I Quaderni dall`Isola-IV

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I Quaderni dall`Isola-IV
I Quaderni dall'Isola-SALEGROSSO
IV Quaderno dall'Isola
La tua firma, umile riconoscimento di autorità.
Pensa che non dovrai più guardare la televisione.
Il ricco che elargisce al povero è come il padrone che lancia l'osso al proprio cane. Questo rapporto non
modifica minimamente i rapporti sociali. Soltanto se uno dei due cambia di segno la relazione viene
mutata e il successivo passaggio dell'eugenetica è questo: non più cane-padrone, padrone-cane… Ma una
razza unica indistinta di UOMINI LUPO.
La carità è la consegna di alcuni spiccioli al mendicante. L'indigente, svuotate le tasche vuote, lascia sul
selciato delle gustosissime briciole, i colombi della cattedrale le mangiano avidamente, disturbati dai
passeri ingordi. Dal cielo…
Preferisco mille volte l'odore dell'incenso delle ACLI, che l'esalazione di ammoniaca della CGIL.
I “giorni buttati” sono in realtà quelli più produttivi anche se non portano nulla di "buono" in tavola.
Basta non farsi prendere dal panico. Il successo è inversamente proporzionale alla saggezza.
Gradirei affondare la testa nel grande seno di una ragazza stupida; in mancanza di ciò, leggo irretito le
massime di Confucio.
Se avrò un figlio so che non lo chiamerò Massimo; piuttosto lo denominerò: “Signora Carnevale”.
La cultura oggi è un riciclaggio di parole; una ri-mistura di cose già ascoltate; di scorie radioattive già
portate nel sottoscala di qualche asilo.
Un già fatto, detto e visto. La cultura è un sacco di merda infetta da trattare con agenti biologici
sterilizzanti. La sub-cultura, invece, è il tentativo di dire ciò che si pensa stando a sei metri dentro la
merda, senza maschera e boccaglio, senza bombole e soprattutto senza testa.
L'erudizione è un flagello ormai lontano.
La sub-cultura è la rivolta degli zombie a cui io, UOMOLUPO TELEVISIVO, appartengo.
In realtà ho nausea della tv, sono allibito da quei pagliacci giovani e più anziani che credono di
rappresentare le esigenze del pubblico. Il pubblico ospedalizzato dentro le nostre casette sanitarie.
L'unico programma che mi piace è il cartone animato di WILLY IL COYOTE.
La pittura è un'altra dimensione della scrittura: la parola descrivere determina appunto una scrittura
figurativa.
La parola ritratto tollera i due modi di rappresentazione, scrittura e pittura, sconfessandoli entrambi
(ritrattare).
Interi generi letterari sono passati attraverso un colore: rosa, giallo, nero.
I segni della pittura fiorentina del 400 da Paolo Uccello a Piero della Francesca sono trasgressioni
calligrafiche che hanno abbandonato la parola scritta per ricomporsi in geometria fino ad alzarsi
entusiasticamente in piedi con i corpi di Botticelli, di Leonardo, di Michelangelo. La pittura, o meglio il
disegno, è una ribellione della scrittura che vuole ritornare a chiamare le cose con il proprio nome. La
scrittura è una concettualizzazione colta, allegorica e matematica della figura.
Ogni volta che la parola da segno diventa di-segno realizza il suo sogno amoroso e infantile: quello di dar
spettacolo di se attraverso il mondo indiscreto degli occhi. Ogni volta che il di-segno si arrotola in parola
è perché la figura si inchina pentita nel sarcofago del simbolo.
Le gocce di pioggia si incollano ai vetri delle finestre e restano lì fin tanto che l'aria, il vento o il sole le
dissolvono.
Questo banale fatterello è per me momento di spleen: quelle gocce d'acqua appiccicate a mezz'aria mi
sembrano lacrime vibranti che, restituito l'amore, lasciano impronte di fango scendendo sui vetri lisci e
freddi dell'anima.
La mia psiche ha una cataratta, è un vetro opaco e intaccato; credo che dentro alle lacrime inespresse vi
sia qualcosa di acido e corrosivo.
Raramente il cinema è un'opera d'arte perché porta la menzogna dentro di sé. Lo è quando risponde alla
fisiologia dell'essere che vede nella nascita, nel sogno e nella morte un segno della propria immagine.
Nella nascita come vortice, nel sogno come viaggio, nella morte come risoluzione.
Quando il cinema è pulsazione allora è arte; perché se è vivo deve palpitare, e deve sanguinare se ferito.
Il vero teatro non è sogno, nascita, morte, ma l'esistenza stessa; l'azione corporale, solida, della vita in
ogni forma. E' l'agire, il cogito, il modellare.
In tal senso è simile alla scultura. Il teatro scolpisce fattezze e atti umani: li rende tangibili.
Il teatro a Velia era una falce di luna cara a Parmenide, il medico.
Un arco sul pendio di un colle: la coesistenza di 3 elementi: l'arco del pubblico, la freccia degli attori, la
corda del coro.
Nel teatro contemporaneo il pubblico è stato eliminato assieme al coro e gli attori sono pazienti mancati
del dottor Freud.
Il teatro è diventato una scatola, anzi una rottura di scatole, un oggetto di culto, restaurato e archiviato per
il museo delle ARTI MARZIALI.
Il teatro moderno nasce dal suggestivo impianto basilicale romano e medioevale-cristiano.
Quando, negli anni 70, è uscito allo scoperto, ha mostrato di essere molto suggestivo per la fermentazione
dei vermi.
G.YAMOHAMA: SCHEGGE DI LUCE
Le note di Egberto Gismonti sono come acini d'uva apostrofati di luce. Laggiù la musica ha un senso
descrittivo subordinato alla natura che determina la base di ogni partitura, la tavolozza di ogni
composizione, l'odore di ogni esecuzione.
La soavità melodica accompagna le dune di Jericoacoara (spiaggia dell'Atlantico) mentre alza lo sguardo
verso l'Europa lontana e non la vede. (vecchia carcassa affondata).
Nel mio cuore freddo e ferito sono incisi a solchi indelebili tutti i brani del chitarrista tedesco Micael
Rother. Io, astronauta alieno, porto con me questa musica tra i ruderi radioattivi della mia terra.
Amo la mia terra, nel senso naturalistico, biologico e perfino antropologico: volo per ore e ore a pochi
metri dal suolo, sopra le colture di mais, soia, frumento, nella noia sterminata, interminabile della pianura
di cui non possiedo un grammo di terra. Per possederne un pezzetto bisogna morire…
Se dopo morto vivrò, voglio dilettarmi in questo sport silenzioso…vento…vento…e volare con la pioggia
nella soffice zolla.
Dove noi non possiamo andare può andare la formica scrittura. Da quando sei morto mi manca il fatto di
poterti spedire delle cartoline; tant'è che sono stato tentato di spedirtele lo stesso, però, ti prego, dammi il
tuo nuovo indirizzo.
Non ho mai conosciuto nessuno capace di apprezzare come te le piccole cose che ci circondano.
Guardandomi attorno, capisco o credo di capire perché l'hai fatto.
Sono ancora una volta nella sala d'aspetto di un ospedale. Progressivamente ho assorbito il significato
della verticalità di questo edificio: è una ascensione al cielo.
Ho sempre temuto l'ospedale, ma in seguito il terrore si è trasformato in indifferenza… Ora non lmi
preoccupo più perché, almeno credo, temo di meno la dipartita finale. Siamo schegge di un muro, di un
albero, di un tempio saltato per aria.
Delle mie tre anestesie totali non ricordo nulla, so però che addormentarsi in quel modo non è piacevole.
Quello non è sonno, è un'altra cosa; è come se ti spedissero dentro al tuo corpo, in fondo; spingono la
coscienza dentro.
Quando ti svegli sgusci la testa come una tartaruga, ti sfoderi nella coscienza.
La morte spero sia diversa. Il dormiveglia si angustia nel corpo; l'incubo, il sonnambulismo. Condizioni
in cui l'anima fatica a staccarsi dall'involucro fisico, perché il corpo la trattiene a sé.
In città esiste il saluto tiepido: la manata stanca, la zampata da cialtrone. Soprattutto in una città come la
mia, abitata da animali da allevamento che si sfiorano, ridono, parlano, deridono. Il saluto, per questi
ignoranti che fanno l'università, non ha alcun significato.
Dio mio! Cosa mi è venuto in mente! Avreste dovuto vederli, alla fine degli anni 80: dai 18 ai 24,
travestiti da ********* anni 70.
Incredibile: bamboli variopinti, pareva carnevale, scimiottavano quelli che eravamo. Ma come sempre
accade in ogni remake, ecco riaffiorare i dettagli, le finiture, le lacche, gli smalti, le minuterie, i trucchi
che smascherano definitivamente il plagio mal fatto.
Troppo pulitini per essere veri, troppo intervistati, troppo consumati dentro alla scatola dell'imballo prima
di uscire. I movimentini della mia mano sinistra, che uso quando ho l'altra impegnata. Ma quale pantera!
Fabbricati tout court dalla la TV. E quando il pubblico si è stancato, è stato sufficiente cambiare canale.
Se incontrate un marziano per strada, non salutatelo, sono io.
Ci fu un tempo che mi trasferii in una valle alpina. Lassù, dove non c'è l'Università e il tempo è realmente
a palla, tutti salutano tutti, anche i forestieri, con cuore sincero e con quello stupore sul viso che
contraddistingue gli uomini veri.
Piuttosto che ammettere un proprio fallimento, il mortale è disposto a modificarsi geneticamente.
Riconoscere di aver fallito ed esserne consapevoli è un dolore così forte che la sorte stessa potrebbe
predisporre degli efficaci rimedi.
Abbiamo conosciuto temperature bellissime prima che una grande morsa di ghiaccio ci unisse
dissociandoci.
I veri sentimenti sono stati fucilati. Restano poveri corpi sparsi sulla neve.
Vorrei trattare con la storia, ma ormai, è acqua passata.
Mi sento un'ombra.
La mia relazione con il mondo è un modello 740 che non so compilare.
Questo è un momento di smisurato caos. La vita è frammentata come i villaggi della città bombardata: per
metà opera del programma di riabilitazione, e per metà del caos. La vita è un lavoro di smontaggio e
rimontaggio. Tutto ad un certo punto cola a picco, tutto fallisce nel caos. E' una perdita progressiva della
situazione, è l'nstabilità che rapina e immobilizza la stabilità. E' la pazzia d'essere sbattuto di qua e di là,
di non riuscire più a controllare la guida. Il labirinto che porta alla catastrofe, privo di senso diretto,
terribilmente metaforico e ambiguo. E' un banale enigma biologico? Un indovinello difficile? Un mistero
spirituale?
Io so solo che non mi trovo a mio agio quaggiù, che sia ormai giunto il tempo di ritornare?
Perché l'albero ha una vita così chiara? Una funzione così chiara? Radici profonde, che noi non
possediamo, e ampie fronde, che noi gli invidiamo.
Perché lui conosce le tenebre, le viscere e la luce? Ha il corpo che è un ponte tra il cielo e la terra.
L'albero ha radici in cielo e fronde nella terra.
Noi, uomini senza radici, ci serviamo della forza di gravità per stare con i piedi per terra, e di pesanti
sigari alati per alzarci in volo.
Oggi ho trascurato il mio disordinato appuntamento con questo quaderno. Durante l'infanzia, la
fanciullezza e l'adolescenza non ho mai letto, né scritto. La lettura e la scrittura sono una disperazione.
Oggi, dopo la notizia di un ipotetico saltuario lavoro, mi sono pacificato, addormentato, nel sublime
pensiero che non è ancora giunta l'ora di morire di fame.
Sono come quel carcerato che, una volta rimesso in libertà, calpesta distrattamente il fiore con il quale
aveva condiviso il tempo e lo spazio attraverso le sbarre, con il quale aveva dialogato, si era confidato,
aveva vissuto.
Il pesce del Luna Park osserva le pupille dilatate del fortunato bambino attraverso la lente del sacchetto di
plastica mentre muore soffocato sott'acqua, bruciato dal cloro in una boccia di vetro.
La mia voce tardiva mi impone un recupero del rapporto…
Giornalino di bordo del comandante di un sottomarino: me stesso, immerso in questo mondo “non a
misura d'uomo o di donna e nemmeno di bambino”.
Pagine bianche, che attraverso senza guardare né a destra né a sinistra e nemmeno davanti o indietro.
L'ignoranza non è un valore.
Questi cervelli che sono nidi di calabroni impazziti, adorano la pena di morte come antidoto contro il
crimine. In realtà, masticati dalla povertà maniacale della loro mancanza di consapevolezza e dalla
repressione sessuale del moralismo tele-erotico, aspirano ad una ritualità necrofila per alimentare o sedare
la voracità delle proprie convulse necessità erogene represse.
Il male altrui è la tua vera felicità; è la corda del patibolo che ti eccita, e la felicità altrui è una deprimente
offesa alla tua dura e onesta vita di persona responsabile. L'avvelenamento biologico, chimico, nucleare
ecc, non sono altro che gli aspetti esteriori dell'inquinamento che si crea a livello del torbido “sentire”.
Ecco che, questa umana distorsione avvelena la nostra capacità di discernere i propri ed altrui sentimenti;
siamo felici del male altrui e infelici dell'altrui felicità.
Ma chi produce questa merda? A chi torna utile questo disastro ecologico? A tutti.
“L'arte di domani non sarà il cinema, ma la politica, disse Andy Warhol quasi una ventina d'anni fa.
Aveva ragione.
Ma i veri maestri dell'arte della politica sono i banditori delle aste televisive.
La loro spettacolarità e la loro strategia di vendita sono il manifesto della civiltà dei consumi.
Fanno ridere e loro lo sanno e io rido, giro i canali per trovarli, rido a crepapelle.
Sublime doppio ragionamento!
H11 contro l'impotenza sessuale maschile, un prodotto che mi darà una mano. Straordinario è Mario con i
suoi falsi collaboratori che lo attaccano per la sua falsa perdita di controllo e falsa eccessiva generosità nei
confronti dell'utente. Sergio è il genio di Piacenza che propone pietre false, oro matto e gioielli taroccati.
Squisita è la dottoressa Fram, edonisticamente presa da se stessa e dal suo camice candido, che traduce
una perfida ed eroticissima, immonda, esistenza. E poi la figlia della donna bionica, arrostita sotto le
lampade UVA, o forse, per una strana iper pigmentazione dovuta a qualche malattia mortale.
Vi amo tutti perché voi gli ultimi artisti e, assieme a Willy il Coyote, siete la sola consolazione.
Che bello mangiare le crostine di sangue raffermo e la pelle morta dei piedi.
Chi vive nell'agio si annoia. La noia non prende mai i privati dell'eredità, gli accattoni; la disperazione è
ben altra cosa. La disperazione è una mano ignorante che ti entra dalla bocca e scende nello stomaco per
vedere se hai mangiato qualcosa, se la trova, se la riprende.
La noia, invece, è un'aspirina che ti ammazza, ma non riesce a liberarti da quelle tre linee di febbre che
inchiodano il famoso cerchio alla testa.
Lo stomaco è pesante, il latte bolle alle ginocchia.
La disperazione sta alla fame come la noia all'indigestione.
Un signore, vestito di grigio, mi ferma:
-Lei abita in questa città?
-Si. - rispondo.
-Lei è per caso un insegnante, un professore?
-Si, lo sono
Sono stupito, sorpreso, incuriosito.
L'uomo ha delle rughe gentili, la barba selvaggia come la mia.
-Io sono un maestro sardo, sono nato a nel di Gramsci.
E il suo sorriso mi sequestra.
Questo sardo incontrato vicino alla stazione mi porge in un piatto d'argento, chissà perché, la memoria
fraterna:
“Dovresti farmi un favore,
tu che mi puoi capire,
tu che sei un insegnante
come me…”
"Dovresti" farmi, ripete, "dovresti". Comprendo allora l'arcana proprietà di linguaggio di questo piccolo
radioso uomo di lettere, e sulle parole
“Te li restituirò
ma ora ne ho bisogno per acquistare
un buono per la
mensa”.
Su queste parole appoggio le mie ultime diecimila lire. Me ne vado imbrogliato e contento di avere
incontrato un uomo di talento che perde i suoi giorni vivendo. Grande conoscitore della psiche, attore
troppo colto e geniale per recitare in un umido teatro.
L'esperienza del finestrino del treno è sempre un esperimento.
Quel paesaggio che scorre fuori non lo puoi toccare, è come la memoria, un fiume di pietre. La vera
ragione del treno non è quella di trasportarti come passeggero, ma quella di farti rivivere ogni volta la tua
stessa esistenza, quella che hai percorso e che dovrai percorrere durante quel misterioso tragitto chiamato
vita.
La panchina sul binario è scura
nel cielo di luce.
La notte non è ancora arrivata
ma presto le stelle risplenderanno
oltre le tettoie del binario.
Lucia.
Mi sento un orso marino in via di estinzione.
Dov'è il cielo in mezzo a tutte queste visioni? Dove si è coricato, su quale lato si è nascosto?
Ti hanno stracciato, povero ragazzo dal cuore libero, mi manca la tua voce, mi manca la tua tenerezza, il
tuo sorriso di essere vivente. Nella semplicità e dolcezza graffiata da mani malate, da unghiate represse.
Io sarei potuto essere come te se non mi fossi gonfiato negli scarichi di questa città; sotto questa pelle
indurita ci sono le viscere molli di un topo pieno di merda.
C'è chi si lancia nel tafferuglio con l'appendicite e il cellulare. Chi si trincera dietro un lavoro o si barrica
dietro una donna.
Se le parole avessero un costo, la gente spenderebbe meno. Se avessi i soldi per arredare una casa che non
ho, costruirei una fontana al centro di una dimora; in un'altra, invece, farei crescere una grande cristallo;
nell'ultima, applicherei una doccia al posto del lampadario.
Tutto questo ha un senso e una radice mitica. Per il bambino il mito è il rapporto misterioso con alcune
"Cose" del mondo avvertite in stagioni particolari. Io, ad esempio, posso ricordare le mie tre **********
alla decennale esperienza delle vacanze al mare. Lì mi è stato rivelato il senso e l'importanza del mito, che
poi, io credo, è il posto di guida per arrivare nello spettacolare regno della morte. Una fontana illuminata,
la notte, un'insegna… un negozio di pane misteriosamente aperto di fronte a un parco solitario.
Questa notte il vento è caduto tra gli alberi, il cielo si è lungamente lamentato, la pioggia ha lapidato l'afa
e con un taglio netto la quiete ha ristabilito l'ordine.
Tutto questo ho visto nel letto, al buio, eppure ho vissuto.
Nel cielo e nella terra c'è spazio anche per me, per i miei sogni, per la mia vita. Purché non provenga
l'esigenza sanitaria della camicia di forza.
Penso a te e ti amo.
Credo di averti rovinato la vita e di non poterti risarcire in alcun modo.
Non vorrei che l'incanto finisse, non vorrei svegliarmi un mattino con mille padroni nella testa. La libertà
non è una cosa data, ma l'esercizio quotidiano nell'applicazione concreta delle proprie esigenze; la
capacità tecnica di affrontare il mondo.
I valori non sono che azioni (bancarie).
L'assunzione del valore è operativa. A partire dalla pratica del silenzio o della partecipazione. Tutto è
riconducibile al dialogo interno tra il sé pensante e il sé agente: due facce di una stessa medaglia che
giravoltola. L'importante è che il frigorifero sia sempre pieno! Eventuali ostacoli sono dati dal conflitto
interno, dalla disistima del sé agente nei confronti del sé pensante, dalla afflizione di una buona metà di
noi stessi. Ma costruire valori al di fuori delle nostre azioni è difficile. Non c'è alternativa al frigorifero,
semmai si può costituire un programma, un progetto, una predisposizione dell'essere al supermercato.
Feci nuovamente la lista prima di partire, quando i tuoi capelli sapevano**** camera tua, il mio sudore si
era innamorato del tuo profumo di lavanda. Quante volte hai posato del cotone imbevuto d'acqua di rose
sui miei occhi stanchi…
Sembro un po' perplesso di fronte alle cose che faccio. Come se mi prendessi in giro. Come se sapessi che
tutto il mio comportamento: le passeggiate nella nebbia, le abitudini, come quella di pisciare sul vaso di
fiori sotto al portico, il rigore nel dedicare alcune ore al giorno per l'osservazione delle nuvole, ecco tutto
questo non fosse una richiesta dell'anima.
Passo la vita davanti allo specchio a provarmi i vestiti di un altro.
Lei è una ragazza tra i venti e i trent'anni, una maglietta bianca attillata, delle calze grigio fumo, una
minigonna nera. Sotto una pioggerella battente, oltrepassa con disinvoltura uno svincolo condensato di
traffico, entra in una pizzeria, ordina una birra, attraversa la strada e si infiltra in una pasticceria. Fuori ad
aspettarla, chino sul volante, un ragazzo dentro ad un furgone grigio. Ripartono assieme...
Potrebbe essere l'inizio di un film e invece, probabilmente, è la fine…
Lui e lei divorati dalla stessa polvere bianca, dallo stesso latte condensato spedito in endovena
direttamente al cervello. Masticano l'encefalo come uno stomaco superiore. Ne ho viste con la lingua
fuori, rette da angeli custodi disperati in via dei Sentimenti. Lampare nella notte mosse dal vento,
vorticare nel silenzio del mare di cemento, anime bruciacchiate dentro al corpo in pezzi.
L'inattività non è il non fare, ma il non agire. Ma esiste davvero la non azione? Ho visto più vitalità negli
accecati e negli invalidi piuttosto che nei corridori e in tutti coloro che praticano attività sportive.
Cos'è in realtà che muove l'uomo? Forse la luce interiore.
Il male e la morte negli altri abitua noi stessi all'epifania del dolore, alla progressiva consapevolezza che
alla fine del racconto saremmo divisi.
La sofferenza è un fatto privato e universale, ma la partecipazione a questa universalità non segue regole
etiche o morali, ma impulsi del cuore, secrezioni dell'anima.
Il pensiero migliore è sempre quello che si dimentica all'alba. Per un attimo esso si presenta sulla soglia,
gira le spalle, scompare nella vita incosciente.
Ciò che noi crediamo di essere è una piccolissima parte di ciò che in realtà siamo. Condivido la discesa
profonda nell'iceberg sommerso di Freud.
Ho rivestito una scatola da scarpe con delle figure ritagliate da alcune riviste.
E' un gioco che mi ha insegnato Ana per risparmiare sulle spese ed avere dei bei contenitori.
La composizione che ho fatto: un cielo al centro, un orso che addenta un pesce catturato tra le acque
torrentizie, a lato una bambina lancia un aeroplano di carta, sotto di lei delle testuggini, sopra, invece, un
razzo giallo. Un grande uccello, un cormorano, spicca il volo superando il cielo e approdando in un
paesaggio fatto di isole e di mare.
Ogni fragilità per me è un atto d'amore. Uno scavo profondo alla ricerca di Dio.
A molti da fastidio chi, bevendo il caffè, aspira e rumoreggia, ad altri il gesso che stride sulla lavagna, ad
altri ancora la buccia pelosa della pesca sulla lingua. A me da fastidio F.J.Varela perché, secondo me, non
ha capito un "bif", mentre Vattimo in una recensione sull'Espresso mi aveva illuso sul fatto che
probabilmente Varela poteva aver capito.
Purtroppo, per sapere cosa c'è scritto nei libri bisogna comperarli e addirittura leggerli, e “Un know-how
per l'etica” di Varela è un libro davvero interessante, ma niente di più: è l'introduzione ad una concezione
dell'etica che potrebbe così essere riassunta: non predicare bene e razzolare male, razzola e basta, quanto
vuoi e basta, nel razzolare e non nel predicare vi è la realizzazione del valore morale