Revisione, ampliamento e recesso

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Revisione, ampliamento e recesso
LA REVISIONE DEI TRATTATI
Articolo 48 TUE
1. I trattati possono essere modificati conformemente a una procedura di revisione
ordinaria. Possono inoltre essere modificati conformemente a procedure di revisione
semplificate.
Procedura di revisione ordinaria
2. Il governo di qualsiasi Stato membro, il Parlamento europeo o la Commissione possono
sottoporre al Consiglio progetti intesi a modificare i trattati. Tali progetti possono, tra l'altro,
essere intesi ad accrescere o a ridurre le competenze attribuite all'Unione nei trattati. Tali
progetti sono trasmessi dal Consiglio al Consiglio europeo e notificati ai parlamenti
nazionali.
3. Qualora il Consiglio europeo, previa consultazione del Parlamento europeo e della
Commissione, adotti a maggioranza semplice una decisione favorevole all'esame delle
modifiche proposte, il presidente del Consiglio europeo convoca una convenzione
composta da rappresentanti dei parlamenti nazionali, dei capi di Stato o di governo degli
Stati membri, del Parlamento europeo e della Commissione. In caso di modifiche
istituzionali nel settore monetario, è consultata anche la Banca centrale europea. La
convenzione esamina i progetti di modifica e adotta per consenso una raccomandazione a
una conferenza dei rappresentanti dei governi degli Stati membri quale prevista al par. 4.
La formula della convenzione fu sperimentata nel 2002/2003 (pur senza essere
prevista nella versione allora vigente del TUE) per elaborare il progetto di Trattato
costituzionale: il progetto fu largamente accolto nel testo definitivo adottato dalla
conferenza intergovernativa e firmato nel 2004. Successivamente, il Trattato fu
accantonato per le difficoltà incontrate durante la fase della ratifica nei singoli Stati
(referendum negativi in Francia e Paesi Bassi)
Il Consiglio europeo può decidere a maggioranza semplice, previa approvazione del
Parlamento europeo, di non convocare una convenzione qualora l'entità delle modifiche non
lo giustifichi. In questo caso, il Consiglio europeo definisce il mandato per una conferenza
dei rappresentanti dei governi degli Stati membri.
4. Una conferenza dei rappresentanti dei governi degli Stati membri è convocata dal
presidente del Consiglio allo scopo di stabilire di comune accordo le modifiche da apportare
ai trattati.
Le modifiche entrano in vigore dopo essere state ratificate da tutti gli Stati membri
conformemente alle rispettive norme costituzionali.
5. Qualora, al termine di un periodo di due anni a decorrere dalla firma di un trattato che
modifica i trattati, i quattro quinti degli Stati membri abbiano ratificato detto trattato e uno o
più Stati membri abbiano incontrato difficoltà nelle procedure di ratifica, la questione è
deferita al Consiglio europeo.
Procedure di revisione semplificate
(ipotesi n. 1)
6. Il governo di qualsiasi Stato membro, il Parlamento europeo o la Commissione possono
sottoporre al Consiglio europeo progetti intesi a modificare in tutto o in parte le
disposizioni della parte terza del TFUE relative alle politiche e azioni interne dell'Unione.
La parte terza del TFUE concerne le seguenti materie:
 mercato interno
 libera circolazione delle merci
 agricoltura e pesca
 libera circolazione delle persone, dei servizi e dei capitali
 spazio di libertà, sicurezza e giustizia
 trasporti
 concorrenza, fiscalità e ravvicinamento delle legislazioni
 politica economica e monetaria
 occupazione
 politica sociale
 fondo sociale europeo
 istruzione, formazione professionale, gioventù e sport
 cultura
 sanità pubblica
 protezione dei consumatori
 reti transeuropee
 industria
 coesione economica, sociale e territoriale
 ricerca, sviluppo tecnologico e spazio
 ambiente
 energia
 turismo
 protezione civile
 cooperazione amministrativa
Il Consiglio europeo può adottare una decisione che modifica in tutto o in parte le
disposizioni della parte terza del trattato sul funzionamento dell'Unione europea. Il
Consiglio europeo delibera all'unanimità previa consultazione del Parlamento europeo,
della Commissione e, in caso di modifiche istituzionali nel settore monetario, della Banca
centrale europea. Tale decisione entra in vigore solo previa approvazione degli Stati
membri conformemente alle rispettive norme costituzionali.
La decisione di cui al secondo comma non può estendere le competenze attribuite all'Unione
nei trattati.
Decisione del Consiglio europeo n. 2011/199/UE, del 25 marzo 2011, che
modifica l’articolo 136 del TFUE relativamente a un meccanismo di stabilità per
gli Stati membri la cui moneta è l’euro (è entrata in vigore il 1° maggio 2013)
(ipotesi n. 2)
7. Quando il TFUE o il titolo V del TUE [N.B. si tratta della materia della PESC]
prevedono che il Consiglio deliberi all'unanimità in un settore o in un caso determinato, il
Consiglio europeo può adottare una decisione che consenta al Consiglio di deliberare a
maggioranza qualificata in detto settore o caso. Il presente comma non si applica alle
decisioni che hanno implicazioni militari o che rientrano nel settore della difesa.
Quando il TFUE prevede che il Consiglio adotti atti legislativi secondo una procedura
legislativa speciale, il Consiglio europeo può adottare una decisione che consenta
l'adozione di tali atti secondo la procedura legislativa ordinaria.
Ogni iniziativa presa dal Consiglio europeo in base al primo o al secondo comma è
trasmessa ai parlamenti nazionali. In caso di opposizione di un parlamento nazionale
notificata entro sei mesi dalla data di tale trasmissione, la decisione di cui al primo o al
secondo comma non è adottata. In assenza di opposizione, il Consiglio europeo può adottare
detta decisione.
Per l'adozione delle decisioni di cui al primo o al secondo comma, il Consiglio europeo
delibera all'unanimità previa approvazione del Parlamento europeo, che si pronuncia a
maggioranza dei membri che lo compongono.
ADESIONE DI NUOVI STATI
Articolo 49
Ogni Stato europeo che rispetti i valori di cui all'articolo 2 e si impegni a promuoverli può
domandare di diventare membro dell'Unione. Il Parlamento europeo e i parlamenti nazionali
sono informati di tale domanda. Lo Stato richiedente trasmette la sua domanda al Consiglio,
che si pronuncia all'unanimità, previa consultazione della Commissione e previa
approvazione del Parlamento europeo, che si pronuncia a maggioranza dei membri che lo
compongono. Si tiene conto dei criteri di ammissibilità convenuti dal Consiglio europeo.
Il Consiglio europeo di Copenhagen del 1993 e il Consiglio europeo di Madrid del
1995 hanno esplicitato alcuni criteri (i c.d. criteri di Copenhagen)


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criterio politico: la presenza di istituzioni stabili che garantiscano la
democrazia, lo stato di diritto, i diritti dell'uomo, il rispetto delle minoranze e la
loro tutela;
criterio economico: l'esistenza di un'economia di mercato affidabile e la
capacità di far fronte alle forze del mercato e alla pressione concorrenziale
all'interno dell'Unione;
criterio dell'acquis dell’UE: l'attitudine necessaria per accettare gli obblighi
derivanti dall'adesione e, segnatamente, gli obiettivi dell'unione politica,
economica e monetaria.
In generale, il Consiglio europeo è l’istituzione in cui si discute se aprire formalmente i
negoziati, e l’eventuale strategia c.d. di pre-adesione.
Gli Stati attualmente qualificati come candidati sono Islanda (2009, ma nel maggio
2013 tale Stato ha richiesto una pausa),Macedonia (2004), Montenegro (2008), Serbia
(2009), Turchia.
Per la Turchia, la domanda è stata presentata sin dal 1987, la qualifica di candidato è
stata riconosciuta solo nel 1997, mentre i negoziati sono stati avviati concretamente nel
2005 e si trovano in una fase di semi-stallo.
Ha presentato domanda l’Albania nel 2009, mentre la Bosnia Erzegovina è stata
considerata come potenziale candidata dal Consiglio europeo di Salonicco del 2003. In
futuro potrebbe essere avviato un processo di pre-adesione per il Kosovo.
N.B. l’adesione non va confusa con gli accordi di associazione, stabilizzazione e/o
partenariato: essi possono talvolta preludere all’adesione, ma non vi è alcun
automatismo.
Le condizioni per l'ammissione e gli adattamenti dei trattati su cui è fondata l'Unione, da
essa determinati, formano l'oggetto di un accordo tra gli Stati membri e lo Stato
richiedente. Tale accordo è sottoposto a ratifica da tutti gli Stati contraenti
conformemente alle loro rispettive norme costituzionali.
RECESSO
Articolo 50
1. Ogni Stato membro può decidere, conformemente alle proprie norme costituzionali, di
recedere dall'Unione.
2. Lo Stato membro che decide di recedere notifica tale intenzione al Consiglio europeo.
Alla luce degli orientamenti formulati dal Consiglio europeo, l'Unione negozia e conclude
con tale Stato un accordo volto a definire le modalità del recesso, tenendo conto del quadro
delle future relazioni con l'Unione.
L'accordo è negoziato conformemente all'articolo 218, paragrafo 3 del trattato sul
funzionamento dell'Unione europea. Esso è concluso a nome dell'Unione dal Consiglio, che
delibera a maggioranza qualificata previa approvazione del Parlamento europeo.
3. I trattati cessano di essere applicabili allo Stato interessato a decorrere dalla data di
entrata in vigore dell'accordo di recesso o, in mancanza di tale accordo, due anni dopo la
notifica di cui al paragrafo 2, salvo che il Consiglio europeo, d'intesa con lo Stato membro
interessato, decida all'unanimità di prorogare tale termine.
4. Ai fini dei paragrafi 2 e 3, il membro del Consiglio europeo e del Consiglio che
rappresenta lo Stato membro che recede non partecipa né alle deliberazioni né alle decisioni
del Consiglio europeo e del Consiglio che lo riguardano.
Per maggioranza qualificata s'intende quella definita conformemente all'articolo 238,
paragrafo 3, lettera b) del trattato sul funzionamento dell'Unione europea.
5. Se lo Stato che ha receduto dall'Unione chiede di aderirvi nuovamente, tale richiesta è
oggetto della procedura di cui all'articolo 49.
L’art. 50 TUE non prende in considerazione il caso in cui si verifichi una secessione
all’interno di uno Stato membro. Ove si costituisca un nuovo Stato europeo per distacco da
un precedente Stato membro (es. Catalogna, o Scozia), tale nuovo soggetto internazionale
sarà qualificato come Stato non membro.
“Precedenti”:
- indipendenza algerina nel 1962
- Greonlandia, entità fortemente autonoma all’interno di una sorta di confederazione con
la Danimarca e le isole Faorer, ha ottenuto uno status speciale (territorio d’oltremare) a
partire dal 1985, grazie all’entrata in vigore di un Trattato di modifica dei tre Trattati
istitutivi, che fu firmato nel 1984 e fece seguito a un referendum tenutosi in Greonlandia
sulla c.d. uscita dalle Comunità europee.
Un’eventuale adesione all’UE della nuova entità dovrà essere preceduta da una sua
domanda volontaria, e dal rispetto della procedura di cui all’art. 49 TUE.