Johann Sebastian Bach

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Johann Sebastian Bach
TRA NAPOLI E FIRENZE
(?) Geraso
Prima metà XVIII sec.
CONCERTO PER TRAVERSO, DUE VIOLINI E BASSO
Allegro, Largo, Allegro
Antonio Veracini
Firenze 1659 - Firenze 1733
SONATA A 3 N°1 OP. 1
Grave, Allegro, Largo, Presto
SONATA A 3 N°IV OP. 1
Adagio-presto , Vivace-canzona, Vivace
Gennaro Rava
Seconda metà XVIII sec
CONCERTO PER TRAVERSO, DUE VIOLINI E BASSO
Allegro, Largo, Spiritoso
***
Francesco Papa
CONCERTO PER TRAVERSO, DUE VIOLINSE BASSO
Allegro, Larghetto, Allegro
Antonio Veracini
SONATA A 3 N°VI OP. 1
Largo, Vivace, Largo, Vivace,
Antonio Palella
Napoli 1692 – 1761
CONCERTO PER TRAVERSO, DUE VIOLINI E BASSO
Andante amoroso e staccato, Allegro spiritoso, Adagio Presto
Associazione Auser Musici
c/o Teatro di Pisa, Via Palestro 40, 56127 Pisa
tel +39.050.941144 - fax +39.050.941198
email [email protected]
C.F. e P.IVA 01555480506
AuserMusici
Carlo Ipata Flauto Traverso
Daniela Godio Violino
Raul Orellana Violino
Alessandro Palmeri Violoncello
Francesco Romano Tiorba
Daniele Boccaccio Clavicembalo
AuserMusici presenta una nuova produzione dedicata ai Concerti per Traverso di alcuni
compositori napoletani della prima metà del XVIII secolo e alle primissime trio-sonate del
fiorentino Antonio Veracini.
La ricerca condotta da AuserMusici negli ultimi tre anni ha infatti permesso di ridefinire il
ruolo del flauto traverso nel repertorio strumentale e vocale così come veniva inteso dai
compositori della cosiddetta scuola napoletana.
Se si pensa che solitamente l’organico napoletano escludeva la viola dagli ensemble di archi, è sorprendente scoprire quanti fossero compositori che scrivevano concerti per flauto
traverso (tra cui possiamo citare Papa, Prota, De Micco, Piazza, Balduino, Rava, Caputi, Di
Majo). L’intero materiale raccolto durante questa ricerca mostra dunque chiaramente che i
concerti finora noti di Pergolesi (la cui autenticità è tuttora oggetto di accertamento), di Leo
e del più tardo Cecere, non costituiscono altro che la proverbiale punta dell’iceberg.
Le informazioni su Geraso sono praticamente inesistenti se è vero che non si è (fino ad ora)
nemmeno riusciti a risalire al nome di battesimo. La presenza di copie dei suoi Concerti
presso le biblioteche di Bruxelles e Stoccolma e Montecatini Terme, testimonia una certa
diffusione della sua musica. Proprio in quest’ultima si trova l’unica copia del concerto qui
eseguito.
Gennaro Rava fu insegnante di oboe e di flauto alla Pietà dei Turchini, uno dei quattro famosi Conservatori napoletani, dal 1778 al 1779, anno della sua morte.
Il Concerto qui presentato è scritto nella “patetica” tonalità di si minore, ma con il suo forte
impianto ritmico (elemento comune a tutti i Concerti) ben caratterizzato fin dall’incipit.
Antonio Palella apparteneva ad una famiglia di musicisti che dalla fine del XVII fino al
XIX secolo produsse intere generazioni di compositori, cantanti e musicisti.
Antonio divenne estremamente celebre come compositore di Opere ed Intermezzi buffi; di
derivazione sicuramente teatrale è infatti la scrittura che Palella affida al flauto, D’altro
canto, la raffinata e insieme impetuosa e virtuosistica composizione di questi Concerti mostra inequivocabilmente che il compositore aveva una profonda conoscenza delle possibilità
espressive offerte dal flauto traverso per creare musica di grande freschezza e qualità melodica.
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Antonio Veracini (Firenze 1659 - Firenze 1733) nacque a Firenze nel 1659 da Francesco di
Niccolò, stimato violinista dal quale Antonio fu avviato alla pratica dello strumento e allo
studio della composizione, proseguiti con ogni probabilità attraverso un periodo di perfezionamento su cui, tuttavia, mancano notizie attendibili. I buoni rapporti intrattenuti dal padre
con la corte medicea gli garantirono già nel marzo 1682 un incarico presso la Granduchessa
Vittoria della Rovere, con un modesto compenso mensile che alla morte della contessa nel
1694 continuò ad essergli corrisposto, benché dimezzato, quale pensione vitalizia. Nel 1700
succedette al defunto Pietro Sammartini come maestro di cappella di S. Michele in Firenze,
con il compito di scrivere occasionalmente per diverse altre chiese della città. L’impegno
stabile con un’istituzione religiosa non gli impedì di misurarsi, sul piano della ‘libera professione’, nella stesura di oratori per le compagnie di S. Marco, S. Jacopo del Nicchio e S.
Niccolò del Ceppo, tanto è vero che dal 1718 il nome Antonio Veracini figura tra i membri
della compagnia di musicisti in Firenze. Intanto egli aveva assunto la direzione della scuola
di musica paterna (1708 ca.), che di fatto guidò, con dedizione ed energia, sino alla morte,
avvenuta a Firenze nel 1733. Delle sue numerose composizioni sopravvivono soltanto le
edizioni a stampa della musica per violino, ossia le Sonate opp. 1, 2 e 3, in cui non mancano
tratti di originalità rispetto alle convenienze dell’epoca, soprattutto nella struttura delle frasi,
rese insolitamente lunghe tramite inattesi ritardi in corrispondenza delle cadenze, nell’ampio
contorno e nella tenerezza delle melodie, spesso di prim’ordine, benché qua e là l’autore ricorra ancora all’impiego di ritmi energici di fanfara e di temi accordali (fondati sulla spezzatura dell’accordo). Si spiega così il commento sull’arte violinistica di Antonio e del più
celebre nipote Francesco Maria Veracini serbato nel ricordo di un contemporaneo (l’organista della cattedrale di Firenze Giovanni Maria Casini), secondo il quale “il cuore, oltr’alla
bravura, guidava et accompagnava le dita e l’arco di que’ virtuosi”.
Carlo Ipata
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