Libri di testo: scenari digitali
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Libri di testo: scenari digitali
Libri di testo: scenari digitali di Paola Serafin La recente Circolare che impartisce indicazioni sull’adozione dei libri di testo, riprende alcune innovazioni legislative che sono di particolare interesse per i dirigenti scolastici, chiamati come sempre ad “esercitare la necessaria vigilanza” affinché siano rispettati i vincoli di legge, la libertà di insegnamento e l’autonomia professionale dei docenti. In primo luogo occorre ricordare che è stato abolito il vincolo pluriennale di adozione che era di cinque anni per la scuola primaria e di sei anni per la scuola secondaria. Si trattava di una limitazione che aveva giustificazione nel tentativo di garantire un risparmio per le famiglie ma che è stata vissuta spesso da parte dei docenti come un’indebita ingerenza nell’autonomia didattica. A limitare la sfera d’azione del Collegio dei docenti nell’adozione dei libri di testo rimangono oggi i tradizionali vincoli di trasparenza e tempestività nelle procedure e quelli legati alla necessaria coerenza con il piano dell’offerta formativa, al rispetto dell’ordinamento scolastico e dei limiti di spesa previsti. A proposito di quest’ultimo aspetto la Circolare chiarisce che tra i testi consigliati possono essere compresi solo quelli che hanno carattere monografico o di approfondimento delle discipline di riferimento o singoli contenuti digitali integrativi. Negli ultimi anni infatti, per rimanere entro i tetti di spesa, talvolta alcuni istituti scolastici utilizzavano l’escamotage di inserire tra i testi consigliati alcuni libri di testo. La Circolare, riprendendo le disposizioni contenute nella L. n. 128/2013, prospetta però anche nuove opportunità, coerenti con il riconoscimento della funzione culturale dei docenti e dell’autonomia delle istituzioni scolastiche, valorizzando le migliori esperienze sin qui sviluppate dagli istituti scolastici, quali ad esempio la rete Book in Progress. Nel testo si afferma infatti che il Collegio può (non deve) adottare libri di testo o strumenti alternativi; gli istituti scolastici possono anche elaborare autonomamente materiale didattico digitale per specifiche discipline da utilizzare come libri di testo. Si tratta di una disposizione potenzialmente dirompente, la cui realizzazione pone alcuni interrogativi di fattibilità. Quale libro di testo? La produzione di materiali didattici da condividere con colleghi ed allievi non è certamente un fatto nuovo ma lo è la possibilità che questo materiale possa sostituire il tradizionale libro di testo. Non sempre infatti l’elaborazione digitale può assicurare la presenza di una solida linea narrativa e di una sistematica organizzazione del sapere che sembrano essere caratteristiche distintive del libro cartaceo. In questi anni abbiamo assistito a modalità differenti di intendere la digitalizzazione dei percorsi e dei materiali, con gradienti diversi di costruzione sociale, di riscrivibilità dei testi, di incrocio dei linguaggi. Talvolta si è posto l’accento sulla semplice digitalizzazione, con soluzioni che si limitavano a trasformare il materiale cartaceo in pdf, magari reso disponibile su piattaforme di condivisione e affiancato da una costellazione di strumenti per notazioni ed interazioni. Il testo così digitalizzato in alcuni casi è stato occasione per una vera e propria riscrittura, ove le annotazioni ed i commenti scambiati entro social network (si veda ad es. Bookliners), creano una sorta di meta testo sociale, con suggerimenti testuali, link audio e video, anche condivisi in gruppi di lettura. Altri prodotti hanno invece costruito un’interazione tra materiale cartaceo e digitale, tenendoli comunque distinti e riservando a quest’ultimo un ampio spazio integrativo di esplorazione di risorse caratterizzate da interattività e diversità di linguaggi. Tutto sommato però, nei casi appena descritti non viene meno la linea narrativa, la sistematicità e l’organicità garantita dal testo scritto. Il discorso è diverso là ove il rapporto tra testo tradizionale e risorse digitali genera un intenso intreccio multimediale e la parte scritta si fonde con risorse fotografiche, grafici interattivi, www.cislscuola.it 1 animazioni. Ci si sposta rapidamente tra i capitoli, si esplorano ambienti di simulazione, mappe, video, file audio, con modalità reticolari più che sequenziali.1 Vi sono infine soluzioni in cui il testo come lo intendiamo usualmente nei libri, si dissolve. Sono quelle produzioni liquide, che sono definite di “non testo”, ove il processo di scrittura diviene centro dell’apprendimento, con l’attiva partecipazione degli alunni per la produzione di lezioni e la ri-articolazione dei contenuti in forma divulgativa.2 Qui è più difficile rintracciare un principio di autorità o ritrovare l’usuale organizzazione sistematica dei contenuti; l’accento è semmai sui processi attivati e sulle operazioni affettive e cognitive di costruzione della conoscenza. I massimi sistemi … Il primo problema da affrontare dunque è quello di valutare quale modello si ha in mente di realizzare, quale progetto costruire, quali obiettivi si vogliono ottenere; occorre insomma chiedersi perché intraprendere questa via e se esistano strade più semplici per ottenere analoghi risultati. E’ infatti evidente che la modalità di strutturazione del rapporto tra testo scritto tradizionale e risorse digitali costruisce ambienti di apprendimento diversi e fa riferimento a modelli di didattica, di curricolo, del ruolo del docente e degli allievi molto differenti. Devono essere attentamente esplorati gli esiti delle scelte operate e la coerenza con le Indicazioni nazionali e con il Piano dell’offerta formativa. Su questo aspetto il parere degli editori è critico. Si teme infatti un uso “debole” del digitale, con la semplice aggregazione di risorse, senza un progetto editoriale che dia forza strutturale e garanzia di copertura curricolare. La redazione di un libro di testo non è semplicemente l’aggregazione di contenuti “granulari” utilizzando piattaforme o applicazioni di mash-up3. A questi potrebbe al massimo essere riconosciuta una funzione integrativa rispetto al normale progetto editoriale che esprime la costruzione di un quadro coeso e con ragioni metodologiche collegate al curricolo. Secondo gli editori si tratta di un lavoro per specialisti che non può essere assolto dai docenti, ai quali spettano altri compiti. E’ poi da chiedersi se tra i docenti ve ne siano ancora disposti ad affrontare una responsabilità così gravosa, con scarsa se non nulla possibilità di vedersi riconosciuto l’impegno assunto. Viene inoltre sollevata la questione dei criteri di valutazione della qualità della produzione scolastica. La Legge 128/2013 prevede che l’elaborazione di ogni progetto sia affidata ad un docente supervisore che “garantisce, anche avvalendosi di altri insegnanti, la qualità dell’opera sotto il profilo scientifico e didattico”. Indubbiamente si pone il tema della validazione del prodotto, che richiederebbe almeno processi di peer review, sul modello di quanto previsto ad esempio dal progetto Cloud nazionale per la scuola, dell’Agenda digitale. In tale direzione sembra volersi muovere la Circolare sui libri di testo quando richiede che il lavori prodotti siano inviati entro la fine dell’anno scolastico al Ministero, per una successiva diffusione, “anche adoperando piattaforme digitali già preesistenti, prodotte da reti nazionali di istituti scolastici e nell’ambito di progetti pilota del Piano Nazionale Scuola Digitale per l’azione Editoria digitale scolastica”. … e le questioni pratiche Anche se le questioni di indirizzo progettuale e di garanzia di qualità dei materiali costituiscono un tema cruciale e di grande rilevanza, non possiamo trascurare il fatto che per immaginare di poter sostituire i libri di testo con materiali autoprodotti dagli istituti scolastici sono necessarie risorse e competenze e devono essere previste azioni di eventuale accompagnamento. 1 es. la App interattiva per Our Choice - Al Gore, rilasciata per iPad e iPhone https://itunes.apple.com/us/app/ourchoice/id432753658?mt=8&ls=1 2 es. Didattica narrativa con Scene narranti http://gold.indire.it/nuovo/gen/show-s.php?ObjectID=BDP-GOLD00000000002A9A0B 3 Wikipedia: Mash-up (letteralmente: "poltiglia"), in termini informatici, indica un'applicazione che usa contenuto da più sorgenti per creare un servizio completamente nuovo. Il contenuto dei mash-up è normalmente preso da terzi via API, tramite feed (es. RSS e Atom) o Javascript. Sono semplici da progettare: richiedono minime conoscenze tecniche e quindi sono solitamente creati da contributori inusuali. I mashup sono uno degli elementi del cosiddetto web 2.0 www.cislscuola.it 2 L’impostazione dell’art. 6 della legge 128/2013 e della Circolare fanno pensare ad attività di largo respiro che dovrebbero interessare gruppi di lavoro e coinvolgere in orario curricolare anche gli studenti in qualità di coautori. E’ perciò necessaria un’attenta pianificazione organizzativa, alimentata da azioni di supporto verso i docenti, e la costruzione di una condivisione con i diversi stakeholder. Inutile ricordare quanta complessità si nasconde per il dirigente scolastico dietro a queste scelte: dalla ricerca di un accordo con le famiglie alla cura per evitare situazioni discriminanti per gli alunni, sino alla necessità di garantire infrastrutture e una sufficiente connettività. Vi sono poi rilevanti problemi in termini di rispetto di diritto d’autore per i materiali scaricati dal web (foto, immagini, testi scritti, filmati, ecc.), di norme tecniche sull’accessibilità e sulla scelta dei formati da utilizzare. Le annunciate Linee guida del Ministero potranno fornire utili indicazioni anche su questi delicati temi; rimane però nelle competenze dei Collegi valutare attentamente questa opportunità e decidere se costruire intorno a questo nuovo scenario una diversa concezione della didattica ed un elogio della leggerezza e della fluidità a fronte della statica sicurezza che i manuali hanno assicurato per così tanto tempo ad alunni e docenti. aprile 2014 www.cislscuola.it 3