il futuro, nel quale l’Avvocatura intravede sempre minori occasioni di lavoro
e sempre maggiori difficoltà ad esprimere un
ruolo guida (come nel passato è avvenuto)
nella società pontina.
Mi spiego meglio con un esempio. Tre o
quattro anni fa, quando la vicenda della formazione e dell’aggiornamento non era ancora
“calda”, avevamo previsto che si trattasse di
una frontiera importante, per la quale occorreva organizzarsi. Qualcuno di quelli che hanno
fatto riferimento a comportamenti bulgari,
all’epoca non condivideva questa impostazione e riteneva che della formazione e
dell’aggiornamento l’Ordine non si dovesse
occupare o dovesse farlo solo in modo sporadico e senza darsi adeguate strutture. Oggi
sappiamo che abbiamo fatto bene ad investire
le risorse dell’Ordine per strutturare una scuola forense che abbia una marcata vocazione a
divenire il centro di organizzazione dell’attività
formativa.
Lo stesso discorso può essere fatto per quanto
attiene all’investimento di risorse per il potenziamento dei servizi informatici del Tribunale. Ed analoghe conclusioni possono essere
tratte con riguardo al tema dei servizi giudiziari, per il cui miglioramento i Consiglieri hanno
dato grande disponibilità, per es. per far sì che
l’innovazione del servizio unico ricezione atti
E partendo da queste premesse, quali
(cd. “front office”) fosse strutturata in modo da pensa siano i temi più caldi con cui l’Avvo-
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Elezioni Consiglio dell'Ordine 2008
catura Pontina dovrà confrontarsi?
A mio avviso la sfida più seria che ci attende è
appunto quella della ricerca di nuovi spazi in
termini di occasioni di lavoro e di un nuovo ruolo nel tessuto socio-economico della nostra
provincia, sfida cui possiamo rispondere solo
offrendo un servizio professionale che si qualifica in termini di competenza culturale e professionale piuttosto che in termini di competizione
al ribasso sugli onorari. Ecco perché la formazione continua è un terreno di prioritaria
importanza strategica sul quale occorre che
l'Ordine investa una parte significativa delle
proprie risorse anche economiche.
Altro problema fondamentale è quello del miglioramento dei servizi. La qualità della vita
professionale degli Avvocati pontini è gravata
dalla evidente inadeguatezza delle risorse di
cui dispone il Tribunale, così che spesso
anche solo il deposito di un atto o la presa
d’atto di un provvedimento diventa un’impresa
epica. In questo campo ritengo che l’investimento di risorse economiche da parte dell’Ordine, se disposto e gestito in modo accorto, risponda ad esigenze del Foro, anche se gli
effetti positivi riverberano poi a vantaggio
dell’Ufficio giudiziario e dell’utenza.
Non possiamo però dimenticare i temi della
Corte d’Appello, della Cittadella Giudiziaria e,
più in generale, della logistica giudiziaria. Si
tratta di questioni che presuppongono un costante dialogo con le forze politiche della provincia,
su cui dovremo esercitare una costante e significativa “pressione”. Ma anche questo non basta:
occorrerà esprimere maggiore capacità di fare sistema con tutte le altre forze sociali ed economiche,
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cui far comprendere come il potenziamento del
servizio giustizia consenta al nostro sistema produttivo di esprimere nuove potenzialità oggi oppresse da limiti ingiustificabili.
Sul fronte interno, ritengo infine prioritario mediare
verso i colleghi l’importanza dell’uso degli strumenti
informatici, anche perché ci si avvia, a passi lenti
ma inesorabili, verso il processo informatico al cui
esordio dovremo essere tutti preparati.
Si tratta di sfide importanti. Pensa davvero
che ne potremo uscire in modo positivo?
L’Avvocatura pontina sta dando prova di grandissima maturità. Io non posso dimenticare, ad esempio,
il modo composto con cui gli Avvocati della nostra
provincia hanno affrontato il difficile esame del cd.
“sciopero bianco”. È stata quella una prova in cui
tutti hanno agito con grandissimo senso di responsabilità, spesso risolvendo i delicati problemi
che si ponevano quotidianamente con significativa
competenza. Questo nostro comportamento ha suscitato ammirazione in tutti gli altri Fori sia del Lazio
che nazionali. Ecco, sono sicuro che un Foro che
dà simili prove di maturità ha sicuramente il potenziale per affrontare la sfida che il nostro tempo ci
pone. Occorre solo dare sempre disponibilità al
confronto e dinamismo nell’accettare il mutamento
di ruolo che la realtà attuale ci pone. Ma, soprattutto, occorre che i Colleghi assumano consapevolezza del fatto che ciascuno di noi non può più
vivere confinato nella propria isola, più o meno
felice, e che siamo invece un corpo organizzato che può e deve esprimersi unitariamente.
(intervista a cura di Maria Belli)
Elezioni Consiglio dell'Ordine 2008
Tutti under quaranta, due donne a rinfoltire la 'quota rosa' in Consiglio. Entusiasmo,
bella presenza e voglia di fare, sono loro...
I Neo Eletti
"
Avv. Maurizio Albiani
"
Maurizio Albiani
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"
Avv. Antonella
Ciccarese
Mi ritengo veramente gratificata e lusingata dalla stima manifestatami
dai Colleghi, che voglio ringraziare.
Il largo consenso espresso costituisce per me fonte di responsabilità e
di stimolo per collaborare proficuamente alle numerose ed impegnative attività del Consiglio dell’Ordine.
Mi auguro che l’aumento dei consiglieri “rosa” possa divenire un valido
riferimento soprattutto per le numerose Colleghe che esercitano la professione nel nostro Foro e che il
senso della praticità femminile possa agevolare sempre più i gravosi
oneri del Consiglio.
"
Anzitutto ritengo doveroso ringraziare i
tanti colleghi che votandomi hanno voluto
concedermi la loro fiducia.
Un particolare ringraziamento va, inoltre,
all’Associazione Forense degli Avvocati di
Aprilia che da subito e massicciamente ha
appoggiato la mia candidatura.
Sono consapevole dell’importanza e della
delicatezza del compito che sono chiamato a svolgere, soprattutto nel biennio
che ci apprestiamo a vivere, caratterizzato
da grandi riforme a cui la classe forense è
chiamata dare delle risposte.
Personalmente mi adopererò per proseguire il lavoro già avviato dal precedente
Consiglio dell’Ordine e raggiungere tutti gli
obiettivi indicati nel programma della lista
elettorale di cui sono onorato di far parte,
facendomi
portavoce
delle problematiche legate alla nostra professione che i
colleghi che
rappresento
dovessero
segnalarmi
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Elezioni Consiglio dell'Ordine 2008
"
Avv. Angelo Farau
In primo luogo, mi preme ringraziare tutti i colleghi che
hanno espresso il loro voto, partecipando in maniera massiccia ad un momento fondamentale della vita del Foro,
qual è quella dell’elezione del Consiglio dell’Ordine.
Mi rendo conto che il biennio che ci apprestiamo a vivere
sarà un periodo di fondamentale importanza per la classe
dell’Avvocatura. E, conseguentemente, a Noi Consiglieri
spetta un intenso lavoro al fine di raggiungere quegli
obiettivi che già ci siamo prefissati e di cui abbiamo dato
conto nel programma stilato in sede di consultazione
elettorale.
Angelo Farau
Personalmente, spero di apportare l’energia e l’entusiasmo che necessariamente devono contraddistinguere un
Consigliere al primo mandato; più nello specifico, occupandomi a livello professionale della
materia penale, farò di tutto per cercare di porre rimedio ad una serie di problematiche che
proprio in questo settore della Giustizia rendono assai difficile l’esercizio dell’attività professionale. Una situazione, questa, che tocca in maniera ancor più grave i colleghi giovani che, come me, hanno vissuto e vivono quotidianamente una realtà certamente non semplice.
Ecco -volendo condensare in poche righe il mio impegno per questo biennio- mi auguro di poter proseguire nel lavoro già intrapreso nei periodi precedenti dal Consiglio dell’Ordine prestando, al contempo, la mia massima attenzione e disponibilità a tutti i Colleghi, giovani e non,
che dovessero segnalare problematiche legate all’esercizio della nostra Professione.
"
"
Avv. Maddalena Signore
Maddalena Signore
Forse è banale esordire con un “grazie”, ma è doveroso!.
Grazie di cuore a chi mi ha sostenuto, a chi mi ha votato, a chi mi
ha dimostrato affetto, rispetto e fiducia.
Grazie ai Colleghi più esperti che hanno fatto si che il “gioco di
squadra” funzionasse. La “squadra” era, ed è, l’obiettivo primario
che noi tutti consiglieri eletti ci eravamo prefissati, nella convinzione
comune che una squadra affiatata fosse garanzia di collegialità,
collaborazione e serenità nel lavoro.
Il primo obiettivo è stato raggiunto! Mi impegnerò, anzi ci impegneremo, per confermare la fiducia accordataci, ma, soprattutto, per
conquistare quella dei Colleghi più titubanti. Ancora grazie.
"
FP
10
Commenti
A margine dell'inaugurazione dell'Anno Giudiziario
Finalmente si parla
di Michelina Grillo - Presidente dell'OUA
L
a recente inaugurazione
dell'anno giudiziario ha riservato più di una sorpresa: per
la prima volta i magistrati hanno fatto autocritica e gli avvocati non sono stati additati quale causa dei mali del sistema-giustizia. Non solo. Nella cerimonia di quest'anno non si è parlato solo di cifre, ma
anche di politica della giustizia. È evidente che l'impegno dell'Avvocatura italiana, a partire dalla II Conferenza nazionale sulla giustizia dell'ottobre scorso, ha
colto nel segno: infatti, una cerimonia
obsoleta e liturgica può oggi avere un
senso solo se strettamente legata
all'attualità, agli snodi problematici reali,
a un'analisi non solo aridamente numerica ma a una visione prospettica a medio
e lungo termine del sistema. Ciò è
indubbiamente frutto del fitto dialogo con
i partiti, con il mondo dell'impresa, del lavoro e dell'università e con i molteplici tavoli di confronto che abbiamo avviato
per creare una rete dei saperi e delle
esperienze. È da sottolineare come le
questioni poste sul tappeto, in tema di
rapporti tra magistratura e politica e di
politica della giustizia, dalla relazione
del presidente del consiglio, Romano Prodi, coincidano sostanzialmente con le
analisi dell'Oua e con le conclusioni
della II Conferenza nazionale sulla giustizia. L'organismo politico dell'Avvocatura
ha saputo anticipare analisi e linee di
azione. Dispiace che questa identità di
vedute arrivi solo ora, in piena crisi politica. Si sta facendo strada una nuova filosofia di intervento rispetto alle politiche
sulla giustizia, che parte dalla valorizzazione di quelle esperienze virtuose già
presenti nel nostro paese e che hanno
portato risultati positivi per i cittadini. Ci
riferiamo a quelle realtà (Torino, Varese,
Bolzano ecc.) dove si è investito
sull'innovazione, sulla responsabilità,
sull'efficienza e sulla collaborazione e il
dialogo tra gli operatori del sistema. Una
nuova prassi sulla giustizia da cui nasce
l'idea di una Costituente: siano gli attori
di questa rappresentazione a dare indicazioni concrete e fondate alla politica.
Il mondo della giustizia, novella cenerentola, non deve più subire disattenzioni e la povertà di mezzi e di risorse non
deve più rappresentare un comodo alibi.
Chi agisce ogni giorno puntando al massimo risultato possibile non deve più
subire la mortificazione di venire additato come una scheggia impazzita del sistema.
11
FP
FP
Diritto e Società
L'
ordinamento italiano prevede lo strumento della
doppia giurisdizione del
giudice ordinario e del giudice amministrativo in favore
del privato che lamenti una lesione, rispettivamente, di diritto soggettivo ovvero di interesse legittimo posta in essere
dalla pubblica amministrazione.
Oramai da diversi decenni abbiamo assistito alla rottura della rigida barriera
tra diritto pubblico e privato che caratterizzava l’operato della pubblica amministrazione che, sempre più frequentemente, per lo svolgimento della propria
attività attualmente usa lo strumento privatistico, peraltro, meno lesivo nei
confronti del soggetto privato.
L’essenza della persona giuridica
pubblica, in epoca oramai remota, era
strettamente collegata ed individuata al
complesso dei suoi fini pubblicistici,
mentre oggi, nella maggior parte dei casi, i contorni della autonomia negoziale
dei soggetti pubblici si sono estesi con
il riconoscimento della stessa capacità
di diritto privato e facoltà di porre in essere contratti atipici e misti. L’attivitità
della P.A. soggiace al diritto comune e
recepisce l’orientamento consolidato
della giurisprudenza che ha riconosciuto la compatibilità delle disposizioni del
codice civile relative per esempio, alla
esecuzione specifica dell’obbligo di
concludere un contratto (2932) e di risarcimento del danno anche nelle obbligazioni pecuniarie (1224), con il potere
12
GIURISDIZIONE
ESCLUSIVA DEL
GIUDICE
AMMINISTRATIVO
NELLA CONCLUSIONE
DI ACCORDI
SOSTITUVI
TRA P.A. E PRIVATI
della amministrazione, nei casi in cui
essa diventi soggetto del rapporto e si
spogli del suo potere unilatelare, di rimanere vincolata dal contratto stipulato
con il privato, senza possibilità di recedere unilateralmente.
Di regola, è messo in risalto l’aspetto
innovativo relativo alla preferenza dello
strumento privatistico rispetto ad una
specie di sfavor dello strumento pubblico che, invece, deve essere usato
esclusivamente per riscontrata impossibilità di utilizzare quello privatistico.
I rapporti instaurati tra le pubbliche
amministrazioni ed i soggetti privati furono disciplinati dall’art.11 della L.241
del 7 agosto 1990 con la previsione di
una maggiore tutela per il cittadino privato anche nei casi di conclusione di
accordi aventi scopi di perseguimento
del pubblico interesse, prevedendo la figura degli “accordi sostitutivi”, quali
strumenti pubblicistici. La particolarità
di tale istituto è rappresentata dalla
Diritto e Società
circostanza che in effetti è stato riconosciuto l’esercizio consensuale di diritto
pubblico, e non privato, assoggettato
alla giurisdizione esclusiva del giudice
amministrativo, in quanto l’atto inciderebbe sugli interessi legittimi, trattandosi di atto pubblico ovvero di atto amministrativo generale che non può essere
identificato quale contratto atipico di diritto privato, ma mero atto che sostituisce un provvedimento amministrativo e
può essere realizzato solo sulla base
dell’esistenza di un contenuto tipizzato
dalla legge e, quindi, esclusivamente
nei casi previsti puntualmente da disposizioni di legge.
Successivamente, la L.15/2005 ha
contribuito a potenziare l’istituto, prevedendo la stipulazione di accordi sostitutivi del provvedimento con una portata
generale ed estesa ad ogni procedimento discrezionale. In sostituzione
della manifestazione del potere autoritativo mediante atto unilaterale, la P.A.
può esercitare il suo potere mirato alla
tutela del pubblico interesse attraverso
lo strumento negoziale dell’accordo sostitutivo di provvedimento, quale atto
tendenzialmente generale di azione
amministrativa.
Tuttavia, a differenza della attività negoziale posta in essere dalla P.A. nella
sua veste di soggetto privato, in questi
casi prevale il diritto pubblico anche
nella fase di esecuzione, in quanto gli
accordi sostitutivi sono espressioni
dell’autonomia privata che, pur rimanendo strettamente collegate alle disposizioni dell’art.1322 c.c., mirano al
perseguimento dell’interesse pubblico.
13
In determinate circostanze la P.A.
avverte la necessità di scegliere la manifestazione negoziale al posto di
quella provvedimentale per il perseguimento del pubblico interesse e mirare
a raggiungere utilità ulteriori rispetto a
quello che sarebbero consentite ed
ottenute con l’atto amministrativo.
E’ stata riconosciuta l’ulteriore facoltà di introdurre anche clausole ed
elementi accidentali e non ostativi alla
tipicità del provvedimento.
Mediante gli accordi sostitutivi sono
conclusi i procedimenti con produzione
di effetti sostanziali e definitivi e la costituzione di un rapporto obbligatorio
tra il soggetto privato e la P.A.
Sia nella fase di formazione
dell’accordo che nella fase della sua
esecuzione, però, prevale il diritto
pubblico, mentre la disciplina privatistica è solo integrativa ovvero aggiuntiva,
con potere per la P.A. di modificare,
annullare
d’ufficio
e
recedere
dall’accordo quando si verifichi una modifica della situazione ovvero quando
essa non sia più compatibile con il fine
pubblicistico del raggiugimento del
pubblico interesse.
Per tale motivo, sulla base della validità del criterio della tipologia dell’atto
destinato al perseguimento del pubblico
interesse,
sono
applicabili
all’accordo i vizi di legittimità tipici del
provvedimento amministrativo relativi
alla incompetenza, violazione di legge
ed eccesso di potere, rilevando, così,
una commistione di interessi legittimi e
diritti soggettivi che giustifica la attribuzione alla giurisdizione esclusiva del
FP
FP
Diritto e Società
giudice amministrativo, cui spetta, come ha ribadito la Cassazione con
sentenza Sez. Un. n.105, del 12 marzo
2001, il sindacato sul potere nella fase
di formazione, conclusione ed esecuzione dell’accordo e sulle controversie relative alle richieste di indennizzo e
della sua quantificazione per gli
eventuali danni subiti dal privato in caso di illecito esercizio di recesso da
parte della P.A. Da una parte l’esercizio di discrezionalità della amministrazione, che agisce nella veste di titolare
di un potere amministrativo discrezionale, e dall’altra l’interessse legittimo pretensivo del privato che impone alla P.A.
l’obbligo di valutare, provvedere e di motivare alla stregua dell’interesse pubblico sia la scelta di aderire alla stipula
dell’accordo e sia l’eventuale rifiuto
sulla richiesta formulata dal privato interessato.
Naturalmente l’accordo sostitutivo
non richiede ulteriore attività ed esercizio di potere da parte della amministrazione ed ha rilevanza non solo tra le
parti, ma anche nei confronti di tutti i
soggetti nei confronti dei quali lo stesso produca effetti giuridici caratteristici
del provvedimento che sostituisce.
Non è ,tuttavia, sempre possibile
l’adozione degli accordi sostitutivi, essendo stati posti puntuali limiti sia sostanziali, connessi al perseguimento
del pubblico interesse, che formali in
presenza di potere vincolato, di provvedimenti sanzionatori e di atti previsti
dall’ art. 13 della L.15/2005.
Avv. Emilia Colaiuta
14
ANTIRICICLAGGIO
Nessun obbligo di
denuncia in sede
processuale e di
consulenza
stragiudiziale
"P
rendiamo atto con
soddisfazione che sono
state riconosciute, sia pur
e in un altro Paese, le motivazioni sostanziali che già da anni
l’Oua aveva addotto per contrastare
una interpretazione erronea ed ultronea della normativa europea di riferimento in tema di antiriciclaggio, la
quale esclude l’avvocato dall’obbligo
di denuncia non solo in relazione al
processo, ma anche in sede di
consulenza stragiudiziale”
Così Michelina Grillo, presidente
dell’Organismo Unitario dell’Avvocatura,
commenta la notizia apparsa sul quotidiano Le Monde (di seguito l’articolo) su
una recente sentenza della Corte Costituzionale del Belgio (del 23 gennaio)
sulla normativa europea in materia di
antiriciclaggio.
«In più occasioni – ha continuato la
Diritto e Società
presidente dell’Oua - avevamo denunciato come non si potesse arbitrariamente incidere su materie di rango costituzionale, come il diritto di difesa, di
cui il rapporto fiduciario assoluto tra
avvocato e cliente è presupposto e manifestazione. Tale
rapporto, come la
pronuncia
in
commento ha riconosciuto espressamente, è irrimediabilmente
compromesso dagli obblighi di segnalazione e denuncia ipotizzati,
posti peraltro in
assoluto contrasto con la deontologia
forense.
Anche su questo
tema, come su
altri, oggi possiamo dire che la
ferma opposizione dell’Avvocatura alle modalità di
applicazione a sé
della
normativa
antiriciclaggio
non era una mera reazione corporativa di pregiudiziale rifiuto – di cui siamo stati accusati - bensì frutto di una
corretta sottolineatura dell’importanza
di preservare il rapporto fiduciario tra
avvocato e cliente. L’inviolabilità del se-
greto per tutti i fatti conosciuti
dall’avvocato in ragione del rapporto
con il proprio assistito è elemento essenziale del diritto di difesa, nel quale
non si possono aprire brecce e su cui
non
sono
possibili
mediazioni,
trattandosi di un
valore
assoluto
della nostra civilità giuridica, e del
resto, nel nostro
ordinamento,
il
compito di inquisire e trovare prove o elementi
d’indagine a carico del presunto
reo è affidato ad
altri
soggetti
della giurisdizione e dell’amministrazione, di cui
l’avvocato
è
contraddittore
istituzionale.
«Chiediamo ora
il concorso della
cultura laica e liberale
–
ha
concluso Grillo affinchè si avvii
in Italia e negli altri paesi Comunità
Europea una approfondita riflessione
sui principi e valori richiamati, con la
necessaria rivisitazione di tutte le
norme che compromettono il ruolo
dell'avvocato».
15
FP
FP
A Domanda Risponde
Il Foro Pontino incontra
La Dott.ssa Lucia Aielli...
La dottoressa Lucia Aielli, è un magistrato che attualmente ricopre il ruolo di
G.I.P. - G.U.P. all'interno del Tribunale di Latina. In magistratura dal 1991, è
stata Pretore a Terracina fino al 2.000, in seguito è divenuta Gip (Giudice Indagini Preliminari) a Latina ricoprendo per lungo tempo funzioni di coordinatore
dell'Ufficio, sino a quando non è arrivato il Giudice Nicola Iansiti con maggiore
anzianità professionale. Dal 2004 è giudice d'Appello. Elegante, gentile, misurata, dosa sapientemente le risposte rendendosi disponibile anche a domande
scomode. Lei è una delle poche donne...forse l'unica a Latina. che ha ricoperto
un ruolo di primo piano...coordinatore dell'ufficio Gip.
D. Il potere logora? o logora chi
non ce l'ha?
Non è il potere che logora, poiché avere possibilità gestionali significa puntare
su obiettivi di rilievo, con progettualità e
voglia di fare, ciò che logora è la
mancanza di mezzi concreti e disponibilità di personale, soprattutto in questo periodo di difficoltà generale del settore giustizia.
D. L'Ufficio Gip è nell'occhio del ciclone, si parla di arretrati spaventosi,
da cosa dipende? E' una questione di
carenza di organico, di troppo lavoro,
o di poco impegno?
Il grande problema dell'ufficio Gip è, a
mio avviso, dato da una mancanza di
personale (giudici e amministrativi), rispetto ai grandi numeri della Procura
che lavora con un esercito al seguito
(13 pubblici ministeri). Vi è da aggiunge-
16
Lucia Aielli
Il Foro Pontino incontra
A Domanda Risponde
re che nel nostro caso, a differenza che
per i magistrati della Procura, i quali
"chiedono" il provvedimento, noi appunto,
dobbiamo emetterlo con conseguente e
giusto onere motivazionale ( a volte
anche istruttorio), che rende i nostri
tempi più lunghi. Inoltre, rispetto ai colleghi del dibattimento, siamo "strozzati"
dalle urgenze che implicano
provvedimenti ad horas, relativamente a situazioni di
notevole ed immediato
impatto sociale ( misure
cautelari
reali
/personali).
D. Quali sono i numeri degli arretrati
per le richieste di
archiviazione?
Si parla di grandi numeri:
41.000 gli ignoti,13.000 i noti e
3.500 i decreti penali. Come superare le
difficoltà e smaltire gli arretrati? Anche
perché ci sono persone in attesa di veder
chiudere per sempre una pendenza che,
loro malgrado, li vede protagonisti…Bisogna pensare ad una forza straordinaria
con ridistribuzione degli arretrati per far
fronte a tale emergenza, anche perché
all'ufficio Gip non possono essere applicati i G.O.T. per incompetenza funzionale. Ad esempio destinare, momentaneamente, un magistrato ( ne sono in arrivo
tre nuovi), senza affidargli altre
incombenze, a sostegno del lavoro dei
Gip presenti (5 in tutto a smaltire il lavoro
prodotto da 13 sostituti).
D.Quanto e quando lavora un Giudice per le indagini preliminari, udienza
compresa?
Non possono quantificarsi i tempi
lunghi del lavoro del Gip, si consideri che mentre si studia una
misura
cautelare,
contemporaneamente,
si svolgono udienze
preliminari, si emettono decreti di intercettazione, decreti penali,
archiviazioni, si motivano sentenze, e questo
per 7 giorni della settimana, senza soluzioni di continuità, ma solo calibrando diversamente i carichi nell'arco della settimana stessa.
D.C'é una polemica sulle spese per
le intercettazioni, il ministro Mastella
sostiene che bisogna ridurle, anche se
qualcuno ricorda che anche lui è finito
nella rete degli "spiati", qual'é la sua
opinione?
Sono favorevole allo strumento delle
intercettazioni, anche se non deve essere considerato "l'unico" mezzo investigativo.
"
... noi dell'ufficio
GIP 'strozzati'
dalle urgenze
e carenze di
personale...
17
"
FP
A Domanda Risponde
Il Foro Pontino incontra
D. Un voto all' ex ministro Clemente
Mastella?
Non posso dare voti ma non sono negativa nel mio giudizio sul ministro Mastella
perché in ogni caso ha messo mano
all'ordinamento giudiziario,
sul caso Magistris
non esprimo alcun
giudizio, non conoscendo
gli
atti, e di positivo posso notare che non ha
colpito la magistratura in generale.
D. Lei ha avuto
un padre avvocato civilista ed un fratello in bilico tra la professione e la politica, questo le ha procurato degli inviti ad astenersi da parte
di alcuni avvocati perché sostenevano
che lei era incompatibile. Com'é finita
con la Corte D'Appello quella storia?
Tutte le questioni relative alla mia condizione personale sono state archiviate
senza alcuna promozione di azione disciplinare. Svolgere ilproprio lavoro con onestà
e trasparenza è il migliore antidoto per le
denunce capziose.
D. Oggi non si persegue più nessuno, crede che tutte le incompatibilità
della giustizia in provincia di Latina siano finite?
L'incompatibilità ambientale è uno strumento molto delicato del quale può farsi
un uso distorto. Non sono a conoscenza
di particolari casi di incompatibilità
"
FP
...gli avvocati
leali, quelli che
ancora
credono nella
Giustizia con la
G maiuscola.
ambientale olttre quelli già noti, grazie agli
articoli di stampa.
D. Quali sono gli avvocati che stima?
Gli avvocati che stimo sono, in generale, gli avvocati leali, quelli che ancora credono nella Giustizia, quella con la G maiuscola.
D. Cosa farà da grande quando
le scadrà il "mandato" all'Ufficio
Gip?
Alla scadenza del mio incarico verificherò quali sono in
concreto i posti disponibili, non
escludendo di lasciare il Tribunale di Latina....per qualche anno.
D. Ma Latina... è la città .......?
Latina è una città piena di potenzialità, io sono una persona ottimista, credo
nella capacità costruttiva dei giovani, che
sempre più scopro animati da una vivace
coscienza civile.
"
18
Come nel suo stile, il Gip Lucia Aielli, con
calma riflessiva ha accettato di buon grado
anche le domande a effetto veleno. E' scesa
nel personale, dando l'impressione di eliminare quella sottile barriera che da sempre la
rende cortese e distante. Un magistrato dalle
idee chiare, con funzioni organizzative e capacità di sintesi, una donna sicuramente in grado di ricoprire, anche in futuro, ruoli di
grande responsabilità e prestigio. Per i quali
impegno e professionalità continueranno ad
essere valori preziosi ...
emmebì
Diritto e Società
‘Alternative Dispute Resolution’: nasce negli Stati Uniti la risposta
possibile al dissesto dilagante della Giustizia.
C
irca trent’anni orsono negli
Stati Uniti, preoccupati dalla
insoddisfazione popolare nei
confronti della giurisdizione, operatori del diritto, filosofi ed antropologi che
studiavano la soluzione dei conflitti in
alcune società primitive diedero vita
ad un movimento per la introduzione
di nuovi modelli di giustizia, con organi, riviste, studi e convegni, sul tema
che è stato poi esportato oltreoceano
con l’acronimo ADR (Alternative Dispute Resolution).
Le suggestioni culturali e di business che ci sono pervenute, hanno
fatto nascere anche in Europa l’interesse sull’argomento ed hanno ingenerato il convincimento, che si sta rivelando errato, che la diffusione dei
servizi ADR possa alleviare sensibilmente il carico di lavoro degli Uffici
Giudiziari.
In realtà, specie per quanto riguarda le controversie di natura economica, di fronte agli sportelli di conciliazione delle Camere di Commercio il
valore in gioco è così scarso da
indurci a ritenere che il titolare del diritto avrebbe rinunciato a farlo valere
se avesse dovuto percorrere le vie
ordinarie.
L’esperienza
di
Camere
di
Commercio che funzionano bene, come ad esempio quella di Milano, dimostrano che moltissime conciliazioni ri-
19
L’Avvocato
e la risoluzione
alternativa
delle
controversie.
guardano controversie tra consumatori ed imprese, di valore così basso
che, per il dispendio di tempo e danaro richiesto, non avrebbero mai dato
vita ad una domanda giudiziale.
Avvaloro la tesi con una esperienza
personale: ho richiesto in questi giorni
un tentativo di conciliazione alla Camera di Commercio di Latina nei
confronti di una società esercente
servizi di telefonia, per risolvere una
controversia per la quale mi sarei ben
guardata dall’intraprendere un giudizio, anche se non ho bisogno di pagare un avvocato!!!
Si comincia quindi a pensare che
uno dei meriti principali dei sistemi di
giustizia informale consista nel far
emergere il cosiddetto contenzioso
sommerso, cioè quelle controversie
che, data la loro scarsa importanza,
non valeva la pena portare dinanzi ad
un Giudice.
FP
Diritto e Società
Convegno
FP
E’ evidente, poi,he il ricorso all’A.D.R.
non me il nostro Legislatore dal risolvere
la paralisi in cui versa il nostro apparato
giudiziario.
E’ chiaro che le conciliazioni
stragiudiziali, per essere buone, esigono una amminiIl 14
strazione della giustizia
marzo
efficiente, in modo che
scorso si è
non vi sia una parte
svolto –
organizzato dal
indotta a speculare
Centro ‘Kairòs’ di
sulla durata procesFormia presso il
suale
per
far
Club Nautico di
accettare al suo
Gaeta - il convegno
avversario
una
sul tema ‘L’avvocato
cattiva conciliazioe la gestione del
ne.
conflitto familiare’.
Guai,
quindi,
Per la grande
se
ci
si
impegnas
partecipazione di
se a deflazionare
interessati, l’iniziativa
l’amministrazione
sarà ripetuta a
della
giustizia,
beneficio dei
nella
speranza
di
colleghi di Latina il
ottenere processi
16 maggio 2008
presso l’aula
più
brevi,
indiBorsellino della
rizzando il più possibiProcura in Via
le le controversie
Ezio
verso gli istituti conciliativi.
Sicuramente, specie per
i numerosi giovani avvocati
in cerca di occupazione, i servizi
di A.D.R. possono costituire una occasione vantaggiosa, ma, a mio avviso, la figura dell’Avvocato è sicuramente quella che
meglio può esercitare il ruolo del mediatore di conflitti, figura ben diversa da quella
del conciliatore, anche se ancora a molti
la distinzione non è chiara.
Al di là delle controversie di natura eco-
20
nomica, vi sono infatti quelle che riguardano la sfera familiare, separazioni,
divorzi, affidamenti, adozioni, in ambito civile, ed, in ambito penale, le problematiche attinenti alla criminalità minorile ed
alla cosiddetta giustizia riparativa, cioè
quella che si prende cura delle vittime
dei reati, cui si riferisce la legge quadro
dell’Unione Europea, del 15 marzo 2001,
che, all’art. 10 promuove la mediazione
penale e sollecita gli stati membri ad
attuarla.
Il Mediatore non concilia, non negozia,
non redige transazioni che hanno valore
di titolo esecutivo.
Usando le tecniche apprese in un
corso di formazione specializzato, aiuta
le parti a trovare da sole una soluzione al
conflitto, facilitando la comunicazione,
senza esprimere giudizi, indirizzandole
verso una soluzione soddisfacente per
entrambe.
La esperienza di mediazione consente
all’Avvocato di mettere a frutto una sensibilità che già possiede, ma che ha dismesso, quasi fosse un abito fuori moda:
basti pensare ad esempio al cosiddetto
ascolto attivo, che sostanzialmente consiste nella comprensione anche di quello
che non si dice, tecnica che è di grande
ausilio nel comprendere esattamente cosa ci si richiede.
Se si considera, inoltre, la ricaduta che
il percorso mediativo ha nella vita dei
soggetti e nel contesto sociale, ne risulta
un bilancio senza dubbio positivo sotto il
profilo della tutela dell’individuo e della ricostruzione dei legami sociali.
Avv. Anna Laura Tocco
Presidente Centro Kairòs Formia
Rassegna di giurisprudenza del Foro Pontino
“Così deciso nel Foro di Latina…”
Imparzialità del Giudice:
L'ordinanza 26/1/2007 del II Collegio Penale
del Tribunale di Latina nel solco garantista
della Consulta
L
La riforma del Titolo IV della carta costituzionale, in riferimento alle
norme sulla giurisdizione, se da un
lato riflette il travaglio dottrinario e giurisprudenziale di un faticoso riscatto delle logiche di
un processo penale di tipo inquisitorio, dall’altro vale ad orientare l’interprete nella risoluzione delle nuove problematiche connesse al mutato sistema processuale penale.
Orbene, tra i temi di più stringente attualità, quello
afferente l’imparzialità del giudice assume un rilievo
senza dubbio primario per l’avvocato penalista ed il
proprio assistito.
La necessità di una terzietà tangibile e concreta è
infatti divenuto elemento catalizzante l’essenza stessa del processo, a conferma di come le lamentele
provenienti dall’avvocatura, sovente frettolosamente interpretate come gratuiti attacchi al potere
giudiziario, lungi dall’essere mere espressioni di un
interesse politico settoriale, avessero una loro
fondatezza.
La paventata possibilità, non disattesa dalla pratica, di soggiacere insieme al proprio assistito ad un
giudizio di merito davanti un organo-persona fisica
che non garantisce assoluta imparzialità rappresenta l’ipotesi che il legislatore, costituzionale prima ed ordinario poi, ha inteso prevenire ed elidere
con la previsione di un giusto processo regolato
dalla legge ( art.111, comma 1 e 2 Cost.), attraverso il recupero in chiave normativa di un
percorso giurisprudenziale che progressivamente,
a partire dalla seconda metà degli anni ’90, ha
21
commento a cura dell'Avv. Angelo Farau
condotto a delineare con rinnovato rigore le sfere
di applicazione degli istituti di diritto processual-penalistico della incompatibilità e della astensione-ricusazione. La fiorente giurisprudenza di rango costituzionale ha prodotto sul punto, nell’ultimo decennio, un diritto vivente che si pone in termini di
massima garanzia per i diritti dell’imputato e che va
a rappresentare, in un quadro evolutivo senza soluzione di continuità, il baluardo insuperabile ai teoremi del giusto processo e della neutralità del giudice, al contempo rappresentando loro un doppio livello di garanzie.
Il primo livello di sicurezza è rappresentato dalla
individuazione delle cause di incompatibilità del giudice, in ragione di atti compiuti in seno al medesimo procedimento penale, la cui astratta tipicizzazione, rendendole prevedibili e al contempo prevenibili, vale a configurare il dogma della terzietà del giudice come modalità di essere della giurisdizione
nella sua oggettività, prima ancora di essere diritto
delle parti processuali ad un giudice terzo, dunque
come un onere per l’apparato pubblico di organizzare preventivamente la terzietà di quello; ed
infatti le situazioni di possibile pregiudizio per
l’imparzialità del giudicante operano tutte in seno
allo stesso procedimento.
Il secondo livello di guardia attiene, invece, alla descrizione normativa di situazioni pregiudizievoli che
normalmente preesistono al procedimento (art. 36
FP
FP
“Così deciso nel Foro di Latina…” Rassegna di giurisprudenza del Foro Pontino
comma 1 lett. a), b), d) ed f) c.p.p.) e che, di conseguenza, devono formare oggetto di valutazioni di
merito idonee ad accertare l’effettiva esistenza di
cause di pregiudizio, mediante un’operazione di verifica evidentemente non delegabile al legislatore
senza il rischio di generare ex lege una casistica
delle incompatibilità refrattaria a qualsiasi tipo di
organizzazione preventiva.
La formazione di un tale sistema di garanzie
consente, pur tuttavia, il residuare di una zona
d’ombra estremamente perigliosa nell’ottica di una
salvaguardia effettiva del diritto della parti e del diritto di tutti i consociati ad una giustizia efficace, atteso come, alla previsione codicistica di quelle altre
gravi ragioni di convenienza di cui all’art. 36
comma 1 lett. h), per le quali il giudice è obbligato
ad astenersi, faccia difetto il simmetrico diritto
dell’imputato a ricusare il giudice per le medesime
gravi ragioni.
Anche in questo caso la giurisprudenza creativa
della Consulta ha posto rimedio con la nota
22
sentenza n. 283 del 14 luglio 2000, nel solco della
quale, in una rinnovata e progressiva tendenza
alla normalizzazione del processo in chiave garantista, ha fatto seguito l’ordinanza resa dal Tribunale di Latina – Secondo Collegio Penale – in data
26 gennaio 2007, con la quale veniva dichiarata
l’astensione dalla trattazione del processo a carico
di Tizio più altri, rinviato a giudizio per rispondere
dell’accusa di aver promosso e costituito un’associazione per delinquere finalizzata alla commissione di rapine in danno di istituti di credito, con
conseguente imputazione a cascata di reati strumentali e fine di oggettiva gravità.
Invero, già nella fase delle indagini preliminari
quelle stesse incolpazioni avevano legittimato
l’adozione di un’ordinanza cautelare impositiva
della più affittiva tra le cautele, ordinanza successivamente confluita in un separato e diverso giudizio
di prevenzione per un aggravamento delle prescrizioni inerenti la misura della sorveglianza speciale
di P.S. già irrogata a Tizio, la cui cognizione era
Rassegna di giurisprudenza del Foro Pontino
“Così deciso nel Foro di Latina…”
"
stata devoluta al Tribunale di
Latina in quella stessa identica
composizione che vale a
distinguere il Secondo Collegio
Penale.
Il Giudice della prevenzione, a
tenore del provvedimento, in
quella sede sua peculiare aveva altresì provveduto con decreto in ordine alla richiesta di
aggravamento, fondando il proprio convincimento proprio
sull’ordinanza custodiale emessa nel presente procedimento, e nell’accogliere la
proposta il Tribunale aveva espresso valutazioni di
merito sui fatti e sulla partecipazione di Tizio
all’organizzazione criminale qui contestata, proprio
sulla base dell’ordinanza custodiale.
Alla luce di questa situazione, lo stesso Tizio proponeva ricorso alla Corte di Appello di Roma al fine di
ricusare il Collegio Giudicante sul presupposto
dell’esistenza di una grave ragione di convenienza,
mentre l’avvocato di questi, nel corso della prima
udienza dibattimentale, sollecitava il Tribunale ad
astenersi.
Correttamente i Giudici di merito, osservato come
la Corte Costituzionale con la richiamata sentenza
n.283/2000 ha dichiarato l’illegittimità costituzionale
dell’art. 37, comma 1 c.p.p. nella parte in cui non
prevede che possa essere ricusato dalle parti il Giudice che, chiamato a decidere sulla responsabilità
di un imputato, abbia espresso in altro procedimento, anche non penale, una valutazione di merito sullo stesso fatto nei confronti del medesimo
soggetto, rilevavano che l’attività pregiudicante doveva individuarsi nella partecipazione del Giudice
al procedimento di prevenzione e quella pregiudicata nell’essere il medesimo Giudice investito di
funzioni di giudizio in un procedimento penale
avente ad oggetto i medesimi
fatti.
Il Tribunale completava il proprio percorso motivazionale, in
perfetta aderenza alle indicazioni offerte dalla Consulta, sottolineando come l’effetto pregiudicante non può tuttavia essere
affermato in caso di mera precedente cognizione dei fatti di causa, ovvero espressione incidentale ed occasionale su particolari aspetti della vicenda processuale sottoposta a giudizio; ravvisando invece,
nel caso di specie, la ricorrenza di una valutazione
completa dell’ordinanza cautelare, sì come richiamata dalla motivazione dello stesso decreto di prevenzione, il Tribunale coerentemente riconosceva
la propria incompatibilità alla trattazione del giudizio di merito e si spogliava della cognizione della
causa.
L’importanza del provvedimento in commento sta
nell’aver focalizzato l’aspetto soggettivo del problema e cioè la necessità che l’inquisito non venga
sottoposto ad un giudizio da parte di chi, in passato, abbia già potuto esprimersi non tanto e non
solo in relazione alla colpevolezza o innocenza
dell’interessato, quanto piuttosto abbia già manifestato valutazioni che possano risultare comunque
condizionanti in successivi giudizi.
L’impossibilità di una tipizzazione indicativa di
quelli che possono considerarsi “giudizi condizionanti” ma soprattutto la difficoltà di autonomamente rilevarli da parte del Giudice stesso, suggerisce all’avvocato di adottare strumenti organizzativi
del proprio lavoro che aiutino a scongiurare pericolosi dejavouz.
...una
salvaguardia
effettiva del diritto delle parti e
del diritto di tutti
i consociati ad
una giustizia efficace...
23
"
(commento a cura dell'Avv. Angelo Farau)
FP
FP
In ricordo di Giovanni Maria De Angelis
Pubblichiamo il testo della orazione funebre tenuta dall’avv. Luca Giudetti in occasione della
intitolazione di un’aula del Tribunale di Latina
alla memoria del Presidente Giovanni Maria De Angelis
M
i è stato chiesto dal Centro Studi “A. Tomassini” di portare la mia testimonianza
in ricordo del Presidente De Angelis, che
aveva intrecciato il proprio nome con quello del
Centro Studi e che, proprio in questa sua veste,
ho avuto il privilegio di conoscere e di frequentare
nel corso degli ultimi quindici anni.
La amicizia che mi ha legato al Presidente De
Angelis è nata fuori da queste aule e prima che iniziassi a frequentarle per ragioni di carattere professionale, avendo avuto origine ormai molti anni fa
e, precisamente, nel 1989, presso lo studio
dell’Avvocato Angelo Tomassini, dove sua figlia
Anna Maria, all’indomani
della
scomparsa, volle riunire un gruppo di laureandi in giurisprudenza (alcuni dei
quali – ed io ero fra
questi – erano stati
suoi studenti di filosofia al Liceo Scientifico “E. Maiorana”),
perché dessero vita
ad un circolo culturale: un Centro Studi,
come volemmo chiamarlo da subito, non
24
senza un pizzico di presunzione scientifica.
La direzione del Centro fu affidata ad un giovane
magistrato molto colto e molto brillante che era
Giovanni Maria De Angelis.
Ricordo perfettamente quale fu la prima impresa
con la quale ci cimentammo perché fu una impresa che ha segnato profondamente la mia formazione e che ha lasciato una traccia molto visibile
anche nella cultura giuridica di Gianni De Angelis,
come dimostra tutta la produzione culturale
successiva del Centro studi, all’epoca da lui presieduto, rappresentato dalla lettura “collettiva” di
una opera di Luigi Ferrajoli, una imponente “Teoria
del garantismo penale”, lettura poi sfociata
in un incontro pubblico con l’Autore che si
svolse nel marzo del
1990.
Ricordo
perfettamente quale fu lo
stato d’animo con il
quale affrontai le prime riunioni del
gruppo giuridico, ricordo l’emozione
ed il timore del
confronto,
non
tanto con gli altri
In ricordo di Giovanni Maria De Angelis
soci, alcuni dei quali già conoscevo (Leone
Zeppieri, Gaetano Palombelli, Luigi Di
Mambro, Paola Tomassini), quanto con il
Dott. De Angelis, che all’epoca era un Magistrato della Procura della Repubblica presso
il Tribunale di Latina e che rappresentava la
prima occasione per me, che stavo finendo
di scrivere la tesi di laurea, di un rapporto
con il mondo giudiziario.
Devo dire che Gianni De Angelis creò subito le condizioni per
una riuscita e per una prosecuzione di quella esperienza
culturale, con quel suo modo
di dirigere il gruppo giuridico
senza mai imporre le proprie
idee, di spezzare la tensione,
di far valere la sua autorevolezza senza esercitare alcuna
autorità, insomma con quel
suo tratto mite, gentile, ma al
tempo stesso con il fascino
che esercitava su di noi la sua cultura e a
sua grande capacità di elaborazione teorica.
Studiammo molto attentamente il testo di Luigi Ferrajoli, una raffinatissima opera di logica
giuridica e di filosofia della pena, che, ripeto,
segnò profondamente la mia formazione, ma
che so per certo che segnò anche la coscienza di un giurista maturo come il Dott.
De Angelis. E’ un testo al quale siamo stati
entrambi molto legati ed al quale abbiamo
continuato a fare ricorso negli anni, quando
abbiamo cercato delle risposte agli interrogativi posti dalla vita professionale, ma anche
agli interrogativi teorici che sono scaturiti alla
crisi della giustizia e degli apparati giudiziari,
che hanno rappresentato il vero epicentro
del conflitto politico in questi anni, determinando l’addensarsi di interrogativi sul significato della parola garantismo, sull’esercizio
della giurisdizione, sugli scopi e sui limiti
della legislazione in materia penale.
La lettura del testo di Luigi Ferrajoli (Diritto e
ragione. Teoria del garantismo penale, BariRoma, 1989), che è stato uno degli allievi
più insigni di Norberto Bobbio
(e, quindi, la lettura di Bobbio
e degli altri filosofi del diritto di
- ispirazione analitica: Uberto
Scarpelli, Amedeo Conte, Letizia Gianformaggio ed altri) credo che abbia avuto una
grande importanza per Gianni
De Angelis anche per la sua
particolare cultura ed esperienza giudiziaria precedente.
Egli era stato pretore in Sardegna negli anni Settanta e poi
pretore penale a Latina nei primi anni
Ottanta ed era profondamente influenzato,
come molti giovani giuristi dell’epoca, da
quella cultura giuridica che aveva “scoperto” la Carta Costituzionale, ponendola
centro del proprio orizzonte culturale e professionale, avendo interpretato il proprio ruolo di magistrato come garante, io credo, dei
diritti fondamentali enunciati nella Carta costituzionale.
Questo atteggiamento si traduceva in una
analisi critica delle quotidiane ingiustizie,
specie in danno dei soggetti più deboli, ma
anche dei molteplici profili di incostituzionalità del nostro ordinamento penale, caratte-
"
...quel suo
modo di diri
gere il gruppo
giuridico
senza mai
imporre
le proprie idee
25
"
FP
In ricordo di Giovanni Maria De Angelis
rizzato da una legislazione in larga parte precostituzionale.
Questo atteggiamento, comune a molti giovani giuristi dell’epoca, era particolarmente chiaro in De Angelis, che era profondamente legato agli studi di diritto costituzionale, di cui
era stato cultore presso l’Università di Cagliari, studi che hanno continuato a rappresentare, anche nell’esperienza del Centro “Tomassini”, il momento centrale dei
suoi interessi e della sua riflessione.
Ricordo che egli ci ha sempre
spinto in questa direzione, ad
approfondire lo studio delle tematiche di diritto pubblico, dei
progetti di riforma costituzionale succedutisi nel corso degli
anni, fino a quello, dapprima
approvato dal Parlamento italiano, poi abrogato mediante
referendum popolare, sul quale il Centro Studi aveva promosso, nel Gennaio 2006, un
incontro pubblico che fu introdotto proprio dal Presidente De Angelis e
che ha costituito anche la sua ultima fatica,
poco prima di essere colto dal male che si
manifestò poche settimane più tardi.
Il contributo che egli ha dato alla attività del
Centro Studi, oltre a fare del Presidente De
Angelis uno dei protagonisti – credo di poter
dire senza indulgere ad alcuna vuota celebrazione – della vita culturale di questa città (ricordo una sua bellissima presentazione ad
un libro di Giulio Ferroni su Machiavelli), sono testimoni anche di un modo diverso e più
nuovo di interpretare il proprio ruolo di Magi-
"
FP
strato.
Alla base vi è una consapevolezza di natura
culturale: quella per cui l’attività di interpretazione e di applicazione della legge non è
una attività neutra ed avalutativa, come
hanno sostenuto per anni i fautori dell’indirizzo tecnico-giuridico, che hanno propugnato una ideologia della casta giudiziaria
come corpo separato dalla società, ma è
una attività che implica
sempre la formulazione di giudizi discrezionali, ai quali sono
inevitabilmente sottese scelte
di carattere etico-politico.
Questa lucida consapevolezza
culturale era molto chiara in
De Angelis, alla quale si è
sempre accompagnata, tuttavia, un altissimo senso dell’etica e della deontologia giudiziaria.
Non ho mai visto indulgere il
Presidente De Angelis a
quelle forme di protagonismo giudiziario che contrastano, ovviamente, con elementari principi deontologici e dobbiamo riconoscergli,
tutta la classe forense lo ha sempre fatto,
un grandissimo equilibrio di giudizio –
una dote che egli considerava, giustamente, la principale virtù di un magistrato, al di là della sua preparazione teorica – consapevole com’era che ogni caduta di garanzia, ogni condanna di un
innocente, si traduce in una condanna
della giurisdizione, che finisce per esserne
screditata
e
delegittimata.
Latina Oggi ha pubblicato qualche giorno fa
...un modo
diverso e più
nuovo di
interpretare
il proprio
ruolo
di magistrato
26
"
In ricordo di Giovanni Maria De Angelis
una splendida lettera all’indomani della
scomparsa di Gianni De Angelis che coglieva, a mio parere, un aspetto molto vero
della sua personalità. Gianni amava i bambini, così come amava le persone deboli e le
persone umili. Questa disposizione caratteriale era chiaramente percepibile nel suo modo di intendere il proprio ruolo di giudice,
consapevole com’era che l’esercizio della
giurisdizione, per cui un essere umano è
chiamato a giudicare un altro essere uma-
no, è una attività che implica sempre la
formulazione di valutazioni discrezionali,
alle quali è associato un margine ineliminabile di potere dispositivo.
Egli ha amministrato questo potere in un
modo mite, tollerante, nel rispetto delle
persone e della dignità delle persone: ed in
questo consiste, credo, anche la parte più
importante e più preziosa del suo esempio
e del suo insegnamento.
L’avvocato Tina Lagostena Bassi, scomparsa a Roma il 4
marzo scorso, nel ricordo sentito di chi ha vissuto accanto a
lei le grandi battaglie in difesa della condizione femminile, in
un’esperienza umana e professionale tra le più alte e significative.
E' sempre difficile esprimere il profondo cordoglio per la
morte di una persona cara, ma per l'avvocata Augusta
Lagostena Bassi, questo "sentire" risulta più complicato. Ha rappresentato per eccellenza la difesa delle
donne, rivoluzionando la professione del penalista al
femminile. Ha mostrato come nei processi per violenza
sessuale, la vittima vedeva ribataltato il suo ruolo, ritrovandosi sul banco degli accusati, ha lottato per l'inserimento di questo reato in quelli contro la persona e non
contro la morale. Ma soprattutto ha combattuto e vinto
contro i suoi colleghi maschi, ed i loro pregiudizi, che
pensavano di "archiviarla" come "la solita femminista". Ed ha creduto in quello
che ha fatto fino ad accettare difese, senza onorario, laddove il gratuito patrocinio era una chimera. E'anche merito suo se i processi per stupro hanno una
sensibilità diversa verso la parte offesa.
‘…a Tina, per sempre, il mio grazie personale. Per quella insostituibile esperienza di vita che ha saputo testimoniare con la semplicità e la forza dei grandi.’
Avv. Maria Belli
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FP
FP
Intorno alla Cultura
L’arte dell’Ottocento
alle Scuderie del
Quirinale e
l’immortale lezione di
Luchino Visconti
Roma e i barbari
a Palazzo Grassi
di Venezia
V
Il prof. Umberto Roberto, che è stato
relatore nel convegno su Cicerone
organizzato dall’Ordine di Latina con il
Liceo classico di Fondi, è coordinatore
del comitato scientifico e curatore del
catalogo della mostra “Roma e i barbari, III-VII sec.”, inaugurata il 26 gennaio
a Palazzo Grassi e aperta fino al 20 luglio 2008. Si tratta di un evento di rilevo
internazionale, che porterà a Venezia
visitatori da tutto il mondo, e vuole
gettare una nuova luce sui secoli bui
della crisi dell’impero romano sotto i
colpi delle continue invasioni dei popoli
provenienti dalle steppe dell'Asia e
dall'Europa Orientale, che portavano i
nomi di Ostrogoti, Longobardi, Vandali,
Merovingi e Visigoti. I secoli della decadenza sono pure quelli dell’incontri di
popoli diversi, con la mescolanza di
culture opposte che portò alla reciproca
assimilazione di costumi e tradizioni e
l’avvento di un nuovo modello di civiltà.
i è sempre una buona occasione per ricordare l’opera di
Luchino Visconti: grandissimo
regista cinematografico, maestro in
ogni filone che ha esplorato, dal neorealismo (Ossessione, La terra trema,
Rocco e i suoi fratelli), all’affresco storico (Il gattopardo, La caduta degli dei,
Ludwig), al racconto decadente (Morte
a Venezia) alla riflessione spietata e
profetica sul mondo contemporaneo
(Gruppo di famiglia in un interno), non
28
Intorno alla Cultura
Una visita a Venezia, città che
mantiene un fascino unico per storia,
immagine naturale ed architettonica,
patrimonio artistico, può essere
accompagnata alla visita a questa mostra che unisce opere provenienti dai
più importanti musei d'Europa, Asia e
America.
dimenticando gli altri capolavori come
Rocco e i suoi fratelli, il monumentale
Ludwig, le regie liriche e le innovative, a
29
volte scomode direzioni teatrali.
In questo momento ve ne sono due:
l’uscita in dvd doppio della copia restaurata di Senso e l’apertura della mostra “Ottocento”, dedicata alla pittura
italiana in un secolo che vide la perdita del primato italiano nell’arte pittorica. L’esposizione, aperta dal 29 febbraio al0 giugno di quest’anno alle Scuderie del Quirinale, serve a rileggere le
opere di artisti come Francesco
Hayez, il cui dipinto “Il bacio” viene riproposto da conti in una famosissima
inquadratura dei due attori protagonisti
Alida Valli e Farley Granger, scegliendo gli stessi colori e tonalità e gli
stessi particolari del vestito della
donna.
L’esposizione è composta di circa
cento opere degli artisti più rappresentativi del secolo che vide la perdita
del primato italiano nel campo delle
arti figurative, mentre continuava a primeggiare nella lirica, da cui Visconti
parte nella scena iniziale di Senso,
una lezione di cinema immortale, come quella del ballo del Gattopardo,
che registi del calibro di Martin Scorsese ha voluto entrambe letteralmente citaree L’età dell’innocenza, una delle
sue opere più belle e ispirate.
L’Ottocento dei pittori italiani e della ricostruzione di Visconti ridanno al secolo del Risorgimento e dell’unità d’Italia
la dignità di epoca di passaggio dallo
splendore rinascimentale alla rivoluzione culturale degli albori del Novecento.
FP
FP
Intorno alla Cultura
L'esempio di
Fulvio Croce
La coscienza civile e
democratica non dovrà
mai dimenticare la stagione del terrorismo,
che ebbe inizio il 17
maggio 1972 con l’omicidio di Luigi Calabresi
(la cui figura ha avuto
recentemente una giusta rivalutazione nel bel
libroel
figlio
Mario
“Spingendo la notte più
in là”) e raggiunse l’apice soprattutto nella seconda metà degli anni
settanta,
seminando
sofferenze e lutti nei luoghi e tra i protagonisti
delle istituzioni politiche,
delle associazioni sindacali e imprenditoriali, degli organi di stampa,
della
magistratura,
anche dell’avvocatura. E dovrà riconoscere il valore fondamentale della risposta ferma e
convinta dello Stato,si mantenne sempre
all’interno delle regole legali, senza eccessivamente fuorviarsi in derive eccezionali ed
emergenziali.
Proprio un insigne rappresentante della classe forense fu colpito nel primo pomeriggio del
28 aprile 1977 nell’androne del suo studio di
via Perrone, 5 a Torino: l’avvocato Fulvio Croce, presidente dell’Ordine di Torino, città simbolo dell’Italia operaia. Il suo assassinio giunse al
termine di un anno di battaglia all’interno del processo al nucleo storico delle Brigate rosse, che
vedeva accusati di banda armata (la prima
30
volta dopo il 1945) alcuni militanti del gruppo
terroristico, tra i quali il
capo storico Renato
Curcio, il latitante Valerio Moretti che sarà poi
uno degli ideatori ed
esecutori del rapimento
e dell’omicidio di Aldo
Moro, Roberto Franceschini, che oggi si erge
tranquillo
a
commentatore ed esegeta quasi come uno
spettatore innocuo di
quei tragici eventi, invece che, come in effetti è
stato, uno dei più duri
artefici. Dovrebbe ricordare le parole del
Capo dello Stato che
pur riconoscendo la legittimità del reinserimento nella società dei colpevoli di atti di terrorismo che hanno regolato i conti con la giustizia, li invita a comportamenti pubblici ispirati
alla massima discrezione e misura.
Ora il film documentario “Avvocato!”, realizzato da Alessandro Melano e Marino Bronzino, prodotto dall’Ordine degli avvocati di Torino, in collaborazione con la Cassa nazionale di
previdenza forense e con il patrocinio della facoltà di giurisprudenza dell’Università di Torino,
delle città di Torino e di Castelnuovo Nigra, è
stato pubblicato dalla Stampa e Rai Trade, con
l’edizione Capris.
Andrebbe fatto vedere nelle scuole, per far
conoscere alle giovani generazioni il clima
Intorno alla Cultura
che si respirò in quei tragici anni, dal terrore che
quasi quotidianamente veniva sparso dalle
bande terroriste all’atteggiamento di coraggio unito all’impegno per il mantenimento dell’ordine democratico di uomini come Fulvio Croce. Per
discutere con loro, come la generazione degli
anni cinquanta ha fatto per molti anni sulle vicende, i protagonisti e iemi della Resistenza.
I quarantasei imputati del processo che si
aprì nel maggio 1976 rifiutarono la difesa, revocando l’incarico ai difensori di fiducia e ricusando quelli scelti dalla Corte di assise. Era un
cosiddetto processo di rottura, nel quale i terroristi avevano tentato di invertire le parti, risultando
essere loro accusatori dello Stato che in quel
contesto era rappresentato dalla magistratura e
dall’avvocatura; e minacciando giudici popolari
e difensori. Dopo numerose defezioni, a vario e
spesso improbabile titolo, di avvocati, dieci
sorteggi di giurie popolari, modifiche legislative
al sistema di composizione della giuria, vi fu l’assunzione della difesa da parte di otto componenti del Consiglio dell’Ordine, primo fra tutti
Fulvio Croce, civilista, che al pari di altri consiglieri, come Franzo Grande Stevens, non aveva
mai affrontato un dibattimento penale.
A quasi un anno dal suo
inizio, dopo vari rinvii, il
collegio difensivo sollevò
la questione di costituzionalità della norma che
imponeva la difesa tecnica
e vietava l’autodifesa, ma
proprio a ridosso della decisione della Corte, alcuni attentati, come l’omicidio del procuratore generale di Genova Francesco Coco, calarono come macigni su un anda-
31
mento che si era cercato di condurre sui binari
dello stretto diritto. La Corte respinse l’eccezione rinviando il processo a nuovo ruolo; ma il 28
aprile 1977 Fulvio Croce, che avvertiva di
sentirsi pedinato, venne barbaramente colpito
da due brigatisti che dalle spalle lo chiamarono
“Avvocato!” e, dopo che si voltò lo colpirono con
due colpi al volto e tre all’addome, uccidendolo
subito. L’esempio del coraggio e della dedizione al ruolo di difensore dell’avv. Croce costituì
ulteriore sostegno ai colleghi che portarono a
termine il processo, tra cui il nuovo presidente
Gian Vittorio Gabri e Vittorio Chiusano.
Il documentario è condotto sul filo delle testimonianze di alcuni protagonisti (gli avvocati che
assunsero la difesa, il sindaco Novelli, l’allora
giudice istruttore Caselli, lo stesso imputato
Franceschini), con alcune immagini di repertorio e la ricostruzione dell’omicidio.
Recentemente Andrea Casalegno, figlio di
Carlo, vice direttore della Stampa ucciso dalle
Brigate rosse il 16 novembre 1977, autore della
rubrica settimanale “Il nostro Stato” dove ribadiva la necessità di opporsi al terrorismo applicando con fermezza le leggi senza ricorrere a
misure eccezionali, ha ricordato la difficoltà dei giovani di oggi di capire “di
che lacrime grondi e di che
sangue la storia del 1977”.
Per questo e, più in particolare, per sottolineare il ruolo fondamentale della classe forense quale garante
del rispetto delle regole
processuali e dell’espletamento della funzione
giurisdizionale che il film “Avvocato!” deve essere il più possibile divulgato.
FP
FP
I neo avvocati
da febbraio 2007
a dicembre 2007
Alessandro
Farau
Angela
D'angelo
Anna
Minutillo
Antonio
Toscano
Antony
Lavigna
Antonello
Novelli
Carla
Ciano
Caterina
Allotta
Chiara
Lieto
Claudia
Depalma
Claudio
D'Ettorre
Dario
Coronella
Davide
Ciorra
Denise
Degni
Dina
Collepardi
Enrico
Quintavalle
Euplio
Iascone
Fabrizio
Cassoni
Fausto
Mazzarella
Fiorella
Bianchi
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I neo avvocati
Gianmarco
Cavaliere
Giusi Lucia Nicole
Aceto
Martina
Iannetti
Ilaria
Castrucci
Laura
Giusti
Lucia
Giovangrossi
Manuela
Scerpa
Margherita
Buffolino
Marianicoletta
Mari
Martino
Aceto
Maurizio
Prosseda
Moira
Gennaro
Nicola
Nero
Nicoletta
De Vivo
Patrizia
Castagna
Roberta
Pagiaro
Roberto
D'Erme
Salvatore
Ciano
Simona
Giorgi
Stefano
D'Auria
Ai Colleghi Avvocati...
che hanno prestato giuramento nel 2008.
L'imprevista interruzione di quasi un anno delle pubblicazioni di FP ha determinato un abnorme numero
di nuovi iscritti da indicare e presentare in questa parte del giornale. Si é, così, preferito riservare il
primo numero dell'anno al completamento del novero dei neo-avvocati del 2007.
Agli altri, insieme alle dovute scuse, l'appuntamento - immancabile - é al prossimo numero (giugno
2008).
La Redazione
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