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Speciale di Pino Lazzaro – foto di Maurizio Borsari Speciale scarpe speciale Tra tecnologia… e infortuni Cuoio, gomma, lam questione di… tac Un tempo si usava giusto “gomma o cuoio”. Lo spartiacque era, com’è ancora adesso, il terreno da gioco: asciutto o bagnato, con o senza erba. Ci si riferiva in pratica ai tacchetti e quando pioveva e c’era fango erano per l’appunto quelli di cuoio i prescelti. Avevano dei chiodini incorporati e quindi col martello si fissavano alla suola. Ed eri tu, in fondo, che potevi così stabilirne la distanza tra loro, oltre che l’altezza: proprio un fai da te. Poi, sempre col terreno come riferimento, s’è cominciato a parlare di “6 e 13”, dal numero dei tacchetti che sono diventati (prima solo per le scarpe con 6 tacchetti) avvitabili. Tacchetti di ferro, poi acciaio e via via alluminio, nylon, poi anche magnesio e in poliuretano: un po’ più alti col campo molle o l’erba alta, più bassi sul duro. Sempre via via hanno cominciato poi ad aumentare il numero di questi tacchetti, cambiandone pure la dislocazione e integrandoli nella suola. Scarpini da calcio (chissà poi perché si chiamano così) che calzano come un guanto, tomaia in pelle (vitello, canguro, ora anche squalo!) resistente all’acqua, suola nello stesso tempo rigida e flessibile: sono queste le caratteristiche “immutabiII li”, necessarie al gusto del calciatore che da sempre la scarpa se la vuol sentire ben stretta ed è questa la ragione per cui, praticamente tutti, una volta smesso di giocare, si ritrovano poi nel tempo ad acquistare delle scarpe “normali” minimo di un numero/numero e mezzo più lunghe di quelle da calcio. Tra i dati che forse hanno avuto una più marcata evoluzione c’è proprio quello dei tacchetti che oltre a cambiare nei materiali e nel numero, negli ultimi anni sono pure cambiati nelle forme, sempre più spesso distaccandosi dalla precedente forma circolare. Hanno fatto infatti la comparsa delle scarpe che al posto dei tacchetti hanno delle lamelle, strette e lunghe, integrate sulla suola e disposte nelle forme più svariate (dritte, oblique, orizzontali). Lo scopo, sostanzialmente, è quello di garantire una aderenza al terreno in modo da permettere, in questo calcio così contrassegnato dalla resistenza alla velocità, di essere “intensi” (vedi insomma il dai e vai negli spazi ristretti che scaturiscono dal modo in cui, sempre “corte”, stanno ora tatticamente sul campo le squadre). L’altra faccia della medaglia, in questa tendenza ad assecondare pure attraverso le calzature il modo di giocare, è il sospetto che l’innegabile aumento degli infortuni alle articolazioni a cui si sta assistendo (caviglia e più ancora ginocchio) possa essere dovuto, tra le altre cause, anche al “bloccaggio” che riescono a garantire questi nuovi tacchetti/lamelle. Sì, il piede si ferma, ma non la gamba ed è proprio qui, in questa forzatura, che è molto facile l’infortunio, il farsi male male. Di tanto in tanto, sul banco degli imputati vengono messi i terreni di gioco, colpevoli per l’appunto di favorire infortuni più o meno gravi. Certo, potranno essere pure loro una concausa, ma è pur vero che è molto più facile e semplice speciale melle: cchetti Dagli Egiziani ai giorni nostri Un po’ di storia Anche qui c’è una storia bella lunga da raccontare e scoprire, un filo bello resistente che parte da lontano. Per ricostruirlo e qui a nostro modo sintetizzarlo, facciamo per buona parte riferimento a quanto riportato dal sito www.scarpini.it, vera e propria miniera di notizie appunto per quel che riguarda la voce “scarpini”. A parte le rudimentali imbottiture ai piedi usate dagli egiziani, dai greci e pure dai romani per giocare a palla, la prima traccia storica su scarpini un po’ come li intendiamo adesso risale esattamente al 1526 quando il re inglese Enrico VIII chiese al proprio cordaio di realizzare un paio di scarpe per il gioco con la palla. Immagini di queste famose scarpe non ce ne sono, ma il sito di cui sopra sottoli- scagliarsi contro l’erba e il fango piuttosto magari di dare un’occhiata a sponsor e aziende. C’è da aggiungere comunque che, come tutto ciò che emerge dal quotidiano, pure questo fenomeno dell’aumento degli infortuni è attentamente monitorato dalle stesse aziende che dunque cercano di progettare delle calzature che possano rispondere alle esigenze che via via si evidenziano. Da una parte insomma ricerca sempre della famosa “intensità” non trascurando, dall’altra, l’integrità fisica dell’atleta. Come dire insomma che si va avanti, o magari talvolta anche indietro, tornando a soluzioni usate in passato, non importa. Da una parte il gioco e la tattica; dall’altra le calzature, sempre più “performanti” (così si dice). nea che per quel riportato dai documenti dell’epoca, erano delle calzature di cuoio, simili a degli stivaletti. È sempre dall’Inghilterra, nella seconda metà del’800, che il gioco del calcio inizia questo suo tuttora straordinario cammino: già da allora le calzature cominciano ad assumere alcune caratteristiche tipiche degli “scarpini”. Pesano circa 1 kg, sono fatte con cuoio spesso e sono alte sino alle caviglie per proteggerle; in più compaiono i primi rudimentali tacchetti in ferro sotto le suole. Con la nascita dei primi club, nascono pure le prime case produttrici: Gola nel 1905, Valsport (1920), Hummel (1923). Nel 1925 i fratelli Dassler inventano in Germania lo scarpino con tacchetti intercambiabili e sempre i fratelli Dassler, diventati nel frattempo acerrimi concorrenti, fanno nel dopoguerra nascere – stesso anno, il 1948 – l’Adidas (Adolf) e la Puma (Rudolf). Sono poi proprio Adidas e Puma a introdurre i tacchetti in gomma e l’uso di materiali sintetici accostati al cuoio per alleggerire il peso delle scarpe. Negli anni ’60, l’Adidas è il leader assoluto nel mercato degli scarpini, tanto che si ricorda che al Mondiale del 1966 disputato in Inghilterra, il 75% dei giocatori arrivati a disputarsi la finale (Inghilterra-Germania 4-2, col famoso gol-non gol di Hurst), avevano ai piedi scarpini Adidas (Pelè però calzava le Puma, come si nota nella foto). Nel 1977 nasce l’italiana Diadora e nel 1979 l’Adidas mette in commercio quello che è probabilmente lo scarpino più venduto nella storia del settore: Copa Mundial, leggero e in pelle di canguro. Nel 1985 nasce l’inglese Umbro (ora inglobata dalla Nike) mentre nel 1982 c’era stato “l’esordio” dell’italiana Lotto e della spagnola Kelme. Altro grande successo davvero mondiale è quello degli anni ’90 (nel 1994) dello scarpino Predator, ancora dell’Adidas, mentre si affacciano altri big dell’abbigliamento sportivo mondiale: Mizuno, Reebok, Uhlsport e soprattutto la Nike che già aveva il primato per tutto quello che comportava l’extracalcio e che nel 1998 irruppe nel mercato degli scarpini con un modello, Mercurial, dal peso di appena 200 grammi. Attualmente sono tre le aziende leader del settore: Nike e Adidas (che assieme hanno circa l’80% del mercato mondiale) e la Puma. speciale Un occhio al fatturato Così in Sudafrica Ogni quattro anni il Mondiale è certo la vetrina più importante per un mercato che nel 2009, quindi un anno prima della scadenza rappresentata dal primo mondiale disputato in terra d’Africa, ha avuto a livello globale un fatturato relativo ai scarpini di complessivi 3,2 miliardi di euro (fonte NPD Group). Tradizionalmente è un’annata, quella in cui va in scena un campionato del mondo, diciamo così di vacche grasse e a questo proposito val la pena qui riportare la soddisfazione (di più) di Herbert Hainer, amministratore delegato dell’Adidas, che lo scorso 21 giugno (dunque col Mondiale sudafricano ancora in corso), poteva sbandierare per tutto il settore calcio (scarpini, abbigliamento, palloni eccetera) un aumento delle vendite del 15% rispetto all’anno record 2008 e del 25% rispetto alla precedente edizione del Mondiale 2006, proprio in Germania (dati di fonte Adidas). Altro appuntamento importante sono poi gli Europei e così si può dire in pratica che sono grosso modo queste le scadenze con cui si preparano le aziende, di due anni in due anni. Nel conto poi da mettere le Olimpiadi ed eventi del tutto particolari e unici come possono essere per esempio i 50 anni di Maradona (col lancio di tutta una serie di prodotti Puma) o la stessa finale della Champions League, serata in cui far indossare a qualche testimonial un modello personalizzato e specialissimo che ha sempre e comunque il compito di fare tendenza e così mercato. Per quel che riguarda il mercato qui da noi in Italia, viene indicato come “stabile”, formula “politicamente corretta” che sottintende che non c’è comunque un’effettiva crescita. Anche qui si devono insomma fare i conti con la famosa crisi e stringi stringi significa che in genere un modello lo si fa durare di più, si fanno insomma un po’ più di conti prima di prendersi un nuovo paio di scarpini. Tornando al Mondiale in Sudafrica, interessante la sua parte il grafico che qui riportiamo. Un lavoro commissionato dalla Nike e che mostra quale sia stata percentualmente nel settore degli scarpini, la presenza delle prime tre aziende: come detto Nike, Adidas e Puma. Inoltre, curiosità nella curiosità, la possibilità di vedere pure la suddivisione delle predette aziende anche per quel che riguarda l’abbigliamento. Di tutti i colori Un tempo gli scarpini erano rigorosamente neri, ora è proprio vero che in campo se ne vedono di tutti i colori. Sono adesso i cosiddetti “colourist designer” a determinare le colorazioni che possono fare tendenza, sono loro che cercano di interpretare e capire i gusti. È questa una prassi generale, insomma fanno così praticamente tutti, tanto è vero che alla fine di lunghi lavori di progettazione e ricerca, quasi sempre le aziende si trovano a presentare dei prodotti le cui colorazioni sono molto simili tra loro. Altri cambiamenti si stanno avendo anche nello stesso rapporto tra negoziante e cliente che entra per prendersi un paio di scarpini. Se un tempo era proprio una delle funzioni del negoziante quella di dare consigli e instradare in certo qual senso il compratore, ecco ora che la rete (specie per i più giovani naturalmente) è una formidabile possibilità di “sapere tutto”, anche su modelli magari che ancora non sono arrivati allo stesso negoziante. Nei blog ci si possono scambiare informazioni e insomma è sempre più frequente il caso in cui il negoziante ha di fronte un cliente informatissimo e preparatissimo, che ha chiaramente in testa quel determinato modello, solo e proprio quello. speciale LEGENDA NIKE ADIDAS PUMA ALTRO TOTALE PER RUOLI TOTALE FORMAZIONI TITOLARI PER MARCHIO TOTALE CALCIATORI 120 8% 13% 47% 17% 100 G 32 23 11 30 80 D 109 70 25 36 M 113 66 23 32 74 54 15 23 60 FW 40 10% 20 32% 29% 0 PORTIERI DIFENSORI CENTROCAMPISTI ATTACCANTI GRUPPO E GRUPPO A Info Gruppo 3% 3% Gruppo Team 18% Fornitore Totale Gruppo A 76% 12% South Africa Adidas Mexico Adidas Uruguay Puma France Adidas Info Gruppo 6% HOLLAND SOUTH AFRICA 44% Gruppo Team Fornitore Totale 39% Holland Gruppo E 55% Nike Denmark Adidas Japan Adidas Cameroon Puma DENMARK MEXICO 24% 27% 61% 36% 21% 18% 48% 27% 15% 61% 12% 33% 27% JAPAN FRANCE 9% URUGUAY 3% 12% CAMEROON 9% 33% 55% 9% 45% GRUPPO F GRUPPO B Info Gruppo Gruppo 33% Argentina Adidas Nigeria Adidas Greece 9% Info Gruppo Gruppo 12% Gruppo F PARAGUAY 67% Puma Paraguay Adidas Nike Slovakia Adidas 15% 15% 18% Fornitore Italy New Zealand 36% Adidas Team Totale 42% Nike Korea Republic 58% NIGERIA Fornitore Totale Gruppo B 6% Team 9% ITALY ARGENTINA 9% 9% 61% 42% 67% SLOVAKIA 15% NEW ZEALAND 9% 9% 18% 21% GREECE KOREA REPUBLIC 9% 9% 36% GRUPPO C GRUPPO G Info Gruppo Gruppo England Gruppo C 36% 9% Umbro USA Nike Algeria Puma Slovenia Nike Gruppo 18% 67% Team Fornitore Totale Brazil 58% 24% Gruppo G 9% IVORY COAST USA Info Gruppo 18% Fornitore Totale 39% 6% Team BRAZIL ENGLAND 24% 48% 42% 73% Nike Korea DPR Legea Ivory Coast Puma Portugal Nike 36% 36% 18% 9% 18% 52% 45% 15% 21% 39% KOREA DPR 9% 15% 18% PORTUGAL 30% SLOVENIA ALGERIA 21% 36% GRUPPO H Info Gruppo Team Info Gruppo Fornitore Gruppo D Adidas Australia Nike Serbia Nike Ghana Puma 52% 73% Adidas Switzerland Puma Chile Joma Brooks 30% 39% HONDURAS 12% 33% 21% 39% Spain Honduras 58% CHILE SERBIA 33% Fornitore 21% 21% 27% Gruppo H 9% 12% Team Totale 30% SWITZERLAND 9% Germany Gruppo 18% SPAIN Totale 39% GHANA AUSTRALIA GERMANY Gruppo 6% 21% 21% GRUPPO D 61% 27% 0% 55% 24% 76% V speciale Le scarpe più vendute C ome abbiamo prima ricordato, Adidas e Nike (qui in rigoroso ordine alfabetico) sono i due colossi del mercato del settore, visto come assieme arrivino a circa l’80% della torta: dunque le cosiddette aziende leader. Provando qui un po’ a sintetizzare, da una parte c’è l’Adidas, con la sua storia, la sua tradizione e quella sua affidabilità nel prodotto che deriva dall’essere “tedesca”; dall’altra la Nike che tutto sommato ha un target più giovane (grosso modo dai 14 ai 20 anni) e che cerca attraverso l’innovazione di conquistare sempre più quote di mercato (per il prossimo Mondiale brasiliano il traguardo della multinazionale statunitense è la quota del 50%). 4 1 Figure ovviamente predominanti e necessità così per le aziende di minori dimensioni di ritagliarsi comunque proprie nicchie offrendo qualcosa di più o di diverso. Tra le altre è il caso della Lotto (n. 1 tra le aziende italiane del settore) che per il Mondiale del 2006 ha lanciato il primo modello di scarpe senza lacci, modello poi riproposto (con varie migliorie) per Sudafrica 2010. Una novità assoluta che ha mostrato di aver saputo incrociare l’interesse e il favore specialmente di un target giovane, dai 15 ai 20 anni. Ora, giusto in questo autunno, un altro tassello: la personalizzazione dello scarpino. Una strada già praticata magari anche da altre aziende (con ricami, scritte, colori particolari) ma che così ci illustra Alberto Fraticelli, direttore marketing della Lotto: “Alle personalizzazioni per i nostri cosiddetti agonisti, penso per esempio alle quattro stelle mondiali volute da Luca Toni sui suoi scarpi- 5 ni, aggiungiamo ora nuove possibilità per tutti coloro che acquisteranno un nostro modello. Oltre alle nostre grafiche e a una data colorazione, sempre tramite il nostro sito in internet l’acquirente potrà inviarci anche una sua immagine, magari quella della fidanzata, quel che vuole insomma: se la troverà stampata dietro, sulla zona del tallone, in quadricromia”. Detto questo, ecco qui di seguito alcuni dei modelli che più hanno mostr ato di funzionare negli anni passati. Insomma, i più venduti. Comodità, qualità, materiali ricercati: calzature sempre più tecnologiche Dove stiamo andando A sentire gli esperti del settore, univoca la risposta alla domanda su quel che vogliono prima di tutto i calciatori: soprattutto che lo scarpino sia comodo, lo starci ben dentro, di sentirsi dunque subito bene. D’accordo, a prima vista è un semplice scarpino ma certo la ricerca si è e si sta sempre più orientando verso materiali tecnologicamente avanzati e sofisticati, verrebbe insomma da dire “spaziali”, con la consapevolezza che nemmeno si sta esagerando. Sempre a sentire gli addetti ai lavori, tutto sommato è forse sulla tomaia che dai e dai non sono al momento prevedibili particolari VI 6 cambiamenti o innovazioni anche se ci sono aziende che cercano di battere comunque strade nuove, tipo la Kelme con la tecnologia “Shark” (7) e cioè scarpini in pelle di squalo che (come vengono presentati), “garantiscono un ottimo controllo di palla” o la Lotto col modello Zhero Gravity (6) (senza i lacci). Vari sono i tipi di pelle che nel tempo sono stati accostati agli scarpini: dalla pelle di vitello (particolarmente resistente) a quella di canguro (flessibile e leggera, ottima per quel che riguarda la sensibilità e la comodità, ma meno resi- stente di quella di vitello), a quella come detto di squalo (resistente, impermeabile e rugosa). C’è stato poi l’uso di materiali sintetici che negli anni hanno portato ora a una microfibra sintetica che non ha alcun bisogno di manutenzione (tanto per dire il famoso grasso di un tempo): basta una spugnetta umida e via, come nuovo. Tornando agli scarpini in pelle (specie di canguro), c’è questa loro particolarità nell’adattarsi e prendere la forma del piede: è questa una delle nuove frontiere a cui sta tendendo il sintetico che sinora ha sì la capacità di prendere la forma ma che ha poi tuttora la tendenza di tornare al proprio stato di partenza. Materiale comunque 2 speciale Tanti nomi illustri 3 Adidas I modelli storici sono la Copa Mundial (1) (inizio anni ‘80) e le Predator (da metà anni ‘90, ancor oggi molto venduta) Puma La King (2) lanciata nel 1968 dal portoghese Eusebio (9 gol nella Coppa del Mondo del 1966 in Inghilterra). Nel linguaggio dei pubblicitari, “un controllo di palla eccezionale rispetto a tutti gli altri scarpini da calcio sul mercato”. L’hanno indossata anche Pelè, Cruyff e Maradona. Nike La Mercurial (3) lanciata a suo tempo da Luis Nazario de Lima, detto Ronaldo. Lotto La scarpa Vento (4); le indossava il capitano del Brasile Cafu nel Mondiale di Corea e Giappone del 2002, vinto proprio dai brasiliani. Diadora Il modello Brasil (5): totalmente in pelle di canguro e suola ultrasoft a 13 tacchetti. È stato utilizzato negli anni da tutti i migliori testimonial Diadora a partire da Bettega e Zico fino ad arrivare a Roby Baggio. anche questo resistente sia all’acqua che alle abrasioni. Le suole, “disegnate” in varie e particolarissime forme, in genere sono tutte in carbonio, leggerissimo e resistentissimo. I lacci sono in poliestere ruvido (in modo che non si sleghino, specie sul bagnato) e anche qui sta continuando la ricerca per nuove fibre. Tacchetti e lamelle sono in poliuretano, col ricettacolo magari 7 abbassato e con un mix di tacchetti avvitabili e fissi in modo d’aver un modello intercambiabile, potendo usare così la stessa scarpa. Testimonial e tester Come si sa non basta avere un buon prodotto. Fondamentale è, diciamo così, farlo arrivare a destinazione e a questo scopo ecco che le aziende si affidano da una parte al marketing e dall’altra ai campioni che possono più e meglio “spingere” quel dato modello di scarpino. Calciatori dunque che fanno da testimonial e qui potremmo rapidamente ricordare per l’Adidas: De Rossi, Iaquinta, Criscito, Pepe, Del Piero, Palombo, Paloschi, Ambrosini, Seedorf, Milito, Cambiasso, Cavani, Hernanes, Messi, Kakà, Gerrard, Lampard, Villa, Xavi, Forlan, Higuain, Beckham, Raul, Podolski, Schweinsteiger, Muller, Robben; per la Diadora: Cassano e Felipe Melo; per la Lotto: Capdevila, Alexander Doni, Maggio, Nocerino, Perrotta, Ranocchia, Rocchi, Toni e Giuseppe Rossi; per la Puma: Eto’o, Chiellini, Buffon, D’Agostino, Mariga, Biondini e Vidic; per la Nike: Bonucci, Marchisio, Montolivo, Giovinco, Robinho, Stankovic, Quagliarella, Amauri, Ibrahimovic, Pirlo, Gattuso, Iniesta, Rooney, Sneijder, Cristiano Ronaldo, Ozil, Pato, Fabregas, Ribery, Drogba, Balotelli, Tevez e Torres. Per perfezionare i propri modelli, le aziende si avvalgono però anche dei cosiddetti “tester”, coloro cioè che per l’appunto provano i vari prodotti per poter offrire suggerimenti e spunti. “Tester” e “testimonial” sono per l’appunto due cose diverse, a volte magari possono anche coincidere, ma spessissimo non è così. Il giocatore famoso che indossa un tipo di scarpa è certo importante per il marketing ma non è detto che serva o sappia pure indirizzare l’azienda su questa o quella modifica. Ecco così l’abitudine per le aziende di testare i nuovi modelli dapprima con squadre dilettanti e con qualche Primavera: con le indicazioni che vengono così “dal basso”, ecco poi la possibilità di andare a proporre “la novità” ai campioni più affermati, coloro che hanno la possibilità di attirare nuovi compratori. Sintetizzando, ciò a cui sempre più si tende e si tenderà è uno scarpino che offra stabilità, trazione e che sia “fit”, comodo insomma, con cui si stia e ci si senta bene. In questi ultimi anni finalmente le aziende hanno cominciato ad interessarsi delle calzature più adatte pure per i terreni sintetici dato che i tacchetti tradizionali non risultavano molto adatti mentre per le lamelle c’erano più problemi: intanto il rischio che si spezzassero (pure danneggiando così il “manto erboso”), dall’altra che favorissero rischi d’infortunio (caviglia e soprattutto ginocchio). Ecco così adesso modelli con tacchetti più bassi e tomaie rinforzate per cercare il massimo della stabilità. In ogni caso quel che avremo saranno modelli sempre leggeri, probabilmente con materiali che assieme alla leggerezza possano aiutare a prevenire pure i traumi tramite speciali rivestimenti protettivi che aiutino ad assorbire gli urti. Chissà poi se magari riusciranno, un giorno o l’altro, a inventare le scarpe che permetteranno di dare pure un po’ più del tu al pallone, chissà. VII speciale L’imbarazzo della scelta Ecco i modelli oggi per domani presenta la novità di tacchetti a forma triangolare che forniscono “l’accelerazione massima e un ottimo Il modello Kobra supporto per i mo(8), utilizzato vimenti laterali e ora da Casmediali critici... Per sano (e Feliaggiungere stabilità pe Melo nella e per supportare il colorazione alternativa giocatore, la tomaia è nero/gialla) è invece la scar10 caratterizzata da una rete interna pa di punta dell’attuale collezione di fasce in termopoliuretano (TPU) della Diadora. La scarpa, costruita e da un’intelaiatura inferiore singola con tomaia in pelle di canguro, in TPU sulla scarpa che offre stabilità presenta tra le altre tecnoloe supporto nei movimenti laterali e gie, una leggerissima suola in mediali e protegge la tomaia contro carbonio a tacchetti lamelle abrasioni conferendo un aspetto lari orientati strategicamente lucido ed elegante”. per favorire il migliore svincolo dal terreno e l’innovativo sistema AxeLa PowerCat 1.10 FG (11) della Puma ler che garantisce la massima reazioche “utilizza la tecnologia PUMA 3D ne in fase di propulsione. Power Shooting Technology che offre caratteristiche uniche di rimbalLa F50 Adizero (10) dell’Adidas, lanzo. La schiuma Springtech inserita ciata alla vigilia dei Mondiali e utiliznelle branchie sul lato dello scarpino zata in Sudafrica fra gli altri da Messi, favorisce il tiro, aumentando l’elastiForlan, Higuain, Villa cità della scarpa e la pressione sul 9 e Muller. Curiosità: pallone. Questo significa che la scarè il modello che pa intenzionalmente non assorbe la più ha “segnato” quantità tipica di energia al momento al Mondiale, ben dell’impatto con la palla, permetten38 i gol realizzati do di rendere ogni tiro più potente e insomma con quepreciso. La tomaia in pelle morbida sto scarpino. Nelle due e sottile e una microfibra sintetica foto i due modelli indosmantengono lo scarpino leggero e fasati da Messi: quello dorato atcile da calzare. I tacchetti sono contualmente col Barcellona, l’altro al figurati per assicurare una Mondiale. maggiore penetraTomaia lucida (SprintSkin) zione nel terreno creata utilizzando uno e una migliore strato singolo di midistribuzione crofibra in poliuretano della pres(PU) sintetico per ridurre sione gail peso generale (in tutto appena rantendo 165 grammi) e suola Ultra Light massima perforata per ridurre il peso e trazione e aumentare la velocità, suola che manovrabilità”. 11 La Zhero Gravity Ultra della Lotto, lanciata alla vigilia del Mondiale Sudafricano, evoluzione del primo modello da calcio al mondo senza lacci (la Zhero Gravity, a sua volta presentata per l’edizione del 2006 dei Mondiali). Il modello Ultra presenta una nuova suola (ReactiveArch) che assicura stabilità, massima ammortizzazione e reattività nella fase di spinta; in più la novità del 8 Twist’ngo, un tacchetto rotante posto nella zona del primo metatarso che ha lo scopo di cercare di ridurre il rischio d’infortuni per gli atleti. Tomaia in morbida microfibra e suola in Pebax. Le Mercurial Vapor Superfly (9) (Nike), nella foto con la personalizzazione Safari, gli scarpini calzati da Cristiano Ronaldo lo scorso 7 novembre in occasione dell’incontro Real Madrid - Atletico Madrid (nei negozi poi a partire dal 15 novembre). Un modello che integra l’originale sistema di trazione NIKE SENSE che si adatta al terreno grazie ad un paio di tacchetti che possono allungarsi e ritrarsi fino a 3 mm, a seconda del terreno e della pressione esercitata dal giocatore. Tacchetti lamellari con un tacchetto aggiuntivo per migliorare la presa sul terreno e suola a struttura mista al carbonio. Ecco poi dalla relativa cartella stampa: “Per rendere ulteriormente il senso della velocità, il motivo a lisca di pesce sovrapposto alla stampa Safari si illumina a seconda della luce. Progettata per ricordare l’effetto del lampo a livello della visione periferica dei giocatori, la grafica riflettente permette VIII ai giocatori di individuarne meglio il movimento sul campo”.