per il riutilizzo irriguo di acque reflu - Riviste
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siccitosi (come il 1997 e 1998), con un rapporto di altezze di pioggia tra anni con il mese di settembre siccitoso e anni con il mese di settembre molto piovoso vicino a 1:10. Anche a Cavalese, nei mesi autunnali, si ha un aumento di probabilità di avere piovosità elevate, pur con medie inferiori a quelle dei mesi estivi. Tuttavia, i massimi assoluti in questa stazione, nel periodo in esame, sono stati raggiunti in agosto, precisamente dell’anno 1966. In definitiva, il cambio di regime pluviometrico con l’avvento dell’autunno è macroscopico, per quanto di segno ambiguo: le probabilità di avere un inizio di autunno piovoso sono concrete, ma un periodo siccitoso è comunque sempre possibile, ed anzi molto più probabile che in estate, in particolar modo nelle aree montane dove i mesi estivi sono tendenzialmente il periodo più piovoso dell’anno. * i dati di novembre 2002, non inclusi in questa ricerca, hanno probabilmente fatto segnare nuovi record assoluti nella pluviometria mensile NOTIZIE TERRA TRENTINA NOTIZIE 26 Da marzo a tutto luglio sui mercati europei sono arrivati 5 milioni di quintali di mele fresche di raccolto provenienti da vari Paesi dell’emisfero sud, in particolare Cile, Argentina, Brasile, Sud Africa. Si tratta, fa notare Roberto Paternoster direttore del Consorzio Valdadige di Mezzocorona, di un quantitativo doppio della produzione media di mele della Val di Non. Paternoster fa notare che le mele dell’altro emisfero non pagano dazio di entrata, mentre le cooperative trentine che esportano lo stesso tipo di prodotto verso Paesi esterni all’Unione Europea, devono far fronte a tasse di ingresso molto elevate, oppure attendere i periodi migliori nei quali i dazi vengono ribassati, per esaurimento di mele locali. RICERCA AMBIENTE babilità inferiore al 5% di verificarsi, e così via. Sia a Rovereto che a Cavalese (e in generale in tutto il Trentino), la probabilità di non avere apporti di pioggia è praticamente nulla nei mesi estivi: gli eventi temporaleschi garantiscono sempre una seppur bassa pluviometria. A partire da settembre e anche nel mese di ottobre, tuttavia, le cose cambiano. In entrambe le stazioni è possibile (e si verifica) che per l’intero mese le precipitazioni siano nulle o trascurabili e le probabilità di avere piogge sotto una soglia bassa aumentano. Tuttavia, esaminando la regione alta dei grafici (mesi molto piovosi nell’arco del periodo di osservazione) si nota come a settembre, per un clima oceanico come quello di Rovereto, aumenti sensibilmente la probabilità di avere anche mesi assai piovosi, e anzi, sempre nel periodo 1951-1998, a Rovereto il mese più piovoso è stato proprio un settembre, esattamente quello del 1976*. In definitiva, per quanto le precipitazioni in autunno siano più regolari e prevedibili di quelle estive, si ha un sensibile aumento della variabilità naturale del regime pluviometrico, con anni assai piovosi (come il 2000) e anni Avviato nel Basso Sarca, contiguo all’impianto di depurazione dell’abitato PROGETTO “AGRESTE” PER IL RIUTILIZZO IRRIGUO DI ACQUE REFLUE In Italia il 50-60% delle risorse idriche disponibili viene consumato in agricoltura: risulta quindi evidente l’importanza di riutilizzare le acque reflue di depuratori per irrigare i campi, dopo averne assicurata l’assenza di inquinanti o di agenti patogeni Il depuratore di Pietramurata e sotto il bioreattore a membrane. Flavia Ronchietto Giambattista Toller U.O. Agrometeorologia e Clima - IASMA L’ Istituto Agrario di San Michele all’Adige, in collaborazione con il Servizio Opere Igienico Sanitarie della provincia, l’Azienda Provinciale per i Servizi Sanitari e il Dipartimento Ingegneria Civile e Ambientale dell’Università degli studi di Trento promuove uno studio sul riutilizzo irriguo delle acque reflue depurate di origine civile. Questo viene effettuato in un frutteto sperimentale realizzato recentemente presso il depuratore di Pietramurata. Il riutilizzo delle acque reflue: la situazione Tra le varie modalità adottate dall’uomo per fertilizzare i campi, la pratica della fertirrigazione con liquami è antica quanto l’agricoltura stessa. Ogni perso- na giornalmente produce, in funzione della società in cui è inserita, una quantità di acqua reflua che può arrivare a 70 m3 per persona all’anno. Il 99,9% di questo refluo è acqua e solo lo 0,15% è costituito da materiale sospeso e colloidale. In Italia il 50-60% delle risorse idriche disponibili vengono consumate in agricoltura: risulta quindi evidente l’importanza della possibilità di riutilizzare le acque depurate per irrigare i campi, arrivando a una gestione più razionale di questa risorsa così importante. In Europa e nel resto del mondo il riutilizzo delle acque depurate varia a seconda dello Stato: generalmente è più sviluppato negli stati con clima arido come per esempio i paesi del bacino mediterraneo; in particolare bisogna evidenziare l’esperienza dell’Israele, che è il più avanzato nell’applicazione di questa tecnologia. TERRA TRENTINA continentale ed una piovosità media annua di 806 mm, circa il 18% in meno di Rovereto, ma sensibilmente inferiore ad altre stazioni poste a pari quota (intorno ai 1000 m) in Trentino. Se esaminiamo l’andamento delle precipitazioni nel corso dei mesi dell’anno, si osserva come a Rovereto i massimi mensili si raggiungano mediamente in ottobre, mentre a Cavalese l’apporto dovuto ai fenomeni convettivi estivi supera quello delle perturbazioni autunnali (figure 1 e 2). Ma questo è solo l’andamento medio; ci domandiamo ora, invece, quale sia la probabilità di rimanere all’asciutto, o quasi, in diversi periodi dell’anno. Se osserviamo le figure 3 e 4, si possono valutare i “centili”, ossia le probabilità di misurare cumulativamente, in un mese, valori inferiori a quelli delle rispettive curve, che rappresentano: la minima nel periodo esaminato nei singoli mesi, il 5%, il 25%, il 50% (mediana), il 75%, il 95% e la massima nel periodo esaminato. In altre parole, nel 50% degli anni mediamente si raggiungono, per ogni singolo mese, i valori rappresentati dalla curva mediana; valori misurati che si trovano, per un singolo mese, sotto la curva del 5% hanno pro- 27 TERRA TRENTINA 28 Per quanto riguarda l’Italia: la situazione è variabile e molto legata al tipo di clima. Nel Sud lo studio del riutilizzo è più sviluppato, e in alcuni casi si è già arrivati all’applicazione pratica di questa metodica, come succede nel comune di Villasimius in Sardegna, mentre nel Nord, non essendoci lunghi periodi di carenze idriche o siccitosi, il problema è stato fino ad ora meno sentito. Il Trentino è assimilabile al Nord Italia: non c’è in genere carenza di acqua irrigua, ma ci sono un buon sistema di depurazione e una buona gestione dei depuratori stessi. Questi fattori favoriscono la gestione di un eventuale riutilizzo delle acque ai fini irrigui. Negli ultimi anni c’è stata una crescente sensibilizzazione degli stati e dell’Unione Europea alle problematiche ambientali. I recenti episodi siccitosi che hanno coinvolto l’Italia, ma anche altri paesi, hanno dato un’ulteriore spinta in questo senso. Questo ha portato alla creazione di alcune leggi in ambito comunitario che sono state recepite dai paesi membri: in Italia la norma riguardante la gestione e tutela delle acque è il D.L. 152/99, che all’art. 26 prevede la definizione di norme tecniche per il riutilizzo delle acque reflue. È nata così la nuova norma, mirata al riutilizzo delle acque reflue civili, cioè il decreto 12 giugno 2003, n.185, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 169 del 23 luglio 2003. Il progetto AGRESTE Il termine AGRESTE è l’acronimo inglese di questa espressione: AGricultural REuse of SEcondary post-Treated Effluents in Trentino, che significa riutilizzo agricolo di effluenti provenienti da trattamento secondario nella provincia di Trento. È un progetto promosso da diversi enti: l’Istituto Agrario di S. Michele all’Adige; il Servizio Opere Igienico Sanitarie della Provincia Autonoma di Trento; l’Azienda Provinciale per i Servizi Sanitari della Provincia Autonoma di Trento e il Dipartimento Ingegneria Civile e Ambientale dell’Università degli studi di Trento. Il progetto AGRESTE si configura come: uno studio di fattibilità sul riutilizzo irriguo delle acque reflue dei depuratori della provincia di Trento una sperimentazione in campo di metodi di depurazione e metodi irrigui. Questo viene eseguito presso il depuratore di Pietramurata: al suo interno è stato realizzato un meleto, impiantato sopra a un lisimetro a drenaggio in telo plastico. Il frutteto verrà irrigato con tre tipi di acque: acqua di pozzo, acqua in uscita dal depuratore Obiettivi e conclusioni Questo studio viene eseguito per dare indicazioni pratiche a chi intende attuare un riutilizzo irriguo delle acque reflue civili. Il riutilizzo, in base alla recente normativa, è passato da facoltativo a obbligatorio, ed è quindi necessario dare indicazioni pratiche sulle modalità da applicare. Alla fine di questi tre anni si avranno dati sperimentali ottenuti a livello locale e perciò applicabili immediatamente nell’ambito Trentino senza ulteriori studi. • • BIBLIOGRAFIA Gli impianti di depurazione pubblici nella provincia autonoma di Trento - caratteristiche, dati di funzionamento e rendimenti 1996-1998; Provincia Autonoma di Trento, Dipartimento Lavori Pubblici e Protezione Civile, Servizio Opere Igienico Sanitarie, Trento, 2000. Il riuso delle acque reflue urbane in agricoltura, Atti workshop 10 maggio 2000 - I quaderni di Arpa; Arpa dell’Emilia-Romagna, 2000. • • Agenti indispensabili per una regolare fermentazione dei mosti d’uva L’impiego di lieviti selezionati, isolati possibilmente dalla popolazione indigena (naturalmente presente nella zona viticola interessata) è ormai diventato pratica comune nella maggior parte delle cantine del Trentino. Ne trae vantaggio la qualità dei vini Agostino Cavazza U.O. Microbiologia - ISMAA I lieviti sono i responsabili della trasformazione del mosto in vino ed in parte della sua stabilizzazione biologica; svolgono, cioè, una mole di lavoro difficile da riassumere. Ritengo che ciò sia universalmente noto, anche se questa affermazione è valida ove si intenda il termine “lieviti” nell’accezione più comune, che è sinonimo di lievito di birra, il lievito fermentativo per eccellenza, o in termini botanici, di Saccharomyces cerevisiae. Ma in realtà i lieviti ufficialmente riconosciuti come specie, secon- do l’ultima classificazione, sono più di 600. Non tutti si possono trovare nel mosto o nel vino, bensì solo un centinaio di specie. Molte di queste sono occasionali, sono specie ubiquitarie diffuse anche nell’ecosistema “vigneto”, e si possono allora ritrovare nel mosto dove sopravvivono qualche tempo e poi sono sopraffatte da altre. Queste specie sono costituite per lo più da quei lieviti a metabolismo ossidativo o debolmente fermentativo che si sviluppano nei nettari dei fiori e che vengono diffusi dagli insetti: in particolare è noto che alcuni insetti, tra cui i comuni moscerini, si nutrono non solo di liquidi zuccherini, ma anche di lieviti. Frequentemente questi lieviti sono resistenti ad alte concentrazioni zuccherine, per cui vengono detti osmotolleranti, e pertanto si possono spesso isolare dai mosti concentrati o dai mosti concentrati rettificati, e ne possono anche essere causa di alterazione. Esistono anche specie di lievi- to più vigorosamente fermentative, e queste hanno il loro habitat di elezione nel vigneto e nei frutteti, i lieviti apiculati: sono quelle specie che si trovano in tutti i tipi di frutta che, in seguito a cattiva conservazione, iniziano a fermentare. Nel caso dell’uva, esse crescono in quelle frazioni di succo che fuoriescono dagli acini in quantità già sufficiente a determinare condizioni di anaerobiosi, ed in un tale ambiente solo chi fermenta può moltiplicarsi. Queste specie non arrivano mai a produrre elevate quantità di alcol nel loro habitat naturale, perché l’elevata superficie di scambio con l’aria che può avere una goccia di succo fuoriuscita dall’acino ne permette un facile allontanamento. Derivano il loro nome dalla caratteristica forma di limone, cioè hanno cellule leggermente appuntite alle due estremità, per cui vengono detti apiculati (dal latino apex, apicis = punta, cioè letteralmente “dotati di piccole punte”). I lieviti apiculati sono di regola responsabili dell’avviamento ENOLOGIA LIEVITI IN ENOLOGIA: ORIGINE, PROPRIETÀ, FUNZIONI TERRA TRENTINA RICERCA AMBIENTE Il frutteto sperimentale realizzato a Pietramurata. trattata con un filtro a sabbia e raggi UV e acqua depurata con un reattore a membrane, una tecnologia innovativa nel campo della depurazione. Oltre alla qualità delle acque, verranno messe a confronto anche le modalità di irrigazione, che sono a goccia e a pioggia. Verranno analizzati i frutti e le foglie, sia dal punto di vista chimico che microbiologico: la normativa pone dei limiti molto precisi e necessari per ottenere acqua da destinare all’irrigazione. In base ai requisiti di legge e alle caratteristiche geografiche e topografiche della zona, verrà stabilito un elenco di depuratori in cui sarà possibile applicare il riutilizzo a scopi irrigui. Lo studio è iniziato da alcuni mesi ed ha una durata di tre anni. 29